Il Suo addio

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23:19 Sango:
 Un altra notte ancora in quelle terre, un altra notte ad attendere il demone dai lunghi capelli neri, ma nemmeno oggi si è fatto vedere. Non se ne preoccupa, comprende quel figuro, privo di una stabilità, privo di ogni cosa probabilmente. Il pensiero va a lui in quel momento mentre le dita lievi e bianche vanno a salire sulla cappa dell'akatsuki, lasciando che questa scenda lievemente lungo le spalle, che possa avvolgerla come seta lungo il proprio corpo formoso rivelandone infine le forme morbide e pronunciate mentre lascia che morbidamente cada a terra. Non indossa alcun vestiario da ninja quella notte, indossa qualcosa di particolare in effetti. Un insieme di tessuto rosso sangue che la fasciano nei punti più intimi. Il petto coperto da singole strisce che salgono dal basso dello sterno per coprirne a malapena i seni per congiungersi al collo alto in cui si legano con un fiocco retrostante. Il busto è coperto da un corsetto rosso sulla quale passano quelle strisce rosse per congiungersi insieme al punto più basso della vita. I pantaloncini sono corti e aderenti anche questi sulle natiche a evidenziarne le forme, e il tutto viene completato con i calzari, non ninja questa volta, ma degli alti stivali fino quasi al ginocchio con la suola spessa e alta. Un demone rosso in tutto e per tutto questa notte. I capelli lunghi e fluenti son lasciati liberi lungo la schiena, ad accarezzarle il fondo schiena, mentre gli occhi azzurri sono alle prese con il fissare qualcosa lasciato davanti ai propri piedi, una borsa medica. Difatti in tutto quel rosso vi si possono notare come su entrambe le braccia vi siano delle bende sporche, le stesse che porta ai piedi ma in questo momento invisibili per via delle calzature. Si china in avanti andando ad aprirla lentamente, avrebbe potuto farlo nella sua tenda, ma non torna nell'accampamento, non adesso, non subito. Non dopo aver scritto a Yukio del suo allontanamento da lui . Le dita tirano fuori delle nuove bende mediche, pulite queste, insieme ad un panno e a quello che sembra esser un flacone disinfettante . Il tutto fatto in silenzio, nel loco più lontano dal mare che può aver trovato, visibile in effetti anche grazie alla luna che nonostante non sia piena, getta su di lei i suoi raggi accarezzandone il corpo. La mente però non è veramente li, mentre si rialza nella sua totale altezza lasciando i suoi avere ai suoi piedi, le dita che andrebbero lente a sciogliere i bendaggi uno alla volta, con delicatezza per evitare di portare via la pelle. Sotto quelli si potranno notare come le braccia presentino dei tagli abbastanza profondi , lacerata la pelle che si apre in quella disgustosa forma. Non se ne preoccupa, avendo avuto un passato da medico capisce che sono tagli che sarebbero guariti relativamente in fretta. La mente però è incatenata a pensieri che solo la notte porta con se, tristezza e rammarico di come la notte prima sia finita con l'Akimichi. Sospira lievemente per portare il viso ad alzarsi alla luna, le bende che cadono ai suoi fianchi , godendosi quella pace ad occhi chiusi . [chakra on]

23:51 Yosai:
 Non è il demone nero, che Sango stasera troverà sulla sua strada. Non è ancora il momento. È ancora il momento delle umane cose terrene, di quelle cose che deperiscono, che muoiono, e che in questo trovano la meravigliosa, unica, rara bellezza. E d’altronde, la disgrazia è che vi trovate su un’isola. I posti son quelli. E li forse c’è la più umana delle cose. Ci sei tu. Tu che se da un lato sei riuscito, non da solo, a raccogliere i cocci di te stesso, adesso devi occuparti di riassemblarli e cucirli insieme con l’oro, per evitare di considerarti spezzato. E questa è una cosa che devi fare da solo. Non c’è affetto che tenga. Ed è per questo che l’istinto, fedele compagno di viaggio ti ha spinto li. In quel luogo, scenario di tanti incontri, sfondo di tante sensazioni. A differenza della rossa non hai avuto fantasia. Sei vestito come sempre. Largo pantalone di un chimono a coprire le leve inferiori, robuste e tornite, con la caviglia stretta in fasciature cremisi che cingono tutto il piede e la stoffa stessa del pantalone fin sotto il polpaccio. La fascia col coprifronte in vita a far da cintura, la canotta aderente come una seconda pelle sotto la quale guizzano e scalpitano tutti i muscoli ben evidenti, a coprire il torso ampio e spesso. Spalle stondate libere con i muscoli disegnare ombre sinuose con i raggi della luna. Avambracci fasciati, come sempre, dello stesso cremisi delle caviglie, da sotto al gomito fino alla prima falange delle dita. Fasce che gemono ogni volta che decidi di chiudere il pugno. Collo taurino a sostenere il solito viso sfregiato, affilato, pallido forse, forse è il solo colore della luna. Gli occhi, scuri zaffiri incastonati nella dura pietra, sono invisibili, coperti dall’ombra dell’arcata sopracciliare. I capelli stanotte sono neri, privi di altro colore, lasciati lunghi e liberi al vento. Arrivi nel momento in cui quello che per te non può esser demone nemmeno se lo volesse, è più vulnerabile. La cogli di schiena mentre è intenta a curarsi, e forse per questo non muori all’istante. Dov’è finito il cuore? Perché ha smesso di battere? Chiudi la bocca, ci entrano le mosche. Contieni lo stupore. Non può essere lei. Eppure quel colore non lo confonderesti mai. Sin dalla prima volta che l’hai vista. Le sorridi mentre non può vederti. Come fai a sorriderle? Come diavolo fai? Non è il momento di rispondere. Non puoi non notare come lei sembri più libera ogni volta che la vedi. Sempre di più. E ovviamente, essendo tu uomo e quindi animale, non puoi non notare quelle forme, quell’abito, quel... tutto <decisamente meglio di una cappa> è un mormorio che spingi fuori dalle labbra. Non ti serve altro, sei sicuro che lei ti sentirà, non puoi escludere che non l’abbia già fatto. Rimani fermo, distante da lei, perché non ci si avvicina mai ad un ninja colto in un momento di debolezza, e lo stesso dicasi per una donna, ma più che mai il discorso vale per un ninja donna neanche troppo di buon umore. Ti mostri tranquillo, come se davvero non ci fossero state conseguenze. Come se davvero tu fossi nient’altro che un sacco da prendere a botte per sfogarsi. Lo sguardo coperto dalla notte non si stacca un attimo da lei.

00:05 Sango:
 Il viso alto verso il cielo, con la brezza che lava via la fatica, il dolore in quella notte non lugubre..malinconica di certo. Per una volta nella sua vita non sente nulla se non il rumore del vento, qualcosa infine la cattura , dei passi pesanti , quelli di un uomo certamente. Ma prima di voltarsi ne sente la voce graffiante e roca, la voce la riconosce ma non si volta, non subito. Un brivido che le scende lungo la schiena mentre le labbra lasciano uscire l'aria calda a formare una nebbiolina densa. Che tristezza che si respira quella notte, per lei almeno è così. < non credevo che ti avrei rivisto tanto presto > il suo sussurro è debole, l'aggressività della notte prima, l'odio, scomparsi per il momento < che bella la luna > direbbe a se stessa forse < così lontana e candida > un ultimo lento sospiro prima che il capo cali d'innanzi a se. Il corpo che lento ed elegante in quelle fasciature che lasciano poco all'immaginazione si volta verso di lui , come un felino, come una tigre. Ma non è a caccia quella notte e l'altro potrà notarlo nel suo viso, rilassato una volta tanto, le iridi azzurre son li splendenti mentre lo osserva, le palpebre leggermente calate . Scenderebbe in basso calandosi elegante , il braccio destro che si tende a terra a raccoglier qualcosa, quel panno imbevuto di qualche sostanza strana. Risalirebbe per tornare a fissarlo di nuovo, il panno che si sposta sul braccio sinistro, su quella ferita. Brucia. Tanto. Ma le piace sentire quel dolore fisico.. quello alla fine sarebbe scomparso ma le provoca una sorta di malato piacere. Un lieve sorriso si apre sul volto mentre il mento si alza al cielo, godendosi quel bruciore < non pensavo che il nostro incontro sarebbe arrivato tanto presto > probabilmente nemmeno lui avrebbe potuto immaginarlo < che i kami vogliano mettermi di nuovo alla prova? > una domanda che non vuole una risposta . Il mento si abbasso per portarsi di nuovo ad osservare l'uomo < stavo per spostarmi dopo aver cambiato le bende > la voce calma , calda anche < non sarò di disturbo per molto > un modo per dirgli che se lui avesse voluto quel posto per se glielo avrebbe ceduto . Il panno che si staccherebbe coperto di sangue rappreso, per poi voltarlo e passarlo sulla ferita del braccio destro. Non direbbe nulla..cosa dire adesso? [chakra on]

00:33 Yosai:
 La prima affermazione di lei non può non trovarti d’accordo. Sono ancora due cuori feriti. Avere avuto il tempo di ricostruirsi almeno in parte sarebbe stato utile. Oppure no? In te in realtà non c’è mai stata voglia di lottare. Questo l’hai specificato più volte anche a lei. Eppure questa volta il rancore sembra svanito anche da lei. <bella, si> le rispondi, ma non stai guardando la luna. Lo saprà mai? Non ti importa in fondo. La osservi medicarsi. Riprendi il tuo incedere, lento, cadenzato <Neanche io me l’aspettavo> “origami” hai le labbra schiuse e disegni quella parola, quel soprannome con il quale non hai coraggio di chiamarla. È una frase ovvia, quella che hai detto, non è ovvio però il fatto che di nuovo ti avvicini a lei, senza paura e, questa notte, senza difese. La domanda di lei non richiede risposta. E tu non la fornisci <i Kami? O sei tu a mettere alla prova loro?> beh, se decidi di restare in un’isola piena zeppa di gente è matematico che prima o poi qualcuno sotto il naso ti capiti. Ascolti quella spiegazione così razionale, così logica. Annuisci come se ci credessi <no che non lo sarai> le sorridi, ancora e ancora, snudi la dentatura, divertito <non lo sei mai stata, d’altronde> spieghi meglio quelle parole, mentre ancora t’avvicini fino a sentire il suo profumo di rosa selvatica, invadendo l’aria col tuo, di pino selvatico. <che ti è successo?> chiedi osservando le bende, ma non solo quelle. Come specificato, quel vestito ti dà ben poco da immaginare, ma da all’occhio tutto da mangiare. Eppure ben presto cerchi quello sguardo <posso…aiutare?> tu? Che probabilmente in ospedale faresti strage? Beh non si può mai sapere. Osservi quelle ferite. Non hanno un bell’aspetto e tu sei decisamente meno medico di lei per poterne parlare. Dovresti rimproverarti per il modo in cui lei ti distrae? Beh di sicuro la colpa non è sua. È fatta così, lo sai. Eppure ti trovi a gonfiare il torace di nuovo, espirando dal naso come un’animale. Un sospiro lungo che ti svuota. Non puoi essere così ingenuo da volerti semplicemente godere la sua compagnia. Non ti è concesso.

00:47 Sango:
 A quel dire sui kami la donna lancerebbe un occhiata penetrante al suo volto, un occhiata soltanto evitando di rispondere, almeno non subito, lasciando che il vento soffi tra i capelli < forse .. stavo solo.. aspettando > chi o cosa non verrebbe detto, non ne ha bisogno , non con lui. Lo osserva anche sorridere, stranita da quel suo fare come se nulla fosse accaduto. E forse per l'uomo è così, come se quello che gli aveva vomitato addosso non avesse peso per lui, almeno questo sarà il suo pensiero. < capisco > sussurra scendendo di nuovo per recuperare le garze bianche candide, le dita sottili e pratiche andrebbero a sciogliere il primo nodo che le contiene così da liberarne almeno una < oh.. nulla > direbbe osservando i lerci di pelle aperta < sono finita in una trappola durante una missione A > ricorda bene quel momento e soprattutto il dolore < non mi sono spostata > calma e tranquilla direbbe ciò all'uomo, per lei non ve ne è bisogno, durante una missione di quel livello si deve esser pronti a tutto. Anche a perdere la vita stessa. Lo osserva avvicinarsi, una lieve scarica le si instaura nel corpo ma non si sposta, anzi andrebbe ad accorciare le stessa le distanze tendendo la fascia < una mano mi farebbe comodo > avrebbe potuto creare una copia ma perchè se vi è lui li? < devi girarla da fuori verso dentro coprendo tutta la ferita dal basso verso l'alto > da quelle indicazioni semplici prima di lasciare che il silenzio si frapponga tra loro prima che l'uomo faccia quello chiesto e una volta finito passerebbe all'altro braccio < non mi odi? > chiederebbe in un misto tra dolore e ..desiderio forse? Il corpo che in quel momento e per la posizione dovrebbe esser molto vicino all'uomo, tremendamente vicino, i seni abbondanti che cozzerebbero sul suo braccio lasciandole dei brividi dalla quale non si allontana. Lo desidera? Si. La carne che richiama quel tocco, ma non è il momento di fare altro < o..ho delle ferite ai piedi..puoi aiutarmi anche con quelle ?> le iridi che tornerebbero ad incastrarsi nelle sue e se solo le avesse dato il consenso, andrebbe a poggiare la suola degli alti stivali su una roccia vicina. Le dita che lente andrebbero a far scendere il tessuto, un richiamo voluto? Forse, ma starà a lui decidere se lo sia o meno..ma il movimento è lento, calcolato, mostrando sempre di più la gamba nuda. [chakra on]

01:23 Yosai:
 Ti prendi quell’occhiata penetrante e la ricambi con gli smeraldi immersi nel buio. Non può non venirti il pensiero che lei stesse aspettando te, soprattutto visto che in teoria quel demone nero tu sai che lei lo è andato a cercare. <capisco> no che non capisci. Ma non fa niente. arrivi al succo della questione, quei danni. Li osservi da vicino, compiendo praticamente un mezzo giro intorno a lei, fino ad arrivarle frontale, con la luna che ti illumina da angolazioni sempre diverse, infilandosi tra i muscoli che tirano la pelle, disegnandone e approfondendone i dettagli, nascondendone e rivelandone parti in un gioco di luci e ombre di cui tu stesso sei la tavola, e la luna argentata l’artista. Le sei vicino tanto da sentirla. Tanto da sentir male, ma ci rimani. La ascolti e la guardi, negli occhi stavolta e alla fine di quel racconto, stendi le labbra in un sorriso sottile, tagliente <tipico> se poco hai imparato a conoscere quella volontà ardente che è lei. Allargli lo sguardo, stupito. Uno sguardo che s’è fatto visibile vista la diversa angolazione della luna. Tinto d’argento sembra il gelido mare artico, quello sguardo. Le farebbe comodo? Pessimo modo di chiederlo, ma d’altronde puoi solo accontentarti. Nel frattempo, sentita la risposta, porti entrambe le mani a toccare la fasciatura sotto al polso opposto, estraendo il lembo delle fasciature cremisi che ti stringono le mani. Abbassi poi le braccia scolpite, lasciando che la gravità faccia il resto. Come rossi serpenti, quelle fasce s’allentano, spirale dopo spirale snudano la pelle candida, lucida sotto la luna, macchiata dell’inchiostro che ti disegna quasi per intero. E scendono le fasce lungo l’avambraccio fino a liberare il palmo e le dita. Sollevi piano gli avambracci, stringendo i forti pugni un paio di volte. Hai bisogno della circolazione e della sensibilità che non ti servono mentre combatti. Con una mano prendi la fasciatura, mentre con l’altra ti avvicini al braccio. Ma non lo prendi, le pianti lo sguardo nel suo, la inchiodi li dov’è. Solo dopo lunghi istanti distendi le labbra e, senza guardare il braccio, che è già abbastanza vicino, senza distogliere lo sguardo, posi le dita lunghe sulla pelle nuda, fresca e ferita. Un tocco rovente. Sei tremendamente caldo. È questo che ti impedisce di andare in giro senza maniche anche adesso. E non c’è fascia a mitigare quel tocco. <ci penso io> mormori. Inizi a seguire le istruzioni, partendo dal gomito, inizi a salire. A lei doni la spalla stondata, che sarà grossa all’incirca some il suo cranio, o come il tuo. Decorata e, sorpattutto, viva come non mai. D’altronde stai crescendo. Oltre ad essere rovente, il tocco è irruento. Non violento ne nocivo, ma è insita in te l’impossibilità di essere un petalo di rosa. Sei sempre stato estremo in tutto, ed ora non sai tornare indietro. O tocchi come sai fare, o non tocchi affatto. Eppure a quella domanda tutto s’arresta. Istintivamente, per un attimo lei potrà sentirla una stretta più forte, che sia dolorosa o meno a lei deciderlo, anche in base a dove sono le ferite che tu stai medicando <se ti odio?> rispondi e di nuovo cerchi quello sguardo per un lungo istante prima di rispondere <no> fin troppo sicuro. Sembra quasi autodifesa <ci ho pensato, ad odiarti> riveli dopo poco. La devi smettere di rispondere in maniera istintiva. Riprendi a medicarla, salendo con quella benda fino a coprirle del tutto la ferita. Non è un lavoro perfetto e come detto probabilmente una persona con una soglia del dolore bassa non l’avrebbe tollerato per molto prima di mandarti a quel paese. Ma sei tu. E lo percepisci quel corpo? Certo che lo percepisci. Eccome se lo percepisci pelle fresca e fin troppo soffice sulla tua rovente. Schiudi le labbra per un lungo secondo, ma niente ne esce se non un profondo respiro <ma ti ho promesso che un piccolo angolo privo di conseguenze tu lo avresti sempre avuto, *Origami*> mormori quasi in un sussurro, solo per lei. Un sussurro per niente sibilato, anzi, proveniente dall’enorme cassa toracica che ti ritrovi, è quasi cavernoso. Ultimi anche il secondo braccio, con le medesime conseguenze di corpi che si sfiorano e sguardi insistenti dovunque l’occhio colga. Ti distanzi solo per sentire quella richiesta <mh?> inarchi un sopracciglio eccola la Sango che conosci, infida serpe provocatrice <non ci credo.> le riveli. Come può essersi ferita anche i piedi? Eppure la segui verso quella roccia. Curioso. Di vedere cosa poi? La sua carne? O sei davvero interessato alle sue ferite? Sta a lei scoprirlo <tu? Mi odi? Ti odi?> due domande che non rivolgeresti prima di avere di nuovo contatto il suo sguardo. Occhi negli occhi. Tu sei stato sincero. Ora sta a lei.

01:50 Sango:
 Lascia adesso che sia lui a prendersi cura delle proprie ferite, di quelle che si porta sulle braccia. La presa è forte, per nulla delicata ma non si lascia scappare nemmeno un gemito. Non ha urlato mentre veniva perforata, perchè dovrebbe farlo ora. Le iridi osservano non i movimenti delle sue mani, ma il suo volto poco illuminato mentre si muove con quelle fasce rosse che adesso lente vanno ad adornare le braccia del colore medesimo che si porta dietro . Pone la sua domanda, forse triste per un eventuale negazione o un eventuale assenso. Che futile gingillarsi in quel modo , tra quei due mondi che non potranno mai condividere, che non potranno mai esser un unico. La sua risposta la lascia lievemente sorpresa, ma lasci al silenzio ulteriori domande per adesso. < Origami? > sussurra lei non comprendendo appieno quel titolo che le affibbia, quella però non è la domanda che vuole porre mentre una sale dal profondo per poi uscire fuori come un fiume in piena < perchè non mi odi? > la domanda che più le preme esce fuori dalle sue labbra infine, vuole sapere il perchè, perchè non prova odio in effetti? Perchè vuole comunque stare li con lei quando avrebbe potuto girare i tacchi e andar via . La gamba destra viene infine denudata finchè non la sfila via con un movimento lento mostrando il piede fasciato . Ma adesso lo poggia direttamente a terra con un lieve fastidio, per potersi avvicendare in un dire più importante, in discorsi che forse l'avrebbero lacerati di nuovo ma deve, priva di rabbia o odio, priva se non della malinconia che si porta dietro quella notte < io non ti odio > sospira nel dirlo per poi sollevare gli occhi azzurri sul suo viso, così da potergli mostrare la sincerità delle sue parole < io mi odio ogni giorno che sto su questa terra Yosai. Fin da quando ero piccola .. e sto facendo di tutto per rimediare a ciò che ho fatto > un discorso che forse non avrà un vero senso per l'altro, ma che forse potrebbe svelargli anche la motivazione che la sta portando a tutto quello. Il silenzio cala adesso dalle sue labbra mentre un altra domanda la scalda, dritto nel petto, a bruciare lentamente quello che vi è rimasto < tu ..mi avresti amata? > una domanda semplice, innocente forse, ma vuole sapere < voglio sapere quello che sarebbe potuto esserci tra di noi.. se tutto fosse stato...semplice > un altro sussurro portando il corpo verso di lui, ad impattare dolcemente i seni contro il suo petto, col volto sollevato per poterlo osservare. L'altro avrebbe potuto spostarsi in qualsiasi momento, lei sarebbe rimasta li, ferma, attendendo, con la voce calda e fragile, a cercar di comporre un quadro che non sarebbe stato suo. [chakra on]

02:30 Yosai:
 Forse conviene andar con ordine. La prima parola che arriva al tuo orecchio è una domanda. E tu annuisci. Origami, si <è questo che vedo davanti a me> mormori, sei pacato anche tu, sembra davvero che tu sia semplicemente felice di star li con lei. Come quei figli di galeotti, che son contenti solo di vedere il padre. Non importa cosa questo abbia fatto, non importa chi egli sia. C’è un legame sotto, e forse Sango l’ha capito. Un legame puro, forse, o forse macchiato, stara a lei capirlo, chiedere. <Sei concentrata a guardare le tue decisioni, le pieghe che la carta che ti compone ha preso, vuoi per scelta tua, vuoi per scelte di altri. Pieghe che ti hanno dato una forma e che continueranno a dartene scelta dopo scelta, piega dopo piega. Forse sei in cerca di quell’ultima piega che, una volta operata, ti darà la forma di farfalla che cerchi…> aspetti. Eccole le crepe che si fanno sentire, scricchiolano nel petto <per adesso sei origami, ed è tanto> un sorriso che sa di amaro. Perché? <ti vedo ogni giorno più…> la osservi tutta <libera> forse è la parola giusta. Anche la seconda frase è una domanda che preme come un martello su un coccio di vetro fragile. Credevi di averglielo detto. Perché hai intenzione di esserci per lei. Si, ma perché? È nei meandri del tuo io che la stai facendo entrare. E sai già che te ne pentirai. Ed è per questo che il tuo cuore già piange. Ed è per questo che sotto la luna si induriscono i lineamenti del viso contratto. Ed è per questo che quell’argento consentirà a Sango di vedere, di nuovo, quel blu dei tuoi occhi farsi più luminoso e vivo che mai. Liquido. La ascolti. Non ti odia. E questo ti solleva per un attimo da quel peso impossibile da sopportare. La osservi dall’alto. Natura ha voluto così. Ti arriverà al petto, e ti sta bene, ma un coltello penetra nel tuo costato quando la senti dire quella frase. Lasci correre solo un istante <non so cosa tu abbia fatto, Sango> la chiami per nome e di nuovo la osservi come la splendida persona che vedi davanti a te <ho paura di sembrare indelicato o inadeguato> le riveli, mostrando uno strano tatto nei suoi confronti <ma penso che le scelte fatte, il dolore subito o provocato, siano del passato. Impossibili da raggiungere, impossibili da modificare.> ti fermi solo per trattenere un tremito nella voce che grazie a dio si perde nel silenzio <per rimediare a quelle scelte ne stai facendo altre per le quali ti odierai in futuro in una spirale infinita> e non entri nello specifico. L’ultima volta che hai nominato l’Hasukage l’hai vista reagire. E perché non hai il coraggio di inserirti tra le scelte che la stanno facendo soffrire? Perché sei così vile? Perché non gioverebbe a nessuno. Non a te. Non a lei. Ti pieghi per prendere un’altra benda. Non ti è sfuggito che lei diceva il vero. Quella domanda è la martellata che manda in frantumi, ulteriori, in polvere quel poco di te che resta sei di fronte a lei, e quando avanza non ti sposti, non hai paura di quel contatto. Non più. Te lo prendi e ne godi. Non puoi mostrarlo più di tanto, ma sei animale anche tu, come lo è lei. Rovente tu, fresca lei. Di nuovo gli opposti. Qualora lei avesse il mento all’insù per guartarti, tu lo avresti all’ingiù per guardarla. Una manciata di centimetri infinita se non ti abbassassi tu o non si alzasse lei. Rimani fermo. Senza dire niente un lungo minuto di contatto tra voi due non col corpo, con l’anima. Poi? Poi indietreggi di mezzo passo col ginocchio destro e lo fletti. Scendi, scendi passando a pochi millimetri dalle sue labbra, dal suo seno, dal suo ventre, dal suo inguine, e li ti fermi. Letteralmente in ginocchio davanti a lei. Con una mano afferri la coscia, all’altezza della metà, poco in basso rispetto ai pantaloncini di lei. Un tocco rovente anche quello, irruento anche quello che dovrebbe portarla a sollevare la coscia piegando il ginocchio. In questo caso il tallone di lei finirebbe esattamente sul tuo ginocchio <Stai fingendo di nuovo di non vedere, Sango?> chiedi <speri di nuovo che così faccia meno male?> uniamo i puntini? Un insensato bisogno di stare con la rossa. L’immotivata assenza di rabbia nel comportamento, nonostante tutto, la gentilezza e la disponibilità. Stai già armeggiando con le bende quando alzi lo sguardo. È li Sango. È in ginocchio davanti a te. Con le labbra a pochi centimetri dalla tua pelle e ti sta guardando dal basso. Cosa assai rara <ovviamente si> con una naturalezza e una pacatezza incredibili, rispondi. <Se vuoi sapere quello che avrebbe potuto esserci, apri gli occhi Sango> di nuovo il suo nome <perché l’hai vissuto ogni volta che mi hai visto> trema la voce, mentre inizi a passarle la benda intorno al piede <ogni volta che mi hai guardato> “se mai l’hai fatto. Se non hai visto solo il tuo obbiettivo o colui che può portartici” diglielo, vomitaglielo in faccia con rabbia. Se lo merita. E invece no. Stai zitto. Ovvio che stai zitto. <è quello che ti dicevo ieri, Sango> martelli il suo nome come su un’incudine <Ci sono cose che non puoi controllare, purtroppo> per tutti <Non è facile che io provi qualcosa per qualcuno. Ma per quelle persone per le quali decido di provare qualcosa, non ho remore, non ho distinzioni, non ho limiti. Mai> vogliono chiamarlo amore? Facciano come vogliono. Tu non hai queste restrizioni mentali. Il tuo sentimento è puro e violento come ogni stilla del tuo corpo <tu non potrai mai impedirmi di provare quello che provo.> Non è lei la padrona di quel mondo. Di quello scrigno piccolo e potentissimo che ti muove in questa terra giro dopo giro, arrivi dalle falange del piede fino alla caviglia e, istintivamente, appoggi la fronte rovente e fregiata sulla coscia di lei. Due gocce cadono a terra, ma lei non può vederle. Maledette siano quelle emozioni violente che provi per coloro che vuoi affianco. MALEDETTE.

02:58 Sango:
 Ne ascolta le parole, quel giorno il flusso è più potente anche se rimane delicato nel suo investirla, di tutto quello che l'altro ha percepito di se. Anche se una piccola parte ne rimane quasi felice, di inon doversi sempre e solo spiegare, di poter tacere e dire molto di più col proprio silenzio < Konan era la più splendida farfalla.. non voglio esserlo anche io, non come lei... voglio esser ancor più bella > e no, non sta parlando del mero aspetto fisico, della grazia, parla di qualcosa di molto più profondo , dell'essenza stessa, delle sue convinzioni sempre più alte, i desideri anche. < lo sono > è libera da ogni catena esistente, dai legami che proverebbe ogni giorno a tranciare ma quanto è dura, quanto è difficile riuscire a farlo lo comprende anche in quel momento.< quello che ho fatto è la cosa più orribile che qualcuno possa fare > non direbbe altro, la voce che si incrina in preda alle emozioni stesse . Ha ucciso il fratello, quella macchia le sarebbe rimasta per sempre addosso, il suo sangue sulle mani. Ma non riesce ad aggiungere altro per evitare che quei pianti possano uscire fuori da lei. Le domande più importanti sono state poste mentre attende, il cuore che non piange, semplicemente sanguina lento, in un dolore perpetuo a mozzarne il respiro già affannato. I petti vicini a guardarsi adesso, le iridi incrociate prima che lo veda scendere giù. Il rosso le dipinge lieve le guance adesso nel sentirlo scendere in ginocchio davanti a lei , la mano rude e calda afferrarla dalla coscia provocandole un'altra scarica nel basso ventre, inutile dire che gli è indifferente < io- voglio solo sapere > direbbe osservandolo, un sussurro che lo raggiungerà . Le bende che lentamente vengono sciolte e districate prima che quel movimento termini. La pelle e le sue labbra terribilmente vicine, in quel momento vorrebbe che la baciasse...che pensiero orribile, provare qualcosa per qualcuno che ha distrutto nemmeno un giorno prima. Le risposte giungono, lentamente il volto della special si farebbe dapprima sorpreso e poi un lieve sorriso andrebbe a spuntarle in volto, un sorriso amaro per la verità. Lo ascolta in totale silenzio, ne sente le emozioni, quelle parole che le scaldano un poco il cuore..ma non si da speranze, non deve darne nemmeno a lui, e allora perchè il corpo si inclina verso di lui ? Perchè la sinistra si allunga sul suo volto per accarezzarlo con la punta delle dita < se avessi scelto un altra strada..un altra vita.. avrei voluto incontrarti in quel momento e sarebbe stato tutto diverso > il sorriso di farebbe malinconico adesso così come la voce < mi spiace che sia stato tutto così... misero da parte mia.. per quello che vale una parte di me ti desidera ancora, anche in questo momento > confessa ormai, perchè non dirgli tutto ? < anche io avrei saputo come amarti.. sono difettosa Yosai, un giocattolo rotto le cui crepe si son fatte sempre più profonde > un animo che non sarebbe mai potuto guarire e che alla fine si è legato ad un altro demone come lei. Le dita lo lascerebbero portando giù la gamba, o almeno ci prova, per dargli lo spazio che gli serve. [chakra on]

03:45 Yosai:
 Continui ad avvolgerle il primo piede. Un’operazione che a tratti è meccanica, a tratti rallenta, come se avessi le braccia immerse nella colla. Tieni la fronte appoggiata sulla coscia di lei un rovente marchio su quella pelle troppo morbida per te. Quando senti il tocco sul viso ti volti piano hai lo sguardo basso, ma se lo alzassi sbatteresti in pieno contro quell’inguine infuocato, eppure esali solo un respiro su quei polpastrelli, dando loro fuoco. Ascolti quelle parole. Non la guardi. Non osi. Resti con lo sguardo piantato su quella caviglia. Un ultimo nodo per tenere tutto sulla pelle liscia di lei ed è finita. Sollevi la fronte respiri quella coscia per lunghi istanti, fremi. Ma la lasci andare, quando lei semplicemente solleva la gamba tu lasci cadere il ginocchio rimasto piegato a terra, e pianti l’altro piede, fornendo appoggio per l’altra gamba, e di nuovo ti prendi l’altra coscia, e ricominci <Ame e la sua pioggia, mi hai accennato qualcosa> è mitologia, pura e semplice, ma la famiglia di provenienza è la stessa del membro dell’akatsuki passato alla legenda, questo l’hai capito bene. Quanto le hai chiesto di raccontarti. Quanto si è negata. E ora ce l’hai li, senza freni. Quando la senti confessare un misfatto inconfessabile semplicemente il tocco sulla coscia diventa una carezza. Sull’esterno nudo. Dal ginocchio salendo come lava fino al bordo del pantaloncino. Ristoratore come gesto? Non sai dirlo. Non hai modo di dimostrare altro affetto alla donna che ha cercato di spazzarti via il cuore, se non star li, ai suoi piedi, a fornirle assistenza. A non odiarla. Davvero non hai modo. Non rispondi. C’è bisogno di rispondere? No. Il discorso prosegue, così come i tuoi gesti e ancora le parole non arrivano. La ascolti parlare. La ascolti spogliarsi di ogni arma. Nuda davanti a te come tu davanti a lei. E ancora non rispondi. Per lunghi istanti dopo la fine del suo discorso, tu non prendi parola. Sembra quasi tu non voglia rispondere, finchè anche il secondo nodo non viene stretto, fissando le bende sul secondo piede ed è li che la presa sulla coscia si fa più salda <giocattolo rotto> lasci schioccare la lingua sul palato <tsk> Ed è li, sul suo interno coscia che non poggi la fronte, ma le labbra. Ed è li. Nel momento meno adatto forse. Nel momento più strano, quando hai fatto mancare la tua voce, che le stampi un bacio di labbra vulcaniche sulla pelle. A lei la scelta di lavarlo via dai ricordi o di tenerlo. Tu lasci scivolare il piede di lei dal tuo ginocchio e fai forza sulle leve inferiori, per tornare ad ergerti in tutta la tua statura, proprio davanti a lei, uscendo da quell’inferno di profumi, sofficità e tessuto. La guardi dall’alto ora, ne cerchi lo sguardo <Sango, è di questo che parlo> un avambraccio si alza, una mano si fa concava e si avvicina al viso di lei. La sinistra. Non ci sono fasce a mediare quel tocco. È pelle su pelle <ogni volta che mi parli, parli di errori commessi ai quali vuoi rimediare, o di scelte che ti sarebbe piaciuto compiere. Piegata su te stessa come l’origami> sono mormorii pacati, mentre sul viso si fanno ora visibili due righe umide. Hai pianto li sotto, ma ora non piangi <gli errori commessi non si correggono, le scelte fatte non si cambiano, tu sei quello che hai scelto di essere, tu sei quello che i tuoi errori hanno fatto di te e sarai quello che le tue scelte faranno di te.> guancia contro palmo, se lei te lo consente, occhi contro occhi. Petto contro petto <Hai un destino da compiere, una forma da prendere, Origami, quella che tu hai scelto per te> le sorridi. Amaro come il suo <sta a te decidere a quale desiderio dar priorità> ti avvicini pericolosamente <ma ti prego. Ti prego Sango. Non pentirti della scelta appena l’hai fatta> deglutisci. Hai la mascella tesa e nemmeno te ne rendi conto. Che bruci centimetri, finchè le labbra non toccano. Cosa? una parte che mai avresti pensato di desiderare di baciarle. La fronte. Qualora lei lo consentisse, ovvio <pensa al risultato finale e perseguilo. Non tormentarti così. È inutile> hai le labbra ancora premute contro di lei mentre parli, e qualora quella mano fosse arrivata alla guancia, lentamente avrebbe accarezzato il volto fino ad infilare le dita sulla nuca e sorreggere il peso di quel bacio, per non appesantire i muscoli del collo < Se continui a soffrire tanto anche pensando a ciò che vuoi, vuol dire che non ne vale la pena, e sia io che te sappiamo che non è così!> ci metti più vigoria aggiungendo anche l’altra mano adesso, sempre previo consenso, sul volto di lei. E stacchi quelle labbra, è fronte con fronte, parli con un nuovo fervore. Naso con naso <Prenditi ciò che devi. Cresci. Diventa la meravigliosa forma che l’origami è destinato a diventare! L’uomo che hai davanti sarà sempre contento per i tuoi successi. Per quanto lontano tu possa spingerti> deglutisci. <per quanto lontano tu possa spingermi> Mormori. Sibili. Quanto ti pesano quelle parole. È il peso di provare sentimenti infiniti. <due cose ricorda, però> discosti la fronte da lei <la prima. Per quanto potente tu possa diventare, non potrai mai impedirmi di provare ciò che provo per te> oh se non è vero. I modi ci sono. Ma lei non li conosce. <la seconda. In qualsiasi caso. QUALSIASI cosa succeda. Tu avrai un posto dove le cose saranno semplici e senza conseguenze> un voto. Letteralmente. Ma non ti pesa. Perché? Perché per te è già così.

20:17 Sango:
 Il tocco altrui arriva, caldo, impetuoso sul proprio corpo e un lieve brivido accompagna quelle sue parole, il respiro farsi più pesante e strascicato < Ame.. la sua pioggia.. il nostro sangue.. > un sussurro quasi soffocato < ricordo i fiumi dei morti nel mio paese..ricordo mio fratello morto tra le mie braccia Yosai > la voce che si intristisce facendo nascerle un ringhio da dentro di rabbia, odio, dolore. Le dita che fanno presa adesso nei propri palmi, affondano lasciandone i segni ma nessuna goccia di sangue viene versata, non adesso. Le gambe che si scambiano tra di loro , le fasciature che vengono cambiate..le mani altrui che hanno adesso una presa salda sul suo corpo, la sua forza che comunque si fa sentire sotto la carne < è quello che sono Yosai, sono rotta dentro da troppo tempo per esser riparata > le iridi che lo osservano dall'alto verso al basso, limpidi iridi azzurro verde nella notte, limpide come il mare calmo. Sa bene di essersi rotta troppo presto, il dolore che l'ha soffocata ogni giorno della sua vita e solo mettere un piede davanti all'altro, arrancare verso quella sua liberazione, riesce a tenerla a galla . Sente quel bacio, un bacio intimo, ma non si scosta, lo accoglie quasi con infimo desiderio..qualcosa di puro e perverso allo stesso tempo. Se fosse stata un altra, un altra occasione, gli avrebbe chiesto di continuare..ma non può farlo, solo il corpo risponde, la schiena che si inarca la testa che lenta si solleva in alto e le palpebre che si chiudono , l'aria calda che fuoriesce dalle morbide labbra. La gamba che scende riportandola alla realtà, fosse leggermente confusa ma pronta ad ascoltarlo , lo ascolta, il tocco di lui che non viene rifiutato ma nemmeno ricambiato. Perchè farsi del male ancora? < non posso cancellare il mio passato..ma la mia vita è questa, redimermi di quello che ho fatto > il sussurro è caldo, profondo < non mi pento di tutto ciò che ho fatto, di quello che sto facendo..delle scelte che ormai fanno parte di me > ed è vero, lo potrà leggere nelle iridi della donna < ma non posso dire che forse ci sarebbe stata un altra possibilità.. forse il non averla accolta ha su di me un fascino persistente > dopotutto gli uomini desiderano di più quello che non hanno < mi sto già prendendo ciò che desidero > la voce che lentamente diverrebbe più fredda, distaccata, in quel moto di emozioni che respinge e rifiuta. Perfino il corpo stesso si farebbe più rigido . < sei troppo testardo eh? > ma nemmeno lei avrebbe dimenticato quel legame, avrebbe cercato di allontanarlo dai suoi pensieri, da tutto, ma non l'avrebbe dimenticato < ma io non sono semplice e senza conseguenze Yosai. Tutto quello che sto facendo porterà a delle conseguenze > per tutti ? Forse, ma di certo per coloro che avrebbe messo in mezzo ai propri desideri e piani < sono pericolosa , non dimenticarlo mai > e non solo per il potere, ma per tutto quello che desidera fare , per chi adesso le sta camminando affianco, il riduko sennin in persona.. e quale persona normale avrebbe mai stipulato quel contratto cedendo completamente se stessi? Solo un folle. E quel contatto proibito che adesso ha con l'Akimichi la fa sentire più viva.. com'è strana la natura umana < dovresti starmi lontano, amare una bella kunoichi e fare la tua vita. Sarà molto più semplice se non penserai a me e io non penserò a te > anche se la propria vita non potrà esser così semplice e lineare, amare un uomo semplice, avere una vita felice, tutto ciò che è molto lontano da lei ormai. [chakra on]

21:01 Yosai:
 Ascolti quella rivelazione ulteriore. Sarà l’ultimo velo che lei ancora sosteneva prima di aprirsi completamente a te? Non puoi saperlo. Ma la voce soffocata, quasi difficile da far uscire ti testimonia che ti sta raccontando la verità. E questo ti basta. Hai chiesto, si, ma non come farebbe un inquisitore. Hai sempre chiesto come farebbe un amico. Un compagno. Una persona che ci tiene, e non l’hai mai obbligata a parlare. Annuisci, guardandola negli occhi, come se il velo di quei ricordi che a parole fatica a condividere si dispiegasse. Suo fratello non ha volto, ne ce l’hanno i morti, ame ha la forma vaga e abbozzata che le tue conoscenze possono darle, anche i morti sono privi di volto, ma il sangue e il dolore, quelli li leggi, quelli li vedi, e se ci tieni a lei, puoi fare solo una cosa, empatizzare con le emozioni che lei ti sta affidando. E solo quando sarai riuscito a farlo avrai una pallida idea di cosa sta provando lei. se te lo consentisse le passeresti un pollice sulla guancia, limitandoti ad annuire lentamente. Non puoi sapere se lei riesca a vedere la sofferenza che provi nel sapere della sua. Ma non la graverai di questo con parole. A lei serve il conforto. <è un ideale grande, Sango, quello che ti muove> Un villaggio, un fratello, un mare di dolore. La diretta connessione tra le vicende private e quella di un villaggio intero, e lei al centro di tutto. Non la vendetta, non il sadismo <il dolore…l’amore> per il fratello, per il villaggio. Come fai ad essere spaventato da lei? come fai a volerla tenere lontana da te? Non puoi. <Io ti vedo piegata, non spezzata, non rotta… pronta a raddrizzarti, invece. Le mormori con la voce profonda <ma comprendo che magari avrei dovuto conoscerti meglio> forse avresti dovuto. Ma ci credi poco e lo sguardo lo dice. Ti piace il modo in cui l’hai sfiorata, invece. La ascolti mentre ti risponde. Osservi la consapevolezza che ti dimostra e d’istinto gonfi il petto, pieno di orgoglio per lei, premendolo contro l’altro. Un sorriso si stende sulle tue labbra, non amaro, è pesante perché entrambi sapete che questo non è un bel momento, ma è sincero, sei sinceramente contento per lei. e questo è quello che lei potrà leggere nei tuoi occhi blu, mentre tu leggi la verità che lei ti fornisce. Ti si snuda la dentatura nel sentirla parlare della sua possibilità negata. Sorridi perché tu hai davanti la tua, è ovvio, vi siete rincorsi fino a sfiorarvi nel momento più sbagliato, senza mai toccarvi. Un moto eterno <ah, le possibilità mancate e il loro maledetto fascino…*ardente*> ti perdi per un attimo trai suoi capelli sciolti così la definisci, e come potrebbe essere diverso. Quando ti definisce testardo una sorda, profonda risata musicale e ringhiata ti coglie, forse per il nervosismo, forse per altro <GRRRAHAHAH> la osservi. Certo che sei testardo. Sei un cazzo di mulo. <no, non lo sei, tutto sei tranne che semplice> commenti, facendo un passo indietro per bagnarla di nuovo nella sua interezza con il tuo sguardo acquatico. <mmh. Pericolosa> mastichi pensoso quella parola, assaporandola. Annuisci <l’ho visto, al ponte Naruto> te l’ha mostrato lei <ma non sei solo questo, giusto?> l’hai visto in lei qualcosa che tiene ben custodito, nascosto e protetto. Probabilmente non l’hai toccato e non lo toccherai mai, ma l’hai visto. Alla sua ultima frase annuisci vigorosamente e snudi di nuovo le zanne sorridendo divertito, <oh se hai ragione> le rispondi e per tutta risposta, invece di allontanarti, tenteresti di nuovo di avvicinarti piegando piano il busto per cercare di raggiungere la sua mano destra con la tua sinistra e, qualora lei te lo consentisse tenteresti di chiudere i suoi indice e medio tra il tuo pollice e l’indice, come si fa per i baciamano. <il mio problema sarà sempre che non decido io per il mio cuore.> una frase pesante come un macigno che pronunci quasi con leggerezza. Se lei ti avesse consentito il tocco precedente tenteresti di nuovo di allontanarsi, allargandole la mano e il braccio <hai intenzione di presentarti così al matrimonio?> le chiedi invitandola tramite quel tocco tra le mani ad un lento giro su se stessa. Non l’hai vista nella sua interezza, se non di sfuggita e di sottecchi.[Chakra on]

21:27 Sango:
 Ne ascolti le parole , il dire, e la cosa porta un immensa portata di rabbia. Lui, Yukio, Akendo, tutti a dirle di inseguire quel sogno malato. DI portare tutta Ame sotto il nome e il volto di konan Ishiba e di Nagato stesso. Come possono accettare? Scuote il capo < il mio è puro egoismo > tutto pur di cancellare dalle sue mani il sangue, tutto per portare a galla il fratello e dargli infine un senso ala propria di vita. < ti sbagli > le braccia che vengono portate al petto, si incrociano tra di loro < sono spezzata ..in frantumi Yosai,e nessuno potrà metetrmi a posto se non io stessa > il senso di tutto quel viaggio forse si traduce proprio in quello, in quel suo volersi riunire, riattaccare i pezzi come meglio può < non meglio. Conosci fin troppo di me , e questo.. non va bene > le iridi che prima si erano spostate adesso tornano sul suo volto, non avrebbe mai dovuto conoscere nulla di lei, sarebbe stato un pericolo per lei e per se stesso. Lo guarda sorridere e la cosa la mette ancor di più di malumore, com'è possibile riuscir ad odiare un idiota simile? Sempre contento di quello che fa senza sapere cosa è disposta a fare, cosa è disposta a fargli. Probabilmente se solo gli fosse stato d'intralcio l'avrebbe eliminato e ne avrebbe pianto contemporaneamente. Ecco la difficoltà di creare legami puri e sinceri se uno dei due non lo è. < ma ehi > lo sente ridere provando a spostarsi di qualche passo per non perdere un orecchio , disturbata quasi da quel comportamento, eppure lei vuole semplicemente metterlo al corrente delle possibilità, e l'uomo, testardo, invece di imparare rimane li impalato a ridere. < e allora, se sai che sono pericolosa, che non sono semplice, dovresti allontanarti il più velocemente possibile > lo rimbecca lei, stizzita dal fatto che non sembri prenderla sul serio < io.. sono questo > le labbra che si tirano in una linea dritta, distaccata, lei sarebbe stata solo quello per lui, non vi era posto per altro. La mano che viene presa tra la sua, ne osserva le movenze arrossendo lievemente < sono sicura che vi sia una bella donna ad attenderti..giusto? > lo punzecchia nel tentativo forse di scoprire se vi sia realmente qualcuno o meno, ma dopotutto cosa potrebbe dirgli a parte "vai e sii felice?" , amala e vivi semplicemente come ti viene ? Nulla. < al matrimonio? > solleva un sopracciglio mentre gira su se stessa, il corpo morbido e suadente che compie quell'atto con eleganza propria < oh si, ho sentito qualcosa > le voci dopotutto girano veloci, soprattutto su un lieto evento che potrebbe sollevare gli umori di tutti < non so se verrò.. > avrebbe dovuto incontrare Yukio? Sarebbe stato un piccolo dramma adesso < vedrò se presentarmi o meno > come se fosse lei la protagonista della festa e non gli sposi eh? < tu andrai? > chiede forse solo per riempire quello spazio, nessuna speranza dovrà esser lasciata crescere in quel senso, e nemmeno donata all'Akimichi stesso. [chakra on]

22:16 Yosai:
 Ti prendi quella voce non appena giunge alle tue orecchie. Quella parola, egoismo, fatichi a connetterla alla storia che ti ha raccontato. Forse perché non te l’ha raccontata davvero. Ma i frammenti che hai ti danno un’immagine diversa di lei. finisci con l’annuire <e se ti senti davvero così spezzata troverai il modo di rimetterti a posto tu stessa, alla fine mi sembra comunque che le tue scelte ti portino alla versione migliore di te che vuoi raggiungere> mormori infine guardandola, socchiudi gli occhi, osservandone i lineamenti e le espressioni. Certo che ti interessa, le successive parole, tuttavia, dipingono un’espressione stupita sul tuo volto. Quindi è vero, si è aperta <e perché non va bene?> le chiedi, piegando di lato la testa, curioso. Non ti sei mai dimostrato suo nemico, anzi. La osservi, percependo quel malessere. Sei stato scomposto, è vero, ma questo sei. Non sarai mai elegante, posato, studiato in ogni tuo movimento. Sarai sempre quello sguaiato, irruento, imprevedibile, ma amerai e odierai in maniera completa, sempre. Come hai sempre fatto. Quel malessere lei te lo esterna anche, quasi spostandosi da te. Come biasimarla, con quel vocione che ti ritrovi. La osservi <cosa c’è?> le chiedi <cosa ti indispone tanto, Sango?> Annuisci alle parole di lei, di nuovo <si, dovrei correre senza guardarmi indietro e dimenticarti il prima possibile> le rispondi, e questa volta non sorridi. Non riesci a reprimere quel senso di profondo malessere che ti sale dallo stomaco <Ma non voglio e non posso farlo> commenti semplicemente osservandola stizzita <io ti ho temuta, ti ho ammirata, ti ho desiderata, sono stato triste per te, contento per te, incazzato con te, e ti ho…> diglielo! Ti muore in bocca. Non vorrebbe mai sentirtelo dire. Sono giorni che cerca di separarsi da te. Non vuole sentirselo dire <cosa dovrei fare per vederti contenta della scelta che hai fatto? Implorarti di non partire? Supplicarmi di non farmi ancora del male? Incazzarmi con te per le scelte che stai facendo?> ti avvicini, stizzito anche tu… con la differenza che la tua faccia stizzita ha troppo di simile con quella adirata <Che persona pensi che sia? Quanto egoista pensi che sia?> la mascella si serra tremando <dovrei allora metterti in guardia sulla persona alla quale hai deciso di donare te stessa? Magari provare invidia? E chi diavolo sarei io per giudicarti?> come fare a farglielo capire? <Non è una cosa che ho voluto, incontrarti ed avvicinarmi a te, ce l’ho tra le mani e non so che farci con questa cosa. ma tu sei sicura della tua scelta e io non posso che sperare che questa cosa ti porti la felicità che meriti. È la mia scelta> e quanta sofferenza ti porta? Forse potrà leggere qualcosa nelle tue iridi che si sono di nuovo riempite d’acqua. Ascolti la sua domanda. Lentamente annuisci <si, c’è, e io sono qui, adesso> non per lei, per te, Sango. Non ci provi nemmeno a spiegarle come ragiona il tuo cuore, inizi ad avere la sensazione che non le importi. Ti limiti ad ascoltare il suo dire sul matrimonio, annuisci assecondandola <Io ci sarò.> confermi. Ne hai troppo bisogno <Se non sei sicura…> ti fermi, mentre la osservi in tutta la tua interezza, prima di tornare a cercare il suo sguardo <me lo concedi un ballo di addio?> qui. Ora. Le lasci la mano ma ti avvicini un poco <magari quando torni sarai il demone spietato che speri di essere, mi avrai completamente dimenticato riempiendo il tuo cuore di odio e mi taglierai la gola solo perché ti ho guardata… mi dispiacerebbe aver perso questa possibilità> commenti. Un minimo di ironia concedetegliela, almeno per mascherare il dolore.

22:33 Sango:
 < forse, forse no, non sarò mai una persona pura Yosai, una persona in grado di amare con tutta se stessa, niente del genere > la freddezza adesso che si dilaga in lei, un gelo che le si spande dentro congelando i suoi organi < non va bene ! Nessuno..NESSUNO DEVE VEDERE O CAPIRE , NESSUNO PUO' AVERE UN POTERE SIMILE SU DI ME > la voce che si altera immediatamente, la rabbia e l'angoscia che si lasciano andare in quel dire..quasi piangerebbe, quasi, ma si limita a stringere i pugni. Non deve avere un ascendente simile < non sono qui per farmi capire, comprendere, nulla di tutto ciò > ecco perchè aveva detto di si ad Akendo, perchè a lui era bastato solo un patto. Non aveva dovuto aprirsi, e quando lo fece l'altro non era stato di certo la persona più consolatoria al mondo, anzi. < esatto, devi dimenticarmi, non guardare indietro > lo ascolta mentre la rabbia monta in lei. < NO > griderebbe adesso spostandosi da lui, allontanandosi per metri mentre il corpo che viene scosso dal chakra e dalla forza cammina avanti e indietro fissandolo con astio < TU DEVI VEDERE CHI SONO ANCORA , DEVI CAPIRE CHE NON SONO NESSUNO DI BUONO > non lo è. Per quello che ha fatto, per quello che farà , non può ritenersi tale. < ho tradito amici, mentori, chiunque sia vicino a me Yosai > l'ennesimo ammonimento il suo, avrebbe tradito anche lui se solo se ne fosse presentata l'occasione < e tutto per un fine più grande. Per il bene superiore > le iridi che scintillano di nuova ritrovata fiamma < la persona a cui mi sono donata sa benissimo chi io sia. Cosa desidero fare , cosa sto facendo ogni giorno e ogni minuto in cui i miei passi calcano questa inutile terra > la rabbia che lentamente si trasforma in freddezza < non sono io > il corpo che si ferma, dritto davanti a lui,non è lei, su questo ne è certa < e non per spezzarti il cuore o qualche cazzata simile, ma in questo mondo i sentimenti hanno vita breve. Vendi la tua anima ad un demonio e diverrai tu stesso come lui > una frase criptica forse, ma che rivela in fondo la verità. Lei si sarebbe trasformata lentamente nel mostro che il riduko sembra essere, nonostante ella che lo sta conoscendo avrebbe potuto dire tutto tranne che quello. < io sono già il demone spietato , non mi vedi? Il mio cuore è colmo di odio e di rabbia, di dolore, tutto questo fa parte di me > il sorriso che si trasforma sul viso, inquietante a tratti, malato forse < e voglio sapere l'ultima cosa per mettere una pietra sopra su di noi > un macigno probabilmente e non basterebbe nemmeno quello < sei contento per me, incazzato con me..e mi hai? Voglio sapere l'ultima parte così da poter accettare ed andare avanti..> ma se così non fosse non le tocca altro che voltarsi. Mostrargli la schiena, riprendere solo il mantello e lasciarlo scivolare su di lei, le nuvole che riprendono vita < una nuova alba sorgerà e io sarò colei che la porterà in alto ancora di più > ..< addio Yosai, e quando ci rincontreremo, non ci sarà più nulla tra di noi > un ultimo sussurro senza nemmeno guardarlo, il cuore come se le si fosse trasformato in pietra granitica, dura e fredda. Da li andrebbe via nella notte, con o senza il suo dire. [end]

23:18 Yosai:
 Eccola li, si rivela di nuovo, come è stato nemmeno un giorno prima al Ponte. D’improvviso la freddezza e la rabbia. Avresti dovuto immaginartelo. Non poteva esserci spazio per il buonumore o per una qualsiasi emozione positiva per te. Avresti dovuto saperlo. Avresti dovuto immaginarlo che non c’è felicità ad attenderti. E così ti prendi le sue parole. Ti rendi conto che non servono risposte, lei te le chiede, ma non le servono. Niente di quello che potresti dire cambierebbe una virgola ciò che sta per succedere. Si arrabbierà con te qualsiasi cosa tu possa dire, ti considererà un nemico, una persona dimenticabile, da dimenticare, a prescindere da quanto tu possa cercare di farle capire che sei dalla sua parte. Non ti vuole, con lei o contro di lei, non ti vuole in nessun modo. Ti impone di dimenticarla, ti limiti a stendere le labbra in un sorriso affilato e abbassi lo sguardo, tornando a farti proteggere dall’oscurità. Non lo sa che sono intimidazioni inutili. Che probabilmente sei più cosciente di lei di quanto dovresti temerla, ma che non è con la coscienza e la razionalità che puoi controllare ciò che senti. Non potresti far nulla per convincerla, e lei non ha i mezzi per farti capire quanto sbagliato è ciò che provi. Nessuno ce l’ha. Perché nessuno può comandarti. Nemmeno tu stesso. Probabilmente è comprensibile pensare che tu ci goda a star lì a farti prendere a schiaffi sentimentali. Torni la montagna che sei nato per essere. Ferma e inerme. Impossibilitato a dir qualcosa, sopporti quel vento gelido che ti viene spinto a dosso. Schiudi le labbra, facendo per rispondere a quell’ultima domanda che ti vien fatta, ma poco dopo le richiudi. Non risponderai ad una donna che ha già deciso. Perché mai dovresti? A che servirebbe? La ascolti manifestare ancora una volta la sua volontà, i suoi obbiettivi, e poi darti il suo addio. Annuisci. Un gesto lento che lei non può notare. Una lacrima che nessuno vede. Fosse così facile, bastasse solo la volontà della rossa a tranciare tutto, tu saresti la persona più felice del mondo. E invece ti tocca soffrire. Come sempre. Hai bisogno di una sbronza.[End]

Giocata cominciata la sera prima del matrimonio. Sango e Yosai si incontrano e hanno modo di darsi - di nuovo - un ultimo Addio prima dell'inizio del viaggio di lei in cerca delle tigri.

Un grazie alla player per aver saputo tornare nel mood dopo il freeze e per i feels, sempre graditi <3