Il mio legame.
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Giocata del 29/04/2020 dalle 15:14 alle 22:25 nella chat "Ponte Naruto"
Non ci fai caso alle nuvole che corrono come cavalli in cielo, giocando col sole che or ti guarda, or si cela. Un meteo strano per quell’isola avvolta nell’infausta tristezza d’un tempo implacabile e tu? Dove ti collochi in questo scenario, tra l’ombra della disperazione e la luce della speranza? Nel mezzo, tra color che son sospesi. Come i ponti. Sei poggiato contro uno dei due enormi stipiti che costituiscono la base per il cancello del Ponte Naruto. Che luogo leggendario hai scelto per il tuo incontro. Ma non si erge fiera e statuaria la tua figura, lanciata in cielo da madre natura a catturare la luce dei raggi. No. Sei in piedi, appoggiato con l’ampia schiena sul legno del poderoso stipite. L’abbigliamento che ti identifica è il solito. Pantalone d’un nero kimono per le gambe possenti e tornite, fasciature da combattimento ad avvolgere la gamba da sotto al polpaccio fin dentro le calzature ninja. Il torso coperto dalla solita canotta aderente come una seconda pelle ai muscoli, sempre più tirati ad esplodere sotto la pelle. Le spalle stondate lasciate all’aria , concedono ai raggi del sole, finalmente sinuosi giochi di luce con le forme dei muscoli e con l’inchiostro dell’enorme tatuaggio che ti ricopre. Il collo taurino sostiene il volto affilato, dai lineamenti decisi, decorato dalle solite, imperiture cicatrici che ti sfregiano. Gli occhi, blu come l’oceano imprigionato nella roccia, osservano tutt’intorno. Capelli lasciati sciolti alla brezza. Ma ora è il caso che ci concentriamo sulle differenze dal consueto. La prima cosa visibile anche da lontano è il taglio di capelli, tagliati cortissimi ai fianchi del capo, accorciati ad una lunghezza media nella parte superiore, lasciati invece lunghi ad insinuarsi tra le scapole, nella parte posteriore. Un taglio strano forse, che conferisce al viso un’aria meno riflessiva, più affilata e ferale, quasi violenta. Ad avvicinarsi ancora e squadrando bene la tua figura un’altra cosa che salta all’occhio è che non hai segni di riconoscimento. Non c’è niente a far da cintura alla vita. Il coprifronte è mancante. E solo chi infine ti fosse abbastanza vicino da avere a cuore il tuo stato d’animo, potrebbe notare che la sclera dei tuoi occhi è arrossata, che il tuo sguardo è incastonato in profonde zone scure intorno agli occhi, e che il colore della pelle del tuo volto è pallido, e decisamente privo della salute che di solito sembri emanare ad un primo sguardo. le fasciature sugli avambracci poi sono logore, strappate, macchiate, sporche, e rivelano in alcuni tratti la pelle lacerata escoriata. Un’espressione completamente persa al suolo ti caratterizza, mio gigante gentile. Ma perché sei in quel posto di miti e di leggende? Perché la aspetti. Aspetti la tua diva, aspetti la tua Uchiha. Hai lasciato un messaggio per lei all’accampamento dell’erba, senza entrare. Un semplice “Raggiungimi al ponte Naruto. Yosai”. Sperando che le sia stato recapitato. Attendi. Sospeso tra oscurità e speranza, come un ponte. [Accampamento Kusa -› Ponte Naruto] E chi lo avrebbe mai detto che prima o poi, quell’isola maledetta, sarebbe stata illuminata dai raggi solari, riscaldata e protetta invece che colpita da umide ed enormi gocce di pioggia? Un evento quasi unico — almeno, se indaghiamo nella memoria a breve termine. ‘Ho ricevuto un messaggio un po’ criptico. Parole brevi ma concise che, ad essere onesta, mi hanno colpita nel cuore. Ho sentito come se una mano si fosse confinata nel petto ed avesse iniziato a stringere quel muscolo pulsante fino a rallentarne i battiti. Preoccupata? Sì. Pochi giorni fa ho mostrato il peggio di me ed ora, beh ora potrebbe aver semplicemente capito di non poter reggere. Ci metto pochi secondi a scacciare questo pensiero: per come lo conosco deve essergli per forza successo qualcosa.’ Sicura di conoscerlo così tanto? No, non lo è. Ma ipotizza. Lei che si avvicina a quella colonna con il cuore sospeso su un filo a mezz’aria. ‘Perché, però, mi sento così? Io che avanzo con passo cadenzato lasciando che quei raggi illuminino la mia pelle — e diciamocelo, che attivi la produzione naturale di vitamina D utile anche per mantenere un incarnato vivo — e si riflettano nel blu delle mie iridi, profonde come oceani, calme come laghi. Prima di uscire ho indossato un kimono, uno dei tanti che possiedo, uno dei pochi non confezionatomi da… lei.’ E’ di colore rosso, come il fuoco, con dettagli di fiori di ciliegio color bianco. Una cinta bianca in vita lo tiene stretto sebbene si apra, nella parte superiore, in un décolleté che lascia poco spazio all’immaginazione mostrando parzialmente quel seno abbondante mentre nella parte inferiore in uno spacco sulla gamba destra, nuda e liscia. Ai piedi un paio di sandali con un leggero tacco, spesso, l’unico che possa consentirle di camminare senza affossare i piedi nel terreno dell’accampamento. ‘Sento le mie mani muoversi avanti e indietro seguendo il ritmo dei piedi. L’aria, calda, sfiora i miei capelli neri che da molto non erano sciolti — ricadono sulle spalle fino a sfiorare le natiche. Le solite ciocche della mia frangia a contornare il mio viso di porcellana ed alle orecchie, finalmente dopo tanto tempo, gli orecchini dorati a forma di serpente. Tutto sommato sembro raggiante, forse lo sono e…’ pochi passi ormai li separano e certo che non può non notare quella figura essere così cambiata, un totale disastro. Gli occhi si spalancano. ‘…e lui no. Non ci posso credere. Ma cosa mai è successo? Sono incredula. Il messaggio criptico non mi faceva ben sperare ma questo è oltre…’. E’ così che cercherebbe di darsi una mossa aumentando la falcata e concedendo che un po’ del chakra scorra proprio nei muscoli degli arti inferiori per bruciare la distanza il più in fretta possibile. Inevitabilmente gli occhi scorrono anche sulle braccia. Su quel senso di disperazione che si legge letteralmente a fior di pelle. <Yosai> cercherebbe quindi la sua attenzione quando a separarli mancherebbero sì e no 2 metri. [Chakra on] Sembra quasi ad essere lei ad illuminare a giorno la scena eppure non riesce a illuminare te. Ma è davvero così? Ovviamente no. Se solo sapesse in che stato sei, forse potrebbe prendere quel tuo sollevare il capo e quelle labbra che tentano di stendersi nell’accenno di un sorriso sottile come un’enorme traguardo, e come un segno dell’effetto che lei ha su di te. Ma lei non sa ancora, e potrebbe non capire. Non ci pensi. Sei troppo distrutto per pensare a queste cose, hai bisogno di lei, le hai chiesto di esserci e lei è arrivata, li per te, nella sua forma migliore. Improvvisamente una fitta di senso di colpa ti assale e subito rischia di infrangere il delicato equilibrio che ti permette di starle di fronte senza correre da lei piangendo come un bambino. Non vuoi essere un piagnone. Lei non si merita un piagnone. Così rimani fermo, con quel piccolo, quasi delicato sorriso. Che strana cosa la delicatezza per te. Non si addice al tuo viso roccioso, la aspetti, e l’unico gesto che compi è un lieve colpo di reni che ti aiuti a staccare la schiena possente da quel palo. Quando lei si ferma e ti nomina trasali, allargando lo sguardo, come se ti avesse trafitto. Ti scuote <Yuukino> il tuo sguardo, che per quanto incastonato in una maschera di disperazione, resta indomito e profondo, la inonda. Nell’intera figura, salendo dal basso fino a cercare i suoi zaffiri <sei…> si, si merita che tu le dica quanto è bella. Glie lo devi anche solo per la condizione in cui ti sei fatto trovare <uno splendore> trovi la forza di stendere ancora un poco le labbra screpolate. Allunghi piano la mano destra, alzando l’avambraccio verso di lei. la stoffa logora rivela in più punti la pelle abrasa. Le nocche soprattutto sono quasi perfettamente visibili. Erose da un uso eccessivo. Ah ma gli alberi della foresta di mangrovie stanno messi molto meglio. Non è un gesto plateale, il tuo. Non si alza di molto l’avambraccio. Come se non ne avessi la forza. Fai mezzo passo ancora, per arrivarle vicino. Vorresti abbracciarla e darle un bacio. Ma improvvisamente ti assale il terrore di sporcarla, e non tenti altro se non di allungare quelle dita mal ridotte verso di lei per sfiorarle il mignolo della mano. Ti basterebbe quello, se lei te lo concedesse. Ti basterebbe un tocco per percepire gli occhi farsi gonfi ed irritati, mentre lei potrà solo vedere l’acqua in essi farsi viva, tangibile, ma non sgorgare <grazie> mormori hai le voce roca, le corde vocali logore, il tuo tono di voce sembra quasi una soffusa imitazione del tuo abituale, imperioso tono di voce <per essere venuta> concludi. Poi ti sforzi di deglutire, anche se fa male, gonfi il petto, e sputi via l’aria con violenza, tremando <ti devo parlare> con voce un filo più alta, ma meno rovinata. Non distogli lo sguardo, non lo faresti mai, non con lei. [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] Distrutto. Ecco quel che vede lei: un uomo distrutto al quale non rimane molta altra colla per tenere saldi, insieme, tutti i pezzi che lo compongono. Un gesto, quasi una richiesta d’aiuto agli occhi della genin, quello dell’avambraccio che si porta verso di lei ma prima che lui possa toccarla o sfiorarla lei cercherebbe di avvicinarsi ancor di più e, qualora l’altro non opponesse resistenza allungherebbe le proprie mani ad afferrare l’avambraccio, lasciando scoperto quel lembo di pelle distrutta dove si poggerebbe lo sguardo attento. Qualora non si tiri indietro gli fermerebbe quel braccio tra le proprie mani per avvicinare il proprio viso e guardare più da vicino la ferita. ‘Sento un nodo in gola. Qualcosa mi impedisce di parlare eppure vorrei dire tante cose. Vorrei chiedere la causa di tutto ciò, ma è necessario? Non lo so nemmeno io. Ah, se solo sapessi.’ <Yosai, ma che hai fatto?> domanderebbe con un tono di voce improvvisamente addolcito, seppur solo parzialmente preoccupato — non perché non le importi quanto più per evitare di aggiungere la propria preoccupazione alla lista di cose che possano far male all’altro. Gli occhi quindi cercherebbero quello sguardo che si sta tingendo di riflessi acquosi. Lacrime. Che faticano a uscire, che vogliono rimanere dentro per un senso, forse, di orgoglio. ‘Ha paura di ferirmi? O forse è qualcosa di tanto terribile’. Cercherebbe solo allora di lasciare quel braccio per tentare di avvicinarsi a lui, tanto. Tantissimo. Quanto basta per sostituire l’ossigeno ispirato dall’uomo con un profumo dolce di rosa, lo stesso che la contraddistingue. Solo allora alzerebbe le braccia nel tentativo di portare le mani al viso dell’altro. Non si cura nemmeno che il proprio kimono possa sporcarsi, non rientra fra le sue priorità in quel momento <Non dirlo nemmeno per scherzo> cercherebbe di dire qualora le avesse permesso di accogliere quel viso tra le proprie mani delicate e morbide. Mano destra che salirebbe invece verso quel nuovo taglio, strano, duro. <Io per te ci sarò sempre> ‘Una promessa assurda. Potrei morire domani ma sì — finché avrò aria nei polmoni quest’uomo potrà essere certo della mia presenza, per qualsiasi cosa.’ Un brivido corre lungo la schiena. Si blocca, lei. “Ti devo parlare”. Una frase che le incute più terrore di quanto potrebbe farlo qualsiasi nemico in battaglia <Certo..> li incalzerebbe lei mentre la sua mente cercherebbe di comprenderne il motivo ancor prima che esso venga esplicitato. [Chakra on] Continui ad osservarla. Mentre la mascella si irrigidisce. Stringi i denti tanto da sentir male. Sarà giusto aprirsi a lei? sei così egoista da voler tenere quel legame anche se sai che sarà rischioso? E come potresti? Solo il pensiero ti fa mancare un battito al cuore, che muore con un sospiro che, se lei si fosse avvicinata, le scosta qualche ciuffo. Non puoi prendere questa decisione da solo, e soprattutto non puoi stare senza di lei. Neanche un attimo. Forte è l’aroma di pino. Che però, a ben sentire, si tinge dell’acre odore della polvere e di quello del sangue. se le lacrime avessero odore poi, esse maschererebbero ogni cose. Ma non ce l’hanno. Non le neghi il contatto, e come potresti. Lasci che lei ti prende il braccio che non è solo dolorante nei tagli, ma anche nella muscolatura e nelle giunture, eppure non lo dai a vedere, nonostante la sensazione di calore che il dolore ti provoca non puoi non sentire piacere nel percepire quel tocco tiepido, anche se sopra le bende. Lasci che lei si avvicini la mano, che la osservi, distogli lo sguardo <io…> e come fare a dirglielo? Ti volti di scatto e due bagliori a mezz’aria colgono la luce del sole. Lacrime che volano via spinte fuori dal movimento, tanto veloci da essere quasi impercettibili, quasi. Stringi i denti. Non piangere. Non riesci però a risponderle. La lasci avvicinare ancora, riportando lo sguardo su di lei, è vicina, ti prende il volto, ne godi, istintivamente alzi di nuovo gli avambracci. Entrambi questa volta. Qualcosa ti spinge verso le morbide curve dei suoi fianchi, quel posto sicuro che tante volte hai trovato, il tuo tocco stavolta è quasi femmineo però. Non è quello bramoso e irruento di sempre, sembra quasi fermarsi al chimono. Una volta l’avresti respinta, le avresti impedito di sporcarsi. Questa volta non ce la fai. Sei rovente al tatto, come ogni volta. Lei è fresca e ti riporta alla realtà. <grazie..> come glie lo spieghi che i capelli te li sei tagliati perché dalla disperazione li hai strappati nella notte ed eri diventato osceno? Spingi verso le sue orecchie quel mormorio roco, con una nota di dolcezza infinita. Quel “sempre” ti illumina l’anima. Eppure c’è poco da illuminare, se non qualche frammento. Poi la osservi, le tue parole la spaventano, la inchiodano a se stessa. Vorresti dirle di non preoccuparsi, ma farebbe solo peggio, hai il dovere di dirle la verità. Se lo merita, è la tua compagna d’altronde <Io…> di nuovo ti interrompi. Dov’è finito l’uomo capace di spostare le montagne? È solo che è difficile. Da dove partire? Forse da principio <il Demone Rosso…> Te lo ricordi, Yuukino? Quello che ha ammazzatuo suo padre costringendolo a portare in spalla un cadavere all’accampamento, quello che ha avvisato che sarebbe tornato per sua madre, quello che lui è costretto da un maleficio a vedere ogni volta che si guarda allo specchio. Per questo ti ha chiesto di nascondere i tuoi specchi quando c’è lui. Quello che per settimane lo ha svegliato nel pieno della notte, madido di sudore, con te vicino. Altre ferite gli ha inferto <Ha attaccato Konoha qualche giorno fa, alleato con il kage di questo posto di merda e con il Dio che cerchiamo di combattere da quando siamo qui> un impeto di rabbia ti costringe a ringhiare via quelle parole, già roche e logore, ora anche spezzate da quella disperazione che lei potrà sentire montare come un’onda. D’altronde lui è così, vive solo per le grandi emozione, e come è incontenibile la passione, com’è incontenibile l’amore, sono incontenibili l’odio e la rabbia, e questo puoi leggere negli occhi del tuo gigante. Rabbia, dolore e odio infiniti <è penetrato nel villaggio… è entrato nel quartiere Akimichi e…> ti si spezza la voce e lo sguardo di lei adesso si fa insostenibile per te, abbassi lo sguardo. piangi da solo mentre le parole del demone rosso ti risuonano in testa “tua madre sarà la prossima”. Non ti sei reso conto, ma mentre parli la stretta sui fianchi di lei s'è fatta solida, quasi a seguire quelle emozioni. Non le fai male, ma senza saperlo la cerchi. Preso da tutt'altro, le concedi ogni tocco e non chiedi altro che un abbraccio. [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] E’ lì, di fronte a lui. Solitamente ella s’appoggia all’altro lasciando che diventi la propria colonna portante ma questa volta è diverso. ‘Le ho viste quelle lacrime sgusciare via dai suoi occhi in quel tentativo di celarle. Il fatto che non le abbia afferrate al volo non significa che non le abbia seguite disperdersi nell’aria prima di cadere da qualche parte in quel mare sconfinato ricongiungendosi con il liquido primordiale, che esiste da sempre e per sempre esisterà. Quante lacrime versate avrà accolto quelle onde, imbizzarrite dal vento e placate dalle rocce? Quante ne dovrà ancora vedere ed io? Io sono qui che stringo con la mia sinistra il suo volto — lascio che poi questa si volti e col dorso inizi a carezzare la sua pelle. E’ piena di polvere, la sento mentre si appiccica alle mie mani ma non riesco a fermarmi. Vorrei avere la sua stessa imponenza solo per dirgli che io ci sono, che vorrei farlo sentire al sicuro, che posso proteggerlo anche io sebbene possa sembrare il contrario. L’altra mia mano, la destra, ora corre lungo il collo, la spalla per poi risalire, lentamente verso il capo. I miei occhi li sento che si sono stretti, quasi due fessure mentre lo osservo, indago il suo animo attraverso quegli specchi blu profondo.’ La distanza tra i due ormai è completamente bruciata, lei assapora quel profumo di pino che, sebbene celato in mezzo ad altri umori, rimane ancora intenso forse dovuto alla memoria che ne ha di quello. Prima che lui inizi a parlare cercherebbe di avvicinare il proprio volto all’altro lasciando che le proprie labbra sfiorino quelle di lui, senza irruenza, senza aggressività sebbene la passione arda in lei. Un bacio, quasi un soffio su quelle labbra, quanto basta per sentire il calore che emana per poi ritirare indietro il capo. ‘Il demone rosso. Per un attimo mi sembra di non aver percepito quelle due parole come se le avessi sognate, come se quanto mi è appena capitato avesse indotto in me uno shock talmente profondo da lasciare che le mie paure si materializzino: non temo per me, ma per lui. E faccio bene a giudicare dal suo aspetto. Lui continua ma vedo che preferirebbe essere altrove, nel villaggio della foglia a sbarazzarsi una volta per tutte di quel incubo. Lo capisco, eccome se lo capisco — se non altro, in questo, abbiamo davvero molto in comune. Che destino beffardo: ricongiungere due storie così profondamente legate eppure così diverse. Lui continua ma non ha la forza di dirmi tutto.’ E lei? Lei porta l’indice della destra verso le labbra di lui non appena lui pronuncia il nome del proprio clan come a volerlo fermare, come a volergli impedire di andare oltre. ‘Quel bastardo. Quel bastardo. Sono certa abbia portato a termine la sua promessa. Sento la rabbia risalire dallo stomaco andando a contorcersi in un nodo in gola ma lui non dovrà vedere. Lascio che il mio viso si rilassi cercando di soffocare un urlo. Quello deve essere suo soltanto. Serro la mascella per un attimo cercando di trovare le giuste parole’. <Vorrei dirti che mi dispiace, vorrei dirti che andrà tutto bene ma so come puoi sentirti> sussurra lei avvicinando il proprio volto a quello di lui, carezzandogli gentilmente un orecchio con la stessa mano che prima si era impolverata sulla guancia dell’Akimichi. <Potrei dirti mille cose ma nessuna di queste sarà mai abbastanza, perciò se ti può aiutare stringimi, urla, corri… ma promettimi una cosa> davvero? <Non dovrai fare nulla se non lasciarmi cullare le tue ferite, bendare le tue cicatrici, asciugare il tuo sangue, essere al tuo fianco quando…> quando cosa? Non importa. Essere al suo fianco, e basta. [Chakra on] L’indice di lei ti ferma. Profumo di rosa t’invade, tocchi morbidi, soffici, lisci, parole dolci, non languide, affettuose ma non arrendevoli. Volenterose di starti vicino. E tu resti li, facendoti accarezzare, ascoltando quelle parole e facendoti cullare, serri lo sguardo solo per evitare di sentir scendere altre lacrime. E come potresti fermarla? Non lo fai, ma ad onor del vero non fai altro. Sei chiuso nel tuo dolore, e questo lei può capirlo. Istintivamente abbassi il capo, travolto dai singhiozzi quasi a voler cercare la fronte di lei, che non dovrebbe essere tanto distante. Aspetti che quel dito che sa di rosa si allontani dalle tue labbra. Ti prendi quelle parole. Inspessisci un poco il tocco con la fronte sfregiata e la prese sui fianchi, quasi a volerle far percepire ciò che fa si che ogni tua parte del corpo tremi, sconvolta dai singhiozzi nonostante tu sia rovente. Non le rispondi. Non è quello il momento delle promesse, devi continuare la tua triste storia, o non capirà. <l’ha massacrata Yuukino> continui comunque. Hai bisogno di dirlo ad alta voce. Hai bisogno che faccia male adesso per far meno male dopo. Hai bisogno che lei senta di cosa è capace quella bestia. <L’Hokage me l’ha detto> le racconti, aprendo di nuovo gli occhi, con le ciglia che si sono fatte quasi femminee, inspessite dalle lacrime, la guardi, figura tremolante nell’acqua, la tua dive, la tua ancora <glie l’avevo detto Yuukino, le avevo detto che lui l’avrebbe messa nel mirino, ed è successo ugualmente>. E hai perso le uniche persone che ti tenevano legato a Konoha in maniera così viscerale <Io..> ti raddrizzi un attimo. Cercando di nuovo il suo contatto con gli occhi, quasi rinvigorito da qualcosa. Ma cosa? <L’Hokage mi ha chiesto se preferivo rimanere qui per dare una mano all’alleanza o tornare a Konoha per la ricostruzione…> lo sguardo è nel suo, ma davanti a te ci sono i ricordi dell’infausta giornata precedente, quale orrore è stata, ma quando riprendi sei a contatto con la tua diva anche con lo sguardo, con l’anima. È importante che lei sappia, che lei capisca, che chieda se è necessario, ma tu devi essere lì con lei, perché se lo merita. <Io ho riconsegnato il coprifronte, Yuukino.> una frase che lasci echeggiare nel vuoto per qualche istante, mentre una folata d’aria ti accarezza i capelli. Non ti stacchi da lei. Ne cerchi le reazioni <Completerò le ultime missioni alle quali sono stato assegnato, poi smetterò di essere un ninja della Foglia> Eccola la verità. Eccola la tua scelta. nessuna delle due proposte dal Kage, ma l’esilio volontario. Ma perché nessuna delle due? Perché restituire il coprifronte? Perché l’isolamento? Sarà a lei cercare di capirlo. Per ora ti limiti a riprendere fiato. È la prima volta che lo dici ad alta voce, che ammetti la tua strada con qualcuno, ed è giusto che sia lei. [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] ‘Avevo certo capito cosa fosse successo. Non è stato necessario che mi spiegasse per filo e per segno per comprendere da cosa derivasse questa disperazione che posso leggergli non soltanto negli occhi ma in tutto il corpo. Lo sento avvicinarsi e la sua presa sui miei fianchi ben salda. La sua fronte, calda, che poggia contro la mia.’ Starebbe così per ore, in altre circostanze. Attende però che egli si stacchi per esternare quanto finora si è tenuto dentro. ‘L’ha massacrata.’. Poche parole che bastano affinché s’insinuino nelle proprie vene raggiungendo il muscolo pulsante. Altra rabbia, altra voglia di vendetta. ‘Sebbene non sia la mia croce sento qualcosa di strano montarmi dentro. Avrei voglia di andare là fuori e massacrare qualsiasi essere vivente. Che mondo crudele: e non c’è nulla da fare ma mai saremo al sicuro — vince sempre e comunque il più forte.’ Ma poi ecco che le parole che la investono in seguito le fanno gelare il sangue nelle vene. Lei si blocca. Ogni movimento del proprio corpo cessa di esistere, proprio l’opposto del tremolio dell’altro. Una statua — fredda. <Quando lo hai deciso?> domanderebbe infine riprendendo a respirare. Quel attimo di stasi si andrebbe a sciogliere lasciando che le proprie braccia ora, si poggino sulle spalle dell’altro, carezzandole lentamente, prima di scendere lungo le braccia fino ai gomiti. Gli occhi all’improvviso si abbasserebbero portando lo sguardo in un punto non ben definito all’addome. ‘Anche lui mi abbandonerà. Seguirà quel che è il suo destino. Ha bisogno di vendetta e la sua è diversa dalla mia. Non c’è spazio, per me, in un cuore così ricolmo di rabbia e di sofferenza. Ed io? Io che posso fare? Non posso di certo fermarlo’. <Sei certo di non aver fatto una scelta dettata dalla sofferenza momentanea? Perché abbandonare il tuo villaggio?> non comprende, certo. Non è stata lei ad essere riempita di promesse. Lo capisce? Forse se lasciasse che la sofferenza si impossessa e parli al suo posto. Ora vuole capire e ragionare. Vuole essere certa che lui ragioni. [Chakra on] È un istante, quello che percepisci decisivo, quello in cui lei si pietrifica, è come se percepisci l’affetto correre via dal suo sangue e parallelamente la vita scorrere via dal tuo, come se tutto il tuo calore d’improvviso si abbandonasse, come se un semplice scioglimento di un gesto, di una carezza, significhino per te l’inizio della costruzione di un muro. Il tuo cuore manca un battito, ma di colpo hai paura che lei possa non accorgersene. Ti accorgi però che hai smesso di respirare, finchè non arrivano quelle domande, e anche dopo. Ricominci di colpo, con respiri più profondi, anche se non ancora affannati <L’ho deciso quando ho saputo la notizia> le rispondi mentre tu distendi l’avambraccio in modo da far cadere le sue mani e spezzare quel contatto, ma prima che possa succedere apri le mani con i palmi verso l’alto e, se lei te lo concede, tenti di stringerle con le tue <Per una serie di ragioni> le rispondi di nuovo < La prima è perché ho capito il suo gioco> le mormori. Ed è una cosa che non lo fa felice. <Mi vuole con se, Yuukino, mi vuole come lui. Due demoni privi di tutto se non della voglia di fare del male. E sa che l’unico sufficientemente simile a lui è suo figlio. Sono io> un discorso che ti sei fatto in testa più volte, che hai fatto all’Hokage e adesso a lei <mi sta privando, vittima dopo vittima, di tutti i miei legami> serri di nuovo la mascella <l’unico modo che ho per impedire che la cosa si ripeta e che le vittime crescono, l’unico modo che ho di togliergli quest’arma è privarmi da solo dei miei legami> non distogli ancora lo sguardo da lei, osservandola <il secondo motivo è che non ho più intenzione di farmi distrarre da ordini dati da burocrati e missioni che mi deconcentrano dal mio obbiettivo> un lampo di sacro furore ti splende negli occhi per un attimo <ho bisogno di sentirmi libero e concentrato verso il mio obbiettivo> vuoti l’aria dentro i polmoni. Le tue parole hanno un tono grave e sono pesanti come macigni <e l’ultima è, perché solo un demone può superare un altro demone… so che se voglio sconfiggerlo devo diventare come lui, e per far questo non posso sottostare alle regole di un villaggio, o mi sbarrerebbero il coprifronte e diventerei un ricercato> concludi. Non è un ragionamento dettato dall’ira ne dalla disperazione. Quando si tratta di avversari e battaglie non c’è mente più lucida di un combattente nato, e forse G 40 lo sa bene <e poi ci sei tu…> il tono è diverso, sembra quasi un’altra persona a proferire quelle parole di una dolcezza infinita <ci sei tu che sei nel mezzo tra la consapevolezza che non c’è per me una vita degna di essere vissuta, senza te al tuo fianco> tremi nella voce, si, ma solo dopo aver compreso quanto pesante e profonda sia la frase che le hai appena detto. Potrà capirlo? Avevi bisogno di dirlo comunque < e la consapevolezza che se ti succedesse qualcosa a causa dell’egoismo… mi pianterei un kunai in gola> ti si spezza di nuovo la voce solo al pensiero, e di nuovo ti tornano in mente i colpi orrendi che il Demone Rosso ha scagliato su tuo padre prima di ucciderlo, su come l’abbi sfregiato, sfigurato, ma la vittima, nella tua mente, è l’Uchiha che hai davanti, e due lacrime ti scendono sul volto <per questo ho dovuto dire ad alta voce cosa è successo a mia madre, per questo ti ho raccontato della devastazione che ha portato a konoha quel mostro… perché tu sei l’unico legame per il quale non posso prendere una decisione da solo, perché ti ho promesso molto ma soprattutto perché ti devo tutto> ecco quanto è forte ciò che provi per lei. forte al punto che anche con la consapevolezza e la bramosia di doverti sentire libero. Non accetti di privarti di lei, del tuo legame con lei <dobbiamo farlo insieme, ma è bene che tutti e due siamo coscienti dei fatti> concludi mantenendo la presa su quelle mani. Tornando a cercare i suoi zaffiri nella porcellana. [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] Le mani di lui si staccano, lasciano che quel contatto svanisca come le lacrime al sole. ‘E’ incredibile come possa sentirmi nuda, in sua presenza, senza quelle dita ad avvolgere i miei fianchi. E’ incredibile come io possa provare qualcosa per questa persona che ho qui di fronte ma è ancor più incredibile pensare che non voglio staccarmi da lui; ho già perso una figura importante e non lascerò che una scelta, per quanto drastica, lo faccia di nuovo. Preferisco morire e combattere per questo che vivere con un altra croce, un altro fardello. Sarebbe troppo anche per me, io che sono un clone del grande Sasuke Uchiha. Senza l’unico affetto che mi renda ancora Yuukino potrei solo diventare ciò per cui sono nata, una temibile G-40 che non si cura di chi ha di fronte’. Improvvisamente il flusso di pensieri si blocca. Senza gli affetti non sarebbe tanto distante da ciò che è il Demone Rosso. Una macchina da guerra che freme nel vedere la sofferenza correre nelle vene altrui, impossessarsi di cuori forti e renderli poltiglia. <Abbandonando Konoha hai sancito la tua solitudine> andrebbe a mormorare lei. Che si auto-includa? Lo scopriremo presto. La pausa che fa potrebbe presagire propri quello. Rimane lì, distaccata da lui. Osserva quelle mani rivolte verso l’alto prima di tornare a guardarlo negli occhi, inerme. <Hai deciso di urlare a gran voce di essere solo. Di non avere legami. Hai gridato, a gran voce, venite a prendermi. Ed ora sarai in balia del primo che si potrà accaparrare il tuo potere ma soprattutto, il primo che potrà sfruttare la tua sofferenza per creare ciò che tu più disprezzi> parole dure. Darti scagliati con quel tono pacato ma deciso. Intende far del male? No. Illustrare le possibilità, sì. ‘Perché quello che ti appresti a fare, mio amato Yosai, è proprio ciò che ti condurrà a diventare tu stesso la fotocopia di tuo padre, un Demone Rosso. Perché la sofferenza ci porta proprio a questo — guarda me. Ho attivato il potere della morte, nei miei occhi, quando ho deciso di lasciare che il dolore pensi al posto mio. Ma avrei voluto solo una cosa…’. La Genin andrebbe solo allora ad alzare le braccia e, qualora fosse ancora possibile, andrebbe ad appoggiare i propri palmi sopra quelli del konohiano prima di stringere le dita in un tentativo di avvolgere le mani di lui — tentativo, appunto. <Perciò non mi potrai allontanare da te se non privandomi della linfa vitale. E se scapperai, io diventerò la tua ombra> sembra una monaca. I zaffiri si illuminano mentre cercano quelli gemelli di lui <Non m’impota se tu sia un guerriero di Konoha, di Kusa, di Kiri o di Suna. Non mi importa che tu possegga un coprifronte, una carica, un nome. Non mi importa di tutto ciò ma preferisco morire al tuo fianco che vivere senza la tua presenza> secca. Forse troppo. Forse ricalcare la possibilità di morire accanto a lui è stato un discorso azzardato <Ma non ti abbandonerò mai, non lascerò che nessuno si approfitti di te.> decisa. <Non ti permetterò di privarti della vita…> [Chakra on] Oh quanto è difficile strapparti il cuore dal petto e porlo nelle mani altrui, mh? Quanto è difficile snudarti della tua anima e lasciare che venga giudicata. Ascolti le sue parole. Parole che ti colpiscono facendoti mancare il fiato, schiudi le labbra, cercando aria che non trovi, battiti cardiaci che non ci sono, persi chissà dove. Eppure è quello che hai fatto. La lasci finire. E di colpo quel discorso prende una piaga che non t’aspetti. Eri sicuro che avresti lasciato spaventata la tua diva, quanto meno titubante, e invece eccola la, si erge facendo la sua scelta, come tu hai fatto la tua, un moto d’orgoglio ti sale mentre le stringi le dita con tanta foga da cercare il limite tra irruenza e dolore, rimanendo nella prima, tuttavia. Quelle risposte quasi ti investono, vista la foga che l’altra ci mette, provi forte l’impulso di stringerla a te, del contatto col suo corpo, ma per ora lo trattieni, state facendo un discorso serio, e probabilmente è bene rimanere seri <è quello che ho fatto, ho sancito la mia solitudine> confermi. Era quello l’obbiettivo <ma no, lui non verrà a prendermi. sa che sono ancora troppo debole per poter essere interessante> di questo sei sicuro <e no, il mio potere resta mio, non sarò in balia di nessuno, ma ho intenzione di fare tutto ciò che è in mio potere per diventare più forte. E adesso sarò io a scegliere chi assecondare e chi meno per ottenere ciò che voglio> è questa la libertà che cerchi <ho bisogno di non dover rendere conto a nessuno delle mie azioni. Di poter agire senza freni. Per questo non indosserò l’effige di konoha finchè questa storia non sarà conclusa> la osservi, con lo sguardo che si riempie sempre più del sentimento che ti lega a lei <è la mia natura. Mi conosci così a fondo che sono sicuro tu l’abbia vista. Se non la lascio libera di crescere resterò sempre un’arma spuntata. Per questo non sarò il guerriero di nessuno, se non di coloro che io stesso deciderò di servire> non ci sarà villaggio a separarvi perché non c’è villaggio che ti trattenga le concedi i tuoi zaffiri. Quella scelta ti colpisce al cuore. Lei ti dice esattamente ciò che speravi avrebbe detto. Ascolti esattamente le parole che speravi di ascoltare, e questa magia è lei che la compie e tu non puoi far altro che sciogliere quelle dita e, di nuovo, con ritrovata, ferale irruenza. Tentare di bruciare la distanza tra di voi, se lei te lo concede. Semplicemente la abbracceresti. Non ti importa di sporcarla, la vuoi solo tra le tue braccia <ormai sei una donna e una ninja, una delle più brillanti che conosca. Sono sicuro che non mi stai dicendo senza aver considerato davvero le conseguenze e per questo…> diglielo! Si, ma glie lo diresti solo qualora ti avesse concesso quell’abbraccio, solo dall’intimo delle sue braccia, appoggeresti le tue labbra sul padiglione auricolare di lei <ti amo> un mormorio caldo e pesante come un macigno. E non è con l’euforia del trasporto che lo dici, ma con la compostezza della consapevolezza. <e anche io aiuterò te a realizzare te stessa, a qualunque costo> perché ti senti così leggero? Cosa è cambiato? Niente è cambiato. Tutto è cambiato, hai fatto la sua scelta, l’hai sottoposta a lei e lei ti ha risposto rimanendoti accanto. Cosa ci può essere di meglio? [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] ‘Ma che bella spiegazione di quel che vuoi essere e di cosa vuoi diventare. Mi parli come se non mi fosse già stato chiaro questo concetto — me lo ricordo bene. Mi ricordo…’ <…eravamo sulla spiaggia. Pioveva. La nostra…> breve pausa <casa? Sì, chiamiamola così, era sull’isola di Chumoku. Ci trovammo in spiaggia con il cielo che piangeva. Come mio solito mi coprivo con un ombrello, insignificante vista l’enorme umidità di quel maledetto posto> breve pausa per tirare un po’ di fiato nei polmoni. <Volevi che mi allenassi ma io mi inventai di avere il ciclo> un sorriso, leggero, sulle labbra <Non ho mai sopportato fare sforzi non tanto perché non ne abbia la forza ma il sudore…> breve pausa atta a permetterle di scuotere il capo <lo odio. Soprattutto se ho messo una crema grassa al mattino>. Oh. Già. La skincare è proprio un argomento fondamentale quando si parla di demoni rossi, madri uccise e coprifronti buttati all’aria, no? <Mi chiedesti cosa significa, per me, il coprifronte> altro sorriso. E’ chiaro, palese, che la sua memoria stia andando ai tempi in cui non c’erano problemi, né pensieri. Solo acqua, tanta, sabbia, the nero. <Mi fu chiaro sin da quel momento che prima o poi, per qualche motivo, avresti preso questa scelta. Certo, avrei sperato che si sarebbe presentata in un momento decisamente migliore e costruttivo… PER TE.> e lo indica con la mancina, scostandola per un attimo dall’altra di lui. <Fu allora che iniziai a prepararmi a questo giorno. Fu allora che, tornata a casa, durante il mio bagno rilassante, riflettei.> spiega. Lui non sa. Non gliel’ha mai detto. <Fu allora che decisi di seguirti ugualmente, di rimanere al tuo fianco. Pronta ad oggi, pronta a dirti che è ciò che desidero. E da allora… non ho mai cambiato idea> ‘Nemmeno al mio arrivo. Nemmeno io sono stata capace di spezzare quella tacita promessa che gli avevi fatto. Ho provato a renderti come me prima di accorgermi che siamo la stessa persona e che insieme siamo Yuukino Uchiha. Il tuo nome unito al mio cognome.’ Ed è lì che viene abbracciata, che finalmente può sentirlo come prolungamento di sé. E non le importa del kimono, non le importa di nulla se non di sentire quel calore invadere il proprio corpo. Il sole che si poggia su di loro creando un’ombra unica, senza spazi. Le labbra di lui che si avvicinano al proprio orecchio. ‘Sto sognando. Proprio come l’altra sera. Il destino ha deciso di regalarmi un sogno che bilanciasse l’incubo dell’altra notte, ne sono certa. Non posso aver sentito proprio quelle parole. Le sto immaginando. Eppure mi sembra di aver percepito proprio il suo fiato spirare contro il lobo del mio orecchio. Ho sentito l’eco di quelle parole rimbalzare attraverso il condotto uditivo fino a raggiungere una qualche remota zona del mio cervello. E’ lì che continua a vibrare. Ma che succede? Il mio cuore sembra impazzito. Non riesco a capire se si trovi sempre al suo posto o sia in gola. E’ lì e sembra voler sgusciare fuori in un’esplosione inaudita. E la mia bocca? Perché è così asciutta? Perché le mie labbra sembrano non volersi richiudere. Porto le mani verso la nuca del mio amato. Infilo le dita in mezzo a quei capelli che non è riuscito ancora a tagliare, ancora lunghi. Porto le mie labbra vicino a quell’orecchio non più coperto, dove batte un sole arancione che sta andando a dormire. <Yosai..> una breve pausa. Aspetto che sia ricettivo <Io…ti amo> una risposta dolce, a tratti sensuale, caratteristica che mi contraddistingue. Un soffio mentre dentro, sento ancora quella eco. Sogno? O son desta?’ [Chakra on]
La stringi con lo sguardo sbarrato. Cosa le hai detto? Sei venuto li con la possibilità di troncare quel rapporto e ne sei uscito con la volontà di legarlo ancora di più? Tu sei un folle, e lei lo è più di te. Ascolti quella storia, non puoi non sorriderne, sommessamente, con piccoli sospiri consecutivi, sorridere e stringerla ancora di più inebriandoti del suo profumo. Sei curvo su di lei, per poter arrivare con la faccia sul suo orecchio. Perché la stringi così? Perché cosa si può chiedere a una donna che ha pianificato il suo futuro in base a ciò che vi siete detti? Nulla, se non volerla vicina <a me va bene così> commenti in un sussurro. Certo, anche tu avresti voluto che tutto questo non ti avesse comportato simili perdite, ma ormai che puoi fare? Niente, stringere i denti e andare avanti grazie a quello splendore di donna. E grazie a quella forza diventerai ciò che sei nato per essere. Una bestia si, ma migliore di quella che ti attanaglia. Quel nome, e quelle due parole ti sciolgono. Rimani così ad ascoltare a goderti la confessione reciproca che vi siete fatti e la forza che tu ne stai traendo. Resti stretto a lei. prima di infondere sempre meno forza in quell’abbraccio fino a drizzare il busto, staccandoti da lei, ma mantenendo il capo chino a guardarla le mani dove, se non sui fianchi? Con lo sguardo cerchi il suo, in un continuo eterno rincorrersi e trovarsi <è importante, che nessuno sospetti di noi> commenti <il Demone Rosso è stato capace di stringere alleanza con uno come il Mizukage, non posso immaginare che tipo di spie abbia, ma sono sicuro che abbia occhi e orecchie> le mormori. Non hai bisogno di urlare <In pubblico ci comporteremo senza dare nell’occhio. In privato…> ti sale un ghigno involontario, solo la parola suscita pensieri illeciti <staremo più attenti ai luoghi dei nostri incontri.> Non dovrebbe essere un problema per te entrare nell’accampamento di Kusa, conosci la parola di Yukio, tenteresti di avvicinarti a lei, con la fronte <verrò da te solo quando sarò sicuro che nessuno osserva e non utilizzerò più l’accampamento di Konoha.> Ovviamente. Non puoi. <se riusciremo a tenere questo legame al riparo dagli occhi del Demone Rosso diventerà l’arma più grande per abbatterlo. Altrimenti sarà la rovina di entrambi> questo è ciò che rischiate. La rovina. Pieghi ancora il capo fino a toccarla, sempre qualora te lo concedesse, anche con il naso, sul suo, <con te affianco… andrà tutto bene> eccola la potenza che quella donna ti da. La capacità di vedere il sole dietro le nuvole. Tanti i rischi. Tanta la voglia di restare insieme. Bisognerà vedere chi vincerà alla fine, ma qui due cuori coraggiosi li abbiamo. [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] ‘Ne ascolto le parole. Sono giunta al ponte con la paura di chissà quale rivelazione; non potevo immaginare dove questo incontro avrebbe portato né di arrivare a dire delle parole così importanti. Sono stupita e fiera di me stessa — ho tirato fuori qualcosa di veramente enorme e sebbene la mia indole mi porti molto più ad odiare, beh, con lui è tutto diverso. Non saprei certamente spiegare la ragione di tutto ciò — è necessario? Non credo’ <Non sarà facile> mormora lei abbassando un attimo lo sguardo prima di tornare ad osservarlo <Ma se questo è il prezzo da pagare affinché possa continuare a vederti e averti al mio fianco> sorriso <Allora sarà così. Sarà anche più facile per te> così che non abbia paura, certo. <Ogni volta che mi verrai a trovare uscirò dalla mia tenda e farò un giro… con loro> dice usando l’indice per puntare uno dei suoi occhi. Sharingan. L’occhio dell’odio. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe potuto diventare uno strumento dell’amore? Lui si avvicina e lei? Certo non si ritrae ma, come una figura nello specchio, ne segue i movimenti in maniera diametralmente opposta. Fronte contro fronte. Naso contro naso. Sussurra, la Genin <E dove starai?> domanda. Si preoccupa. Va bene i sentimenti ma… anche le cose pratiche. [Chakra on] La ascolti. La guardi da una distanza praticamente inesistente. Scuoti la testa al suo dire. No, non sarà facile per nessuno dei due. E poi invece annuire. Si, c’è un prezzo da pagare, finché non troveranno la forza e gli strumenti per risolvere quella situazione, saranno prede. Finchè non diventeranno cacciatori. Ma non ti importa. Si vede che non ti importa quel sorriso ti provoca l’irrefrenabile impulso di darle un bacio e, se lei te lo consentisse, ti avvicineresti fino a sentire il suo caldo respiro sulle tue labbra roventi le parole di lei ti interrompono. Non hai intenzione di troncarle il parlato. Così ti fermi a pochi millimetri da lei <pero noi> la correggi, sarà più facile per entrambi. Sarà più sicuro. E poi quella frase. Quella trovata, pregna del sentimento che lei prova per te, ti eleva fino a farti toccare il cielo. Non è più contenibile quell’impulso che. Ti limiteresti a tentare di alzare entrambi gli avambracci verso il suo viso. Con irruenza e voluttuosità poseresti, se lei te lo consentisse, un, le mani ai lati del viso, andando con le dita fino alla nuca per cercare quindi quelle labbra carnose e soffici. È un bacio che è pieno di sentimento nei suoi confronti, che è ben più che passionale. Un bacio che sugella qualcosa. Voi due. Vi unisce in un bacio e vi conferma più vicini che mai. Ti prendi lunghi, lunghi momenti di quel bacio, restio a lasciarlo finire, lasciando che sia lei a stabilire la passione che desidera e ad adeguarti, ti stacchi solo di pochi millimetri, dopo un tempo che ti sembra infinito <ci sto ancora pensando…> un mormorio che sa di pino selvatico <avevo pensato di chiederti…> non c’è bisogno di finire, <ma non sarebbe sicuro> concludi <credo che cercherò riparo sotto falso nome nel nuovo accampamento costruito per gli abitanti di Kiri che fuggono dalla guerra. L’alternativa sarebbe trovare un cantuccio nella foresta di mangrovie ma… insomma non è il massimo, ecco.> questo mormoreresti prima di tentare di stamparle un altro morbido bacio sulle labbra e raddrizzarsi <credo di aver…> eccola la vittoria più grande dell’Uchiha <bisogno di un bagno> hai le palpebre socchiuse. Con lei e la sicurezza che ti dà, la stanchezza di una notte quarantotto ore senza dormire si palesa tutto insieme, ma cerchi di non darlo a vedere più di tanto. Avresti bisogno anche di una dormita a tutti gli effetti. [Ponte Naruto ≈ Colonne porta] Ne ascolta la correzione. Decisamente. Ha proprio ragione e l’unico motivo per non aver inserito sé stessa in quelle parole è per non preoccupare lui ulteriormente. ‘Non voglio che si preoccupi per me. Non voglio diventare un peso per lui ma una spalla sulla quale appoggiare il proprio viso — che si stanco, affaticato, triste o felice. Voglio poterlo aiutare a superare quest’impasse, voglio poterlo fare per lui e per noi. Voglio poterlo fare per riscattare la mia debolezza passata per essere il suo punto di forza futuro. Ne abbiamo bisogno’. Annuisce. Sì, gli sta proprio dando ragione ma senza gridarlo ai quattro venti. L’orgoglio è comunque qualcosa che le scorre nelle vene parallelamente al sangue. Inspira, lentamente. Mentre egli si avvicina. Cerca un bacio e lei ricambia dapprima quel tocco sul viso prima di lasciare che le mani scivolino dietro al collo di lui afferrandogli i capelli, questa volta con più vigore. ‘Ho finalmente potuto rilasciare la tensione che è in me. Con questo bacio sono certa che le cose non potranno che migliorare, me lo sento così come sento i tuoi capelli, impolverati, tra le mie dita che ti scivolano sulla nuca. I miei polpastrelli possono ben percepire la tua cute mentre le mie labbra finalmente si fondono con le tue. Quanto sei caldo. La sento quella voglia che hai di me ed è la stessa che mi spinge a schiudere le labbra per cercare di assaporarti, in tutto e per tutto. Scoprire quel sapore di pino e di lacrime versate che si confonde con quello mio che sa di rosa e preoccupazione.’ Un bacio decisamente appassionato di chi vuol concedersi, dove è palpabile un freno forse anche dovuto da luogo in cui si trovano. Intanto la nebbia è calata e con essa anche il sole — spostatosi oltre la linea dell’orizzonte. Quando quel sigillo delle due labbra si scioglie ne ascolta attenta le parole. <Se vuoi puoi restare da me finché lo vorrai: certo, non potrai farti le passeggiate né ballare davanti alla tenda, sai> alza brevemente le spalle inarcando il sopracciglio sinistro <non sei proprio invisibile> ‘ma dai, ma quanto sono perspicace. Non l’avessi detto, nessuno ci avrebbe mai pensato.’ <Fintanto che vorrai stare da me e non troverai un luogo che ti aggrada maggiormente farò delle ronde e userò il mio doujutsu per essere certa che non vi siano figure… strane> un piano d’azione eh. Lo farebbe? Per lui, sì. <Ma ora andiamo… ci penso io a te. Alla tua sporcizia ed alle tue ferite> direbbe guardando in ordine i suoi capelli, le sue labbra, le bene e poi, gli occhi cadrebbero proprio lì, dove il busto finisce ed iniziano gli arti inferiori. Un leggero sorriso malizioso prima di tornare a guardarlo. <Penserò a tutto…>. Ed è così che i due piccioncini saranno liberi di tornare alla tenda di Yuukino dove questa, ovviamente, farà un giretto per assicurarsi che non vi siano presenze strane prima di accompagnarlo in tenda, preparare un bagno e… vabbè, vi devo proprio dire tutto io? [/END]