Pain for Pleasure

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23:16 Kimi:
 Una tappa notturna nel suo bell’accampamento, nulla di più e nulla di meno l’ha spinta oggi a tornare sul quell’isola. Deve ancora finire di sbrigare i suoi affari motivo per cui ha deciso di fermarsi e dormire almeno per la notte. Si trova nella parte più alta di quell’isola, su un piccolo spiazzo di terra rocciosa che da sullo strapiombo, sotto può udire il mare schiantarsi arrabbiato contro le scoglie, mosso dal vento e da quell’ira che da sempre lo caratterizza. Il vestiario è ormai quello tipico che da qualche tempo a questa parte ha deciso di adottare, una gonna nera molto lunga, tanto da arrivare a sfiorare la scuola dei sandali ninja in gomma scura, due spacchi profondi ad entrambi i fianchi così che i movimenti non vengano mai resi più difficoltosi da quell’abito. Sul petto solo un piccolo top in cuoio, ovvi dallo scollo profondo a v tanto da sembrare composto quasi da due pezzi separati, sottile la striscia di tessuto nero all’altezza della bocca dello stomaco. A sormontare tutto un mantello nero legato solo intorno al collo che svolazza a causa del vento che la colpisce, lì in quel posto così isolato e sopraelevato. I capelli fuggono al cappuccio, mischiandosi sinuosi nell’oscurità e nella nebbia che la circonda. La frangetta è stata infilata, per quel motivo, sotto al cappuccio tenuto fermo da qualche piccola forcina così che non vada ad infastidirle la pelle cadaverica del volto. Gli occhi scrutano freddi verso l’orizzonte, lì dove a causa della notte lo sguardo non può spingersi oltre, l’iride destro azzurro e il sinistro rosso, fuoco e ghiaccio che si uniscono sul suo vis pur rispettando quella totale assenza di sentimenti, apatia che la caratterizza, mancanza semplice di empatia a ricordare al mondo di cosa è davvero capace. Il chakra scorre potente nel suo corpo, in quel momento di pura autocelebrazione lei decide di andare a spostare il flusso verso le ghiandole salivari così da andare effettivamente a lasciare che quella forza vitale vada a bagnarsi all’interno delle sacche di veleno e poi torni in circolo con le proprietà tossiche. Certa d’essere sola si prende dei momenti per riflettere su ciò che sta compiendo, sempre più vicina e sempre più fremente nella voglia di far pagare al mondo i conti che ha con lei [chk on][arte del veleno liv 3]

23:39 Tenshi:
 Isola Nera. Ne aveva sentito parlare, ma non c'era mai stata. La paura l'aveva sempre bloccata. Paura di cosa poi? Della lava? Degli animali? O del fatto che si chiamasse 'Nera'? Adesso lei si trova lì. Per sfidare ancora una volta se stessa. Per dimostrarsi quanto sia diventata forte. Per dimostrare quanto quell'incontro l'abbia cambiata. Kioshi Uchiha. E' lui che le ha mostrato quella parte nascosta di sé. E' lui che le ha mostrato che si può vivere anche da soli. Che si può essere forti senza dover contare sugli altri. E a lui vanno i pensieri. Una figura misteriosa, avvolta da un mantello nero. Quel nome, lo aveva ricordato. Come aveva detto, lei non si dimenticherà di lui. Perché le ha donato una vita nuova. Una vita da scoprire. Assaporare. Vivere. Per questo è salita fin lì sopra, su una parte di terra rocciosa che dà sullo strapiombo. Per guardare con i propri occhi ciò che la vita può offrire. Per sentire sulla propria pelle la libertà. E si avvia, lenta, verso lo strapiombo. I lunghi capelli rosa vengono smossi da un leggero vento. Sul capo, non porta più nessun coprifronte. Ha fatto una scelta. Tagliare i legami. E ciò include anche stroncare il rapporto con il proprio villaggio. Perché Konoha stava per ucciderla. Era il villaggio a comandarla come una pedina. E' stato il villaggio a strapparle via tutto. E adesso non sente più l'appartenenza ad esso. Non vuole più essere mossa da nessuno. Combatterà la guerra per sé. Per migliorarsi, giorno dopo giorno. E per dimostrare al mondo quanto si possa diventare forti da soli. Indossa semplicemente un top nero a maniche lunghe e dei pantaloni larghi, anch'essi neri, che si stringono in vita ed alle caviglie. Sulla coscia destra tiene legate delle fasce elastiche bianche che reggono il portakunai nero. Ai piedi porta delle scarpe di tela nere, logorate dal tempo e dall'uso. Il polso sinistro, al quale di solito teneva legato il bracciale rosso che Onosuke le aveva regalato, quest'oggi è libero. Nessun bracciale lo contorna. Le mani, velocemente, verrebbero portate al petto, congiungendole e formando il sigillo della capra. Immaginerebbe, a quel punto, due sfere: una nera, l'altra viola. La prima, all'altezza della fronte, simboleggerebbe la propria forza spirituale. Da cosa è composta quest'ultima? Semplicemente, dal proprio buio. E' la vera essenza di sé. Quell'essenza che per troppo tempo era stata celata agli occhi altrui ed ai propri. La seconda, all'altezza del ventre, rappresenterebbe la propria forza fisica. Essa è composta da tutti i suoi sforzi. Da tutte le volte in cui si è impegnata al massimo. Dal potere che, poco alla volta, la rosata va acquisendo. E comincerebbe a far roteare le due sfere, dapprima sul loro asse. Poi le spingerebbe, l'una verso l'altra, all'altezza del petto. Qui, in un vortice scuro, cercherebbe di unirle, formando una sola sfera: quella del Chakra. Unica parte di lei che brilla ancora. E, se il richiamo fosse andato a buon fine, quella grande forza invaderebbe ogni sua cellula. E lei ne assaporerebbe la forza. La potenza. Un respiro, prima di sciogliere il sigillo della Capra. Un respiro, prima di abbracciare nuovamente ciò che è diventata. Yami. I passi riprendono inesorabili, mentre gli occhi blu notte, che rispecchiano il cielo stellato, incrociano una figura su quel promontorio. Indossa un mantello nero. < Kioshi > un sussurro impercettibile, portato via dal vento, mentre mette a fuoco la figura lì ferma. Ovviamente, quello non è l'Uchiha. Anzi, sembrerebbe proprio una figura femminile. Forse, lo ha ricordato per il forte desiderio di incontrarlo di nuovo. Un desiderio strano, che la avvicina sempre di più all'oscurità. Attratta da quel mantello, come se fosse una calamita, vi si avvicina, silenziosa. E si siederebbe, se le fosse concesso, a qualche metro da lei. I piedi penzolerebbero verso lo strapiombo. Lo sguardo puntato su quel mare e su quelle onde. Ed ancora una volta, lui le torna in mente. Le tornano in mente le sue parole, davanti a quel mare, mentre il sole tramontava. < E' un buon posto per riflettere > esclamerebbe solamente. E, se fino ad una settimana fa cercava di tenere lontani i propri pensieri, adesso, invece, li abbraccia. Ricordando quanto fosse misera la sua vita prima di quell'incontro. [Tentativo richiamo del Chakra][Chakra 30/30][equip: 3xshuriken - 3xkunai - 1xcarta bomba - 1xfuuda con tronchetto sigillato]

23:51 Kimi:
 Il silenzio viene rotto da dei passi, una figura che non si aspettava di trovare lì, un rumore che però accoglie quasi ignorandolo senza voltarsi, leggero il suono che giunge alle sue orecchie trasportato anche dal vento e mentre la ragazza parla e sussurra quel nome lei va semplicemente a fare lo stesso, quasi convinta che in quel luogo sarà lui a raggiungerla <Nemurimasen> sussurra a sua volta, senza nemmeno accorgersi che non di lui che si tratta. Solo quando l’altra torna a parlare e l’affianca allora volta il capo, appena il mento si muove così da trascinare con sé anche gli occhi, andrebbe a fissarsi su quella ragazza dai capelli rosa. Il pensiero corre a Furaya, unica altra incontrata fin ora con quei capelli. Non le scambia, dubita che l’Hokage potrebbe mai farsi una passeggiata fin lì eppure non può far a meno di sorridere pensando al loro incontro, strano e forse proprio per questo ancora nella sua memoria, nonostante gli anni. Prende un respiro profondo mentre lo sguardo permane sulla sconosciuta, non trasmette alcun sentimento particolare lei che resta assolutamente fredda ad osservarla, non c’è curiosità in quei gesti forse solo abitudine o forse solo l’assenza di una conversazione tranquilla, senza minacce e senza veleno <dipende> replica solo ora lei, la voce è gelida, non lascia trasparire nulla di lei e forse è proprio perché i pochi sentimenti che prova sono seppelliti ormai così nel profondo che non le è rimasto niente da esprimere. <non sono molti coloro che salgono fin qui per riflettere> aggiunge ancora senza però domandare nulla, lo sguardo rimane esattamente dov’era prima in attesa di uno scambio, di qualche informazione aggiuntiva prima di poter continuare la propria serata. La vita è strana, impossibile persino per lei prevedere come il suo atteggiamento si muti e cambi al semplice modificarsi di come viene approcciata <qui ho gettato le ceneri del mio passato> perché lo sta dicendo? Non sa rispondersi, forse è causa di quell’apertura della sera precedente, forse sono solo gli strascichi di una strana serata che pare pronta a ripetersi <tu cosa stai seppellendo?> domanda come sempre egocentrica, incapace di concepire un modo di agire differente dal suo. Qui Katsumi è morto definitivamente, qui ha scelto Nemurimasen e il loro futuro, qui senza pentimento ha lasciato che ceneri e giara si schiantassero prima sulla roccia e poi nell’acqua, è sicura che ad aguzzare lo sguardo potrebbe addirittura coglierne le tracce [chk on][arte del veleno liv 3]

00:20 Tenshi:
 Onde che si infrangono, una dopo l'altra, ai piedi del promontorio. E' come se segnassero lo scorrere del tempo. Inesorabile. Lento. Poi veloce. Soggettivo. Una giornata può volare via, senza riuscire a trattenerla. E poi, un'ora può somigliare ad un intero anno. Quella notte scorre lenta. Non perché la rosata sia annoiata. Quanto piuttosto perché si sta godendo quell'aria. Si sta godendo quella luna piena. Si sta godendo quella nebbia, che la avvolge completamente. Che le accarezza la pelle, come se fosse un amante. Nebbia che ormai fa parte di lei. Eppure, Kiri non le piaceva proprio a causa di quell'elemento naturale. Ma adesso la apprezza, come se fosse l'unica cosa da poter fare. E la sconosciuta accanto a lei sussurra anch'essa un nome. Come se entrambe, in quel luogo buio, stessero cercando qualcuno. Senza trovarlo. Ed adesso le iridi blu si poggiano sul volto di lei, osservandone i lineamenti. Osservando quello sguardo apatico ed eterocromatico. Sembrerebbe una donna che ha una storia da raccontare. Ma nessun sentimento da esprimere. Un po' come la genin, che ha quasi totalmente ucciso i propri sentimenti. Niente più felicità. Niente tristezza. Solo rabbia. Avidità. Perfidia. Questo è tutto ciò che la compone. E le sta bene così. Perché non vuole farsi più distruggere dalle emozioni. Non vuole farsi più distruggere dai legami. Li ha tagliati. Li ha spezzati. Con le unghie. Con i denti. Adesso c'è solo lei. Lei e la sua oscurità. < Hai ragione. Pensavo di non trovare nessuno >. Ed invece, ha appena trovato una compagnia enigmatica. E quel mantello nero la spinge a voler sapere di più. La spinge a voler abbracciare la propria oscurità, con più fermezza. Con più veemenza. E la donna le mostra una parte di sé. Il motivo per cui, in quella notte di luna piena, si trova su quel promontorio. Lì, ha gettato le ceneri del suo passato. < Me stessa > risponderebbe a quella domanda, senza nessuna esitazione. Senza nessuna inclinazione particolare nel suo tono di voce. Lì, lei sta seppellendo Tenshi Senjuu. Lì, sta mettendo una volta per tutte fine alla vita di quella ragazza timida ragazza. Sta mettendo fine alle proprie paure. Alle proprie incertezze. Per poter ritornare alla vita. Per poter respirare quell'aria nuova. Per mettere una pietra sopra al suo passato. [Chakra on][equip lo stesso]

00:33 Kimi:
 Una ragazza strana quella che ha al suo fianco ora, ma forse proprio per questo l’aria tra le due rimane distesa, non potrebbe aver a che fare con una persona fin troppo canonica senza manifestare quella parte di lei che tanto adora ma che in quel momento di pacata riflessione non ha intenzione di assecondare. Accetta quello sguardo, la fissa con intensità come per scrutare oltre lo sguardo per comprendere e carpire preziose informazioni o semplicemente per placare una minima dose di curiosità, non è facile comprendere cosa spesso la spinga ad agire eppure resta lì ancora qualche istante, invadente forse. Silenzio che segue la sua dichiarazione, solo un gioco di sguardi che dura qualche istante ancora prima di andare a distaccarsi e lasciare che gli occhi tornino verso quell’orizzonte nascosto. Spettrale il tono che utilizza, non è macchiato da sentimenti come la compassione o la preoccupazione <oggi volevo prendermi un giorno di pausa> aggiunge subito dopo, la sicurezza con cui parla della morte, della morte che lei stessa dona ormai è un tratto instillato profondamente in lei che da sempre crede d’essere un demone mandato sulla terra con il solo scopo di portare distruzione e disperazione <se proprio ci tieni fai da sola comunque> la mano destra andrebbe ad indicare lo strapiombo davanti a loro, come a volerle suggerire il suicidio, non ha intenzione di muovere un solo dito per toglierle la vita, almeno per ora, chissà però se l’aspirante morta riuscirà a farle cambiare idea, mai dire mai eh. Le orecchie si concentrano sul rumore delle onde, il loro infrangersi contro gli scogli in quell’armoniosa e continua lotta che le caratterizza. Il vento le sfiora la pelle, lascia che le sue parole si perdano intorno a loro due, le muove i capelli che sfuggono da quel mantello, il veleno che scorre in lei le ricorda continuamente quanto sia piacevole essere così dannatamente pericolosi, chissà come reagirebbe l’altra ad una sua semplice carezza, pensieri ed immagini che corrono veloce, non ha voglia di sforzarsi eppure è una ragazza decisamente interessante, o almeno lo è quello che le è appena stato detto, sembra essersi distaccata dal mondo, non sente sentimenti in quella voce e questo non può che attrarla <tu credi negli Shinigami?> domanda lasciando che a quelle parole facciano seguito, qualche secondo dopo, i suoi occhi. Il movimento è estremamente lento ma poco importa, resta lì a svettare in piedi oltre la figura di Tenshi, di quella sconosciuta che ha incrociato il suo cammino in una notte di riflessioni e riposo[chk on][arte del veleno liv 3]

15:03 Tenshi:
 Gli sguardi si incrociano e si riflettono, come e volersi studiare a vicenda. Come a volerne capire di più. Probabilmente, tempo prima, non sarebbe riuscita a sostenere lo sguardo altrui. Sarebbe andata nel panico, abbassando il capo, cercando di evitare quegli occhi eterocromatici. Ma adesso quella timidezza è stata sepolta. Di quella ragazza di nome Tenshi, non rimane altro che quei capelli rosa, unica cosa che la tiene ancora legata al suo passato. Perché le permettono di stare con i piedi per terra. Le ricordano quanto sia stato stupido il suo atteggiamento. Quanto sia stato stupido aver avuto paura del futuro, pur sapendo di doverlo affrontare, in un modo o nell'altro. Quanto sia stato stupido aver avuto paura di quella guerra che tutt'ora il mondo ninja combatte. Perché essa non può fare altro che migliorarla. E se proprio dovesse morire per mano del nemico, significherebbe che non è mai stata abbastanza forte. E, in quel caso, si meriterebbe di fare quella fine. Non c'è un futuro prosperoso in cui sperare. In fondo, lo ha sempre saputo. La vita è un gioco in cui solo i più forti sopravvivono. Non c'è giusto o sbagliato. Non c'è male o bene. Ci sei solo tu. E puoi decidere se essere debole o essere forte. Ma la debolezza ti uccide. I deboli meritano di morire. E lei, quella notte, giù al faro, ha scelto la via della sopravvivenza. Ha scelto di essere forte. Per se stessa. E per nessun altro. < Un giorno di pausa dalla vita? >. Una risposta a tono, neanche troppo ironica. Un giorno, per mettere in pausa il tempo che scorre. Per guardare la propria vita come mille immagini ferme. Per ripensare alle scelte che ti hanno portato su questo promontorio. Per ripensare ai legami tranciati. Per ripensare al tempo passato. E per seppellirlo. Lì, tra quelle rocce aride. E la sconosciuta indicherebbe lo strampiombo, sotto i piedi della rosata. E lei, di rimando, semplicemente andrebbe a chiudere gli occhi. E ad allargare le braccia. E respira. Respira quell'aria nuova. Respira quell'oscurità della notte. Il lieve vento le carezza la pelle e le scosta i capelli. Quello, è il suo angolo di libertà. Quel posto è la tomba in cui seppellire Tenshi. E, per qualche secondo, starebbe così, assaporando quegli attimi di immensità. Poi, le mani tornerebbero al suolo e gli occhi si riaprirebbero, tornando a riflettere il cielo stellato. < Io ho già ucciso Tenshi Senjuu > un sussurro, mentre guarda ancora la strapiombo. Le sue parole sono di certo fraintendibili, per chi non la conosce. Ma, per lei, valgono quanto tutta la sua intera vita. Perché ha deciso di aprire quegli occhi. Ha deciso di guardare la realtà che la circonda. Ha deciso di intraprendere un'altra strada: quella della rinascita. Altre parole arrivano alle orecchie della genin. Parole che rendono quella sconosciuta ancor più interessante. Perché parla della morte come se niente fosse. Ed è di questo che la rosata, in quel momento ha bisogno. Subito dopo, occhi, puntati ancora sulla figura della rosata. < Io credo che siamo noi stessi shinigami >. Osserva quegli occhi, apatici, bui. Loro sono portatori di morte. Perché non c'è una persona buona o una persona malvagia. Non c'è un ninja che combatte per la giustizia o per il male. Perché, qualunque strada si scelga, ucciderà comunque. Nessuno frena i suoi istinti davanti al nemico. < Sei una portatrice di morte? > una domanda che si perde nel vento, mentre la sua interlocutrice svetta ancora in piedi a qualche metro da lei. [Chakra on][equip lo stesso]

15:16 Kimi:
 Ascolta le parole di quella ragazza, di quella sconosciuta a cui ha deciso di dedicare del tempo, non tanto per ascoltarla ma per lasciare che attraverso i suoi pensieri e le sue parole anche lei riesca a riflettere con più calma sul percorso che sta intraprendendo, non dubita della sua scelta, l’essersi liberata è la cosa migliore che abbia mai fatto eppure si ritrova a sentire il bisogno di prendersi una pausa da ciò che è per guardarsi alle spalle e orientarsi al futuro così da non rischiare di ricadere in quegli schemi che l’hanno, più di una volta, trascinata verso il fondo <una pausa dal mio compito> replica lei, il tono monocorde, replica con la stessa serietà con cui ha discusso fin ora, senza preoccuparsi di nominare quell’evento di cui si è sempre circondata, nella morte è nata, dalla morte è stata formata come combattente e in essa ha trovato l’amante perfetta. Il vento fa da cornice a tutto questo, la nebbia e il rumore dell’acqua danno a quel luogo, ormai immerso nella notte, un’aria così spettare da risultare per lei pura poesia, il luogo in cui sentirsi a proprio agio lì dove può sentire la sofferenza altrui senza essere costretta a farsi ferire dalle urla, senza essere costretta ad aver a che fare anche con il sudicio della disperazione e delle anime vaganti, solo un lontano senso di incombenza che le permette di respirare a pieni polmoni, aria fresca e pulita per lei. Si parla di una persona uccisa <e la stai seppellendo qui> non è una domanda, ma un’affermazione che va a legarsi con le parole da lei precedentemente espresse, collega i due fattori senza perdersi in ulteriori discorsi inutili, prende semplicemente atto del significato non letterale del discorso iniziato poco prima, un certo senso di sollievo la raggiunge davanti all’evidenza di non doversi mettere a lavoro per accontentarla <oh io sono la morte> torna ad osservarla, sorride appena senza mostrare però sentimenti, un sorriso che si allunga e si dipinge sul suo volto ma che con sé non porta alcun sentimento di allegria o felicità, un dato di fatto, una semplice constatazione di quello che per lei è un dato di fatto, sa d’essere un emissario degli inferi da tanto di quel tempo che ormai è un dato scontato per lei <vuoi forse camminare anche tu su questa strada?> domanda quindi. Persino legarsi al suo compito da demone è in un certo senso una catena, un legame che ancora non ha reciso, poter però risplendere davvero decidendo sempre e solo lei come atteggiarsi e come portare la disperazione la porterebbe un passo più avanti rispetto all’essere quel che il destino ha sempre provato a negare, condividere quel compito con una seconda mietitrice potrebbe funzionare, infondo la donna è umana sì e se anche dovesse morire per aver deciso di camminarle al fianco non le cambierebbe molto, tutti prima o poi smettono di vivere

15:43 Tenshi:
 Quella è la vita. Prima o poi viene stroncata. Prima o poi ti conduce alla morte. E tu, nell'arco di tempo precedente ad essa, non puoi fare altro che sopravvivere. Ed uccidere. Uccidere gli altri, per salvare te stessa. E' uno scambio equo per mantenere l'equilibrio del mondo. In un duello, solo una persona sopravvive. La più forte. Per questo vuole migliorarsi. Sempre di più. Per essere pronta ad uccidere. Ed allungare la propria vita. Giusta o sbagliata che sia, quella è la decisione che ha preso. I suoi pensieri sono forti, come non lo sono mai stati prima. Perché nell'oscurità, ha trovato il proprio castello. E le due non si fanno problemi a parlare di tutto questo. Perché, in fondo, la vita non è altro che morte. La gente attorno a te muore e tu non puoi far altro che sopravvivere, spegnendo i sentimenti. Assaporando quella vita nella sua interezza. Cogliendone solo i piaceri, come quel vento sulla pelle. O come un jutsu mortale che uccide il tuo nemico. < Qual è il tuo compito in questa vita? > un'altra domanda, riallacciandosi al discorso precedente. Se ognuno ha un proprio compito, un proprio ruolo nel mondo, qual è quello della rosata? Lei, questo, ancora deve scoprirlo. Per il momento, non può far altro che prendere la vita come viene. E viverla. Senza pensare alle sofferenze. Senza pensare alla morte. Perché essa non la spaventa. Non più. Il rumore delle onde è come la melodia che fa da sfondo a quella notte di luna piena. Il vento, invece, è la culla. E lei, in quel cielo stellato, vi si potrebbe perdere. Potrebbe abbracciarlo e farlo suo. Come quel buio. Come quell'oscurità. Come Yami. Un'affermazione, poi, da parte della donna, che sembra aver colto il filo dei pensieri e delle parole della genin. < E' così >. La sta seppellendo lì, per porre fine alla sua vita, una volta per tutte. Per non lasciarsi nuovamente trascinare nel baratro dei sentimenti. Delle emozioni. Dei legami. Perché tutto ciò, prima o poi, ti distrugge. Ti uccide, lentamente. Come quella bontà che aveva fatto svanire Norita nel nulla. Come quella tristezza che aveva portato Yosai ad abbandonare tutto. Come quelle lacrime che aveva visto sul volto di Onosuke, quando gli ha detto addio. Tutto questo, ti divora. E poi, altre parole da parte della sconosciuta. Parole serie e scure, che portano la rosata a voler avvicinarsi a lei. Parole seguite da un sorriso, che non lascia trasparire nulla. Ma sul volto della rosata, si disegna un mezzo sorriso sadico, mentre gli occhi brillano, riflettendo la luce della luna. E la osserva. Osserva quel velo di apatia di cui la sconosciuta si serve. E, mostrando i canini affilati, andrebbe a ripetere le parole che Kioshi, quella notte, aveva detto proprio a lei. < Io sono l'oscurità >. Lei è il buio. Lei è Yami. Ed ogni giorno, ad ogni nuovo incontro, quell'oscurità si accresce. E la avvolge, come un manto. < Ho già deciso di percorrere questa strada. Perché voglio sopravvivere >. Una teoria sadica sulla vita. Una giostra infernale, caratterizzata da sangue. E morte. Lentamente si alza, aiutandosi con le braccia e poi facendo leva sulle proprie gambe. E si avvicina, con passo cadenzato, alla sconosciuta, come se ormai conoscerla fosse l'unica cosa possibile. E si ritroverebbe a qualche centimetro da lei. Lo sguardo blu notte fisso su quello eterocromatico dell'interlocutrice. < Morte, mostrami di cosa sei capace >. Un invito. Un invito che può essere colto dall'altra come più preferisce. [Chakra on][equip lo stesso]

16:05 Kimi:
 Non sa se la ragazza sia semplicemente stupida o più simile a lei di quanto avrebbe mai immaginato, il che probabilmente si potrebbe comunque leggere come segno di stupidità. L’altra la incalza, domande importanti forse quelle che le vengono poste <il mio compito è spezzare le vite, non per merito o demerito, il mondo dei morti ha sempre bisogno di nuove anime> non c’è molto da dire in merito, non ha mai ucciso seguendo uno schema preciso, no lei uccide e basta a prescindere dal luogo, il momento o la necessità. Non aggiunge altro e si limita a ruotare il copro quel tanto che le basta per andare a donarle il busto, così da potersi farsi guardare nella sua interezza, quella pelle nuda e cadaverica, quella perfezione finta di cui si è ricoperta. L’altra però si avvicina e la osserva in questi istanti mentre le parole sopraggiungono alle sue orecchie solleticandola, sorride appena questa volta, u rivelando un sano divertimento, ehm sano?. Da sempre usa il veleno per imporsi, per legittimare le sue parole e ora trova persona che addirittura le chiede di farlo, che sembra bramare un suo tocco tanto da decidere di ridurre le distanze con il suo corpo <se vuoi morire ti ho già detto di buttarti> replica fredda lei senza però farsi sfuggire quell’occasione, l’altra è sempre più vicina a lei, sorride in sua direzione mostrando il canino, riconosce quello sguardo e quella bramosia, l’ha sempre avuta anche lei per questo non si fida completamente eppure non riesce a non sentire al tentazione scorrerle sotto la pelle <se è il bacio della morte che vuoi invece…> lascerebbe cadere la frase, lasciando che le parole si perdano intorno a loro due, riducendole ad un mero sussurro. Vorrebbe ricambiare quell’avvicinamento con pochi movimenti: il volto che va ad inclinarsi verso di lei, il busto che si sporge avanti quel poco che le serve per lasciare che i loro volti si trovino a qualche centimetro di distanza. La fissa mentre le sue labbra vorrebbero avvicinarsi a quelle della ragazza, gli occhi che non smettono di puntarsi in colei che si è appena proclamata come oscurità. Il tempo lo vorrebbe rallentare così che l’altra possa godersi ogni singolo istante, ogni singolo movimento di quel volto pallido e freddo, di quelle labbra sottile e rosee, labbra che ora vorrebbero solo posarsi delicatamente su quelle di lei. Lascia che la pelle entri in contatto, lascia che con quel bacio l’altra possa percepire il veleno, la sensazione della propria vita che ti abbandona. Veleno tossico che verrebbe veicolato attraverso il chakra e il contatto fisico tra le due. Un semplice bacio a stampo, delicato e libero da qualsivoglia bramosia ma per lei importante, un momento in cui il corpo stesso risponde all’eccitazione di quel momento di incertezza, cosa vedrà negli occhi della rosa? Cosa scorgerà in lei? Non lo sa ancora ed è per questo che ogni sua cellula freme. Esita appena sul volto dell’altra per poi andare a raddrizzare nuovamente la schiena e staccarsi da lei, si umetterebbe appena le labbra dopo aver compiuto quel gesto, forse dovrebbe smetterla di baciare la gente comunque. Gli occhi quasi lascivi sono pronti a godersi lo spettacolo, mostra ora interesse e attrazione non tanto verso il corpo e la ragazza, no verso ciò che accadrà ora. Nessuno se lo aspetta mai ed è così dannatamente eccitante poterli osservare mentre realizzano e comprendono quel che è appena successo [chk:91/95][arte del veleno liv 3-tossico]

16:45 Tenshi:
 Poche parole e pochi movimenti che legano le due in un gioco infernale senza fine. E' strano come la vita ti porti a fare certe conoscenze. Ed è strano come si inizi a mostrare interesse nei confronti di sconosciuti. Sconosciuti che sembrano riflettere la tua stessa anima. Scura. Buia. In cui ci si potrebbe perdere. In cui, se non si conosce la giusta strada, si potrebbe affogare. E quelle due anime nere, ti lascerebbero lì, a morire. Senza compiere nessun movimento per salvarti. Perché a loro non importa più. Perché adesso sono semplici shinigami. Tutto ciò che possono fare è ucciderti. < Credo che ci sia un certo equilibrio che va rispettato >. Per ogni vita spezzata, quella dell'uccisore si accresce. Uno scambio equo, che regge l'intero mondo. Che non lo porta alla rovina. < Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo uccidere >. Ma cosa si prova ad essere uccisi? Questo lei ancora non lo sa. E, lenta, s'avvicina verso la propria Morte. Come se volesse assaporarla. Come se volesse sentire l'unica cosa che ancora non ha provato. L'unica cosa che può ancora essere desiderata, in quel mondo sottosopra. E lei vi si fionda. A capofitto. Perché quell'oscurità vuole viverla appieno. Perché la sua vita ha un altro colore, adesso. Il nero. Il buio. E, a pochi centimetri dalla sconosciuta, ascolta le sue parole, senza replicare. Lasciando che ella mostri a lei la sua vera natura. Si lecca le labbra, con occhi che brillano, prima che la sconosciuta le mostri ciò che lei le ha chiesto. Kioshi glielo aveva detto. L'oscurità può essere sempre più buia. Ogni giorno di più. Ogni pensiero di più. Ogni passo di più. Perché nascondere questa bellezza? Perché nascondere il brio di questa vita? Perché nascondere l'adrenalina che l'oscurità può donarti? Ed attende. Attende che le parole altrui giungano a compimento. Ed ella si avvicina verso di lei, lenta. Il suo busto si sporge in avanti, il suo viso arriva a pochi centimetri da quello della rosata. E lei rilassa le labbra, guardando lo sguardo altrui che s'avvicina verso il proprio. Labbra che si sfiorano. Labbra che si toccano. Labbra che aderiscono completamente, le une sulle altre. E poi, l'essenza della vita. L'essenza della morte. Un veleno che brucia dentro, sempre di più. Occhi blu notte che si illuminano di una luce nuova. Quella dell'adrenalina. E vorrebbe schiuderle quelle labbra, per averne ancora. Per poter assaporare ancora quel momento, in cui tutto ha fine. Ma la sconosciuta si allontana da lei, senza darle modo di continuare. Le sue cellule, che piano vengono consumate dal veleno, sembrano apprezzarlo. Come se stessero vivendo l'ultimo attimo fuggevole della vita. Lo sguardo ancora una volta incrocia quello altrui. Quegli occhi blu notte fremono. Desiderano ancora il bacio della morte. [Chakra on][Ps 85][equip lo stesso]

16:59 Kimi:
 Quel bacio le toglie vita, le toglie l’essenza stessa che permette al corpo di muoversi e camminare eppure, nonostante lei di dichiari pronta a sopravvivere ora che la morte la tocca si riempie di vita, proprio nel momento in cui sta affogando apre le labbra come per soffocare più velocemente. Adrenalina che legge in quelle iridi, questa visione la pervade, sorride a lei mostrando quanto le piaccia ciò che vede. Ormai è passato troppo tempo da quando non si permetteva di godere di simili visioni, è tutto così bello da lasciarla semplicemente lì ad osservarla, forse qualcuno dovrebbe avvisare i Doku di che piacere si prova ad avvelenare il prossimo <la sopravvivenza è sopravvalutata> replica lei andando nuovamente a piegarsi verso quelle labbra socchiuse, miele per api. La fissa godendosi lo spettacolo dell’adrenalina che scorre negli occhi della Senju. Si avvicina al punto che l’altra possa sentire il suo respiro sulla pelle, possa percepire le sue stesse labbra ora così dannatamente vicine. Solo qualche notte prima vagava lì vicino, sul ponte, giocando con il dolore, negandoselo limitandosi a darsi un piccolo assaggio senza però procedere, privandosi di un profondo e bellissimo piacere ed ora pare far lo stesso gioco però con la ragazza. Si avvicina sì ma non torna a baciarla, vuole negarglielo e al contempo tentarla, sta lì semplicemente ad osservarla, divertita e piacevolmente interessata a quel che accade. Doveva essere una tranquilla serata di riflessione eppure si ritrova a sentirsi più viva che mai, più forte ed elettrizzata che mai, nulla come usare il suo stesso veleno la fa sentire così, forse nemmeno il dolore. Ma è una dura lotta <perché preservare la tua vita quando è così bello giocarci e rischiarla?> domanda ancora, retorico il suo tono mentre la osserva, non le sfuggono le sfumature della reazione della ragazza, le piace essere stata avvelenata ed è proprio per questo che le parla così da vicino, perché lei è la prima a mettersi in gioco e a rischiare la sua vita <non vuoi divertirti?> domanda lei andando ad avvicinarsi ulteriormente, tra loro, se Tenshi non si fosse allontanata, ci sarebbe ora solo un lieve strato di vento, elettricità statica in realtà l’attrazione che prova lei nel giocare così con la sconosciuta e il desiderio che ha letto nelle labbra schiuse dell’altra. Nulla le separa se non la volontà stessa di farla soffrire anche con la privazione[chk:91/95][arte del veleno liv 3-tossico]

17:20 Tenshi:
 La sente, la morte che scivola dentro di lei. Eppure, ne è rinvigorita. Perché non aveva mai provato quelle sensazioni prima d'ora. Non ha paura, perché in fondo il solo scopo della vita è la morte. O uccidi o vieni ucciso. Stavolta, è lei quella che sta per morire. E non le importa. Perché assapora ogni attimo di quell'oscurità che la circonda e le brucia le carni. Come se fosse un attimo di piacere assoluto. Piacere a cui abbandonarsi, per sempre. Si stenderebbe lì, lasciando che quel veleno scivoli ancora dentro di lei, fino a consumarla. La morte sarebbe l'apice della sua vita. E tutto si spegnerebbe, così come si è acceso. Quello, è il loro destino. E la sconosciuta si avvicina ancora verso di lei. Le proprie labbra si schiuderebbero, come a dirle che ne vuole ancora. Come a dirle che quel veleno, in quel momento, è la culla della sua vita. E lei si sta lasciando dondolare, come un pendolo, che punta alla vita, poi alla morte. Perché non si è mai sentita così viva come in quell'istante. E non si è mai sentita così vicina alla morte come in quel momento. Quello è il brio. Quello è ciò che da sempre stava cercando. L'adrenalina che ti scorre in corpo, come una droga. Che ti fa desiderare di compiere i gesti più folli, pur di averne di più. Sempre di più. Ma quel desiderio è destinato ad allungarsi in quel piccolo frammento di tempo, come congelato dall'arrestarsi altrui. Un desiderio che non viene appagato, che resta immobile, nell'aria. Aria tesa, tra le due, che lei vorrebbe spezzare. Vorrebbe piantare i propri canini su quelle labbra morbide, eppure sta ferma, quasi sospesa, fissando gli occhi della sconosciuta. < Ho sempre pensato che mi piacesse giocare con il fuoco >. Ed oggi ne ha avuto la conferma. Quel gioco che ti consuma, ma che allo stesso tempo ti dà una vita nuova. Come il giorno in cui ha bruciato il proprio passato ed ha accettato quella parte sopita di sé. Yami. Cosa è diventata? Oscurità. Portatrice di morte. E, allo stesso tempo, desiderosa dell'adrenalina mortale. < Solo adesso capisco che ho sempre avuto ragione >. Perché la vita è un gioco. E si può vivere solo di piaceri. Quel piacere che adesso è sospeso nell'aria, quasi come se fosse una tentazione diabolica. L'elettricità le avvolge completamente, in un gioco di tensione e di sguardi. E vorrebbe avvicinarsi verso di lei. Stavolta, se solo lei glielo permettesse, avvicinerebbe le proprie labbra verso le sue, nuovamente, per assaporare, un'ultima volta, il piacere della vita. [Chakra on][Ps 70][equip lo stesso]

17:37 Kimi:
 La osserva, come uno scultore andrebbe a guardare una sua creazione, la ascolta rapita ed interessata, quasi gelosa di quello sguardo che le piacerebbe avere in questo momento. Non è morte, non vuole uccidere e non si sprecherà per farlo ma al contempo non eviterà nemmeno all’altra di suicidarsi se è questo che vuole. Arretra appena con le labbra, mostrando il ghigno <non subito bambina> le viene spontaneo chiamarla così, come a rivedere una parte di sé stessa che ancora deve crescere e prendere davvero consapevolezza di ciò che significhi essere una Shinigami <prima non vuoi diventare quel fuoco?> le nega quel bacio spinta solo dalla stessa voglia di giocare che l’ha portata poco prima ad avvicinarsi e tentarla. Ora si solleva, si discosta di un metro da quella ragazza osservandola dall’alto in basso, ciò che le ha appena fatto è un regalo unico, forse proprio spinta da quel desiderio di condividere la strada e il compito con qualcuno le chiede ora di provare a ferirla, di colpirla e lasciare che anche lei possa godere delle stesse sensazioni. Il piacere che arriva a lei non è semplice adrenalina è la risposta di un corpo colpito con violenza sin dalla sua nascita, un corpo che per non soccombere al dolore l’ha trasformato in puro e semplice piacere, no non va a cercarsela è un lato di sé che tiene nascosto ai più, sa fin troppo bene quanto sarebbe facile approfittarsene, si priva di quella forma unica di godimento che è per lei la sofferenza fisica, ha smesso di vergognarsene eppure ora lo vuole, lo brama proprio come l’altra sembri bramare il suo stesso veleno. La destra si alza, il palmo rivolto verso il cielo, l’indice si piega andando a raggiungere la pelle della mano, si indica, la sta chiaramente invitando <non vuoi diventare anche tu morte?> sussurra queste parole, lasciando che il tono lasci ben comprendere con quali sentimenti si stia muovendo <non vuoi di più> una pausa <Oscurità> così la chiama per come l’altra stessa si è presentata, così come accetta di sentirsi chiamare Morte al contempo ricambia quel favore definendola semplicemente così. Un incontro interessante quello che sta trascendendo la sua poca razionalità e la sta semplicemente portando a tirar fuori quello che è, il divertimento che la caratterizza. Non un’amica, non un’amante ma un’anima da convincere, qualcuno con cui condividere quel dovere che a volte rischia di annoiarla ed incastrarla, solo liberandosi da esso e tenendo per sé il mero divertimento potrà davvero realizzarsi, sapere che lì fuori ci sarà qualcuno disposto ad mietere vittime per le sue amate sorelle le permetterà di godersi di più il tempo libero. Attende quindi con la mano testa in avanti, attende d’essere ferita prima di avvelenare ancora, attende che lei di dimostri degna di quel bacio o forse si limita ad ingannarla per ottenere solo ciò che vuole: il dolore [chk:91/95][arte del veleno liv 3-tossico]

18:03 Tenshi:
 Il desiderio viene stroncato. Il secondo bacio della morte le viene privato. Eppure, non s'arrabbia. Sente solo crescere dentro di sé l'eccitazione, come se quella situazione fosse una delle più potenti droghe mai create. La lingua va a leccare nuovamente le proprie labbra, mostrando ancora i canini affilati, pronti a piantarsi su quella carne e a prendere un'altra dose di quel veleno mortale. Diventare lei stessa il fuoco. Quel fuoco che brucia tutto. Indistintamente. Quel fuoco con cui continua a giocare. Una nuova parte da aggiungere a sé, come se fosse una bambola componibile. < Voglio bruciare >. Come il suo passato. Come i suoi legami. Vuole portare quel fuoco nella sua oscurità. E bruciare ciò che di puro è rimasto nella sua anima. Cosicché non ne rimanga solo cenere. La sconosciuta si solleva, allontanando il volto dal proprio. E l'eccitazione cresce ancora dentro di lei. E di nuovo mostra un sorriso sadico, contornato da uno sguardo affilato, che adesso guarda l'interlocutrice come se fosse la sua preda. E la rosata è la leonessa, che non aspetta altro che strapparle via quella carne a morsi. Un incontro speciale. Un incontro tra due anime nere. Un incontro sadico, che mostra quanto, in realtà, faccia male vivere in quel mondo. Un incontro che porta entrambe a giocare con l'altra. Una giostra mortale. Ed adesso lei tende la propria mano verso la genin, invitandola silenziosamente a fare di lei ciò che vuole. A ridarle ciò che lei le ha appena donato. Ed il piacere di dare dolore, in quel momento la pervade, più forte del ricevere. Entrambe desiderano farsi male a vicenda. Entrambe, desiderano ricevere dolore. E tutto ciò che risponderebbe è < L'oscurità può essere sempre più buia >. Ed il suo volto assume un'espressione quasi simile a quella di una folle. Le labbra si distendono in un sorriso che sa di malvagio. Gli occhi si assottigliano in due fessure. Il capo viene leggermente inclinato verso la spalla sinistra, mentre osserva, da quella prospettiva, la mano della sconosciuta. Mano che non è così appetibile. Perché adesso lo sguardo si sofferma su qualcos'altro. Il petto scoperto, niveo, proprio sopra la scollatura del top che la sconosciuta indossa. Ciò che la rosata vorrebbe fare adesso è attivare il proprio Chakra medico. La prima cosa da fare è cercare le due energie che compongono il Chakra ed estrapolare solamente l'energia fisica. Si concentrerebbe sulle proprie cellule, immaginandole come una connessione infinita di parti. In ognuna di esse scorrerebbe un grande flusso chiaro, il Chakra. Esso scorrerebbe velocemente, senza fermarsi mai, in ogni cellula, in ogni connessione, da ogni parte. La parte difficile viene adesso: deve cercare di distinguere le due forze precedentemente unite. Cercherebbe di delineare più chiaramente quel flusso chiaro. All'interno di esso, nonostante il chiarore emanato, noterebbe due colori, lievi: uno rosso, l'altro blu. Immaginerebbe di scavare più a fondo, di essere un tutt'uno con quel grande fiume: ecco che qui distinguerebbe chiaramente i due colori, più vividi adesso. Cercherebbe di tirare fuori parte del filamento di colore blu, ovvero quello che simboleggia la forza fisica. Rinvierebbe la parte della forza fisica prelevata verso la propria mano destra. Tutte le dita, tranne indice e medio, verrebbero piegate. Le due invece rimaste dritte, si unirebbero, con forza. E si sposterebbe verso di lei, andando a puntare quelle due dita contro il petto dell'interlocutrice. Ciò che vorrebbe fare, è un taglio netto, che parte dall'attaccatura del collo, al quale è legato il mantello nero, e che arriva, obliquo, fin sopra il seno destro. Un attimo di follia. Un attimo di piacere. Un attimo di oscurità. Yami. [Chakra 24/30][bisturi di chakra mantenuto per tutto il turno][ps 55][equip lo stesso]

18:17 Kimi:
 La ragazza pare seguire il suo consiglio, accettare ciò che lei ha appena richiesto ed è per questo che scatta verso il suo petto. Vuole essere ferita ma se vedesse il colpo puntare verso il collo andrebbe a muoversi fulminea non per fuggire ma per cercare di limitare in qualche modo il danno. Infatti, quello che vorrebbe fare sarebbe arretrare lasciando che il peso del corpo venga buttato tutto indietro, la schiena che si inarca poco prima che il piede sinistro venga spostato per darle un appoggio sicuro e lei possa evitare di cadere. Se fosse riuscita ora il destro andrebbe a raggiungere il gemello arretrando, all’ultimo, di quel singolo passo che dovrebbe permetterle di sentire sì il bruciare per via del colpo ma evitare che il suo collo vada a ferirsi gravemente. L’unica altro Goryo che conosce in questo momento non si trova a Kiri, sarebbe ben poco saggio farsi tagliare la testa. Se il piano fosse andato effettivamente come da lei previsto il mantello verrebbe reciso, cadendo quindi alle sue spalle e rivelando anche la frangia piegata all’indietro sul capo. Similmente il sangue velenoso ora dovrebbe andare a scorrere lungo il suo corpo, palesarsi e donarle la sensazione che stava ricercando. Il piacere sostituisce immediatamente il dolore della ferita, l’iniziale bruciore che viene accolto con gioia e i suoi occhi semplicemente vanno ad inebriarsi della situazione. Non va a tamponarla o a cercare di sistemare in qualche maniera, solo sorride lasciando che tutto questo la pervada, la lasci semplicemente estasiata, un sospiro sfugge dalle sue labbra, un sospiro di piacere. Il labbro inferiore verrebbe quindi morso appena dai candidi denti, non trattiene quel che le sta succedendo, anzi lo mostra, non è adrenalina in lei, non è quel sentimento a renderla dipendente dal dolore ma alla fine il risultato è lo stesso <Saresti una degna compagna> sussurra quindi lei andando semplicemente ad osservarla. La man destra andrebbe ora sulla ferita, l’indice che vien bagnato nel sangue mentre il semplice toccarsi amplia la sensazione da lei provata, il dito verrebbe quindi portato alla bocca così da andare a succhiare e bere il suo stesso sangue, fissa la piccola Oscurità davanti a lei, si muove per insegnarle qualcosa <bevi se ne vuoi ancora> e con questo, mentre l’indice della mano destra viene sfilato dalle labbra, le braccia si allargano così da permetterle di avvicinarsi e le volesse bagnare la propria bocca su quel sangue velenoso che lei stessa ha fatto scorrere. Gli occhi però non perdono mai di vista la mano dell’altra, è stata colpita e si è fatta colpire da essa ma non è disposta a farsi uccidere solo per un gioco di cui si sta illudendo di avere il comando[chk:91/95][arte del veleno liv 3-tossico]

18:42 Tenshi:
 La sconosciuta si sposta lievemente, per evitare che il bisturi le taglia il collo. A quel punto, la rosata immaginerebbe che voglia evitare del tutto quell'attacco. E invece lo riceve, proprio sul petto, anche se più superficialmente. Sente il bisturi aprire una ferita in quelle carni nivee. E gli occhi si sgranano. Ed il sorriso s'allarga, alla visione della sua opera finale. Il sangue scorre lieve da quella piccola ferita. E lei lo osserva, allontanando la propria mano dall'interlocutrice. E mentre sta lì a guardare, con occhi che brillano nel buio, proverebbe a ritirare il proprio chakra medico. Andrebbe a ricongiungere la forza fisica che era stata espulsa, quel filamento blu, alla forza spirituale. Il bisturi scomparirebbe istantaneamente dalle due dita. La mano verrebbe nuovamente aperta. In lei il piacere di dare. Nell'altra il piacere di ricevere. Ogni singola cellula del proprio corpo è eccitata da quella grandissima scarica di adrenalina. Ed osserva ancora come il piacere sorra nell'altra. Ne osserva il sorriso, ne osserva le labbra, che poi vengono morse dalla dentatura candida. < Permettimi di diventare la tua compagna di morte > un sibilo, con un'inclinazione sadica nel tono. Poi, ella va ad allargare le proprie braccia, come ad invitarla di prenderne ancora. Proprio adesso che sente l'effetto di quel veleno inebriante sparire, l'altra la invita a fare proprio quel sangue che scorre. < Morte, oggi io non morirò >. E si ferma, solamente, a guardare ancora quella ferita. Come se ne fosse inebriata, ancora. Come se quel sangue fosse la visione più alta mai avuta in vita. < Voglio continuare a portare oscurità in questo mondo ancora per un po' > concluderebbe infine. Per oggi, le basta quell'ondata di adrenalina. Perché ha appena scoperto quanto piacere possa dare la morte. E non sprecherà la possibilità di portare quel piacere a chiunque. < Noi ci rincontreremo > è tutto ciò che direbbe alla fine, rivolgendole un ultimo sorriso sadico. E' come se le avesse appena fatto una promessa. Come se volesse dirle che quando avrà bisogno di lei, la rosata ci sarà. Ma non per consolarla o alleviare i suoi dolori. Quanto più per accrescerli. E farsi del male ancora una volta, come se fosse l'ultima. Un cenno del capo, per poi voltarsi, se le fosse concesso, ed allontanarsi nel buio. [END]

Kimi e Tenshi si incontrano in una notte di luna piena sull'Isola Nera. La prima si presenta come Morte, la seconda come Oscurità. Finiscono per farsi del male a vicenda per puro piacere.