Kaiseki (懐石)
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Giocata di Corporazione
Giocata del 22/04/2020 dalle 18:08 alle 21:45 nella chat "Isola Nera"
Dalla tragica notte in cui Nemurimasen ha iniziato a ridere a bassa voce, tutto è già cambiato. Il lago Nero, da sempre avvolto nella sua tetra aria funebre, è stato abbandonato e immediatamente il nuovo corpo s'è mosso laddove aveva programmato di annunciare la propria rinascita. Lo stesso luogo nel quale è stato testimone dell'abbandono di Katsumi alla vita, lo stesso luogo cui aria è tanto densa e pesante dal farlo sentire quasi nuovamente in una prigione. Eppure, è tutto così diverso, è tutto così..leggero. Il chakra è attivo, purtroppo meno denso che mai in quel sistema circolatorio rinnovato, ma non c'è alcun filo d'energia che si collega al solco centrale del cervello. Non c'è alcun gene Goryo che spinge la sua fuoriuscita e vigila la sua libertà. Non c'è alcuno sharingan a costringerlo ad indossare alcuno stupido paio di occhiali. Non c'è nessuna sfumatura rossa sulle mani che lo costringe a guardarsi con disgusto davanti ad uno specchio. Non c'è niente se non quella perfetta e candida pelle fresca della giovinezza che s'è garantito. La pioggia cade incessantemente e con veemenza, rendendo ancora più spiacevole quell'Isola nera, ed intanto lo scuro fumo derivante dalle attività vulcaniche si propaga ovunque, dando un'aria che tanto ricorda una potenziale distopia del villaggio della Nebbia. Un ottimo luogo in cui annunciarsi, un luogo carico della disperazione provata un tempo da Katsumi, carico di ogni debolezza e sentimento di resa. E sì trova lì, su uno dei punti più alti dell'isola, probabilmente verso la sommità di uno degli antichi crateri diventato inattivo, ospitante ora folta e ostile vegetazione. Posa in piedi, in uno stato di completa inquietudine, con lo sguardo chino su ciò che si trova più in basso. La mano destra è appena alzata e piegata, impugnando il manico di un ombrello di carta rossa poggiato sull'omonima spalla. La pioggia riesce comunque, grazie al gran vento presente, a raggiungere il vestiario e di tanto in tanto il viso. Ma il più vien deviato via. Il busto è ben coperto da uno yukata nero perfetto per la sua taglia, che s'apre lungo petto e stomaco per rivelare una sottoveste bianca che copre completamente il corpo. All'altezza della vita è presente un largo pantalone grigiastro, dentro cui è incastrato lo Yukata, entrambi legati e tenuti fermi da una fascia simili cintura. E' favorito dalle naturali ombre gettate sull'isola, dalla naturale assenza di buona luce dovuta ai fumi neri. Tutto, sotto di lui, è buio. "Porterò alla bellezza anche te. Ora..Lasciami solo." mellifluo nella voce e nei movimenti, alza la mano sinistra e sfiora con i polpastrelli di indice e medio la parte inferiore del mento di una seconda figura presente, completamente identica a lui in estetica ma dallo sguardo ben meno cupo; quest'ultima, si allontanerà entro un chilometro di distanza, impossibilitata e rifiutare. Gli occhi dell'insonne sono profondi, scrutano tutto ma non restituiscono la luce data, creando una profondità in quelle sottili pozze che tanto ricorda le profondità del lago nero. Le labbra son incurvate in un sorriso che ha sempre caratterizzato l'Insonne, ma adesso..più largo, più libero. E' come se un taijutser facesse cadere 80kg di pesi attaccati al corpo e finalmente potesse muoversi senza costrizioni. E tanto era abituato alla prigionia che adesso non può smettere di apprezzare ogni cosa. Soffermarsi sui dettagli più stupidi e rimanere ammaliato dalla vita che l'altra parte di sè ha rifiutato fino all'ultimo momento. "..ahah.." una piccola risata scappa dalle labbra e subito la mano libera si porta davanti alle labbra, arrestandosi sul nascere. "Che brutte abitudini.." Scuote appena il capo, rimproverandosi da solo di un sentimento fanciullesco...il quale adesso, più che mai, appare coerente alle sue forme. Arriverà. La sta aspettando dopotutto. Ha deciso di rivelarle persino questo intimo segreto. { chakra on } Poteva prendere un’imbarcazione, poteva chiedere di venir portata fin lì e INVECE figurarsi. Eccola quindi che con una patina di chakra attentamente concentrata sotto le suole delle sue scarpe lei cammina sull’acqua del mare in piena tempesta, o meglio corre non cammina, ponendo tutta la sua attenzione a non fare mai passi falsi a non perdersi in quella tempesta e soprattutto a non scivolare e finire per farsi una nuotata non prevista in quelle acque. Insomma, avrebbe potuto comportarsi come una persona comune ma la nuova sé stessa vuole mostrare al mondo ciò di cui è capace ed è stufa di trattenersi. Dovrebbe comunque essere giunta in prossimità della spiaggia quindi è pronta a poggiare i piedi sulla terra ferma. Copre gli ultimi metri coperta solo da un mantello con cappuccio completamente nero, che avrebbe dovuto evitare di bagnarsi ma che comunque non ha adempiuto completamente al suo compito. I fulmini cadono da quel cielo, andando a coprire alberi e punti indefiniti eppure illuminano il luogo a giorno, a tratti la rendono visibile mentre si muove veloce, sempre in un punto differente di quel tratto, il busto è piegato in avanti quel tanto che le basta per renderle più abile la corsa, il vento fortunatamente non le è contro anzi la sospinge con prepotenza donandole più velocità e lasciando che quel mantello si ingrossi nello spazio tra le sue braccia, il cappuccio viene retto sulla testa proprio da quel vento infuriato che la sta sospingendo a gran velocità verso colui che ama. Ai piedi dei nuovi calzari in gomma nera, stivali che giungono fin sotto alle ginocchia, intrecciati risalgono il polpaccio candido e in tensione, non c’è traccia di tacchi comunque, non li ritiene così utili. La gonna che indossa svolazza per via dei suoi movimenti e degli agenti atmosferici, denudando quasi completamente le cosce in quell’isteria che è padrona dell’abito, non che normalmente potrebbe comunque coprirla bene giacché è stata ricavata da due pezzi di tessuto lungo, ritagliati a campana in modo da coprirle il corpo solo fintanto che è ferma, infatti le due stoffe non sono utile bensì tenute in vita da un obi legato stretto, ai lati quindi è tutto tranquillamente visibile, il pallore della sua pelle si contrappone alla notte che la circonda e di cui è rivestita, il volto è lievemente orientato verso il mare a controllare dove sta correndo e dove poggia i piedi motivo per il quale gli occhi sono coperti dalla frangetta liscia e nera che getta ulteriore ombra su quei lineamenti duri e di porcellana. La spiaggia c’è quasi ed eccola quindi rallentare proporzionalmente alla distanza mancante la velocità, fino a giungere agli ultimi passi sulla terra ferma che vengono portati con assoluta calma e tranquillità per riprendere fiato, il busto in questo frangete si rialza così da farle assumere una posizione completamente eretta, il vento ancora le gonfia il mantello ed i capelli sfuggono dal cappuccio, volando accanto al suo viso e anche sopra, lunghi ciuffi lisci, gli occhi si mostrano solo a tratti, grandi uno azzurro e gelido l’altro rosso e caldo come l’inferno, una maschera di freddezza quella sul suo volto mentre finalmente riusciamo a scorgere gli abiti sul suo busto, sarebbe meglio parlare solo di petto dato che è una specie di corsetto in cuoio nero quello che si è messo, le copre e le protegge giusto il seno, una scollatura a cuore senza spalline e ventre completamente visibile, mezza nuda come sempre sì ma non più conciata come una bambina, in lei quella voglia di imporsi l’ha portata a volersi anche mostrare come una donna, non può nemmeno immaginare come sarà cambiato Nemurimasen ma lei non è stata certo ferma, con la morte di Katsumi e con le ultime parole nella loro tenda ha deciso di liberarsi dalle sue stesse catene, da quelle manette che persino l’amore per lui le aveva imposto, non potrà mai separarsi da lui ed è questo il peso che serba nel cuore, in lei la speranza che lui voglia seguirla, la speranza di poter realizzare quella rinascita INSIEME, la speranza di poter sconvolgere il mondo al suo fianco perché è consapevole che molto difficilmente sarà in grado di opporsi a lui, non ne è mai stata davvero in grado. Potrà distruggere Yukio, Sosachi, il clan e persino Mekura ma MAI e poi mai potrà distruggere Katsumi, anzi no Nemurimasen perché l’altra parte che amava di lui l’ha abbandonata, per sempre ed è stato per questo motivo che ha scelto il forte, colui che è rimasto e che rimarrà per sempre, almeno questo è ciò di cui si illude sin dal profondo del suo cuore. Continua a procedere ora, con grandi falcate, verso il punto più alto del luogo, non le dovrebbe mancare molto vista la sua velocitò, dovrebbe arrivare dalle spalle di quel bambino che non riconosce, forse perché nemmeno sta guardando lì, se lo aspetta più o meno simile a prima, per questo ora che avanza non fa caso a quella figura ancora lontana ma alla quale lei dovrebbe palesarsi in tutto quel suo estetico cambiamento, ora è davvero vestita come l’età che ha, tutto il lei comunica una nuova e ritrovata coscienza di sé stessa I percorsi presenti sono antichi, rovinati e distrutti dall'attività di fauna e crateri locali dell'isola. Tutto, di questo luogo, ispira Morte. Il tratto per raggiungere la posizione di Nemurimasen è un piccolo ponte costruito per non doversi destreggiare nella folte vegetazione e negli spigoli rocciosi, sostenuta da dei puntelli infissi nello scoglio, attorniato da più asticelle trasversali quasi completamente a pezzi. Ad ogni tempesta che passa quel ponte diventa sempre più fragile e rovinato di quanto già non sia. Superato il percorso artificiale, si raggiunge il grosso spiazzo di roccia vulcanica che si trova sopraelevato rispetto al livello dell'acqua e a gran parte degli elementi dell'Isola. La coltre nera è ancora troppo in alto per esserne coinvolti, ma contemporaneamente è terribilmente vicina, non è certamente un luogo in cui ci si potrebbe stabilire per vivere. La pioggia si accumula per diversi millimetri in quella zona spianata, avvolgendo una frazione dei sandali in legno da lui indossati. Non una delle scelte più comode per il luogo, ma grazie al chakra neanche un gran problema. Il mento, di scatto, si alza, avvertendo la presenza di qualcuno nelle immediate vicinanze. Non si muove ancora, non si volta verso le proprie spalle, da cui potrebbe molto in fretta riconoscere la sagoma - nonostante le novità estetiche - di Kimi. Alza invece il mento, allargando le narici e inspirando appena. Percepisce flebilmente la salsedine oppressa dal sapore dei fumi trasportati dalla pioggia che cade. Ed un lampo distante si coordina con il proprio voltarsi, col rivelare il proprio volto alla Doku qualora lei stia in guardia verso quello che apparirebbe a primo acchito uno semplice sconosciuto. E' ben notabile, attaccato alla guancia destra, quello che appare come un fuuda quadrato nero, su cui è tinto di rosso un kanji riportante il significato di 'fiore rosso', più nello specifico un richiamo al famoso giglio, il simbolo del trapasso e della morte. Le palpebre son sempre abbassate tanto dal creare un arco attorno all'occhio, affilandone lo sguardo e facendolo parer carico di malizia ed idee scure. Certamente..Per qualcuno sembrerà semplicemente un giovane ragazzo pronto a fare un dispetto. Ma tanta è la negatività che lo circonda, e tanto è strano il luogo, che pare ovvio identificarlo come qualcuno di particolare. Vedendola, gli occhi si soffermano per metterne a fuoco il vestiario e per un momento rimane in silenzio. Ma alla fine, abbassando per un istante l'ombrello, alza al cielo il braccio libero e lo agita destra verso sinistra, piegando e schiudendo le dita come se la stesse salutando vigorosamente. Ed immediatamente muoverebbe qualche passo, appena un paio di metri, per andarle incontro, facendole capire che sì..sta parlando con lei e vuole la sua attenzione. Lo spirito a lui legato si sarà ormai allontanato abbastanza dal lasciare che questa interazione rimanga una questione privata tra loro. "Oooohy!" Smette di agitare la mano, facendola scendere all'altezza delle labbra e coprendole a conchetta, come se volesse concentrare il suono in maniera tale che anche in mezzo a quella tempesta suoni ovvio e ben udibile il suo richiamo. Ed il suo mondo interiore non si muove neanche un po', ormai. Sarà perché finalmente tutto coincide, perché i pezzi son allineati come dovevano sempre essere. Quel moto di vita distinto è la dimostrazione dello stato reale di una felicità superiore che pervade il suo animo. Lui, completamente e perfettamente cosciente di essere riuscito, carnefice inconsapevole e carezzevole di ogni cosa. E lei, la costante. E' difficile descrivere il cambiamento dei sentimenti, l'evoluzione di ogni cosa..Eppure è certo il desiderio chimerico di farle sapere. Di tenerla lì, come testimone, osservandone intanto la ricomposizione in attesa che torni a rompersi. L'ombrello, infine, viene risollevato, attendendo. {chakra on} {percezione della presenza} Tempesta e pioggia che illuminano a tratti il suo cammino, decisa sicura ma comunque attenta, quella patina sempre attorno ai piedi per evitare che cada, si scioglie solo nel momento in cui sta attraversando il ponte, una vocina raggiunge le sue orecchie, sa chi la sta chiamando, un incontro casuale in quel luogo e in quel momento sarebbe troppo assurdo quindi viene escluso a priori. Lo sguardo si abbassa quel tanto che le serve per poter mettere a fuoco la figura di quel…bambino. Si blocca all’improvviso, ne osserva il corpo e il cuore sembra andare in mille pezzi, un fantasma del passato torna prepotente a tormentarla, gli occhi si velano, deve sbattere le palpebre più volte, le labbra si scostano appena, non riesce ad affrontare la realtà dei fatti, scappa in un antro della sua mente, fugge da tutto quello che sta vedendo, non può e non vuole. Attimi di pura e semplice immobilità, ha persino smesso di respirare lei mentre gli occhi si sbarrano, Yume. Quel bambino potrebbe avere l’età di sua figlia, perché. Non c’è altro che rimbombi nella sua mente se non quel nome, quel trauma che mai saprà superare davvero, Yume. Un nome che sbatte da una parte all’altra, soffre immensamente nel vederlo così, tutto avrebbe potuto accettare ma quello, no quello non sa se sarà in grado di tollerarlo, di sopportarlo e di convincerci non solo per il distacco fisico che sicuramente giungerà ma anche per ciò che rappresenta ai suoi occhi quel corpo. Ma c’è qualcosa di più grande che si è risvegliato nel suo cuore, qualcosa che l’ha portata ad allontanarsi da tutti e dire addio ad alcune persone, quella stessa cosa è ciò che la sorregge ora, che la riscuote da quel torpore. Apre le labbra effettuando un profondo respiro, i polmoni bruciano per l’assenza di aria che lo shock le aveva indotto. Il chakra va a spostarsi adesso a fluire verso il solco centrale, proprio come quei fulmini che si scaricano a terra la sua mente viene colpita e pervasa dal chakra, in lei la trasformazione ha quindi inizio. I capelli si schiariscono andando ad assumere una tonalità di azzurro così vicina al bianco da poter quasi apparire come un pallido lilla, un colore estremamente chiaro ed indefinito va a dipingere i contorni di quel volto in cui l’occhio sinistra muta, la sclera va a colorarsi completamente di nero, così come nere diventano le labbra, bruciate. Volendo proseguire con lo sguardo riappaiono le cicatrici, tra le sue clavicole la bruciatura autoinflitta a forma di testa di lupo, esattamente lì dove dovrebbe cadere il ciondolo, scendendo ancora verso il seno, in concomitanza del cuore appare una scarnificazione dai tratti rovinati, imprecisa un semplice “K-21” a voler rappresentare tutto ciò cha per lui ha attraversato negli anni, le braccia e le gambe sono attraversate da molti segni di un bianco più chiaro, ferite subite ed autoinflitte. Mentre la trasformazione avviene lei riprende a camminare in sua direzione, come un fantasma. La cicatrice più inquietante però probabilmente è quella che le attraversa il ventre, al centro parte da sotto lo sterno e prosegue persino sotto alla gonna, le divide il corpo a metà, un taglio non chirurgico ma sporco e completamente rosso, lì dove un tempo si trovava l’utero, lì dove nutriva e cresceva la loro bambina. Con questo aspetto gli si avvicina, lui ha deciso di farle del male, forse nemmeno rendendosene conto ma è giusto mostrarlo, fargli tornare alla memoria ciò che lei ha passato, l’inferno che ha attraversato <non avermi ucciso ti porta ad odiarmi così tanto da volermi ferire?> domanda fredda in sua direzione, se si trattasse di un semplice bambino ora scapperebbe e lei potrebbe tirare un sospiro di sollievo, ma non crede alle coincidenze <quel corpo> parla lenta mentre ancora avanza così da voler ridurre completamente le distanze <ha l’età che potrebbe avere Yume oggi> replica solo osservandolo, analizzandolo <perchè farmi questo?> il punto è semplicemente quello, pone il quesito quasi con calma, con una freddezza distaccata, con un dolore talmente profondo e potente da farle annullare qualsiasi altro sentimento, da renderle incapace persino godere di quel ritorno, così forte da farle dimenticare quasi tutto tranne l’unica promessa fatta a sé stessa: non avere più catene Subito, fissa lo sguardo su ciò che circonda la figura altrui, ancora prima di quella metamorfosi inaspettata. Coglie ogni particolarità di quello spettacolo, di lampi e pioggia, del mare mosso che par diventare nero come la pece sotto il riflesso della coltre nera. Il viso permane mitigato da un sorriso, come se non potesse esistere alcun avvenimento, straordinario o ordinario, che possieda il potere e la capacità di interrompere anche solo per un attimo la terribile confidenza che potrebbe esser propria soltanto di uno stupido o di un Kami. Poco più grosso di un pugno, da cui sporge il corto naso poco aguzzo. Son gli occhi, a catturare. Di quel giallo che tanto caratteristicamente si può associare al clan Yakushi, quel colore dorato che ricorda una serpe, ma questo..alla luce del sole. Sotto le ombre, le sfumature si fanno strane e possono confondere. Osservandola, china il capo su un lato, domandandosi per la prima volta tra sè e sè quanti anni siano passati. Osserva la scena e la paragona a grandi opere degli artisti passati e presenti, la paragona a qualsiasi elemento d'arte, cercando di trovarci una correlazione. Cercando d'elevare nella propria mente la potenza di quel momento. Ma quella forma, il contrapporsi dei colori, dell'ordine, la fuoriuscita della coscienza profonda di Kimi come meccanismo di difesa di colei che sta avanti. Una comunione sublima, per certi versi persino una collaborazione muta tra il lato goryo e il lato umano. Osserva quel momento facendo ruotare con piccole spinte delle dita l'ombrello, alzando contemporaneamente il mento per incrociare al meglio il loro sguardo che si passa poco più poco meno venti centimetri. Una reazione che non si aspettava, ma che accoglie rivolgendo per bene l'intero corpo verso di lei. Il largo sorriso in viso si restringe appena, ascoltando quelle parole. Le onde brillano e spumano nella distanza, ben visibili dall'alto della piattaforma in cui si trovano entrambi. La pietra ai loro piedi, esposta per anni ed anni a pioggia, sole, vento e lava, si snuda in ogni sua apparenza rivelandosi sfaldata, consumata ed a tratti lucida e candida come un pezzo di marmo, riempendo quel luogo di riflessi particolari ed unici, di impronte distinte. "Eh?" Batte le ciglia più volte lasciando le labbra schiuse, dopo aver sentito ogni sillaba del periodo da lei pronunciato. E per un momento abbassa il mento, poggiandoci sotto le nocche della mano libera e usandole per far riposare il capo. Riflette. "Ancora ti attacchi al passato? Non mi interessa ucciderti da.." sposta la mano e rialza il capo, ponendosi davanti il palmo e alzando una dopo l'altra le dita, contando e finendo per scuotere il capo. "..Tanti anni. E neanche ti odio. Perché dovrei odiarti ancora?" Alza il piede sinistro e lo sbatte appena sulla roccia, producendo all'impatto il piacevole suono del legno che batte su qualcosa. "Ammetto però che mi infastidisce una cosa." Si volta, muovendo un paio di passi in direzione opposta a Kimi e invitandola con un che di implicito ad avvinarsi anch'essa, in maniera tale da avere una visione più totale e assoluta sul panorama dell'Isola Nera e del mare che circonda l'arcipelago del paese dell'Acqua. Sospira. " Hai fatto una scelta, no? E non sei forse un'amante del dolore? O forse apprezzi solo il dolore fisico?" Scuote la testa, agitandosi una mano in viso e offrendole il proprio profilo, mentre lo sguardo s'alterna saltuariamente tra lei e lo scenario di fronte a loro. I fulmini cadono occasionalmente, dando un senso di potenza unico a quel momento, un senso di trionfo. E perché non trionfare, allora? Ecco cosa chiede in silenzio, con quell'ultimo sguardo. E si carica di un'ira rassegnata e priva di reali evidenze nel suo corpo. E' implacabile, in quel suo comportamento. E c'è un motivo preciso. "Siamo arrivati così lontani e la prima cosa che fai vedendomi è far uscire la tua coscienza da avvocato per difendere un ricordo?" Scuote ancora la testa, mettendo in viso uno sguardo appena rattristito e tornando immediatamente a immergersi nella grandiosità che in questo momento dovrebbe avvolgerli come una forza eterea e superiore. superiore come loro, dopo essersi arti da fango e sangue. Alza il mento al cielo e chiude gli occhi, assaporando il vento che sposta e scombina l'elegante capigliatura corvina. E rimane lì, in quella sua posizione di preghiera. "E' finita. Non ho più intenzione di guardare indietro. Se vuoi affiancarmi, usa i tuoi ricordi ed il tuo dolore come il fertilizzante che è...E fiorisci. O fai finta di farlo e continua a cadere. Odio questa tua forma." Caratterizzata da ricordi e incisioni, da sentimenti passati che sbocciano nel presente. Va contro tutto ciò che ha fatto per elevarsi. "Hai in mano il futuro delle terre ninja. Cos'altro c'è?" Chiede, aprendo lentamente gli occhi, finalmente, e mantenendoli impuntati sul cielo. {chakra on} Segue i suoi movimenti, lasciando che il suo corpo si mostri per ciò che è la sua anima, quella la forma più simile a ciò che è davvero, un fantasma assetato di sofferenza e distruzione. Lo osserva e si avvicina, sposta lo sguardo mentre ne ascolta le parole, ciò che voleva era una spiegazione, capire il perché di quella decisione, essere sicura di non doversi guardare le spalle da chi più ama, pian piano riflette <preferisco sicuramente quella altrui> replica a quella prima insinuazione, ama la sofferenza fisica certo ma se si parla di quella emotiva allora è meglio direzionarla altrove <ma accetto la mia come pagamento> la predestinazione, il dover scontare i privilegi della morte tramite la sua stessa esistenza, questa l’idea che l’ha sempre accompagnata e che per quanto mutata continua a stare con lei <questa forma è ciò che sono, la sua semplice visione è abbastanza forte da intimorire, quando ferirà sapranno e potranno comprendere, non sono interessata a disfarmi del passato> si spiega, puntualizzando quel modo di vedere la vita che li distanzia più degli anni trascorsi ai capi opposti di quel mondo. Flette appena il busto in avanti e piega le ginocchia così da abbassarsi al suo livello, i capelli le scivolano in avanti andando ad abbracciarla mentre lo sguardo sta sull’orizzonte <sono felice che tu sia tornato ma devi darmi tempo di abituarmi a questa tua forma> ammette semplicemente <Yume e ciò che rappresentava è ciò che mi spinge a distruggere, lei è sempre stata la mia motivazione e non puoi chiedermi di lasciarla andare> tra le altre ovviamente, ma dentro di lei una parte non può credere che se avesse preso in mano il destino anni fa non si sarebbe mai arrivati fino a questo punto <ora tocca a te scegliere> si ferma, esita e voltando il collo verso destra andrebbe ad osservarlo, quasi chiedendo come deve chiamarlo ora, interrogativa ma nuovamente con attenzione, cerca di memorizzarne la forma, cerca di trovare qualcosa da detestare, qualcosa che le permetta di andarsene da lì, fuggire, colpirlo o odiarlo in modo da liberarsi anche dalle sue ultime catene eppure non sembra che quella bizzarre scelta possa bastare, non sembra che il dolore che la sta anestetizzando ora sia una buona motivazione per disfarsi di lui, non è semplicemente in grado di andarsene, di lasciarlo soprattutto ora, soprattutto adesso che ha lasciato tutto il resto <saremo io e te alla conquista del mondo o ti opporrai?> una domanda che viene posta seriamente, con un tono decisamente grave mentre però lo sguardo si riporta sull’orizzonte oscuro come se non stesse decidendo per la sua stessa vita, perché non importa quanto si sia dichiarata pronta ad ammazzarlo ma ora, proprio a causa della sua età apparente e dei sentimenti che prova per lui è conscia che non saprebbe attaccarlo, non può colpire l’idea della figlia che ha in lei e al contempo l’unico vero amore della sua vita. Non importa nemmeno come cambieranno le cose da ora, sotto quel mucchio di ferite e cicatrici c’è solo un piccolo granello di cuore, l’ultimo pezzo rimasto ed esso batte interamente per l’anima in quel bambino sa che non smetterà mai d’essere così anche se per forza di cose dovrò trovare un modo per adattarsi, per l’ennesima volta dovrà cambiare qualcosa per farsi andare bene il futuro che le si prospetta, vivere senza catene se non quella più forte, quella che ha al collo ma verso cui si lancia continuamente, conscia di quanto rischioso sia, come un coniglio che, innamorato del lupo, decide di gettarsi tra le sue fauci per di poterlo sentire dentro la sua stessa pelle, al tempo stesso lei si piega al volere di Namurimasen disposta a tutto pur di sentirsi parte di lui Il mondo ninja sembra essersi abituato alle sue visite, e si sente come se ormai si stesse chinando per salutarlo rispettosamente. Assapora quel luogo, diventato uno dei favoriti per sognare e meditare. Ed ancora, con sguardo colmo di mistero, guarda all'orizzonte, ambizioso. Ascoltando il rumore delle acque e fissando la cima più alta dell'isola, evoca i ricordi della sera precedente, rivive la sua nuova vita che già sembra esser durata un'eternità. Libero e senza confini, qualcosa che gli sembra straordinariamente bello. E la sua infinità vuole essere offerta a tutti, si sente generoso come il più povero dei monaci Buddhisti e più virtuoso del più ricco dei Nobili. Il suo potere è quello di un jonin, uno qualsiasi, ed è innegabile che questo corpo soffra di potere sommariamente inferiore a quello di Katsumi, ma gli garantisce un elemento fondamentale: la certezza. La certezza di essere soltanto lui, senza più nient'altro. "A me sembra che tu abbia esitato poco a disfarti del passato. Ma fai quel che vuoi, lo rispetto. " Puntiglioso a tratti ed irritante, ma riappacificato con l'idea che è libero di essere sè stesso senza alcun rischio. Ora giunto sul culmine della collina; e da quel bagliore va sorgendo il cielo notturno che incupisce ancor di più l'azzurro debolmente presente, dando al mare l'illusione di un enorme fosso che scende dritto al centro della Terra. Un abisso profondo ed incolmabile. "Rispetto te." Sottolinea dopo, spostando l'ombrello nella gemella, allungando e allargando il braccio che fin'ora l'ha tenuto come a stiracchiarlo. I suoi gesti son ben più vivi di quanto lo erano nel corpo di Katsumi, forse perché si sente libero di poterli esprimere, forse perché era troppo inquieto prima per poterlo fare. "E per questo confido nella tua massima cura e impegno nel lasciare storie e sguardi passati a chi nel passato è disposto a vivere." Lui, ha raggiunto un accordo finale con sè stesso. Non è costretto da nessuna grande volontà o ideale, non ha nessuna catena a bloccarlo ma soltanto una serie di fili rossi come sangue che si collegano a partire dal suo mignolo destro verso quello di altri shinobi. Fili importanti, ma che in qualsiasi momento è disposto a spezzare in nome del Sogno. Quando gli vien posta davanti una scelta, rivolge gli occhi alla Doku e alza il mento, sibilando in risposta alla sua implicita richiesta. "Hanae, è il nome del corpo. La madre e il padre gli vogliono tanto bene, ti immagini?" Da che ha preparato ogni cosa, da quell'accordo con Yukio durante il quale gli è stato venduto un occhio dell'ex capoclan.. Ha iniziato a tessere una ragnatela attorno al ragazzo a cui ha preso il corpo. Tutto di lui, è conosciuto. E divorandone l'anima la notte stessa al lago nero ha acquisito ogni ricordo necessasrio ad emulare al meglio quella personalità. E' un gioco divertente, che porterà avanti fintanto che la cosa lo stimolerà un poco. La domanda giunge e le sopracciglia s'alzano assieme. Un lampo; l'ennesimo oggi, ma il più importante e magnifico di tutti. "Conquistare?" Lo sguardo si riempe d'intenzione e si fa sottile. Il passo si fa svelto per portarsi nello spazio d'ingaggio della Doku. Il mento si alza e cerca gli occhi da vicino, osservando quanto effettivamente questi abbiano da raccontargli. "E Yukio? Kusa? Tutto ciò che ha costruito con l'alleanza. Il Suono, La Foglia, l'Erba, la Pioggia, la Nebbia; Volevi dire distruggere, non conquistare, no? Ma perché, mi chiedo.." abbassa gli occhi e pensa, realmente assorto nel tentativo d'immaginare cosa abbia spinto la Doku a fare una proposta tanto estrema, così all'improvviso. La semplice sparizione di Katsumi? Non può essere. L'avrebbe già accennato alla tenda. La mano libera si alza e l'indice viene morso dolcemente più e più volte all'altezza della prima falange. Contemporaneamente, vorrebbe muovere qualche passo per girarle attorno, osservandone l'oufit. "Stai bene, comunque. Volevo darti una cosa, decidi tu che farne poi." Allunga un sigillo da una delle larghe maniche dello yukata, immettendo all'interno una quantità minima d'essenza tale dal rilasciare un'urna di bronzo, anonima di per sè. "Non mi offendo se la butti, anzi." Tiene la mano tesa, attendendo che eventualmente venga presa, lanciata via, rifiutata.. o chi che sia. { chakra on } { fuuda}
Giocata del 24/04/2020 dalle 18:47 alle 18:48 nella chat "Isola Nera"
Il discorso prosegue accanto a quel corpo, non riesce ancora a farsene una ragione, continua a guardarlo a tratti come se non potesse farne a meno e al contempo non volesse farsi del male. Coperta ancora dal mantello solo dettagli di quei capelli chiari si mostrano mentre cammina con lui verso l’orizzonte, le manca già dannatamente quel corpo ma non può comprendere ne giudicare eppure non riesce a non sentirsi profondamente legata <forse hai ragione> concede lei, ci sono tante cose che persino a sé stessa sono poco chiare, non ha un modo di agire univoco, mai l’ha avuto e forse mai lo avrà, basta vedere cosa è disposta ad accettare per colui con cui ora passeggia, nessun altro al mondo avrebbe mai potuto fare tutto ciò che ha fatto lui, nessuno avrebbe mai potuto pensare di toccarla, baciarlo o ancora dirle in faccia che voleva ucciderla, da nessuno si sarebbe fatta curare <Hanae, immagino di doverti chiamare così in pubblico> cerca di memorizzarlo, il resto del corpo è come morto, avanza sì ma quasi trascina le braccia è già abbastanza lasciare da parte il pensiero della figlia, non avrebbe la forza di controllare anche altre parti del corpo<non permetterò a nessuno di fermare ciò che sono, nemmeno Yukio, nemmeno Kusa e nemmeno all’Alleanza> puntualizza replica quelle parole, si stanno avvicinando al punto più alto dell’isola, si sta portando in sua prossimità quando quell’urna si palese. Un solo istante in cui rielabora tutto, come aprendo gli occhi e il cuore ad altre parole. Sospira appena al pensiero di come le cose siano cambiate in questi anni <Nemurimasen> ferma il suo passo, interrompe perfino il suo discorso. Si arresta e raddrizza la schiena fissandolo ora intensamente, gli occhi appaiono decisamente umidi, è ancora sconvolta per la verità che le si è rivelata, è ancora decisa verso la strada intrapresa da qualche giorno eppure c’è qualcosa che la sta facendo quasi soffocare <io sono dalla tua parte sempre, lo sono sempre stata e non hai da dubitare in merito> ammette lei per poi prendere un profondo respiro, si è resa conto da sola che per quanto stia solo sperando di averlo al suo fianco continuare ad essere trattata come inferiore a lui quasi, come una pedina non farebbe che farla allontanare <ma tu sei con me?> domanda quindi <io sono il passato da gettarsi alle spalle o il tuo futuro?> non può fare a meno di chiederselo giunta a questo punto, è inutile evitare di toccare il discorso per la pausa, sì paura, chele fa, inutile girarci intorno solo perché hanno grandi piani, prima di tutto sono loro due come in origine, sono loro due contro tutto o lei non è che una parte di un piano? Impossibile non chiederselo, non per mancanza di fiducia, sarebbe in grado di andare in confronto alla morte se fosse lui a chiederglielo, affronterebbe chiunque e crederebbe persino che il cielo di notte è giallo ma ormai è chiaro come tutto cambi è chiaro come loro siano sempre più a rischio, sono sopravvissuti a tutto e a tutti, hanno affrontato il fuoco mano nella mano e ne sono sempre usciti ma ora? Che lui oltre che di Katsumi voglia disfarsi di lei? La paura è presente, forse è solo la scelta del suo corpo a spaventarla, forse è solo il suo essere puntiglioso e quasi arrogante, forse è solo la minaccia di rimuoverle i ricordi che le corre per la mente, forse semplicemente è stanca di star dietro a tutto quello, incapace di capire davvero per la prova volta la persona che ama. Esita ancora nel prendere l’oggetto, non saprebbe cosa farsene, si sente quasi messa alla prova, piange ora, qualche lacrima le scende senza però svelare cosa davvero le sta dando quella reazione. Non è un piato disperato, dalla sua bocca nessun suono solo gli occhi si riempiono e poi le lacrime scivolano giù lungo le guance, silenziose, la verità è che sta dicendo davvero addio al loro passato e a ciò di cui era sicura per rimettersi nelle mani di qualcuno che forse non la vorrà più. Sta dicendo addio ad una certezza mentre si interroga se un giorno non sarà semplicemente lei quella lasciata indietro
Giocata del 25/04/2020 dalle 16:16 alle 18:22 nella chat "Isola Nera"
Da tutto viene invaso. E tutto viene invaso da lui. Il respiro di Nemurimasen si collega dietro profondi sofismi e idee al mondo intero. Ogni istante passato, ogni movimento e ogni azione viene vissuta con il favore di entità superiori, uscite da sole dal grande cerchio del Samsara, dall'eterna condanna della vita e della morte. E la notte cala, inabissando tutto, facendo dei loro occhi l'ultima grande luce. La luna sale lentamente nel silenzio del cielo coperto; tutti i suoni dell'oceano si fanno più forti, in richiamo alla grande tempesta. E l'improvvisa cessazione del tumulto sembra straordinaria e innaturale, come se il mondo avesse deciso di ascoltare quelle parole da loro pronunciate, tendendo l'orecchio. "Hanae, sì." Volta lo sguardo verso di lei, con una cadenza del tono che par quasi nascondere un fremito. Quella voce è completamente differente, ma quello sguardo...è difficile da scambiare. La malizia e pianificazione che s'elevano al loro massimo, la piena ed evidente considerazione delle proprie azioni come inevitabilmente favorite dall'alto e dalla precisione. Lei puntualizza, fa una scelta fatale, la più grande di tutte. E' pronta ad andare contro qualsiasi forza del mondo ninja, se questa si presenterà sul suo percorso. E quale gioia più grande potrebbe adesso avvolgerlo? Quale notizia migliore se non la fredda e cieca determinazione in un ideale cruento, per il quale la Doku sembra aver già autonomamente abbandonato ogni cosa. Non è forse questo, essere favoriti? Scruta per un momento gli occhi altrui, un'ultima volta prima di muovere pochi passi verso il vero limite del bordo roccioso, avvicinandosi pericolosamente ad una lunga caduta. Il chakra si concentra sulla pianta dei piedi, uno strato invisibile e minimo che gli permette tuttavia di aderire perfettamente sulla roccia, minimizzando casualità in cui comunque non crede. Alza una gamba e la tende verso il vuoto, tornando dopo qualche istante d'equilibrio con entrambi i piedi sulla roccia. Ogni parola di lei viene ascoltata, rimanendo immobile a scrutare l'orizzonte fintanto che gli vien posta l'ultima domanda. "Kimi." Volge lo sguardo su di lei, avvicinandosi. La mano che reggeva l'ombrello viene aperta, facendo volare via l'oggetto in preda alle forti correnti di vento. "Abbassati un poco." Le fa un cenno per invitarla a seguire quella richiesta: abbassare la differenza d'altezza che attualmente. Se la doku acconsentisse, la mano destra sarebbe allungata sul viso di lei, premendo appena col pollice. Sorride, con uno sguardo gentile. "Tutto ciò che appartiene al passato è già morto. E' perché condividiamo simile immortalità e lo stesso nobile spirito di sacrificio che ero sicuro di poterti avere al mio fianco. " Un aggettivo buffo su di loro, quello di nobili. Traspare qua come le proprie azioni siano state infuse di virtù che soltanto a pochi vengono rivelate. Ed il suo, è uno spirito di sacrificio perché ha messo in gioco tutto per questo mondo. O almeno questo è ciò che crede, il suo perverso Nindo. "Le nuvole rosse hanno incontrato la realtà e son condensate in sangue, rivelando la maestosa luna celata dietro. Ma per sfiorare la Luna, dobbiamo dare tutto." Qualsiasi cosa. Persino la pace. E con queste parole, si ritrarrebbe, offrendole una volta ancora l'urna. "Non stiamo più giocando." {chakra on} {rilascio chakra}
Giocata del 25/04/2020 dalle 22:06 alle 23:57 nella chat "Isola Nera"
Sono giunti infine, nonostante la paura che si cela nel suo corpo, nonostante si senta sul baratro di un abisso ben più alto e pericoloso lo osserva, non riesce a non amare l’anima che ritrova all’interno di quel corpo, lui è tutto ciò che potrebbe richiedere è la perfezione dell’ossigeno dopo essere stati a lungo senza respiro, non sarà più uguale eppure sa di non poter sopravvivere in un mondo che la veda sola, non importano le sue pulsioni e la sua determinazione lui è semplicemente il centro gravitazionale di qualsiasi cosa la riguardi. Per questo lo osserva propendersi senza muovere un dito, accetterebbe persino di vederlo buttarsi a terra, il dolore la spaventa ma essere scelta come testimone di un simile gesto le basterebbe per non gettarsi dietro a lui. Silente quindi appena riporta quel piede sul terreno si inclina in avanti, il busto va a sbilanciarsi per avvicinarsi a lui mentre le gambe si piegano appena così da raggiungere la giusta altezza, lo fissa intensamente con quei suoi occhi di colore differente, persino uno solo con la sclera nera, come a voler sottolineare l’impurità dell’innata. Silente ne ascolta le parole, gode di quel tocco mostrando uno sguardo completamente perso in lui, le parole sono ciò di cui aveva bisogno, come sempre riesce a scendere nel suo animo e toccare le corde corrette, lei così stupidamente dipendente e facilmente manipolabile da lui, l’uomo che più di tutti ha osato. Non le serve altro e così andrebbe a prendere la giara, un gesto deciso mentre annuisce <e sia> replica andando solo a raddrizzarsi per potersi sporgere appena di più verso l’oceano, apre il contenitore e lascia che la cenere ricada e si perda, lascia che il vento la trascino su quell’isola oscura, la tempesta imperversa ma nel suo cuore par quasi calmarsi ogni dubbio <sei il mio presente> replica mentre osserva le ceneri cadere, nel suo cuore l’addio a Katsumi, a quella parte incapace di starle accanto e che ha deciso di abbandonarla, non c’è lacrima che scende sul suo volto, solo quelle ancora non asciugate di prima, solo il terrore, non c’è nulla a rovinare quella perfetta maschera di freddezza che è, una bambola di porcellana maltrattata e rotta talmente tante volte che ogni cicatrice sul suo corpo ha una storia lontana e profonda, eppure ha sempre avuto la colla con cui ripararsi. Quella colla sta ora al suo fianco <il mio futuro> replica quindi voltandosi e lasciando cadere ora anche il contenitore verso il mare, che si infranga e si frantumi esattamente come Katsumi ha fatto con il suo cuore decidendo di abbandonarla, non c’è più spazio per lui nel suo cuore ora è definitivamente solo in mano di Nemurimasen. Si volta quindi il tempo necessario per godersi la vista, per cercare di imprimere nella sua memoria quella forma, non lo dimenticherà, lo riconoscerà ovunque e lascerà che la sua voce suoni per le sue orecchie. Flette le gambe solo per sedersi sul bordo, in bilico sì ma mai sicura di essere al sicuro come lo è ora, sfida la natura, sfida il mondo intero esponendosi così tanto <riplasmiamo tutto questo secondo il nostro desiderio> lo fissa intensamente mentre lo dice, tende la mano destra in sua direzione, lo vuole fisicamente, in un modo diverso rispetto al solito eppure non può non desiderare di toccarlo e baciarlo, per quanto quel corpo non sia l’invito migliore ovvio. Vuole sentirlo al suo fianco e anche solo un contatto tra le dita le basterebbe, ancora una volta si porta verso il baratro, ricerca un tocco che non potrà mai soddisfarla pienamente ma solo finire per dilaniarla e lo sa: sceglie consapevolmente di richiedere quello sfiorarsi, quell’inseguirsi e quell’amarsi come solo loro sanno fare. Come durante i loro primi incontri quando non era possibile, a causa del suo veleno, toccarsi, quando passavano il tempo a fissarsi, così fa ora. Punta lo sguardo nel suo, tende la mano e aspetta, senza pretendere altro solo guardandolo come a voler scrutare nella profondità dell’animo altrui [chn on][innata goryo] Lui è convinto di essere non solo uno spirito eletto, ma persino uno raro. Ed è la rarità delle sue emozioni e sensazioni che lo rendono nobile e lo distinguono, in qualsiasi suo atto. Abbraccia l'orgoglio della rinascita e la curiosità della rarità che può trovare persino nel viso che fino a poc'anzi ha afferrato nel palmo. Concepire sè stesso come sacrificio a una manifestazione di un Sogno. Sembra folle, in tutto e per tutto. La logica priva di difetti che ad ora lo ha portato a compiere le migliori scelte perde senso di fronte a qualcosa di più grande e profondo. Senza più sotterfugi, senza più menzogne degradanti, osa essere sè stesso e lo fa riconquistando la primitiva libertà che adesso gli appare un diritto naturale irrevocabile. E ascoltando le parole di lei, è inevitabile sorridere. Osservarla con gli stessi occhi di chi si prende cura d'un parente, quasi; offrendole una successione di sguardi che a nessuno concede. Dove trovare, su la terra, un'altra Kimi? Spontaneamente, l'afflusso di pensieri lo rende più cosciente di quel che era pochi minuti fa. Ora che può credere nell'infinità della propria carne, l'acutezza delle proprie sensazioni s'eleva oltre ogni barriera. Valica ogni scelta, anche quelle che ora sembrano impossibile. Ed ogni illusione e barriera è caduta, ogni fiamma ancora accesa verrà spenta. La rovina si rivela ancora una volta creatrice d'occasione. Distruggere Katsumi ha fatto nascere lui. E allora, come fosse un sillogismo, la domanda sorge spontanea? Distruggendo la stabilità del mondo, cosa può nascere? Cosa c'è ancora da osservare. Quanto a lungo? Tutta questa retorica alla fine, tende a fargli accettare la necessità d'agire. "Ci facciamo carico di un grande peso. Capisci, Kimi? Siamo fortunati che i nostri desideri coincidano con ciò che è giusto." Alza lo sguardo al cielo, constatando come la pioggia sia ormai scemata, lasciando scure ombre e flebili raggi di luce notturna che riescono casualmente a penetrare attraverso la coltre nera dell'ISola. La mano sinistra s'alza lentamente, sfiorando appena quella altrui e facendole percepire quel tocco freddo e liscio, contrapposto alla ruvidità che caratterizzava le mani rosse di Katsumi. Le ceneri si spargono nel vento e la solennità del momento viene contemplata dall'oceano d'oro dell'immortale. "E' giunto il crepuscolo. Non sei felice?" Domanda, ruotando appena il collo per rivolgere senza fatica gli occhi alla Doku. E non c'è molto altro da dire. Le parole non possono al momento contenere ogni pensiero e idea. Ogni immagine nei confronti del futuro. Tutto il puzzle sta ancora venendo costruito. "Qui, dove Katsumi è morto, annuncio la nostra rinascita." Un passo a destra, prendendo qualche decina di centimetro da Kimi. Le braccia vengono alzate al cielo con un fare solenne, rivolgendo lo sguardo alla divinità che sognò di sfiorare e abbracciando la fredda brezza. "L'Uovo del mondo ninja verrà rotto per far nascere ciò che è sempre stato." Eccolo, il fantasma che prende forma. Il silenzio lo avvolge, ed entrambe le mani s'abbassano al petto, componendo i sigilli del drago, capra e pecora. Chakra nero viene esternato dal suo corpo, che crea di fronte a lui, sul baratro, una porta scorrevole in carta di riso, adesso spalancata. "Riposiamo." un passo avanti, entrando. E se lo farà anche Kimi, la porta si chiuderà alle loro spalle, concedendo del tempo e del riposo in uno spazio chiuso dall'architettura orientale. { exit } { Isolando } Percepisce quel tocco, la differenza con la pelle della mano di solo qualche giorno prima. Lascia che questa sensazione la dilani e al contempo la sazi, una sensazione unico viene provata ora, non c’è alcun modo per descriverla semplicemente. Il semplice sfiorarsi delle loro mani le permette una riconnessione profonda, fissarlo mentre compie quel gesto ai suoi occhi è come pura perfezione, un amore il suo che per quanto spesso possa sembrare spento arde sempre con prepotenza sotto alle braci della distanza, delle incomprensioni e delle loro differenze. Quanto sono cresciuti in quegli anni? Quanto sono cambiati? Eppure, eccoli lì a fissarsi e fare grandi piani per il futuro come sempre. Annuisce rapita dai suoi gesti a dalle sue parole senza permettersi altro, la bocca quasi secca mentre lo osserva e va a sopire l’innata Goryo <felice> replica con un semplice sussurro osservandolo e ripercorrendo un viale diverso da quello dei ricordi, non c’è più un lago nero ma solo un’isola sfortunata sullo sfondo, non ci sono più due adolescenti nel fiore degli anni ma due adulti in corpi che nascondono ciò che sono davvero. Se per lui è l’età e l’innocenza presunta della nuova custodia per lei invece è l’assenza di segni e cicatrici, nonostante tutto ancora una volta si ritrovano loro due. Osserva ciò che appare davanti ai suoi occhi, avrà domande in merito ma non adesso, non rovinerà il momento ora <sì sono felice> sussurra in risposta solo ora andando ad alzarsi <Nemurimasen> un semplice sospiro il suo mentre le porte di riso si aprono davanti a lei. Starà con lui, riposerà al suo fianco appropriandosi di ogni contatto che potrà avere, di un abbraccio e del semplice averlo sul suo petto mentre dorme, basterà questo, tutto il resto è sempre arrivato dopo, ciò che ama di lui non è solo il corpo, certo non possiamo dire che non ne fosse attratta, ma è altro ciò che dopo tutti questi anni la tiene ancora incollata lì. Un passo per entrare in quel mondo, in quel posto a lei nuovo e sconosciuto, il loro rifugio, il loro nuovo posto dove nascondersi ed essere solo quell’unione così sbagliata e pure così perfetta, come se il destino avesse preso il loro destino e ne avesse creato un filo singolo partendo da due, sembra impossibile districarlo ora, dividerli e allontanarli, sono parte di una cosa sola e anche quel loro comune obiettivo futuro non fa che confermare questa teoria. Insieme ora, insieme nel futuro e insieme sempre nonostante i loro corpi potranno venir separati, l’attimo sospeso su quell’isola non può semplicemente svanire, l’attimo che stanno vivendo e quella solenne decisione non può che costituire le fondamenta di un loro nuovo mondo, che apparterà a lei quanto a lui da cui non si ritirerà finchè il fuoco stesso degli inferi non la richiamerà al suo dovere eppure, nonostante si stia concedendo di credere in un futuro non spera, è solo felicemente consapevole di aver trovato il modo corretto per essere ciò per cui è nata e stare al suo fianco, senza limiti, senza catene e fuori dalla gabbia