Diventerò come lui... ma migliore

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10:05 Kouki:
 E infine arriva la pioggia. Un temporale davvero niente male ma se solitamente questo mette di cattivo umore la maggior parte delle persone, non vale per la giovane Yakushi. Lei è abituata fin da quando viveva per strada a stare sotto la pioggia, e quel suono provocato dalle gocce di pioggia che lasciano il cielo per raggiungere la terra… è semplicemente splendido per lei. La pioggia la rilassa, i fulmini e i tuoni sono la sua ninna nanna. Non si premura nemmeno di coprirsi mentre se ne sta nella Foresta delle Mangrovie, lascia che l’acqua la inzuppi completamente, in un certo senso lascia che lavi via tutto quanto… tutto quello che non ritiene degno di se stessa. Se lo ricorda di quando era ancora una bambina… sotto la pioggia poteva liberamente piangere. Un bianco kimono ricopre la minuta figura della giovane Yakushi, è un vestiario dalle morbide, larghe e lunghe maniche che arrivano a coprirle interamente le delicate e piccole mani. E’ corto e le arriva a circa metà delle cosce e il tessuto è ornato da motivi floreali che vanno dal blu all’azzurro in una scala di sfumature piacevole alla vista. In vita il kimono è stretto da una fascia azzurra, un obi privo di fiocchi e molto semplice sul quale è legato il coprifronte di Kusa con la placca in metallo recante il simbolo bene in vista. Ad altezza cuore e dietro la schiena tra le scapole è cucito il simbolo del clan Yakushi che porta con orgoglio, e sotto al kimono indossa un paio di pantaloncini corti e neri che spuntano appena al di sotto dell’abito, questi ultimi sono attillati ma elasticizzati per non impedirle i movimenti. Alla coscia destra, al di sopra di una bianca fasciatura, è presente il porta kunai e shuriken mentre in vita, dietro la schiena, il porta oggetti. Infine a concludere tutto vi sono i neri sandali ninja. I neri e lunghi capelli sono raccolti in un alto chignon che lascia libere solamente due lunghe ciocche ai lati del viso che le ricadono in avanti sulle spalle ed esse, insieme alla frangia, incorniciano il suo viso fanciullesco e candido. Di fatti la pelle della ragazza risulta così bianca da sembrare quasi trasparente, come se ci si potesse vedere al di sotto tutto il ricamo intricato delle vene. Incastonati in quel viso vi sono gli occhi profondi e magnetici della ragazza, di un colore giallo come l’ambra più preziosa e antica, esprimono serietà e concentrazione, come suo solito, accompagnati da delle pallide labbra distese in modo neutrale. Il suo corpo dal collo in giù è completamente segnato da orribili cicatrici di diverse forme e dimensioni, che occupano ogni centimetro della sua pelle e sono visibili solo laddove i vestiti lasciano a nudo la pelle: sulle gambe, sul collo e parte del petto lasciato in vista per via della scollatura del kimono. Dietro al collo in particolare si nota la scritta incisa nella carne col ferro e col fuoco che recita: “E-001”. Il suo solito marchio che mai potrà cancellare. Solo il viso è stato lasciato intonso e perfetto, ed ella gode comunque di eleganza e femminilità nonostante la bassa statura di appena un metro e mezzo, e un corpo senza forme troppo accentuate. Non sta facendo nulla di particolare, quel corpo descritto sta immobile nel mezzo della foresta, coi piedi ben piantati su alcune radici, il respiro lento e regolare, segno che si sta rilassando, e il volto rivolto al cielo ad occhi chiusi, lasciando che l’acqua la bagni. Chissà… se sotto quella pioggia sta piangendo. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

10:25 Yosai:
 Oggi qualsiasi cosa rispecchia il tuo umore dal terreno mai uniforme, spesso molliccio e fangoso fino su in alto, al cielo che piange con te. Da quanto sei lì in quella foresta? Chi può dirlo. Tu no di certo. Sei poco più che una mastodontica ombra nera. Ti stagli lì, in alto a quattro-cinque metri d’altezza sull’enorme radice di curva di una mangrovia, al limitare del sentiero. Quasi ti confondi con il paesaggio, se non fosse per la tenue luce che proviene dal cielo, perfora le fronde, e ti fa da sfondo, se non luminoso, sicuramente più chiaro che il fitto della foresta. Le leve inferiori, massicce e tornite, sono coperte dal nero, largo pantalone di un chimono. La stoffa è stata chiusa all’altezza del polpaccio in rosse fasciature cremisi, che ti avvolgono l’arto fino ad infilarsi nei calzari ninja. Il torso. Più simile al tronco d’un albero che a quello di un’umana persona, è avvolto nella solita canotta senza maniche, tanto aderente da esser come una seconda pelle per i muscoli che paiono esplodere, emergendo ad ogni movimento. Le spalle stondate sono libere dal tessuto. La pelle delle braccia scolpite, lucidata dall’acqua, crea deliziosi e sinuosi giochi di luce con le forme dei muscoli e quelle scure dell’inchiostro sulla tua pelle. Anche gli avambracci sono stretti in fasce da combattimento color cremisi, da sotto il gomito fino alla prima falange delle dita. Il collo taurino sostiene il volto affilato, dai lineamenti marcati, decorato dalle solite cicatrici. Gli occhi blu sono circondati da un profondo alone scuro all’intorno, appesantiti da due borse abbastanza evidenti, che fanno il paio con il colore della pelle, decisamente meno sano rispetto al tuo solito. I capelli, che con la pioggia son diventati tanto scuri da parer neri, eppure c’è una novità. Un nuovo taglio, si potrebbe dire, perche hai azzerato la lunghezza dei capelli ai lati del capo e accorciato di molto la parte superiore, che adesso, nonostante la pioggia, permane dritta a stagliarsi verso il cielo, ad eccezion fatta per qualche ciuffo noncurante che s’incurva sul viso, senza tuttavia arrivare agli occhi. Solo dietro hai lasciato la lunghezza di sempre, con i capelli che arrivano fin quasi alle scapole. Sei zuppo, ovviamente, ma non sembra importarti. Ovviamente non saresti mai rimasto fuori dall’accampamento senza il chakra impastato, ricercando, dopo aver compiuto il sigillo della mezza capra con la mano sinistra davanti al plesso solare, per prima l’energia alla base dei tuoi pensieri, delle tue emozioni, tanto turbolente in questo momento, dei tuoi sentimenti. Avendola trovata, avresti quindi portato l’energia psichica al plesso solare per concentrarti su ciò che ti permette di muoverti, che permette al tuo sangue di scorrere e al tuo cuore di battere, trovando, in fondo a te stesso, l’energia fisica, che avresti portato ad affiancare la prima per innescare subito un moto circolare dell’una nell’altra, dell’altra nell’una, fino ad ottenere la tua energia, il tuo chakra, che avresti spinto, violento come te, nel suo sistema circolatorio. Avresti stretto le labbra tra loro vedendo comparire nel tuo campo visivo la figura, quasi sovrannaturale, della tua sensei. Sei di fronte a lei, in alto, lontano svariati metri, perfettamente visibile con la tua enorme silhouette stagliata tra le fronde e il cielo. Avresti quindi compiuto un semplice passo in avanti, nel vuoto, crollando di qualche metro e impattando con un tonfo flaccido sul pavimento bagnato e paludoso della palude, ammortizzando l’atterraggio con le ginocchia fino a poggiare in terra anche le mani. Bestia. Come sempre ma di più. Le avresti piantato dunque addosso gli occhi blu, prima di stendere di nuovo le leve inferiori e avvicinarti <Kouki-sensei> abbozzi un sorriso, esce fuori poco e niente. hai la voce roca, le corde vocali lesionate. Solo i tronchi intorno a te sanno quando hai urlato. La osservi. La guardi. La vedi <ti dona.> cosa? specifica. Stai parlando con una persona. Non con te stesso <la pioggia> concludi per poi richiudere la sottile linea formata dalle labbra [tentativo di attivazione del chakra][chakra on]

10:47 Kouki:
 Calmare Mirako non è stato semplice. Ancora una volta Lei ha rischiato di emergere e prendere il controllo ma la differenza sta che col moccioso la Yakushi era d’accordo e cosciente, mentre il giorno precedente non stava avendo nessun controllo. Questo mostro che si cela dentro di sé ancora minaccia l’equilibrio che era riuscita a crearsi… ma quel mostro non è forse altro che se stessa comunque? Lasciarla libera cosa comporterebbe? Essere se stessa una volta per tutte? E’ difficile a volte capire chi sia la personalità principale e chi quella secondaria… chi meriti il controllo e chi no, ma alla fine quella pioggia la sta aiutando a calmarsi e a mantenere il controllo desiderato. Scorrono le gocce di pioggia sui suoi capelli e il viso, un delicato massaggio che segna la sua pelle non in maniera definitiva almeno… gli indumenti bagnati, l’odore del profumo dei suoi capelli che si mischia all’aria della pioggia… è delicato. Non le importa di eventuali altre persone presenti nel luogo, non se ne fa un problema e rimane immobile come uno spettro senza temere nulla nonostante i sensi siano comunque in allerta, come sempre. Le mani piccole e delicate sono nascoste dalle lunghe maniche, ma non per questo risultano asciutte, non sono scampate alla pioggia. Dischiude le pallide labbra giusto appena e così permette alla propria lingua di fare capolino con la punta… assapora la pioggia quasi fosse una bambina, e poi apre gli occhi ma non totalmente essi rimangono due fessure mentre i sensi vengono destati dal rumore di qualcuno che arriva dall’alto. Molto lentamente, con una eleganza nei movimenti, si volta verso la figura di Yosai muovendo la testa e puntando il suo viso, i suoi gialli occhi, verso di lui. Nel mentre un sorriso tenue e leggero compare sulle sue labbra mentre la lingua va a leccarsele. Ogni suo singolo movimento è minuziosamente calcolato, lento… osserva la figura del gigante con accuratezza, come suo solito, e il suo cervello inizia a lavorare le informazioni che reperisce tramite lo sguardo. <Yosai.> ne ripete il nome come se volesse assaggiarlo e accarezzarlo con il solo utilizzo della sua voce bassa e sibilante, di una melodia tutta sua. C’è qualcosa di diverso in lui, in quei suoi occhi, ma ha troppe poche informazioni per riuscire a capire cosa… si lascia andare alle sensazioni per il momento. <Mi donano le lacrime?> forse su quel volto non ci sono solo gocce di pioggia. La voce di lui è roca, come se avesse il mal di gola o come se l’avesse sforzata troppo. Lei dal conto suo mostra sempre quelle leggere occhiaie che si porta dietro da una vita e che emergono quando non ha voglia di nasconderle. <Noto con piacere che ti stai facendo grande.> e non in senso di età, ma questo è chiaro. <Ti va di dirmi come stai?> è sottile quella domanda poiché non è semplicemente un chiedere come sta l’altro, ma lascia a lui la scelta più totale e libera di raccontarle qualcosa. <Mi interessa, sai? Solitamente pongo questa domanda solo per dovere sociale, ma se una persona mi interessa davvero allora diventa una premura per me sapere come si agitano il suo animo e la sua mente.> distoglie lo sguardo per osservare gli alberi intorno a lei e il terreno, tutto bagnato da quella pioggia non silenziosa, ma meglio così. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

11:15 Yosai:
 La osservi. Non eri ancora a Kiri l’ultima volta che l’hai vista. Nessuno dei due lo era. Una stretta al cuore t’attanaglia al solo pensare a quante cose sono cambiate. Quanto hai acquistato. Quanto hai perso… alla fine la vita potrebbe essere ridotta a questo, e se così fosse, stai perdendo alla grande. Qualcosa da notare tuttavia c’è. L’ultima volta che vi siete parlati le hai detto che avevi appena sostenuto la prova dell’esame e stavi aspettando il verdetto. Beh sei in una zona di guerra, sei fuori dal tuo accampamento e non c’è coprifronte addosso a te. Questo potrebbe essere un segno. Come sicuramente lo è il fatto che riesci a parlarle essendo meno impostato. Hai acquisito fluidità e sicuramente lei ti ha aiutato in questo, permettendoti di parlarle in modo più colloquiale. Lo ricordi come se fosse ieri quell’incontro. Ricordi ciò che le hai donato, ricordi che le hai promesso che potrà combattere con te senza risparmiarsi, un giorno. Non è questo il giorno, eppure sei cresciuto da allora, forse ha ragione lei. e perché ti senti così debole? Pensieri affollano la tua mente <direi di si… sono l’altra faccia delle cicatrici> Mormori roco e profondo. se c’è qualcuno che infligge dolore, qualcun altro piange. Fuori o dentro, ma piange> e tu le hai notate le sue cicatrici. Non tutte magari, ma le hai notate. Ti feri a un paio di metri da lei, sempre rispettoso delle distanze. Inspiri con il naso per lunghi momenti. Ce ne vuole per riempire i tuoi polmoni. L’odore della pioggia, del legno bagnato, del fango e.. <gelsomino…?> quasi una domanda. È un odore che per te è diventato familiare. <mi fa piacere che tu lo dica, Sensei> certo, ricevere i complimenti di un maestro è sempre l’aspirazione dell’allievo <Non nego che tra le motivazioni che mi hanno spinto qui, in questo…> buco di culo <posto, c’è stata anche quella di mettere alla prova i tuoi insegnamenti> Parli in modo pacato, ma la voce è roca e spezzata, a volte le parole si fermano a metà per poi ricominciare un attimo dopo. <Se davvero ti interessa, io non ti mentirò, Kouki-sensei> glie lo devi, soprattutto se ti ha detto che ci tiene <Non credo di essere mai stato peggio> Puoi confidarti con lei? Puoi farlo davvero? Le sorridi, questa volta gli angoli delle labbra si stendono d’avvero, incrinando i fiumi d’acqua che ti scorrono sul viso come farebbero sulla nuda roccia <Tu come stai?> le chiedi <come sta il gelsomino?> stendi un poco il sorriso fino a snudare uno dei due canini. Alzeresti in maniera posata l’avambraccio sinistro, pugno chiuso, indice alzato, non ad ammonire, ci mancherebbe <rispondi solo se hai intenzione di essere sincera anche tu, però?> è una frase detta con uno stanco sorriso abbozzato, eppure è sentita. Non scherzosa. Abbasseresti dunque la mano, limitandoti ad osservare.

11:47 Kouki:
 Non è certo sfuggito alla sua vista la mancanza del coprifronte, ma il suo essere su questo territorio indica solo il fatto che comunque un certo livello lo ha raggiunto. Potrebbero esserci molte spiegazioni al fatto che non indossi il suo coprifronte e lei, come al solito, ha troppe poche informazioni per poter scegliere una delle molte ipotesi. Lo guarda dritto negli occhi con quel suo solito modo quasi invadente di voler entrare nell’animo altrui, con le sue spire, le sue domande, le sue allusioni. Le interessa davvero di quel ragazzo, la sua mente lo trova curioso e interessante, vede il potenziale, ma sa che non è tutto. Sta forse ricadendo nuovamente nella stessa trappola? Ne ha quasi paura. Le braccia si sollevano quel tanto che basta alle mani di raggiungere alcuni capelli appiccicati sul suo volto, in quel movimento le maniche scivolano giù fino ai gomiti mostrando le braccia, le dita invece si occupano di liberare il viso da quei fastidiosi filamenti d’ebano. <Pensi che queste mi facciano ancora male?> bruciano sulla sua pelle, le arrecano dolore, ma non le nasconde più come una volta sotto strati di bende. Vuole sapere tuttavia lui cosa ne pensa, fin dove si spinge quel suo intuito. Le braccia calano nuovamente lungo il corpo e le maniche tornano al loro posto, non dispiace quella sensazione di bagnato, e di tanto in tanto si perde nel rimbombo di qualche tuono mentre la pioggia fa da sottofondo musicale a quell’incontro. Lui è cresciuto, lei è cambiata ancora. <E le tue?> le sue di cicatrici, quelle che egli porta sul volto, non ha idea se ce ne sono altre ma ha visto quelle e ad esse si riferisce, in un gioco di domande e risposte dove lei continua a sorridere e il suo sguardo è addolcito. È un male, molto male. <Gelsomino.> dona conferma al giovane ma non dice niente di più, perché il silenzio è una grande e profonda forma di comunicazione… ci sono gli sguardi, le intese, i sorrisi. Ascolta le sue parole con attenzione, sul motivo che l’ha spinto a venire qui, tra gli altri, la sua voglia di mettere in pratica ciò che ha imparato… e se è ancora vivo allora vuol dire che ce la sta facendo. <Sei ancora vivo, quindi stai andando bene.> una breve e piccola osservazione, tranquilla e delicata. <Quali sono gli altri motivi che ti hanno spinto qui?> è curiosa tuttavia di sapere tutto, anche il resto, lei deve sapere non può accettare di avere delle ignoranze e lacune nella sua mente. <Come mai non indossi il coprifronte?> era una domanda che prima o poi avrebbe fatto, non intende quindi rimandarla ulteriormente e poi tace lasciando a lui la parola apprezzando la sincerità da parte sua. Apprezza sempre la verità, non sopporta di essere presa in giro… e quelle parole fanno assottigliare appena gli occhi della Serpe mentre lo fissa. Qualcosa dunque non va, ma cosa? Sente un istinto… quello stesso istinto che sentiva per Chiha, ma lei non c’è più, è sparita e la Serpe si era ripromessa di non intrecciare altri legami mai più. Evidentemente lei non è fatta per avere amici. <Cosa ti è successo? Cosa turba il tuo animo, Yosai?> vuole capire, ma nonostante la mole di domande lei non sembra affatto insistente. Infine sorride anche lei, un sorriso più amplio… si sente a suo agio e vuole godersi quelle sensazioni che sembrano far star calma anche l’Altra. <Vuoi da me la sincerità?> sarebbe molto difficile allora spiegare come si sente e come sta… molto, molto difficile. È complessa la sua mente, è spaccata e ricomposta in maniera deforme e non è facile muoversi al suo interno. <Mi sembra giusto in cambio della tua.> oh, alla fine il mondo e le relazioni sono basate sugli scambi, dare e avere. <Nemmeno io sto bene. Il delicato equilibrio della mia mente sta venendo messo alla prova quasi giornalmente e non so quanto io potrò resistere ancora.> è stata anche fin troppo sincera. <Il gelsomino sta bene, mi prendo cura di quei semi ma di certo non posso piantarli qui. Vedi… se io non riesco a prendermi cura di me stessa, come posso prendermi cura di un’altra vita?> è una domanda che si pone da sempre… eppure è stata un medico, anche se ora ricercatrice, ha alleviato dolori, curato ferite e può ancora farlo se le va… ma perché ha voluto imparare l’arte medica? Solo per imparare a fare del male. <Quello che tocco, Yosai, o quello che tocca me, viene distrutto. Corrotto dal mio veleno e dal mio marciume.> tranne il suo Demone, ma lui è speciale, loro sono uguali, loro si appartengono. Sta diventando fin troppo sincera, ma oggi ha voglia di accontentarlo purchè lui faccia lo stesso con lei. Rimane ad osservarlo, dopo aver detto simili parole, con uno sguardo tranquillo e un sorriso che ora, nella sua sincerità, appare inquietante. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

12:23 Yosai:
 Gli occhi blu, profondi, non si discostano. Non menti. Percepisci quello sguardo insistente ma non distogli lo sguardo. il viso roccioso rivolto verso di lei. la lasci entrare. Libera di infilarsi in quel baratro infinito che ti porti dentro, a lei cercare di capire se e come uscirne. È una persona che ha sofferto. Forse più di te. Saprà cosa fare. Che squallore paragonare le sofferenze. Chi soffre soffre. Senza gerarchie che tengano. Osservi quei gesti delicati e posati, sinuosi e ferali. La invidi. Questo pensiero ti fa sorridere <ti invidio l’eleganza nei movimenti> chissà come saresti tu se per un momento smettessi d’esser bestia e ottenessi il massimo controllo da te stesso. Probabilmente non saresti più tu, a ogniuno le sue caratteristiche. Lascia che lei sia l’eleganza e che tu sia l’irruenza. Quel sorrisetto un po' invidioso però, lasci che lei lo colga non ti perdi un gesto neanche tu. Occhi curiosi su occhi curiosi <no, le porti con la fierezza e la tranquillità di chi le ha superata…> sospiri. Fa male parlare troppo di seguito, ancora <come me> commenti rispondendo di seguito alla sua domanda <ma questo non toglie che abbiano fatto male, un tempo, che siano parte di noi, ora e per sempre, e soprattutto, questo non toglie che la pioggia ti dona> ritorniamo all’inizio, a quel semplice complimento. Ammesso ci sia qualcosa di semplice a questo mondo. Non rispondi più, tuttavia. Ti limiti ad ascoltare e ti prendi quelle domande come coltellate, ma senza darlo a vedere. A lei decidere se perché non hai più niente da mostrare o se perché stai cercando di maturare la resistenza adatta. Eccovi quindi, nella foresta due anime in pena a godervi il tempo perfetto per voi. Che cose terribili e meravigliose possono nascere sotto la pioggia. Annuisci al dire sul gelsomino, ma per il resto incameri tutto il discorso, senza districarlo, domande per te, confessioni di lei, sempre per te. E si iniziano ad aprire i due baratri, a condividere i fardelli. Nonostante anche in te qualcosa ti gridi di non farlo. <Si direbbe proprio che sono la tua eccezione, quindi> mormori rocamente. Bene non stai, questo è vero, ma di sicuro non ti senti marcio ne corrotto. Anzi, da questo punto di vista, dritta è la strada davanti a te, devi solo trovare la forza di alzarti e percorrerla. Le rivolgi tuttavia, un sorriso che, forse per la prima volta da quando le hai dato quei semi, le rivolgi un sorriso che è semplicemente affettuoso, dall’alto della montagna di roccia che sei <Tuttavia..> riprendi il discorso <la sensazione che provo non è tanto diversa dalla tua..> mormori mentre il sorriso, come è giusto che sia, muore. <c’è una… maledizione…> come altro definirla? <un mostro dietro di me, Kouki, che mi sta portando a perdere tutti i legami che ho, uno dopo l’altro> il tono si fa grave, e per un attimo, flebile, invisibile se non per lei, sarà percepibile che la voce ti si spezza, ma non per il dolore alle corde vocali, quanto per il dolore al cuore. Ecco cos’è che vi accomuna. Che la gente intorno a voi muore. Quanto egocentrismo <Qualcosa che mi vuole privo di legami e libero di portare distruzione, di diventare io stesso una maledizione> schiudi le labbra, fatichi a respirare, prendi un gran respiro che ti gonfia il torace. <Ho deciso quindi che l’unico modo che ho per non trovarmi inseguito e cominciare a inseguire, è allontanarmi. Ho restituito il coprifronte.> eccole che arrivano, piano piano, le risposte <e ora devo cercare le impronte e cominciare la caccia ma…> ecco che adesso distogli lo sguardo da lei, abbassandolo <io non…> sei ancora il povero deshi che lei ha cresciuto o sei qualcosa di meglio? Chi può dirlo. <Scusa> quando rialzi lo sguardo hai un sorriso per lei. non la tedierai <non volevo diventare… invadente> forse lo sei stato davvero. A lei saperlo <cosa turba, invece, la mia sensei? Quali spinte riceve il tuo delicato equilibrio interno?> cerchi le sue iridi d’oro di nuovo, come una calamita, le accogli nelle tue tempestose.[Chakra on]

13:15 Kouki:
 C’è qualcuno al mondo che la invidia? Si, lui non è il primo e questo non fa altro che gonfiare l’ego della Serpe e della sua Compagna dentro di lei. Paragonare le sofferenze non è peccato, viene naturale, tuttavia coloro che si definiscono giusti e puri, moralisti, direbbero che non si fa… che ognuno combatte le sue battaglie e che le cicatrici sono tutte uguali, ognuno soffre allo stesso modo. Ma non è così. In un mondo cinico e violento come questo non è così. Ci sono ferite più importanti di altri, ci sono dolori più profondi di altri… tutto sta a quanta forza ha ognuno per affrontarli. Se sei debole muori, se sei forte risorgi. Più soffri, più risorgi e più sei forte. Ad ogni modo lei sorride a quell’affermazione, osserva il sorriso che le viene rivolto e lei non può fare altro che ricambiarlo in un qualche modo. Lei, nella sua vita, ha mai invidiato qualcuno? Oh, si, tante volte. Invidia i bambini, loro hanno l’unica cosa che lei non potrà mai avere. <Ognuno ha le sue qualità. Io forse sono elegante, chissà… potrebbe essere vero o solo una facciata.> parla con calma e delicatezza, soffia i suoi sibili come se fossero calde carezze sul viso di lui. Ha dovuto imparare ad essere in un determinato modo, per poter dare una determinata impressione di sé. <Esatto, non toglie che abbiano fatto male e non toglie che riportino alla mente ricordi di dolore e sangue.> chiude per un attimo gli occhi ma senza perdere il sorriso e annuisce in seguito, riaprendoli. <La pioggia mi piace, ho imparato a conviverci da quando vivevo per strada da bambina. Mi calma, mi coccola.> un balsamo per la sua mente quella cacofonia di suoni. Si sono trovati lei e lui a parlare nella Foresta, ma forse si sono trovati anche per affinità, chissà. Lui le piace, e ha notato con piacere quanto si sia sciolto dalla prima volta… è più sicuro, meno impostato, ma chissà qual è la sua vera natura. Entrambi sono ben lontani da rivelare ciò che hanno dentro. Lo osserva in quegli occhi blu, ci si perde ma mai del tutto mantenendo sempre la rotta e ben sapendo dove vuole arrivare, mentre le sue spire si agitano e si allungano verso di lui… vuole stringere per soffocare o per proteggere? <La mia eccezione?> lo guarda, inclina appena la testa da un lato. <Non ti ho ancora toccato, Yosai.> non come intende lei almeno. <Vuoi che ti tocchi?> è una domanda, una richiesta, eppure sembra così pericolosa ora che lo chiede. Il veleno che si espande da quella bocca e da quel corpo sembra voler lambire il corpo del ragazzo. Oh, ma quanto si somigliano ad ascoltarlo… l’unica differenza qui è che il suo mostro è dietro di lui… mentre quello della Yakushi è dentro il suo corpo. Sorride, non può farne a meno nel sentire quelle parole e quella spiegazione. Lei in silenzio lo ascolta fino alla fine, ogni parola senza perdersi ogni sua reazione… lo sguardo attento, puntato e giunge fino all’ultima domanda posta. È difficile da spiegare, ma vuole farlo con ordine. <Siamo simili io e te.> lentamente inizia ad avvicinarsi a lui, sembra pericolosa, lo è? Cosa vuole fare? <Tu hai un mostro dietro di te che vuole troncare ogni tuo legame per renderti un mostro a sua volta.> porta ora una mano al proprio petto. <Io ho un mostro dentro di me che vuole farmi soffrire troncando ogni legame che non Le piace, per rendermi un mostro. O forse… per essere come sono in realtà.> dunque la situazione è simile, ma ciò che sta intorno a loro è completamente diverso. <Dimmi… secondo quale logica sarebbe più giusto troncare ogni legame, esattamente come vuole lui, per non essere più la preda ma il cacciatore?> lo guarda, inclina la testa dall’altro lato. <Così eviti che lui ti faccia ancora del male?> ancora, si. Perché è evidente che qualche legame è già stato stroncato, o non sarebbe così sicuro di quello che voglia il mostro da lui. <Ma dimmi… Genin.> sottolinea quel grado che è sinonimo di potenza. <Cosa speri di fare da solo contro un mostro?> da solo, senza legami, senza appoggi, senza qualcuno che ti impedisca di impazzire e crollare. Sono parole dure le sue, infatti non sorride più, ma si ferma a poca distanza da lui, col viso rivolto in alto per poterlo guardare dritto negli occhi. Sono occhi ferali, impietosi. Ha restituito il coprifronte, segno che qualcuno ha accolto la sua scelta, ma c’è libertà e libertà. Lei… che inizia a provare quel sentimento di protezione nei suoi confronti, quasi abbia necessità di avere qualcuno da proteggere, non può accettare che qualcuno vada incontro a un pericolo da solo. Qualcuno al quale tiene. <Potresti benissimo tenerti il coprifronte e diventare un cacciatore, una cosa non esclude l’altra. Puoi benissimo tenere i tuoi legami ed essere comunque tu a dare la caccia a lui, una cosa non esclude l’altra.> continua a parlare, con calma ma determinazione. <O forse si? Per te è così? Del resto…> sorride. <… non avere legame ti impedisce di soffrire e così di essere più forte. Niente distrazioni.> resta il fatto che lui ora è troppo debole contro un mostro. <Tuttavia… devi essere portato a non avere legami, solo così la loro assenza sarà una forza. In caso contrario ti faranno solo cadere sotto il peso della solitudine.> e lui è portato per essere solo, per non avere nessuno accanto, per non provare alcun tipo di sentimento per poter troncare dei legami? <Devi trovare qualcuno che ti renda forte anche da solo.> oh… quello che voleva fare con Chiha… quello che avrebbe iniziato con lei. Che dolore. Ma ora basta, si parla di lei, si passa a quella domanda finale che le è stata posta e che ha ignorato fino ad ora. Un lungo silenzio… come detto la sua mente è contorta ed è difficile districarsi al suo interno. <Mi chiamo E-001.> come recita il marchio sul suo collo. <Sono un esperimento creato in laboratorio per essere il clone di Orochimaru, la sua erede. A causa di questo ho subito molti esperimenti, torture psicologiche e fisiche, abusi… tutto atto a rendermi più forte e resistente.> sorride continuando a guardarlo. <A seguito di queste… la mia mente si è spezzata e ha creato uno squilibrio dal quale è nato il mio mostro.> si indica la testa col dito indice. <Si chiama Mirako, è una parte di me ma è diversa da me… è come avere una gemella cattiva. In questi ultimi anni ho imparato a conviverci, ad avere un equilibrio con lei ed è stata dormiente… ma ho ricominciato a sentire la sua Voce nella mia testa, e lei scalpita nuovamente per avere il controllo del mio corpo.> è tutto molto tranquillo, lei non si lascia andare ai sentimenti ora. <Essendo lei una mina vagante che rischia di rovinare ogni cosa che cerco di creare, allora mi sforzo per mantenere questo equilibrio e controllo. Ma ci sono cose a questo mondo… persone… che mettono a dura prova questo mio controllo.> una pausa, lo fissa negli occhi. <Cosa mi turba, Yosai? Tutto. Perché ogni cosa piccola o grande potrebbe essere motivo di rottura. Potresti dire anche una sola parola che io possa ritenere fuori posto, e io potrei perdere il controllo.> chissà, forse ora si rende conto della pericolosità del suo essere instabile… solo il suo Demone sa come prenderla. <Lei mi turba, il Suo ritorno, la sua Voce, la sua Esistenza.> è stanca, nessuno si rende conto di quanto lei sia stanca a combattere quell’eterna lotta dove non potrà mai essere né cacciatrice né preda. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

22:40 Yosai:
 Ancora una volta tieni lo sguardo blu nel suo, senza tuttavia lasciarti scappare le sue movenze, così posate. Sembra quasi delicata. Che sia per questo suo innato portamento che reca quelle cicatrici? Riceverai la risposta a questa domanda tra poco, intanto, come in un normale dialogo, si parla di te. Sta a lei metabolizzare ciò che le hai detto e farne ciò che vuole in termini di risposta. A te sta ascoltarla, ora. E questo fai. Dall’alto, roccia solcata dall’acqua che ti attraversa il viso e il corpo, la osservi e la ascolti, attento a lei come lei lo è a te. Annuisci a quelle parole. <potrebbe> le confermi. Che ne sai tu? La conosci bene? In realtà no. Le hai già espresso il desiderio di conoscerla davvero e sembra che quest’oggi i Kami, che vi hanno messo l’uno sulla strada dell’altra, abbiano accontentato la tua richiesta. Sembra soprattutto che l’abbia fatto lei… a quale scopo, non puoi dirlo e in realtà non ti interessa. Semplice la tua mente. Mero codice binario, senza conseguenze. Mai. Il suo accenno sulla sua infanzia ti scioglie un pizzico l’espressione che, per natura, anche se neutra, porta con se un velo austero e arcigno. Cerchi di vedere la pioggia con i suoi occhi, alzando lo sguardo e snudando a lei il collo taurino la giugulare bene in vista come ogni fascio muscolare, guardi il cielo invisibile <se non altro è una coccola che nessuno ti potrà mai togliere> mormori roco. Tornando ad abbassare il mento appuntito verso di lei. Annuisci poi a quella domanda. Si, la sua eccezione. Scuoti il capo invece alla sua osservazione. <se parliamo in termini effettivi, mi hai toccato> stendendo le labbra in un sorriso affilato, anche se mai quanto il suo, ovviamente, ma con un che di affettuoso, nel ripescare il ricordo <la mia seconda lezione> stendi ancora il sorriso, fino a snudare la dentatura perfetta <mi hai insegnato come schiva un Taijutser, poi mi hai sussurrato che anche tu, quando hai appreso quella schivata hai cercato subito il contrattacco> sicuramente la memoria ce l’hai buona <mentre lo dicevi mi hai preso il viso tra le mani> te lo ricordi bene quel tocco, e come. <se invece parliamo in termini… figurati> inarchi per un attimo le spalle stondate, grosse quanto il tuo capo, e sicuramente più del volto di lei, allarghi anche un poco gli avambracci fasciati, <beh in quel caso hai davanti una delle poche persone che ti ha fatto un regalo… che sicuramente è stato un mio gesto verso di te> ti umetti le labbra con la lingua. Un gesto rapido, anche se inutile, <ma d’altronde, chi tocca viene anche toccato, e viceversa, il contatto è sempre reciproco> ti perdi nelle tue riflessioni con lei <se parliamo in termini… intimi…> assottigli le labbra premendole l’una sull’altra <in quel senso allora è vero, non mi hai ancora toccato> le concedi. Per poi rispondere a quella domanda <tu vuoi toccarmi?> con un’altra domanda, assottigliando lo sguardo che si concentra sulle sue pupille dorate a volerla penetrare anche tu come stai concedendo a lei. annuisci impercettibilmente. Anche tu la trovi simile a lei, certo. Ma il modo che lei ti rivela ti stupisce lo potrà notare lei, lo stupore in quello sguardo blu, eppure lei s’aggancia ad un discorso che ti riguarda, quindi trattieni la tua curiosità per risponderle. <cosa spero di fare?> sembri quasi assaporare quella domanda, ne sorridi <solo un mostro può superare un altro mostro> mormori il tuo proposito con la tranquillità tipica delle persone risolute, inamovibili <non posso diventare ciò che ho bisogno di essere per assolvere il mio compito se accetto ordini, burocrazia e distrazioni da persone per le quali non nutro la minima stima> commenti gelido come l’inferno <se ne saprò portare il peso o meno… lo vedremo presto, ho forgiato le mie spalle affinchè fossero più larghe possibili.. vedremo se sarà abbastanza> perché il plurale? L’ultima frase che ti riguarda ti fa inarcare il sopracciglio e piegare di lato il capo. Pura curiosità sul tuo volto. Curiosità quasi morbosa <A chi ti riferisci? Chi sarebbe capace di rendermi forte da solo, secondo te, sensei?> le chiedi piano, pacato, e con la voce ancora spezzata e roca. Ma ora basta, in quel dialogo gli argomenti son due e si intrecciano, e ora lei si racconta, rivelandoti se stessa, la osservi denudarsi davanti a te come tu hai fatto con lei. assottigli lo sguardo nel suo mentre ti parla. Il mento abbassato, epicentro di un piccolo fiume d’acqua che ti finisce addosso senza scalfirti. La ascolti fino alla fine, entrando nel baratro che lei ti concede senza remore, senza fili che possano salvarti. Non sai cosa sia tu la bussola che potrebbe salvarti dalla perdizione e vivi tutto quanto ti capita al massimo, senza pensare troppo. Anche dopo averla ascoltata ti prendi lunghi momenti di silenzio, quasi come se non volessi risponderle <Mirako> sussurri, come una sorda evocazione, impastando quel nome tra le labbra. <è una storia impressionante, ma suppongo tu non sia qui per essere compatita, e d’altronde, non te lo meriti> e come la mettiamo con l’abbraccio che l’affetto che provi per lei ti porta a darle? Probabilmente se ti avvicinassi di scatto ti taglierebbe la gola senza pensarci due volte. Si percepisce, dai muscoli che scattano apparentemente senza motivo, che provi l’impulso di avvicinarti a lei <vorrei solo chiederti… se posso… perché chiami “equilibrio con lei” dicendomi poi che Mirako era dormiente?> la chiami con il nome e le dai la dignità di persona. <non è contraddittorio? Il tuo obbiettivo non dovrebbe essere arrivare ad un punto in cui siate entrambe coscienti ed in grado di cooperare? Lo pensi possibile?> eccola la viscerale curiosità che lei ti scatena <del resto… ne abbiamo sentite a bizzeffe su quanto gli opposti facciano grandi cose, insieme… non pensi che potresti essere un ninja migliore e una persona migliore con l’aiuto di…Mirako?> pronunci un’ultima volta quel nome prima di salutarlo con le labbra e tacere, osservandola.[chakra ON]

23:42 Kouki:
 Ci sono parole che devono essere affrontate e questioni che devono essere snocciolate, e altro che invece deve fare il suo rapido decorso fino alla scomparsa. In questo caso la Yakushi non risponde a quella prima parola e rimane ad osservare il gigante davanti a lei… ne osserva gli occhi e i lineamenti, ma soprattutto quei profondi pozzi blu. Rivelano tanto di una persona se si sa guardare bene… a meno che l’altra non sia un maestro dell’inganno. Loro si stanno per conoscere, eppure la Serpe sente che non è abbastanza… quali sono le giuste domande da porre? Accenna un sorriso che sembra dolce, saprebbe di miele se avesse un gusto e quegli occhi così lontani verso quel pezzettino di infanzia… solleva anche lei il cielo verso quell’unica coccola che le è sempre stata concessa. Purtroppo a quel ricordo se ne sovrappone uno decisamente più orribile. Ricorda il circo degli orrori, l’illusione alla quale è stata sottoposta, la paura, il terrore… ricorda se stessa da bambina alla fine di quell’illusione, il circo non c’era più e lei era sola per la strada a piangere sotto la pioggia. È stata l’ultima volta che ha pianto. Torna a guardare Yosai e l’espressione triste è svanita lasciando spazio solo un paio di occhi lontani e feriti, eppure sorride e continua a farlo in quella maniera ora ancora affilata. <Una coccola che arreca sia gioia che dolore.> non aggiunge altro e lascia che il discorso decadi così come è nato, non dando più l’effettiva importanza poiché a parlare di tempo non vuole concentrarsi. Concede a lui il silenzio mentre lo ascolta e osserva come egli si aggrappi alla logica per risponderle e lei lo apprezza, adora certe argomentazioni. E’ vero lo ha toccato effettivamente, alla seconda lezione, quando ha voluto tastare con le sue dita la pelle del suo viso. Sorride. In termini figurati anche lo ha toccato dato che egli in cambio le ha fatto un dono… un dono che nessuno le aveva mai fatto prima. Oh… forse è troppo tardi dunque? Aggrotta appena la fronte e inclina la testolina da un lato mentre lo osserva, sembra quasi… dispiaciuta. <Parlavo in senso figurativo. Toccarti, creare un legame.> scuote appena la testa. <Ho dato la mia fiducia a delle persone, nella mia vita, che poi sono scomparse… legami che si sono tranciati. Per questo dico che tutto quello che tocco muore, marcisce. Penso di non essere nata per avere legami, amicizie.> quindi osserva Yosai, lo sguarda negli occhi e il suo è uno sguardo tagliente, ferale, e le sue spire sembrano stringersi di colpo attorno al corpo del gigante. Per soffocarlo, fargli male. <Dunque eviterò di affezionarmi, di creare un altro legame con te, prenderò le distanze.> un po’ come ha fatto lui ma le sue ragioni sono diverse. <Non perché temo che qualcuno ti porti via da me, ma perché non voglio che tu mi faccia soffrire. Sono stanca di essere abbandonata.> e così che la Serpe cambia totalmente… diventa più rigida e fredda nello sguardo e nelle parole, il sorriso svanisce come se con un semplice comando si fosse chiusa ermeticamente a riccio. Stava già creando un legame con quel ragazzo, ma lei non vuole più fidarsi degli altri, non vuole più tentare di avere amici, essere normale. Forse è davvero il momento che lei sia se stessa e basta. <Non voglio toccarti intimamente.> no, proprio no, il pensiero non la sfiora nemmeno. <Però ti assaggerò.> questo si, questo si può fare e le piace, fa sorgere un piccolo ghigno che si estende sghembo su quel viso perfetto. Dunque cosa spera di fare il gigante contro un mostro? Ascolta le sue parole ora cercando di non farsi coinvolgere troppo emotivamente, cercando il distacco. <Nemmeno io nutro stima per Kusa, sai?> continua a trovare punti in comune. <Non mi sento legata per niente al villaggio, mi sento invece legata alle persone. Non mi batto per Kusa, ma mi batto per me stessa e per il mio Demone, mi batterei per i miei genitori adottivi, si. Ma non per il Kage, non per Kusa.> guarda il terreno così fangoso e compie qualche passo in avanti verso di lui, infine torna a guardarlo. <Mi sento legata al mio Clan, mi sento legata a Orochimaru… mi sento legata a Oto.> si ferma per qualche istante. <Ma non ho rinunciato al coprifronte, non me ne sono andata anche se non stimo chi mi da gli ordini, anche se per me le missioni non contano nulla. Sai perché?> si lecca le labbra. <Perché da soli non si va da nessuna parte.> sibila quelle parole affinchè vadano a insinuarsi nelle sue orecchie. <Servono maestri per crescere e serve l’esperienza delle missioni. Per diventare più forti, più abili, per avere più conoscenze e più potere… tutto questo non si fa con l’isolamento.> lo sguardo si sta infiammando, sta parlando di cose che la emozionano. <Sono rimasta a Kusa per apprendere tutto il possibile da maestri, esperienze in missioni, da chiunque mi potesse dare più forza. Perché sono queste cose a fortificarti.> scuote appena il capo, sorridendo. E’ entrata nei medici per pura conoscenza, lei fa così… impara tutto ciò che c’è da imparare e poi se ne va, poi lascia, poi elimina ciò che non le serve più. <Al tuo livello… senza nessuno che ti insegni, senza le conoscenze che potresti avere stando al villaggio… non crescerai. Vedi, tu hai accelerato i tempi perché sei impaziente.> si avvicina di qualche altro passo. <Prima di lasciarti tutto alle spalle devi sfruttare il villaggio e tuo favore, prosciugarlo per potenziarti ed essere in grado di fare quello che vuoi.> sospira. <Quando ero Genin come te, io volevo uccidere l’uomo che mi ha fatto tutto questo, ma ero solo una Genin e avevo a malapena dieci anni credo… sarei andata incontro al suicidio. Ho capito che dovevo prima crescere, in tutti i sensi, per poter fare qualcosa, e ancora… non sono abbastanza potente per lui.> in silenzio si aspetta il momento propizio. <Sfrutta tutto quello che Konoha ha da offrirti, pazienta, allenati, raccogli tutto quello che ti serve… e poi sarai in grado di assolvere al tuo compito.> si ferma ora stando a poca distanza da lui, dopo aver azzerato completamente le distanze anche se si trova costretta ad alzare troppo la testa, anche se il collo fa male. <Ma se vuoi andare al suicidio, se vuoi isolarti… fa pure, ma crescerai a rilento. Ti servirebbe un sensei che ti insegni, un sensei che ti capisca e che ti possa dare tutte le conoscenze, che ti mostri e ti dia il potere.> a chi si riferisce? A nessuno in particolare. Non conosce persone potenti che potrebbero rispondere a quei requisiti e che possano comprendere quel suo astio verso Konoha, quel suo senso di non appartenenza… persino lei non trovò nessuno così. <Chi è questo mostro al quale dai la caccia?> Quel loro parlare è così lungo, articolato e lei rimane lì ad ascoltare e spiegarsi, mettersi a nudo. Quando lui pronuncia il nome di Lei, la Yakushi lo osserva con attenzione per capire quali siano le sue intenzioni… sicuramente un abbraccio ora sarebbe fatale per lui, non lo accetterebbe, non più. <Cooperare?> le sfugge una risata, non può trattenerla. <Mirako è una mina vagante. Non ha regole, non ha limiti, si diverte a veder soffrire gli altri compresa me. Ho cercato un punto di incontro con lei… ogni tanto riusciamo a trovarlo.> sogghigna. <Ma vorrebbe dire essere più Lei che me.> perché forse è quella la sua natura… forse ha cercato per troppo tempo di credersi una brava bambina, una brava sorella, una brava figlia, una brava dottoressa… forse si è solo costretta perché la società non l’avrebbe capita. A quelle sue ultime parole però gli lancia un’occhiata tagliente e velenosa. <Non dirlo.> l’ego di Mirako aumenta, si sente supportata da quelle parole dato che per anni ha sempre sostenuto di essere quella migliore, quella perfetta, quella che salva il culo a entrambe. <Mirako mi rende senz’altro più forte, migliore. Perché lei non ha paura, lei non soffre, e senza di lei sarei morta molte volte.> perché lei sa gestire situazioni ed emozioni meglio di lei, nonostante sia fuori controllo. <Cooperare a Lei non basta.> vuole il controllo assoluto. <Vuoi forse morire, Yosai?> sottile il sibilo così come lo sguardo, ma Mirako non sembra abbastanza interessata a lui… non sente la sua Voce tanto potente e squillante nella sua testa. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

10:37 Yosai:
 Eccovi di nuovo uno di fronte all’altra, anime tanto affini quanto contrapposte. Quel sorriso al miele ti assottiglia leggermente le iridi. Non puoi coglierne il ricordo, puoi solo percepirne la malinconia e la ferita. Ma non vuole spingersi oltre. Lei lo vieta, lasciando cadere il discorso, ti adegui, annuendo lievemente e mantenendo l’ombra di un sorriso. Lasci dunque che siano due gli argomenti in gioco e la ascolti affrontare il primo. E lei ti dona emozioni contrastanti, come la spira d’un serpente va prima a destra e poi rapidamente verso sinistra. Così lei ti lascia provare il calore di un dolce ricordo e il gelo di un’amara rivelazione. Resti li a guardarla, lasci che le sue spire s’attorciglino e stringano intorno alla roccia che sei, senza mostrarne il segno del soffocamento. Come pretendi di essere pronto a vivere senza i legami se poi ti lasci andare alla fitta di dolore del tuo sensei che decide di disinteressarsi a te? Almeno la coerenza di rimanere sulle tue posizioni. Donati almeno questo. La dignità di piangere da solo, non davanti a lei. mostrati solido. Non cadere. Inarchi un sopracciglio, di nuovo, a quel “ti assaggerò” che non presuppone il suo consenso. Incuriosito, di nuovo. Ti si legge negli occhi che cercano di comprenderla, evidentemente fallendo. È un essere complesso. E la cosa ti spinge verso sentieri che non hai sondato. Che sia la brama di conoscenza un altro angolo che vi unisce? Forse, ma la tua sete di conoscenza è molto più circoscritta. Ascolti la sua storia, la sua scelta, i sui legami, in silenzio ti prendi ogni parola, mentre lei si avvicina ancora e ancora, come un serpente pronto a colpire, eppure tu la lasci avvicinare. Come se non temessi il contatto fisico con lei, come se non avessi paura. Ogni bravo ninja è abile a non mostrare le proprie emozioni. E tu mantieni lo sguardo sempre più in basso, fino a sentire il mento premere contro le clavicole. Una posizione poco comoda per entrambi, ma ti prendi quell’odor di gelsomino senza fiatare. Alla sua domanda, conclusiva dell’argomento che ti riguarda, ti prendi il tempo di gonfiare il petto per espellere un lungo sospiro dal naso <Sono discorsi che capisco, Kouki-sensei> cominci. <la volontà di proteggere te stessa e il tuo equilibrio allontanando chiunque, me compreso è più che comprensibile> ti prendi una pausa in cui la osservi <la strategia con la quale hai trovato il tuo posto nel villaggio è encomiabile, invidiabile per certi versi e infine il tuo consiglio è…*prezioso*> mormori al suo indirizzo, attribuendo una nota cupa al tuo tono di voce già basso, greve e roco <tuttavia mi chiedo. Perché aprirsi in questo modo? Perché rivelarmi tanto di te, della tua essenza, dei tuoi legami, del tuo passato? Perchè consigliare in questo modo una persona che hai deciso di allontanare da te?> tante domande che in realtà fanno parte di una sola. <e infine, mi chiedo, di chi stai parlando? Chi hai in mente quando mi parli di questo sensei che potrebbe aiutarmi? Perché a Konoha non ne ho trovati.> Mentre la osservi dall’alto, quasi facendole da ombrello col tuo corpo <è indubbiamente vero, è pericoloso allontanarsi. Ma la tua strategia presuppone una certa… propensione all’adattamento, una certa sopportazione del quieto vivere. E indubbiamente questo per certi versi aiuta, se la tua indole è predisposta è una situazione che può essere sfruttata per crescere e migliorare, ma vedi…> ti fermi un attimo, come fare a spiegare? <Io non sono quel genere di persona, Kouki-sensei. Ogni volta che mi adatto, ogni volta che scendo a compromessi, ogni volta che accetto una cosa che non voglio fare per qualcuno di cui non mi importa, ciò che realmente sento di essere non si affila ma si smussa, non cresce ma muore> è pronunciando queste frasi che la voce si fa leggermente più alta, gli occhi si fanno luminosi d’una luce tanto scura. Stai aprendoti anche tu a lei <Questo mostro, infine, è il mostro che mi ha generato> le rispondi con la pacatezza dei modi e il gelo della voce. <Dopo l’esilio che ho vissuto in gioventù ho deciso che sarei tornato per prendere il coprifronte e dimostrare a mio padre che ero degno di tornare nel clan Akimichi, che ero un uomo diverso dal bambino che era stato cacciato> ti prendi una pausa. Impossibile dire se per riprendere fiato o riprendere il controllo della voce <ho raggiunto mio padre su suo comando con l’avanguardia di Konoha qui a Kiri, subito dopo l’esame, ansioso di rivederlo> Cerchi con il tuo sguardo blu, profondo, i suoi occhi color miele <quando l’ho incontrato lui mi ha affrontato intento a strapparmi il coprifronte. Mi ha rivelato che io sarei dovuto rimanere un buono a nulla. Mi ha spiegato che avevano paura che diventassi come mio padre… ero stato adottato> semplice conclusione. Niente scompone l’immortalità della roccia, se non i muscoli della mascella, che d’istinto si contraggono <e lui si è presentato, mi ha osservato e ha ucciso il mio padre adottivo davanti ai miei occhi, rivelandomi che la prossima sarebbe stata la mia madre adottiva> non distogli lo sguardo. non se lo merita. Sincerità le hai promesso, e lei ti ha raccontto la sua storia <a questo punto sono andato dal mio Kage, le ho chiesto di poter vedere la mia famiglia, di poter avvisare mia madre, ma lei mi ha rassicurato, mi ha detto che spostarsi non era possibile, che avrebbe provveduto> un sorriso ti stende le labbra. Quanto è amaro quel sorriso? Non si può immaginare <pochi giorni fa Konoha è stata attaccata. Il mio mostro era li, si è intrufolato nel quartiere Akimichi e ha…> deglutisci qualcosa di enorme. Ringraziando la pioggia che nasconda le tue lacrime. Nulla è visibile se non gli occhi particolarmente acquatici. Non un tremito, niente. anche quando ricominci a parlare la tua voce è roca ma tranquilla <trovato mia madre> devi concludere. <E continuerà così, finchè non mi saprà privo di legami, pronto a diventare come lui> e allora perché aiutarlo <e io diventerò… come lui, ma migliore> che fatica parlare… eppure anche tu ti sei denudato. Come lei ha chiesto. Ora è il momento di concentrarsi su di lei, di prendersi quelle risposte che tu hai cercato. <Non puoi essere tu i suoi limiti e lei i tuoi?> chiedi curioso. Curiosità che viene cancellata dal suo sguardo tagliente. Quel veleno ti fa male, ti brucia, ma d’altronde questo vuol dire avvicinarsi ad un serpente <va da se che tu migliori lei tanto quanto lei migliora te…> commenti semplicemente <A maggior ragione dopo che mi hai raccontato il modo in cui tu vivi la tua presenza nel villaggio… non pensi ci sia necessità di ambo le facce della medaglia? Che un ninja possa combattere al meglio se privo di limiti è chiaro e in questo senso Mirako conosce la sua importanza, per contro, un ricercatore medico, un’erede della persona più attratta dalla conoscenza di tutto il mondo ninja, come potrebbe progredire con un’indole esclusivamente violenta?> di nuovo incassi un poco le spalle stondate <sto solo dicendo che non capisco se reprimi una parte di quello che sei perché altrimenti non riusciresti a muoverti in un mondo come questo, oppure perché provi ribrezzo per quella Mirako, che è comunque una parte inscindibile di ciò che sei, e quindi per te stessa, in fondo> quella domanda ti spiazza, allarghi un poco lo sguardo, rendendoti conto adesso, che hai permesso alla serpe di arrivarti addosso <Certo che lo desidero, Kouki-sensei. Ma se mi chiedi se sia questo il mio obbiettivo, questo il mio momento, questo il modo che ho in mente…> la osservi, tentando di nuovo di accedere ai suoi pensieri <la risposta sarebbe certamente diversa>[Chakra On]

10:41 Kouki:
 Molte questioni vengono sollevate in quell’incontro… domande, supposizioni, ricordi, consigli, alcune più importanti di altre ma questo loro trovarsi l’uno di fronte all’altra potrebbe portare a qualcosa di più… pericoloso. Questo è un problema per la Yakushi? No di certo. Potrebbe esserlo per Yosai? Forse. Dipende tutto da come la Serpe deciderà di reagire, ma per il momento si mantiene a poca distanza da lui, volto rivolto in alto per non distogliere i suoi occhi ambrati da quelli color mare del ragazzo, dopo che ha concluso il suo parlare… il suo tanto parlare ma non troppo. A tutto c’è una spiegazione e ogni cosa viene detta per una ragione, e se non c’è si riduce tutto al suo mero divertimento. Deve vedere quel ragazzo in quel modo… non come affetto, o si ritroverà ad essere nuovamente ferita, ma come giocattolo, qualcuno che potrebbe voler possedere per puro istinto di voler stringere qualcosa tra le sue spire oppure qualcuno del quale disinteressarsi se troppo noioso. <Oh, non chiunque, Yosai.> accarezza quel nome. <C’è una persona che non potrei mai allontanare da me perché so che non mi farebbe mai soffrire.> il suo Demone, ovviamente, nutre una così profonda fiducia in lui da riuscire a provare un sentimento di amore, è solo con lui che lei è riuscita a superare una paura profonda… a trasformare un dolore in piacere senza essere Mirako. <Perché chiedi?> già… perché perdere tanto tempo in chiacchiere? Ma la risposta è molto semplice, forse troppo per lei, non è sicura però di poterla rivelare alla montagna di fronte a lei. Un gioco, la sperimentazione, sondare l’animo umano… come una serpe lo osserva, si avvicina a lui portandolo nella sua spirale e muovendosi sinuosa carpisce informazioni senza temere che lui faccia lo stesso. <Perché sei una persona interessante, ma c’è differenza tra l’interessarsi a qualcuno e il creare un legame con lui. Io evito legami… ma non vuol dire che mi isolo. In questo modo posso sviluppare interessanti relazioni senza esserne coinvolta emotivamente… in questo modo se quel qualcuno scompare non mi creerà alcun dolore.> lo fissa negli occhi. <In questo modo se qualcuno lo uccide, non mi provocherà alcun dolore.> è come se non stesse esattamente parlando di sé ma come se gli stesse dando un altro consiglio. Perché? Proprio perché lo trova interessante, proprio perché vuole vedere le sue reazioni, sentire le sue risposte, sapere come pensa e cosa ne pensa, sentire quanto e come vibra il suo animo umano, vedere quanto è forte. Tutto verte sul giocare e sullo sperimentare. Ecco la differenza per lei tra l’interessarsi a una persona in senso affettivo, creando un legame, e l’interessarsi senza che ci sia un legame affettivo. <A Konoha non ci sono sensei simili, no.> lo guarda con un’espressione che sembra dispiaciuta e forse annoiata. <Cercalo. Trova qualcuno che possa comprenderti, che possa essere simile a te, dal quale tu vorresti imparare… e poi chiediglielo.> tende le labbra in un sorriso che taglia quel viso rendendolo inquietante e piacevole allo stesso tempo. Lo ascolta con attenzione ma quel sorriso non scema… lo comprende quel ragazzo, riesce poiché sono molto affini. <Se è questo quello che senti io non posso certo dirti che è sbagliato o che dovresti fare in altro modo… ti ho dato la mia visione riportandoti la mia esperienza sulla base nel fatto che proviamo gli stessi sentimenti per il villaggio al quale dovremmo appartenere.> in questo lei ha potuto comprendere meglio la mente che ha di fronte a sé. <Sei libero, selvaggio… una bestia che da il meglio di sé solo quando è lasciata libera e che muore se tenuta in una gabbia addomesticata. Le zanne si smussano, gli artigli vengono estirpati.> lo comprende perché Mirako è così, semplicemente… forse è per questo che non sente nessun moto omicida da parte sua nei confronti del ragazzo. Lei ora non sta dormendo disinteressata, il suo silenzio invece è una forma di estrema attenzione per colui che ha davanti. È la prima volta che succede. <Ti serve comunque qualcuno che ti insegni… che ti alleni a… affilare le unghie.> di più, per essere più forte. Lo stesso consiglio che aveva dato a Tenshi anni fa, ma che non fu compreso al tempo. Il silenzio che ora si crea è solo per ascoltare il racconto del ragazzo che si apre a lei spiegandole chi sia questo mostro… un padre dunque che l’ha generato, che ha ucciso il suo padre adottivo e sua madre adottiva. Nessuno ha mosso un dito, lui è stato limitato, ma a lei serve una ulteriore risposta. Continua ad osservarlo mentre prende quel suo dolore e lo elabora in maniera fredda e meccanica, di certo non si metterà a compatirlo, così come lui non ha fatto con lei. Ora comprende di certo la sua decisione di non sottostare ad ordini che vengono dall’alto, questo affila il suo sorriso e un altro tassello viene messo là dove deve stare. <Dimmi… se tu fossi andati a Konoha giorni fa quando lo avevi chiesto, cosa avresti fatto? Si intende prima dell’attacco, giusto? Quindi saresti tornato al villaggio e…?> è una domanda importante per lei. <Avresti avvisato il clan? Tua madre? E cosa avresti fatto?> l’avrebbe portata a Kiri per maggior sicurezza? Non gli suggerisce certo questa risposta, vuol sapere cosa ne pensa lui, cosa avrebbe fatto lui. O sarebbe rimasto a Konoha? <Ho un’altra domanda, più importante ora.> vediamo se è intelligente questa bestia. <Se tu avessi incontrato tuo padre mentre attaccava Konoha, o se tu lo incontrassi adesso… cosa faresti?> lascia a lui la risposta ma dovrebbe fare attenzione a come usa le parole questa volta. Sospira… ha detto delle parole che l’hanno colpita in modo particolare. Così gli farebbe cenno di abbassarsi, che si accucci su quelle ginocchia nodose e si porti alla sua altezza… le fa male il collo. Se lui avesse acconsentito a quello che sembra più un ordine che una richiesta a giudicare dallo sguardo e dalla decisione dei movimenti, lei andrebbe a prendere ancora una volta il suo viso tra le sue piccole mani, avvicinerebbe il suo viso a quello di lui, e si aprirebbe un sogghigno snudando i bianchi denti. <Tu non puoi fare così, ti rendi conto?> probabilmente no dato che lei non è stata minimamente chiara, ma gli occhi sembrano bruciare di una certa eccitazione che non ha niente a che vedere con quella sessuale, sia chiaro. <Diventerò come lui, ma migliore.> ed ecco la frase. Lei chiude gli occhi e prende un profondo respiro come se stesse annusando la sua essenza, come se stesse provando un sentimento indefinito che le fa battere forte il cuore. Come si permette, lui, di essere così simile a lei? Riapre gli occhi e torna a guardarlo. <Quando colui che mi ha creata in laboratorio mi disse che ero destinata a diventare come Orochimaru e che per farlo dovevo sottostare ai suoi ordini… io gli dissi che sarei arrivata a Orochimaru a modo mio. Lo avrei raggiunto e poi superato… che sarei stata come lui, ma migliore.> le dita si contraggono leggermente e se lei fosse riuscita a prendergli il viso tra le mani, ora punterebbe le sue unghie contro la carne delle sue guance e farebbe pressione. Con la lingua si leccherebbe leggermente le labbra distese in quel sorriso che sembra anormale, deformato, e quegli occhi così desiderosi e ardenti. <Ti capisco, Yosai. Sei così dannatamente simile a me.> sibila in un sussurro… ci sono persone che si assomigliano certo, non è la prima persona che trova somigliante a lei. Ce ne sono due, forse tre, ma lui… è un po’ come se rivedesse la bambina che era un tempo. Non lo lascerebbe, non muterebbe la sua espressione se non di poco, farla più tagliente quando il discorso torna su Mirako. <Lei è più forte di me, lei è migliore di me. Lei non accetta i miei limiti. Come ho detto a volte riusciamo a trovare dei compromessi e a volte riusciamo a coesistere, ma in quei momenti lei comunque predomina anche se di poco.> spera di essere stata più chiara rispetto a prima. E’ una giusta domanda quella che le viene fatta… una volta avrebbe risposto in un modo, o forse se ci fosse qualcun altro lì risponderebbe in un modo. Mentire per la società in cui si deve destreggiare. <Ho provato paura verso di lei, e ho provato a reprimerla con ogni mezzo… solo quando ho iniziato ad avere dei legami.> prima non si poneva il problema, ma poi è arrivato Raido, Kaori, Fumiko, Azrael, i bambini. <Avendo dei legami ed essendomi affezionata avevo quindi paura che Lei, che li trovava solo un indebolimento, me li portasse via. Quindi la reprimevo, la odiavo, ne avevo paura.> solleva gli occhi al cielo <Poi ho provato astio perché lei riusciva ad essere molto più forte di me, sapeva gestire emozioni e situazioni dove io semplicemente crollavo.> torna a guardarlo. <Ora penso che non potrei muovermi in una società come questa se io non la controllassi.> come potrebbe guidare il clan e raggiungere i suoi obiettivi se lei non controllasse Mirako? Ma è visibilmente stanca di questa continua lotta e solo recentemente sta desiderando poter essere… se stessa, senza doversi sempre controllare, senza dover sempre stare attenta a quello che dice, come lo dice… sospira. <Non muoverti.> un ordine. Sogghigna e chiude gli occhi, poi li riapre e quello che farebbe è mantenere fede a quanto detto prima, dunque lo assaggia. Avvicinerebbe il viso al suo collo, lo annuserebbe e senza il minimo avvertimento scenderebbe giusto un poco per morderlo alla base del collo, nell’incavo tra di esso e la spalla. Sarebbe un morso doloroso, forte, atto a far uscire del sangue. Di colpo andrebbe a portare anche le mani verso il basso, sarebbe un movimento secco e volontario, le unghie che già avevano fatto pressione sulla pelle, andrebbero così a graffiare le sue guance. Solo ora allontanerebbe il viso e le braccia tornerebbero lungo i fianchi… si lecca le labbra assaporando quel minimo sangue se fosse riuscita a morderlo. <Selvatico e tenero, come un cucciolo che ancora deve crescere.> non teme una sia reazione, non ne ha motivo, e rimanendo in quella posizione ora porterebbe parole anche per le sue ultime. <Devi stare attento a come ti muovi, cosa dici e con chi parli, allora.> null’altro, inclina la testa da un lato e lo osserva anche da quella prospettiva, come se ancora stesse elaborando il gusto che ha sentito. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

12:15 Yosai:
 Ascolti quella precisazione, assottigli un poco le labbra premendole l’una contro l’altra. Non è una cosa che ti aiuta a capire quel comportamento che ti sembra quasi antitetico. Non riesci a comprendere la vera direzione del serpente al di là delle sue spirali. La domanda di lei ti incuriosisce <perché il desiderio che ho espresso il giorno in cui ci siamo incontrati dopo il mio esame era di conoscerti> le riveli, indurendo lo sguardo <conoscerti davvero> specifichi. Certo, resti convinto che il modo migliore per conoscere qualcuno davvero sia il combattimento… ma seppur bestia, non ti vuole chissà cosa a capire che periresti se la coinvolgessi in uno scontro. Probabilmente è vero, non stai capendo molto di lei, probabilmente invece tra il detto, il non detto, e i gesti lei ti sta rivelando, consciamente o meno, si sta rivelando a te. D’altronde quando un serpente spalanca a bocca per mordere non è forse possibile vedere il suo interno cavernoso? Il punto debole dello scorpione, quello per cui è possibile prenderlo e renderlo poco più che un insetto zampettante, è la sua coda. Il suo pungiglione. Annuisci lentamente ascoltando progressivamente le sue parole. Prendendoti quello sguardo insistente e dorato quando le parole ti arrivano sembri assaggiarle con lo sguardo, gustarle e ingerirle godendoti ogni sapore cheti arriva <è un buon modo di costruirsi un’invisibile campana di vetro intorno> assottigli lo sguardo blu, cercandola <qualcosa che ti permetta di osservare e capire senza esporti> inspiri profondamente, espiri piano <ma se è l’animo umano che ti interessa, non sono certo io a doverti spiegare che non ti verrà mai rivelato completamente se non ti lasci coinvolgere. Rimarranno sempre degli angoli bui e incompresi che per paura di soffrire ti rimarranno ignoti, no?> quasi come se cercassi conferma nell’espressione di quel libero pensiero. Ascolti le sue parole sull’ipotetico sensei da trovare e, per adesso, ti limiti ad accennare un sorriso, annuendo. Probabilmente è quello che dovrai fare davvero. <No che non puoi> rispondi alla frase successiva, in maniera ferma <come io non potrei mai dirti che stai sbagliando approccio> scambi di visioni, di pareri, possono tuttavia aiutare a migliorare, e questo lo sai, per questo non fuggi quelle domande e quei consigli, resti lì davanti a lei ad osservarla e ad ascoltarla. Annuisci di nuovo quando lei, per la terza volta, ti sottolinea la necessità di trovare un mentore. Prendendoti quel consiglio e gustandolo tra le sinapsi, quasi a volerlo osservare da tutte le angolazioni. Quelle domande ti irrigidiscono appena, contraendoti i muscoli che guizzano e si contorcono come serpi, spingendo le vene a scorrere ben visibili sotto pelle, autostrade di sangue <Avrei avvisato la mia famiglia, si, avrei avuto modo di parlare con lei dopo…> eccola li la falla del ragionamento. Non tutti coloro che si sentono preda del mero interesse e non del coinvolgimento emotivo reciproco sono disposti a condividere liberamente ingoi di nuovo qualcosa di pensante, macigni, sabbia <non do mai ordini, avrei lasciato a loro la scelta di cosa fare, ma sarebbero stati comunque più pronti. Sarebbe stata conscia del pericolo> sei consapevole che questo non l’avrebbe salvata in automatico, ma tant’è. Passando alla domanda successiva, assottigli di nuovo lo sguardo <lo incontro molto più spesso di quanto credi, in realtà.> Come spiegarle che lo vedi riflesso allo specchio quando ti guardi? È una cosa tanto complicata e intima che per adesso te la tieni <Non lo so. La prima volta che l’ho visto l’ho attaccato… ora credo che lo ascolterei parlare, prima.> La storia tra padre e figlio finirà con un morto, questo è chiaro a tutti e non sarà difficile per la donna davanti a te capirlo. Ma probabilmente capirne le motivazioni potrebbe aiutare. Improvvisamente lei decidere di sciogliere la sua sperimentazione a parole in un gesto, e tu decidi di accoglierlo, facendoti cingere il volto con le piccole dita affusolate di lei. sei rovente al tocco e solido sotto la pelle liscia. Un calore che si diffonde senza pietà, inarrestabile, ti prendi da vicino quel gesto, quel sorriso, quei denti snudati. Alla fine si espone anche lei, dunque. Ti fai spiegare quel gesto, ti prendi quel racconto e quel sorriso affilato. Ti prendi la comprensione che lei decide di darti e ricambi sorridendo, anche se ti è più difficile perché la stretta d’un tratto si fa più forte, affondando nella roccia <non c’è altro modo per superare i mostri, credo, Kouki-sensei> e dunque, di nuovo si finisce di parlar di te e si inizia a parlar di lei. ma è ancora così netta questa distinzione? Quanto si stanno unendo i discorsi e le anime? Inizia a diventare difficile capirlo <C’è una cosa che ancora non comprendo…> riveli col tuo viso tra le tue labbra <perché rifugi così tanto i legami se sono quelli a darti la stabilità necessaria a gestire Mirako? E soprattutto, se è la paura di muoverti in una società come questa a impedirti di vivere serenamente con una parte di te, perché non ti distacchi anche tu?> le chiedi incuriosito <perché invece di reprimere Mirako non ti liberi di ciò che ti impedisce di essere te stessa? Perché hai costruito quella campana di vetro quando poi hai paura di starci dentro da sola con lei?> Ancora una volta tante domande, un solo concetto, una sola curiosità, un solo sguardo. Quell’ordine che ti viene lanciato addosso effettivamente ti immobilizza per un secondo di troppo, prima che tu possa capire cos’ha intenzione di far lei. Quando senti quel bruciore al collo istintivamente alzi gli avambracci e tenti di spingerla via. Non l’hai mai saggiata fisicamente, ma di sicuro lei potrà notare che le tue capacità fisiche non son più quelle di un Deshi, ovviamente. Non ti preoccupi di farle male e usi il massimo della forza e della rapidità di cui disponi. Lei invece in quel morso potrà aver toccato con le labbra una pelle molto più calda del solito, il sangue sarà fuoriuscito in maniera molto più irruenta, come il suo proprietario, il muscolo sarà stato solido da perforare, non il massimo della facilità. Per un gesto atto a offendere. Ma soprattutto… non un gemito, non un’alterazione dell’espressione volta al dolore, bensì alla rabbia istintiva scatenata da qualcuno che ti ha offeso le carni. Sopporti il dolore fin troppo bene, è un tuo compagno ormai ti accarezza ogni giorno. La osservi con un impeto d’astio che va via via scemando, mentre ti rialzi, tornando lassu dove è giusto che tu sia, porti una mano al collo, tanto per capire l’entità della leggera ferita e strisciare via il sangue sotto la pioggia. <perché l’hai fatto?> non è una domanda carica dell’astio istintivo, è ponderata, curiosa perfino. Le parole successive ti induriscono i lineamenti. Non rispondi subito, ti prendi, di nuovo, tempo <tu ritieni di essere in grado di insegnarmi qualcosa?> le chiedi <ritieni di essere in grado di insegnarmi ad essere forte da solo?> la inchiodi, di nuovo con lo sguardo.[Chakra ON]

13:02 Kouki:
 Alla fine non sono altro che ragionamenti portati a lungo sia dall’uno che dall’altra… non c’è nessun reale tentativo da parte di entrambi di far cambiare visione del mondo, sono solo parole e punti di vista che vengono espressi nella calma di una discussione. Ma sarà difficile per lui conoscerla, come è anche vero il contrario, di certo non basta un incontro, qualche scambio di parole… forse si, un incontro potrebbe rivelare molto, ma nemmeno tanto secondo lei. Del resto la sua mente è un casino… anche quando aveva combattuto contro Fumiko per salvarla, l’istinto della Serpe fu quella di ucciderla e avrebbe potuto, ma la sua mente l’ha tratta in inganno e l’ha rinchiusa in una prigione di vetro pur di non permetterglielo. Dunque rischia di non essere vera nemmeno in un incontro… ma se si tratta di un nemico allora le cose stanno diverse. Mirako è la bestia, colei che si è nutrita come un animale del sangue di un uomo massacrato in missione. <So per certo che ci vuole tempo e ci vuole di più per conoscere ogni sfaccettatura di un essere umano.> conferma a lui dopo aver sentito quelle prime parole e deciso con cura a quali rispondere. Ricerca il suo sguardo, leggero come se non le interessasse ora approfondire quell’argomento… ci sarebbero troppe cose da dire e da spiegare, non ne ha molta voglia. <Ho i miei metodi, comunque, non ti preoccupare.> non spiega, non dice altro, ma almeno gli rende noto che comunque, in un modo o nell’altro, alla conoscenza ci arriva. Sogghigna e scuote appena il capo nel continuare ad ascoltare le sue parole… piccole, non molte, atte solo a far capire che ognuno ha il suo punto di vista, lo spiega e lo espone ma non costringe l’altro a seguirlo. Un rapporto sano, dunque, dove nessuno vuole prevalere sull’altro… almeno per il momento. Muove i suoi occhi nei suoi… le piace quel colore, anche se il mare non ha la sua fiducia, è bello ma non ci si vorrebbe mai trovare dentro. Una piccola pecca che non avrà mai il coraggio di confidare a nessuno, nemmeno al suo Demone. <Mh.> dunque avvisarla e basta. <Forse sarebbe servito, forse no, chissà. Probabilmente sarebbe morta lo stesso.> non ha abbastanza informazioni per saperlo, dunque lascia cadere il discorso in una mera congettura… non sa nemmeno quanto sia forte questo mostro, ma se ha attaccato Konoha e ci è riuscito… beh, i conti non sono difficili. <Se lo incontri così tanto spesso perché ancora non ci hai parlato se è quello che vuoi?> sospira a quelle risposte comunque. <Quello che vorrei capire è se sei conscio della differenza di forza tra voi due, capire se ti getteresti comunque contro di lui a testa bassa, conscio del suicidio oppure no. Se aspetteresti di essere adeguatamente forte.> ma tanto può immaginarla la sua risposta, lo sa quanto potenziale ci sia in lui, lo riconosce, e sa che è molto intelligente. Però c’è sempre il fatto emozione, l’impulsività, che potrebbe costargli la vita, lei vuole solo essere sicura che… che cosa? Corruga la fronte, nonostante tutto ancora si preoccupa. <Lascia perdere.> cerca di far decadere così quel discorso, troppo contorta la sua mente, troppo volubile lo spirito. Una contraddizione dietro l’altra, come sempre… diversi pensieri suoi e non suoi che si accavallano nella testa donandole emozioni contrastanti. Imprevedibile. <Di cosa pensi di poter parlare con lui? Perché lo vorresti ascoltare?> perché non ucciderlo e basta. Ascolta i suoi dubbi e cerca di comprenderli… forse lei non si è spiegata bene o forse non è mai stato chiaro nella mente del gigante chi sia o cosa sia Mirako, ad ogni modo si prende solo qualche attimo di silenzio prima di rispondere. <I legami non mi permettono di controllare Mirako. E’ il contrario. Lei detesta i legami, pensano che siano una debolezza, dunque va da sé che più legami ho più per me diventa ingestibile questa lotta continua.> spera di essere stata più chiara questa volta. Placidamente comunque continua a parlare e a spiegare, senza innervosirsi anzi… è decisamente tranquilla in sua compagnia. <Come ho detto…> non sopporta molto ripetersi, ma forse è sfuggito qualcosa. Prende un profondo respiro. <Sono rimasta a Kusa perché mi serve per accrescere le mie conoscenze e la mia forza. Il mio clan sta a Kusa, ed essendo la capoclan non intendo allontanarmene. Se me ne andassi perderei quel potere, perderei la possibilità di accrescere le mie conoscenze all’interno del campo medico, per esempio.> certe conoscenze si acquisiscono in ospedale, nei laboratori… verrebbe radiata dagli ospedali se abbracciasse completamente la sua natura e perderebbe questa occasione. <Le missioni che faccio servono a farmi fare esperienza, se me ne andassi perderei questa possibilità. Se abbracciassi completamente la mia natura… credo che molte delle missioni fallirebbero.> morte del soggetto, indifferenza verso i compagni di squadra, pensare prima a sé che al resto. Troppe implicazioni. <Non posso permettermi di essere me stessa… nel mondo in cui viviamo servono maschere, facciate, servono per raggiungere i propri obiettivi. Certo i tuoi sono diversi dai miei e quindi magari non ti servono maschere o altro… ma io mi muovo su una scacchiera, dove è indispensabile mantenere un certo controllo per fare delle ottime mosse.> ed è tremendamente faticoso, ma una volta ottenuto tutto quello che vuole… beh, nessuno le potrebbe impedire di abbracciare finalmente la sua vera natura. Inoltre le maschere sono utili se ci si vuole divertire con le persone. Dunque ora gioca, graffia, morde, sente la resistenza da parte sua e tutta la forza che viene messa per allontanarla, nonostante lei sia stata decisamente molto più veloce di lui… probabilmente andrebbe a spingere il vuoto dato che lei dovrebbe essersi già allontanata da sé. Sorride, lo osserva. <Te lo avevo detto che ti avrei assaggiato.> una risposta semplice, come se fosse una cosa totalmente normale per lei. <E non sempre ci sono delle risposte… a volte faccio quello che mi pare solo perché mi va di farlo.> si indica la tempia destra con l’indice destro. <Se dovessi lasciarmi andare a Mirako sarebbe tutto così… cercare dei perché sarebbe inutile.> sospira, si volta e compie un paio di passi per distanziarsi da lui, si ferma e si volta nuovamente verso il ragazzo incrociando le braccia al petto. <Io mi ritengo in grado di farlo, certo.> è impossibile che lei non si ritenga in grado di fare qualcosa se sa per certo che rientra nelle sue facoltà. Lo guarda dritto negli occhi rispondendo e sostenendo quello sguardo. <Il punto è… se esiste qualcuno in grado di seguirmi.> lei fa del male, e questo è un fatto. Lei non si risparmia in colpi e allenamenti, lei non si trattiene coi fatti e nemmeno con le parole. <La mia ultima allieva si è tolta la vita, non ha retto.> debole. Il dolore attanaglia quel cuore, le inchioda il respiro, le procura rabbia e sofferenza. Le manca, rivuole il suo Bocciolo. Rivuole quegli occhi, quell’essenza, quel profumo, rivuole lei. Ma non potrà. Un legame spezzato, altro dolore. Non ha retto certo per colpa della Serpe, ovviamente, ma per altre questioni, tuttavia non lo rende chiaro a lui, giusto perché vuole vederne la reazione, per questo parla come se i suoi metodi avessero portato la ragazza a suicidarsi. <Se vuoi ottenere qualcosa devi essere pronto a fare dei sacrifici, più vuoi e più il prezzo sarà alto.> il tono basso, più freddo e lo sguardo lontano e tagliente, un’altra barriera per evitare di far notare a lui la sofferenza che sta nascondendo dentro di sé. [Chakra: On][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 kunai con veleno tossico C sulle lame – 3 shuriken – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 4 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici curativi e 5 tonici curativi speciali – 5 tonici recupero chakra e 5 tonici recupero chakra speciale – 6 veleni composto speciale – 6 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C – Sigilli: un sigillo potenziante Taijutsu speciale (1 di 3) – un sigillo potenziante Ninjutsu speciale (1 di 3)]

13:46 Yosai:
 Di nuovo la ascolti interessato, accogliendo senza manifestarla la fitta al collo, che lentamente svanisce. Preoccupato non è la parola che ti definisce <mh, sarebbe interessante capire quali> è più un pensiero ad alta voce che altro. D’altronde, la curiosità che lei nutre per te è ricambiata, o non saresti rimasto li davanti a lei tanto a lungo. Non rispondi alla successiva supposizione su tua madre. Ti sei aperto fin troppo. Non sei disposto ad andare oltre. Nascondi il fastidio per una congettura espressa con quella freddezza. Ci provi all’inizio, ma l’ha detto lei, e l’hai detto anche tu, non indossi maschere, e ben presto un gelido baleno d’ira attraversa il tuo sguardo. Non rispondi, tuttavia, è davvero meglio che quel discorso muoia. La successiva domanda richiede una spiegazione <vedi, il mio demone non è solo dietro di me> spieghi <mi accompagna, si palesa ogni volta che mi trovo davanti uno specchio> sei tranquillo solo perché ormai va avanti così da tempo. Hai distrutto ogni specchio con il quale entravi in contatto, e il demone rosso è stato costretto ad apparire solo nei tuoi incubi. Ascolti quella specifica che lei ti fa, assaporando le parole da varie angolazioni, ponderando, ovviamente ignori il suo tentativo di lasciar decadere la questione <Ovviamente sono conscio della differenza che c’è, ma vedi, la questione è che non sono io a rischiare la vita con il Demone Rosso> spieghi <Non è me che vuole morto, lui vuole privarmi di ciò che mi impedisce di essere come lui perché mi vuole al suo fianco.> di nuovo gonfi il petto scolpito sotto la canotta fradicia <sono sicuro che se me lo trovassi davanti non servirebbe che lo attaccassi io. Mi attaccherebbe lui, per saggiarmi, per testare la mia crescita. Fino al momento in cui non mi troverebbe pronto, e allora parlerebbe, o indegno e allora morirei> consapevole. Certo che lo sei, è il tuo chiodo fisso, la tua costante ambizione, arrivare al punto in cui vi scontrerete, ti troverà degno e tu compirai il tuo destino… qualunque esso sia. <Vorrei capirlo> le rispondi alla domanda successiva, senza distogliere lo sguardo. Quante cose vorresti capire. Brama e forza di volontà lampeggiano nei tuoi occhi irrorando le tue membra come il chakra violento. Ti dedichi tuttavia ad ascoltarla di nuovo. Devi aver frainteso. Ci può stare. <indubbiamente interessante> come saresti se fossi in grado anche tu di essere così calcolatore? Non saresti tu. Tu sei il bambino che picchia i pugni sulla scacchiera facendo volare i pezzi e mettendoseli in bocca per affilarsi i denti. Questo sei. <Lo sai benissimo che prima o poi finirà che ti libererai il mondo in cui vivi, che ti impedisce di essere ciò che sei, per dedicarti a Mirako, oppure sarà lei a liberarsi di te per dedicarsi al mondo in cui vivi… a modo suo> la osservi. Non diminuisce in te la curiosità. Ma le ultime parole che ti rivolge ti portano ad assottigliare di nuovo lo sguardo nel suo <comprendo> mormori dopo qualche lungo momento di silenzio <Ma dimmi, allora, Kouki-sensei, saresti disposta?> le chiede osservandola <Hai passato tutto questo tempo a dirti che ti distanzierai da me e dall’affetto che ti ho dimostrato con quel dono, che non vuoi legami e quant’altro… perché dovresti essere disposta? In cambio di cosa?> curioso. Maledettamente curioso. <sai benissimo che non accetterei mai questa…roba da laboratorio dal mio sensei. Che mi distaccherei prima ancora di cominciare se avessi anche solo l’impressione di non sentirti coinvolta quanto me in quello che stai facendo…> lo conosci, Kouki, sai che hai davanti un codice binario. O niente, o tutto. È fiamma ardente. <…perché?> l’ultima domanda, incuriosita, prima di lasciarla parlare e limitarti ad ascoltarla.[Chakra On]

14:32 Kouki:
 Sorride e trattiene una risata. Non sarebbe interessare comprendere quali, o almeno non sarebbe così facile, niente lo è con lei. Muta ogni cosa secondo il suo volere o il volere dell’Altra, le sue emozioni sono in balia di un fiume che lei cerca di controllare, così come i pensieri. Dunque rimane in silenzio, espressione sorridente e occhi distanti, ce la sta mettendo tutta per non provare nulla che sia paragonabile all’affetto per lui. Lo osserva curioso nel sapere che quel demone non è solo dietro e davanti, se lo vuole raggiungere, ma è anche nel suo riflesso. La mente umana è proprio curiosa. <Capisco.> distoglie lo sguardo per osservare lontano, l’ambiente, forse quegli alberi di mangrovie e il terreno paludoso, è come se tutto si stesse facendo solo più soffocante per lei. <Ti perseguiterà nel vero senso della parola fino a quando non ne rimarrà solo uno.> è giusto così, non ha altro da dire in merito e annuisce chiudendo appena gli occhi e incrociando le braccia a quel petto minuto. Rimane ad occhi chiusi e il viso abbassato come se sentisse sopra di sé una pesante coperta, non fa altro che ponderare, elaborare, cercare di andare sempre contro a come dovrebbe sentirsi. <E’ chiaro, si.> riapre gli occhi, il viso più rilassato sembra quasi serena dopo aver ascoltato quella ulteriore spiegazione, tanto che il sorriso che ora gli dona pare quello di una fanciulla, una bambina. <Ho capito, grazie.> non si cura del cipiglio di rabbia di poco prima, del resto forse imparerà a conoscerla, lei predilige la freddezza e la logica pur di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, appare dunque cinica davanti alla sofferenza altrui o parlando della morte di altri. Semplicemente nessuno da bambina le ha insegnato come comportarsi, ha dovuto imparare tutto da sola e poi con l’aiuto di qualcuno, certo, ma quanto può effettivamente sconvolgersi qualcuno di fronte alla morte e alla sofferenza di qualcuno, quando c’è cresciuta dentro? E lei è stanca di fingere, di indossare maschere, almeno per oggi, non vuole… datele questo sollievo. <Dovrai essere pronto a far brillare tutto quel potenziale che c’è in te. E ce n’è molto.> si scosta qualche altra ciocca dal viso cercando un modo di sistemarla affinchè non le dia fastidio in alcun modo. I suoi movimenti, come al solito, delicati ed eleganti. <Un giorno succederà, chissà. Un giorno potrò finalmente essere me stessa ed abbracciare la mia natura senza limiti… sarò liberà. Ma fino ad allora tutto questo mi serve.> sorride osservandolo, senza dargli risposte ben precise. Non smette quel sorriso e lo sguardo sembra tornare delicato e meno freddo, ancora torna a guardarlo provando sentimenti contrastanti. <Mi hai chiesto se io fossi in grado di farlo, e io ti ho detto di si. Non ti ho mai detto di essere disposta a farlo.> precisa l’utilizzo delle parole che sono state usate, placida, gentile. <Quando io decido di insegnare do’ tutta me stessa. Offro il mio massimo per fare in modo che la persona che ho tra le mani sviluppi tutto il suo potenziale.> si infiamma, di certo non è qualcosa che farebbe con freddezza, darebbe dura, si, sarebbe implacabile, ma se è sentimentalismo che vuole, le coccole e i premi, allora non avrà questo da lei. <Non mi conosci, Yosai. Più sono dura con qualcuno e più significa che ci tengo. Io pretendo il massimo da qualcuno se decido di insegnargli, e quello che voglio in cambio è la sua trasformazione da pietra grezza a inestimabile gioiello. Non faccio le cose a metà, o tutto o niente. O vinci o perdi. O ce la fai, o muori. O sei debole, o sei forte.> sospira, chiude gli occhi e poi li riapre per osservare il cielo. <Ho accettato un’allieva, le ho insegnato e alla lunga mi sono affezionata a lei.> quindi si, è questo il rischio, alla fine anche il gigante potrebbe avere davvero tutto dalla Serpe. <Ho ricevuto in cambio una lettera e il suo coprifronte. Yosai… se tu vuoi che io ti insegni allora mi dovrai dimostrare la tua determinazione a non mollare, perché non darò più la mia fiducia così facilmente, non intenderò più rischiare di affezionarmi se poi i risultati sono questi.> si volterebbe dunque e si avvierebbe per la Foresta, il passo deciso ma allo stesso tempo delicato e le braccia che seguono i movimenti del corpo. <Pensaci bene, e nel frattempo… vedi di non morire.> perché la sua mente non può funzionare normalmente? Perché ci deve essere sempre questa battaglia interna… ad ogni modo lo lascerà riflettere, lei ha bisogno di cambiare aria e riflettere anche lei. [END]

15:51 Yosai:
 Ancora una volta la osservi, i tuoi occhi blu colgono i vari cambiamenti nella sua espressione, dal gelo alla dolcezza. Un’altra spira del serpente. C’è da chiederselo perché non hai arretrato. Perché non ti sei tirato indietro. Chissà, magari ti sei sentito semplicemente piccato dalla sicurezza che lei ha mostrato nel fatto che anche tu ti saresti arreso, magari invece hai deciso che quel dono che le hai fatto tempo fa ha un senso profondo che va approfondito. Sicuramente non può saperlo lei. Annuisci al dire di lei. contento di essere riuscito a spiegarsi, contento di vederla comprendere. Rispondi con un cenno e un sorriso abbozzato a quel ringraziamento. E di nuovo, con più convinzione di quella che vorresti mostrare, annuisci <già, è quello l’intento> migliorare, splendere, come tutte le gemme, come tutte le fiamme. Conclude il discorso anche lei, concludendo la sua parentesi. Riguardo alla questione dell’insegnamento invece, le sue parole ti portano, per l’ultima volta, ad assottigliare lo sguardo su di lei. ti prendi tutto il discorso ascoltandolo di nuovo in silenzio. Per l’ennesima volta lasci che lei finisca, che si volti, che inizi a camminare e che concluda, le guardi la nuca, osservi quella figura allontanarti e ti prendi le sue ultime prima di schiudere di nuovo le labbra. Non ti tangono le sue minacce, hai vissuto per anni con un sensei che ti ha quasi ucciso più volte. Potrà averlo visto lei che la tua sicurezza non è stata scalfita dall’esperienza pregressa che ti ha raccontato, se non per un punto <Sai, sembra che a dover riflettere e dover prendere una decisione siamo in due Kouki-sensei> L’hai colta davvero quella volontà di avvicinarsi contrapposta al desiderio di allontanarsi? Non puoi essere sicuro, certo, ma l’intuito ti porta in quella direzione. <eviterò> concludi. Di morire, ovvio. Ti volti dalla parte opposta, dandole anche tu le spalle. Stranamente non provi sollievo, ma in fondo lei non te ne ha mai voluto dare, quindi è giusto così.[END]

Yosai e Kouki si incontrano e iniziano a rivelare qualcosa di loro stessi all'altro, esprimono opinioni e discutono. Il tutto si conclude con una proposta che farà riflettere entrambi.