Una lettera per l'Hasukage
Free
Giocata del 22/04/2020 dalle 11:03 alle 16:24 nella chat "Foresta di Mangrovie"
[Accampamento Kusa - Foresta] Nebbia, nebbia ed ancora nebbia. Ma che strano. Chi l’avrebbe mai detto che un’isola in mezzo all’oceano potesse essere fonte di cotanta umidità? Di certo in quella zona piena di mangrovie non ci sarebbe clima migliore di quello per mantenere quelle piante in buono stato di salute. Ma facciamo un passo indietro e portiamo l’attenzione sulla neo-Genin di Kusa, Yuukino. Neanche 24h ore prima si trovava al proprio accampamento a dar sfogo a quanto appreso negli ultimi giorni anzi, mesi ed ora è lì a godere di quel titolo che le permetterà sì di fare dei passi in avanti ma allo stesso tempo di addossarsi delle responsabilità di certo maggiori, intensificate dalla guerra in corso che vede impegnati sul fronte i ninja dei due Paesi più importanti: quello dell’erba e quello del fuoco con a capo le capitali di Kusagakure e Konohagakure. Oggi invece si ritrova lì a vagare in quelli che sono gli accampamenti del proprio Paese sfoggiando il proprio coprifronte ben piazzato sull’ampia, fronte appunto. Niente posti strani, niente sfogi di bellezza alternativa. Il resto del corpo è avvolto in un kimono a due pezzi composto da un top color porpora che si chiude sull’addome in una fascia poco più chiara non prima di essersi aperto sul seno mostrano quelle forme decisamente accentuate che la natura le ha donato (ma diciamocelo, ci sono momenti in cui sono più una tortura). La parte inferiore è coperta da una simil-gonna fino alle ginocchia al di sotto della quale troviamo un paio di pantaloncini attillati che riprendono il colore del top. Ai piedi un paio di sandali color nero in perfetto abbinamento con dei guantoni che ricoprono le mani ed i polsi, lasciando scoperte le punte delle dita. I capelli, lunghi e corvini, sono lisci e ricadono vaporosi sulle spalle fino a raggiungere i glutei mentre la frangia è divisa in due ciocche che incorniciano l’ampio viso raggiante e dalla pelle priva di difetti grazie alla cura che ha nel pulirla ed idratarla ogni mattino e sera: essere una kunoichi non significa di certo lasciarsi andare, no? Ebbene è così che la giovane si ritrova a vagare senza una meta con il pallino fisso del giorno precedente mentre cerca di familiarizzare con i nuovi obiettivi. Il viso mostra una leggera tensione, uno sguardo quasi perso nel vuoto nel quale regnano quelle pupille color oceano. Le labbra arricciate in una leggera smorfia ne illustrano la propria difficoltà nel far proprio un pensiero fisso dando spazio ad una meravigliosa confusione. Le braccia ricadono lungo il corpo sfiorando la tasca porta oggetti ed il porta shuriken e kunai. E’ sempre pronta, per qualsiasi evenienza, d’altronde, ora più che mai. Come può non avere una faccia stizzita. Fino a pochi giorni fa era a Konoha, con il sole alto in cielo ad illuminare e riscaldare i volti dei Genin in missione. Ora, invece, è di nuovo a Kiri. Immerso in quella fottuta nebbia. Visibilmente irritato, in volto, infatti. Se ne sta lì, appoggiato ad un Mangrovia con lo sguardo puntato in alto. Quasi a voler cercare quei pochi raggi che oltrepassano la folta vegetazione. Li osserva, in quei fasci di luce penetrante. Non poteva che recarsi in quel luogo subito dopo il suo ritorno. Quel luogo ormai considerato, casa. Quel luogo ove è rinato. Quel luogo in cui ha trovato l’immortalità. La gamba destra è sollevata e flessa così da portare la pianta del sandalo a contatto con la corteccia dell’albero. Il ginocchio, inevitabilmente, sporge in avanti. La gemella, invece, rimane ben estesa a sorreggere gran parte del peso dell’Akari. Il bacino e le spalle vengono sorrette dalla Mangrovia in una posizione di comfort ormai abitudinaria. Le braccia sono conserte. Il Genin è un ragazzo dalla corporatura non troppo muscolosa, capelli castani ed occhi marroni. Degli occhiali da vista si posizionano nella zona più consona, seppur solo per una questione di abitudine. Ormai immortale, la sua vista è perfetta, ma non riesce ad uscire senza. Indossa una maglia, bianca e dei pantaloni neri. Nulla di speciale, la semplicità. Ciò che differenzia il Kokketsu dalle altre persone, però, è la sua carnagione chiara. Chiarissima. Fredda, come chi è già morto. Proprio come l’Akari. Morto, per ottenere l’immortalità. Paradossi, così frequenti nella sua vita. Silente, come sempre, osserva in alto, con i pensieri che lo affollano. Non attende oltre, muovendosi da quella posizione aziona le leve inferiori per incamminarsi ad Est. Vuole sgranchirsi le gambe in questa mattina triste. Nella sua testa. Per ultimo appunto, il coprifronte di trova legato alla cinta, in un nodo ben saldo, penzolante al fronte [Equip. coscia sx: Shuriken (x2); Kunai (x2); Fuuda (x2) con tronchetto da sostituzione(x2) su cui incollate 2 carte bomba (x4) già attive; Equip. coscia dx: Fumogeno (x2); Carta bomba(x4); Fuuda (x2) con sigillato (1|Veleno Inibente)(2| Veleno composto speciale) (Chakra per liberarli: 0,5) Tasca portaoggetti: Filo di Nylon conduttore (x1) con attaccata carta bomba (x1); Tonico recupero Chakra (x1); Tonico curativo (x1); Tonico recupero Chakra speciale (x2); Fuuda libero (x2); Pennello e inchiostro] [Accampamento Kusa - Foresta] La particolarità di quel luogo per nulla ospitale, umido e dai forti odori di radici marce, risiede nella possibilità di essere soli con sé stessi, indisturbati da qualsiasi altra presenza proprio perché in pochi prediligono questo tipo di ambiente per riunioni di gruppo, uscite amichevoli, bevute e risate. L’ombra ulteriore dei rami spessi ricolmi di foglie verde muffa aggiungono all’aria biancastra un tocco di freddezza ulteriore. E’ indubbio che quel tipo di località non sia scelta per le proprie peculiarità estetiche fuorché dagli adulatori del macabro. Lei però è lì, lei che ha donato la propria esistenza alla bellezza ed all’amore - seppur con accezioni tutte sue - ed in un qualche modo riesce pure a sentirsi a casa grazie al colore predominante, frutto di una fotosintesi continua. Nel suo passeggiare, lento e cadenzato, non può di certo fingere di non accorgersi di una presenza, di un’altro essere (forse) umano che si aggira per quei luoghi e che probabilmente, come lei, è alla ricerca di sé in un momento storico in cui prevale sempre il ‘noi’. Inarca le sopracciglia come a voler permettere al proprio sguardo di scrutare meglio in mezzo a quel candore quasi soffocante per essere certa di quanto appena osservato non senza una tipica diffidenza che non guasta di certo in quel periodo. Le iridi blu oceano si muovono permettendole di cogliere quanti più dettagli possibile dell’altro ma soprattutto di quello che è il coprifronte con ben impresso il simbolo della foglia che penzola legato in vita. Trovandosi di fronte è sicuramente il dettaglio che più la rincuora seppur ad osservare i tratti del viso è possibile riconoscere della diffidenza chiara e palese soprattutto nello sguardo curioso ma lontano <Buondì> andrebbe a salutare con la solita educazione, colonna portante della propria vita, senza però abbassare le difese, per lo meno, quelle mentali. Il passo si fa così più lento cercando di diminuire lo spazio che li separa il meno possibile e pronta ad arrestarlo nel caso dall’altra parte vi fosse la medesima reazione. Gli arti inferiori s’alternano in quel monotono movimento. Lo sguardo, ora, puntato ben di fronte a sé. La mente viaggia, tra mille pensieri e nessuno. Tutti superflui. Come sempre gli accade in tali momenti. Quel luogo lui lo adora. E’ proprio uno di quelli che amano il macabro. D’altronde lui ch’è un demone, come potrebbe non amarlo? Ambedue le mani vengono portate all’interno delle tasche senza interrompere quella camminata ed avvedersi d’una figura in lontananza. Più la distanza s’accorcia e più questa si delinea. In quel Kimono e quelle forme. Apatico il Kokketsu, come qualsiasi altro demone sarebbe. Non aggrotta la fronte, non inarca neanche un sopracciglio. Semplicemente schiude le labbra per portare il suono prodotto dalla movenza linguale a sibilare al di fuori < Salve .. > bofonchia. Arrestando l’avanzare e fermandosi al fronte della Genin . La squadra alla ricerca di un oggetto che possa riconoscere così da capire di chi si tratta. < Dove ci troviamo ? > dice. Una domanda inconsueta. Posta male, ma non se ne cura. Intende capire per quale motivo una donzella di trovi in un posto così macabro. D’altronde il Kokketsu non si era mai spinto fino a quel punto della foresta e non sapeva dell’esatta posizione dell’accampamento kusano. Permane lì fermo, di fronte alla ragazza. Lo sguardo viene mosso in ogni direzione nel tentativo di capire cosa li circonda. Dove si trovino, esattamente. Stranito, e curioso al tempo stesso. Non è tipo da molte parole l’Akari. Cerca non la migliore della compagnie. [Equip: lo stesso] [Accampamento Kusa - Foresta] L’altro quasi subito risponde con certo meno inflessioni nel tono della voce oltre a non essere accompagnata da espressioni che ne spieghino la natura. Insomma, una specie di burattino il cui viso è stato trasformato in una maschera lignea alla quale non è permesso alcun sfoggio di natura sentimentale. La kusana, dal canto suo, non si cura molto di questo aspetto nonostante sia quasi agli antipodi, la cosa più lontana che possa esserci da un demone con una vivacità controllata semplicemente dall’età leggermente più avanzata dei propri pari-grado. Alla domanda rivoltale ecco che lei si guarda attorno scorrendo con lo sguardo lungo i tronchi delle mangrovie fino ad arrivare alla punta dei loro rami aperte in centinaia di piccole foglie verdi. <Appena fuori da uno degli accampamenti dell’alleanza> risponde lei con un tono deciso, serioso ma senza perdere quella tipica vivacità che la distanza dall’essere apatico dell’interlocutore. Le spalle si alzano come a dare maggior enfasi alle proprie parole mentre la bocca, alla fine, si apre in un mezzo sorriso gonfiando leggermente gli zigomi alti e tondi, arrossati da un leggero strado di blush. Non specifica di quale villaggio si tratti, meglio andare cauti, no? Osserva però l’altro dalla testa ai piedi, seguendo quella fisicità che di poco si discosta dalla propria se non fosse per la differenza di genere. Altezza simile, peso idem. <Ti sei perso?> andrebbe quindi a domandare ferma, in piedi, con i piedi ben saldi su due radici di mangrovia poco distanti tra loro. Il volto si piega leggermente verso sinistra a quella domanda come ad accompagnare tale curiosità anche dall’espressione e dalle movenze. Non sempre è di poche parole il Kokketsu. Dipende da con quale lato del carattere bipolare si sveglia al mattino. Quest’oggi, deluso dall’andamento della missione a Konoha è alquanto girato. Scontroso anche. Lo sguardo è alternato dall’osservare in giro ad osservare la ragazza, seppur attento a non essere troppo invadente < mh > annuisce al dire di lei. Osserva alle sue spalle come a voler cercare ove si trova esattamente tale accampamento < di che villaggio siete ? > sibila, riportando l’attenzione sulla sua figura notando solo ora il coprifronte indosso < mmm > mugugna. Distratto come sempre. Nella sua testa si balena un’idea. Manipolatore com’è, si ritrova anche quest’oggi a poter acquisire importanti informazioni. Non per l’alleanza, non per Konoha, ma sempre e solo per se stesso. Di cos’altro potrebbe mai interessarsi? Egocentrico, egoista, demone. < oh nono > replica < non mi ero mai spinto così oltre. Ho i miei luoghi preferiti e sto sempre lì > si riferisce a quello spiazzo ove si trovava poc’anzi. Il luogo della sua trasformazione. Sempre lì si reca, come a sperare di ritrovarci il Rasetsu e poter acquisire ulteriori informazioni sui loro poteri. < dunque è qui .. > dice, riferendosi all’accampamento e ricollegando il suo dire al coprifronte. L’indice insieme al pollice sul mento, in un segno pensieroso < .. dove te ne andavi ? > chiede. Inizia, la conversazione. Prima o poi arriverà al punto che più gli interessa. Manipola, le persone. O almeno ci prova. Demoniaco e viscido, come sempre. [Equip: lo stesso] [Accampamento Kusa - Foresta] La giovane donna è lì, ad attendere una risposta, pronta magari a fare da guida sempre tenendosi a debita distanza sia fisicamente che mentalmente. E’ sospettosa, come sempre, verso figure che non conosce ma quel coprifronte di Konoha un po’ la rassicura per quanto sia consapevole che, volendo, con una banalissima tecnica della trasformazione possa essere replicabile. Sorride alla domanda dell’altro, un po’ ingenua, mentre lo sguardo si porta verso l’alto come a voler guidare l’altro a osservare il proprio coprifronte e pare che egli se ne sia accorto in tempistiche piuttosto veloci <Kusagakure mentre tu…> alza il braccio destro mentre allunga indice e pollice in direzione della vita dell’altro <… mi pare tu sia di Konoha>. Conosce quel paese decisamente bene conoscendo una persona decisamente importante nato in quel villaggio. <Beh con tutte queste mangrovie identiche fra loro non è così facile capire quanto ci si è spinti rispetto ad un luogo piuttosto che un altro> lo giustifica lei o forse semplicemente giustifica sé stessa. E’ abbastanza certa di essersi lasciata alle spalle l’accampamento del proprio villaggio sebbene non possa dire con certezza da quanto, almeno, non in linea spaziale - in quanto a tempo non devono essere passati più di 10 minuti dall’ultima volta che ha incrociato qualcuno con indosso il proprio stesso coprifronte sopra al quale è impresso un simbolo stilizzato dell’erba con tratti decisi a formare tre punte di triangolo in sequenza. <Volevo solo, beh> breve pausa rialzando lo sguardo su tutti quei alberi che li circondano e guardando oltre le spalle dell’altro in un punto non ben definito <capire un po’ come muoversi all’interno di questa foresta che sembra tutta uguale. Mi sto creando i miei punti di riferimento, non si sa mai…> breve pausa lasciando intendere come in tempi di guerra sia facile perdersi ma soprattutto, talvolta, quanto sia utile comunque avere dei punti di riferimento nel caso qualcosa andasse storto. L’attenzione della Genin viene così riportata sull’interlocutore cercando di carpirne quanto più possibile le intenzioni scrutando il modo di fare e quello che possa, inconsciamente, trasparire nel proprio modo di porsi e comunicare. E’ un tipo distratto il Kokketsu. E’ uno di quelli che si interessa solamente di ciò che lo riguarda direttamente. Null’altro. Ed è esattamente quello che sta facendo ora. La mano portata al meno in quel segno di pensiero verrebbe riportata giù, a penzolare < si Konoha > dice, afferrando il coprifronte e spostandolo di fronte alla coscia, come a renderlo maggiormente visibile alla ragazza < beh, in realtà ci vengo spesso qui .. > confessa, lasciando andare il coprifronte che penzolando si fermerebbe ove era prima. Di fronte l’anca < se vuoi ti mostro come orientarti. O per lo meno come faccio io .. HAHAHAHAH > scoppierebbe in una risata, mostrando i due canini. Vistosi. Subito, cercherebbe di sopprimerla portando la mandritta davanti la bocca. A mascherarla. Non è tipo da esternare emozioni così palesemente. Almeno che non si trovi in battaglia, ovvio. Lì è sempre fuori controllo a ridere ed urlare !! < se ti va ti mostro un spiazzo lì > indicherebbe la zona da dove è provenuto < lì è dove vado sempre. E’ un posto facile da raggiungere venendo dal centro città e poi .. > alza anche l’altro braccio come fosse un vigile (?) < da quel punto di solito io riesco a capire dove andare .. da lì è facile orientarsi > replica ancora. Ripete sempre le stesse cose. Ciò dimostra come non è consueto per lui conversare con le persone. < ti va ? > ma come si potrebbe fidare mai qualcuno di quel volto cadaverico? [Equip: lo stesso] [Accampamento Kusa - Foresta] Ne ascolta le parole ma soprattutto rimane perplessa per quella risata improvvisa non avendo detto nulla di così divertente. Inarca un sopracciglio mentre lo sguardo mostra un’espressione perplessa. Cerca di mascherarla, però, prima che l’altro se ne accorga: non è così carino dare a vedere che si giudica una persona decisamente ‘fuori di testa’. Alla proposta di aiutarla ad orientarsi lei alza le spalle e piega leggermente all’insù il labbro inferiore prima di dividere le due labbra e dire “Beh, ti ringrazio, sarebbe molto gentile da parte tua” cosa? “Intendo” breve pausa “aiutarmi ad orientarmi” mostra così con la mano sinistra, che si leva fino all’altezza della spalla roteando grazie all’ausilio del polso, l’ambiente circostante. Parla di una radura e lei non è certa di averla mai vista e, sebbene possa essere un malintenzionato che le sta tendendo una trappola, in linea di massima è una neo-Genin con il cervello da deshi ossia ‘mi fido fino a prova contraria’. Per questo motivo lei andrebbe a fare un salto verso altre radici più vicini a Rio prima di dire “Ci sto ma ti avverto…” ehi ehi qui le cose si fanno più serie, eh? “…che sia davvero ciò che mi stai dicendo”. Che paura? Non la sentite anche voi? Una donnina alta, slanciata e con un seno enorme, con lo sguardo blu profondo e il sorriso quasi perennemente sulle labbra, vuol fare paura. E’ strambo il Kokketsu, ma alla fin fine le sue intenzioni non sono malvagie. Quasi mai, intendiamoci. La osserva con attenzione, portando lo sguardo ora su quel seno. < mh > mugugna inarcando il sopracciglio. Non vuole essere scortese, ma non è pur sempre un uomo. Rapidamente, scuote il capo al dire di lei, richiamando l’attenzione. Per fortuna. < beh allora andiamo, è proprio qui dietro > dice, scostando lo sguardo e voltandosi ad indicare con la mano destra in luogo da dove proveniva < HAHAHAHAHAAH > solo ora scoppierebbe in una risata. L’ennesima. Quest’oggi ha la ridarella < fino a prova contraria ? HAHAHAH > ma che ride ? non è una bella cosa quella che gli è stata detta. Vuol dire che non traspare fiducia. Ma sai cosa gliene frega a lui < pensi che voglia farti del male ? HAHHAHAAH > ambedue le mani sulla pancia. Come a voler contenere la risata e la mobilità degli addominali in quella movenza < non ti preoccupare, siamo dalla stessa parte > bofonchia mentre cerca di stroncare quella ridarella continua. Affannato, vistosamente. Noterebbe anche il balzo della Genin che si avvia . Rapido cercherebbe di raggiungerla, portandosi più avanti rispetto a lei e dirigendosi verso Ovest. Pochi balzi, così da non muoversi troppo velocemente e rimanere a distanza di conversazione con lei < E dimmi, hai un nome ? > dice, voltando la testa alla sua destra ove si dovrebbe trovare la Genin adesso < io .. > il pollice verrebbe portato in direzione dello sterno ad indicare se stesso < io … sono Rio Akari .. > sibila, innalzando l’angolo di unione delle labbra tramite una contrazione della muscolatura della guancia destra. Un semplice, ghigno, accompagnante il suo proferire. [Equip: lo stesso] [Foresta » Radura] In seguito alla risata e reazione dell’altro la Genin andrebbe ad inarcare il sopracciglio senza scomporsi più di tanto <Certo, siamo dalla stessa parte> lo asseconda sebbene nella sua testolina continui ad essere diffidente non tanto per l’altro quanto per la propria esperienza ed il proprio modo di essere. Non è una persona che si lascia convincere facilmente e poi, nel bel mezzo di una guerra, non è neanche una buona idea abbassare la guardia. <Non penso che tu voglia farmi del male anche perché…> breve pausa nella quale inspira dell’aria nei polmoni per dare più enfasi a quanto sta per dire <…non è detto che io sia facile da ferire…> aggiunge ancora. Non perché si senta invincibile ma è sempre meglio non dare nulla per scontato. <Ti seguo> aggiungerebbe quindi iniziando a saltargli poco dietro ma sempre abbastanza vicina da poter comunicare con lui senza dover alzare troppo la voce. <Sì, credo di avere anche un nome> risponde lei mentre ricambia lo sguardo prima di proseguire nella propria presentazione <Io sono Yuukino> taglia corto senza troppi convenevoli mentre con lo sguardo cerca di comprendere la direzione intrapresa in attesa di vedere la radura della quale l’altro le ha parlato dall’inizio di modo da comprendere quanto siano vicini alla meta. Qualche salto ancora, rapidi. Si ritroverebbero ora al centro di una spiazzo. In questo vi sarebbe dell’erba, trasandata e mal ridotta al centro e diverse Mangrovie a creare un circolo intorno a tale zona. Ad ovest, ossia di fronte a loro essendo arrivati da est, vi sarebbe un Mangovria vistosamente più grande rispetto alle altre < bene Yuukino , allora > prende fiato accertandosi che questa la ascolti < Vedi lì > Ed indicherebbe quella Mangrovia precedentemente descritta < andando di là uscirai dalla foresta ritrovandoti vicina in direzione della parte abitata . Si ferma controllando ancora che la segue. La mano sinistra sarebbe alta ad indicare la direzione. Adesso innalzando la mandritta la dirigerebbe ad angolo retto verso la sua destra < quello è il nord, e lì c’è il mare, con il porto eccetera eccetera .. > bofonchia scuotendo la testa enfatizzando che potrebbe continuare ad elencare altre zone. Ora si troverebbe in posizione da Vigile (?), come dovesse dirigere il traffico. < invece lì !!!! > farebbe una piroetta, ruotando su se stesso e portando la mano sinistra ad indicare l’Est. Ossia la posizione da cui sono arrivati < lì c’è l’Est > teatrale come sempre < ed è lì che adesso so c’è l’accampamento di Kusa , HIHIHI > sogghigna, smorzando subito la risata. < Lo puoi riconoscere perché c’è quell’albero > dice indicandole un albero spezzato nel tronco al centro < Lo vedi ? > chiede conferma. < Poi il sud non so cosa ci sia, un giorno lo scoprirò, HIHIHIH > ancora quella risata . Che fastidio !! < Ricapitolando, quando ti ritroverai qui , l’albero grosso è il nord, quello con il tronco doppio è l’Est, ed ecco fatto > Fa spallucce, come se avesse fatto una spiegazione degna di un sensei dell’accademia ma che probabilmente avrà capito soltanto lui < e così ti orienti.. o almeno è così che faccio io .. HAHAHHAH > di nuovo la risata. [Equip: lo stesso] [Radura NSOE] Lo segue fino alla radura dove, emulandolo, si ferma. Un po’ per riprendere fiato, un po’ per dare spazio e tempo all’altro per spiegare il proprio modo di orientarsi. <Sì vedo> conferma mentre segue con lo sguardo le mani dell’altro. Appoggia le proprie, invece, sui fianchi, di modo da ottenere una posizione eretta decisamente elegante e ben armonizzata con la propria fisicità tonica e slanciata. <Nord, ok, quindi di là praticamente possiamo arrivare al centro abitato…> ripete lei mentre annota mentalmente quanto appreso. Pensava di farsi una passeggiata rilassante ed invece è finita per imparare qualcosa di più su quel territorio che chissà, in futuro, potrebbe tornarle utile. <Est, da dove siamo arrivati> mormora lei senza stare a sottolineare che il proprio accampamento si trovi in tale direzione ma osserva l’albero spezzato che è utile per indicare tale direzione. Un albero che, diviso in due, diventa più sottile, proprio come se fossero degli spicchi d’erba. L’erba è l’elemento tipico e caratterizzante del proprio paese nonché villaggio, Kusagakure. Ok. Sembra persino più semplice di quanto potesse sembrare. Per la rimanente parte della spiegazione l’attenzione di Yuukino viene un po’ meno anche perché, una volta individuati due punti cardinali, i rimanenti non sono che l’estremo opposto: perciò avremo Sud all’opposto dell’albero più grande e l’ovest all’opposto dell’albero spezzato. Viene riportata alla realtà solo da quella risata che le farebbe voltare il capo in direzione del Genin senza tuttavia sciogliere la propria postura elegante con le mani issate nei fianchi <Rio…> cerca di richiamare la sua attenzione prima di chiedere, con un tono di voce quasi ingenuo <Ma perché ridi sempre?> domanda secca. Senza fronzoli. Senza preoccuparsi se possa offendere, piacere o meno quel tipo di approccio. La sua danza finisce. Ruota velocemente la testa nei vari punti cardinali, come a voler controllare di aver detto tutto giusto < mm > mugugna abbassando le braccia e riprendendo una posizione meno teatrale. Un po’, più consona < mh ? come ? > inarca il sopracciglio. Non è infastidito dalla domanda, anzi deve smorzare una nuova risata che vorrebbe nascere alla domanda di lei . Riesce a mascherarla e rimanere ‘serio’, mostrando solo un lieve ghigno < Beh perché … > non sa se continuare. La spiegazione potrebbe essere alquanto lunga, e dovrebbe spiegarle tutte le pene dell’inferno che ha dovuto soffrire per la sua trasformazione. E dopo quelle, chi non riderebbe ad ogni misero avvenimento di questo mondo così strano? Ma meglio non addentrarsi nel discorso < beh .. > si porta l’indica sul mento prendendosi un momento per pensare < beh, sai .. > lo ha messo non poco in difficoltà con quella domanda < Sai che non lo so !! HHAHAHAHAHAHAH > ed eccola di nuovo. Divertito dalla risposta trovata. Questa volta la risata sarebbe la più acuta avuta sino ad ora. Che tipo , strambo. < Ma invece, tu hai mai visto o conosciuto l’Hasukage? > torna in un baleno serio. Portando le braccia ad intrecciarsi al petto e inoltrandosi finalmente nel discorso che così tanto gli interessa. D’altronde, Rio non fa mai niente per niente. Ed ha spiegato i suoi punti di orientamento, proprio per poter avere qualcosa in cambio dalla Genin. Ci riuscirà ? Vedremo. [Equip: lo stesso] [Radura NSOE] L’altro sembra non avere a disposizione alcuna risposta plausibile per spiegare un comportamento che, visto da una diciannovenne che ci ha messo una vita a diventare una Genin e che, in qualche modo, ha atteso proprio il raggiungimento di un certo grado di maturità per un passo del genere, non pare avere alcun senso né logica. Fa spallucce. In realtà non era nemmeno di suo interesse sapere davvero la ragione di quella risata e molto probabilmente era solo un modo per <… no perché è fastidiosa> niente. Lei è così. Prendere o lasciare. Non ha peli sulla lingua e non dice le cose per offendere o mettere in difficoltà la gente quanto invece per una questione di onestà nei propri confronti talmente smisurata da averla anche con chi la circonda indipendentemente dalla sensibilità che si possa avere. Nella sua testa non crede neanche possibile che definire ‘fastidiosa’ una risata possa avere un qualche risvolto offensivo e spesso, questa mancata considerazione è causa di momenti imbarazzanti scaturiti dalla kusana. Scioglie la postura allungando le braccia fino a toccare i lembi del kimono che scivolano sulle cosce: li afferra e discosta mostrando le gambe nude fino a metà coscia; sono snelle, toniche e dalla pelle compatta e luminosa. Con quel gesto riesce a muovere passo verso Rio senza alcun impedimento dato dal tessuto e cerca di avvicinarsi a lui fino a una distanza anche inferiore a un metro con gli occhi che cercherebbero quelli dell’altro cercando di catturare ogni movimento e ogni espressione che possa indicarle ciò che lui sente da quella vicinanza: disagio, sfida, indifferenza? La domanda riguardo all’Hasukage la lascia un po’ spiazzata e se lui le avesse consentito di avvicinarsi così tanto, gli risponderebbe con un tono di voce decisamente più basso, caldo, avvolgente, mentre porterebbe la mano sinistra al petto lasciando che i polpastrelli accarezzino i lembi del proprio décolleté e inevitabilmente anche la pelle dello stesso seno <Perché vuoi sapere se conosco l’Hasukage?> risponde alla domanda con una domanda. Se l’altro ha i propri scopi, Yuukino dal canto suo, diffidente come pochi, ha bisogno di ben altro per raccontare qualcosa che riguardano persone che non siano lei stessa. Non vuole smascherare il suo essere. Non vuole smascherare quella frattura del suo corpo e del suo animo che lo hanno reso immortale. Per questo sta ben attento alle risposte che dà. Lo deve al Rasetsu, come lo deve a se stesso < mh ? > sente la sentenza di lei. Il volto era già serio dalla domanda precedente, ma ora aggrotta la fronte, senza lasciar trapelare alcuna risata. < grazie .. > risponde. Serio. Ma che risposta è ? < apprezzo quando qualcuno è sincero. Senza fronzoli mi hai detto quello che pensavo. E’ una cosa rara in questo mondo > soltanto ora un piccolo ghigno ricomparirebbe sul volto del Kokketsu < tutti si fanno sempre mille problemi per dire quello che pensano. E quello che hai appena detto la dice moooooolto lunga > enfatizzerebbe quelle ‘o’ anche con la posizione delle labbra ed allargando le braccia in contemporanea < su che persona sei ! > un complimento. Sincero, seppur non chiaro forse. < mh ? > ora però l’attenzione viene attratta da quella movenza della Genin. Prima alza il kimono e lascia intravedere la di lei coscia. La fronte dell’Akari si aggrotta. Visibilmente, interessato. Poi la vede avvicinarsi e mangiare, sensualmente quella distanza. Il Kokketsu di primo impatto mantiene la posizione. Rimane fermo. Non indietreggia fisicamente, seppure il collo e la testa verrebbero spinti indietro in un riflesso di allontanamento < ma .. > sibila, guardandola prima in quelli occhi azzurri. Pochi secondi, per poi scostare lo sguardo. Visibilmente imbarazzato < beh vedi > alterna il movimento delle iridi tra il nulla e il volto di lei. Un colpo allo stomaco lo colpisce, dall’interno. Il suo corpo gli parla, comunicandogli ulteriormente quel disagio < beh > le iridi ora per un attimo scappano a guardare quella scollatura. Soltanto adesso, farebbe un singolo passo indietro tentando di ricreare una separazione tra loro. Si volterebbe quindi verso nord non dando più la fronte alla Genin < dovrei recapitargli una lettera, ma non so come fare non conoscendolo di persona > sincero. Per la prima volta quest’oggi. Yuukino, con quel suo fare è riuscito a metterlo a disagio e di fronte ad una donna del genere chiunque non riuscirebbe a proferir bugia. [Equip: lo stesso] [Radura NSOE] Prende le parole di quel Genin, le custodisce. Per altri potrebbe non essere un complimento. Per chi, di sincerità, non s’intende potrebbero anche apparire offensive o spocchiose. Lei invece è così, curda. Senza troppi fronzoli. Se ha bisogno, chiede. Se pensa qualcosa, lo espone. Se giudica, ahimè, lo fa sapere. Difficilmente la Genin di Kusa potrà dire A pensando B salvo sia un’imposizione dovuta ad un superiore o affinché possa raggiungere uno scopo superiore. <Beh perché doversi fare queste paranoie? Chiunque lo troverebbe offensivo ma io ho affermato che la tua risata sia fastidiosa. Per me. Non è una sentenza univoca. Io la trovo fastidiosa ed è a me che causa questo effetto. Così come sono io poter prendere e andarmene quando voglio se il fastidio diventa intollerabile> chiara, decisa. I movimenti della donna nell’avvicinarsi a Rio lo hanno messo in imbarazzo o forse semplicemente del disagio. D’altronde anch’ella sa benissimo che questo è un effetto piuttosto comune dovuto non solo a quelle forme ma anche alla sfrontatezza con cui le utilizza. Alla risposta dell’altro che appare sincera - ma ricordiamoci che lei è diffidente, sempre e comunque - la kusana inarca un sopracciglio. Non le sfugge il passo fatto dall’altro per cercare di distanziarsi. I polpastrelli continuano a carezzare il lembo di tessuto che copre, in parte, il seno. Cercherebbe di tagliare di nuovo le distanze con Rio subito dopo, come un predatore che si avvicina alla preda anche quando questa cerca una via d’uscita. Gli occhi fissi in quelli di lui e, quando l’altro si volta <Sono qui> direbbe con voce calda, quasi sussurrando. <Dovresti entrare nell’accampamento di Kusa e credo potrebbero non permetterti di farlo…> aggiunge lei con lo stesso tono e, qualora lui si fosse di nuovo voltato, ne cercherebbe lo sguardo per poi aggiungere <… non siamo amici, io ed il nostro Kage, ma di sicuro posso aiutarti ad arrivare a lui> mormora infine. Non che lei abbia accessi esclusivi ma sicuramente ha più possibilità di un konohiano di arrivare a Yukio. Si ritrova dunque voltato. Mostrando il fianco a Yuukino < Esatto Yuukino. Io non lo trovo offensivo, anzi. Ognuno ha il diritto di dire quel che pensa … E su questo direi che ci troviamo d’accordo .. qualora tu voglia andartene ne sarai libera e io saprò il motivo .. hihihi > sogghigna proprio a voler accompagnare il suo dire con la spiegazione pratica. Ma ecco che Non demorde. Il Genin si distanzia, lei fa passare ben poco tempo prima di accorciare di nuovo quelle distanze e facendo ritrovare il Kokketsu con quegl’occhi blu a fissarlo, quasi ad istigarlo a voltarsi verso di lei e fronteggiare quelle sue forme < … > ascolta il dire di lei, mentre fissa il vuoto di fronte sé. Non capisce il motivo per cui lei si stia comportando così. E’ troppo ingenuo. Ma alla fin fine sta facendo esattamente ciò che voleva fare il Kokketsu. Manipolare. Lo sta manipolando con il suo fascino, per estorcere tutte le informazioni che vuole. E ci sta riuscendo. In pratica, i ruoli si sono invertiti. Forse < so che non sono in posizione da chiederti un favore Yuukino > Di colpo, si volterebbe. Fronteggiandola. E senza distrarsi da nessun’altra componente fisserebbe tramite gli occhi da vista gli occhi della Genin < ma se ti lasciassi una lettera , la porteresti all’Hasukage? > sibila, rapido. Come se volesse togliersi quel peso dalla lingua. E’ una semplice richiesta. Facile anche da eseguire. Tuttavia lei non ha alcun motivo per farlo essendosi conosciuto poc’anzi < potremmo fare uno scambio di favori , in questo modo > il suo tono e il suo corpo cercherebbe di trasparire sicurezza. Fronteggiandola e fissandola negl’occhi. Pochi attimi per proferire quelle parole e cercare di eseguire lo scambio < io sarei in debito con te ed io … HIHIHIHI > scoppierebbe di nuovo in quella sghignazzata che tanto la infastidisce. Solo che ora sono mooolto più vicini , quasi gliela dirigerebbe nell’orecchio < ed io pago sempre i debiti .. HIHIHI > conclude. [Equip: lo stesso] [Radura NSOE] L’incontro che inizialmente sembrava banale, senza alcun fine, sta diventando sempre più interessante. Ignara di essere stata designata vittima di manipolazione, la giovane kusana sta ottenendo qualcosa che non avrebbe mai pensato possibile, non attraverso quel konohiano dalla risata tanto disprezzata. La proposta dell’altro, che dall’altra parte è un semplice tentativo di scrollarsi di dosso una missione, per lei si rivela un ottimo modo per poter finalmente avere la scusa per vedere il famoso Yukio. Quella lettera potrebbe essere il proprio lasciapassare e niente, la possibilità non può che presentarsi inaspettata ma utilissima e vantaggiosa. <Oh…> alla richiesta di lui si lascia sfuggire un verso come di sorpresa, quasi dispiacere. Porta la mano libera alla bocca ed alza lo sguardo sopra la propria testa come se dovesse riflettere sulla risposta da dare ma soprattutto per non far trasparire proprio nulla di quanto le frulla per la testa <Effettivamente è un compito un po’…> e si ferma mentre ritorna a guardarlo abbassando lo sguardo lasciandosi sfuggire un mugugno come a sottolineare una fasulla fatica di quanto richiestole <Però…> e si ferma un attimo quando l’altro attacca di nuovo a ridere, frangente in cui lei socchiude l’occhio sinistro come a cercare di attutire il rumore che le giunge al cervello prima di rovinare i propri stessi piani <Sono certa che avrai modo di…> sposta la dentatura sopra il labbro inferiore per poi morderlo leggermente, senza esagerare onde evitare di riempirsi di sangue <…ripagare questo favore> lo sguardo si fa malizioso mentre cercherebbe di avvicinarsi ancor di più a lui, fino a permettergli che l’altro senta il proprio odore, il profumo di rosa selvatica che rilascia la propria pelle, forte dei mille trattamenti a cui si sottopone anche in tempi di guerra. <Dammi pure la lettera…> aggiungerebbe infine prima di abbassare lo sguardo sull’altro mentre cercherebbe di spostare la mano, ora appoggiata al seno, sul petto di lui. Se glielo consentisse, solo allora aggiungerebbe <… o se vuoi me la prendo da sola…> La situazione si fa alquanto interessante. I due sono di nuovi molto vicini e gli sguardi di incrociano. Il bello di tale incontro è che entrambi sono convinti di manipolare l’altro. Ognuno con il suo metodo. < mh ! > mugugna al notare la reazione di lei alla richiesta. Si aspettava una bel rifiuto ed invece sembra interessata, per qualche sua motivazione < lo faresti davvero ? > chiede, in una domanda quasi retorica subito lasciata decadere dalle movenze di lei che inizia a lanciare segnali travisanti al genin. Si morde il labbro. Lui, inevitabilmente posa lo sguardo su quel movimento e la lingua fuoriesce rapida ad inumidire il labbro inferiore dello stesso Kokketsu. Quella sensazione in pancia si fa ancora più presente. Non si era mai sentito così prima, non saprebbe neppure descriverla. < mh no, devo scriverla > dice scostandosi di colpo. Un passo indietro, proprio come prima mentre la mano si porta dietro la schiena nella tasca porta oggetti . Non un movimento celere, non vuole allarmare l’altra. Estrarrebbe quindi un rotolo, al cui interno vi sono pennello ed inchiostro. < Ci metto due secondi .. > D’altronde non poteva averla già pronta non avendo idea di incontrare un Kusano quest’oggi. Con la mano destra sgancerebbe i fermagli del rotolo afferrando pennello ed inchiostro. Eccolo dunque chinarsi in avanti, posando il ginocchio destro a terra. In questo modo poserebbe il rotolo a terra e con la mano sinistra intingerebbe dell’inchiostro quel pennello di circa 10 centrimentri. < mh > un veloce sguardo alla genin, per poi posare la punta sulla pergamena ed iniziare scrivere poche parole. Una sola frase. Non si cura della possibilità che l’altra legga, non gli interessa. [Equip: lo stesso]Rio usa Pennello e Inchiostro!
[Radura NSOE] Una situazione alquanto buffa se vista da fuori, da qualcuno che possa leggere nelle menti di entrambi. Lei sta per ottenere un biglietto che la porti dritta al proprio Kage, l’altro sta per ottenere dalla genin la possibilità di recapitargli un messaggio. Entrambi stanno per ottenere qualcosa con forse solo un’eccezione: la kusana avrà diritto ad un favore da parte del konohiano ignaro del fatto che quel favore per Yuukino rappresenti già di per se un tornaconto. <Fai pure> direbbe lei lasciando che si allontani nuovamente seguendolo con lo sguardo; e più precisamente seguirebbe le movenze dell’altro, le mani e ancor con più attenzione il rotolo cercando di leggere, da là sopra, quanto egli stia scrivendo. Curiosa com’è non le dispiacerebbe sapere che cosa Rio abbia da comunicare con cotanta urgenza all’Hasukage. Perciò è lì che indirizza lo sguardo, attento. <Per il tuo favore… ci dovrò pensare un attimo> aggiunge lei con quel tono malizioso che fino a poco fa caratterizzava la propria parlata. Nella sua mente si fanno vive alcune possibilità ma dovrà vagliarle tutte e di sicuro la scelta migliore è attendere che si presenti la giusta occasione per avere un piccolo asso nella manica che non può di certo guastare. Rimane quindi in piedi, dritta, di fronte a lui, riportando la sinistra sul fianco e la destra ad accarezzare il solito lembo del kimono che sancisce il confine tra il proprio seno e l’aria/nebbia che la circonda. Sorride. Soddisfatta. <Non sarà così facile avere l’attenzione di un personaggio come… lui> riferendosi, infine, all’Husakage e soprattutto sottolineando il carattere del favore che egli le dovrà in futuro. La mano sinistra danza con quel pennello andando a segnare la pergamena della sua scrittura. Su quel foglio verrebbe incisa una sola frase ‘ Caro Hasukage, il sottoscritto Rio Kokketsu, le chiede udienza ‘. Niente di più. Non vi imprimerebbe neanche alcun chakra, alcun sigillo di bloccaggio. Non ha bisogno di nascondere un messaggio di questo tipo. Chiunque lo potrebbe leggere e sembrerà a tutti una missiva come un’altra. Tuttavia dietro la richiesta di quell’incontro c’è molto di più. Il desiderio di Rio infatti è conosce il suo capoclan e scoprire se le storie sul suo conto sono così vero. E’ quasi sicuro, inoltre, che qualora Yuukino riesca nell’intento lo stesso Hasukage sarebbe curioso di conoscere un nuovo membro della sua famiglia. Infatti nella lettera scritta vi sarebbe un solo segno. Una sottolineatura sotto quella parola: ‘Kokketsu’. Proprio per porre l’attenzione su di essa. < Bene > direrre, richiudendo l’inchioso e portando il pennello insieme a quest’ultimo all’interno del contenitore < Lo so che non sarà facile. Ma ti ripeto > dice mentre il contenitore verrebbe riposto nella tasca porta oggetti, per poi afferrare con la mano sinistra il rotolo ed alzandosi < … io sono di parola. Ci riuscirai, è il tuo Kage se gli chiederai un incontro formale non te lo rifiuterà .. > direbbe allungando il rotolo alla genin < tieni, puoi anche leggere cosa c’è scritto. Non è un segreto di stato .. > confessa attendendo con la mano sinistra che quella lo afferri. Qualora lo facesse continuerebbe < e sentiamo, hai già in mente qualcosa da chiedermi in cambio ? > chiede. Probabilmente, dovrebbe essere preoccupato (?) [Equip: lo stesso] [Radura NSOE] Legge quanto l’altro abbia scritto sulla pergamena. Un messaggio decisamente semplice in cui non chiede altro che vederlo, un’udienza. Arriccia un attimo la bocca forse delusa di non aver scoperto qualcosa di più interessante quando gli occhi scivolano sul cognome sottolineato del ragazzo. Precedentemente il konohiano aveva riferito un cognome diverso ed ora si ritrova quella parola che apparentemente non ha alcun significato. Chiedere all’interlocutore spiegazione sa benissimo che porterà al nulla di fatto sebbene, mentre allunga la sinistra scostandola dal fianco, commenti <Vedo che ti sei firmato con un nome… diverso> mormora prima di afferrare la pergamena ed inserirla niente papò di meno che sotto al kimono, di fianco al seno, sulla parte sinistra, gonfiando ancor di più il tessuto purpureo che ne copre le forme. <Non è ancora giunto il momento…> andrebbe a rispondere alla domanda dell’altro per poi con lo sguardo osservarlo partendo dai capelli, seguendo il collo, le scapole, il petto, l’addome, la vita, le gambe, fino ai piedi. Inarca solo un sopracciglio lasciando che la bocca si curvi in un leggero ghigno <Ma non ti preoccupare, quando avrò bisogno del tuo aiuto, ti troverò> aggiunge solo questo. Anche laddove decida di ‘nascondersi’ sa già a chi rivolgersi: un abitante e ninja di Konoha che di certo si renderà più che disponibile ad aiutarla. <La mia missione per conto tuo sarà portata a termine e credo lo scoprirai direttamente dallo stesso Hasukage in persona> aggiungerebbe lei riportando lo sguardo negli occhi dell’altro. In questa battaglia di favori ancora non si ben capisce chi ha vinto. Semmai ci sarà un vincitore. Il rotolo viene agguantato dalla Genin che lo ripone ovviamente in un posto ben preciso. Il Kokketsu la osserva in tutto quel movimento, attento ed ipnotizzato < mmh ? > mugugna richiamando l’attenzione < oh sì, ho due cognomi ma non mi piace utilizzarli entrambi quindi ne uso solo uno .. > alla fin fine non ha neanche mentito. E’ la verità. Seppur in tal modo maschera quel cognome a cui deve fare ancora l’abitudine < HAHAHAHHAAHAH > scoppia, dunque in un’ennesima risata portando la mano sinistra ora libera dietro la nuca < Va bene Yuukino, so bene che mi troverai . D’altronde ti ho già detto che spesso sono qui nella foresta .. > allargherebbe le braccia e con lo sguardo si guarderebbe intorno osservando quella radura che le ha svelato < e ti ho anche detto che questo è il mio posto preferito … > eh già . Per lei sarà mooolto facile trovarlo. Ha già tutte le informazioni che le servono < Ci conto Yuukino, anche perché non avrai nessun favore da chiedermi se l’Hasukage non mi convocherà HAHAHAHAHAHAHAH > direbbe mostrando i canini in un’altra risata. Stizzosa. Adesso voltandosi si incamminerebbe verso quel grosso albero che prima le aveva indicato come un segno cardinale < io me ne vado in città .. ciao Yuukino, attendo tue notize HIHIHIHI > ed infiltrandosi nella vegetazione della foresta si dirigerebbe ad Ovest. [Equip: lo stesso] [End] [Radura NSOE] Lei dal canto suo ne ascolta le parole soprattutto in riferimento alla sua persona ed al modo in cui trovarlo. Effettivamente ha tutti i metodi per trovarlo ma anche qualora lui si allontanasse da quei luoghi di certo non ci metterebbe molto a trovarlo in ogni caso. Gli sorride mentre senza voltarsi muove lo sguardo ancora una volta sulla radura lasciando che il proprio viso si rilassi in un’espressione quasi aptica se non fosse per il leggero ghigno disegnato sulle labbra. Annuisce alle parole dell’altro e quando minaccia di non ricambiare ecco che lei alza un poco le spalle allargando quel sorriso malizioso fino a mostrare la bianca dentatura <Non credo mi sarà difficile portare a termine questa… missione> dice lei mentre inarca un poco le spalle puntando il seno in direzione del ragazzo come a sottolineare quanto al di là dell’abilità oratoria disponga anche di un fisico che spesso permette quanto meno di essere ‘ascoltati’. <Fai attenzione che potrei chiederti di smettere di ridere> dice lei facendogli l’occhiolino prima di lasciare che s’allontani mentre lei prende la via opposta, verso est, oltre l’albero tagliato a metà: piccolo segreto che ha appena appreso da quella nuova conoscenza [/END]