Caccia aperta

Quest

0
0

A Konoha, non ci si annoia mai. Quest'è sicuro. Il tempo però non è dei migliori, il cielo s'è coperto di cumulonembi tanto scuri da non far trapassare alcun raggio di sole. La pioggia scende a catinelle, persino il gigante che s'avvia verso il Dojo potrà esserne investito e si ritroverà ad essere piuttosto fradicio dalla testa ai piedi. A meno che non si sia portato dietro un ombrello o una copertura simile. A circa un paio di metri dalla sua posizione, stanzia l'ingresso del Dojo degli Inuzuka. Innanzitutto, si entra da un portone alto almeno cinque metri, con mura bianche sulle quali sono disegnati le zanne rosse omonime del Clan. Sull'ingresso, vi sono delle enormi corna rappresentative, anch'esse d'un bianco immacolato, adornate di tratti dorati. Nessuno ne arresterà l'avanzare, non avendo grandi motivi per farlo, tenendolo però sotto stretta osservazione. Non appena ne varca l'ingresso, potrà senza dubbio immettersi nel giardino che circonda sia la Magione che il Dojo. Esso è immerso nel verde, nella fioritura di grossi boccioli di rose ed altri arbusti variopinti. La pioggia s'abbatte su di esso senza remora alcuna, tanto che diversi rami rivolgono dabbasso appesantiti dalle gocce d'acqua piovana. Il sentiero è formato da pietre disposte l'una accanto all'altra per formare appunto una via. Essa si divide tra destra e a sinistra, permettendo in ambedue i modi un ingresso a due diverse strutture. Proseguendo dritto procede verso la Magione, mentre voltando a sinistra potrà avere rapido accesso al Dojo degli Inuzuka. Di tanto in tanto, se aguzza l'orecchio, può sentire i guaiti e persino i ruggiti di alcuni canidi allevati direttamente dai Ninja del Clan. Alcuni di loro sono senza dubbio molto piccoli, altri ormai adulti. Non potrà ancora vederli, ma il temporale sembra spaventare i cuccioli ed i meno coraggiosi del branco. Avvertirà anche un bambù sbattere ripetutamente sulla pietra sottostante ogni qualvolta vien riempito d'acqua, ma il laghetto ad esso collegato è nascosto da qualche albero o cespuglio. Non è certo questo ciò che dovrebbe interessare a Yosai, comunque, nostro protagonista odierno. Egli potrà scegliere la via da intraprendere, conscio che verso il Dojo vi sono rumori riconducibili a qualcuno che s'allena. Passi, legno che sbatte contro altro legno, unghie che graffiano e persino qualche ringhio rispetto agli altri che udiva sino a poco fa. A lui decidere come muoversi. La Magione, ovviamente, condurrà a qualcun altro di ben elevato che, dalla finestra superiore, sembra che lo stia già osservando senza che lui possa ancora vederlo. [ Ambient - CHIUSA]

11:50 Yosai:
 Fermo davanti all’ingresso, si erge come un grosso albero al centro del portone, un passo all’esterno ancora. Calzari ninja chiusi, alti a chiudere l’articolazione della caviglia. In essi s’immergono le fasce da combattimento cremisi che avvolgono la tibia fino al polpaccio squadrato. Chiudendo anche la stoffa dell’ampio pantalone nero che cela le gambe spesse e tornite. Un obi nero non troppo spesso fascia la vita che sembra sottile rispetto alle spalle stondate Ad esso è agganciato un portaoggetti tenuto sulla schiena, sopra i glutei. A coprire il torso la solita canotta aderente come una seconda pelle alle forme dei muscoli. Le spalle stondate e le braccia scolpite e tatuate sono lasciate libere dal tessuto, tranquille ai fianchi del busto, ben distanziate dal corpo a causa dello spessore dei dorsali. Il collo taurino sorregge il volto affilato, dai lineamenti rocciosi. Decorato dalle cicatrici che non hai problemi ad ostentare. Capigliatura animalesca lasciata senza cura. Il tutto ovviamente è completamente inzuppato dall’acqua che appiattisce gli indumenti sulla sua figura e rende lucida la pelle, generando rivoli d’acqua che seguono i lineamenti e le forme dei muscoli come i fiumi seguono le forme della roccia fino al mare. Ovviamente ha imparato ad esser diffidente da tempo, e per questo avrebbe da subito cercato di impastare il chakra, alzando la mancina davanti al plesso solare con le dita a disegnare il mezzo sigillo della capra. Avrebbe poi immaginato se stesso come figura eterea per concentrarsi repentinamente sulla propria psiche, scavando nel profondo di essa per cercare ciò che dà vita alle proprie emozioni, ai propri sentimenti e ai pensieri, giù in fondo fino a trovare l’energia psichica che avrebbe cercato di spingere verso il plesso solare. Si sarebbe poi concentrato sul suo corpo, cercando di trovare ciò che permette ai suoi muscoli di contrarsi, al suo cuore di battere, al sangue di fluire irruento, fino a trovare l’energia fisica che avrebbe tentato di portare anch’essa affianco alla prima. Avrebbe dunque cercato di innescare il movimento rotatorio della prima sfera nell’altra e viceversa fino a fonderle generando chakra violento che avrebbe spinto nel proprio sistema circolatorio. Il mento affilato è rivolto verso l’alto, verso quel palco di corna decorative che vengono osservate con lo sguardo blu come l’oceano. Null’altro se non contemplazione per ora. Ma non è per contemplare che l’Akimichi è uscito con quel tempaccio. Lesto muoverebbe passi cadenzati e dall’ampia falcata verso l’interno, percorrendo il viale della sede del clan Inuzuka. Mentre l’occhio viene lasciato spaziare nell’area. L’orecchio s’attiva trovando ciò che cerca: presenza umana. Si dirigerebbe dunque verso il Dojo, anche perché accedere alla magione senza invito, non conoscendo nessuno, potrebbe essere percepito come scortese. Certo anche interrompere gli allenamenti di qualcuno non è che sia un gran che. Lui stesso avrebbe dato di matto per una quisquiglia del genere, ma son dettagli. Tenterebbe dunque di seguire i rumori che sembrano appartenere a chi si allena, stando attendo a non uscire fuori dal sentiero disegnato dalle pietre, immergendosi nel giardino in direzione del Dojo. Nessuna parola per ora, conscio del fatto che il suo odore e il rumore dei suoi passi verrà udito molto prima di quanto qualsiasi annuncio potrebbe fare. E non fa nulla per nascondere se stesso. Non ne ha motivo. [Tentativo di attivazione del chakra][Se chakra on]

S'aspetta sol la mossa del pretendente odierno, il quale s'è recato lì comunque con una valida motivazione tra le mani. Or come ora, sceglie saggiamente di attivare il suo Chakra. Non è detto che quest'ultimo possa servire, dal momento che dovrebbe soltanto disquisire a proposito d'una traccia trovata con i membri d'un Clan che fa dell'olfatto il senso principale. L'attenzione viene donata al Dojo dove ha potuto avvertire rumori e la presenza di qualcuno. I suoi passi vengono chiaramente intercettati, non potendo non far rumore mentre avanza considerata la pioggia che continua a battere incessante all'esterno. Gli animali, proprio per via del temporale, non riescono ad annusare nulla, bensì raggiunge loro soltanto una flebile traccia che sparirà rapidamente così com'è apparsa. <Forza, Itewabi! Devi essere più veloce, più scattante. Voi due dovete essere una sola entità durante il combattimento.> La voce dura e cavernosa d'un uomo si fa spazio all'interno del Dojo, potendo venir percepito anche dall'Akimichi che si sta dirigendo proprio in quella direzione. In risposta, v'è senza dubbio una voce giovanile, un adolescente. <V-Va bene. Forza, Hisu!> Esclama alla volta del suo cane, piccolo e dalla peluria bianca con delle macchie disseminate sulle orecchie e sul retro del capo. Il cucciolo, però, probabilmente avendo notato dei rumori, drizza le orecchie e si avvicina verso l'ingresso del Dojo stesso. "Warf" avvisa che c'è qualcuno in arrivo, mentre il ragazzo è costretto a fermare la propria avanzata con un piede già posto innanzi, fermatosi di colpo per via del cambio di direzione dell'animale. Il Sensei, invece, sospira pesantemente abbassando per un attimo lo sguardo. Si tratta d'un uomo sulla quarantina, capelli brizzolati, barba corta e ben delineata. Sulle guance, vi sono le due zanne rosse ben disegnate come per ogni membro del Clan, mai nascoste, sotto un paio d'occhi color del ghiaccio. Indossa una pettorina nera con sotto una t-shirt dello stesso colore a mezze maniche. Dabbasso, vi sono un paio di pantaloni da allenamento blu scuro ed un paio di sandali Ninja dello stesso colore. Al suo fianco, invece, v'è un cane ben più grande di quello di Itewabi. Ha un manto completamente nero, gli identici occhi del padrone adulto, e sol la coda, in punta, ha un tocco di bianco quasi fuori luogo. Sosta accanto all'uomo, senza muoversi né allontanarsi, segno che è ben addestrato rispetto al cucciolo più piccolo. <Va.> Intima al ragazzino, indicandogli l'uscita dall'altro lato che conduce alla zona interna non accessibile per ora all'Akimichi né probabilmente potrà esserlo in futuro. <Ragazzo.> Esordisce questi, apparendo or sulla soglia dell'ingresso, mani dietro la schiena serrate. <Perché sei qui?> E' palese non sia un Inuzuka, lo riconoscerebbe altrimenti. La domanda, dunque, è d'obbligo. [Ambient - CHIUSA]

12:26 Yosai:
 Fortunatamente i frequentatori del Dojo non quietano le proprie attività, permettendo all’Akimichi di individuare prima la struttura verso la quale dirigersi, quindi, una volta avvicinatosi, di prender coscienza di chi la stia frequentando. Lo sguardo del color dell’oceano si pianta sul cucciolo non appena questo diventa visibile e successivamente sulla figura che lo sostituisce. Un’Inuzuka ben più esperto, con una bestia ben più maestosa. Non arresta l’incedere il gigante fino ad arrivare a cinque metri dai due che sono all’ingresso, restando quindi sul sentiero, un gradino più in basso rispetto a loro e sotto l’acqua, che tuttavia non sembra scalfirlo. Gli occhi blu squadrano ninja e cane ninja, soffermandosi un attimo su quest’ultimo. Il pensiero viene spinto al poderoso lupo che ha affrontato tempo fa. Di colpo il rimpianto di non avere addosso il mantello commissionato con quella pelliccia viene meno. Sarebbe stata una pessima idea presentarsi con quel soprabito in quel Dojo. Riporterebbe dunque lo sguardo al ninja, ricambiando senza mutar espressione lo sguardo del color del ghiaccio. Un’espressione neutra la tua che normalmente tende ad esser percepita come scontrosa, soprattutto quando abbinata alla corporatura e alle movenze animalesche. Ma in quell’ambiente si sente più a suo agio. Non esistono ninja più affini alle bestie degli Inuzuka d’altronde <buongiorno> saluta con tono chiaro chinando il capo e posando lo sguardo sui piedi altrui, prima di rialzare il mento e riportare lo sguardo in alto negli occhi ghiacciati dell’interlocutore <sono Yosai Akimichi>, si presenta. Fortunatamente pazienza ed etichetta, per quanto lo facciano sentire in gabbia, soffocato, sono cose che ha imparato ad usare, o sarebbe stato divorato da un lupo gigante senza tanti complimenti <Mi sto occupando insieme a Mekura Hyuuga dell’attacco al villaggio di giorni fa> comincerebbe a spiegare ispirando e gonfiando il torace possente <nello specifico ci siamo occupati di cercare eventuali piste a ritroso che, partendo dal punto in cui è stato condotto l’attacco, potessero rivelare eventuali piste lasciate da chi si è allontanato dal villaggio quella notte> continuerebbe senza mai distogliere lo sguardo dall’altro <una prima ricerca ha dato qualche frutto, ma non abbiamo le… abilità per comprendere a pieno quanto abbiamo trovato> ecco rivelato il motivo della visita. Li sotto la pioggia sarebbe sciocco tirar fuori quel drappo di stoffa trovato, soprattutto visto il fatto che non gli è stato ancora dato il permesso di fare gran chè. È ancora sull’uscio della porta in fondo <Speravo di trovare qui l’aiuto necessario a decifrare l’indizio trovato. Ho collaborato spesso con un membro del vostro branco e ho avuto modo di toccare con mano le vostre abilità> il pensiero vola allo sfregiato di Konoha. Rapido, prima di tornare presente a se stesso. Ed ora è solo questione di attesa [Chakra On]

L'Akimichi si presenta come suo solito fare, mentre l'uomo gli stanzia frontale ma sopraelevato per via di qualche gradino. Non lo invita ad entrare, non essendo un membro del Clan. Vuole dapprima capire cosa ha da offrire, il motivo per cui s'è recato sin lì con un temporale del genere. <Tutti sappiamo dello scontro avvenuto di recente al Villaggio.> Vi annuisce, portando or gli arti superiori a piegarsi sul torace, ad altezza della bocca dello stomaco. Gli occhi glaciali non si spostano neppure per un istante da Yosai, mentre il cagnolone dietro l'uomo si accuccia sulle zampe anteriori e scruta, a sua volta, l'avventore odierno. <In breve, mi stai dicendo che avete delle tracce. Però, privi dell'olfatto del quale noi Inuzuka siamo invece portatori, hai necessità di noi o d'un membro del mio Clan.> Non è certo stupido, vanta una notevole esperienza sulle spalle pur non essendo un membro di spicco del Clan Inuzuka stesso. <Il mio nome è Kawaki. Kawaki Inuzuka.> Si inchina innanzi al ragazzo, rispettoso ed educato, per quanto dal tono e dal modo di fare tenuto sino ad ora potrebbe affatto dirsi. Appare senza dubbio fiero ed orgoglioso, come qualunque Ninja debba essere, specialmente chi è ormai in là con l'età e svolge ruoli decisivi ed importanti come quello di insegnare alle nuove leve le sacre arti del Clan, i suoi segreti e la storia di quest'ultimo. Non è chiaramente il caso di Yosai, il quale è lì per tutt'altro motivo: motivo che, per altro, gli ha appena accennato. <Dimmi chi stai cercando.> Gli rifila con uno strano luccichio negli occhi, divertito. Solleva il labbro superiore, ghignante, mostrando un canino bello appuntito che sbuca dall'arcata superiore, bianchissima. Si curano, è chiaro. Sono per metà animali a loro volta con l'innata che sono riusciti a sviluppare nell'arco di tanto tempo. <E deciderò se darti il mio aiuto.> Ammette, giocando un po' col ragazzone che ha di fronte. Vuole un attimo vederci chiaro nella vicenda, comprendere se sta davvero cercando qualcuno che ha contribuito all'attacco del Villaggio oppure se si tratti di mero aiuto personale che dovrebbe dargli. D'altronde, informarsi prima d'agire non è affatto fuori luogo. Pertanto, Kawaki lo osserva, senza spostarsi eccessivamente dalla posa assunta. La bestia dietro di sé agita la coda, sbadiglia. Avanti, gigante, sei ad un passo dalla meta! [ Ambient - CHIUSA ]

13:14 Yosai:
 Lo osserva incrociare le braccia, l’Akimichi. È probabile che il dislivello dovuto dal fatto che lui sia sul pavimento del Dojo mentre l’Akimichi sia più in basso sul terreno lo porti a dover innalzare leggermente il mento per poterlo guardare senza sforzo. Non si cura della prima affermazione. Non è sceso nei dettagli proprio perché se la notizia è arrivata a Kiri è scontato che anche i sassi a Konoha sappiano dell’attacco. La successiva frase dell’Inuzuka porta il genin a stendere le labbra sottili. Un sorriso affilato si disegna sul volto, da uno zigomo all’altro, mentre le labbra si stendono fino a rivelare un accenno delle zanne che conoscono. Zanne sicuramente meno animalesche di quelle snudate da chi ha davanti, comunque. <In breve si> conferma. Perché smentire? A quella presentazione pieghi di nuovo il capo ma questa volta è un cenno, quasi annuendo. Niente di più. Gli porta il rispetto che chiede. Difficile non pensare di essere stato abbastanza fortunato da aver incontrato un veterano del clan. Quella domanda tuttavia porterebbe l’Akimichi a serrare istintivamente la mascella. È una domanda che va oltre la forma e l’etichetta, cogliendo il vivo della situazione. Avrebbe dovuto aspettarselo da un membro del branco Inuzuka, ma sentirsi fare quella domanda a bruciapelo è sempre qualcosa di inaspettato <Sto cercando il Demone Rosso, Kawaki-sama> lo chiama si, ma con rispetto, tenendo lo sguardo oceanico in quello ghiacciato di lui. Trattenendo a fatica un brivido che lo costringe a contrarre i muscoli delle braccia, difficile dire se sia il freddo di quegli occhi, l’acqua che scende sulla sua figura o il brivido della caccia che gli Inuzuka ben conoscono. Non scende nel dettaglio delle motivazioni che lo spingono, anche perché la domanda non è stata fatta. Potrebbe non essere di alcun interesse per l’Inuzuka. Il braccio destro scolpito verrebbe portato al portaoggetti dietro la schiena, tentando di sganciarlo dall’obi e di porlo, direttamente chiuso al suo interlocutore, compiendo due passi in avanti e allungando il braccio <La pista che abbiamo trovato tre giorni fa cominciava con questo> il portaoggetti è chiuso ma dentro non c’è altro se non il drappo di stoffa sporco, logorato e insanguinato che è stato trovato. È solo per non farlo bagnare e alterare possibili odori <Sto cercando qualcuno che mi dica se quella pista è stata lasciata dal Demone Rosso e che magari possa aiutarci quando sarà il momento di seguirla. Il ritrovamento risale a qualche giorno fa la pista potrebbe essere impossibile da seguire per qualcuno con un fiuto…umano> usato come dispregiativo in questo caso ma non può essere diversamente. Resterebbe con il braccio teso verso l’altro in attesa che il portaoggetti venga preso. Tutta la figura resterebbe in attesa di un verdetto. La sensazione di esser giudicato e palese e fastidiosa, ma non si può far altro che sopportarla [Chakra On]

Kawaki resta ad ascoltare, interessato. Non è affatto annoiato o dispiaciuto della sua perdita di tempo durante un allenamento con una nuova leva, piuttosto è incuriosito da ciò che Yosai potrebbe dargli. <Il traditore.> Il Demone Rosso s'è ormai fatto una fama anche fuori da Kiri, specialmente per l'attacco compiuto ai danni degli Akimichi proprio nel Villaggio della Foglia. Per questo motivo, non può non sapere di chi stia parlando. Il fatto che non gli dia alcuna altra motivazione oltre a quella già affermata in precedenza fa sì che Kawaki resti ancora attento. Probabilmente, in altri contesti, avrebbe rifiutato. La vendetta non porta mai a niente di buono e lui non vuole esservi invischiato. Ha combattuto tanto e a lungo in passato. Scende i primi due gradini venendo da subito investito dalla pioggia. Non se ne cruccia, socchiude appena le palpebre ma lascia che gli abiti e la pelle vengano bagnati. Stende l'arto manco in direzione di quello del ragazzo preposto allo scambio dell'oggetto. Compirebbe poi qualche passo indietro per portarsi all'asciutto. Una volta assicuratosi d'aver persino le mani asciutte, cerca di aprire la tasca porta oggetti che gli ha dato. <Vedo cosa posso fare. Lo farò annusare al mio amico.> Indica l'enorme cane che l'affianca. <Quest'oggi, con la pioggia ed il tempo in queste condizioni, non so dirti cosa riusciremo a fare. D'altro canto, la pioggia ha sempre lavato via le tracce. Potrebbe restarvi veramente poco.> Ammette, stringendosi nelle spalle e parlando sincero alla di lui volta. Perché mentire, del resto? Potrà notarla quella scintilla, quella necessità di cacciare, adrenalina pura che imperversa ogni centimetro del cacciatore. <Sentito?> Si rivolge al fido compagno verso cui abbassa lo sguardo, ghignante, tronfio. <Si inizia la caccia! Krahahahah!> Entusiasta del compito che gli è stato affidato, non è affatto un problema per lui intraprendere una battaglia simile. <Dimmi soltanto una cosa, ragazzo.> Non lo chiama per nome. Poggia la tasca porta oggetti su un ripiano interno del Dojo, pulito e lontano dall'acqua. Terrà con sé almeno il drappo. Se poi v'è altro nella tasca da dargli indietro, farà ciò che deve a tempo debito. Al momento, si tratta ancora di disquisire a proposito della faccenda, dell'ipotetica missione. <Quando avrò trovato una pista, quando avrò trovato chi stai cercando, cosa vuoi fare?> Gli occhi glaciali si spostano in direzione di quelli altrui, specchiandosi in essi e volendo comprendere quanto dolore egli si porta dietro, qualsiasi sentimento leghi il giovane a quanto accaduto. Perché interessarsi tanto? Non ne intravede neppure il coprifronte. Conclude così per il momento. [ Ambient - CHIUSA ][ In caso, il prossimo fato sarà l'ultimo ]

14:39 Yosai:
 Lascerebbe ovviamente il portaoggetti all’interlocutore, anche perché all’interno ci sarà solo quel drappo di stoffa. Lo sguardo assimila le movenze nell’esporsi per poi tornare all’asciutto. Lo ascolterebbe valutare il da farsi. Si può solo concordare con ciò che dice. Pioggia o non pioggia, le tracce non durano all’infinito a meno che non vengano segnati alberi o rocce. La loro missione ha un tempo limite e quel tempo limite scadrà a breve. <immagino. Si può solo sperare che quel poco sia sufficiente> commenterebbe senza distogliere lo sguardo dalla figura per poi coglierne il fare ferale. Quella risata porta le sue labbra a stendersi fino a snudare le zanne in un sorriso ben più ampio. Un nuovo ferale brivido corre lungo la schiena al solo pensiero di quanto si troverebbe bene ad andare a caccia con un’Inuzuka del genere. Intravedi in lui ciò che Sakir potrebbe un giorno diventare, ma è ancora molto lontano dall’essere. Osservi quel cane ninja, che nasconde nella sua tranquilla fierezza la pericolosità dell’animale puro. Solo le parole di Kawaki riportano lo sguardo oceanico in quello congelato di lui ascolterebbe la domanda. Una domanda che porterebbe il genin a gonfiare il petto. Lascerebbe lunghi attimi di silenzio a dividere la domanda dalla risposta, assaporandolo e facendolo proprio, le labbra sottili quindi si schiuderebbero lentamente <Sarò sincero, Kawaki-sama> D’altronde per lui è sempre stato difficile mentire, e rischiare di essere scoperto a dire bugie a chi è andato a disturbare per chiedere aiuto è decisamente un comportamento meschino <Sono stato colpito più volte da questo nemico. Colpi andati tanto a fondo da aver distrutto la mia capacità di considerarlo un nemico come un altro.> la voce profonda e baritona a fendere l’aria fino all’altro, ritto nella sua statura sotto la pioggia che gli scorre sul corpo. Non è stata uccisa solo la sua capacità di giudizio. Pezzi interi della sua anima sono andati in frantumi. Ma questa è una cosa che solo lo sguardo può comunicare. <questo non mi impedisce di essere consapevole di aver davanti un nemico con il quale ancora non posso competere> è vero, non è da solo in questa ricerca, ma di fatto lo è. Lo è per scelta di nessun altro se non sua medesima. <Non so chi ci sarà alla fine di quella pista ne chi sarà al mio fianco quando ci arriverò, Kawaki-sama, ma se dovessi trovarmi da solo con il mio obbiettivo davanti farei quello che ogni cacciatore è chiamato a fare. Tenterei di prendermi la sua vita.> Non può essere diversamente <e se dovesse essere la mia vita ad esser presa, come vedi, ho fatto in modo che Konoha non debba piangere nessuno> Certe mancanze non possono non essere notate, di questo puoi esser sicuro. Come è stato con Mekura. C’è consapevolezza. Nello sguardo, c’è un ardore che fatica a contenere, l’Akimichi. Probabilmente consapevolezza che parte da premesse sbagliate e acerbe. Non si può escluderlo, ma la via ormai è tracciata difronte a se. Non si può che percorrerla. [Chakra On]

Il ragazzo s'apre nei confronti dell'uomo, il quale lo scruta ancora all'asciutto. Lascia che l'Akimichi resti sotto la pioggia, magari per testarlo, magari per capire di che stoffa sia fatto. E' decisamente allenato, tonico e prestante, questo lo può notare benissimo. Sorpreso, aguzza l'udito nel sentir come quegli voglia liberarsi d'un peso e dirgli la verità su quanto concerne il suo arrivo lì. <Comprendo.> Comincia col dire, annuendo un paio di volte col capo. <Non sono io colui che dovrebbe trattenerti dal farlo. Si tratta pur sempre d'un nemico della Foglia e, per il bene del Clan e del Villaggio, sono pronto a darti il nostro fiuto> Indicando anche la bestiola che ha di fianco, ancor sopita per il momento ma coi sensi sempre all'erta. <per aiutarti a cercare quest'uomo.> I lineamenti del viso si fan ben più seri, duri seppur lo sguardo non si smuova dal viso del giovane e pare fissarlo con ardore, orgoglio, interesse. L'Akimichi ha esternato ciò che vorrebbe fare, chiedendo loro un aiuto soltanto per trovarlo. <Non posso dirti che t'aiuterò a sconfiggerlo. Sei tu il cacciatore, hai detto. Noi stessi siamo dei predatori, staniamo e catturiamo le nostre prede col nostro fiuto. Tuttavia, hai qualcosa in sospeso con quell'essere, è evidente.> E' innegabile l'ambizione di Yosai nel cercare di catturare quell'uomo per quanto sia ben fuori dalla sua portata. Anzi, persino lui lo ha ammesso poc'anzi e, nonostante ciò, ha deciso di sfidarlo comunque purché abbia la sua vendetta, purché possa averci a che fare. Scovarlo è di un'importanza assoluta, prioritaria. <Trattandosi d'un traditore, come detto, ti aiuteremo. Appena il temporale si sarà calmato, inizieremo a seguire delle tracce. Dove posso cercarti per aggiornarti?> Gli chiede, cedendogli quindi il dire e concludendo in questo modo le trattative. Kawaki aspetterà soltanto una risposta in merito all'ultimo quesito posto nei suoi confronti e, proprio in quell'istante, la pioggia inizia a rarefarsi, il cielo ad aprirsi. E' davvero la tua giornata, Yosai... Potrà allontanarsi dal Dojo e dal Quartiere, in attesa di possibili risvolti da parte dell'Inuzuka che ha acconsentito alla sua faida. Che s'apra la caccia!~ [ END ]

<e se dovesse essere la mia vita ad esser presa, come vedi, ho fatto in modo che Konoha non debba piangere nessuno>

THIS.

Yosai si reca al Dojo Inuzuka, chiedendo aiuto ad un membro del Clan per seguire le tracce d'un traditore.
Kawaki, il ninja che ha accolto la sua richiesta, ne ascolta prima la richiesta e poi le motivazioni, accettando infine d'aiutarlo.

La caccia è aperta.

NO EXP~