{La Pura e il Perfetto}

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  [Quartiere Uchiha | Bordo della strada] Dodici anni sono passati. Dodici anni lontano da quei palazzi, da quei luoghi, da quei ricordi che ogni singolo angolo di quelle ormai polverose strade sembrano rievocare come sbiadite ombre sulle mura non più abitate. Dodici anni in cui l’assoluto distacco da quel mondo l’ha aiutata a sopire un passato che, se avesse agito diversamente, l’avrebbe ormai logorata sino a perdere la ragione congiungendo gli estremi di quel circolo che l’avrebbero ricondotta infine al percorso di suo fratello. Nessuno ha saputo chi fosse, nel lontano luogo in cui ha scelto di ritirarsi; nessuno che potesse guardare il suo viso con quello stupore tipico di chi riconosce il volto di un supremo tiranno in una allora giovane shinobi. Eppure, ora, è di nuovo li. Non sono importanti i mesi di riflessione che hanno preceduto questa scelta; non lo sono neppure i giorni di attento studio della nuova Oto prima di provare a recarsi al suo interno. Lo sarebbe forse la statica figura di Ekazu, ancora in attesa ai cancelli, ma di questo, la special jounin, attualmente è ignara. Quello che importa è che ora, Hanabi Uchiha, è tornata ad Oto. Un nero mantello senza alcuna trama ne copre interamente la figura, mantello che, ad ogni cauto silenzioso passo, sembra ondeggiare con una lentezza surreale, quasi i lembi di stoffa si trovassero sott’acqua. Unico dettaglio visibile del suo abbigliamento, dei pantaloni neri da allenamento infilati nei consueti calzari ninja. Anche il viso, sarebbe quasi del tutto oscurato dall’ombra del cappuccio, tirato a coprire gli occhi grigi dal taglio affilato, ornati di folte ciglia, ai limiti necessari per non occluderne l’attenta e guardinga visibilità. Una sciarpa logora a nasconderle le labbra sino al naso, cosi che solamente alcune delle corte e irregolari ciocche corvine possano sbucare ribelli ai lati del volto, attualmente non riconoscibile. Si muove lentamente e con circospezione costeggiando il perimetro della strada, ogni passo che al massimo delle proprie capacità tenterebbe di non turbare il silenzio del quartiere fantasma. Cerca di rimanere nell’ombra nonostante la luna irradi una pallida luce su quei quartieri una volta cosi familiari, i sensi in costante allerta. Cosa stia cercando? Forse nemmeno la Pura sa dare una risposta. Tuttavia continua a muoversi, vagando senza un’apparente meta tra i frammenti di un passato a cui, per quanto lontano ancora appartiene, il leggero tintinnare del porta kunai legato alle cosce ad accomparla. {Chakra ON}

00:05 Kioshi:
 Il viaggio è stato lungo dal Villaggio delle Nebbia a qui. Nessun ostacolo si è opposto a questo improvviso spostamento però e dunque la tabella di marcia è stata rispettata. Una barca per attraversare il mare e, successivamente, una lunga camminata hanno portato il Capo Clan degli Uchiha a giungere ai piedi di ciò che ora si mostra i suoi occhi. Il vento soffia su di lui scomponendo quella capigliatura all'apparenza perfetta e il mantello si lascia trascinare da quella corrente d'aria. Il corpo del jonin viene scoperto da quella folata mostrando il suo vestiario in maniera completa. Il busto indossa una camicia di color grigio scuro con un colletto alla koreana con sopra un gilet, chiuso da due bottoni presenti all'altezza dell'addome, di una tonalità molto più chiara rispetto alla precedente. Nella parte inferiore, invece, l'Uchiha porta un paio di pantaloni di color nero che arrivano a metà della tibia. Il resto dell'arto viene coperto da uno stivale del medesimo colore che si stringe aderente fino alla gamba di lui. Il mantello è mantenuto addosso tramite un gancio, appena sotto il collo. Kioshi è lì, dunque. Il suo corpo, immobile sopra la cima di un monte, è rivolto verso il Villaggio del Suono. <Otogakure..> Quanto tempo, eh? I brividi percorrono la pelle della schiena tracciando in maniera nitida la colonna vertebrale. Le iridi scure riflettono quelle mura al suo interno. Una strana sensazione pervade il suo corpo. Kioshi è cosciente del fatto che può riportare il Villaggio al potere di un tempo. I meccanismi sono stati messi tutti in atto. Ora è tempo di iniziare a fare sul serio. Prima di tutto questo però, Kioshi ha deciso di tornare in quel luogo dove forse ha toccato il punto più basso della sua vita. I suoi passi veloci lo portano a muoversi all'interno delle mura senza essere visto avvicinandosi in modo celato ai possibili occhi che osservano il Villaggio. E finalmente Kioshi arriva dove la sua esistenza lo ha quasi trascinato senza che lui se ne rendesse conto: i Quartiere del Clan Uchiha. Anni fa, il jonin era stato qui per ricordare i momenti vissuti insieme al defunto Arima. Quel giorno, la sua anima aveva toccato il fondo con il rischio di non tornare più in superficie. Oggi Kioshi torna qui come una persona totalmente diversa. I suoi passi rallentano adesso e il ragazzo cammina in quelle vie deserte. Gli occhi osservano intorno a lui. Tutto è rimasto come lo aveva lasciato quel lontano mattino. Ci vuole un attimo, però, perchè il suo cuore sussulti e Kioshi blocchi istintivamente il suo corpo. Le iridi scure si posano su una figura di schiena. I suoi piedi provano ad essere il più silenziosi possibili ma la distanza sembra ravvicinata per non essere sentito. Il respiro rallenta. Gli occhi non si spostano da quella persona coperta da un mantello. Il jonin non può vedere chi è. Può soltanto sperare non sia qualcuno che debba uccidere per evitare di essere scoperto. [chk on]

00:39 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] Un passo, un altro. Attorno a lei l’assoluto silenzio fatta eccezione per qualche debole fruscio di vento, incanalatosi tra quei muri pregni di ricordi. I laboratori. Quanti anni ha trascorso in quei luoghi? Quante urla, risate, scontri hanno preso vita in quegli stessi luoghi ora abbandonati alla solitudine? < … > Le labbra sottili si stringono appena, quasi trattenessero parole che non verranno mai dette. Un debole sospiro. Era convinta sarebbe stato facile, una volta li. Era convinta che dopo dodici anni quel passato non sarebbe stato altro che un’ombra inoffensiva e priva di alcuna emozione viva; ma non è cosi. La corrispondenza con Ekazu era stata chiara – circa – eppure, vedere quei palazzi, quel quartiere ora cosi vuoto e desolato rievoca un qualcosa che dovrebbe essere definitivamente sopito. Continua a muoversi, silente, gli occhietti che guardinghi studierebbero ogni singolo dettaglio attorno a se; avrebbe quasi raggiunto le porte sigillate dei Laboratori, quando all’improvviso un rumore differente da qualsiasi altro dovuto al contesto non irrompe come una nota scordata in quella melodia ambientale. E’ un attimo. Come un velo gelido che progressivamente aderisce alla schiena l’allerta muta in consapevolezza: qualcuno è li. Ma non è che un attimo: con uno scatto al massimo della propria agilità andrebbe a voltarsi di scatto, i lembi del mantello a smuoversi ipnoticamente quasi uno spettro. Il piede sinistro a strusciare indietro assestando il baricentro in una posizione pronta ad un’eventuale scontro. Le mani sotto il mantello a prepararsi contemporaneamente in una guardia pronta ad adeguarsi ad un’offensiva o difensiva. Non ha idea di chi sia, non ha idea delle sue intenzioni; quello che sa è che lei non dovrebbe essere li. Non sono che brevissimi istanti, il tutto si svolgerebbe in un secondo, cosi come in quello stesso secondo gli occhi della Pura tenterebbero di individuare la fonte di quel suono. E ancora, non è che un attimo. Un lunghissimo, profondo attimo. La figura ammantata poco distante. I suoi vestiti. Il suo portamento. I suoi capelli. Il suo viso < ..! > … il tempo sembra fermarsi. Una corrente gelida a diramarsi per il suo torace come una morsa che progressivamente sembra soffocarle il respiro. Quel viso < .. no > un muto labbiale senza alcun suono invisibile sotto la sciarpa. Gli occhietti grigi che andrebbero a sgranarsi. Non è possibile. Il capo trema in un impercettibile diniego dell’inconscio. Non può essere. Il battito inizia ad accellerare, il respiro si accorcia. Non può essere lui. Ogni arto è irrigidito, la mente sembra incapace di realizzare. Non può essere lui. Tutti quegli anni di distanza sembrano andare in frantumi come un delicato e precario cristallo. Non riesce a respirare < … > le pupille a dilatarsi, specchiandosi in incubi di un incubo ora presente < … > Tenta di calmarsi. Deve, DEVE riflettere. Non può essere lui. Resta quindi immobile, incapace di proferire parola: l’unica cosa che sarà visibile a Kioshi, sarà una palese esitazione della figura in netto contrasto con la fluidità del movimenti precedenti. [Agilità 80]{Chakra ON}

01:07 Kioshi:
 Le suole degli stivali cercano di rallentare il moto del corpo attraverso l'attrito con il terreno. Il piede mancino scivola più avanti del gemello in quel rapido movimento effettuato appena l'ombra dell'altro figura entra nel suo raggio visivo. Sono i secondi ad essere importanti in queste situazioni, esatto. In quel lasso di tempo così piccolo, Kioshi potrebbe reagire in qualsiasi modo. Un eventuale attacco nei suoi confronti verrebbe contrapposto ad un'illusione nel minor tempo possibile. Un tentativo nel chiamar rinforzi porterebbe l'Uchiha a muoversi alla massima della sua destrezza per togliere l'ultimo fiato di ossigeno a quella persona. Kioshi deve evitare guai. Questo è certo. Lunghi respiri accompagnano questi secondi infiniti. La mente si rilassa per essere concentrata. I muscoli vengono irrorati dal chakra, pronti a contrarsi per qualsiasi tipo di reazione al movimento altrui. L'ossigeno riempie i polmoni del ragazzo fino alla massima capacità possibile. Le iridi nere e oscure dell'Uchiha osservano adesso quella figura. Il suo arresto su quel terreno viene udito dall'altro. Quella figura dal volto coperto scatta indietro allarmata dalla presenza del jonin. Lo sguardo di Kioshi rimane fisso su quei lineamenti ancora coperti. La reazione altrui è stata di difesa, non di attacco. Le braccia di lui sono distese lungo i fianchi. Il mento è alto. L'espressione è tenebrosa, cupa, come sempre. Kioshi si mostra in tutta la sua personalità. La paura non pervade le sue fibre muscolari. Il suo corpo rimane eretto, senza nessuna posizione di difesa. Pronto a muoversi e allo stesso tempo nella totale immobilità. L'aria viene espirata e i suoi polmoni si rilassano. I capelli di color corvino coprono in parte il suo occhio destro. Le labbra vengono mantenute serrate. Soltanto gli occhi si muovono in questo istante. Osservano quel corpo davanti a lui e Kioshi cerca di capire la mancanza di reazione nell'altro. Dopo quello scatto, lei si è bloccata e non ha più mosso un dito. <Decidi il nostro destino in fretta. Non ho tempo da perdere..> le labbra ora si schiudono lasciando che la voce profonda del ragazzo arrivi all'udito dell'altro. Un invito a scegliere cosa fare. Attaccare o essere attaccati. Se non ci sarà alcuna rivelazione che possa svoltare questo casuale incontro, il futuro non prevede alternative. Le spalle si sollevano in un lento movimento nel proferire quelle parole. Il suo viso è totalmente rilassato adesso, dopo il timore iniziale. Quell'assenza di reazione ha portato l'Uchiha a cercare un punto di attacco. In silenzio, adesso, osserva l'altro corpo. Ed aspetta, immobile. I secondi sono importanti. Ricorda. [chk on]

01:37 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] Il tempo sembra essersi fermato cosi come qualsiasi capacità di pensiero o azione, sospeso in un orrore impossibile da concepire per la Special Jounin. Continui dinieghi si sovrappongono alla sua razionalità, ad irrorarla di una paura primordiale. Il respiro è rotto, i muscoli ridigi. Calmati Hanabi. In quelli che per lei sembreranno interminabili minuti, ma che nel concreto non saranno che attimi più volte la razionalità tenterà di strapparla dalla morsa del caos. Rifletti: non può essere lui. Cerca di riprendere a respirare cercando una maturità che in passato non gli apparteneva. Lo studia, osserva il suo sollevare il mento con rilassata sicurezza. Sei cresciuta in un quartiere dove i cloni erano all’ordine del giorno, la somiglianza con LUI non è così impossibile da immaginare. Eppure, il di lui viso non sembra avere imperfezione alcuna rispetto al carnefice del suo passato. Gradualmente tenterebbe di educare il proprio respiro ad un ritmo regolare, la mente della Pura ad analizzare ossessivamente ogni possibile di lui dettaglio, quando ecco che la voce profonda di Kioshi taglia il silenzio come una gelida lama. Uno, due secondi di realizzazione. Qualcosa stona. LUI non avrebbe parlato cosi. Sasuke Uchiha, il suo tono di scherno, il suo deriderla... No. Sembra diverso. Nonostante quell’incredula somiglianza, qualcosa li distingue. Suo Fratello non le avrebbe mai parlato cosi. Che non l’abbia semplicemente riconosciuta? No, impossibile. Attaccarlo e scoprirlo? No, tutto quello che vuole è non attirare attenzione, e scatenare un combattimento nel bel mezzo di un quartiere che dovrebbe essere chiuso sembra proprio una bella stronzata, soprattutto considerato lo stile di combattimento tutt’altro che discreto della Special Jounin. Deglutisce, la mente che nonostante la tensione sembra ritrovare il controllo del corpo, dunque con voce fredda e fiera andrebbe a rispondere al Capo Clan < E chi ti dice che ne abbia io.. ? > una domanda secca e tagliente, il tono interrogativo nettamente smorzato da un tono orgoglioso e vagamente ironico. Con la destra andrebbe ad allentarsi leggermente la sciarpa cosi da scoprire le labbra sottili e dal taglio affilato seppur femminili. Lo osserva, lo testa. Ha bisogno di conferme. Ogni muscolo è pronto a scattare, il chakra che verrebbe incanalato negli arti. Non si fida, ma deve sapere < Chi sei > una domanda atona semplice e diretta < e che intenzioni hai > ora è lei a sollevare il mento, la testolina ad inclinarsi leggermente verso destra in un che di indagatorio. {Chakra ON}

02:23 Kioshi:
 Ancora secondi. Interminabili attimi che passano in quello sguardo che si incrocia. Le iridi nere si soffermano su quel che riesce a vedere nei suoi tratti visivi. Non è molto, quasi tutto sarebbe coperto da quella sciarpa indossata. Kioshi si sente osservato dall'altro in maniera dettagliata. L'altrui viso non stacca per un attimo il contatto da quello del jonin. Chi è questa persona? E perchè si trova qui, soprattutto? L'Uchiha continua a restare fermo. I piedi piantati sopra il terreno, pronti a spingere su di esso per tentare uno possibile scatto. Le dita che sfiorano l'aria come se stesse suonando i tasti di un pianoforte e in questo danzar delle falangi, le vene si mostrano più in superficie su quelle mani. Una leggera brezza soffia nuovamente su di lui. Quei lunghi capelli che cadono davanti al suo viso vengono spostati dall'aria permettendo ad entrambe le iridi scure di fissare l'altro. Ora la voce altrui arriva all'orecchio del jonin. Nonostante i pochi metri che dividono i due, quel suono arriva leggermente ovattato da quel tessuto posto davanti alle labbra. Kioshi non risponde a quella domanda perchè gli occhi si concentrano di più sui movimenti dei suoi arti. La sciarpa vien lentamente spostata e i tratti visivi dell'altro si mostrano ora chiaramente allo sguardo dell'uomo. Ricordi i secondi? Ecco, un solo secondo è importante adesso. Il secondo in cui quella sciarpa viene allentata. Le iridi di Kioshi non possono che riconoscere quei tratti. Così simili ai suoi e così simili a quell'amico defunto. C'è chi ha avuto tanti anni per ottenere un certo controllo sulle emozioni ed è riuscito a mantenere una maturità tale che l'istinto non possa prendere il sopravvento. Quel qualcuno non è sicuramente Kioshi. Il respiro si blocca, così come il cuore rallenta tanto da sembrare spento. La sua mente unisce tre punti in quella mappa concettuale all'interno di lui: Otogakure, lui stesso e Arima. Non può far altro che mettere insieme questi tre punti e lasciare che la sua rabbia accechi l'evidenza. Quella reazione sentimentale si trasforma in una corrente di chakra che si direziona verso i suoi occhi. Qui, il dolore delle sue emozioni trovano pace nelle cellule innate del Clan Uchiha. L'iridi nera del jonin tramuta la sua essenza divenendo rossa. L'occhio non presenta le solite tomoe che si disegnano ora come vari elissi di colore nero che si uniscono tra loro. Le narici del ragazzo espirano l'ultima particella di aria presente nei suoi polmoni. Le palpebre sono leggermente spalancate. La bocca è serrata, immobile. In quel secondo, il corpo di Kioshi parte in direzione dell'altro riducendo quel paio di metri di distanza in poco tempo. Non arresta la sua corsa quando arrivi di fronte a lei ma le mani del jonin vengono alzate per afferrare l'indumento indossato, appena sopra il petto. Il petto è leggermento spinto in avanti. Le gambe flesse quel che basta per avere un buon controllo del suo bacino. Le intenzioni ora sono tutt'altro che buone. Arriva così vicino all'altro che può notare ancora di più quanto siano così uguali. <Arim-..> non termina quel nome perchè i suoi occhi si fissano su quelle labbra dal tratto femminile e da quella voce che ora arriva molto più chiara all'orecchio dell'uomo. Non può essere lui. A parte la sua morte certa, Kioshi ha di fronte una donna. Le dita delle mani immediatamente si staccano da quella presa lasciando il corpo di lei. Il respiro riprende molto più veloce adesso cercando di compensare la mancanza di ossigeno precedente. La mente prova a tornare lucida mentre il bagliore dei suoi occhi si riflette sul viso della donna. <Chi diavolo sei?> sussurra ora, il tono sarebbe ancor più basso di prima. Il cuore inizia a battere ancora nel frattempo. <Perchè sei così uguale a me?> per quanto lei possa essere un Uchiha, non si vedono cloni così perfetti da troppo tempo. Rimane lì, a quei centimetri di distanza. Le iridi non si spostano da quelle altrui cercando di capire chi si nasconde dietro quegli occhi. <Questo posto è mio..> risponde con un'unica frase ad entrambe le domande di lei. I capelli, scombinati da quel movimento veloce, cadono sopra la sua fronte in maniera scomposta. Il busto è leggermente chinato in avanti. Non si è ancora mosso dopo aver lasciato la presa su di lei. Kioshi deve ancora capire cosa sta succedendo. Un secondo è bastato. E tilt. Non si è capito più niente. [Mangekyou Sharingan][Agilità 30][Chk on]

03:17 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] secondi sembrano dilatarsi, l’aria attorno a loro congelarsi in una stasi fuori dal tempo. Gli occhi della pura ancora coperti parzialmente dal cappuccio mai perderebbero di vista il Capo Clan. Lo fissa, cerca nella sua figura risposte alle domande che i di lui lineamenti cosi identici al Fratello continuano a far scaturire alla sua provata mente. Non può essere lui, non può. Un mantra. Il cuore a martellarle in petto, ogni muscolo irrorato dal chakra. Ma all’improvviso, quella stasi sembra crollare. Il disegno nei suoi occhi, assieme alla sua espressione, inizia a mutare. Un rosso scarlatto, disegni esagonali a caratterizzarlo. Lo stomaco sembra sprofondarle; NON E’ POSSIBILE < ! > ed eccolo scattare verso di lei. No, non ce la fa. Il terrore prende possesso di lei: un terrore antico, radicato in quell’anima corrotta dal caos che per tanti anni aveva tentato di sopire. Il terrore di un’innocenza strappatale via da una perversa violenza. I dentini dai canini acuminati verrebbero scoperti in un ringhio feroce tinto di paura ed odio, mentre improvvisamente, senza che ne abbia il minimo controllo o consapevolezza, qualcosa in lei cambia: il chakra, completamente fuori controllo schizzerebbe in un riflesso di autodifesa verso gli occhi della Pura, zampillando lungo il keirakukei fino ad irrorarne i bulbi oculari. E di colpo, lo sguardo della Special Jounin, muterebbe in un rosso scarlatto; disegni esagonali a vorticare velocemente attorno alla pupilla, assestandosi infine in un disegno ben noto al mondo ninja. Un disegno che lei stessa, se potesse vedersi, non riuscirebbe a fissare: il Mangekyou di Sasuke Uchiha. Parliamo di istanti, il Jounin sta per raggiungerla: Hanabi muovendosi al massimo della propria agilità tenterebbe di scartare sulla propria destra / sinistra di Koichi, ruotando con il busto ed accompagnando il movimento con la gamba destra che struscerebbe nella stessa direzione, cosi da trovarsi perpendicolare alla di lui mano protesa. Mano che la Special, a sua volta, tenterebbe di afferrare per il polso trattenendola con forza < NON TI AZZARDARE > ringhierebbe feroce, il cappuccio che in quel movimento rapido andrebbe a scivolarle via dal capo rivelando improvvisamente il candido viso della Pura. Un viso decisamente più adulto rispetto all’ultima volta in cui è stata vista, che tuttavia ancora conserverebbe un che di fanciullesco in quel nasino arricciato dall’ira. Un viso di una raggelante uguaglianza a quello del fu Sasuke Uchiha, ma che in minimi dettagli sarebbe tinto di una graziosa femminilità che ad egli non apparteneva. Corte ciocche di capelli corvini a ricaderle disordinati sui lineamenti, fatta eccezione per una piccola e corta coda bassa a catturare solamente alcune delle ciocche più lunghe. Qualora ci fosse riuscita stringerebbe il di lui polso, le nocche a sbiancare; e starebbe per attaccare con l’altra mano, quando l’improvvisa vicinanza con Kioshi non le rivelerebbe la palese differenza nel disegno del di lui Mangekyou < .. !? > si bloccherebbe all’istante, incredula. Il viso sconvolto, confuso < ma che.. > uno, due secondi. Tenterebbe di allontanarsi, lasciando il di lui polso senza smettere di fissarlo. Lui riprende il fiato, e cosi lei. Lo ascolta. Ascolta quelle parole con attenzione. Quelle domande. Quella palese uguaglianza tra loro < Chi diavolo sei tu> la voce è rotta, seppur non più tinta della precedente ferocia. Riprende fiato, ignara dei propri occhi < Sei… Sei un suo clone? > domanda a sua volta, incredula. Continua ad osservarlo, ad ascoltarlo senza riuscire a smettere di fissare i suoi lineamenti < … Tuo? > solleva un sopracciglio, nonostante sia ancora provata < Spiegati. > uno, due secondo di silenzio. Una mano a passare tra i capelli, tentando di ricomporsi senza tuttavia mai abbassare la guardia < Hanabi Uchiha > solenne, orgogliosa nonostante il palese sconvolgimento. Aveva deciso di passare inosservata, di non rivelare a nessuno la sua identità, ma MAI si sarebbe aspettata una situazione simile e decisamente, ora non ha il controllo della propria razionalità < E ora spiegami cosa cazzo avevi intenzione di fare > lo fissa, la postura pronta a qualsiasi possibile attacco da parte sua. {Mangekyou Sharingan ON – NESSUN EFFETTO / SOLO ESTETICO} [Agilità 80; Forza 20] {Chakra ON}

04:05 Kioshi:
 Secondi di pura irrazionalità in quel confronto tra le due persone. Quando il corpo è spinto dalle emozioni e dai sentimenti, la mente non è più in grado di ragionare su quel che è giusto fare. Il respiro si blocca e la mancanza di ossigeno porta il cervello ha un graduale annebbiamento dei pensieri. Il cuore rallenta i battiti e ne consegue una minor circolazione sanguigna. Tutti fattori che portano gli arti a muoversi senza un minimo di ragionamento e il tuo corpo è costretto a seguire quel che l'irrazionalità sceglie. Essere un Uchiha non è semplice. Il dolore è sempre parte dell'anima, per quanto si provi a superare certe fasi delle vita. Lo si nasconde più in basso possibile ma, alla fine, in qualche modo può tornare. Kioshi non credeva fosse possibile che potesse accadere tutto questo. Non al Kioshi degli ultimi tempi. L'Uchiha che ha rinnegato ogni forma di sentimento ed emozione per mirare dritto ai propri sogni di ambizione. Invece è bastato un secondo per scatenare ciò che stava lasciando sprofondare dentro di lui. Il suo movimento è troppo lento rispetto all'agilità della donna. Se avesse ragionato maggiormento in quell'istante, l'avrebbe attaccata in un altro modo. L'istinto lo ha portato a compiere quel movimento dettato da una qualità in cui non eccelle, come la velocità. Lo Sharingan osserva il corpo di lei schivare la presa. Il polso del jonin viene stretto dalla mano della donna adesso. Quel movimento porta il volto altrui a scoprirsi e in lei si attiva lo Sharingan Ipnotico. Ora Kioshi posa attentamente lo sguardo su di lei e può notare come lei sia identica a Sasuke. Le palpebre si spalancano per un istante. Il jonin osserva ogni dettaglio di lei, dai capelli ai lineamenti del viso, fino allo Sharingan. Gli occhi di Kioshi non si possono sbagliare. Lei è un Uchiha. Immediatamente, il chakra cessa di essere direzionato sui bulbi oculari e l'iride del jonin torna ad inscurirsi totalmente. Il ragazzo non reagisce a quella presa per quanto non gli piaccia. Il primo errore è stato commesso da lui. Kioshi non è al settimo cielo per essere trattenuto in quel modo ma la lucidità, che fa ritorno nella sua mente, lo aiuta a riflettere un attimo di più questa volta. Due figure così simili tra loro si osservano ancora, in quei secondi infiniti. Un ultimo sguardo prima che lei molli quella stretta intorno alla mano del ragazzo e si allontani. Lo status emotivo del jonin torna alla normalità. Il corpo si alza per bene eretto. I vestiti si stirano addosso a lui delineando il tono muscolare. I capelli tornano ad avere un'acconciatura più lineare. La mano destra vien passata sulla mancina, quella afferrata dalla donna. Il polso ruota all'interno del palmo destro controllando l'integrità delle sue articolazioni. <Sì..> la voce suona più forte di prima adesso, quasi come se fosse stanco di tutta quella situazione indecifrabile. <.. Perfetto> aggiunge a quella domanda per specificare quale sia il suo livello. Non è puro ma non ha un singolo difetto. Le spalle rimangono rivolte verso di lei mentre anche le sue espressioni ritornano ad essere più cupe e meno sensibili alle emozioni. <Sono il Capo Clan degli Uchiha> rivela senza aggiungere lode a se stesso. Non se ne vanta. Non finchè non avrà compiuto ciò per cui è stato messo su quel trono. L'udir del suo nome lo lascia per un attimo sorpreso però. Il nome di lei è conosciuto all'interno del Clan ma erano anni che non si sentiva più. <Hanabi? Pensavamo fossi scomparsa..> le iridi dell'uomo seguono nuovamente quei lineamenti così identici al primo Capo Clan, Sasuke. L'ultima domanda porta il capo dell'uomo a chinarsi leggermente verso il basso. L'estremità delle labbra si allungano in un sorriso alquanto maligno. <Pensavo..> si ferma per un attimo mentre gli scappa quasi da ridere. Il viso torna ad alzarsi fissando nuovamente gli occhi della donna e quel Mangekyou Sharingan riflesso nelle di lei iridi. <Pensavo di aver visto il viso di qualcuno che dovrebbe essere defunto> e tale dovrebbe rimanere. Nel caso fosse stato davvero Arima, Kioshi non sa cosa avrebbe fatto oltre quella presa. Verità, bugie, troppe cose dovrebbero essere rivelate. <Cosa ci fai qui?> una domanda che ha tutto il diritto di essere fatta. <E dove sei stata tutto questo tempo?> chiede adesso con un po' di curiosità. Le labbra del ragazzo si chiudono, senza mostrar ancora i denti. Aspetta in silenzio una risposta e i suoi oscuri occhi si soffermano su quel bagliore rosso. [Mangekyou Sharingan off][Chk on]

21:46 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] E’ stato tutto troppo veloce; era li, fermamente convinta di essere pronta a rivedere quei luoghi, di essere cambiata, di essersi lasciata alle spalle tutte quelle ombre che le corrompevano l’anima prima della sua partenza. E invece, è bastato un attimo. Le è bastato il volto di Kioshi per perdere quasi il controllo cedendo nuovamente a quell’oblio di caos e sofferenza. Come se nulla fosse cambiato < … > le labbra sottili si serrano appena in un’espressione lievemente contrariata, quasi un silenzioso rimprovero a se stessa. Nemmeno il tempo di raggiungere i laboratori ed ha già rivelato il proprio nome; e dire che si era ripromessa l’anonimato. Arriccia leggermente il nasino, stizzita e arrogante nella perenne lotta tra autocritica ed orgoglio smisurato, emulando per l’ennesima volta e senza la minima consapevolezza, quelle stesse espressioni che caratterizzavano suo Fratello. Ma questo forse non è il caso di farglielo notare. Cosi come si era manifestato, il mangekyou sharingan andrebbe a sfumare nel consueto grigio senza che ella abbia la minima idea di quanto stia avvenendo; spontaneo, completamente soggetto alle di lei emozioni. Lentamente, il petto che fino a qualche istante prima si alzava ed abbassava in un evidente e nervoso affanno sembra ritrovare un ritmo regolare, cosi come la di lei posizione che gradualmente tornerebbe eretta ed impostata nella consueta ed innata superbia che ha sempre caratterizzato le movenze della Pura. E nel frattempo, studia Kioshi: studia ancora i suoi lineamenti cosi identici ai propri, le sue espressioni, le sue movenze. Studia il suo corpo, le sue fattezze; il di lui fascino è indiscutibile cosi come lo era quello di suo Fratello, eppure la di lei mente sembra voler forzatamente ignorare questa consapevolezza. Quasi una difesa da ciò che potrebbe risvegliarle. Quasi a quei tratti fosse vincolato il precario filo della sua lucidità. Lui parla, la voce profonda a rompere il silenzio in cupe vibrazioni; lo ascolta, riportando lo sguardo fiero e distaccato a cercare i di lui occhi con indagatoria attenzione < Vedo > risponde secca a quel suo “Perfetto”, quasi attribuisse a quell’aggettivo la causa della propria perdita di controllo. Aggrotta la fronte in un micro spasmo, le labbra a schiudersi appena: “Clone Perfetto”, “Wooaki”, quei luoghi, quello che è stato, la di lui morte. Fa male, la mente vorrebbe aggrapparsi nuovamente al dolore dei ricordi, ma non se lo permette. Non ora. Non davanti a Kioshi, che nel frattempo si è rivelato Capo Clan. Anni addietro non si sarebbe certo risparmiata del sarcasmo sulla “fortuna” di ottenere quella posizione e su quanto lei stessa la “apprezzasse”, ma fortunatamente almeno su questo sembra essere cresciuta. SEMBRA. < Non sei l’unico. > replica alla di lui spiegazione sul proprio comportamento con un leggero sospiro stizzito, accompagnato da un lieve incurvarsi di un angolo delle labbra in un amaro accenno di sorriso un ironico quasi si stesse deridendo da sola. Ma ecco che iniziano le domande e quel mezzo ghigno appena visibile sembra scemare tornando alla consueta espressione distaccata e fiera < Potrei farti la stessa domanda vista la calorosa accoglienza degli abitanti qui.. > una breve occhiata di sbieco al quartiere desolato e all’implicita chiusura del Villaggio con tanto di sopracciglio sollevato, dunque di nuovo gli occhietti grigi tornerebbero ad immergersi in quelli neri di lui senza alcuna timidezza. Anzi. Sin dalla nascita nel suo sguardo sembra sempre regnare un’indomita sfida, quasi il fuoco stesso bruciasse costantemente in lei < Avevo.. > esita. Perché è tornata? < … > non lo sa neanche lei < … Bisogno di tornare qui. > taglia corto non scendendo nei dettagli emotivi. Ha già detto troppo rivelandosi. “Dove sei stata tutto questo tempo?”. Era solo questione di tempo prima che avrebbe dovuto rendere conto a questo. Dovrebbe rispondere? Non sa nemmeno il nome di quell’Uchiha. Uno, due secondi di esitazione, lo sguardo grigio che inchioderebbe quello nero di lui in un’espressione vagamente accigliata; inclina il volto, un misto tra l’indagatoria e l’indecifrabile, le ciocche corvine a tagliarle gli zigomi in un disegno irregolare. Che lo stia studiando? < Questo Villaggio.. > inizia, la mano destra che in un fluido movimento andrebbe a sollevare il palmo come se alle sue spalle vi fosse un paesaggio da mostrare senza tuttavia alcun entusiasmo, restando immobile con il resto del corpo < I suoi abitanti > le dita vengono articolate distrattamente chiudendosi appena < mi stavano… trascinando.. > si guarda ora la mano, la voce vellutata seppur distaccata, quasi quella storia non le appartenesse. O è solo un meccanismo di difesa? < .. in una spirale da cui probabilmente non sarei più riemersa. Sono andata lontano. In un luogo dove il mio nome o il mio viso non significassero nulla.> tutto qua? Chiaramente no. Non cita gli specchi infranti e gli scienziati morti nel tentativo di bloccarla nello scarnificarsi il volto, non cita le urla nei laboratori, gli occhi spenti delle vittime sulla scia delle sue perdite di controllo, le risate isteriche a scuoterle la schiena, Ekazu che tenta di salvarla da quell’oblio.. No. Nulla aggiunge a quel racconto, gli occhi pregni di innata e distaccata superbia a cercare di nuovo quelli del suo interlocutore < Piuttosto.. > solleva appena il mento, le labbra leggermente schiuse < Hai anche un nome, oltre che gradi? > lo incalza a presentarsi sollevando le sopracciglia ed aguzzando un mezzo sorrisetto, il tono tinto di una leggera ironia. {Chakra ON}

23:25 Kioshi:
 Quegli sguardi ardono al solo incrociarsi. Un buon utilizzatore dello Sharingan non può studiare la situazione che si evolve davanti ai suoi occhi. Ogni dettaglio non viene trascurato. Che sia un movimento dello zigomo, un'alzata del sopracciglio o uno spostamento dell'iride. Kioshi osserve attentamente la donna senza lasciarsi indietro queste piccolezze. Soltanto per un secondo ha pensato fosse Arima e invece ora il jonin riconosce in lei quei lineamenti femminili che la contraddistinguono. La perfezione degli Uchiha si disegna su quella figura, mai più pura e simile a Sasuke Uchiha. Le palpebre si assottigliano mettendo ben a fuoco il viso della donna. Non nota una singola imperfezione in lei. <Vedo che non sono l'unico, però..> sussurra mentre le sue scure iridi permangono su quelle altrui. <La perfezione sembra soltanto un diminutivo per te> lascia arrivare le sue parole verso la donna attraverso un tono profondo cercando una risposta nell'altra figura. Kioshi ascolta le sue risposte alle domande porte in precedenza spostando adesso lo sguardo verso quelle strade vuote prive di ogni forma di vita, a parte loro due. L'Uchiha rimane attento nell'ascoltare la storia di lei, dopo aver passato tutto questo tempo nell'innominato. L'haori nero vien spostato da una leggere brezza lasciando che il tessuto sfiori i suoi polpastrelli della mano destra. Il jonin lascia scivolare il mantello tra le dita senza afferrarlo, per poi lasciarlo cadere verso il basso al terminar della corrente d'aria. Lei aveva bisogno di tornare al Villaggio del Suono. E Kioshi disegna un altro sorriso sul suo volto. La testa viene scossa nuovamente, come se non volesse credere a quel che sente. Davvero il destino si diverte così tanto a giocare con le altrui vite? L'Uchiha sentiva il bisogno di tornare ad Otogakure prima di dare inizio al suo piano. Voleva sentire il suo vecchio io per un'ultima volta e lasciarlo andare per sempre. <Direi che siamo qui per lo stesso motivo, allora..> sussurra alla donna mentre quel sorriso scompare adesso tornando più cupo in volto. La schiena viene ben eretta mentre compie un paio di passi verso la Pura restando ad un metro da lei. Kioshi si rispecchia nelle iridi di lei. Osserva il nero dei suoi occhi in quelli della donna. Riesce a scovare la sua oscurità riflessa attraverso quell'immagine. <Nome, sogni, ambizioni..> risponde alla sua domanda e la testa si china lenta verso destra prima e verso il senso mancino successivamente. <Kioshi Uchiha> spinge quel nome fuori dalle sue labbra, in modo così fiero che solo un'Uchiha potrebbe comprendere. <Sai..> alza lo sguardo verso i laboratori adesso e quelle strade che circondano entrambi. <L'ultima volta che sono stato qui mi sentivo perso..> inizia a raccontare quell'ultimo giorno passato qui. <Non avevo obiettivi.. Vivevo senza uno scopo> il tono diventa molto sincero, anche se tenuto sempre abbastanza cupo. <Ho toccato il fondo quel giorno> spiega senza entrare troppo nei dettagli. Il viso si sposta da quelle strada verso la donna. Iridi contro iridi, ancora. Fiamme che ardono contro altre fiamme, senza spegnersi. <Oggi sono qui per dire addio a quella persona che non esiste più> rivela alla donna senza spostare di un centimetro il suo volto da quello altrui. <Per accogliere il destino e abbracciare il futuro, bisogna dimenticarsi del Passato> le sue labbra si chiudono tra loro lasciando che il suono della voce si spenga all'interno della bocca. Poi, pochi secondi dopo, si schiudono per un'ultima volta <Tu, Hanabi, sei riuscita a dimenticare il tuo passato?> le domanda con sguardo serio in viso. Il capo leggermente si china verso il basso per permettere ai suoi occhi di intravedere nei migliori dei modi l'espressione di lei. Attende immobile e in silenzio adesso lasciando che la donna possa rispondere a quella domanda. [chk on]

00:15 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] Un vero peccato che gli unici spettatori di quella scena siano quegli edifici desolati; due Uchiha, l’uno lo specchio dell’altra, un caos malamente sopito nell’animo di entrambi che, quasi vi fosse un richiamo reciproco, sembra reagire alla presenza altrui. Sono li, a confrontarsi in una fierezza silenziosa, un tacito scontro senza colpi o movimenti, tinto di un orgoglio che alla fine, sembra unirli in implicito filo del destino in cui solo i membri del Clan Uchiha sono inclusi. Mai le iridi di lei si distoglierebbero dal viso di Kioshi, mai un solo dettaglio delle sue espressioni sfuggirebbe alla pura; narcisismo? Eco di un passato che scalpita? Chi può dirlo. Resta il fatto che l’attenzione della Pura è completamente sul Clone Perfetto, gli sguardi a sostenersi. “Vedo che non sono l’unico però”. Una lama, delicata eppure affilata come poche altre, cullata dal di lui timbro cupo le si insinua nel petto. Quel paragone, dopo tanto tempo < Mpf.. > un accenno di risata amara, cinica < perfezione.. > assapora quella parola quasi avesse assaggiato un qualcosa dal gusto ambiguo < … A cosa attribuisci questo aggettivo, Kioshi? > ripete il suo nome, una volta appreso. Lui si avvicina, lei non si muove di un passo; osserva il suo incedere, i suoi movimenti inevitabilmente fieri ed eleganti con il consueto distacco che gli appartiene. Eppure, non può che notarlo, dopo anni di distanza da quel mondo, quasi non fosse più abituata, quasi quella lontananza le avesse fatto dimenticare l’eleganza che appartiene agli Uchiha. Lui si ferma ad un metro da lei, e a sua volta lei solleva il viso, quasi a voler compensare la differenza di altezza tra i due in un che di sfrontato e irriverente, per quanto le intenzioni della pura attualmente siano tutto fuorchè ostili. Lui parla, rivela parte del suo passato; la fronte compie un leggerissimo spasmo a quelle parole, quasi non fosse pronta ad un’apertura. Eppure lo ascolta, gli occhietti che andrebbero ad assottigliarsi, interessati, fin quando le sue parole la raggiungono come una ventata improvvisa. Parole fin troppo simili a quelle che sorreggono le proprie intenzioni, parole azzeccate, al punto da farla sentire per un solo istante improvvisamente vulnerabile < A quanto pare questo villaggio sembra trascinare tutti a fondo.. > un mezzo sorriso, i canini ad intravedersi tra le labbra schiuse in una smorfia cinica. Sposta lo sguardo di sbieco per qualche secondo < ..e attirarci tutti qua con lo stesso scopo. > torna a fissare Kioshi, quasi cercasse di scrutare nelle di lui iridi di un nero abissale. “Tu, Hanabi, sei riuscita a dimenticare il tuo passato?” centro. Non la conosce, non l’ha mai vista, non può sapere, eppure di nuovo, sembra raggiungerla. Non risponde subito alla domanda, prendendosi qualche secondo di tempo come se stesse studiando una risposta, valutando, o semplicemente analizzando il suo interlocutore. Dunque, le labbra sottili si schiudono ancora liberando quella voce dal timbro basso e superbo seppur femminile < Curioso che tu mi faccia questa domanda > inclina appena il capo < sono fuggita proprio con questo scopo. Dimenticare il mio passato. > solleva il viso verso la luna, quasi cercasse in essa un indizio per la risposta < Eppure non ho fatto in tempo a rimettere piede in questo paese, che quello stesso passato sembra esser rimasto qui ad attendermi. > torna a fissare Kioshi, seria in quegli occhi ardenti < Credo che il passato non possa essere dimenticato. Per quanto si provi a sotterrarlo, a strapparlo via dalla propria coscienza, tornerà. > una pausa, un lieve sospiro dalle narici < Voglio sottomettere quel passato. > il tono è fermo, freddo < Voglio soggiogarlo e sfruttarlo affinchè l’unico modo in cui possa raggiungermi è al fine di servirmi > l’espressione, per quanto mantenga quel gelido distacco sembra accendersi di una determinazione mal celata, mentre lo sguardo, ancora resterebbe solo e soltanto per il viso del Perfetto. [Chakra ON]

01:05 Kioshi:
 Due anime, quasi identiche, che bruciano tra quel che sembra la rovina di un Villaggio. I laboratori sono intatti e le strade pulite ma l'assenza di vita in quel luogo lo rende completamente differente. Non c'è il cuore pulsante di Otogakure che batte, non c'è la gente che la rende un Suono unico. Sono soltanto pochi gli istanti in cui quegli occhi non si toccano tra loro. Momenti in cui le iridi si spostano per osservare quel Villaggio e la Luna che riflette la sua luce su di loro. Attimi che non sono nulla in confronto al tempo in cui quei due si guardano e i secondi sembrano trascorrere a rallentatore. Due corpi così simili, se non per ciò che contraddistingue un uomo da una donna. Due anime da un passato diverso ma che è stato superato allo stesso modo. Due Uchiha, cos'altro dopotutto? L'incarnazione della parola Uchiha vive in quelle due anime presenti nelle vie del Villaggio. Soli, abbandonati ad un destino che li ha messi uno di fronte all'altro nel momento in cui cercavano di lasciare una volta per tutte verso l'abisso il loro passato. Le iridi nere di Kioshi osservano quel sorriso amaro e l'udito ascolta la domanda postagli. <Dal tuo viso, Hanabi..> sussurra il suo nome, come se la conoscesse da sempre. Il tono vien tenuto basso e il ritmo risulta lento separando nettamente quelle tre parole dal nome altrui. <Ho visto molti Cloni di ottima qualità.. Qualcuno come me, anche..> ne può riscontrare pochi nella sua vita ma non può ammettere il contrario. <Ma tu..> la continua ad osservare delineando dall'alto al basso il viso di lei <.. sembri diversa> conclude il suo dire verso la donna. Kioshi ha passato molti anni accanto ad Arima nei suoi laboratori osservando ogni clone che usciva da quei luoghi dove il Clan prendeva vita. E, nei suoi ricordi, può affermare di notare qualcosa di diverso nell'altro volto. Una diversità che la rende unica, non sicuramente un difetto. Quell'incontro continua e i due corpi si avvicinano ora per via del movimento di Kioshi. Lei dice che il Villaggio sembra trascinare tutti a fondo. Per quanto sia in parte d'accordo il jonin, lui ha una visione leggermente diversa seppure simile. <La nostra storia ci trascina a fondo..> dichiara il ragazzo alzando ora le mani come se volesse prendere su entrambi i palmi tutto il Villaggio <.. e questo Villaggio ci da un'altra opportunità. Un luogo perfetto per rinascere ancora> esattamente come una Fenice. Otogakure è la seconda possibilità di Kioshi. La sua prima vita si è conclusa quel giorno di tanti anni fa fino a diventare cenere e adesso sta nascendo per l'ennesima volta proprio sopra quella polvere scura. Le parole di lei lo colpiscono e lo si può notare dall'espressione compiaciuta sul viso. China la testa più volte volendo farle notare quanto sia d'accordo con lei. Sottomettere. Soggiogare. Sfruttare. Questo è ciò che può servire il passato. Soltanto questo. I sentimenti, i legami, le paure invece bisogna buttarle giù, sempre più in fondo. <Uchiha..> sussurra quella parola scandendo per bene ogni sillaba. La pronuncia con orgoglio, come soltanto l'uomo attualmente più ambizioso del Clan potrebbe fare. La mano destra si alza lenta cercando di sfiorare il suo mente per sollevarlo leggermente e permettere alla luce della Luna di illuminarlo di più. <Tu sì che mi ricordi il Passato glorioso del Clan..> quegli occhi iniettati di sangue pronti a strappare via la vita dal corpo altrui per elevare lo Sharingan al di sopra di tutto e tutti. <Voglio conquistare Otogakure per permettere al nostro Clan di tornare ad affermarsi come un tempo.. Come tanti anni fa> un passato difficile da ricordare, tutti sanno però quanto gli Uchiha erano temuti. Le iridi scure osservano quelle della donna sfiorando la pelle del suo mento se lei lo permetterà. <Tu riusciresti a far capire al Clan la strada da seguire..> glielo legge negli occhi che l'anima altrui brucia quanto la propria. Piega la testa lentamente e la avvicina a quella altrui cercando una risposta nella donna. <Torna alla vita, Hanabi Uchiha. Questo non è più il tempo per nascondersi.. Quel tempo è finito> le sussurra con un filo di voce, abbastanza oscuro e potente però da penetrarle dentro. <Ora è tempo di conquistare..> lascia che la mano si separi dal suo viso e indietreggia con il busto. <Sei pronta per vivere ancora?> le domanda infine terminando il suo discorso. Una proposta che la riporti all'interno del Clan per trascinare la sua fiamma a bruciare quella degli altri. [chk on]

02:07 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] E’ incredibile come il destino possa stravolgere completamente i piani di una persona. Era venuta li senza aspettative, con il solo e unico fine di ricongiungersi al passato che aveva abbandonato e chiudere finalmente quel cerchio di accettazione. E l’avrebbe fatto, forse. Sarebbe stata pronta, se non avesse incrociato quel volto. Un volto sconosciuto, eppure di una familiarità indelebile, un volto che nella sua sola esistenza è riuscito a strapparla da quel torpore fittizio riproiettandola sul punto di partenza e quello di arrivo allo stesso tempo. Non vi è alcun suon eccetto per le loro voci, quei toni cupi alternati in un’oscura melodia che solamente il clan Uchiha potrà sentire nelle loro inudibili e implicite vibrazioni. Gli occhi grigi della pura permangono in quelli di Kioshi in quel costante tentare di scrutarsi l’animo a vicenda in cerca di chissà cosa; non un solo movimento da parte della Pura, quasi lo studiasse senza timore, quasi un invito a mostrarsi nelle proprie attitudini. La voce del Perfetto riempie di nuovo il silenzio; schiude le labbra assorta, ascoltando quelle parole. Parole che come nuove lame si insinuano in una crudele dolcezza nel proprio petto cercando quella ferita falsamente cicatrizzata. Lui non sa. Richiude le labbra serrandole appena, il nasino a storcersi lievemente in quelle micro espressioni che caratterizzano la consueta e superba inespressività di Hanabi. Un tempo avrebbe evitato quella domanda. Avrebbe mentito, sorvolato. Ma non ora; non più < A quanto pare gli scienziati lo hanno tenuto anche dopo la mia partenza, mh? > commenta, quasi stesse parlando con se stessa < Credimi, avrei preferito essere un Clone difettoso, il più lontano possibile dall’originale da cui voi tutti siete stati generati > inizia, il tono si mantiene fermo seppur gradualmente una tacita asprezza inizierebbe a macchiarle il timbro basso e vellutato < ..ma purtroppo, così non è stato > le mani, distese lungo i fianchi in una posa fiera sembrano avere un leggero spasmo < Non appartengo a Oto, Kioshi. > i pugnetti si stringono < Non appartengo ai laboratori, tantomeno mi appartiene quel ridicolo Z-69 che mi avevano attribuito come mera copertura di una verità scomoda al vostro.. > esita, quasi si sforzasse di mantenere il tono distaccato lottando contro l’istinto di scoprire i dentini in un ringhio < Creatore > scandisce quel nome, la rabbia sempre più difficilmente controllabile. Brucia. Brucia doverlo ammettere. Brucia dover esternare quella verità la cui accettazione l’ha quasi portata alla follia < Sono nata a Konoha, dalla stessa madre che partorì colui che vi ha generato > non lo nomina, quasi la disgustasse persino pronunciare il suo nome. Abbassa lo sguardo, in una chiara lotta contro la se stessa del passato < Sasuke Uchiha, era mio fratello > silenzio; l’eco di quelle parole a riecheggiarle in petto lacerandole la consapevolezza, ma l’ha ammesso. Non a Ekazu, non a qualcuno a lei caro. Lo ha ammesso di fronte a Kioshi, di fronte al Clan. Rialza lo sguardo, improvvisamente carica di un sentimento mal celato dietro le iridi grigie, un sentimento furente, pregno di caos e sofferenza, dell’odio più puro nella sua essenza nonostante si ostini a tenere quella maschera di superbia determinata ad affrontare qualsiasi reazione a testa alta, senza lasciarsi più avvolgere dall’oblio. Il Perfetto dunque continua esternando la sua visione; lo ascolta attentamente, soppesando con estremo seppur impassibile interesse ogni suo discorso seguendo il suo gesticolare, le sue mani articolate. Una di queste dunque si protende verso il suo viso: il primo istinto è quello di arretrare. Troppe volte quel gesto non era che l’inizio della perversa sottomissione con cui suo fratello la torturava, e l’incredibile somiglianza con il Perfetto non può che scatenarle un inconsapevole istinto alla difesa. Osserva quella mano avvicinarsi, i secondi a dilatarsi. Stavolta sarà diverso: si lascia afferrare il mento, il musino dai lineamenti affilati seppur femminili che viene accompagnato verso l’alto. Sosterebbe il suo sguardo, fiera e superba, quasi una sfida al proprio passato in quel cercare volontariamente i di lui occhi. Quindi, se egli glielo permettesse, tenterebbe di poggiare la propria mano a cingere il di lui avambraccio: non per fermarlo, tantomeno per stringerlo. Un semplice gesto di controllo, di partecipazione. Un rimando a non lasciarsi soggiogare da nessuno, alla propria volontà, al voler essere presente e non passiva < Conquistare Oto.. > ripete le sue parole, il viso ancora sollevato sotto la di lui mano < Ambizioso.. > commenta, assaporando quella parola con un delicato ghigno strafottente che tuttavia lascerebbe intendere una palese approvazione < Nascondermi? > ripete sollevando leggermente le sopracciglia. Lui le pone quella domanda, abbandonando quel contatto; lei lo lascerebbe fare, accompagnando il movimento della di lui mano con il proprio viso in quel palese ostentare il controllo. Lui indietreggia. Lo fissa per qualche secondo, dunque un improvviso sorriso si aprirebbe sulle labbra della pura. Un sorriso privo di felicità, aguzzo e strafottente < Io sono già tornata, Kioshi. > il viso a sollevarsi, lo sguardo ad immergersi di nuovo in quello di lui in quella danza tra gli abissi. [Chakra ON]

03:05 Kioshi:
 La fiamma in Kioshi continua a bruciare. Più la sua anima arde e più riesce a dar fuoco a chi gli sta intorno. Questa situazione si è già ripetuta molte volte nell'ultimo periodo. Tutte le person che ha incontrato, si sono risvegliate grazie alla personalità ambiziosa del ragazzo. Ci sono anime però che non hanno bisogno di un aiuto per divampare in un incendio. Esse sono nate dalla fiamme e ardono in solitudine quanto basta per riuscir a divorar ogni cosa esistente. Oh Hanabi, tu sei una di queste. Non un Clone, non Perfetto e nemmeno soltanto Pura. <La sorella di Sasuke..> esattamente, proprio Lei. La voce del jonin esce come un sussurro dalle sue labbra. Le palpebre si apron leggermente di più mostrando meglio i contorni delle sue iridi oscure, tinte di quel nero in cui ritrovare il buio in cui forgiarsi. In lei scorre il sangue di Sasuke. Quella che poteva essere una leggenda tra vecchi vicoli poveri è invece realtà, donata direttamente dalla voce della donna. Che strano il Destino, eh? Kioshi sta per sferrare un attacco per prendere il potere di Otogakure, un piano per portare il Clan e il Villaggio alla stessa gloria di quando al comando c'era il Creatore Sasuke e il Destino cosa fa? Lascia che sua sorella gli si presenti davanti agli occhi, in un incontro puramente casuale voluto dal desiderio del fato. <Hanabi..> ora i suoi occhi scrutano attentamente quel viso davanti a lui. Ecco perchè le sembrava così perfetta. Una perfezione che nulla aveva a che fare con quella dello stesso Kioshi. <.. Hanabi..> sussurra quel nome ripetutamente, senza pausa tra di esse. <.. Hanabi> un'ultima volta, prima di bloccare quegli occhi neri su quelli di lei e fermando il movimento del capo. Sente la stretta di lei intorno all'avambraccio, non una presa dolorosa in effetti. Hanabi accompagna il movimento della mano del jonin mentre sfiora il suo mento. Sarebbe così perfetta lei a capo del Villaggio. Hanabi Uchiha, la sorella di Sasuke Uchiha, Kokukage del Suono. Tutto sembra essere al suo posto. Il regime di paura tornerebbe istantaneamente e gli Uchiha avrebbero il ruolo che meritano. Tutti guarderebbero il Clan dello Sharingan con timore sapendo che la donna che la comanda è la sorella di Lui. La mente viaggia già a quella sensazione che proverebbe nel vedere tutto il suo piano compiuto. E in quel momento, potrebbe esalare anche l'ultimo respiro sorridendo in modo beffardo alla Morte. Perchè in quel caso, ce l'avrebbe fatta a compiere ciò per cui è stato creato. Ed ecco, infine, quelle parole che voleva sentirsi dire. Lei è già tornata. Sì, Hanabi. Ora sì. <Combatterai al mio fianco, allora?> domanda a lui cercando in lei una risposta che non le faccia compiere un passo indietro. Il Clan ha bisogno di Lei e la Pura ha bisogno di sentirsi viva. Quale miglior modo per un Uchiha se non una Guerra per poter riaffermare la propria forza? Lo Sharingan ha bisogno di sanguinare. Il Potere delle Tomoe ha bisogno di sentir il dolore altrui, oltre quello proprio. Il viso di Kioshi non si muove di un centimetro. Il suo corpo rimane fermo a quel metro di distanza. <Per troppo tempo siamo rimasti nascosti tutti noi. Guarda queste strade.. Guarda questo Villaggio..> lo sguardo rimane su di lei mentre la mano destra le indica quel che lui chiede. Il nulla, in pratica. Un Villaggio vuoto. Un Suono spento. <Voglio che la gente torni a camminare all'interno di queste mura e non in un quartiere assegnato da un governo politico!> esclama ora verso la donna cercando di trasmettere a lei l'ambizione che lei ha già sottolineato. Vuole trascinarla con lui in questa missione. Kioshi vede in lei la pedina perfetta per prendere il suo posto perchè il sangue non mente mai d'altronde. Per quanto lei magari lo potrebbe negare, Hanabi è ciò che è più vicino a Sasuke di tutti quei Cloni esistenti. Lei non è nata ad Otogakure ma ha vissuto qui i suoi anni. Conosce alla perfezione quanto Otogakure possa essere temuta. <Io sono tornato alla vita. Tu sei tornata alla vita..> sussurra compiendo ancora una volta un passo in avanti, come se danzasse in quel metro di spazio tra loro due. <Ora tocca agli Uchiha rinascere> si sofferma sul nome del Clan dandogli l'importanza che Kioshi gli attribuisce. Lo sguardo è fermo su quello di lei. Non si sposta di un millimetro osservando il colore dei suoi occhi. Il suo spirito ribolle in questo momento. L'Uchiha vede allineare tutti i punti mancanti del suo Piano. E li vede guardando dritto nelle iridi quella donna davanti a lui. <Quale vuoi che sia il tuo Destino, Hanabi?> domanda infine chiudendo quelle labbra tra loro e fissandola da quella distanza ravvicinata. Una domanda che cerca in lei la stessa ambizione che contraddistingue Kioshi dal resto del Clan attualmente. In silenzio scende tra quelle due anime adesso. Si potrebbe sentire lo scorrere del sangue attraverso i vasi sanguigni del ragazzo. Sta bruciando dentro e vuole che la Pura accendi il suo fuoco. [chk on]

04:05 Hanabi:
  [Laboratori Uchiha | Esterno] Dice bene Kioshi, una danza sembra esserci tra le due figure gemelle. Un lui, una lei. Uno specchio dello stesso volto, delle stesse volontà, in corpi e generi diversi. Gli ideali si intrecciano, tacite allenanze si stringono, le differenze colmano le altrui mancanze. Incredibile come il destino possa aver concordato quell’incontro nato puramente dal caso. Potevano combattersi, potevano ignorarsi. Invece eccoli li, due perfetti sconosciuti ora intenti a riscrivere il destino di Oto. Il destino del loro passato. Non era li per questo, la Pura. Mai la politica è stata nei suoi interessi, tantomeno una ricerca del potere; il suo percorso è sempre stato mosso dalla vendetta, dai propri egoistici obbiettivi. Ma la fiamma di Kioshi sembra avvolgerla, quasi un’ipnosi che soltanto un volto come quello del Perfetto poteva ottenere senza alcun genjutsu. Troppi tasselli trovano il loro posto, troppe linee che si congiungono: il loro incontro, non è stato un caso. Mai si muove Hanabi, ostentando quella sicurezza ed orgoglio che da sempre vorrebbe che il mondo si articoli attorno a lei come se questo le spettasse, le iridi perse sul volto di Kioshi. Lo osserva, segue il labbiale del Capo Clan pronunciare il proprio nome più e più volte, al seguito di quella tanto odiata identità “La sorella di Sasuke.” Lo sguardo si sofferma sulle di lui labbra in una mal sopportata accettazione del proprio legame con suo fratello; aggrotta le sopracciglia, quasi stesse tollerando un peso che tuttavia regge. Al terzo richiamo, gli occhi affilati tornerebbero nei suoi occhi in una tacita conferma. Gli angoli delle labbra ad incurvarsi in un amaro per quanto determinato sorriso a coronare la loro bizzarra per quanto unica presentazione. Non ha idea dei piani del Capo Clan, tantomeno del ruolo che spera di attribuirle; tuttavia lo ascolta, rapita seppur mai quegli occhi gelidi lascerebbero trapelare emozione alcuna. Segue la di lui danza, le sue parole pronunciate con la medesima superbia, il suo tono profondo e cupo; un brivido lungo la schiena. E per la prima volta, si muove. Un andamento fiero e do un’eleganza fuori dal comune nonostante alcuno studio manovri le di lei movenze; il mantello a ondeggiare al suo seguito in quei passi leggeri e sicuri. Girerebbe attorno a Kioshi partendo da sinistra senza mai aumentare la distanza, quasi un predatore che studia la sua preda o una luna che orbita ora attorno al suo centro gravitazionale. Chi può dirlo < Ho visto quella donna devastare questo paese > chissà se il Perfetto coglierà il riferimento a Kunimitsu < Ho visto un clan relegato a dei laboratori dove la massima gratificazione derivava dall’affinità con.. > fatica <.. mio fratello > arriverebbe alle spalle di Kioshi < Ho visto Uchiha inconsapevoli del loro nome, del loro orgoglio, di chi siamo stati > lo sguardo si sposta di sbieco sulle strade deserte < Sono stata a Konoha, nel nostro vero quartiere. Ho visto cosa eravamo, ho toccato nel concreto le rovine della nostra gloria. E niente > arresta il passo, ormai sul fianco destro del Capoclan < NIENTE di tutto quello esisteva in quella patetica replica tenuta su dai laboratori.> riprende a muoversi, prossima a tornare frontale al Perfetto < Se vuoi che il Clan torni alla vita, dovrà farlo in un contesto degno del nostro nome. Degno di quello che siamo > ed eccola infine dinnanzi a Kioshi. Vicina, forse più vicina stavolta per quanto alcuna malizia vi sarebbe in un quell’orgoglio impostato < Combatterò al tuo fianco, Kioshi. Combatterò al fianco di chiunque voglia staccare la testa a quella troia > eccolo, il fuoco di Hanabi < Riprenderò tutto ciò che mi è stato strappato via, e brucerò chiunque mi ostacoli > avvicinerebbe il viso a quello del Capo Clan, i dentini scoperti in un sorrisetto cinico quanto determinato, sorrisetto che la allineerebbe in un’inquietante uguaglianza a colui che ha odiato più di ogni altro al mondo < E’ questo il mio destino > una pausa, dunque muoverebbe qualche passo indietro mantenendo il contatto visivo con Kioshi. La testolina ad inclinarsi leggermente verso destra, la lingua che appena visibile andrebbe a stuzzicare un canino in quel retrocedere < E’ stato un piacere conoscerti, Kioshi > un ultimo sguardo al viso del Perfetto prima di voltarsi verso la strada da cui era arrivata < Saprai dove trovarmi > un implicito riferimento alla sua intenzione di restare momentaneamente ad Oto. E dunque, qualora non venisse fermata sparirebbe nell’oscurità dei vicoli del Villaggio; quel che invece non sparirà sarà il ricordo di questa notte. I tasselli hanno trovato il loro posto, e il loro incontro, non è stato un caso.{//END} [Chakra ON]

04:52 Kioshi:
 I fili del Destino si muovono in questo ultimo periodo. Lenti danzano uno accanto all'altro, qualcuno si sfiora, altri si intrecciano tra loro. Tutto sembra andare al suo posto però trovando gli incastri giusti al momento giusto. Kioshi non può che essere felice di ciò che gli sta capitando. Ogni persona che viene a sapere del suo obiettivo, vuole stringere accordi con lui offrendo in cambio la propria lealtà. Il jonin potrebbe fare la lista dei nomi con cui ha stretto un patto. Un Team, formato da Kouki, Itsuki e Ryuuma. E poi Hanae, Sango, Kimi. Gli Uchiha, l'alleanza del Clan Yakushi contro il nemico comune e prossimamente il Clan Doku. Kioshi non lascia nulla al caso. Il ragazzo cura i dettagli, ritenuti fondamentali per compiere grandi imprese. Ed ora la donna che è comparsa così all'improvviso in un viaggio improvvisato dal Paese dell'Acqua al Villaggio del Suono. Kioshi aveva bisogno di ritrovare questo posto e trovare la forza per cancellare una volta per tutte il suo passato. In un paio di secondi, tempo di incrociare le iridi altrui, e quel passato è tornato prepotentemente nell'anima del jonin. Un secondo della sua vita dove ha pensato di aver visto il fantasma di Arima . Questo è bastato per fargli perdere il controllo. Ora però i suoi occhi vedono in maniera nitida quel che si disegna davanti a loro. Ecco la risposta a quell'istinto di partire per Otogakure all'improvvisa. La risposta è Hanabi Uchiha. La donna gira intorno a lui adesso e la sua voce viene sentita attentamente dal jonin mentre la lascia percorrere quel movimento circolare attorno a lui. Kioshi sa bene che si riferisce a Kunimitsu e sorride a sentir pronunciare quel nome. L'aria si fa più densa dell'odor del sangue soltanto all'udire di quel nome. Lei parla del Clan, il passato in quei laboratori e come dovrà essere il futuro. Il jonin rimane in silenzio ascoltando quelle parole. Non è contrario ad esse, sia chiaro. Kioshi vorrebbe che i laboratori continuassero a rimaner chiusi. L'unica paura che non lo fa dormire la notta è il dubbio se tutti gli Uchiha saranno pronti per affrontare il futuro che gli attende. Saranno all'altezza o si mostreranno deboli? Tutto il sangue che verrà versato per riportare il Clan dove merita ne varrà la pena o tutto tornerà come ora dopo un certo periodo? Usare i laboratori per creare Cloni Perfetti è un ottimo modo per toglier quel dubbio che lo uccide dentro. In realtà, però, anche questa scelta potrebbe avere dei contro. I Cloni non sono tutti perfetti, come si è potuto vedere negli ultimi anni. <E così sarà, se loro si mostreranno degni del nome che portano> risponde il jonin a quelle frasi sulla Casata dello Sharingan. Dare per avere, come sempre. In quanto attuale Capo del Clan, non permetterà che il nome degli Uchiha venga sporcato da qualche elemento troppo fuori dal contesto. <Sono sicuro che tu saprai far capire loro cosa significhi esser Uchiha..> Kioshi punta su di lei per trasmettere la volontà degli Uchiha nei giovani membri del Clan ancora troppo dormienti forse su ciò che lo Sharingan deve infondere nel mondo. Lei si ferma ora, ritornando davanti a lui. Sempre più vicino. La figura dell'altro che si rispecchia nei propri occhi in maniera sempre più grande. Kioshi non arretra di un millimetro. Anzi, sorride nei confronti della donna mentre può sentire la fiamma di lei iniziare a bruciare come voleva. Le labbra si allungano in un riso malefico. <Che il tuo destino sia compiuto, allora> la voce del jonin esce come un sussurro verso la Pura. Il suono arriva rapido, essendo quasi nulla la distanza. Gli occhi neri sono riflessi in quelli più chiari di lei. Un soffio d'aria sposta la chioma del ragazzo spostando tre ciocche sulla fronte. Lei si allontana adesso, pronta a salutare Kioshi per ora. Lo sguardo del ragazzo segue il movimento della donna lasciandola andare. <A presto, Hanabi..> un leggero saluto spinto verso lei che sparisce tra le strade di quel Villaggio. Kioshi, invece, seguirà la sua strada verso i Laboratori cercando quella stanza che fu di Arima, in cui trascorso molto tempo della sua infanzia e dove quel giorno lontano negli anni, la sua anima toccò il fondo. Così muore il vecchio Kioshi e rinasce quel che il Mondo può osservare negli ultimi mesi. Il Perfetto che ambisce al Potere. E finisce così quell'incontro, nato dalla casualità e cercato dal Destino. Due anime così uguali che hanno iniziato a bruciare insieme. Ed ora sono pronti a prendersi il Villaggio del Suono. Bentornata al Mondo, Hanabi Uchiha. In un mondo in cui la Pace diventa tiranna e il Caos risulta ordinato, la tua Purezza è ciò che più serve a questa nuova Era. [end]

Il destino è beffardo a volte. Sasuke e Hanabi. Kioshi e Arima.
No, questa volta è: Kioshi e Hanabi.
Fiamme, Clan, Otogakure, Kunimitsu. Non siete pronti.

'Bentornata al Mondo, Hanabi Uchiha. In un mondo in cui la Pace diventa tiranna e il Caos risulta ordinato, la tua Purezza è ciò che più serve a questa nuova Era.'