Sangue nero, nota viola.

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21:23 Koichi:
  [Ponte Naruto.] Le gambe che scivolano nell'aria, dondolando leggermente in avanti ed indietro, mentre i glutei sono ben fiondati su uno dei due corrimano, del Ponte Naruto. Braccia che si distendono, uno per lato, per lasciare che i palmi possano saggiare quella ringhiera, quel perimetro, per mantenere una maggior aderenza e non rischiare di cadere al di sotto. Una cappa totalmente nera ne avvolgerebbe la presenza, nella sua totale fisionomia, lasciando che il cappuccio venga trainato verso l'alto, oltre il proprio capo, per nascondere maggiormente i propri lineamenti facciali, sfruttando la poca visibilità presente dell'intera zona, con la luna che si pone lateralmente alla propria sagoma, rilasciando ad intermittenza quei raggi argentati, appena la nebbia diventa debolmente meno densa. Un fischio che sembrerebbe risuonare ai quattro venti, come un canto disperato, come uno strazio che avrebbe poco di umano. Sussurra al silenzio che lo circonda, a quell'abbraccio ricco di solitudine che sembrerebbe permettergli un debole alone di sicurezza, di quel tepore dentro cui si richiude. Diventa difficile pure notare quella pelle diafana, dannatamente chiara, contornata dal crine azzurro che rimane incastrato all'interno di quella veste color pece. <Uh.> Un respiro, debole, che permette al fischio di terminare, di raggiungere il suo culmine, mentre come una scintilla d'energia andrebbe ad innescare all'interno del proprio organismo un costrutto formulato da due sfere energetiche: fisiche e psichiche che convergono entrambe verso il plesso solare, in modo tale da creare un unione, un impasto neanche tanto nuovo, per permettere che questo scorra prepotentemente all'interno del proprio organismo, silenziosamente, senza neanche la composizione di un semplice sigillo o sua metà. Equipaggiamento celato ma presente, lasciando che l'unica cosa di davvero umana, che lo separa ad essere definito uno spettro, un fantasma, sia quel tessuto scuro dei pantaloni che giungono ai calzari tipici, mediante alcune candide garze, che si stringono lungo la caviglia. E poi ecco, nuovamente quell'assenza di rumore, quel suono che sembrerebbe presentarsi solo dall'ambiente circostante. E la studia, la soppesa più volte, mentre continua quel ciondolare di leve inferiori. [Chakra On][Equip.Scheda]

22:06 Itsuki:
  [Porto > Ponte Naruto] Sono oramai minuti che cammina dopo essersi preso quella lauta e duratura pausa dalla propria ronda per conversare con il Kokketsu, dopotutto non finiscono mai una ronda in tempo, ma il punto è che non gli è mai importato di farlo. Abbandonato il fastuono delicato delle onde che si infrangono sugli scogli, avrebbe proseguito per giungere nel punto in questione che sancirebbe la fine di quel suo dovere mai adempito volontariamente, sfruttato solo per coniugare quel bisogno di concedersi interessanti passeggiate, almeno una volta al giorno, come quella di oggi che quindi lo porterebbe al limitare del ponte, lì dove con il suo passo meccanico e preciso, quasi sempre più marcato anche nell'eleganza e meno statico, vada avvalendosi di percorrere qualche metro sul ponte, così giusto per dare un'occhiata, di far finta di star facendo il suo lavoro come si deve, una volta ogni tanto, seppur non ci vorrebbero molti passi prima che al suo udito giunga un fischiettare che attirerebbe la sua attenzione, portandolo ad arrestarsi poggiando la punta dell'ombrello a terra, utilizzato come se fosse un bastone oramai, dato che la pioggia se nè fortunatamente andata tempo fa. Le rubine saettano per il luogo e non ci metterebbero molto prima di soffermarsi sul ragazzo seduto più in là, su cornicione, adornato dal silenzio del luogo là dove le onde hanno meno impeto, più pacate, così come il tono che vorrebbe provare a smuovere in direzione di lui, dopo essersi avvicinato con un passio cauto, vedendolo più da dietro che di lato, abbastanza confidente però nei confronti della propria memoria, soffermandosi per qualche istante, forse anticipandosi con quel tocco della punta lignea sul cemento < Mh.. Koichi, sei tu? > domanderebbe con un dubbio che sfugge subito dopo il primo mugolio, più per un voler quasi implicare se stesse disturbando o meno, con quel volgere il proprio dire in un che di vagamente questionario, rimanendo poi in silenzio, appena chino in avanti con l'ombrello che punta a terra, entrambe le mani con i neri guanti sul manico. Ah, ovviamente solito completo nero come la cravatta, scarpe dle medesimo colore, comode ma sempre dal tocco elegante, l'unico indumento in contrasto è la camicia, che si discosta anche dai capelli, d'ebano questa volta, con Eiji che da dentro andrebbe semplicemente adocchiando la figura dell'altro Goryo, commentando con <{ Oggi una giornata di incontri. }> e poi spazio al silenzio anche lì nella loro mente, mentre attenderebbe una risposa, un qualche cenno da parte del ragazzo lì presente.

22:17 Koichi:
  [Ponte Naruto.] E' un susseguirsi di secondi, in cui le proprie iridi ambrate possono scorgere ogni elemento della natura che inizierebbe a legarsi alla propria persona, chissà da quanto tempo fermo ed immobile in quella posizione, al punto di divenire un dettaglio di contorno in quella cornice. Respiri profondi quelli che solca, ingrandendo e sgonfiando abilmente il proprio torace, mentre le gambe continuano ininterrottamente in quel flusso, in quel moto ciclico in cui avanzano ed indietreggiano, spostando debolmente l'aria che li circonda. Ma è un passo che riconoscerebbe, un imprimersi sicuro e degno del sangue che trascina con sé; non solo per il fatto che condivida lo stesso sangue, ma potrebbe quasi percepire da quella scansione ritmica quel tocco elegante, quel passo che marziale e senza ritardo alcuna batte sulle assi che compongono interamente il ponte, probabilmente solo sbavato dalla punta dell'ombrello che funge da bastone da passeggio, temporaneamente. Un dubbio che trasale, che lascerebbe percorrere un brivido, poi placato da quella voce che ne accarezza il proprio nome. Non ha dubbi, al momento, lasciando che il cranio si ripieghi appena in sua direzione, torcendo soltanto il collo e non il busto. Sarà probabilmente capace di intravedere, nonostante il cappuccio a velare parte di quel viso maschile, la presenza del Goryo lì vicino, nei pressi. <Itsuki.> Ne evoca il nome, con un sussurro delicato, quasi accorto ad esprimerlo per intero, avvinghiandosi ad una sensazione di piacevole scoperta. <Ho creduto che il tempo mi avesse divorato nuovamente.> Oramai abituato a quella condizione, a quel proseguire infausto e reo, così rapido da non permettere al Chuunin di poter riemergere, adeguatamente. <Come procede?> Domanderebbe innanzitutto, quasi beandosi di una spontanea linea di preoccupazione. Non che l'altro abbia necessità di una balia, di una domanda del genere, ma sicuramente il fatto che abbiano qualcosa in comune lo porterebbe a concedere un barlume, un foro della personalità proprio, limitata e privata. Si denota che non sia semplice forma di cortesia per avanzare quella domanda. Non s'appresta a ribaltare un variegato corpo di domande e questione, prendendosi comodo il tempo che ne segue. <Puoi avvicinarti e sederti.> Un invito, non preoccupandosi d'esser così decisamente esplicito, nel fornire questa eventualità, ma almeno non dovrà stare così contorto per avere la sua figura nel proprio campo di percezione visiva. [Chakra On][Equip.Scheda]

22:36 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Si volta ordunque il ragazzo posando le ambrate su di lui, andando a scorgere i lineamenti puliti ed androgini di lui, sottili, che si piegano appena ad un vago sorriso mesto, cortesia mista a semplicità nell'aver trovato lì il consanguineo, intento a scambiare un paio di parole prima di tornare verso l'accampamento, avvicinandosi dunque di qualche passo facendosi seguir con lo sguardo, appoggiando dunque l'ombrello al cornicione, sul quale lui è seduto, avvicinandosi solenne e preciso, quasi come se nessun movimento fosse dettato dal caso, puntiglioso nei modi di fare, impeccabile a tratti, sempre più simile e vicino a quell'alta personalità insita dentro di lui < Non penso sia il caso, dopotutto, sei appena tornato. > direbbe andando a piegar la testa di lato giusto di un paio di gradi, portando le iridi rossastre in un punto impreciso, passando da quel tono pulito di prima ad uno di sufficienza, così come la sua espressione che si tinge appena in viso della medesima, sottolineato da quel sollevare delle spalle, che ricadono in concomitanza con il proprio proferire < Incontri interessanti, i soliti doveri e.. > una breve pausa, andando poi a ricordarsi ovviamente di quel lieto evento del suo sentimento sviluppato nei confronti della Kokketsu, sospirando quasi in preda a un che di rimembrare il suo profumo, costringendo però quel dubbio a tornare, visto che lo aveva allontanato temporaneamente, quest'oggi, così come il di lei pensiero, sforzandosi nel farlo abbandonandosi nel piacevole conversare con Rio. Chissà come sta lei oggi, se stà meglio, se quella finta influenza sia migliorata. Non vuole pensarci, non si sofferma nemmeno per un'istante suu quel pensiero tanto da sedarlo sul nascere, continuando con il proprio dire lasciato in sospeso poc'anzi < Ah, sì, mi sono.. Com'è che si dice? Mh, sì, innamorato. > e non è che non sia convinto della cosa, perchè sente comunque lo stringersi dello stomaco nel pensare a lei, seppur non comprende appieno la questione dei sentimenti e delle emozioni in generale, risultando non tanto imbarazzato nel suo dire quantopiù confuso, impreciso a causa del suo rivelar per la prima volta la questione a qualcuno. Scuote appena la testa, delicato, alzando la dritta come a dirgli di lasciar stare, di non preoccuparsi < Sto bene qui, grazie. > e vedrebbe di andare a tirare fuori una sigaretta che accende un'istante dopo mediante lo scatto metallico di un'accendino, che con lo stesso tintinnio si richiude e vien rimesso in tasca assieme al pacchetto, aspirando quel primo tiro intenso, per poi poggiarsi con le braccia allo stesso cornicione, distante si e no ad un metro da lui, curioso poi nel domandare con fare spensierato < E tu? Tu sei mai caduto vittima di questo maleficio. > bello sì, meraviglioso come sentimento nella sua complessità, mo comunque allo stesso tempo un limite, un'ostacolo, un qualcosa che può rivelarsi pericoloso a certi versi, per svariati motivi.

23:01 Koichi:
  [Ponte Naruto.] Un paio di cenni col cranio, nell'intento di abbassarsi e rialzarsi, quanto basta per confermare la sua teoria, quel caso in cui non dovrebbe ricadere nuovamente. <E' vero, hai ragione.> Pronuncerebbe senza il peccato di concedere un lusso così importante e prezioso, ma con lui potrà esimersi da alcune etichette che solitamente solleticano il proprio parlato. Decisamente più naturale e predisposto a socchiudere le palpebre su alcuni tasselli. <Ma da quando mi son risvegliato, sono stato spedito qui e...> Innalzerebbe le spalle, appena, in un movimento blando, mentre l'altro si avvicinerebbe al cornicione su cui lui sosterebbe. <L'unica cosa positiva è aver incontrato qualcuno.> Non menziona l'identità, ma lo sguardo improvvisamente eclissa da quell'ambiente attorno e si focalizza su di lui. Non hanno necessità di spiegare ulteriormente, ma comprendere che l'altro sia una potenziale ancora di salvezza per la propria noia è una cosa che si può facilmente intuire. In quell'ambra c'è un calore che improvvisamente impenna, arde improvvisamente, come una scossa di una nuova energia. <Incontri interessanti?> Si soffermerebbe poi su quelle parole, per poi trarre una prima conclusione. <Stai muovendo qualche filo?> Lo domanderebbe, come se avesse la vera necessità di saperlo. <Nonostante questi anni trascorsi, non sembra che il marciume sia cambiato così tanto.> Labbra che si stringono appena, in un commento apparentemente estraneo, eppure c'è una frazione di tempo d'attesa prima di pronunciare quella proposizione come se avesse avuto dinanzi qualche fotogramma in particolare, a lampare nella propria mente. <Oh.> Semplice vocalizzo, nell'avvertire quella nuova informazione, sull'altro. Quando la situazione viene totalmente ribaltata, in una sequenza inaspettata, quando l'altro domanderebbe se abbia provato questa sensazione, quel sortilegio incantato che non saprebbe neanche spiegare. <Credo d'averlo provato.> Non risulta neanche sicuro, eppure un paio di volti sembrano dipingersi in quel bacino acquatico, sottostante alle due figure. <Ma alla fine son sempre tornato sui miei passi, sul mio percorso.> Un sospiro, poco più pesante. <E' una malattia che ti inebria e ti logora, dipenderà da te quanta importanza concedere.> Lo sguardo vola dinanzi, lasciando che non possa neanche guardarlo più, al sicuro abbastanza da spostarsi con le pupille altrove. <Ma non è corretto che io ti dica questo.> Lo riconoscerebbe, il proprio errore. Dovrà percepirlo da solo, dovrà metabolizzare anche quel dolore. <Itsuki.> Pronuncia il suo nome, improvvisamente, mentre rialzerebbe la testa verso il cielo oscuro. <Che sapore ha la tua vita?> Inaspettato, ma pur sempre un giocatore. Scelte assurde, ma per infiltrarsi oltre. Sembra una richiesta stupida, ma lo spessore muta quando viene proferito dalle proprie labbra. [Chakra On][Equip.Scheda]

23:33 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Vien chiusa a pugno la mancina ed il gomito dello stesso braccio và puntandosi lì sul parapetto spesso, lasciando che quindi il mento vada portandosi lì vicino alle nocche, a posarsi sulle falangi, sostenuto da quell'imporsi al contrario, piegato in quello che sarebbe un'angolo ottuso, mentre la dritta danza non troppo distane dal viso, puntato anche il destro lì sul gomito, un pò più aperto del gemello in quel mantenere la sigaretta sospesa per aria, retta dalla mano che pigra la stringe tra medio e pollice, rimanendo lì con il palmo verso l'alto, rivolto verso la volta stellata come al solito ammantata nella nebbia < Oh, allora non sono l'unico ad aver fatto incontri interessanti > dice con un tono che ha un che di soddisfatto in quel rispondere al suo discorrere sino al ridomandargli a riguardo, perdendosi con gli occhi lungo la distesa del mare lì più placido, nell'acqua che riflette il blu della notte, l'astro pallido nel cielo vagamente offuscato risulta ancora più tremulo ed impreciso in quel riflettersi con noia nelle acque. Tira di nuovo dalla sigaretta, breve pausa per aspirare e poco dopo i polmoni si decomprimono lasciando scivolare il vaporoso fumo all'esterno, lasciando che i fili che vengono esalati dalla sigaretta accompagnino il grigiastro che gli accarezza i lineamenti, mentre lui sposterebbe le scarlatte su di lui, il color del sangue che si riversa nelle ambrate di lui, giallastre e appena sgranate in quel esprimere un che di ardente curiosità < I fili sono sempre in movimento, bisogna solo sapere che nodi fare e quando farli.. > direbbe semplicemente, con un sorriso mellifluo, rimanendo vagamente enigmatico a riguardo senza sbilanciarsi più di tanto, alludendo solo quando è necessario al crepuscolo che verrà, gettando in giro solo frammenti di quel che nascerà, dello scompiglio che verrà riversato sulle terre Ninja, per poi dar un tocco alla sigaretta e lasciare che un grigio tocchetto perda la presa, si sfaldi cadendo lì sul cornicione per poi venir portato via da un lento rotolare, sospinto da un vaga brezza notturna < E non ti sbagli affatto, ma anche dal marcio, si può tirare fuori un diamante, se il tutto viene orchestrato a dovere. > che poi quel diamante brilli scuro e minaccioso con i colori del male, cupo e tristo solo a vedersi come un ricettacolo di buie forze pronte a portar il Caos in tutte le sue forme. Tralascia per qualche istante il tutto ricevendo quella risposta che lì per lì va a tingere il viso di lui in un chè di affranto, concedendo al Kagurakaza, di portar lo sguardo nuovamente su di lui, distolto in quel voler seguire la cenere che si sfaldava in maniera più o meno composta lì a qualche centimetro sotto di lui, seguendola in quel venir portata via delicatamente, denotando dunque un tristo dire < Suppongo tu abbia fatto la scelta più saggia. > direbbe semplicemente, senza mai essere pentito del proprio amore ma continuando sempre di più a rispolverare la sua vecchia convinzione riguardo al fatto che i sentimenti sono un problema, difficoltà in più, un qualcosa nel quale già credeva quando ne era privo e che ora non può far altro che confermare, in quell'esser succube del sentimento nei confronti dii Kurona, quasi cadendo vittima di quel suo utilizza di un preciso termine, lasciando che gli occhi si scostino sull'altro indefinito dalla nebbia, in quel suo quasi esser pienamente tonda, mormorando poi tra sè e sè < Una malattia eh... > rimarcando proprio quel preciso dire, con un tono amaro, portando il labbro inferiore a finir preda di incisivi e canini, in un non volersi ammettere una delle possibili verità, forse la più azzeccata, un qualcosa che non vuole esistere nella sua mente < Non preoccuparti, hai ragione,quel chè ti dà è quel che ti toglie, proporzionalmente parlando. > ed una breve pausa per concedersi un rinnovato fumare da quella sigaretta che per istanti è stata abbandonata a sè stessa, proseguendo poi, riprendendo la sua domanda < sofferenza e desiderio direi, conditi con una ciliegina in cima, se volessi definirmi romantico. > ed il suo pensiero non potrebbe che andare in direzione della donna in questione, pensando ai candidi capelli di lei e a tutto quello che descrive la sua figura, perdendosi per qualche attimo, cercando poi di lasciar da parte quel fare trasognante e smielato, ritornando, con un'assottigliare dello sguardo, alle manie derivate dal Caos ed al destino che ha da compiersi Dimmi Koichi, vorresti tornare ad Oto? > domanda con cautela, senza svelarsi troppo, mettendo già la cosa come quella che sembra un'innocua curiosità.

23:57 Koichi:
  [Ponte Naruto.] Non comprende perfettamente se l'altro abbia intuito quello che aveva trasmesso fino ad ora, lasciando che qualche secondo possa posarsi su di lui, sulla figura del moro, impiantando in egli lo sguardo dritto ed intenso. <Argomentavo principalmente di te.> Un respiro, leggero e flebile. <Se il sonno mi ha allontanato così tanto dalla realtà che ci circonda, tu sembri essere l'unico canale che mi conduce all'esterno.> Una smorfia debole. <Questa bolle mi è decisamente stretta.> Ammetterebbe in quella similitudine, smuovendo le spalle, seppur di poco, per dare maggiore enfasi alle proprie parole, a rendere teatrale quella impossibilità di muoversi molto, affaticato da quella situazione. <Non è semplice incontrare esemplari come noi.> Un argomento che è stato già toccato, sfiorato abbastanza, per poterlo emergere nuovamente nella sua interezza, preferendo deporre l'argomento, per ora, come qualcosa di superfluo, come qualcosa di non necessario. <Nodi.> Parola chiave, cardine. Lascerebbe che la mano destra si sollevi da quella ringhiera, per porsi dinanzi al proprio petto, con quel palmo che si rivolge verso il volto del genetista. <Ne ho compiuto uno soltanto.> Attento a quelle parole, prima di estendere l'arto verso l'alto, come se volesse toccare quella volta oscura, avvicinarsi per aggrappare quella luna dispettosa, prima di stringere l'estremità. Un pugno chiuso, che detiene per un breve intervallo di tempo, prima che l'arto superiore possa discendere nuovamente, in maniera lenta, per potersi permettere nuovamente quella postazione, su quel corrimano, per poter aderire maggiormente e lasciare che le gambe possano ancora divertirsi di muoversi. <Preferisco pochi ma eccelsi, che tanti e fasulli.> Un ultimo monito, nient'altro, senza neanche degnarlo di uno sguardo, non subito almeno. <Un diamante.> Raccoglierebbe. <Difatti quel minerale, nella sua forma grezza, non ha valore, ma basta affidarlo a mani sapienti, che acquisisce un valore inestimabile.> Comprende la metafora e la amplia, la concorda con le proprie linee vocali che si esternano, con dei continui respiri, quei fonemi appena pronunciati, quasi ad aver attenzione di sprecarne troppo. Pondera, nella sua naturalezza. <Che sia stata la più saggia o meno, appartiene al passato ora.> L'intenzione di cercare di voltare pagina è doverosamente facile da constatare, come se il dolore arrecato potesse ancora lasciarlo tentennare e lui non può più permettersi questo peso, questa zavorra. Non più, oramai. <Lo capirai da solo, ne son sicuro.> Un augurio, quasi, nell'assaggiare quel sapore maledettamente amaro. <Meglio provare qualcosa e pentirsi di ciò che privarsi di questo.> Un barlume di saggezza in quelle parole, annunciando un sorrisetto, quasi divertito, nell'avvertire la risposta sul sapore della vita altrui. Lieto della risposta, ma è un battito di ciglia. La domanda raggiunge e lui sprofonda. Palpebre che si allargano, come se avesse toccato un tasto decisamente dolente. Potrà notare come le dita sembrano graffiare quella ringhiera, mentre le labbra si distaccano, mostrando le due arcate candide che si compattano, duramente. E' un fremito, che rilascia e sopprimerebbe, come qualcosa che non doveva accadere. <Io sono nato ad Oto.> Probabilmente l'ha espresso a pochi. <Io non ho mai dimenticato il mio villaggio.> C'è dolore in quelle parole, difficilmente da reprimere, come se avesse gettato un graffio su una cicatrice che credeva ben chiusa. Si spalanca, d'improvviso. <Devi sapere che non ho molti ricordi del mio passato, immagini sbiadite di una vita che fremo di assaporare.> La mancina mano si porta, quasi di scatto, verso la propria testa, a sorreggerla, come se un'improvvisa emicrania lo colpisse. L'altro potrà intuire che natura abbia quell'impulso, seppur negato con la forza dal Chuunin. Dunque ora si volta verso di lui, ripiegando anche parzialmente il busto, per poterlo vedere, per avere una porzione maggiore di quel corpo altrui. <Si, dannatamente si.> Graffia, seppur sia comprensibile che non sia adirato con l'altro. <Questa realtà potrebbe non essere più la mia realtà, ma Oto permarrà sempre il punto dove tutto è iniziato.> E sembra che sia pure il punto in cui finire, se necessario. [Chakra On][Equip.Scheda]

00:23 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Divertito il suono che esce dalle labbra serrate in quel momentaneo privarsi del filtro in cotone, con l'espressione che si rilassar in quel tingersi di un fare mesto più di prima, nell'andare ad afferrare il concetto riguardo al fatto che sarebbe lui l'incontro che l'ha scosso, un che di importante ed al quale risponderebbe con un dire sarcastico, facendo dondolare su quelle falangi il volto di lato, tenendo gli occhi sull'orizzonte piatto, calmo come la loro conversazione < Ah, così mi lusinghi. > dice per poi far perno sul mento e quindi volgere gli occhi in direzione del ragazzo dai capelli azzurri, lasciando che lo sguardo felino si posi su quel suo viso perlopiù calmo, concedendogli quel complimento nei confronti del Clan, per il quale non ha mai provato una particolare attaccatura, ma del quale, allo stesso tempo, di certo non disdegna il gene < Individui rari, siamo una macchia nera degna di nota. > per quanto non possano definirsi come le famiglie più famose e numerose, di certo la loro particolare innata contagiante, non è da sottovalutare, così come i presunti annessi di storia, relazioni e quant'altro, che al momento ignora, andando a trarre un'altro tiro da quella sigaretta, scrollando di nuovo con un tocco del dito la cenere, quasi a non volerne vedere lì sul tizzone ardente, perdendosi ogni tanto nell'osservare di quel consumare lento e pacato della carta e del tabacco stesso, sostenuto dall'ossigeno che permea l'area e l'aria stessa, in quel procreare di una placida combustione spontanea che potrebbe osservare per minuti, annuendo poi al ripetere di quella parola chiave in questione, concedendo il fatto all'altro di riferirsi a lui probabilmente con quel singolo nodo < Ma è un nodo degno di nota. > direbbe in risposta a lui, curioso nel veder se possa trovare un modo per coinvolgerlo in eventuali eventi futuri, in dubbio ora come ora, senza volersi prendere la libertà di inserire altri membri nel piano dell'Uchiha - per quanto in questo caso egli sia considerabile affidabile - ed allo stesso modo non ha idea di come il Crepuscolo abbia intenzione di smuovere i passi di preciso, più di un presunto voler palesarsi in concomitanza di quel che avverrà al Suono. Pochi ma buoni, perfetti, invidiabili, è chiaramente un qualcosa che non può non condividere, per quanto l'idea dell'avere delle pedine eventualmente sacrificabili sia un'opzione indicibilmente allettante e come sempre utile, quasi necessaria, in quel voler espandersi avidamente, con il giusto, minimo controllo necessario per tenere un'ordine generale, lasciando che tutta l'altra percentuale rimanente in preda al Caos stesso. Il Kagurakaza da dentro tace e curioso semplicemente si concede quel loro dialogar a tratti spassionato, mentre la coda d'ebano vien fatta dondolare da un venticello che ha un chè di notturno, vagamente pungente, prima di un rispondere al che del diamante < Accurato. > direbbe semplicemente in quel coglier una metafora che solo ora pare dar maggior significato al tutto, in quel venir colta e restituita, per poi far sì che sia il momento di metter da parte i sentimenti amorosi e le passioni pericolose, lesive, andando a dedicare poche parole riguardo a quei brevi periodi < Parole sagge, non posso che tralasciare il tutto lasciando che queste fungano da monito in futuro. > accantonando quindi la questione, vedendo di andare a notare quel baluginio negli occhi altri, lì quando viene nominata Oto, seppur non risponderebbe prima di un'altro tiro di quella sigaretta oramai verso la metà < Ed è tuo diritto tornarci, lo è di tutti. > ed andrebbe alludendo ai ninja strappati dalle loro case, distrutte tempo prima e poi risanate con il tempo, la fatica ed il sudore, costretto a combattere sotto un'Alleanza che magari non viene manco da tutti condivisa, lui stesso, tra i tanti, notando quell'accenno di fastidio, forse un voler prevaler dell'altro che ha qualcosa da dire, forse un cede alle immagini sbiadite da lui stesso citate, alle quali si acciglia impercettibilmente per un solo istante, andando poi a trovar quella determinazione nel suo parlato e nella sua espressione < Sai.. > direbbe tornando con lo sguardo in avanti verso la luna, sollevando quelle del colore del sangue che vien riversato nell'immaginare di una Oto che vien liberata dal dominio di Kunimitsu, così come avrebbe intenzione di fare Kioshi, con l'aiuto suo e di altri, quasi potendo già sentire l'odore dello stesso sangue riversarsi al suolo, inebriandolo < Tra non molto, se vorrai potrai tornarci.. Chissà se ci saranno delle sorprese.. > direbbe tutt'ora permanendo nel vago, tenendo conto di quel futuro far contribuire il ragazzo ad un qualcosa, a qualche scopo superiore, per ora non definito ai suoi occhi e quindi impossibile da proporre.

00:51 Koichi:
  [Ponte Naruto.] Non crede di dover eludere quelle lusinghe, sminuirle od imprimerle ad un livello superiore; lascerebbe difatti credere che l'altro vuole, come se la cosa non importasse principalmente al crine azzurro, avvalendosi del prossimo dire d'egli come un risvolto nuovo: <O siamo note, macchiate di nero.> Cambierebbe la disposizione di quei termini, come un anagramma, rendendo un significato nuovo, ma con una profondità tale, quasi inaspettata, da rivolgere a qualcuno, probabilmente in maggior profondità di quel crine scuro. Si crogiola per qualche secondo, nell'avvertire quel complimento, quell'attributo positivo sul nodo che hanno stipulato il duo, permettendosi qualche cenno di consenso. Condivide totalmente, preferendo scivolare oltre, come una scia interminabile di argomenti, inseguendoli uno dopo l'altro. <E' vero che nel nostro corpo scorre un sangue simile, ma non è solo mediante di esso che troviamo questa sinfonia.> Si pronuncerebbe, ulteriormente. <Sono idee, sono obiettivi, sono semplici modi d'agire e di parola che possono permetterci di camminare vicini.> Innalzerebbe dunque entrambe le gambe, affinché siano parallele alla superficie d'acqua. <Possono appartenere allo stesso corpo, ma la gamba destra non sarà mai identica alla sinistra.> Pizzica la curiosità altrui. <Eppure entrambe collaborano per portare il corpo da qualche parte, contribuiscono l'uno con l'altra.> Un discorrere lento. <Se la destra funge da perno, la sinistra si libra in aria e così viceversa.> Una questione di supporto che si concedono, in maniera alternata. <Tranquillo.> Spira improvvisamente. <Le due gambe si uniscono affinché il corpo possa andare più veloce, verso la fine del sentiero, non per rendersi zavorra dell'altra.> Dopotutto non ci vuole molto a comprendere come un corpo, munito di entrambe le leve inferiori, possa permettere di compiere movimenti decisamente più ampi e migliori, rispetto ad un percorso compiuto da una sola gamba. Si saltella, ma si può rischiare di cadere, più spesso. <Io tornerò.> Ma poi saranno le parole altrui a rendere un nuovo sopravvento per lui, lasciando che, in maniera repentina, l'intero busto si sospinga verso sinistra, per potersi avvicinare all'altro. La suola della scarpa destra che verrebbe portata verso la ringhiera, per migliorare la coordinazione del corpo, che pare quasi distendersi sul fianco sinistro, provando ad assicurarsi comunque un equilibrio adeguato. La mano destra si imprime sul corrimano, mentre è la sinistra che si allunga, abbastanza lenta da farsi notare dall'altro, ma abbastanza veloce da notare la scrollata, quel movimento pressante. Il palmo che si soffermerebbe a pochi centimetri dalla spalla avversa più vicina ad egli, potenzialmente la destra, quasi avesse improvvisamente un timore di disturbarlo, di inibire il proprio contatto, per poi rilasciarlo con molta più grazia di quanto fosse partito. Non è pressante quella mano, ma proverebbe ad assicurarsi il tocco con il corpo altrui. <Non mi preme al momento comprendere che filo sia, ma se riguarda Oto...> Riprende respiro, mentre proverebbe ad avvinghiarsi agli occhi altrui, volendo magnetizzarli con i propri. <La nostra Oto.> Cosciente dell'entità altrui, anche. <Voglio esserci, pretendo di farlo in quanto è qualcosa mi riguarda.> la forza di volontà che si accende, come una fiamma, dapprima dormiente, che si risveglia. <Son sicuro che capirai il fatto secondo cui non posso non esserci, se c'è qualcosa di così a me caro.> Avverte la tensione, lo spiraglio e lo insegue. Lo sguardo scivolerebbe appena verso destra. <Questo non è solo divertimento, questo è ciò che io voglio.> Individualità, in una frazione in cui si rivolge all'albino dentro di sé, che potrebbe risultare esaltato dalla cosa, come giusto che sia. Qui vi è troppo in gioco, però. Dunque ritorna verso l'opposto, facendo scivolare un secondo momento la mano, per ritrarla, strofinando i polpastrelli fra loro, nel saggiare quel potenziale ed ipotetico contatto. [Chakra On][Equip.Scheda]

01:23 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Inspira ed espira pacatamente in quel soffiar via i fili di fumo che gli si dipingono, resi argentei quasi dalla presenza costante della nebbia, in quel delineare il viso altrui, finendo per infrangersi appena sospinti da quel suo respirare che quasi si scioglie in un sospiro un cenno di consenso ed un ridacchiare in risposta a quello che sarebbero, ridefinito da lui in quel giocar con le parole <{ Poetico, non c'è che dire. }> commenta da dentro Eiji ricevendo in tutto e per tutto un mugolio d'assenso in quel loro canale privato, andando poi a sentir quella metafora riguardo le gambe, definendo il suo discorso non tanto distante dal concetto riconducibile della chiralità, due cose che messe a specchio davanti a loro risultano pressochè identiche, ma nella diversità trovano un'utilizzo ben specifico e preciso, appoggiando poi tutto quel suo discorso, mentre il mare sotto pare sbuffare in quel muoversi un poco meno placido e statico del solito, quasi a distrarre appena il moro dal tutto, portando le iridi su quel movimento imprevisto delle onde, continuando però senza perdere il filo del discorso, lasciandolo decadere solo per pochi istanti < Bisogna percorrere il cammino al fianco di validi degni sostenitori, così da perseguire il proprio scopo senza scadere in una disfunzione asimmetrica, o chissà cos'altro di peggio. > è giusto scegliere con cura i proprio alleati, i propri compagni, seppur per quanto riguardo l'altro Goryo, lui non potrebbe non vederlo schierato nelle file del male, potrebbe essere un'ottima spia o una figura importante per quella che sarà la riconquista direttamente successiva all'attacco di Oto, non lo sà ancora, non riesce a figurare più di tanto quello schema che appare sin troppo grande e preciso solo a tratti, per ora. Eppure, da quel suo distrarsi e rimuginare sul quale potrebbe essere uno scopo da fornire al consanguineo, ecco che lo vedrebbe sporgersi di lato e quindi in quel metodico modo andare a pizzicar la spalla, un contatto delicato ma presente, forse un irruento voler dimostrare l'afferrare di un'opportunità che gli è stato offerto, o magari l'afferrare un desiderio di rivalsa, il constatarne la tangibilità, richiamando quindi l'attenzione del Moro che volge lo sguardo in direzione di lui, che rinnoverebbe con tutta la scena a seguire quella volontà ricca di determinazione sul voler tornare, lì al Suono, o ad affermarsi nel mondo, se non entrambe le cose < Oh.. > non si ritrae e non si scosta da quel di lui avvicinarsi, andando a notare quel costante baluginio vigoroso, quel desiderio ardente, un qualcosa che ascolta con calma e dedizione, in quel sentir riproporre il villaggio con un'altre aggettivo possessivo, specificando, attirando bene anche l'attenzione di Eiji stesso, che sogghigna, così come sul viso del Chunin andrebbe dipingendosi un ghigno quasi allo stesso modo, all'unisono, mentre la sigaretta per ora viene tralasciata < A tempo debito, avrai modo di farti valere, ne sono certo. > e solo ora avvicina la sigaretta al viso senza distogliere lo sguardo da lui, assottigliando semplicemente lo sguardo in quel soffiar il fumo di lato con un vago ed impercettibile piegarsi delle labbra verso sinistra, verso l'esterno del ponte, continuando < Lo comprendo, ed è per questo che ritengo più che degno di una possibilità... > e tornerebbe a voltarsi interrompendo il contatto visivo, vedendo dunque di tornar lungo l'orizzonte, quel misto di oceano scuro e del cielo notturno altrettanto cupo e bluastro, tetro quasi con il favore della nebbia, aggiungendo poi dopo un truculento ridacchiare che tratterrebbe a malapena, gutturale quasi in quel tentale di tenerlo tra le labbra serrate, sedandolo per poi confermare < Oh.. Ma sarà anche divertente, fidati. > ed ora il polso sinistro si piega ancora di più un quell'andare a cogliere tutto il lato del suo viso, che si appoggia su nocche e dorso della mano stessa, piegata verso l'interno, concedendosi quell'ultimo tiro per poi andare a premere la sigaretta lì sul cornicione, pressandola con le dita guantate lentamente, quasi a voler vedere quel barlume arancione, in grado di simboleggiar la speranza, ai suoi rossi occhi, in quel vederla spegnersi e lasciar spazio al nero ineluttabile di quel che rimane lì bruciato, privo di ogni possibilità di proseguire, di andare avanti.

01:46 Koichi:
  [Ponte Naruto.] Il torace che andrà a gonfiarsi di un nuovo ossigeno, di una discreta quantità che andrà ad esser accumulata dalle proprie narici, che filtrano quell'aria, che possono avvertire il profumo nuovo, mai incontrato fino ad ora, o piuttosto dimenticato. Non ricordava ancora quella scia, quella sensazione d'ebbrezza che farebbe arricciare il naso. Si sgonfia poco dopo, da quelle labbra che si schiudono, in un foro debole, come se in qualche modo cercasse di placare i propri istinti, le reazioni che si stanno susseguendo, uno dopo l'altra, in un avvinghiarsi fin troppo poco consono per la propria persona. Una figura così distinta dall'essere rilassata e pacata sembrerebbe esser pervasa da qualcosa che sembra ruggire dall'interno del proprio corpo. Attratto da qualsiasi cosa possa far riferimento al proprio villaggio, come se quei pochissimi ricordi presenti nella propria mente si evidenziassero dinanzi alle proprie palpebre. Come un monito, un suggerimento di comprendere maggiormente del suo passato. La pedina che si risveglia, avvertendo la tensione che si crea nell'aria. <Mh.> Mugugna, debolmente, cercando di ritrarsi verso di sé, non per recuperare totalmente la posizione seduta, ma rimanere solo in parte ripiegato lateralmente verso di lui. Dovrebbe rimanere così obliquo, con il braccio destro che si imprime a quel perimetro, per sostenere l'intero peso del corpo maschile. Il sinistro rimane semplicemente vicino al destro, per assicurarsi un maggior equilibrio, non volendo cadere. Non questa sera, almeno. <Non considerarmi stupido.> Comunicherebbe all'altro, seppur sia ben conscio che non sia etichettato con quel termine. <Non nutro tutta questa fiducia nel prossimo.> Quasi guardingo nel guardarsi attorno, nell'eludere le dita d'altri. <Ma è anche vero che, una volta scelto qualcuno, non ho problemi a riversare in costui la mia fiducia.> Dopotutto quale sarebbe il senso di scegliere un alleato, confermarlo, se poi si necessità sempre di un freno inibitore? <Dunque esisti.> Si guarderebbe appena la mancina mano, la stessa che l'ha toccato. <O forse sarebbe meglio dire che son io a non essere più uno spettro.> Si potrebbe definire così, dopo che sia scomparso dal palcoscenico, per così tanto tempo. <Ah.> Una piccola nota di piacere lo attraversa, lampante. <Qualcosa s'è mosso.> Dentro di lui, un filo si è teso e lui riesce quasi a godere di quella sensazione, di quella vibrazione che ha superato la matassa di noia e ha centrato la propria determinazione. Si spegne, con lentezza, mentre accompagnerebbe quella risata con un sorriso, soddisfatto. <Allora probabilmente sarà il caso di recuperare gli allenamenti e puntare ad essere meglio di ora.> Dovrà perlustrare nel proprio soggiorno, ma vorrebbe trovare qualcosa di carino, adatto a quella rimpatriata, nel caso in cui dovesse avvicinarsi nuovamente al suolo del suo amato villaggio. Oltremodo, sarà anche il momento decente per sbloccare il proprio grado militare, per tornare a casa con maggior orgoglio. Ricco e trionfante. Ed è improvviso, in quella risata malefica, che per osmosi sembra attirare anche il Goryo, iniziando ad accompagnare. Non la trattiene, liberi di essere come vogliono. Sorridono, divertiti. <Uh?> Una piccola nota di stupore quando il cielo si imprigiona a molte nuvole, si incastrano, e la pioggia improvvisamente diventa violenta, persistente, al punto tale da divenire tempesta. <Meraviglioso.> Un tocco di classe, inaspettato, ma perfetto in quella loro perversione. Dunque proverebbe a scivolare via, per entrare all'interno del ponte, per affiancarsi all'altro. <Ci divertiremo.> Una promessa, provando a scroccare eventualmente un passaggio, dato l'ombrello munito dell'altro. <Per qualsiasi cosa, mi troverai spesso nelle zone limitrofi di Kiri.> Dopotutto è difficile che s'addentra al suo interno, raro, dunque concedere un appuntamento è decisamente più facile. [Chakra On][Equip.Scheda][EXIT]

21:22 Itsuki:
  [Ponte > Tenda] Un assaporare dell'aria del luogo, un voler concedersi quel godere della placidità che forse solo il mare e pochi altri panorami possono dare, un che di voler sfogare emozioni represse, istinti celati e da troppo tempo sopiti, quello dell'altro Goryo al suo fianco, per poi scuotere lievemente la testa, in quel continuare con la sigaretta, oramai prossima alla fine, lasciando che il fumo sfugga via assieme alle sue stesse parole < Stupido? No, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, penso sia uno dei più vecchi detti del mondo, ma tutt'ora regge perfettamente. > il suo dire è privo di qualsiasi dubbio, lui stesso si fiderebbe sempre e solo per metà delle persone, una fiducia totale è un qualcosa che si ottiene solo nel tempo con pazienza e vari messe in prova, probabilmente volendo mascherarsi dietro ad un meccanismo di autodifesa in quel non volerci mai rimaner male più del dovuto, nei confronti degli altri, per quanto per Itsuki ed Eiji in realtà sia più un non voler effettivamente scoprirsi nei confronti di nessuno, esser diffidente nei confronti di tutto e di tutti, potendo semplicemente definirsi entrambi in grado di esser più propensi riguardo ai membri del Crepuscolo che verrà, ma mai così stupido da fidarsi ad occhi chiusi, socchiudendo ora lo sguardo, in quell'annuire < Troverò il modo di ripagarla. > fiducia a parte, si intende, diretto nei confronti di quel dire di lui, sospirando poi in quel proferire < Esisto e dunque soffro, soffro e dunque vivo ed infine vivo per far soffire. > direbbe in quel breve e conciso definirsi in tre segmenti ben precisi di un solo, periodo, forse più logico e sensato per se stesso che per l'altro, scostando le iridi rossastre che si erano mantenute fisse sul mare placido in quel dire, che più placido non sarebbe, di lì a poco, in quel ricominciare a piovere che andrebbe smuovendo la superficie della marea, oltre che a martellarla con lo scrosciare dell'acqua, che quella stessa pioggia, poco dopo aver aperto l'ombrello, diventerebbe tempesta, ringraziando la larghezza dello stesso ombrello nero ed il fatto di averlo con sè < Uno spettro che torna, fà sempre un certo effetto, non trovi? > domanda con un che si sarcastico ed un pizzico di irriverenza, forse riferendosi anche ad Eiji stesso dentro di lui, che in tutta risposta, invece, andrebbe a preoccuparsi più del fenomeno atmosferico piuttosto che sulla loro conversazione, spesso in grado di distrarsi in una maniera talmente banale che quasi pare il cedere ad una curiosità o finta disattenzione felina, lasciando che gli occhi vaghino in una direzione, in alto ora verso il cielo, mentre le orecchie rimangono comunque sulla conversazione dei due Goryo <{ Ah, ancora pioggia, non ne posso più, maledetti Kami. }> gli risponderebbe di non preoccuparsi, l'altro, che di lì a poco si sarebbero mossi per tornare in tenda, finendo la sigaretta con quell'ultimo tiro per poi gettarla a terra e lasciar che la scarpa sinistra si punti sul mozzicone umido, soffocandolo e privandolo dell'ossigeno, per poi lasciar sfuggire quel fumo e ridacchiare semplicemente a quello smuoversi di un qualcosa dentro di lui, riosservando Koichi stesso, sollevando le spalle e ponendo un'espressione fintamente inconsapevole, retorica stampata sul viso, come a voler far finta di non sapere che cosa si riferisca l'altro, quando invece lo sà bene, e semplicemente prosegue < Sì, allenamenti, miglioramenti... Tutto in vista dell'apertura del parco giochi, insomma.. > un dire vago e distratto, rimarcando poi quell'aggettivo poco prima di voltarsi, lì con una mano dietro la schiena e l'altra che sorregge l'ombrello, ritto ed immobile a voler evitare ogni possibile goccia, per quanto le frange dei pantaloni, purtroppo, tra pomeriggio e sera in preda alla pioggia, sembra che oramai abbiano ceduto, bagnandosi di almeno uno o due dita, un chè di indubbiamente fastidioso, non c'è che dire Già, meraviglioso.. A presto dunque, Koichi, lasciamo che sia il fato a decidere lo scandir del tempo e degli eventi.. Verrà tutto da sè.. > direbbe per volgere un'ultimo sguardo di lato, volgendo il viso e posando un solo occhio rubino su di lui, prova di fare un profondo cenno d'assenso in gesto di saluto verso di lui, che intanto sarebbe tornato saldo sul ponte, per poi allontanarsi verso la tenda. Un altro paio di fili rossi, sangue nero, un'altro nodo, un'altro legame. {End}

A parte lasciate perdere la roba dell'isola nera senza azioni, dovevo fixare una roba.

Per il resto: role nella quale Itsuki e Koichi si trovano, andando il primo a far percepire all'altro di una possibilità di tornare a Oto, l'instillargli un'ideale rivoluzionario, promettendogli di trovare un degno compito per lui, intento, il Moro, a soddisfare quel riporre fiducia di Koichi, nei confronti di Itsuki.