Alleati {Mi fido di te}

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10:54 Furaya:
 Le proprie attenzioni sono state attirate da Yosai, col quale ha concordato un incontro sul Monte dei Volti di Pietra per via di quanto successo nell'ultimo periodo. S'è affrettata, raggiungendolo in breve tempo e sostando direttamente sul capo del Primo Hokage: Hashirama Senjuu, punto da dove osserva e scruta con attenzione il suo amato Villaggio. Lascia che il sottile venticello ne muova le vesti ed i capelli rosei oltre le spalle e la schiena, avendo appena divaricato le gambe per una salda presa sul terreno. La donna ha dovuto optare per un abito più leggero e differente dal solito yukata che indossava. La parte superiore è formata da un tessuto rosso acceso simil kimono, con una chiusura a V sul petto che lascia sì intravedere la pelle e lo scorcio, ma evitando di sembrare provocante. Non ne trova il bisogno. I lembi sottostanti son infilati in una gonnella con una fascia elastica che ne copre la vita, d'una tonalità scura tendente al grigiastro. Le giunge sin ad altezza delle ginocchia, dotata di piccole frange che non ne limitano i movimenti. Sulle spalle, inoltre, di seta fine, v'è un haori bianco con delle maniche larghe e giungenti sin alla chiusura del gomito; dietro la schiena, ad altezza delle scapole, vi è raffigurato sia il simbolo del Villaggio della Foglia in rossiccio e quello del Clan Nara in nero subito sotto. I bordi delle maniche son circondate anch'esse di rosso, mentre è lasciato aperto sul davanti. Tramite un cinturone, vi son agganciate le due katane dalle quali difficilmente si separa, poste precisamente sul fianco sinistro. Attorno alla coscia destrorsa, v'è una tasca Porta Kunai e Shuriken con oggetti non dissimili da questi ultimi al suo interno. Sul gluteo sinistro, infine, porta anche una Tasca contenente degli oggetti utili quali tonici -sia di recupero chakra che coagulanti- e Fuda di differente genere. Avendo le braccia scoperte, sgombre persino dei vambracci metallici che solitamente userebbe nelle battaglie o nelle missioni alle quali prende parte, son visibili delle sottili cicatrici frastagliate e poste più o meno su gran parte di esse. Son talmente parte di sé che non se ne cruccia oltre. Attorno al collo, troviamo anche una fascia cremisi ed una collana recante il ventaglio degli Uchiha, sempre in bella mostra; tra i lunghi ciuffi rosei, tenuti sciolti, capeggia invece il coprifronte di Konoha. Non farebbe altro che aspettare il ragazzo con un'espressione severa stampata in volto, nascondendo la preoccupazione e l'ansia che, sotto quella scorza dura, fanno sempre parte dell'Hokage. [ Chakra Copia di Furaya: 80/80 | Sigillo dell'Hiraishin tra le scapole ]

11:07 Yosai:
 Giorno importante per te questo. I segni di quell’importanza li porti addosso, sul tuo viso. Aloni scuri intorno agli occhi, a dare un colore mortifero ad un incarnato che invece scoppia letteralmente di salute. La fenice è ormai risorta dalle sue ceneri, ora sei lì per capire in quale direzione è giusto volare. Ancora una volta lasciamo che sia il suono a guidare la tua comparsa sul set del fato. Località d’eccezione quella, poiché condividerai il tuo sguardo sul villaggio con le leggende di Konoha. I più gradi guerrieri, sì, ma non solo, coloro che hanno dato sè stessi per il villaggio, per condurlo in avanti, a diventare quello che è oggi, il pilastro delle terre ninja. Sarebbe tutto bellissimo, se tu riuscissi anche a percepire quel villaggio come tuo, e quelle leggende come qualcosa in più che potentissimi ninja. Ma questi sono altri discorsi. Ad annunciare la tua presenza, prima ancora che la tua figura sia visibile, sono i tonfi cadenzati e graffiati dei calzari ninja sui gradini che portano in alto, sulle teste dei Kage. Battiti costanti, prima solo accennati, via via sempre più forti, con il sapore dell’ineluttabile, come il tempo che scorre, come il battito del cuore, che scandisce e consente ogni momento su questa terra. Gradini che vengono percorsi uno dopo l’altro, fino a consentirti l’ingresso nell’enorme piazzale dei volti. Dai calzari ninja emergono fasce da combattimento cremisi che avvolgono l’articolazione della caviglia dalle dita dei piedi fino al polpaccio squadrato, avvolgendo nelle loro spire anche la stoffa dell’ampio, nero pantalone del kimono che avvolge le tue leve inferiori, robuste e tornite. La vita, stretta solo rispetto all’ampiezza delle spalle, è cinta da un obi non tanto largo, sempre di colore nero, al quale è appeso, dietro la schiena, sopra i glutei, il portaoggetti. Il torso è coperto dalla solita canotta nera di tessuto tecnico, aderente come una seconda pelle ai muscoli che guizzano e scattano sotto di essa. Libere dal tessuto le spalle stondate e le braccia scolpite, che rimangono a riposo ai fianchi del corpo, ben distanziate dal busto dallo spessore dei dorsali. Il sole che nelle settimane passate a Konoha ha già iniziato a bronzarti la pelle dandoti un colorito leggermente più scuro e decisamente più sano, può permettersi ora che non è impedito dalla nebbia, di infilarsi a giocare tra le sinuose insenature che separano i tuoi muscoli creando viziosi giochi di luci e di ombre che si uniscono agli spessi tratti neri dell’enorme tatuaggio che ti copre la pelle. Il collo taurino sostiene il viso affilato e dai lineamenti rocciosi, decorato con le solite cicatrici ben visibili che ormai ti caratterizzano e impreziosito dallo sguardo blu profondo e pesante. La capigliatura animalesca a condire il tutto. Sembri davvero risorto a chi ti ha visto pallido, febbricitante, in preda alle allucinazioni, gravemente ferito. Sei l’immagine della salute e la vitalità che il tuo corpo trasmette sembra voler uscire da te e coinvolgere l’intorno. Stendi le labbra sottili nel notare chi stavi aspettando, li seduta sul primo scalpo. Non fermi dunque la tua camminata, incedendo fino al suo fianco destro. In quel modo il divario di altezza è impressionante, ma non dura poi tanto, poiché anche tu crolli, con la delicatezza e l’irruenza di un elefante. Ti troveresti seduto accanto a lei, se te lo consente, con le gambe incrociate, e lo sguardo fisso sul villaggio. È ancora ben visibile il segno dell’attacco del Demone Rosso, anche se pare una ferita che si sta rimarginando. Ha la forma di un grosso Kunai che si infila nel corpo del villaggio partendo dalle mura e la cui punta si ferma nel quartiere Akimichi. Lasci lunghi secondi di silenzio dal tuo arrivo prima di parlare. Osservando non lei ma il villaggio <Sono contento-> Il tono è un basso profondo, tipico della voce dell’Akimichi. Abbastanza profondo da toccare direttamente le corde dell’anima <-che tu sia qui> Non è un tono freddo, non è solare. È solo… il tuo modo di farle capire che è bello non esser soli. Quanta acqua sotto ai ponti è passata dall’ultima volta. Hai tanto da dirle, devi solo trovare la forza di farlo. [Chakra On]

11:25 Furaya:
 Lo sente arrivare, le orecchie si tendono per captare il suono dei suoi passi affatto lievi. Inspira profondamente, lascia fluire dalle labbra schiuse un lento sospiro che ne abbassa le spalle contratte. Non la si potrebbe definire ansia quella che avverte alla bocca dello stomaco, quanto la necessità d'aver direttamente a che fare con un ragazzo che le ha ridato il coprifronte, che s'è lanciato contro suo padre a mani nude, che ha riso sguaiato come una iena assieme al suo nemico. Terribile la psiche umana, assurdo il DNA che scorre nelle vene d'ognuno e che ci lega inesorabili anche ai mostri che non vorremmo essere. Chi più di lei può capirlo con un passato identico, affatto dissimile? Non sposta lo sguardo da Konoha per lui, lascia che arrivi, che salga sulla testa del Primo, che si segga di fianco a lei. Lo scruta con la coda dell'occhio quando ciò sarà compiuto, ancor con le braccia conserte ad altezza del seno a rimirar ciò che ha giurato di proteggere con la sua stessa vita. Quello scorcio di vita quotidiana, quell'immancabile tesoro dal valore inestimabile. L'amore e la venerazione per il proprio Villaggio son insite nella Nara da quand'era soltanto un'infante, mai per una volta ha rinnegato Konoha, pur quando ha scoperto che un membro importante d'essa ne aveva ucciso il padre. Per quanto poi finto fosse, ciò non toglie che non vi ha mai rinunciato. C'era un valido motivo per averlo fatto. Pensieri nefasti quelli che l'accompagnano, in virtù dei discorsi che dovranno affrontare di gran importanza. A sua volta, flette le gambe e le piega sotto ai glutei, sistemando ben bene sia la gonna che l'haori bianco indossato. <Sono sempre stata qui.> Rivela con atona voce, piegando appena il capo dal suo lato e girandosi sol ora per la prima volta affinché possa aver almeno frontale il suo profilo. Ne segue i tratti, ne scruta la pelle e cerca di capire se sia ancora ferito. <Non pensavo volessi vedermi in ospedale> Ammette, come al solito, pozzo di sincerità inesauribile. <quindi, ho aspettato ti dimettessero.> Ha voluto fare in modo che non si facesse vedere in quelle condizioni, come se fosse consapevole che per ogni Ninja e lottatore che si rispetti sia un segno di debolezza quella circostanza. <Parlami, Yosai.> Aggiunge dopo qualche attimo d'esitazione durante i quali non ha spostato lo sguardo, anzi v'è rimasta focalizzata per seguirne ogni lineamento e cambio della mimica facciale. Lo tiene sott'occhio, ma lui questo già lo sapeva da quando ha affrontato il Demone Rosso che ha ucciso ben due dei suoi Anbu. [ Chakra Copia di Furaya: 80/80 | Sigillo dell'Hiraishin tra le scapole ]

11:56 Yosai:
 Le labbra sottili si stendono in un sorriso che taglia i lineamenti rocciosi del viso, quando senti quella correzione, resti ancora qualche istante con lo sguardo sul villaggio, prima di voltare completamente il collo verso di lei e spostare quello sguardo blu, pesante e profondo, direttamente in quello di lei <Allora sono contento di essere qui.> commenti correggendoti come è giusto che sia. Lo sguardo spazia sui lineamenti gentili di quel viso, sui capelli rosati che lo contornano, sulle labbra che si muovono, producendo suoni da te comprensibili <Ti ringrazio di quest’attenzione che hai avuto> Parli con lo stesso sorriso sulle labbra, visibilmente sincero. Ti saresti vergognato di quella condizione. Avresti tentato di impedire a Yuukino stessa di vederti a quel modo, se fosse stata li. Ma sono altre questioni. Quando lei ti chiede di parlarle tu distogli lo sguardo da lei e lo riporti sul villaggio. Tenti di reprimere il confuso ronzio di pensieri che s’affastellano gli uni sugli altri per vedere la luce. Inspiri lentamente, gonfiando l’apia cassa toracica fino al suo massimo. Trattieni l’aria nei polmoni qualche secondo per poi espirare lungamente dal naso, come un toro. Son discorsi pesanti. <Ho capito tante cose in quello scontro, Furaya> Dritto al punto. Non c’è da girarci tanto intorno. <Ho capito cose di me, che non sapevo> Un’ombra scura ti attraversa gli occhi. Dovrai farci i conti con la tua natura prima o poi <Ho capito cose di lui, sulle sue capacità e sui suoi desideri> come in ogni scontro, si conosce qualcuno davvero solo se ci si combatte contro <Ho capito che il comportamento che ho adottato per non coinvolgere nessuno, per essere l’unico su cui far ricadere le conseguenze delle mie azioni e delle sue, per essere un bersaglio solitario e ben visibile, mi si è ritorto contro> Sposti lo sguardo blu profondo dal villaggio e lo porti sulle tue grosse mani, lasciate a giacere tra le gambe incrociate senza particolare compostezza, le apri con il palmo rivolto verso il tuo viso, osservi il liquido vermiglio che le ricopre, lo senti sulla tua pelle, bagnato e scivoloso, lo osservi gocciolare sulle gambe <Mio padre, mia madre e tutte le vittime di quell’attacco infame, i tuoi anbu e il cane dell’Inuzuka…> stringi le dita in pugni, osservando il liquido strizzato via dai palmi fuoriuscire dalle fessure tra le dita e colare in basso < Vedo il loro sangue sulle mie mani, Furaya> Come si lava il sangue? Come si lava il senso di colpa? <Sono morti perché io, tentando di spezzare quella spirale di sangue, ho finito per fare esattamente ciò che lui voleva> Non c’è altra spiegazione, e questa è una sentenza definitiva per la tua anima. Lasci cadere di nuovo le mani e chiudi per lungo tempo le palpebre mentre al tuo udito giungono i tonfi sordi dei corpi dei due anbu che si spezzano contro il suolo, i guaiti dell’enorme cane ninja Inuzuki che si infrange contro il corpo del Demone. Ricordi che popoleranno le tue notti per sempre. I muscoli della mandibola s’irrigidiscono, emergendo ai lati del volto. [Chakra On]

12:21 Furaya:
 Lei è lì, ferma, seduta e taciturna. Lascia che sia lui a decidere quando e come parlarle, qualora trovi la voglia ed il coraggio di farlo. Gli occhi azzurri, così simili a quelli di suo padre, scandagliano il Villaggio sotto di loro. China appena il capo come se volesse così rispondere a Yosai, evitando di pronunciare parole superflue. Gli concede tutto il tempo del mondo, ogni singolo secondo del quale ha bisogno per affrontare la cruda realtà che gli s'è parata di fronte. Le mani della donna poggiano sulle proprie rispettive cosce, senza guardarlo, quasi non donandogli neppur l'occhiata in tralice di prima. Non ce l'ha con lui, sia ben chiaro questo, ma vuole fargli esporre la comprensione dei fatti. Deve maturare e per farlo deve altresì capire da solo cosa sia stato giusto fare e cosa no. <Mi sono fidata di te> Pronuncia dopo qualche attimo di silenzio, distacco dovuto tra le sue parole e quelle dell'Akimichi. <mi sono fidata di te> Ripete con far solenne ed un lungo sospiro. <perché ho visto brillare la stessa volontà, il medesimo orgoglio che vedevo nei miei occhi quando ho giurato a mio padre che l'avrei almeno fermato> Racconta piccoli aneddoti di sé, narra le vicende d'un grande uomo eroico ed orgoglioso macchiatosi però di tradimento. <che se non fossi riuscita ad ucciderlo, gli avrei almeno vietato di distruggere ciò in cui credo.> Socchiude le palpebre per qualche istante, permettendo alla luce solare e ai caldi raggi di posarsi sulla sua diafana pelle. <Ed io stessa, quando impugno questa spada> Porta la dritta proprio sull'elsa della Katana dall'elsa rossa e nera. La estrae con un gesto secco della mano, tirandola innanzi e tenendo fermo il fodero con la manca. Stende l'arto, ne mostra il filo or perfetto, avendolo affilato e ripulito dalla ruggine degli anni e dal sangue del traditore tempo prima. La luce si riflette sul piatto della lama, la tiene stesa davanti a sé. <ancora rimembro quando la punta è affondata nel suo cuore> Nel cuore di suo padre. <alle lacrime amare che in quell'istante versavo perché, prima d'essere un traditore, era mio padre> Si sta aprendo più del dovuto nei confronti di Yosai, ma si sente in dovere di ripercorrere il viale del passato con lui, così affine a lei. <alla consapevolezza che nessuna prigione l'avrebbe contenuto, che nessun sigillo l'avrebbe fermato se non la morte stessa.> Le iridi seguono man mano il filo della spada, si soffermano sulla punta d'essa. <Le mie mani sono sporche di sangue tanto quanto le tue> Seppur or appaiano pulitissime e rosee nel cingere l'elsa dell'arma bianca. <ed io stessa ho dovuto perseguire il suo stesso fine per condurlo al termine. Per colpa mia, per colpa del mio legame di sangue con lui> In tutto questo discorso, mai una volta le avrà sentito pronunciare il nome di Ryota Nara, suo padre. <ho indugiato, ho permesso ad altra gente di morire per me.> Stessa storia, stesso narrare, stesso tumulto interiore, vero Yosai? Potrà notarlo, potrà sentirlo vivido. <Non combattere da solo.> Conclude. [Chk On]

13:27 Yosai:
 Specchi. Questo siete. Specchi che si riflettono l’uno nell’altro generando due voragini distorte nelle vostre immagini. La differenza? Che lei ha combattuto la sua battaglia. Lei ha vinto, ed ora risplende di luce davanti a te, immerso nella tua oscurità. Socchiudi le labbra quando il bagliore del sole riflesso sulla lama sfoderata ti penetra negli occhi illuminando la tua anima. Osservi l’arma voltando il collo taurino. Sei attratto da quello strumento di morte. Dall’estetica e dall’eleganza. Non saresti capace di portare morte con quello strumento se non a te stesso. Le tue armi son fatte di carne e le porti appese alle spalle. Ascolti le sue parole. Ascolti la sua storia, la storia di un altro demone, lontano nel tempo ma non nei cuori, che ha terrorizzato il villaggio. Un demone che quella lama ha cacciato nel mondo dei morti. Annuisci piano, attratto dalla bellezza di quella lama che si prende tutto il tuo sguardo. Sembra quasi quel pezzo di ferro, come prolungamento del copro di Furaya, della sua anima, a trafiggere la tua corazza, mostrandoti direttamente i sentimenti di lei fluire come il sangue fluisce via dalle ferite che provoca. Annuisci a quel contatto di anime. Ti prendi lunghi momenti di silenzio in cui assapori la sensazione di quel contatto che probabilmente è solo nella tua mente. <Di questo volevo parlarti> Esordisci infine con tono basso e profondo. <È vero, ho capito che isolandomi faccio il suo gioco e non voglio> lo sguardo si sposta dalla lama di lei all’unica altra cosa che ti può permettere di guardarle l’anima, i suoi occhi <ma se io scelgo diversamente e rimango nel villaggio questo posto diventerà l’oggetto primario della furia di quel demone> riporti quello sguardo pesante e profondo, blu come il mare, sul villaggio <Moriranno persone per questo, la scia di cadaveri che mi porto dietro aumenterà, e quei cadaveri dipenderanno dal fatto che io ho deciso di farmi scudo di te e del villaggio. Di questo sono sicuro che sei consapevole.> Ti fermi giusto in tempo per reprimere il nodo alla gola che ti si pianta sul pomo d’adamo prominente sul collo. La giugulare viene spinta all’esterno, autostrada di sangue <Come posso sopportarlo?> una domanda semplice, mh? Ma d’altronde tu non sei un ninja semplice. E quella non è una situazione semplice <Se resto da solo porterò per sempre il peso del mio fallimento e non crescerò mai abbastanza da poter affrontare la mia battaglia. Se cambio strategia avrò modo di crescere ma porterò il peso dei morti che la mia scelta porterà> il tuo bivio mentre senti la pesantezza della tua anima gravare sul cuore fino a stritolarlo. C’è possibilità di salvezza per te? Per quanto le emozioni scorrano forti in te ed emergano come baleni dal mare dei tuoi occhi, arrivando a colpire l’anima di chi ti guarda, hai perso l’irruenza del vostro ultimo incontro. Le circostanze son diverse, ma sei più riflessivo. Hai ragionato tanto su queste cose, e non da solo evidentemente. <Ho ricevuto dal Demone Rosso delle promesse…> la informi con la gravità nel tono di chi non annuncia buone nuove.[Chakra on]

14:30 Furaya:
 Così simili, nati a distanza d'appena dieci anni e già con una diversa generazione di mezzo. Potrebbero davvero essere l'uno lo specchio dell'altra, medesima sofferenza e stessa voglia di rialzarsi per mostrare al mondo quanto forti sono e quanto nessuno possa mai piegarli alla loro volontà. Anime affini che si sono scornate, hanno pianto e hanno vissuto ed ora eccoli lì, seduti di fianco, a rimirare un Villaggio che lui neppur sente più suo. <Allora non vivere nel Villaggio> Ribatte con far pronto, ancor continuando in quel vociare atono e privo d'inflessione alcuna. Non lo sta minacciando né gli sta chiedendo di non fare qualcosa. Cede qualche consiglio come tante piccole briciole lasciatesi dietro nel bosco. <non ti senti parte d'esso, non vi sei dunque legato> Solenne, assottiglia le palpebre e si rigira nella dritta la spada con la quale ha ucciso suo padre. Ne scruta il filo, tanto lucente da potercisi specchiare all'interno. <perché preoccupartene, dunque?> L'intento non è assolutamente quello di sembrargli aggressiva, ma di portarlo a ragionare su quel che le disse in preda alla più pura furia innanzi alla scoperta della morte di sua madre e che ora, di fronte a lei, pare non più possedere. <In ogni battaglia, contro qualunque individuo> Che sia stato il padre dell'Hokage, che si tratti adesso del Demone Rosso in persona. <vi sarà sempre una scia di morte e di distruzione che ti peserà sulle spalle> Abbassa lo sguardo verso le proprie mani composte di chakra, misera copia che tali sentimenti non dovrebbe provarli, ma creata così bene da farli suoi. <non posso dirti che da solo o assieme ad altri questo cambierà perché sarebbe prenderti in giro, io devo metterti davanti la realtà dei fatti se vuoi crescere.> E se un tale combattimento non è bastato a farlo maturare, vuol dire che la mano della Nara si poggerà delicatamente -e metaforicamente parlando- sulla sua spalla per spingerlo verso il futuro. <Mi sono posta per prima a difesa di te e del Villaggio> Lo scruta bieca, appena con la coda dell'occhio, inespressiva in viso e dai lineamenti tirati. <non c'è di cui pentirsi. E' stata una mia scelta. Ti ho anche fatto una promessa e trovo che sia il momento di mantenerla.> Si riferisce al portargli lì, innanzi all'ingresso di Konoha sorvegliato da uno dei suoi lupi, il corpo ancor in vita di Akuma per permettergli di farne ciò che meglio crede. Ammazzarlo persino e non gli direbbe niente. Lo guarderebbe soltanto lasciarglielo fare. <Sai> Prosegue, avvicina le ginocchia al petto e lascia la katana sulla testa del Primo, circondando invece le gambe con l'arto portante. <anche a me vennero fatte delle promesse> Un lato del labbro -dalla parte di Yosai- vien steso e arcuato verso l'alto, un ghigno sadico che mai le si è visto comparire. <la testa del Decimo, su questo Monte, sarebbe stato quello del grande e magnifico Ryota Nara> Il cui nome ha fatto scalpore in ogni dove, in ogni luogo appena qualche anno prima assieme al suo grande esercito di traditori. <al contrario, non ha neppure una tomba nella quale rivoltarsi.> Il tono s'affievolisce, roco, il sorriso malato persiste. La tomba l'ha distrutta lei. Ha infierito sulla salma, lei. L'ha data alle fiamme, ha fatto sì che nulla di lui potesse restare. <Qualsiasi promessa fatta, non gliela faremo mantenere.> Ed il plurale non è ivi posto come un quesito, gli vorrebbe far soltanto comprendere come il termine -solo- non sia più accettato. [Chk On]

15:08 Yosai:
 Forse ha ragione lei. Non dovresti star fermo in un villaggio al quale non tieni. Quella domanda ti porta a sbattere le palpebre, tornando a voltare il capo verso di lei. Ascolti il suo dire, le sue storie. Come fai ad essere tanto simile a lei, eppure tanto diverso? Probabilmente solo le vostre anime a differire tanto. Sposti lo sguardo dai suoi occhi alla spada appoggiata li sulla nuda roccia, osservi l’elsa e il filo, prima di tornare sulla sua proprietaria. Ascolti le ultime parole e quel plurale ti suscita un sorriso sottile sul volto roccioso, schiudi le labbra <Una delle promesse che ho ricevuto vorrei la mantenessimo.> Riveli piano tenendo il volto girato verso di lei. Mantieni il plurale. È una sensazione che ti scalda il cuore, avere qualcuno che possa comprenderti. <Ho compreso il suo desiderio profondo. Non vuole il potere, o finire su questa montagna o chissà cos’altro.> Scuoti il capo lentamente, due volte <Sta cercando un avversario che possa concedergli una morte grandiosa o che possa confermarlo come il combattente più forte. Uno scontro mortale in uno scenario degno> Qualunque esso sia <Io voglio arrivare pronto a quel momento per dargli la sconfitta e la morte che merita> Eccolo il tuo desiderio, furore avvampa nei tuoi occhi mentre parli, sembra fuoriuscire da ogni cellula di te e avvolgerti come un manto <Ma non voglio arrivarci seguendo le sue regole, lasciando che sia lui a condurre il gioco> prendi di nuovo un profondo respiro <Sta cercando di forgiare il suo avversario nel dolore della perdita, tenendolo in solitudine e quindi sempre sotto scacco. Intendo rompere questo equilibrio che sono certo mi porterebbe alla morte> sposti lo sguardo sul villaggio, lasciando passare qualche secondo di silenzio prima di parlare <Solo non so come> Questo è il grande problema <Sicuramente gli renderei il gioco più difficile se non mi isolassi, ma questo mi porta al punto di partenza. Coinvolgerei delle vite il cui sangue non voglio sulle mie mani. Non ho intenzione di portare morte insensata in questo mondo, non sono come il Demone Rosso, per questo ho deciso di riportare indietro Kawaki Inuzuka e non l’ho ucciso> Non lo riveli quanto ti piace portare morte in realtà. Non lo riveli che stai iniziando a considerarti una macchina costruita per quello scopo. Perché sarà anche così, ma hai comunque un obbiettivo davanti a te. Non ucciderai mai a caso, senza senso, come fa tuo padre <E poi…> Si c’è altro di cui parlare <ho scoperto... nuovi legami con il villaggio> Cerchi le giuste parole. È un discorso intimo, che ti mette a disagio, ma non puoi non parlarne con lei. Dei legami profondi sono sorti, stranamente proprio mentre eri senza il coprifronte <In ogni caso sappi che ho apprezzato molto il rispetto e la fiducia che mi hai concesso> le rivolgi un sorriso, che però è amaro <anche se ho la sensazione di averti delusa> Siamo addirittura arrivati ad invertire i ruoli. Ricordi benissimo la sensazione di profonda sfiducia nel villaggio intero che ti aveva messo addosso la notizia della morte di tua madre. Come l’hai fatto notare a lei in quell’occasione, è giusto che anche tu sottolinei i tuoi errori, ove ve ne siano stati. [Chakra on]

15:30 Furaya:
 Si rilassano nuovamente i lineamenti del viso. Sposta le iridi da un punto all'altro del Villaggio, soffermandosi sul punto distrutto di recente e ancora transennato. <Quale promessa?> Vuole che gliela dica, che venga messa nero su bianco. Qualora vi rinunciasse, non potrebbe più tirarsi indietro perché pronunciata ad alta voce. <Vuole affermarsi come il più forte o morire per mano d'un degno avversario. Vuole temprarti al tempo stesso, vuole fare in modo che sia tu il più forte.> E solo quando lo sarà diventato, dovrà recarsi da lui e batterlo. Stai camminando sul viale dei ricordi, eh, bambina? Perché questa storia ti sembra così simile alla tua? Quella stessa parte della tua vita che avresti voluto cancellare, che vorresti non fosse mai esistita. Non lo guarda ancora direttamente, durante tutto questo loro disquisire vi avrà posato le proprie iridi un paio di volte appena. Non perché non meriti nulla da lei, ma perché tali promesse stanno venendo compiute e pronunciate innanzi all'intero Villaggio che soltanto loro e i dieci Hokage ivi costruiti possono guardare. <Sei in bilico> Lo comprende molto bene. <tra il cercare un aiuto esterno, come hai fatto> Riferendosi a Kawaki e al suo cane Ninja che è rimasto ucciso nella battaglia, perdendo di conto una parte di se stesso. <ma pur consapevole che rischieresti di perdere di nuovo tutto.> E sporcarsi le mani del sangue d'un innocente al quale aveva chiesto soltanto una mano. <Quante persone sono morte da quando ti sei messo alla sua ricerca?> Gli chiede, le palpebre a chiudersi per qualche istante, come se stesse immaginando ogni singola morte di quegli individui che è stato costretto in un certo modo ad usare per i suoi scopi. <Hai lasciato che morissero degli innocenti quando io t'avevo proposto già un aiuto.> Lei sarebbe già voluta scendere in campo, priva della paura della morte, pronta a fermare un altro traditore soltanto in nome della pace e della giustizia e lui glielo ha vietato. Era sua intenzione lottare al fianco di Yosai, ma il ragazzo ha preferito sfruttare qualcun altro che, non solo ha rischiato d'incontrare la fine a sua volta, ma ha pur potuto constatare quanto folle sia il figlio del Demone Rosso. Il sangue del traditore scorre anche nelle sue vene, eppure non deve prendere il sopravvento per nessuna ragione al mondo. <Combatti il tuo legame di sangue con lui.> Ciò che vuole fargli comprendere oggi, poiché con le buone non v'è riuscita, troppo maledettamente empatica e colpevole di quel ch'era accaduto al villaggio, è che da solo incontrerà la morte. Assieme a qualcun altro, incontrerà la morte. In qualsiasi modo la si veda, adesso è debole; non per forza fisicamente, ma mentalmente. Se ragiona come suo padre, non riuscirà mai a batterlo. <Yosai Akimichi non è il Demone Rosso.> Sussurra appena, il mento or poggia sulle ginocchia e permette alla lieve brezza di investirne la fronte e il viso. <Non mettere in mezzo gente che non vorrebbe saperne nulla> Prosegue nel suo insegnamento. <lascia che sia chi ti ha proposto l'aiuto a mettersi in mezzo se vuoi davvero una fine. Oppure> Fa spallucce, quasi la situazione non la toccasse direttamente, follia. <muori solitario, senz'avergli insegnato quanto caparbio e diverso da lui sei in realtà.> Butta fuori, roca nelle ultime parole esternate. Se le belle parole non sono servite, allora si passa alla dura realtà dei fatti che lui deve vedere coi propri occhi. <Quali legami se parte di esso non sei?> Non fa l'offesa, ma lo sottolinea ancora una volta, sia mai l'abbia dimenticato che il suo coprifronte è ancora in possesso della Nara. <No> Secca, volge ora il capo in sua direzione. Occhi chiari adombrati, sguardo vitreo. <mi sono dannata nel credere che io avessi deluso te e sto ancora lottando affinché io la riacquisti.> La fiducia persa. [Chk On]

16:20 Yosai:
 Ascolti le parole di Furaya, il suo insegnamento prende l’aspetto di un affondo con la sua katana nel tuo cuore. Penetra la pelle, passa attraverso il costato, perfora il polmone e scava nella carne fino a trovare la tua anima. Il tuo cuore pulsante. È questo che ti meriti. Ti meriti la durezza perché non hai saputo apprezzare la dolcezza. Hai lasciato che il dolore per tua madre ti accecasse e non hai ascoltato. Abbassi lo sguardo dal villaggio, portandolo al tuo petto, osservi la katana di lei piantata nel tuo petto, percepisci il sangue caldo fluire, il dolore farsi accecante eppure non lo lasci uscire, se non serrando la mandibola contro la mascella. Te lo meriti. Lo sai che te lo meriti. Ti meriti sentirti chiedere il conteggio delle persone morte. sarà il costo del tuo errore. Non rispondi. Non subito. Non rispondi a niente. La lasci parlare, fissando lontano mentre il tuo umore si fa nero, e con esso il cielo si scurisce, celando il sole, e riversando sul villaggio e su di voi lacrime amare. Lacrime che ti piacerebbe versare, ma che non versi. Non difronte a chi evidenzia errori che già pesano sulla tua coscienza. Aspetti che finisca con lo sguardo perso sul villaggio. <Voglio anche io essere il più forte tra i due> commenti, manifestando quel sogno ricorrente che ormai ti ossessiona. Non rispondi quando lei ti chiede il numero dei cadaveri che ti porti sulla coscienza. Sono troppi, e aumenteranno in ogni caso. Quale sarà il male minore? Questo devi scoprire. < Mi chiedi di non mettere in mezzo gente che non vorrebbe saperne nulla, ma se accettassi l’aiuto, se rimanessi al villaggio, trasformerei te e Konoha tutta nel mio scudo. Quell’attacco è avvenuto quando io portavo il coprifronte, per farmi uscire allo scoperto. Se decido di restare nelle fila ce ne saranno altri, morirà altra gente… e quella non sarà forse gente che non vorrebbe saperle nulla che viene messa in mezzo?> Di questo hai paura. Di altro sangue innocente che scorre. Cerchi di essere il più chiaro e sincero possibile, mascherando la paura di essere frainteso. È evidente che quello che è successo con l’Inuzuka ti ha toccato. Averlo salvato è stato il manifesto della tua diversità nei confronti di tuo padre. Per tante cose che vi rendono uguali, ci sarà sempre qualcosa che vi divide. Questo tu l’hai capito. Percepisci i capelli appiattirsi sul tuo cranio, grossi rivoli d’acqua ben presto iniziano a scorrerti sul mento e nella canotta che più aderente di così non potrebbe esser. Il cielo rispecchia il tuo umore. Sposti lo sguardo su di lei adesso <Ho due sorelle minori nel villaggio, Furaya> i pensieri corrono a Rina e Tayuya. Le hai conosciute entrambe, stai imparando a tenere a loro <Sono entrambe figlie del Demone Rosso, abbandonate chissà dove, chissà quando> Racconti. È importante che sappia che non sono sorelle di tua madre. È importante che lei sappia cosa vi lega così nel profondo. <Una è un chuunin del villaggio e l’altra una Deshi> fanno parte tutte e due del villaggio < Mi stai proponendo di elaborare insieme qualcosa per contrastare il Demone Rosso?> Le chiedi alla fine, assottigliando la pupilla <Mi stai dicendo che tu, l’Hokage, vorresti essere al mio fianco in questa lotta?> Forse è vero che capisci solo la durezza, e ti meriti quel tono duro e l’assenza di dolcezza nella tua vita. Sei roccioso anche nell’anima ormai <Perché?> [Chakra On]

17:03 Furaya:
 Quando le maniere gentili non bastano, per instaurare un insegnamento degno di tale nome bisogna stipulare un patto con l'oscura parte di sé. Ciò che la Nara mostra solitamente è chi vorrebbe essere, consapevole che nel profondo è una bestia come tutti gli altri. In battaglia, prosegue la sua lotta finché il nemico non è svenuto, o peggio. Si macchia le mani di sangue conscia ch'è per difendere il Villaggio e la gente a cui tiene. <Non ti ho mai detto d'accettare l'aiuto e restare al Villaggio> E allora cosa vuoi dirgli? Parla spicciola, mettiglielo s'un piano tale che possa capire e non sbagliare. Sei ad un passo dal farglielo accettare, finalmente potrebbe capire che chiedere un aiuto e riceverlo non vuol dire essere deboli per forza. <non ti ho neanche mai chiesto di riprendere il coprifronte e accettare la tua promozione a Chunin> Sorpresa, Yosai! Scosta il suo sguardo azzurro, cangiante per via del tempo che s'è appena rannuvolato, sul viso dai lineamenti duri del ragazzo. <ti ho soltanto chiesto di accettare il mio aiuto, muovendoti come desideri e lasciandoti libertà di movimento. Non sei un Ninja di Konoha, non più> Il coprifronte è ancora in mano all'Hokage, a Kiri. C'è un intero mare a dividerli. <dunque, non saresti sotto il mio comando, bensì di fianco come mio pari.> Collaborare e lottare assieme, senza vedersi come il Capo del Villaggio e il suo Ninja che deve sottostare alla regole del primo. Si potrebbero finalmente definire Alleati, niente di più e niente di meno. Come accennato, lui non fa più parte di Konoha, potrebbe anche non essere più il benvenuto in quelle mura se il timore che possa crollare grazie a lui e alle sue scelte sia fondato in questo maniera. <Condurremo la nostra battaglia fuori da Konoha. Non è il Villaggio che vuole.> Questo dovrebbe essere abbastanza evidente o almeno lo è per lei, che in questo modo è riuscita a vedere l'intera faccenda e a dargli una spiegazione sommaria e ben delineata al contempo. <Anch'io avevo un fratello> Guarda che coincidenze che crea il destino! <figlio di mio padre> E non della madre. <ma mai così diversi.> Anche lui ne possedeva i tratti, quelli del traditore. <Sono vive, questo basta. Hai ancora una famiglia che può contare sulle tue spalle, che sarebbe disposta ad aiutarti, no?> Quella durezza ostentata nel parlare e nel rivolgersi ad esso tenuta fino a poc'anzi inizia a disgregarsi, lentamente e sbocconcellando qualche pezzo della fredda e dura armatura innalzata. Non basterà questo per farla desistere dalle scelte prese e dalle decisioni che vuol fargli raggiungere con la cruda verità, spiattellandogliela davanti con tutti i rischi ed i perché del caso. <Perché rivedo in te la me stessa che aveva bisogno d'aiuto e che aveva timore nel chiederlo> Lascia che la pioggia le cada addosso, appiccicandole i ciuffi alla fronte e alle spalle e gli abiti addosso. <perché so quello che stai provando e perché detesterei vedere qualcun altro attraversare il buio baratro nel quale son stata anch'io, prima di te.> Ti basta come motivazione? Null'altro che sincerità. [Chk On]

17:48 Yosai:
 Di nuovo le parole della Nara si rendono ascoltabili alle tue orecchie. E tu le ascolti ma ben presto lo sguardo blu si sgrana, si dilata la pupilla e il volto saetta in direzione di lei lanciando intorno una corona di gocce d’acqua. Pura sorpresa si legge sul tuo volto <Ch..Chunin?> Hai sentito bene? Perché una promozione del genere? Un milione di domande ti si affastellano nel cervello rendendoti difficile pensare e ascoltare le altre parole. Ti sforzi solo perché è un discorso importante. È una proposta importante quella che ti ha fatto e merita tutta la tua attenzione. Come sempre, per educazione la lasci parlare fino alla fine, senza interromperla. Lasci passare qualche prezioso attimo di silenzio prima di rispondere. Pensi attentamente a tutto quanto detto <Cos’hai visto in me che ti ha spinto a promuovermi?> le chiedi, ancora visibilmente stupito. Non poteva non essere il primo argomento di cui parlare < Mi sento onorato della tua fiducia nel tuo trattarmi da pari. È un aiuto che accetto volentieri. Ma non in questa forma> Rispondi poco dopo seguendo il filo dei ragionamenti di Furaya <Se ti proponi come mia alleata, sacrificando per me tempo ed energie, mi sembra giusto che io faccia lo stesso per te> Rispondi tentando di mettere in fila i ragionamenti in modo organico e non urlandole contro la felicità per una promozione che comunque non hai, non avendo niente che ti promuova <Quella promozione vuol dire che mi riconosci un valore. Evidentemente conosci le mie abilità e le mie affinità.> Difficile che sfuggano all’occhio effettivamente <Mi occuperò delle missioni e delle mansioni che tu vorrai che io segua.> Lei. Non altri. Lei soltanto. C’è un motivo se la escludi dal resto delle persone? Ovviamente si. È il rispetto che le porti, e non in quanto Kage. <Da te posso accettarlo> Ti è difficile accettarlo in generale, ma nella tua ottica lei sta accettando molto di più, prendendosi cura in quel modo di te, è giusto che tu le fornisca l’appoggio che puoi dare. <Ti mostrerò i miei miglioramenti e ti terrò costantemente informata sui miei spostamenti in qualunque modo tu voglia, così non dovrai farmi seguire da altre balie e saprai sempre dove sono e cosa intendo fare > La osservi ti stai privando della liberta, ma un patto è un patto, anche lei si sta privando della libertà per votarsi alla battaglia con te <Tu però mi terrai informato sul demone rosso, e quando ci sarà da agire agiremo insieme, da alleati> lo sguardo blu ormai scurito dal temporale cerca quello di lei <Prepareremo al Demone Rosso la morte che desidera. Ma se mai dovesse arrivare quel momento, ti fiderai di me…> commenti, abbassando lo sguardo e spostandolo sul villaggio <Come io mi sto fidando di te.> è così che si fa tra persone per cui c’è fiducia e rispetto, no? Ci si fida. Lentamente riporti lo sguardo su di lei <A volte vedo nei loro occhi quelli del Demone Rosso… è una figura alla quale sono molto legate entrambe… ma non sarà così per sempre. Farò in modo che almeno loro non vengano investite da questo mare di sangue e follia> Anche perché il Demone Rosso non ha scelto loro. Ha scelto te. Sta a te dimostrare d’esser degno di dargli la morte. Cerchi di nuovo le sue iridi chiare <…Che ne pensi?> di tutto. In generale. Chiede i tuoi pensieri, Furaya. [Chakra On]

19:54 Furaya:
 Annuisce appena una singola volta quando lui resta sbalordito dalla promozione che gli ha dato. Non si sente in dovere d'aggiungere dell'latro, a meno che non sia lui stesso a chiedergliene. Non fa parte del Villaggio, ma qualora tornasse riprenderebbe da quel ruolo. <Ho visto in te la Volontà del Fuoco, Yosai> La famosa Volontà del Fuoco. <quella che molti Ninja hanno dimenticato di possedere e che ricerco nella nuova generazione.> Lo sguardo s'assottiglia anche a causa del temporale venuto a disturbare i due figuri. <Hai avuto il coraggio d'affrontare un essere più forte di te, nonostante sapessi quanto difficoltoso fosse.> Quindi, merita di gran lunga la promozione che gli ha dato, non si scompone e neppure si congratula. L'espressione resta dura e rigida mentre l'acqua piovana continua a scivolarle addosso, investendone gli abiti che ormai le si sono appiccicati addosso. Non le causa fastidio alcuno. <Cosa vuoi dire con questo, Yosai?> Raddrizza la colonna vertebrale, lo scruta adesso con velato interesse. <Accetterai le mie missioni e mansioni in quanto Hokage, dunque come Chunin, o cos'altro? Ti chiedo d'essere esaustivo nella risposta.> Potrebbe -vorrebbe- prenderlo a schiaffi se solo fosse questa la vera natura della Nara. Se soltanto gli rispondesse in maniera affermativa, quel coprifronte glielo attaccherebbe con la colla sul capo, in modo tale che non possa più rimuoverlo. Ma proprio per evitare che si faccia strani pensieri, volendo comprendere a cosa vada riferendosi lui in primis, vuole dargli modo di esporre per intero ed esteso ciò che l'ha spinto a farle questa richiesta di punto in bianco. <Oppure come mio alleato?> Necessita d'avere una risposta in merito, visto e considerato come la situazione verta s'un filo sottilissimo d'un rasoio. Ha bisogno di comprendere e, per farlo, è lui che deve parlare, lui che deve esporre quelli che sono i pensieri che gli affollano la mente, le decisioni che vuole prendere. <Quindi> Deglutisce, un altro pezzo dell'armatura creatasi che si stacca dal resto e cade inesorabile. <ce l'hai ancora con me?> Per la morte di sua madre, per non aver difeso adeguatamente il Villaggio, per aver permesso ch'egli potesse penetrare nel Quartiere Akimichi e prendersi la vita dei suoi cari. <Non avrei voluto metterti delle balie> Chiama gli Anbu come ha fatto lui per perseguire nello stesso discorso. <se non fossi stata convinta che non avresti ascoltato i miei consigli> Di non andarci da solo, di non fare follie. <teoricamente, è come se non mi fossi fidata al cento percento di te. Puoi odiarmi per questo, se vuoi, ma non abbandono nessuno che è in difficoltà; non potevi chiedermi di stare con le mani in mano.> Non a lei, non a chi è tanto orgogliosa da esser riuscita a far collaborare Fenrir con lei, il più orgoglioso capo branco che abbia mai conosciuto. <Mi sto fidando di te, Yosai.> Non completamente, come gli ha detto poc'anzi, ma questa è un'altra storia, si tratta d'un altro Yosai quello che quest'oggi gli si trova davanti. <Lasciale fuori da questa storia, allora. Nascondile se necessario. La battaglia non dovrà raggiungere Konoha.> O rischierebbe davvero d'impazzire a questo giro(?). Insomma, basta attaccare il Villaggio, non è mica un parco giochi, che diamine. <Penso che stai maturando> Un sorriso appena accennato, ma pregno di sentimento: soddisfazione, probabilmente. <e sono felice che non t'abbia ucciso.> Almeno questo. [Chk On]

20:35 Yosai:
 Ascolti le sue parole spostando lo sguardo verso il villaggio <Cos’è la volontà del fuoco?> Domanda rivelatrice. Da un lato mostra quanto tu da giovane sia stato refrattario a certi insegnamenti, dall’altro mostra l’abbandono forzato del villaggio in adolescenza, e infine mostra la curiosità del giovane uomo di riavvicinarsi ad un mondo che vuole ricominciare a sentire suo <mi correggo. Cos’è *per te* la volontà del fuoco?> L’unica cosa che ti ricordi sulla volontà del fuoco, è che ogniuno ha la sua. Le sue domande arrivano martellanti, osservi l’interesse che nutre verso di te, spostando lo sguardo nei tuoi occhi <So bene che tra di noi c’è un coprifronte in sospeso, Furaya, e comprendo che le cariche siano importanti per l’Hokage> devi farlo, devi sforzarti di comprendere. <Tu qui stai parlando da donna con un uomo e da alleata con un alleato>. Lì, nel posto dove le più alte cariche del villaggio osservano una delle capitali del mondo ninja, tu parli senza cariche <Devo a te come donna il mio rispetto e la mia alleanza, per quello che mi stai dimostrando adesso con i sacrifici che sei disposta a fare per aiutarmi nella mia battaglia, per l’attenzione che mi hai dimostrato con quegli anbu, per il rispetto che mi hai concesso accettando il mio coprifronte e…> ti ci vuole un po' <per come hai cercato di proteggere il villaggio e… mia madre… quella notte.> Per fortuna non si vede la lacrima che ti solca il viso, ma il blu dei tuoi occhi non è mai stato così vivo. Avresti mai potuto non perdonarla? No, ovviamente. Il tono è sempre basso, dalle vibrazioni che colpiscono direttamente la cassa toracica dell’hokage, ma più vivo, si sente il nodo alla gola. <Non ce l’ho con te. Ce l’ho sempre avuta con me stesso> Un sibilo appena percettibile. <Per tutto questo intendo mettermi in gioco anche io in questo patto> commenti <Come ti ho detto quando ti ho ridato il coprifronte, io le odio le cariche. Questo è il modo con cui mi costruisco il rispetto e…> non dirlo <…l’affetto…> perché l’hai detto? <…per le persone. Come è stato con te. Come è stato con Mekura> Altro esempio di rispetto costruito sul campo. <Come ti ho detto, ti sei messa in gioco per me, e voglio fare altrettanto per te. Esserti utile in qualsiasi modo tu pensi io possa essere utile. Ti sto dicendo che sono disposto ad accettare la tua autorità, e lo sto dicendo con la libertà che mi hai dato, senza la costrizione di un coprifronte> Inspiri, prendi fiato, le sorridi <Mi sto mettendo a disposizione di una donna che ha tante situazioni da gestire. Mi ritieni uno strumento valido? Usami. Te lo devo.> attimi di silenzio trascorrono <Questo fa di me una persona valida di quel coprifronte o di una giubba da Chuunin? Devi essere tu a deciderlo. Non puoi aspettarti da me la stessa dedizione e lo stesso interesse verso il villaggio di uno qualunque dei ninja cresciuti e vissuti con il sogno di diventare grandi ninja di Konoha. In me non c’è niente di tutto questo, i miei legami con Konoha li sto costruendo adesso. Mi interessano quelli, non una piastrina di metallo. Il mio rispetto e la mia disponibilità li avrai comunque, con o senza quella piastra> Commenti semplicemente <Dimmi solo una cosa però: Come posso fare a tenere il villaggio fuori da tutto ciò, accettando il tuo aiuto?> Una domanda pratica, una curiosità legittima.

22:10 Furaya:
 Cos'è la Volontà del Fuoco. E' una bella domanda quella che le porge. <La Volontà del Fuoco è quella che riverbera in ogni guerriero> Di qualsiasi genere, di qualsiasi età, di qualunque villaggio. <quella ferrea volontà che non ti permette di crollare, che ti consente di rialzarti volente o nolente perché sai che devi affrontare i tuoi demoni. La Volontà del Fuoco può essere vista da ogni essere umano in un'ottica e chiave diversi> Continua a spiegare alla di lui volta, mantenendo un tono di voce mellifluo, scandendo per bene ogni parola che viene pronunciata. <pertanto chiunque potrebbe darti una definizione diversa.> Per lei, però, vuol dire esattamente quel che ha pronunciato. Non riuscirebbe a trovarvi una spiegazione differente. <Nella nuova generazione, è vivida quanto forte ma bisogna permetterle di risplendere.> In quelle poche persone in cui l'ha potuta vedere, principalmente vi sono gli allievi che ha deciso di prendere sotto la sua ala: Ryuka Senjuu e Izayoi Koshirae. Yosai è il terzo, ma egli altri non è che il suo alleato. Così hanno appena concordato. <Non m'importa delle cariche al momento, ma mi occorreva capire cosa avessi voluto fare. Serviva che mettessi nero su bianco la tua decisione.> Voleva sentirglielo pronunciare, pretendeva una risposta adeguata e che non vi fossero delle parole superflue o che potessero giocare a suo svantaggio. Il rispetto, che parola buffa e i sentimenti che lo legano alla persona alla quale lo doni son ancor più strani. <Io, quella notte, ho fallito. Non puoi -e non devi- portarmi rispetto per qualcosa che non sono riuscita a compiere.> Gli aveva giurato che avrebbe fatto di tutto, così come aveva promesso ai Konohani, quando Hokage venne eletta, che avrebbe fatto sì non ci fossero più guerre e battaglie, che sarebbe riuscita a mantenere la pace alla quale anela -e anelava già allora- con tutta se stessa. <Sarebbe naturale anche avercela con la sottoscritta, non me la sarei presa.> Ammette, iniziando ad alzarsi e cercando di ben piantare i piedi a terra, divaricando appena le gambe, cosicché non scivoli e si faccia del male involontariamente. Si china per raccogliere la katana, farebbe in modo che essa scivoli nel rispettivo fodero, cosicché torni nella sua tana. Da quanto tempo non l'estraevi, eh? Non t'è tornata la necessità di cacciare? Quella voglia irrefrenabile di trovare i traditori e consegnarli alla giustizia, quel motivo che ti spinse a scegliere gli Anbu come tua dimora? Lascia che dorma, adesso. <Chi prova affetto per me> Inizierebbe ad incamminarsi verso le scale per poter scendere innanzitutto dalla testa del Primo. <ha fatto una brutta fine in passato> Chiunque le stava attorno, qualunque amico, qualunque amore. <fa in modo che non succeda anche con te. Non voglio perdere nessun altro in questa guerra.> In generale, invero, non intenderà più permettere a qualcun altro di morire. A costo di venir sconfitta ed uccisa lei, ma nessuno dovrà ancora morire davanti ai suoi occhi. <Non sarai un oggetto, ma un mio pari.> Glielo ripete, lanciandogli un'occhiata da oltre la spalla. I vestiti e i capelli son ormai fradici di pioggia, come tutto attorno a loro. <Quindi, questo deve essere un patto reciproco. Quando ti chiamerò in aiuto, accorrerai. Quando mi chiamerai tu, sarò lì con te. Due esseri come noi non possono evitare di vivere così.> L'uno l'ombra dell'altro, due validi alleati, due persone che hanno lo stesso passato e la stessa guerra in testa. <Ti ritengo valido anche senza coprifronte, Yosai, altrimenti non sarei stata qui, non avrei discusso con te. Ci tengo al Villaggio e a chiunque vi abiti, ma so riconoscere il valore di qualcuno anche se privo di simbologia alcuna.> Asserisce, lasciandosi cadere dalla testa del Primo per fermarsi sulla piattaforma che precede le scale dalle quali scendere dai volti. <Ideeremo un piano. Fidati di me.> Conclude con queste singole parole, allontanandosi subito dopo, ma non prima d'aver ascoltato le risposte dell'Akimichi. Che la caccia, dunque, inizi. E questa volta non sarai da solo. [END]

22:44 Yosai:
 Ascolti le parole della Nara al tuo fianco. Mantieni lo sguardo su di lei. <Risplenderà allora> Ci penserai tu? Per quel che ti riguarda si, certo. La coltiverai implacabile in te, la svilupperai nelle tue sorelle, per quel che puoi fare, con i mezzi che hai. È non sarà per il prosperare del villaggio, no. Sarà perché con la tua volontà cresci tu. Come guerriero e come uomo. <Non sta a te decidere a chi devo o non devo portare rispetto e per cosa> Commenti secco le parole di lei. <Tu non ce l’hai con me per aver causato la morte dei tuoi ninja, e ti assicuro che le mie intenzioni nell’agire erano molto meno nobili delle tue> Una vita non è sempre una vita. Un’azione non è sempre un’azione. Conta il contesto, conta l’intenzione, e questo hai avuto di pensarlo solo in seguito. Ma d’altronde le parole proferite con il cuore spezzato sono quello che sono: espressioni a caldo. Sei convinto che lei darà il massimo per il suo villaggio. Avrà modo di dimostrartelo senza fallire. <Mi prendo le responsabilità dei miei sentimenti verso chiunque. Tu non sei da meno> Sono sulle tue spalle e su quelle di nessun altro. Ma è l’ultima riflessione del kage che ti strappa un sorriso sottile <I ninja sono tutti oggetti. Armi a disposizione del villaggio e del capovillaggio. Sarò la tua arma quando ne avrai bisogno, e potrò dire di averlo scelto> Il sorriso si stende fino a snudare le zanne per la prima volta, ringhi. Le ultime tre parole di lei ti portano ad assottigliare lo sguardo <io mi fido di te> e sia. Le farai spazio. Se lo è meritato, insieme al tuo rispetto. La osserverai allontanarsi, resterai li, gambe incrociate sotto la pioggia. La pioggia ormai ha lasciato lo spazio alla luce argentata della luna calante. Il freddo non ti appartiene, quindi non ti muoverai. Questa notte, Konoha, avrai un’ombra proiettata su di te dalla luce della luna. Per questa volta però, non sarà un’ombra maligna. È tempo di profonde riflessioni. È tempo di partenze. È tempo di spiccare il volo con una nuova meta, mia fenice. [END]

Assieme contro il nemico, non come Chunin e Hokage, ma come alleati.
L'uno si fida dell'altra, l'inizio d'una portentosa alleanza ~