Qualcuno direbbe che è un po' -sfortunata- come isola e non avrebbero torto. Immersa nella perenne nebbia e negli alberi morti, secchi e bruciati dalle costanti eruzioni vulcaniche, essa viene definita nera per una singola ragione. I fumi dei vulcani s'alzano in volute che s'alternano tra differenti tonalità di grigio e specialmente di nero. Dunque, non si tratta di nebbia vera e propria, anche perché quest'oggi v'è il sole ad accogliere un nuovo inizio. Il Prodigio dei Senjuu potrebbe vedere l'isola in tutta la sua oscura essenza, se soltanto potesse "vedere" a tutti gli effetti. Potrà svegliarsi -di soprassalto o meno, a suo piacere- su d'una brandina. Si tratta d'una stanza sotterranea, in pietra: quattro pareti, di cui una chiusa da delle sbarre piuttosto spesse e ovviamente metalliche. Non c'è una finestrella piccola per prendere il sole, non c'è un'uscita secondaria dalla quale poter fuggire. E' chiuso dietro le sbarre. Potrà muoversi tranquillamente all'interno dello stanzino quattro per quattro, piuttosto angusto e dotato d'una brandina metallica con sopra un materasso sporco e per niente comodo. Sotto il capo ha un cuscino, ma che non s'aspettasse che sia d'alta classe. Niente in quella cella lo è. In un angolo, dal lato opposto, v'è un gabinetto ovviamente putrido e per niente pulito. Pensate davvero che gli Anbu si mettano anche a pulire delle celle improvvisate? Vi sbagliate di grosso. Se ancor il ragazzino stesse dormendo, potrà sentire un fastidioso rumore alle sbarre: qualcosa di duro che sbatte con forza contro di esse per causare rumore. <Avanti, signorina, non è il momento di dormire.> Borbotta qualcuno, seppur la voce risulti essere modificata od ovattata da qualcosa. Qualora riesca, quindi, finalmente a riprendersi dal torpore del sonno, si ritroverà innanzi alle sbarre un Anbu fatto e finito. Indossa la maschera tipica degli Anbu di Konoha, simil Volpe, con striature cremisi sulle guance e sulla fronte. Dotato di modulatore vocale, non può riuscire a capire se si tratti d'una donna o d'un uomo. Inoltre, fisicamente, è piuttosto androgino se consideriamo che è bardato dalla testa ai piedi dall'equipaggiamento Anbu. E' scoperto soltanto il bicipite sinistro dove spicca il tatuaggio degli Anbu, il simboletto blu per eccellenza. Non sembra molto muscoloso, ma forse non è quella la sua peculiarità iniziale. I capelli sono coperti da un cappuccio verde militare, poiché veste anche con una casacca oltre alla pettorina che ne copre il petto e l'addome. Gli abiti, formati da un pantalone ed una t-shirt a mezze maniche, sono ovviamente neri ed aderenti al corpo della guardia. In mano, ha una Ninjato che ha usato per far baldoria. E' alto all'incirca un metro e sessantacinque. Tutto qui ciò che potrà vedere una volta svegliatosi. Come reagirà? [ Ambient per Ryuka - CHIUSO ]
Il Senjuu par dormire della grossa. In un primo momento, non si rende neppur conto di dove si trova e biascica nel sonno frasi senza senso. <Io non ci credo che ci hanno mandato a prelevare 'sto ragazzino.> Scuote il capo, afflitto. Perché dovrebbero permettere ad un bamboccio del genere di prendere parte all'addestramento delle Forze Speciali? Beh, c'è pure da ricordare che due dei migliori Generali Anbu della Foglia vi entrarono comunque in giovane età e hanno scalato la vetta facilmente. Erano altri tempi, quest'è sicuro, la nuova generazione potrebbe non rispettare i canoni di fiducia né di ambizione della precedente. Ma tanto vale tentare. Gli occhi scuri dell'Anbu si focalizzano sul ragazzino dai cremisi ciuffi. Se sol non avesse la maschera ben ancora sul volto, si sarebbe potuta vedere l'espressione interrogativa che su di esso è andata a formarsi. Una mano è ancor posata ad altezza delle sbarre, mentre nell'altra stringe la Ninjato precedentemente usata per far rumore, affinché potesse svegliarsi. Abbassa lo sguardo verso il fanciullo d'un metro e una mela che s'appresta ad avvicinarsi, una volta resosi conto di dove si trovi per quanto possibile, alle sbarre sorvegliate dall'uomo. Una volta raggiunte queste ultime, ammesso si prodighi ad adocchiar la zona esterna alla sua piccola cella, potrà notare che vi sono delle fiaccole appese ed accese lungo un corridoio piuttosto lungo e anch'esso angusto. Sia da un lato che dall'altro, dopo un paio di metri, tutto si perde nell'oscurità più totale. Le Forze Speciali sono ben note per la maniacale attenzione che vi mettono nei dettagli, anche quelli più semplici ma fondamentali. <Stai già parlando troppo per i miei gusti. Cerca di prendere seriamente la situazione nella quale ti trovi, altrimenti ti butto in mare per direttissima.> Già stanco ed esausto di dover star dietro ad un moccioso del genere, si premura d'avvisarlo che potrebbe succedere l'irreparabile se soltanto non prestasse attenzioni a ciò che adesso lo circonda. <Apri bene gli occhi ed analizza. Sono un Anbu? Sì, bene. Di quale Villaggio? Esistono delle regole vigenti sia fuori che dentro le Forze Speciali. Spremi le meningi, cosa dovresti chiedermi?> C'è una regola ferrea imposta ad ogni membro del Villaggio di Konoha -o dell'accampamento- comprendente anche Kusa. C'è un modo per riconoscere se gli Anbu sono quelli Alleati o quelli Nemici, tuttavia non è la guardia a doverglielo rendere noto. Tuttavia, cerca soltanto di metterlo in guardia: qui non si scherza più. [Ambient per Ryuka - CHIUSO]
Sospira pesantemente, restando poggiato contro le sbarre tramite l'ausilio d'una spalla. <Resti comunque un ragazzino e rispetta i tuoi superiori.> Inizia dalle piccole cose. Tutto sommato, lo sta persino istruendo a fare in modo che possa capire qual è la situazione attuale, chi ha di fronte e come sarà la sua vita d'ora in avanti se tutto prosegue liscio come l'olio. La partenza è piuttosto ripida, ciò non toglie che si può ancora salvare se non fosse per la parola d'ordine che viene sbandierata ai quattro venti. <Sì, bravissimo, quella è la parola d'ordine che avresti dovuto chiedere a ME. Ti spiego meglio.> Facendosi più caritatevole nei di lui confronti, lanciandogli un'occhiata di sottecchi che -chiaramente- non sarà possibile per lui vedere. <In questa circostanza, avresti rivelato al nemico un'informazione importante e confidenziale. Qualora lo fossi, sia chiaro. Sei fortunato, per questa volta. Sono un membro d'élite delle Forze Speciali Anbu di Konoha.> Quindi, sotto diretto comando dell'Hokage e del Generale Anbu attualmente in carica, ossia Yami che, al momento, non era comunque necessario far intervenire. Come si può ben vedere, la guardia attualmente messa a valutarlo basta ed avanza. <Se io ti ponessi queste stesse domande, considerando che tu possa possedere delle informazioni rilevanti per una missione o per il Villaggio, risponderesti tanto facilmente?> Lo vuole mettere alla prova, mentre farebbe confluire una discreta quantità di Chakra nei suoi confronti. Ne avvolgerebbe il capo e la fronte in particolar modo, volendogli immettere una visione disturbante, una particolare illusione che sarà percepibile fin da subito per il ragazzo, venendone appunto colpito. Qualora abbassasse lo sguardo, potrebbe notare sul proprio petto delle bruciature vaste, piuttosto importanti, che gli causerebbero non poco dolore. Da dove son comparse? Dal nulla? Non ha visto né sentito niente che gliele potesse procurare. Sono dei tagli piuttosto profondi dai quali inizia a scorrere del sangue, non eccessivo. I bordi delle ferite sono bruciate come se avessero usato un'arma incandescente che le ha persino cauterizzate. Però, sentirà dolore. E' una delle tante torture adottate persino dal Sadico Yami dalle quali il sottoposto ha soltanto preso spunto. <Se io ora ti chiedessi di dirmi tutto quello che sai a proposito dell'Hokage, del Villaggio e del tuo Clan, come risponderesti?> Lui, dal canto proprio, non si preoccupa di dirgli né a né b, come se ignorasse completamente le domande che le vengono rivolte. D'altronde, un Anbu -non vede-, -non sente- e soprattutto -non parla- se di mezzo vi è una missione. Ryuka deve crescere e questo è l'unico momento valido per farlo. [Ambient Ryuka - CHIUSO]
Gli occhi scuri dell'Anbu lo scrutano con attenzione, lasciando ancor fluire il Chakra in direzione dell'altro. Vuol tenerlo sotto l'illusione per ancor qualche attimo. Le ferite cauterizzate non lasciano spillare più sangue, però bruciano da impazzire come se gli avessero versato del magma bollente sulla pelle chiara e tanto giovane. Egli pare resistere, tanto da non voler neanche lontanamente cedere di fronte alla tortura psicologica che gli sta venendo inferta. <Affascinante.> Pronuncia alla di lui volta, girandosi or completamente in sua direzione e incrociando le braccia al petto, dopo aver rinfoderato la Ninjato. <E se stessi uccidendo il tuo amato Sofu-sama?> Pronuncia lentamente con tono atono e neutro. Sparirebbero le ferite che ha sull'addome così come scomparirebbe anche il dolore che ha avvertito sino ad ora, come se non fosse mai apparso, come se non fosse mai esistito. Ed è così a tutti gli effetti. Quel che ha sentito sulla propria pelle non è mai successo, frutto com'era d'una illusione piuttosto reale ma fittizia al tempo stesso. Il Chakra verrebbe fatto ulteriormente fluire in sua direzione, precisamente in direzione degli occhi del bambino, permettendogli quindi di vedere qualcosa di totalmente falso. Poco distante dal suo letto, sulla propria destra, potrà notare un corpo riverso a terra pieno di sangue sotto la sua posa accucciata s'un fianco. Non potrà capire dove è stato ferito e pur avvicinandosi non otterrà nulla, se non toccare il vuoto. Si renderà conto e potrà pensare che sia effettivamente suo nonno dall'armatura Senjuu indossata e dal simboletto del Clan che gli è stato posto dietro la schiena; i capelli bianchi e la fisionomia che la rispecchia parecchio. Prima di convocarlo lì, hanno comunque studiato tutto nei minimi dettagli, abbastanza da far risultare tutto quasi vero. Quasi. <L'accordo di segretezza che stipulerai con gli Anbu, qualora non ti attenessi al cento percento ad esso, comporterebbe la morte della gente che ti sta attorno, specialmente quella che ti è più cara.> Gli spiega mellifluo, continuando a fissarlo da dietro le sbarre, assumendo una posa statuaria per quanto bassino sia rispetto anche ad altri uomini visti in azione o nella normalità quotidiana. <Solo tu, i tuoi colleghi e il Generale sapranno chi siamo sotto la maschera. A differenza degli altri che, temo sia ovvio, non devono venirlo mai a scoprire. Se durante una missione, lasci scappare un prigioniero od un mentecatto qualsiasi, devi sempre tenere conto del fatto che potrebbe raggiungere la tua famiglia quando meno te l'aspetti. Ciò che ti sto facendo vedere è la mera realtà dei fatti nel caso in cui tu tradissi la nostra fiducia. Perché è di questa che stiamo parlando, ragazzino.> Chiosa ancor alla di lui volta, poiché unico interlocutore, sciogliendo nuovamente la tecnica per permettergli or di parlare lucidamente, ammesso che l'illusione vista poc'anzi non l'abbia del tutto destabilizzato. <Capisci cosa voglio dire? Capisci adesso perché sei qui?> Dovrebbe essere tutto abbastanza ovvio, ma si tratta pur sempre di un Genin. [Ambient Ryuka - CHIUSO]
Il moccioso è costretto a tollerare un enorme dolore. Come tutti, nella propria vita. Chiunque, chi meno e chi più, ha comunque vissuto qualcosa che l'ha fatto cambiare: la perdita d'una persona cara, un trauma, un dolore. Sciolta l'illusione, non restano altro che Ryuka -privo di qualsivoglia ferita, poiché non l'ha toccato affatto- e l'Anbu in questione. Lo sente parlare e annuisce man mano al di lui dire. <Era esattamente questo che volevo sentirti dire. E' stato un percorso travagliato, ma vedo che siamo riusciti ad ottenere ciò che serviva.> Ridacchia. Si riferisce alla maturità che avrebbe dovuto dimostrare fin dall'inizio. E' chiaro che si ha davanti un Genin che ha appena iniziato a vedere com'è la realtà dei fatti. Pur essendo cresciuto con delle regole e dei dogmi ben precisi, è altrettanto naturale che debba venire messo alla prova come chiunque altro. <So bene chi ha chiesto cosa e a chi. Il nostro Generale e il nostro Hokage tengono sempre sotto controllo possibili leve idonee ad essere poi prelevate per venire sottoposti a questo incontro.> Districa le braccia dal loro precedente intreccio, portando ambedue le mani a contatto con le sbarre e stringendole tra le dita. Vuol fissare direttamente in volto il ragazzino che, dopo piccoli traumi ed illusioni, ha fatto uscire esattamente l'uomo ed il Ninja che diventerà in futuro se continua in questo modo e su questa via. <Il mio nome in codice è Kishi.> Si presenta, finalmente, ma anche questo per impartirgli un'importante lezione. <Nessuno qui usa il suo vero nome, tanto meno dovrai utilizzarlo tu. Inventati un'identità fittizia, usa il tuo nome in codice durante le missioni o durante l'addestramento Anbu perché -ovviamente- inizierai fin da subito il tuo allenamento intensivo.> Espira pesantemente, scrocchiando il collo prima da un lato e poi dall'altro. Continua a tenerlo sott'occhio, ovviamente, mentre proseguirebbe nelle spiegazioni da dargli in merito alla sua nuova vita segreta. <Ti verrà apposto un simbolo sul braccio, ossia il -nostro simbolo-. Verrai fornito dell'equipaggiamento Anbu, oltre che d'una maschera con modulatore di voce che dovrai utilizzare s e m p r e durante le missioni e che per -nessuna ragione- dovrai toglierti dalla faccia. Ancorché ti costasse la vita, non devi mai rivelare né il tuo nome né il tuo volto né le informazioni in tuo possesso, qualsiasi esse siano. Verrai addestrato a resistere al dolore, a resistere al sonno, crescerai come un soldato.> Ghigna sotto la maschera, conscio di ciò che avverrà di lì a breve. <Dimmi il tuo nome, Anbu.> Chiaramente, quello in codice. [Ambient Ryuka - CHIUSO]
Asura. Questo sarà il suo nuovo nome da Anbu. <Va bene, ma ora raggiungimi qui.> Lo inviterebbe ad avvicinarsi alla volta delle inferriate metalliche. <Questo non è il nostro covo, sia chiaro.> Glielo sottolinea, stringendosi nelle spalle. Qualora egli si sia avvicinato alle sbarre, dunque, non farebbe altro che stendere le braccia in direzione delle altrui spalle magre e sottili. Vi infonderebbe una discreta quantità di Chakra atta esclusivamente a generare un nuovo Genjutsu. Man mano, il ragazzo inizierà a perdere coscienza di sé e di ciò che ha attorno. Ricorderà soltanto una voce che gli sussurra, lenta come una ninna nanna: <Dormi adesso, ti sveglierai nella tua tenda come se non fosse successo niente.> Difatti, dovrebbe lentamente scivolare in uno stato di torpore che, nel giro di pochi altri istanti, lo porterà a dormire. Sì, ma con un problema. Kishi non ha tenuto conto del fatto che vi sono delle sbarre di mezzo. Pertanto, quando il Senjuu crollerà a dormire, per quanto lo sorregga dalle spalle, lascerà il capo ciondoloni. Esso, chinandosi in avanti per via della forza di gravità, sbatterà lievemente s'una delle sbarre di ferro che chiudono quella cella. Niente di veramente fastidioso, però gli darà fastidio per un paio di giorni fino a completo riassorbimento della contusione. Infine, dunque, si ritroverà davvero nella sua tenda così come vi s'era addormentato. L'unica pecca che gli farà ben ricordare quanto è successo è il bernoccolo che ha sulla fronte, a mo' di ricordo. [ END - End non obbligatoria ]