{Ceneri di una Fenice}

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00:18 Kurona:
  [Faro] Evanescente. Alla fine Kurona non è mai stata ne un perno per la società, ne tanto meno per chi le sta attorno e sembrerebbe avere bisogno di lei. E allora rimane come uno spettro bianco, dai capelli legati in una treccia che oscillano nel baratro che c'è tra la ringhiera del faro - e lo strapiombo sul mare. E' questo a rievocare i peggiori ricordi; nel suo scroscio ubriaco, nel suo cantilenare contro la scogliera. La spinge a socchiudere gli occhi fino a calare le ciglia candide sulle palpebre e lasciarsi affogare, pigramente, in un malessere resiliente. Ciocche scomposte che le carezzano le guance dove ricordiamo, sul lato destro, vige un kanji marchiato a fuoco che unisce le parole "giocattolo - inferno" in un risultato apparentemente privo di significato. La parte superiore dell'haori in balia della brezza marina, gravida di salsedine, sembra volerla trascinare via. Oltre la spranga. La verità è che si trova a Kiri per via di Yukio e per quanto possa sembrare difficile - rimane in ogni caso una kunoichi in tutto e per tutto. Non ostante l'instabilità. Non ostante abbia già cercato di rinnegare una vita come questa, più di otto anni fa. Le labbra si schiudono attorno al boccaccio d'un kiseru in ebano, lasciando sfavillare in aria, assieme alla salsedine, una traccia fruttata e dolciastra. Infinitamente calmante. < a f h > Il primo sospiro, nel nulla cosmico che attanaglia il fato, riecheggia nel silenzio mostrandola come un figurino assorto. Serafico. Circondato dal suo mondo fatto di pensieri e pura, tetra, immaginazione. [ck on]

00:33 Kioshi:
 Una luce illumina il mare. Il suo fascio si dipinge verso le onde che si strascinano avanti e indietro, in un moto continuo. Il suono delle onde risuona nel porto lasciando nell'aria delle dolci note che si propagano fino alla costa. Il cielo è scuro e la nebbia è fitta, come spesso accade nel Paese dell'Acqua. La foschia copre il dipinto delle stelle e lascia intravedere solo il bagliore della Luna, visibile a metà. I passi di Kioshi sono scanditi a tempo. Prima il destro, poi il sinistro. Il rimore degli stivali si unisce a quello del mare battendo a tempo insieme ad esso. Le braccia si muovono opposte all'andamento degli arti inferiori. L'anello di capo clan rimane fermo nel medio della mano destra. Il mantello di color nero copre il corpo dell'Uchiha, smosso soltanto dal soffio del vento che nasce a largo del mare e giunge con delicatezza fino al porto. Kioshi cammina ancora, cercando un posto dove pensare nuovamente. Il suo piano è cominciato. Kouki ha accettato di seguirlo nella sua missione e ora fa parte della squadra che lui sta creando. Ora è tempo di continuare. Chi si ferma, è perduto. E Kioshi non è il personaggio che ha voglia di farlo. Si trova in una condizione psicologica in continua evoluzione. Non si pone problemi davanti a nulla, cerca sempre una motivazione che lo spinga a superare ogni ostacolo. Proprio come è successo con la Yakushi, per cercare di convincerla. L'obiettivo è sempre quello: Otogakure. E ora le voce che gli arrivano all'udito parlano di un nuovo chunin per l'Alleanza, originario del Villaggio del Suono. Il suo nome sta iniziando a farsi sentire in giro per gli accampamenti e Kioshi è interessato a capire di che persona si tratti. Durante il suo cammino, i suoi occhi scuri notano la figura di una donna nelle vicinanze. I suoi passi non si arrestano, anzi la distanza con questa figura diminuisce sempre più. Fino ad un momento.. Lo sguardo di Kioshi incrocia il viso di lei e non può negare di avere una strana sensazione di un vecchio ricordo. <Strano trovare qualcuno a quest'ora qui..> si blocca piantando i suoi piedi sul terreno e volgendo il corpo verso di lei. Al jonin sembra di averla già vista. Tra poco scoprirà se ha ragione. [chk on]

00:43 Kurona:
  [Faro] Un haori nero opaco, per esattezza, si gonfia e s'appiattisce sulla schiena minuta - disegnando onde plumbee e bianche in pieno stile giapponese sulla parte più bassa e sulle maniche - al di sotto un cheongsam in elastilene, nero anch'esso, dalla cui cintola pende solamente la medaglietta raffigurante l'effige del suo paese. Il capo riverso all'indietro, le pepite di brace che vagano senza alcuna meta tra nubi e stelle affogate nella nebbia. Odia questo posto. La nebbia, il sale, la sabbia - tutte cose che s'appiccicano alla pelle e tendono ad urtarla - tanto da lasciarle il vago sentore d'un broncio sulle labbra. Sono queste ad aprirsi per rubar l'ennesimo sospiro di fumo alla pipa, lasciando che il fumo e la notte le dilatino le pupille tanto da render l'iride, niente più che una corona di sangue. Il fatto che non porti nemmeno l'haori kokketsu la dice lunga; non è qui in vesti ufficiali, ne tanto meno è qui per prender parte a questa guerra. Egoista? Il sentimento meno dissimile è questo - e la verità, per quanto triste, è che Kurona si ritrova a vestir benissimo i panni di questo sentimento. Ed è così, come lo stelo di un giunco posato stancamente sulla ringhiera del faro - i gomiti larghi a sostenersi, mentre le gambe, affusolate e scoperte, rimangono tese puntellando i talloni contro il pavimento. <...> E' una voce a ridestarla, farle muovere pigramente il collo verso la figura dell'Uchiha; è una notte di ricordi in tempesta, e se il mare ricorda la caduta di Icaro - la voce di Koichi ricorda un discorso ben nitido. La morte di sua figlia, Enma. Gli occhi, per quanto stanchi, rimangono vigili. Come luci nel buio. Attratti da lui come lo sarebbe una stupida falena ad un lampadario. < Speravi di stare da solo? > Mansueta come un gatto che si gode la tintarella di luna, per quanto sia un misero straccio nel cielo, si issa, flemmatica, invitandolo con un palmo a salire dov'è lei. Poco più in alto. E sebbene il ricordo sia nitido, la faccia di Koichi - è qualcosa d'annebbiato nella mente della donna. Un lembo tra mille ricordi, che bene o male, ora non riesce proprio ad estrapolare. < Starai solo, assieme a me. > Imperiale, alza le spalle e volgendosi a lui con un sorriso spento abbassa la pipetta stretta tra i polpastrelli - emanando frutti di bosco e qualcosa di zuccherino, in sottofondo. Il diavolo ha sempre un buon profumo, no? < Non è un problema, no? > [ck on]

01:08 Kioshi:
 Il primo impatto regala soltanto ricordi che non riesce a collegare a immagini ben chiare. Kioshi ha solo la sensazione di aver incontrato questa figura solitaria ma per ora non la accomuna a nessun momento della sua vita. Le onde trascinano l'acqua del mare a schiantarsi contro la parete rocciosa della costa. Il porto viene bagnato dalla schiuma bianca donata dal sale del mare che si asciuga con rapidità fino a scomparire del tutto in pochi secondi. Le parole di Kioshi giungono alla donna le quali vengono ascoltate con attenzione e una risposta non tarda ad arrivare. La voce di Kurona entra nella mente dell'Uchiha portando di conseguenza i ricordi del ragazzo a collegare più sensazioni tra di loro. Quel viso prima, quel suono ora. Due indizi non fanno una prova ma poco ci manca. La risposta di lei arriva dritta all'udito di Kioshi. Stare soli, assieme. Niente di più contradditorio. Niente di più vero. Quante volte ci si sente soli pur essendo circondati da una folla? Non importa il numero di persone, non importa quanto provino a intrattenerti. A volte, basterebbe soltanto un paio di occhi, del tuo colore preferito, della persona che rinchiude in se il tuo mondo a lasciare che quella solitudine scompaia. <Sono abituato. Non ne farò un dramma> freddo, termina subito lui avanzando di un paio di metri in avanti. Il suo moto si ferma ancora, poco più vicino a lei. L'Uchiha vuole togliersi quella sensazione da dosso. Capire se questa figura è già stata vista in precedenza o meno. Altrimenti è inutile che ci perda tempo. Ha tanto a cui pensare. Di certo, non vuole perdere una notte per nulla. <Problema o no.. dipende da quello che accadrà> lascia che le note della sua voce escano in direzione di lei, profonde e serie. <Mi sono fermato soltanto perchè il tuo viso mi ricordava qualcosa. Nulla di più..> sincero, spiega il motivo per cui ha arrestato il suo passo. <Il mio nome è Kioshi Uchiha> rivela, senza perdere troppi giri di parole, la sua identità alla donna addossando su di lei i suoi occhi neri. L'attenzione si focalizza sulla reazione che avrà, se l'avrà. Silento dunque attende le conseguenze delle sua azioni. [chk on]

01:24 Kurona:
  [Faro] Come se potesse vestire i panni di una donna veramente gentile - in realtà, il nostro Uchiha, ha ben poco da decidere. O rimanere con lei, o cambiare posto. Il fatto che di solito nessuno s'avventura in giro di notte la dovrebbe rendere atipica? Probabilmente sì - e altrettanto probabilmente, Kurona, non ci vede niente di male nel liberarsi dalle catene dei chiacchiericci per perdersi nei meandri della propria mente. E più il buio viene meno, più i tratti dell'uomo divengono definiti - più lei lo guarda con un cipiglio di curiosità che le aleggia senza remore sul viso. Il giusto ossimoro tra orribile e meraviglioso, che si muove con la delicatezza di una geisha - e parla con la lingua affilata di chi di sangue ne ha versato. Ed anche parecchio. E tanto che è l'Uchiha a camminare verso di lei, lei si trova costretta ad issare il busto mostrando sotto il pallido bagliore della luna, tutta una serie d'orrori. E per quanto si muova lentamente, per quanto i capelli color latte si spingano - coraggiosi - ad accarezzarla come le dita di un amante in piena notte, sembra sempre lo stesso chaos di tanto tempo fa. Passano gli anni e tutto, come niente, cambia. Però è invecchiata, lo si vede nelle forme che hanno incontrato l'amore di aver figli, e nei tratti che un tempo vispi, ora si presentano appena marcati. Stanchi. Lascia che sia lui a parlare e lei piombare nel silenzio dei ricordi, dove - forzata - cerca il viso di quest'uomo. Questi occhi. E allora quel palmo posto in sua direzione, diviene un pericoloso compagno. < Sei sgarbato. > O forse solo razionale? Però gli occhi di Kurona, vivi e zampillanti, vestono l'altro d'occhiate indulgenti. < Mhn. > E mentre lì, tra tasselli inesplorati, ripesca lembi di discorsi, tenterebbe d'avvicinarsi a lui. Con quel palmo offerto. Probabilmente un uomo desidererebbe un palmo femminile, liscio. Questo invece si presenta sfregiato da tagli oblunghi, frastagliati. Però insiste nell'offrirglielo. < Anche tu mi ricordi qualcuno, a dire il vero. Ma temo sia un ricordo lontano - sei sicuro di voler conoscerlo? > Passo dopo passo, attutito dalle urla del mare, finisce per sostargli di fronte. Le scarpe immerse nella sabbia gelida, ed un palmo che vuole esser raccolto. E lo sguardo s'abbassa, mallifluo, mieloso - finendo per somigliare alla leggenda d'un fantasma nel faro. La nebbia che li circonda. La linea bianca del sale disegnata sul profilo del bagnasciuga. < Ti va di ballare? Tanto-- > Rilega le spalle in una stretta, non di certo timida, ma neanche tanto sfrontata. Una richiesta innocente. E come canali in piena il chakra che fino ad ora stava pigramente circolando, diviene un flusso stabile verso il basso. Ci si veste, centimetro dopo centimetro, rilasciato al di là delle piante e delle gambe che nude, finiscono per muoversi drasticamente verso Koichi. <Tanto non c'è nessuno. A parte noi.> Ossimoro - appunto, come lo è Kurona. E magari, ballando sul profilo dell'acqua, ricorderanno qualcosa? [ck][rilascio descrittivo]

01:56 Kioshi:
 Quel gioco continua tra loro due. Una fiamma che brucia lenta e debole. Questo sarebbe la metafora del loro incontro, attualmente. Le sue camminate notturne sono portatrici di idee nuove, di saggi consigli sul futuro e di vecchi pensieri. Kioshi non è un essere che perde la sua vita dietro situazioni inutili. Non più, almeno. Lui ha buttato così tanti anni della sua esistenza che ora non vuole più fermarsi. Adesso che si è lanciato, non vuole più restare indietro. Giorno dopo giorno vuole raggiungere il suo scopo. Sta diventando un uomo ambizioso, forse non se lo sarebbe mai aspettato tanti anni fa. Le persone cambiano, però. Le persone ti fanno cambiare, a volte. Lo sguardo attento e cupo dell'Uchiha osserva il palmo di lei avvicinarsi con lentezza in modo dolce. Lui rimane fermo, impassibile. Ascolta soltanto la voce della donna che arriva alle sue orecchie. Prende quelle parole, le analizza e ne trae le conseguenze. Lei vuole un ballo. Lo offre a lui. Un gesto elegante, innocente certo. I suoi occhi si posano ora sulla mano di lei seguendone i lineamenti. Ne scruta i dettagli notando la pelle rovinata. Le narici si aprono leggermente e i polmoni vengono riempiti di aria. <Vuoi ballare?> Pochi attimi di apnea e l'ossigeno viene svuotato espirando. Sbuffa Kioshi, ora. Il fuoco lento non fa per lui. La mano destra si alza in direzione del palmo di Kurona. Il chakra divampa dal suo centro dirrompendo in ogni canale di tsubo del suo corpo. Una maggiore quantità viene direzionata attraverso i sensori oculari e la sua innata viene risvegliata in un batter di ciglia. L'iride nera diventa rossa. Un colore carico di rabbia, vendetta, sete di potere. Questo è rinchiuso in quel rosso, così simile alla tonalità del sangue. Al suo centro, un disegno geometrico a forma di tribale si disegna di nero che permette lo scambio di chakra con il mondo esterno. Il Mangekyou Sharingan si posa sulla figura di lei notando una una differenza di lumonisità con il resto del luogo. Il chakra di lei scorre come in tempesta e può essere osservato bene dall'Uchiha. <Balliamo, sì..> la sua voce esce come un sussurro, appena udibile da lei. La mano di Kioshi stringe quella di lei adesso, senza violenza e senza provocarle alcun dolore. Il suo Sharingan posa il suo potere sugli occhi altrui lasciando il permesso al jonin di cercare nei ricordi di lui quella stessa forma. E, ad un certo punto, trova qualcosa. Un ricordo, molto lontano. <Il destino può essere strano a volte.. Non credi?> il tono viene aumentato leggermente. Socchiude gli occhi per un attimo pensando a tutto quel che era successo. Lui è cambiato tanto da quel giorno. Forse non è più la stessa persona di allora. [chk on]

02:12 Kurona:
  [Faro] E sono così paradossalmente differenti, come l'abbraccio tra yin e yang che finisce per creare una forma dal senso universale, oramai. Il torpore della pelle lenito da cicatrici bianche e rosee, finisce per divorarlo con una lentezza estenuante. E mentre lui trova i primi zampilli di ricordi, lei ravana e ravana - trovando solo immagini. Frammenti che cerca di rimettere in piedi mentre gli tsubo vomitano la dose di chakra necessaria a farla rimanere con i piedi ben saldi - e difatti lo porterebbe lì, dove il bacino dell'acqua si fa' nero come petrolio, ed al tempo stesso, tanto limpido da riflettere le stelle. Non parla, piuttosto - mentre i piedi rimangono perpendicolari al profilo dell'acqua senza affondare, tenterebbe d'accostarsi a lui per un ballo lento. Non c'è niente tra le righe, se non il pallore d'un impulso che trascende ragione e raziocinio, vedendoli come niente più di questo: Umani che danzano, attendendo la guerra. Il vento sotto il colletto dell'haori la spinge ad alzare lo sguardo verso di lui, posando il petto contro al suo e la mano opposto a quella donatogli, sulla sua spalla. Un muoversi lento, di fianchi e gambe, come un cullarsi a vicenda. Però quella mano la stringe, e le iridi - speculiari alle sue, ma prive di tomoe, finiscono per cercarlo in alto, qualche spanna sopra di lei. Le labbra rompono il silenzio di un'atarassia stabile e controllata, mostrandosi come ciliege nella stagione migliore. <...> Il silenzio che esce da quelle labbra, guardando il kiseru abbandonato sulla ringhiera poco prima - al di là della spalla dell'uomo. < E tu? > Si muove, delicata. E' una visione contorta, non trovi? Una donna tanto orribile. Tanto capace di perder il senno, è anche capace d'esser una creatura delicata. Da spezzare tra le mani. I capelli oscillano piano, addentrandosi, passo dopo passo di danza, nell'interno nel mare - mai troppo lontana dalla riva però. < Tu, Kioshi, ti sei lasciato guidare dal destino - o hai voluto impugnare le redini? > E' cambiato, ed anche lei lo è. Ironicamente qui, è lei quella che s'è arresa. La mano sulla spalla, atta ad accompagnare il ballo, s'isserebbe a donargli torpore. E nei flussi, il terzo occhio ne è irradiato - sebbene niente, niente voglia attaccare l'uchiha ora. Quel palmo appunto, finirebbe per posarsi alla base della sua guancia con il candore di una certa soddisfazione.

02:49 Kioshi:
 Lo Sharingan rievoca i ricordi passati di Kioshi. Il vento soffia più forte nel momento in cui le iridi dell'Uchiha si mostrano rosse al mondo esterno. Un potere oculare che non si dimentica facilmente. Questo è certo e non si può mettere in dubbio. E ora l'aria sembra donare una sensazione di freschezza, soprattutto verso Kurona. Le iridi fissano quelle di lei trovando un incrocio degli sguardi. E lo Sharingan Ipnotico si sofferma sugli occhi della donna posandosi con delicatezza su di essi. E in quel momento, il corpo di Kioshi si muove lento accompagnata dalla volontà di lei. Il jonin segue i suoi passi danzando lievi e spensierati, come due farfalle che sbatton le ali volando nel cielo verso il loro destino. I loro corpi si scontrano dolcemente, le mani si stringono per seguire il ballo. La domanda di Kurona viene ascoltata e, pochi secondi dopo, trova immediatamente risposta. Il viso di Kioshi si avvicina all'orecchio sinistro di lei lasciando la schiena ben eretta. La voce esce come un filo sottile, facile da spezzare. Tenebroso, oscuro. <Le redini sono nelle mie mani..> i suoi lunghi capelli di color nero sfiorano delicati i lineamenti laterali del viso della donna <.. e ora lo scrivo io il destino> il suo, degli Uchiha, di tutte le persone che accetteranno di seguirlo e, un giorno quando il suo piano si realizzerà, di Otogakure stessa. Una mente che ambisce a diventare sempre più forte. Ha lasciato indietro il passato. Ha lasciato che i dubbi cadessero uno ad uno. E guarda con occhi diversi i giorni a venire, certo che sarà pronto ad eliminare gli ostacoli possibili. Kioshi guarda ancora la donna, immobile. Lei è convinta di ballare mentre il chakra è direzionato verso la sua mente. Tramite il suo potere oculare, l'Uchiha può notare il fascio di energia protatto verso lei. Una semplice illusione, dove Kurona è convinta di danzare con lui seguendo i suoi passi. Il flusso di chakra viene interrotto da Kioshi che libera il corpo di lei dal genjutsu. Ora potrebbe vederlo lì, immobile mentre tiene il palmo della sua mano e lo Sharingan fisso sulle sue iridi. <Hai un ricordo di me. Così diverso forse da ciò che ora sono> può sentire chiaramente la sua voce ora. <Tutto è nato da quel giorno, però. Parlando con te ho capito che dovevo prendere il mio destino tra le mani..> ed è quel che ha fatto. Ora ce l'ha. E l'anello portato ne è una dimostrazione. <Dovrei ringraziarti..> fa una smorfia con le labbra chinando leggermente la testa in un movimento laterale lento verso sinistra. Dovrebbe dirle grazie ma forse non è nella condizione psicologica per dirlo a qualcuno. <E tu, invece?> le domanda secco, fissando ancora i suoi occhi con forza. <Cosa hai fatto della tua vita?> chiede ancora aspettando una risposta che soddisfi la sua curiosità. [chk on][Mangekyou Sharingan on]

03:07 Kurona:
  [Faro] Il cullarsi docile - aveva così voglia di ballare, una voglia che risale il ventre e le si attanaglia nella gola raschiandola. Forse questo ha fatto nella vita; ha seguito gli impulsi andando lì dove questi la portavano, come una barca a vela in balia della corrente. La mano nella sua però rimane salda - come se in qualche deviato modo, questo contatto umano fugace, le fungesse da ossigeno per polmoni rachitici e stanchi. Lì dove l'illusione l'annebbia assecondando un desiderio, lei è mansueta ed in pace come un animale selvatico. E lì dove l'illusione si spegne, lasciando solo corpi inermi - il mento di Kurona s'affila indispettito, scansando il viso. E la mano. Oh, la negazione. Croce e delizia delle nostre vite. La mano, affusolata, si ritirerebbe bruscamente da quella dell'uomo, distogliendo lo sguardo da -- quell'obrobrio che porta tanto fiero negli occhi. < Bene. > Seccata - lo sarebbe chiunque, ma in un certo senso, è una delle poche volte che un uomo s'è permesso di darle il ben servito. Ecco quì. E come una bambina capace di battere i piedi, finirebbe per far spegnere quel rilascio, attuato per danzare sull'acqua, finendo per abbandonarlo. Lo aveva detto, no? Siamo noi i fautori del nostro destino. E in un certo senso - saperlo così sveglio - le solletica anima e curiosità di scoprire oltre. Ma non è così sciocca da buttarsi nel fuoco. Si distanzierebbe da lui, finendo per camminare sul bagnasciuga. < Io? > La domanda retorica riecheggia, con voce densa - zuccherina. < Ho avuto due figli. E ho rinunciato alla carriera. > Diametralmente opposta a lui, in tutto e per tutto, abbandona il desiderio di guardarlo negli occhi per potersi riflettere sull'acqua. Un figurino minuto. <A parte quando la guerra chiama.> In quel caso non importa chi sei - rispondi. E forse, chi lo sa, è la volta buona che muore? Le ciglia s'abbassano, punzecchiando i suoi vestiti, ma mai il volto dell'altro. < Parlami di te. Io non sono una persona interessante. > [chakra on][turnoff rilascio]

16:00 Kioshi:
 In un attimo, il tempo per lei di accorgersi di esser vittima di un'illusione, la situazione cambia ribaltando tutto. Dal porgere la mano al ritirarla indietro, dagli sguardi che si incrociavano al rifiuto di lei di continuare a guardare dentro i suoi occhi. E così lei si gira donando a lui ora le spalle. Lei si avvicina alla sabbia bagnata e lui con pochi passi la segue fermandosi al suo fianco. Guarda dritto davanti a se, la schiena ben dritta e la mente rivolta verso il futuro. Il destino può essere strano, certo. Non si sa mai cosa può riservarti e può rivelare aspetti che non si credeva fossero possibili nella propria vita. Lo stesso vale per Kioshi. Da un sentimento di vendetta verso Katsumi per la morte del suo amico Arima fino all'incontro con lui dove gli ha aperto gli occhi sul passato del Clan e gli ha donato una possibilità per gli anni a venire. Le iridi rosse guardano l'orizzonte ora, quelle onde che non si fermano mai e continuano a cullarsi tra loro. L'Uchiha ascolta quel che è capitato a lei. I figli, la rinuncia alla sua carriera. Un po' come se si fosse accontentata di cosa la vita le offriva, senza l'ambizione di cercare qualcosa in più. Kurona chiede di parlare di lui. Le labbra di Kioshi si separano tra loro di qualche centimetro permettendo alla sua voce di uscire <Se una persona è interessante o meno, lo decidono chi incontriamo nella nostra vita. Non possiamo essere noi stessi a farlo> afferma con convinzione il jonin. Per una persona, la sua vita può essere interessante. Per un'altra, magari no. Chi è lui per definirla in un modo o in un altro? Ciò che si trasmette è importante. <Io mi sono fatto carico di tutte le responsabilità del mio Clan> spiega alla donna, senza porgere i suoi occhi su di lei. <E sto mettendo in atto un piano. Molto pericoloso, ad essere sinceri..> anche solo parlarne potrebbe essere rischioso in effetti. Non aggiunge nient'altro per ora. Il viso ruota in direzione di lei ora guardando i suoi tratti facciali <Davvero ti stai accontentando di quello che hai?> una pausa per spezzare il tempo del discorso <Davvero non senti quel fuoco dentro che divampa?> chiede provocando la donna. In questo momento particolare della sua esistenza, non può credere che un essere umano si fermi e non voglia raggiungere il proprio obiettivo. [chk on][Mangekyou Sharingan on]

16:20 Kurona:
 E le punte affondano nell'acqua, così come quelle leggere venature evanescenti sfioriscono a favore degli tsubo che rimangono vigili, seppur privi d'attività visibile all'occhio abile. Le ciglia riverse a far ombra sulle gote pallide, le labbra socchiuse a rubar salsedine che inevitabilmente, le riempie il petto che si ritrova tremante, nel rigetto dello stesso. Alla fine il destino ha giocato pessime carte a favore di Kurona - e forse la vita stessa, ha voluto rigirarsi da dentro a fuori lasciandola vuota come un vecchio calzino usato e poi gettato di parte. Forse è il legame terreno. Forse essa stessa, ora come ora, dubita di avere un senso che possa muoverla a favore di qualcosa. O qualche causa. Lascia che la treccia bianca ciondoli pigramente sulla schiena coperta dall'haori opaco - e come una lucciola pallida nella notte, muove le gambe con delicatezza disumana - ad affondar nell'acqua fino ai polpacci. Lo ascolta, come potrebbe fare altrimenti? Lo ascolta mentre parla di se, mentre tenta di insegnarle qualcosa, mentre la provoca cercando in lei - quelle fiamme che un tempo distruggevano tutto quello che toccavano. E pensare che infondo, Kioshi, non ha mai avuto modo di conoscerla come si deve. E il dolore che porta dentro il Mangekyou la spinge a tenere le labbra serrate - come un broncio bambinesco, finendo per infilare la punta delle dita dentro all'acqua sfiorandone la superficie. < Fuoco? > Un fuoco che brucia dentro. Qualcosa le ricorda - oh, si, forse un tempo aveva qualcosa del genere insito nello stomaco. Ed ora? Ora è: < Acqua! > La voce spezza il silenzio, il danzare delle onde che risale i polpacci fino alle ginocchia, bagnandola e - con un cenno della mano, vorrebbe investirlo con una di quelle onde, sebbene poco naturali. Una schizzata d'acqua non può che far bene ad un viso serio come quello dell'Uchiha. < Io sono acqua, tesoro. Si adatta e a mali estremi, con il tempo, fa adattare tutti e tutto al suo corso. > E il broncio si scioglie, benevola, in un sorriso placido. Si ferma - forse finalmente, forse no, spostando le ginocchia a macinare la strada fatta per differenziarsi da lui. Lo guarda, ma evitando sapientemente gli occhi. Naso. Bocca. Capelli. Mani. La sua, bagnata d'acqua salina, s'issa a portarsi di lato alle labbra. < Ti ricordi Kioshi, quando ti parlavo di ribaltar il destino e mallearlo sotto le nostre mani? > La domanda ciondola in aria, gravida di "se" e "ma". Eppure non ha sentimenti con se, solo una vena nostalgica. Come se Kurona, quella che l'uomo aveva conosciuto tempo fa, fosse ancora lì. Come un mostro sotto pelle e voglioso d'uscire allo scoperto. Eppure lei è così - addormentata. < Non sono più quella donna arrogante. Con tanto odio nel petto, da poter sfamare il mondo per secoli. Al tempo correvo. Correvo incessantemente. Correvo talmente tanto - > E la mano si scansa, indicandosi le costole. < Da aver costanti fitte. Ed ero stanca. > E il risultato eccolo qui - davanti ai tuoi occhi. S'è fermata, mentre il mondo continuava a girare, Kurona ha deciso di scendere. E non farsi sfiorare. Le ciglia s'abbassano mentre s'allunga, tentando di coglierne le mani nei palmi. Materna, come potrebbe esserlo la madre innamorata di due figli. < Forse avresti ragione a considerarmi ridicola. Forse invece, arriverà un nuovo momento. Ma fino ad ora, alla porta dell'Okiya, hanno bussato solo viandanti e uomini benestanti. E nessuno di loro m'ha portato in dono il motivo di rialzarmi, e rimettermi a correre. > Anche il Chomei, il buon vecchio, è rimasto lì. Nei meandri del suo cervello. E neanche lui, l'ha fatta alzare. Ed il sarcasmo si spreca, pungente e gentile al tempo stesso. Fosse riuscita a carpirgli le mani, gronderebbe fuori dagli tsubo una sottile patina. Come un armatura. Forse un chiaro cenno - di non gradimento intrusi nella sua testa? Non che gli serbi astio, alla fine, son sconosciuti da più di dieci anni. Sconosciuti occasionalmente vicini. E il discorso decade come la sua presa sulle mani di lui - lasciandolo libero d'agire come meglio crede. < Ma - se il mio fuoco t'ha intaccato, tesoro. > Se così è - se lui, solo sfiorandola, ha avuto il coraggio di prendersi quello che gli spetta e dirigere il destino come un maestro d'opera - < Allora fanne tesoro. Tienilo stretto. E vai fino in fondo. Meglio carbonizzato che - > ... <vuoto.> [ckon]

16:51 Kioshi:
 Fuoco e acqua. Una contrapposizione che non può vivere insieme. Un mondo che vede distante l'altro. E sarebbe quella distanza non colmabile da semplici passi. Una visione differente del mondo. Questa è la verità. Kioshi vede il fuoco, Kurona vede l'acqua. Kioshi è fuoco, Kurona è acqua. E lei ne parla come se tutti, prima o poi, dovranno accettare la volontà dell'acqua perchè si adatta ad ogni situazione. Kioshi la ascolta, contrario a quel che sente, ma non vuole interromperla al momento. I suoi occhi si riflettono nell'acqua adesso. Il viso si abbassa leggermente e i capelli neri cadono davanti alla sua fronte ancor di più. Il chakra viene lanciato tramite lo Sharingan verso l'acqua del mare. <A-ma-te-ratsu..> scandisce lentamente la parola e pochi secondi dopo una fiamma nera si dipinge sopra una porzione di superficie d'acqua. La fiamma non si spegne, brucia in continuazione. E l'acqua fa il suo corpo, quando il suo calore viene aumentato. Evapora. Diventa fumo bianco che si innalza e vola trasparente verso il cielo. <Questo è ciò che può diventare l'acqua a causa del fuoco. Si adatta soltanto se lo vuoi te..> dichiara diminuendo ora l'intensità del chakra lasciato scorrere. La fiamma nera si spegne, poco a poco, per volontà dell'Uchiha. Le parole di lei parlano di un passato cavalcato con forza dirrompente e di un presente pacato, senza nessuno stimolo. Le mani della donna afferrano quelle di lui e il jonin glielo permette, senza opporre resistenza al volere altrui. Gli occhi di Kioshi notano una patina di chakra nelle mani di lei, vista come una sorta di protezione. Lui non reagisce. Il suo corpo rimane fermo permettendo a lei di mostrare la sua reazione al precedente utilizzo dell'illusione. <Se resterai acqua per sempre, finirai per diventare una goccia in un infinito oceano> alza gli occhi nuovamente verso il mare davanti a lui, distogliendo lo sguardo dalla figura di lei. <Preferisco essere un fuoco che incendia ogni cosa e, una volta bruciato tutto quel che si desidera, si spenga lentamente..> afferma con tono forte adesso. <Scomparirà, certo.. Ma lascerà impresso il suo segno, per sempre> questa è la volontà di Kioshi ora. Non vuole vivere in eterno, vuole soltanto marchiare il suo passaggio in questa vita. Per il suo Clan. <E tu? Questo vuoto ti piace, invece?> domanda ancora per capire i suoi pensieri attuali. <Non c'è niente al mondo che potrebbe alimentare il desiderio di tornare a correre?> curioso, vuole vedere fino a che punto lei si è arresa nella vita. [chk on][Amaterasu][Mangekyou Sharingan on]

17:11 Kurona:
 Non che potessimo esser tutti uguali; nelle parole di Kurona c'è la vena d'una supplica. Non lasciarti andare, non perdere al grande giogo della vita - non smettere di correre finchè il viso non t'impatta sul terreno e il tuo ultimo fiato è oramai andato nell'ultimo, grande, salto. Forse il problema è stato fare tutto con un tempismo pessimo. Anche il grande salto, sulla scogliera, fu' prematuro. Voleva volare e invece, è solo caduta fino al gradino più basso che possa esistere. E non è vero che solo toccando il fondo, si può arrivare più in alto. In qualche caso, semplicemente, si rimane spiaccicati lì. Sul fondo. Lo sguardo finisce per inseguire quella fiammata nera sul profilo dell'acqua - è forse la prima volta che vede l'Amaterasu? E' probabile, avendo un passato turbolento con il clan di cui tanto fieramente parla l'altro - ed è probabile che sia anche l'ultima quindi, lascia che il vapore s'innalzi, per poi sistematicamente ricadere su di loro come brina. Piacevole brina. Gli occhi finiscono per chiudersi mentre le impercettibili gocce le cadono sul volto rischiarandolo. Il profilo affilato del mento che si contrae, lascia che le nervature si muovano appena, scoprendo capillari nero pece sotto il primo strato di derma, dovuto semplicemente al chakra attivo. E lui stesso può vedere tutto un sistema linfatico illuminato di luce porporea dovuto al sangue kokketsu, pregno di chakra. Tuttavia quelle difese rimangono ben salde, come se fosse sul punto costante di preparazione ad un rilascio di chakra per liberarsi di tutto ciò che potrebbe esser fallace. < E come vedi, tra acqua e fuoco, non c'è una differenza abissale. > E tutti e due diventeranno niente - con la differenza che il fuoco, danneggia sul suo cammino. Mentre l'acqua modifica radicalmente. Per sempre. Goccia dopo goccia, può spaccar anche un cranio. < Non saprei. > E dato che le mani sono lì, finirebbe per raccoglier i palmi e tirarselo dietro. Lo trainerebbe in acqua sfoggiando un sorriso bianco latte su labbra come il sangue. La cicatrice sull'occhio, quei kanji, svettano sotto il bagliore lunare in rilievo. Lo porterebbe ad immergersi fino ai polpacci, se solo non si opponesse. < Qualcosa c'è, che mi solletica. E' qualcosa che, forse per paura, ho fermato da tempo. > La confessione più indecente di tutte. E probabilmente, il primo con cui ne parla, è proprio lui. Per assurdo. < Ma il compromesso è abbandonare tutto. I miei figli. Le mie maiko. La mia Okiya. Conosci il venerabile Rikudo? > Fosse con lei, in acqua, solo in quel caso, lo lascerebbe andare. Si sfilerebbe l'haori nero dalle spalle, porgendoglielo. [ck on]

17:29 Kioshi:
 Non c'è differenza per la donna, tra acqua e fuoco. Soltanto che il fuoco brucia e danneggia mentre l'acqua modifica, senza lasciare traccia. L'amaterasu si spegne del tutto, lasciando che le ultime particelle di vapore salgano verso il cielo e atomi di idrogeno e ossigeno, nella giusta quantità, bagnino il loro viso con tatto leggero. Le sue mani afferrano nuovamente quelle dell'Uchiha e Kurona cerca di trascinarlo in acqua, nuovamente. Lui lascia andare il suo corpo ora, tirato dagli arti della donna. Non si bagna, però. Attiva una patina di chakra sulle suole dei suoi stivali, fatto uscire dagli tsubo degli arti inferiori. I suoi passi sono compiuti sulla superficie dell'acqua quindi. E, inoltre, non seguono la velocità della donna. Le mani del jonin lasciano la presa di Kurona ma, comunque, la segue riducendo che li separano come lei voleva. La guarda mentre si sfila l'haori e glielo porge. Le braccia di Kioshi si portano in avanti afferrando tra le dita quell'indumento. Non sta capendo cosa vuole fare ma la osserva lasciando che sia a lei a decidere ora quel che farà. Nessuna illusione, nessuna fiamma. Kurona è libera di mostrare quel che la solletica da sempre. <La paura può essere una preziosa alleata certe volte> esatto, può fare l'effetto opposto se usata come motivazione. Lei dovrebbe abbandonare ogni cosa però. Di tutto e di più nella sua vita. La parola Rikudo rievoca in Kioshi momenti del suo passato. Quel periodo che ha passato alla sua ricerca per capire l'esistenza di una tecnica che potesse riportare in vita le persone perdute. <Rikudo..> sussurra guardando dritta negli occhi lei. <Rikudo Sennin> ora il tono si alza, più forte. <L'ho cercato per tanto tempo. Non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo> spiega l'Uchiha, quasi con l'amaro in bocca. <Ho sentito solo parlare di lui e basta> dice quel che realmente sa e niente di più. <Perché?> domanda, in maniera più esigente adesso. Sembra che gli dia fastidio che quel passato stia facendo ritorno adesso. Per lui, è un capitolo che stava chiudendo. Aspetta il fare della donna ora, immobile sopra quella superficie di mare. [chk on][Mangekyou Sharingan on]

17:48 Kurona:
 Il torpore del mare di notte, una culla di miele per il corpo. Finisce per spirare un rantolo dalle labbra, come di piacere, dovuto semplicemente all'abbandonarsi flebilmente alla corrente. Forse è questo che ha smesso di fare? Abbandonarsi alla corrente del mondo? E questo cambia, scorre, muta. Lei invece, rimane sempre la stessa. E divaga con la mente su quella persona, Akendo. Ivi rimane incastrata per qualche istante cercando di giustificare una personalità instabile più probabilmente, proprio per colpa sua. Essere arcano e pieno di domande rimaste irrisolte per eoni interi. Gli occhi rivolti all'acqua riflettono il suo spettro, e quello di un uomo che ha solo avuto la sfortuna d'imbattersi in lei. E mentre lei affonda nell'acqua, lasciando che quel torpore dato dall'amaterasu le carezzi la carne, lui si riflette sul profilo rimanendo dislivellato rispetto a lei. Lo guarda dal basso. < Aish ! Davvero?! > Pieno d'assi nella manica ma, riducendo la mano ad una coppetta, tenterebbe di bagnarlo ugualmente. Per mero dispetto. E le spalle rilassate verso il basso finiscono per venir ingollate dall'acqua, coltre nera, immergendoci il capo e finendo per fluttuare. Come un cadavere alla deriva. Ginocchia unite, braccia estese. E l'abito in elastilene, tipico cinese, le fascia la carne creando una sagoma curiosa - le spalle scoperte rivelano ramificazioni di sangue nero che ne deturpano la figura che altrimenti, sarebbe eterea. Come fiori di mandorlo posati sull'acqua. E nel mentre quegli tsubo impiegati per elargire chakra alla sua pelle finiscono per direzionarsi di netto verso il centro della fronte di Kurona. Dove tutto diviene niente - e il niente, può diventare comunque qualcosa. Tenterebbe di intaccare in filamenti, come se volesse creare una rete addosso a lui. Filamenti sottili. Tentennanti. Duri come il diamante. <E' stato un mio pensiero fisso. Akendo.> Lo chiama per nome, pur senza guardare il nostro uomo. Le opzioni sono due - effettuare un rilascio, o rimanere in piedi sulla superficie dell'acqua, sperando che per contrastarla perda il controllo d'una o dell'altra. Sorride, ben conscia del fatto che lui possa guardare quei flussi direzionarsi verso di lui - e lentamente, bracciata dopo bracciata, torna verso di lui. <Vedi, ha un potere immane. Eppure, è solo. Tremendamente, infinitamente, solo.> ... < E questo, a dire il vero, mi spaventa. Pur essendone attratta come una falena. > Potere e amore, non vanno mai a braccetto. Mai. E se dovessero, ci sarebbe il rischio che qualcuno voglia strapparteli via. Leva le mani, passandosele sulla fronte, portando indietro i capelli color latte oramai bagnati - tornando eretta. < Non cercarlo. Un consiglio da amica. > Alla fine la voce è solo un filo, un sussurro nell'urlo del vento. < Quando è necessario trovarlo, sarà lui a trovare te. O -- me. > E speriamo, francamente, che questo non succeda. [ck on][tentativo: sconvolgimento tattile]

18:17 Kioshi:
 Quella notte sta diventando strana e Kioshi sta provando a capire dove sia indirizzata a finire. Qual è il motivo di questo incontro? Se ci fosse un senso ad ogni evento, quale sarebbe questo? La sua mente viaggia rapida cercando di capire qualcosa ma ritorna veloce anche verso Kurona donando a lei l'attenzione che le spetta. La donna si arrabbia quando lui non entra in acqua. E lancia veso Kioshi un po' d'acqua tramite le mani a mo' di cupola. Un po' infastidirlo, un po' per vendicarsi. E riuscirebbe facilmente in entrambi a dir la verità. Non muove un singolo muscolo mentre il suo corpo viene bagnato dalle gocce del mare. I suoi occhi si muovono prima verso la parte del corpo bagnata e poi rapidi verso le iridi della donna. Inspira un po' d'ossigeno e lo lascia libero pochi secondi dopo liberando i polmoni. Lo Sharingan di Kioshi osserva il chakra di Kurona direzionarsi verso di lui. Un'illusione, questo sarebbe. Dei filamenti si annodano a lui, duri da scalfire. L'uomo non muove ancora un muscolo, ne proverebbe a liberarsene. Lascia che sia lei a guidare il gioco ora. Non ha interesse nel mostrare nuovamente la forza del suo potere. Kioshi vuole soltanto capire dove può spingere una persona che sembrava esser più nulla per questo mondo. Il nome del Rikudo viene rivelato all'Uchiha: Akendo. Lo ricorderà, semmai gli servirà in futuro. Le parole di lei danno l'immaginazione del potere che possiede questa persona e Kioshi rimane ad ascoltarla, attento e silente. Il suo viso è impassibile. Il suo corpo è bloccato da quei fili. Lei conosce benissimo lo Sharingan e ne conoscerà sicuramente i poteri. <E se trovasse te, quale sarebbe la tua reazione?> spinge il discorso ancora su di lei. Si era rivelata come una persona non interessante ed ora il discorso è improntato soprattutto sulla donna, come lei non si aspettava forse. <Saresti pronta ad abbandonare tutto e metterti nuovamente in gioco?> domanda con un tono curioso lui. <O pensi che non ne valga la pena? E rimarrai così.. Ferma, immobile. Come se questi filamenti fossero legati a te da troppi anni ormai> la voce di Kioshi diventa più dura. Le mostra la verità in faccia, pur non muovendo un muscolo del suo corpo. Il jonin subisce quell'illusione ma, in realtà, sarebbe la donna ad esserne intrappolata. In modo metaforico, ovviamente. [chk on][Mangekyou Sharingan on]

18:36 Kurona:
 E le ciocche bianche s'allargano come tracce di neve sul profilo dell'acqua, le labbra livide finiscono per schiudersi, appena ammaccate dalle gocce d'acqua salata. Per certi versi, il nostro Uchiha, non passa inosservato nella mente contorta della madre; e se fosse troppo presto per ritirare le zanne? Rimane come rapita dai suoi stessi pensieri, alienata al mondo intero con lo sguardo rivolto a lei. La luna. L'apice d'ogni storia inenarrabile che ha come protagonista la figlia di Tsukuyomi. Quasi avverte una fitta di dolore al tatuaggio dalle dieci punte, mentre la osserva in silenzio e si domanda: Devo rimettermi a correre? E se sì, chi o cosa devo inseguire ora? L'ennesimo sospiro le svuota il petto, che curve si muovono sotto i dettami di un umanità blanda - ma terribilmente presente in lei - lasciando che il contrasto tra i calore dell'acqua e il freddo del vento, le copra la pelle di piccoli solchi e rilievi. Brividi. E sinceramente, forse non è solo il freddo a farglieli venire. Per assurdo, ridendo e scherzando, potrebbero esser la svolta l'uno dell'altro? Un occhiata carica d'astio per il dubbio si riversa sul corvino accanto a lei, anzi, direttamente sopra di lei. E mentre tesse quella tela sulla sua epidermide, paziente tarantola, lo ascolta inveirle contro. Come se fosse uno sfregio al suo stesso essere, l'esistenza di una donna tanto pigra alla vita. Il mento si rigira verso di lui, seguendone le labbra come se fosse all'apice dell'amore. O dell'odio. Cosa farebbe? Non risponde a quella domande perchè- in certi casi troppo intima. Ma può vederlo nitidamente. Il sangue, ebbro di chakra, ribolle febbricitante. Letteralmente. Come se scalpitasse nelle vene con l'immane desiderio di scoppiare all'esterno in uno tsunami. O in costrutti da guerra. < Questi sono parte di me. E' tutto quello che sono. > Si libera di quello sguardo per vestirsi dell'esser serafico che è sempre stato; si solleva piano e quando si solleva, questo può avvertire un piccolo torpore a livello delle spalle. Ricalca il calore di un abbraccio da dietro: Il centro della schiena, le spalle, pigramente il petto. Eppure non c'è niente attorno a lui, ma solo piccoli tasselli che s'incastrano come soavi pressioni in quella rete cucita con tanto amore e tante diligenza. Può sentire un tocco, lucifero, sfiorargli la spalla in quell'abbraccio e scivolare piano. Oltre i vestiti, sulla carne. E mentre lei nuota nuovamente verso di lui, in bracciate a rana, lei gli sorride. < Non è lui a detenere quello che voglio, quindi se dovesse venire da me - non avrebbe nulla da offrirmi. Non più, oramai. > Parla d'amore, tra le righe, un amore assolutamente platonico. Un amore corrotto dalle domande e assolutamente irragionevole e non ricambiato. Si solleva, appena sotto di lui, stringendo nei palmi il bordo del cheongsam per strizzarlo. < Tu, piuttosto. > La voce come una carezza, come quella che aleggia sulla pelle - nella pelle - di Kioshi. Che dal braccio scivola sul petto. Malevola e maliziosa. < Invece di puntare il dito contro di me, cosa ti affligge? Non sai come correre? Non sai bruciare? > ... < Di sicuro, non ti sai divertire. Un fuoco, si. Ma di paglia. > [ck on][sconvolgimento tattile]

19:37 Kioshi:
 Si trova lì, in quell'illusione creata dalla donna. Non muove ancora una fibra del suo corpo. Non vuole. Osserva come uno spettatore guarda il film per cui ha pagato. O, nel caso di Kioshi, come un regista scruta il suo stesso cortometraggio. I filamenti di Kurona si muovono sfiorando il corpo dell'Uchiha con delicati tocchi. Le spalle si curvano leggermente, la schiena si raddrizza successivamente. Sente come un abbraccio lungo il suo corpo, qualcuno che leggero entri a contatto con la sua pelle donando brividi al jonin. Lei è questo: filamenti. <Muovi questi filamenti, allora. Tenerli fermi sembra un peccato..> il tono è più basso, strozzato quasi per colpa di quei tocchi lungo la sua schiena e sulle spalle. Ma rimane provocatorio, atto a destabilizzare la mente altrui. Vuole risvegliarla o, più che altro, concedere a lei la possibilità di farlo. Un ricambio di favore, semplicemente questo. Anni fa era stata lei a suggerirgli di prendere in mano la sua vita. Ora è lui che prova a riconsegnare la vita di lei tra le mani della donna. <E allora cercalo. Trova quel che vuoi..> sussurra lentamente iniziando a riprendere possesso del suo corpo. <E ottienilo> un messaggio deciso quello del jonin. Le parole della donna cambiano direzione ad un certo punto. Ora è lei a provocare lui. Ora è lei che si chiede se lui sappia quel che vuole. La mente dell'Uchiha, dapprima annebbiata, si libera da quel torpore. Il chakra inizia a circolare nella direzione opposta a quella che il jonin riesce a vedere arrivare da parte della donna. E visto l'utilizzo dello Sharingan, gli risulterebbe più semplice uscire da quell'illusione. Si libera di quei filamenti ritrovandosi a cader all'interno della superficie del mare. Ma prima che questo accada, è il Mangekyou Sharingan a brillare luminoso più della luna. Un bagliore rosso che investirebbe anche la donna. E, in un attimo, un aura nera si eleva intorno a Kioshi. La forza dirompente del chakra che esce dal suo corpo, sposta l'acqua del mare e l'Uchiha si ritrova a posare i suoi stivali sulla sabbia del fondale marino. Il chakra di color nero divampa attorno a Kioshi. <Io..> la sua voce esce sicura. <.. sto correndo> una parte dello scheletro del Susano'o si mostra a loro. Le costole lo circondano donando a lui una protezione. <Io sto bruciando già> rivela mentre le ossa del braccio sinistro della creatura si crea. L'omero, l'ulna, il radio e ogni parte della mano. Questa si avvicina al viso di Kurona, infine. Il palmo del Susano'o sfiora il viso della donna, senza portarle dolore. Solo una sensazione di calore, senza marchiare il viso altrui. <Non ho più altro tempo da perdere questa notte. Credo che questa incontro sia giunto ad una fine. Sei sicura che non sia così interessante la tua vita?> un'ultima domanda, prima di andare via. [chk on][Mangekyou Sharingan][Susano'o]

20:02 Kurona:
 Quel riflesso illusorio non fa' che andare avanti. Come se fossero l'estensione delle sue mani le muove a piacimento sul corpo dell'altro - niente di più che un esplorazione. Un esplorazione lenta. Maliziosa, ma mai veramente oscena. Probabilmente il fine è quello di spezzar le rigide ossa di una struttura fin troppo eretta per le sue considerazioni, e così, come scivolano dalle braccia al petto, finiscono per puntellarlo con fallaci dita, passando dai pettorali, alle ultime costole, e dalle ultime costole, al ventre. E più questi due flussi s'avvicinano tra loro, più il calore che questo può avvertire a livello della schiena si fa' vicino. Premuto contro di lui. Occhi come fiammelle oramai stanche che si abbassano in uno sguardo furbesco, ed il rosso dell'iride si ridesta e divampa; gorgoglia il desiderio di gioco oltre ogni cosa, come creatura effimera e volubile, mantenendosi su e contro di lui. Gocce di sale le scivolano lungo le gote, le guance, infilando nuovamente le mani in acqua e tenendosi il bordo del vestito arricciato di lato, in un simil-nodino disordinato, che vede la veste ad altezza del ventre esser appena spostata, arricciata contro la pelle. Un fiotto d'acqua quello che ne discende lungo la coscia adornata da un tocco di carne in più, certo, ma pur sempre atletica, soprattutto ora che i muscoli si contraggono sotto l'imperio del fresco notturno. Potrebbe anche contrastarlo - potrebbe spingersi sotto le sue membra ed imporsi su di lui, imporgli le sue catene. E gli dei solo sanno quanto sarebbe idilliaca una situazione simile - ma finisce per far cadere quel gioco nei fondali marittimi lasciandolo andare di buon grado. E mentre lui s'eleva, cadendo in acqua per contrastarla e dar vita a qualcosa di nuovo, lei arretra d'un passo. Il sangue ribolle tanto da coprirle l'iride - e un bagliore violaceo ne circonda la palpebra e l'orbita lasciando nell'aria filamenti dello stecco colore. Non fiammelle - quanto più, un naturale bagliore. Le iridi fiammeggianti che si levano su di lui, su quelle costole che lo proteggono - quel metà Susanoo che va - man mano - creandosi attorno a lui. < ... > Le labbra si piegano piano, portandosi un dito tra i denti per il semplice timore d'esser attaccata. Eppure così non è - anzi. Il capo si reclina come quello di una bestia ferita. E forse, se solo lui sapesse, non spronerebbe Kurona a svegliarsi dal suo torpore. Non le direbbe di bruciare ancora, e ancora, e ancora. Come un tempo. Si lascia coccolare da quella mano scheletrica, muovendo prima un ginocchio, poi l'altro, poi l'altro ancora. Verso di lui. < Se è stato tempo perso. > Una domanda che conferma il suo esser poco interessante. Altrimenti perchè sarebbe tempo perso, il tempo con lei? Cercherebbe d'allungare il braccio per fare lo stesso. E la mano di Kurona è tanto bollente, ora che il sangue scorre veloce nei condotti. Le dita s'allungherebbero sulla gota, la sfiorerebbero con i polpastrelli, spostando la propria, di guancia, contro la mano del Susanoo. < Hai un anima tanto forte che ti fa' onore. E probabilmente sei quello che i tuoi antenati avrebbero voluto, per la tua gente. > Un sussurro si mischia con il canto del mare, lo sbatter ubriaco repentino contro la spiaggia ed il faro che di tanto in tanto, li illumina. Si congratula, senza poterlo dire ad alta voce. Effettivamente Koichi è forte, di spirito. < Ma non hai idea. --- Non hai idea, di cosa tu mi stia facendo. Ora. > Le ciglia finiscono per rimanere a metà, con uno sguardo affilato, color brace, che gli scoppietta troppo vicino per esser evitato. Ed il sorriso, a metà, nel ricordare una vecchia frase, per un vecchio amico. < Tre tomoe di distanza. > Sottovoce, tra le labbra, la ricalca. E' questo che muove il sole e le altre stelle: Vendetta, desiderio, amore. E per quanto per lui non voglia dire niente, probabilmente, dovrebbe cercare al di là del proprio riflesso. Ed il sorriso a metà, diventa un sorriso vero e proprio. Sincero come l'Icaro, non lo è mai. Fosse ancora lì, ne coccolerebbe appena la guancia mentre si ritira. Tre tomoe di distanza perchè, l'unica arma che Kurona ha saputo impugnare è il male. Un male che ora andrebbe manipolato, riversato e reso nuovo. Qualcosa di meraviglioso e grandioso. < Kurona. > Finalmente si presenta, infilzando gli occhi nei suoi. < Kurona Hanabutsuji. > Hai mai conosciuto uno spettro, Koichi? C'è sempre una prima volta. Perchè la moglie del kage è ufficialmente morta, per tutti. E se non ci fosse alcun problema, finirebbe per camminar via dal bacino dell'acqua, lasciandogli il suo haori, sporcato dell'odore del kiseru e della sua Okiya. < Tienilo. E trova il tempo di per tempo ancora. > O di non perderlo affatto? [e n d]

[ck on][sconvolgimento tattile [end] - Gen:125 - innata kokketsu descrittiva ]

23:44 Kioshi:
 Il suo chakra scorre tempestoso e l’innata degli Uchiha dona un colore nero ad esso. Il nero perché rappresenta l’oscurità. Il nero perché è l’opposto del bianco, un colore così puro. Il nero perché non dia alcuna speranza che ci possa essere una sfumatura colorata dopo il suo passaggio. Se non il rosso del sangue dei suoi nemici. Gli occhi di lei diventano neri, forse inondati da un potere oculare del quale Kioshi non ha conoscenza. Non ne ha paura, anzi. Lo attira per la sua curiosità. E quando la donna si avvicina le costole del Susano’o si aprono lentamente permettendo a lei di toccarlo. <Tempo perso per il mio piano..> dichiara il giovane, senza voler offendere lei. <Se il destino ci ha fatto incontrare nuovamente, un motivo ci sarà> una volta magari è casualità, la seconda invece no. Non può essere solo il caso a volerlo. La mano di lei sfiora il viso di Kioshi. La pelle dell’Uchiha si scalda per il bollente tatto posseduto dalla donna. In silenzio, mentre continua a bruciare il suo chakra sotto forma di Susano’o, ascolta le parole di Kurona. Il viso di lui si abbassa, quasi divertito da quelle parole. Ed un sussurro esce dalle sue labbra. Un filo di voce, tenebroso e alquanto oscuro. <Ti sto facendo bruciare, per caso?> non la pelle, non il viso, non materialmente. Sta, per caso, bruciando dentro lei? Il suo corpo da acqua sta diventando fuoco? È questo che lei intende dire? Forse è giunta davvero l’ora che questo incontro finisca. A Kioshi forse non è servito per il suo piano. Ma il suo fuoco ha acceso un’altra fiamma spenta. Non trova riscontro in quelle parole rivolte sulle tomoe ma ascolta comunque interessato fino a che la donna non riveli il suo nome. Per la prima volta, questo risuona al suo udito mentre i loro occhi si riflettono gli uni negli altri. <Kurona..> lo ripete una volta sorridendo, in modo maligno. <Bentornata in questo mondo, allora> non riferendosi al fatto che tutti la danno per morta, però. Più al fatto che la sua anima sembra essere rinata ora e forse si rimetterà in gioco. Il chakra smette di innalzarsi e il Mangekyou si disattiva in un istante. Il Susano’o si spegne lasciando che lo scheletro si dissolva in pochi istanti. Kioshi tiene in mano l’haori di lei legandolo in vita in un semplice nodo. <Si trova sempre il modo di perder tempo> chiude qui il suo dire lasciando andare via la donna e rimanendo in solitudine in quel luogo illuminato dal faro. La serata termina così. Qualcuno è rinato dalle sue ceneri, anche oggi. [end]

Kioshi e Kurona si incontrano dopo tanti anni. Sono due persone opposte però a quelle che si erano lasciate quel giorno nel passato.

Una fenice dalle sue ceneri può sempre risorgere. Kioshi ricorda quando era lui cenere. Kurona rinasce in questa oscura notte.

She’s back.