OMG

Free

0
0
con Ekazu, Kimi

17:52 Kimi:
  [Ponte sospeso] Nel punto più alto dell’isola, lì dove tutto appare come piccolo ed insignificante, dove il rumore del mare con le sue onde furiose si infrange sugli scogli dell’abisso sottostante, lì dove tutto si distrugge e rinasce in continuazione lei ha deciso di spostarsi, un accampamento segreto il suo, un angolo nascosto dal quale emerge giorno dopo giorno mentre continua a muovere silenziosamente i fili che la riporteranno alle tenebre, che le permetteranno di dominare il mondo esattamente come sporgendosi dalle rocce può dominare la vista dell’isola di Kiri. Si muove su un ponte in legno sospeso, vecchio e appena malandato che ma che riesce a sopportare il suo peso senza problemi, i piedi si muovono lente, il baricentro è tenuto basso, le spalle ben ritte e tutto questo solo per muoversi limitando l’oscillazione di quel ponte. La mano destra sta poggiata sulla corda che sorregge la parte superiore, è ancora al centro e sta puntando proprio a quella sporgenza di roccia che le permetterà di sentirsi a tutti gli effetti sulla cima di quel mondo su cui presto farà calare la sua ira, la sua bramosia, tutto cambierà. Lo sente, può respirare quel vento di cambiamento, quell’aria fredda dell’oltretomba che le lambisce i fianchi nudi, le accarezza il corpo candido e privo di alcun segno, i capelli lunghi e neri si muovono in avanti, sospinti come se persino la natura volesse suggerirle di muoversi, viene accompagnata nei sui movimenti, pesa sulle sue spalle la certezza che ogni movimento futuro potrà modificare il corso degli eventi e eventualmente anche porre fine a quella sua vita terrena. Indossa un corsetto in pelle nera, le copre giusto il seno, stringe poco sopra alla vita lasciando che il seno, poco, venga contenuto e risaltato dalla forma stessa del vestiario, le spalle sono completamente nude, solo una profonda scollatura al centro del petto a darle un’aria più adulta, come se davvero sapesse come usarlo quel corpo da donna. Sui fianchi una gonna nera, tessuto abbastanza pesante ma che comunque riesce a ricadere morbido sulle sue cosce, scopre interamente le gambe grazie ai due profondi spacchi laterali, ai piedi solo un paio di calzari in gomma da ninja, non le servono tacchi o altro per esaltare quella figura. Il solo si abbatte sulla sua pelle, la vegetazione scarseggia in quel punto sopraelevato e l’ombra proiettata dalle foglie non riesce a giungere fino al punto del ponte che lei lentamente sta attraversando. Il palmo saggia la corda, sfiorandola e senza mai davvero stringerla, come a voler godere sinceramente di quella sensazione, del rischio stesso di procurarsi qualche ferita superficiale. Per via dei raggi solari gli occhi sono appena socchiusi, palpebre abbassate quel tanto che le basta per non accecarsi, per evitare che le sue iridi vengano ferite da tutta quella luce, un fenomeno a cui non è più abituata dopo tutti quei giorni di nebbia e tempesta. I fianchi ondeggiamo appena, gentili nel movimento ma comunque sempre controllati, non può permettersi di perdere l’equilibrio aumentando il rollare di quella ponte sospeso. Il chakra scorre con vigore nel suo corpo, donandole quel pizzico in più di sicurezza e sensazione d’essere ormai padrona assoluta di sé stessa e almeno quella piccola isola che ha eretto a fortezza personale. L’occhio destro è azzurro, così chiaro da risultare fin troppi simile al ghiaccio, gelido talmente tanto freddo che pare potrebbe congelare una figura solo osservandola, grande contrasto con il sinistro che invece è rosso, un colore così vivace e pieno, fuoco che scoppietta in quel lato, calore in grado di sciogliere chiunque, di ridurlo semplicemente in cenere. Non sorride, non ha alcuna smorfia in viso, appare mortalmente calma, non ci sono segni di tensione o stress in lei, nemmeno in quei muscoli che rilassati vengono spostati così che lei possa mantenere l’equilibrio. Cammina, cammina verso il futuro, verso il compimento di quello che sempre più con certezza, giorno dopo giorno, vede come il suo destino. Niente più catene ai suoi polsi, nessuna gabbia dorata intorno a lei, finalmente è solo quel demone portatore di distruzione e morte che ha sempre cercato di nascondere [chk on]

18:06 Ekazu:
  [Vegetazione->Ponte] Un silenzio inquietante interrotto solamente dal rumore dei suoi passi. Il ticchettio delle placche rossastre dell’armatura forgiatagli accompagnano in una cantilena ipnotica il suo avanzare. A malapena si riuscirebbe a distinguere la sua figura, immersa in una coltre di nebbia e fumo. Entrambi le manine sono nascoste nelle piccole tasche ai lati dell’armatura. Gli stivali neri ninja, chiusi in punta, saggiano pesantemente il terreno appena umido, affondando quasi in un impatto sordo. Il busto è appena chinato in avanti, cosi da bilanciare una, seppur non molto ripida, costante salita. Attorno a lui, la folta vegetazione. I raggi solari, appena filtrati, baciano la carnagione cadaverica dell’Uchiha. In quella quasi totale monocromia, la sola iride sinistra a stagliarsi inquietante. Continua ad avanzare, fino ad arrivare a quella che sembrerebbe essere la fine della salita. Il punto più alto forse; sa solo che lì avrà un sicuro appoggio dove riposarsi, riconciliarsi con i propri pensieri. Tranquillità. La vegetazione, lentamente, sembra diminuire. Spiragli di luce solare sempre più decisi ora andrebbero a delineare quella che è la minuta figura del genjutser. Qualcosa tuttavia sembrerebbe catturare la sua attenzione. Ai suoni della sua marcia sembrerebbe aggiungersi un cigolio. Acuti fastidiosi che porterebbero lo sguardo, scavato da occhiaie profonde, a voltarsi verso quello che sembrebbe un fossato. Tagliata da i tronchi e le frasche, la figura della Doku apparirebbe ancora poco distinta, ma nitida abbastanza da confermargli la presenza di un’altra persona. <…> schiude appena le labbra sottili, appena inumidite dalla condensa della zona. Raggiungerebbe infine lo spiazzo, o quantomeno si porterebbe a pochi metri dal precipizio, lì dove il ponte barcollante e pericolosamente instabile, si salderebbe alla terra ferma. Ora, Kimi sarebbe perfettamente riconoscibile. Ancora, tuttavia, non dice niente. Si siederebbe lì, all’ingresso del ponte, lasciandosi letteralmente cadere e posando in un pesante tonfo il sedere a terra. Lo schioccare delle placche d’argilla ad accompagnarlo. [Chakra: ON]

18:24 Kimi:
  [Ponte sospeso] Più avanti sa esserci il punto che vuole raggiungere, deve solo continuare la sua camminata, nulla potrebbe turbarla avanza instancabile. La destra continua ad esitare vicina alla corda, può quasi percepire il calore per quello sfregamento che seppur appena accennato + di fatto continuo, un dolore ancora troppo lieve per poter essere definito tale eppure già basta per farla sentire semplicemente più felice, se di felicità possiamo parlare. Soffrire è un modo per donarsi un piacere fisico e mentale ben differente da qualsiasi altra cosa lei abbia mai provato, le ferite quella sensazione di calore che le risale fino al petto e poi scende pervadendo tutto il corpo, le gote che si arrossano, il solo pensiero di quel che potrebbe provare decidendo di aumentare la frizione già basta per farle bramare ulteriormente quel momento eppure si trattiene, si impone un controllo che la porta più lontana da quell’apice, un’attesa che potrebbe anche essere vista come una sofferenza, una privazione autoindotta dei suoi desideri eppure persino quello in qualche modo non le dispiace, costringersi a soffrire per il semplice fatto di non essersi ancora fatta abbastanza male. Lo sguardo è in questo momento abbassato verso la corda motivo per cui almeno all’inizio non si avvede nemmeno lontanamente della figura di Ekazu verso cui sta comunque continuando il suo tragitto inconsapevolmente. Osserva la sua pelle, osserva la distanza con la corda e sorride appena, macabra, sadica e verso che è del suo corpo che si tratta possiamo tranquillamente aggiungere masochista, insomma le piace e non ha problemi a mostrarlo. Altri istanti e quindi altri passi che si tramutano in un continuo avvicinamento verso il fu Uchiha, la seconda creatura in quell’isola che arriva da un tempo lontano, persino più lontano del suo. Due fantasmi che si stanno avvicinando l’un l’altro senza che lei ancora se ne avveda. Qualche secondo ancora in cui è impegnata in quella semplice ammirazione dei suoi atti, le basterebbe così poco per escoriarsi il palmo, basterebbe stringere le dita con forza e poi correre al massimo delle sue capacità, chissà se sarebbe capace di continuare per puro gusto o se alla fine si fermerebbe comunque per rispetto verso il corpo? Non è una risposta a cui sa giungere così semplicemente la pianta. La mano va ad allontanarsi e riportata verso il suo fianco, chiude le dita a schiacciare su quel palmo appena arrossato mentre si sottrae alla stessa tentazione di farsi del male, solo in questo frangente il volto torna a direzionarsi verso l’obiettivo che si era prefissata, una figura seduta, che nel primo millisecondo scambia per Hanae a causa dell’altezza, deve ancora farci l’abitudine. Ad ogni modo sbatte le palpebre mettendolo a fuoco e comprendendo che non si tratta del nuovo corpo di colui che ama ma di qualcun altro, non si domanda perché sia lì, nemmeno chi sia. Continua a muovere quel passo con sicurezza ed estrema lentezza Il rumore delle placche di quell’aratura giunge fino al suo orecchio eppure nulla cambia sul suo volto. Omrai è quasi giunta, può iniziare ad analizzarlo davvero, osservarlo con maggior possibilità di reperire dettagli ed è per quel motivo che i suoi occhi andrebbero a cercare quelli dello sconosciuto, solo giungendo in sua prossimità andrebbe ad arrestare il passo così da rimanere sì sul ponte ma comunque ad un passo, quindi nemmeno un metro, dalla terra e da Ekazu, per via della posizione lo osserva dall’alto verso il basso eppur non parla, attende placida che sia lui a decidere o dire qualcosa. Sa di non essere potente quanto finge, sa quanti lì fuori possano contrastarla e sottometterla subito eppure negli occhi non c’è timore o preoccupazione in merito a quel fatto, lei velenosamente decisa a far cadere la sua falce sulle teste tranquille, che sia come creatura corporea o meno[chk on]

18:37 Ekazu:
  [Ponte] E come stesse assistendo al più esclusivo e particolare degli spettacoli, continua a fissarla senza smuoversi. Segue con lo sguardo appena socchiuso, quasi appannato, i movimenti dell’altra. Il suo stringere le funi del ponte, i passi e la distanza che tra i due continuerebbe a ridursi, fino a giungere a poco meno di un metro. Lui rimane seduto. Il viso non si solleva immediatamente, ma rimane ancora praticamente parallelo al suolo. Qualche secondo di silenzio in cui lei cerca di carpirne i dettagli, ma lui è lì. Ancora qualche secondo, e la vista si spanna. Ritorna tra i vivi, e si ritroverebbe a fissare quelle che sono le ginocchia o comunque le leve inferiori della Doku. Ora solleverebbe appena il mento, così da poterla osservare in viso. Ovviamente, l’occhio rosso lo cattura subito, ma niente sul suo volto così piatto, quasi fosse un errore genetico, trasparirebbe. Le labbra si schiudono appena < potremmo rimanere qui.. > la voce è metallica, priva di qualsivoglia sfumatura umana, quasi fosse registrata da chissà quale apparecchio tecnologico < .. a fissarci...> continua < per molto tempo credimi > entrambe le manine, ancora nascoste nelle tasche, verrebbero ora poggiate sulle ginocchia, portandosi in quella che sembrerebbe la tipica seduta degli indiani < ma non credo tu voglia passare la serata cosi, o sbaglio > una domanda, ma che non suonerebbe come tale data la totale incapacità di intonare il parlato.

18:51 Kimi:
  [Ponte sospeso] Aspetta quasi con garbo che lui decide di tornare a fissarla, di alzare lo sguardo in sua direzione. Attende anche che lui decida di aprire la bocca e iniziare a parlare, attende semplicemente. In quel frangente permette a sé stessa di studiarlo, gli occhi distaccati e distanti come se non la stessa davvero guardando, l’armatura indossata che le ricorda, chissà perché poi, i samurai o almeno ciò che di loro si racconta non avendone mai incontrati di fatto. I capelli continuando a caderle inforno al viso e davanti alle spalle. Finalmente lui decide di aprire la bocca, lascia che la voce del ragazzo corra sulla sua pelle, attraversi le sue orecchie e giunga fino alla mente, si lascia toccare da quella sensazione, tutto le appare così surreale, quel luogo che reputava assolutamente deserto, suo, sapere che non è l’unica non la turba ma in qualche modo l’attrae, la lascia lì silente e curiosa. Gli occhi si muovono sul corpo di lui, analizzandone linee e i muscoli, com’è seduto, cosa le esprime quell’abbigliamento il suo essere abbastanza rachitico se confrontato con alcuni ninja incontrati durante la sua vita, chiunque sia dà per scontato si tratti di un combattente, chiunque sia di certo è troppo tranquillo per essere un semplice genin ma soprattutto non si tratta di un taijuster questo può escluderlo con abbastanza certezza. Se solo lui decidesse di presentarsi allora la fama potrebbe permetterle almeno di dargli un clan e un luogo di origine, non che lei ne sappia chissà quanto, lui non sarebbe che uno di cui ha sentito parlare eppure non è quello il caso, osserva una faccia candida almeno quanto la sua, capelli scuri almeno quanto i suoi, insomma se si fosse messa un’armatura e fosse stata uomo probabilmente sarebbe come osservarsi allo specchio ora. Si accovaccia, lascia che le ginocchia si flettano mentre i talloni si alzano, per via del movimento le gambe si scoprono completamente, la gonna resta a coprire tra le gambe e sul retro lasciando i lati completamente in vista, sarà possibile seguire le sue cosce, osservare le caviglie sottoli e quei muscoli non esageratamente sviluppati solo abituati ad essere usati, quello è il corpo di una velocista non ci un pugile <non che abbia da fare> replica lei mentre abbassandosi andrebbe a portare la mano sinistra davanti al suo busto e poggiarla a terra a formare una piccola conca, solo le dita toccano il legno. Si regge quindi su quei tre appoggi, i due piedi e la mano. Con quel movimento flette appena il busto in avanti così da poter potare il proprio vico più vicino a quello dell’altro, ancora diminuisce le distanze e torna a fissarlo, provocante forse ma chiaramente disinteressata, lo sguardo è penetrante sì ma non si legge brama in esso, solo curiosità <specie visto che mi occupi il passaggio> aggiunge ancora in sua direzione. Non urla né utilizza un tono di voce alto, anzi è abbastanza basso vista la poca distanza tra loro due, visto che non è tipa che adora mettere a parte tutti gli animali dei suoi affari e che ultimamente sta scoprendo anche quanto sia divertente provocare, usare quel corpo per ottenere reazioni, per spiazzare. Vuole confonderlo, studiarlo comprenderlo ma soprattutto disorientarlo, che cada seppur per qualche sitante nell’incertezza e nel caos <ti sposti quindi o vuoi passare la serata con me?> domanda, ad onore di cronaca è importante sottolineare come non abbia minimamente idea dell’evidente doppio senso che ha appena espresso, la sua è un’offerta ben differente, poco avvezza a cose simili, è tutto in fase di sperimentazione, per questo sarebbe carino non farglielo notare povera, non diamole altri armi che potrebbe usare su innocenti ragazzini in un futuro[chk on]

19:07 Ekazu:
  [Ponte] Sospira. Piccoli sbuffetti d’aria schiudono le labbra sottili. Riflessioni giuste quelle della Doku. Esatto, non è un taijutser. Con il fisico asciutto, allenato si ma ben meno prestante della media ninja, si ritroverebbe a subire pesantemente in un confronto fisico persino contro un genin ben allenato. Ed ancora esito positivo all’altra sua riflessione; è tranquillo, forse fin troppo. Si trova in un territorio a lui quasi sconosciuto. Dinnanzi ha una ragazza che non conosce che per quanto ne sa lui potrebbe essere anche la reincarnazione di Orochimaru. Ma nulla. Rimane li, seduto. L’armatura ricopre quasi completamente il suo corpicino; le placche cadono disordinate e appena risuonano ai suoi piccoli e lenti movimenti. Lo sguardo rimane fisso all’altezza del viso di lei. Tuttavia, quando Kimi farebbe per abbassarsi, lui non la seguirebbe. Non subito, almeno. Aspetterebbe che le distanze tra i due andrebbero a ridursi ancor di più per ruotare le iridi diverse tra loro in quelle dell’altra. Le palpebre calano leggermente, cercando di metterla a fuoco. < uh > le labbra appena si aprono. < oooh > è vero, blocca il passaggio. < mi sono appena seduto.. > non aggiunge altro, mentre con la destra andrebbe ad afferrare la sua caviglia, strofinandosela appena, quasi volesse far intendere di essersi stancato seriamente. Non gli va di alzarsi, quindi bluffa. E proprio perché il suo volto sarebbe incapace di far trasparire qualsiasi sfumatura, mentirebbe. [ ck: ON ]

19:20 Kimi:
  [Ponte sospeso] Continua a seguire i suoi gesti con lo sguardo, una netta e distinta discrepanza con quell’atteggiamento sicuro e deciso che invece mostra. Lo osserva pronta a reagire in caso di pericolo perché è vero che non teme la morte ma nessuno ha mai detto che avrebbe concesso quel privilegio senza apportare la maggior quantità di danni possibile o anche portarsi l’altra anima insieme, non teme di vedere la sua vita attuale spezzarsi ma al contempo non ha alcuna motivazione per lasciare che qualcuno la sovrasti, è una che vuole ridurre il mondo a gemiti di terrore e lacrime d’altronde, non le basta un bel faccino per cambiare idea o modo d’agire. Resta quindi così accovacciata per ora, sul bordo tra il ponte e il terreno, non ondeggia più proprio per via della vicinanza con la fine/inizio di quel ponte sospeso ma è comunque consapevole dove si trova, motivo per cui movimenti sono limitati al minimo. Lo sguardo cade quindi sulla mano su quella caviglia, lo osserva attentamente limitandosi ad alzare la sua stessa mano sinistra da terra per poi portarsi ad indicare con l’indice quell’arto <potrei alleviarti il dolore> andrebbe a dichiarare lei alzando nuovamente lo sguardo verso quello del ragazzo, fissandosi intensamente in quello di lui. Non c’è traccia di empatia o buone intenzioni sul suo volto, quelle parole che potrebbero essere prese come un atto di gentilezza hanno invece un significato ben differente, nemmeno troppo nascosto visto il tono decisamente poco gentile con cui le porta, la sua voce è gelida, per quanto quella figura la incuriosisca e interessi per il suo semplice aspetto fisico non ha modificato il tono, non svela di sé più di quel che è strettamente visibile <come potrei spostarti ma non mi va> dichiara semplicemente, persino in quella frase usa termini molto differenti rispetto alle vere intenzioni a ciò che farebbe davvero per liberarsi il passaggio. <immagino che quindi ci tocchi restare a fissarci in silenzio finchè non mi stancherò> e con queste parole va a richiudere le labbra che delicatamente s’appoggiano l’una all’altra, non c’è ruga d’espressione su quella pelle così come non ne vede su quella dell’altro, cerca continuamente dettagli, lo fissa con la stessa intensità con cui andrebbe ad osservare Hanae se pensasse che le nasconde qualcosa, vuole scavare ed andare oltre. Chiunque sia quel samurai misterioso rappresenta un interessante cambio di piani ai suoi occhi, non sta fuggendo ma è anche verso che non se lo aspetta da nessuno al momento, si è semplicemente seduto e non le lascia il passo così come non si sta imponendo su di lei, solo placidamente resta lì senza mai sfidarla me nemmeno senza concederle qualcosa, non riesce a comprendere o a sentirsi irritata da quel comportamento così come non sta riuscendo a destabilizzarlo anzi è lei la preda in questo momento, se ne rende conto ed è proprio questa consapevolezza che la sta attirando a lui, vuole capire di più, vuole conoscere, sapere perché si comporta così. In più mettiamoci il fatto che si sente davvero come se si fissasse, un po’ più piatta sicuramente eppure anche per atteggiamento inizia a non riuscire a distinguerlo da ciò che è lei, da come lei stessa spesso si muove nel mondo e con gli sconosciuti, troppe le cose in lui che le interessano per limitarsi ad avvelenarlo e poi scavalcarlo [chk on]

19:35 Ekazu:
  [Ponte] < sono abitutato a soffrire.. > si riferisce alle parole di lei mentre ancora si sfrega la caviglia con la mano guantata. Vuole passare il tempo, anche perché se c’è lei sicuramente non potrebbe completamente lasciarsi andare. Certo, potrebbero stare lì a fissarsi per tutta la notte e ancor più, ma infondo sarebbe completamente inutile. Ha raggiunto quella vetta per riflettere, pensare a quello che sta diventando la sua vita. E con lei presente, mai potrebbe alienarsi, perdersi nei pensieri. Quindi gioca. Gioca con le parole. Per chi conoscesse un minimo Ekazu, immediatamente risulterebbero quasi comiche. Ma lui, ora come ora, ha questo vantaggio. Come lei con lui, d’altronde. Non si conoscono. Possono essere chi vogliono. < le persone approfittano dei più deboli.. > aggiungerebbe, continuando a strofinarsi la caviglia, ora più lievemente. La accarezza quasi. La testolina si abbasserebbe, portando lo sguardo a fissare il suolo < non ce la faccio più > sembra un bimbo quasi in lacrime, se non fosse che ogni parola verrebbe detta con quella sua voce da automa. Nessuna lacrima, niente di niente a trasparire sul suo viso, ora coperto dalle ciocche irregolari e azzannate del crine corvino. < anche tu sei qui per allontanarti dalle persone cattive > di nuovo, una domanda che non saprebbe di domanda. Qualche secondo, e rialzerebbe il mento. Lo sguardo appannato di nuovo a puntarla. Il bagliore di un Sole sempre più morente ad illuminare i suoi tratti, accentuandone le fattezze e le ombre, quasi stesse raccontando la più temibili e spaventose delle storie horror.

19:48 Kimi:
 La mano sinistra che fino ad ora era sollevata per puntarsi verso quella caviglia ora vorrebbe muoversi in sua direzione. Andrebbe semplicemente ad avvicinarsi a lui con il palmo ancora aperto che vorrebbe essere portato lentamente sulla sua gamba. Il movimento è abbastanza lento da poter essere interrotto in qualsiasi momento, mentre lei ascolta e lo osserva. Oh sì le persone sono orribili e lei sa di essere una persona davvero tanto orribile. Non sorride però, maschera quel suo sentimento quella voglia di ferirlo, di farlo soffrire che le è nata davanti a quelle parole <no> replica alla domanda che intuisce sia tale solo deducendolo dal significato stesso della frase, non perché suoni come tale. In quel frangente se lui non avesse provato a fermarla dovrebbe essere giunta finalmente a quell’arto, dovrebbe finalmente andare a poggiare il palmo su di lui mentre le dita andrebbero quindi a chiudersi delicatamente intorno a quella caviglia, resta quindi con il baricentro sbilanciato in avanti <io sono una persona cattiva> ammette senza mezzi termini mentre la mano destra ora andrebbe a posizionarsi a triangolo davanti alle sue gambe, nel mezzo così da poggiare le dita a terra formare una piccola conca e reggersi con essa, non ancora intenzionata a cadere addosso allo sconosciuto <ma non sfrutto i più deboli> ammette ancora <se non sono meritevoli mi limito a schiacciarli> lo fice come se questa fosse una scusante. In ogni caso nel suo tono non c’è traccia, ma nemmeno lontana, di sentimenti quali possano essere il rimorso. Permane qualche secondo in silenzio mentre i suoi occhi andrebbe a portarsi verso la gamba di lui, se fosse riuscita in quel tocco andrebbe a fissare solo la sua mano, così dannatamente vicina alla pelle altrui, la possibilità effettiva di avvelenarlo non dovrebbe essere così lontana eppure esita. In qualche modo quel momento le piace, sta scoprendo qualcosa, si sta interessando e per questo ancora non richiama l’innata. Lui è un enigma, qualcosa che vale la pena scoprire e che la attrae al unto da guadagnarsi quel tocco non velenoso, non si sta propriamente trattenendo, non ha deciso di rinunciare a sé stessa o chiudersi in una gabbia per pur interesse, no ha solo deciso di rimandare momentaneamente il dolore che vorrebbe davvero tanto poter leggere sul volto altrui, ha qualcosa da dire, hanno da parlare e almeno per adesso la conversazione riesce a catturarla abbastanza da non spingerla ad attivare il suo potere, certo potrebbe anche sputargli in faccia per farlo ma conserva ancora un po’ di grazia e senso estetico, poco eh ma c’è. Tace quindi quel demone dai neri capelli, ciuffi che si staccano dalla sua lelle candida, ondeggiando davanti a lei, accanto alle sue cosce nude, alle ginocchia esposte [chk on]

20:10 Ekazu:
 Sente le parole di lei. Deboli, aventi il solo diritto di essere schiacciati. Fin troppo, in quella sua testolina, è presente questa filosofia di vita. Fin dagli albori, nei corridoi del Laboratorio Uchiha, Dio solo sa quanti ne ha visti perire nell’impresa del risveglio dello Sharingan. Persino il suo stesso villaggio, quella che dovrebbe essere la sua casa, è stato fondato dalla malsana idea di un Ninja Traditore nel perseguire il potere assoluto. Sono pensieri che ora, tuttavia, durerebbero veramente poco nella sua mente. Lascerebbe fare alla Doku, la mano che si posava sulla caviglia segue l’altra, portandosi nuovamente nella tasca. <aaaah ho capito > aggiunge non appena lei concluderebbe < formichine.. > sospira quasi < siamo tutti formichine per voi gente forte vero > nuovamente, una domanda. Il busto ora a piegarsi leggermente in avanti, ingobbito forse dal peso dell’armatura, non adatta ad un fisico come il suo ma che col tempo ha saputo trovare un posto importante nella vita del giovane. Sente il suo tocco, e come detto la lascia fare. Lei non sentirebbe il minimo sobbalzare del giovane, quasi tra i due ci fosse un rapporto di chissà quanti anni. < lo capisco però.. > si lascerebbe sfuggire < ad essere onesti, neanche io mi sono fatto problemi nello schiacciare le formichine > ancora la fissa. Tuttavia, ora lo sguardo non risulterebbe appannato, perso. Bensì, fisso. Le pupille si restringono. La destra, affogata nel nero, non si vede. < .. non ho mai sentito di macellai che provano pena nel lamento dei maiali.. anzi, gioiscono. Si creano nuove opportunità, cosi va il mondo, eccetera… sai no.. > ancora a fissarla < la catena alimentare e robe del genere.. > quella mascherina dell’indifeso, creata pochi attimi prima, sempre più sembrerebbe scemare in quel che è realmente l’Uchiha. < aaaaah > sospira, ignorando quelle che sono le leggi anatomiche di qualsiasi essere umano, in una totale atarassia < eeeh, i forti comandano, è vero > conclude. E lei, se sempre l’avrebbe seguito in questo discorso, avrà notato che mai gli occhi si sarebbero mossi. < comunque fa freddino qui > già.

20:47 Kimi:
 Riesce a posare la sua mano, quel semplice contatto la fa fremere, non per chissà quale mistica ragione ma sa che potrebbe in qualsiasi momento andare ad avvelenarlo, vive in quel momento di sospensione e privazione dal desiderio, quanto vorrebbe ora limitarsi ad osservarlo mentre il veleno lo pervade, mentre la sua mano fa ciò per cui è venuta al mondo, lasciando che il suo veleno tossico agisca, quanta fatica per controllarsi e non svelarsi, quanta fatica per evitare a sé stessa di fare ciò che più brama <formiche?> domanda appena, sì è ver ha sperimentato propri recentemente sulle formiche, le ha uccise, guardate andare in panico e poi annientate, lo ha fatto per il gusto di farlo, le ha paragonate nella sua mente agli esseri umani eppure non riesce a ridurre il mondo a quel singolo pensiero <no solo umani> replica quindi, appena perplessa da quei pensieri. Lo sta ascoltando davvero, lei che si reputa un demone, lei che è convinta d’esistere per portare distruzione e paura, non vede nulla di positivo nella sua esistenza eppure le piace, non c’è compassione, non c’è rimorso mentre parla o mentre pensa agli effetti delle sue azioni, mentre osserva qualcuno che invece appare indifeso eppure non è lei quella forte, ne è dannatamente consapevole, quel discorso stona nella sua mente, non si può ridurre tutto ad una mera questione di potenza, no ci vuole volontà e convinzione, senza non si potrebbe sopportare nemmeno una decida di omicidi figurarsi lastricare il proprio sentiero di sangue <i forti comandano eh?> ci riflette davvero mentre continua ad osservarlo, i gesti e le parole che a lei suonano come rassegnate <non credo lo faranno ancora per molto> conclude infine quel discorso. I forti chi sono se non quelle persone che l’hanno imprigionata per anni, l’hanno costretta a vivere diversamente da ciò che lei è <vuoi vederli crollare dai loro troni?> domanda, ancora interessata e attratta da quel discorso. Le parole dell’altro sembrano davvero frutto di sofferenza, è un discorso che forse potrebbe aver fatto persino lei in un passato non abbastanza remoto, suonano come un monito per il futuro anche per sé stessa, ricordarsi che quando avrò finalmente liberato gli istinti più bassi di ogni essere vivente lei non sarà al sicuro, ci sarà sempre qualcuno che vuole una rivincita, la vera forza probabilmente sta solo nell’impedire a quella persona di provare la speranza, di trovare il coraggio di prendere la sua rivincita <non dominano i forti ma solo coloro che non temono ciò che sono> parole forse complicate, forse enigmatiche ma che più possono rappresentarla ora. Non si reputa forte, ha troppi esempi intorno a lei di persone che potrebbero distruggerla, lo scontro con Yukio ne è una dimostrazione, se solo lui avesse voluto colpirla lei si sarebbe limitata a perire senza nemmeno rendersene conto, il potere di Nemurimasen stesso, Akendo, Mekura che le ha dimostrato quanto un calcio possa essere pericoloso, insomma no lei non è forte, non crede d’esserlo, certo lo è più di qualcun altro ma non è arrivata, ciò che ha lei è la libertà di accettarsi completamente per ciò che è, la capacità di osservare un amico ed ucciderlo per liberarsi la strada è questo che ha lei è questa sete di caos che le permetterà di dominare il mondo, di sconvolgerlo persino nelle sue fondamenta [chk on]

21:17 Ekazu:
 La domanda di lei lo colpisce. Si, certo. Vuole prendere il loro posto. Vuole essere lui il forte. Il sangue ribolle dentro di lui. Chissà quali pensieri, quanti flash legati al clan Uchiha, all’essere possessore dell’innata che più di tutte forgerebbe l’animo del proprietario. Immagini rapide si susseguono nella sua mente. Eppure all’esterno, niente di tutto ciò trasparirebbe. Ogni emozione perfettamente, in un qualcosa di innaturale, soppressa e messa lì a tacere. < no, io non voglio i loro troni.. > mente, spudoratamente. Farebbe, e ha fatto di tutto, per essere lì. < sto cosi bene seduto a terra.. > e, a quelle parole, con la destra andrebbe a picchiettare il suolo con l’indice. E anche alle ultime parole della Doku, potrebbe letteralmente partire li, e mostrare quanto sia fiero ed orgoglioso di essere ciò che è. L’esperimento fallito dei Laboratori. Oh, lui non teme ciò che è, anzi. Lui. < credo che.. > lentamente, tenterebbe di rialzarsi, portandosi nuovamente sulle due leve inferiori. < .. niente > non conclude la frase. Lo sguardo è puntato verso il basso negli occhi di lei, visto ora la posizione sopraelevata del giovane. < chi teme se stesso è destinato al fallimento.. > e ne è fermamente convinto. Chi potrebbe mai sopraffare un nemico, un avversario o anche solo una delle tante prove che la vita ti mette davanti, se poi, alla fine dei conti, neanche riuscirebbe a rendersi conto di ciò che è. Del suo potenziale, delle sue abilità e perché no, debolezze. Si potrebbe estendere questo discorso a ciò che significa vivere, ma al momento non è ciò che sta pensando lui. Il potere, le abilità, il legame con il suo sangue. Ecco ciò che conta, al momento. Inizierebbe, infine ad incamminarsi, nella stessa direzione da cui è giunto. < a proposito di ciò che siamo..> si sentirebbe appena, non tanto perla volontà del nascondere le parole, ma per la voce debole e per le spalle già date alla giovane < mi chiamo Ekazu Uchiha, a presto > e se nulla lo fermerebbe, scomparirebbe nella vegetazione, accompagnato solamente dall’incessante suono delle placche dell’armatura. // END

@Kimi vuoi giocare?


DEVO DIRE ALTRO?
Belli, capaci di dire tutto e niente
...GIAN HA GIOCATO

ps: ho postato solo perchè tutti sappiano che è successo davvero ♥