[Cure per Onosuke] - The same life missin' out
Free
Giocata del 10/04/2020 dalle 10:32 alle 14:01 nella chat "Spiaggia"
E' in ginocchio, di fianco ad Onosuke. Non sa esattamente quanto tempo sia passato da quando egli ha perso le conoscenze. La pioggia è cessata, ma le lacrime di lei continuano a scendere, impetuose. La felpa rosa ed i pantaloni verdi sono ricoperti del sangue dell'amore della sua vita. E quel sangue è venuto fuori dalle ferite che lei stessa gli ha procurato. Gli occhi sono spenti, puntati verso il vuoto. Verso il buio della notte. Lo stesso buio che adesso invade la rosata. La mano destra stringe quella dell'Aburame, sdraiato accanto a lei, circondato da una chiazza del suo stesso sangue. Doveva essere un semplice allenamento. Dovevano farsi male, sì, ma non in quel modo. Ma, in quei momenti, la voglia di vincere era diventata talmente tanta, da sfogare tutta la pressione di quei giorni su di lui. Quei giorni infernali, che difficilmente dimenticherà. Abbassa il proprio busto, poggiando delicatamente la fronte sul ventre del ragazzo. < Mi dispiace > parole miste a lacrime, che vengono fuori a fatica. < Mi dispiace > ripeterebbe, ancora una volta. Non riesce a placare l'ansia. Non riesce a calmare quel respiro affannoso. Non riesce a mettere da parte le proprie emozioni, quelle stesse emozioni che la stanno divorando da dentro. Vorrebbe essere ancora a Chumoku. In quella casa dalle pareti bianche che avevano imparato a condividere. In quel luogo, dove tutto era perfetto. Si raddrizza, ma le lacrime continuano a venire giù. La mano destra si allungherebbe verso il volto del ragazzo, cosparso di sangue. Aveva cominciato a tossire e ne era venuto fuori altro sangue. < Mi dispiace > ancora una volta, come se avesse bisogno di essere perdonata per ciò che aveva fatto. La destrorsa sfilerebbe la mascherina. Sa che lui non riesce a stare senza, ma ha paura che fatichi a respirare. Il volto di lui verrebbe voltato verso destra, e dopo prenderebbe la mascherina tra le mani, avvicinandola al proprio viso. E continuerebbe a piangere su di essa. Non riesce a darsi un contegno. Non riesce a pensare in modo lucido. Essa verrebbe poggiata sulle gambe di lei e, dopodiché, le braccia verrebbero allungate verso la felpa nera, zuppa del suo stesso sangue. La afferrerebbe dal colletto e, facendo forza, la strapperebbe. Al di sotto di essa, la maglietta bianca, colore che lui raramente indossa, adesso è completamente rossa. E, guardando tutto quel sangue, il respiro di lei aumenta. Cosa hai fatto? Stavi per ucciderlo. Demone. < Mi dispiace >. Ha perso tutto ciò a cui si aggrappava per non perdere il controllo. La sua mente è solo un'accozzaglia di sensi di colpa. Adesso le mani prenderebbero il colletto della maglietta, strappando con forza anche quella. Davanti agli occhi di lei, adesso, due grandi ferite al ventre di lui. Una vicina al fianco destro, l'altra vicina al fianco sinistro. Gli spuntoni gli hanno lacerato quei due punti, passandolo da parte a parte. Cosa hai fatto? Torna a chiederle la propria mente, sgridandola. < Non volevo >. Le mani, ricoperte di sangue, vengono portate sul capo roseo. Le dita fra i capelli, mentre cerca di contenere i pensieri. Gli occhi spalancati a fissare quelle ferite. Il respiro veloce. E no, non quel respiro veloce di quando si fa l'amore. Piuttosto, quel respiro di chi sta guardando la morte. Bene e male. Pace e guerra. Amore e morte. Non sono altro che due facce della stessa medaglia. Le mani, tremanti, vengono allontanate dal capo e portate davanti ai propri occhi. E le fisserebbe. Fisserebbe quel sangue. Stavi per ucciderlo. Un lamento, tra le lacrime. Deve fare qualcosa. Deve aggiustare quella situazione. Deve rimediare a ciò che aveva fatto. Potrà mai essere perdonata? E, mentre guarda quelle mani assassine, cercherebbe di attivare il proprio Chakra medico. La mente cerca di andare alla ricerca delle due energie che compongono il Chakra. Cerca di combattere i propri pensieri, ma è come se l'accompagnassero in quell'assurda ricerca. Sei un demone. Gli occhi cerulei verrebbero chiusi, mentre il respiro continua ad aumentare. Si concentrerebbe sulle proprie cellule, immaginandole come una connessione infinita di parti. Quelle stesse parti che adesso le si rivoltano contro. Che adesso non accettano più le sue azioni. In ognuna di esse scorrerebbe un grande flusso chiaro, il Chakra. E' puro, senza macchia. E' diverso dai suoi pensieri. Esso scorrerebbe velocemente, senza fermarsi mai, in ogni cellula, in ogni connessione, da ogni parte. Adesso deve cercare di distinguere le due forze precedentemente unite. E' difficile per chi ha perso la lucidità, compiere questo genere di cose. Ma lei sta lottando. Sta combattendo con sé stessa. Perché non vuole perdere la persona che ama. Cercherebbe di delineare più chiaramente quel flusso chiaro. All'interno di esso, nonostante il chiarore emanato, noterebbe due colori, lievi: uno rosso, l'altro blu. Immaginerebbe di scavare più a fondo, di essere un tutt'uno con quel grande fiume: ecco che qui distinguerebbe chiaramente i due colori, più vividi adesso. Cercherebbe di tirare fuori parte del filamento di colore blu, ovvero quello che simboleggia la forza fisica. Rinvierebbe la parte della forza fisica prelevata verso i palmi delle proprie mani e, a questo punto, la spingerebbe oltre gli tsubo dei palmi. Se tutto ciò fosse andato a buon fine, vedrebbe le proprie mani avvolte da un alone verde e tiepido. Riaprirebbe gli occhi, fissando quell'alone. Un alone che calma il proprio respiro per qualche secondo. Adesso, le mani verrebbero allungate verso il ventre di Onosuke. E qui, comincerebbe a far fluire il proprio chakra medico, dalle sue mani al ventre di lui. < Mi dispiace >. Ormai ha del tutto perso la poca razionalità che aveva. [Tentativo mani terapeutiche D (consumo 5+1)][Ps ristabiliti: punteggio d'attacco sul nin/3 -> 31/3 = 10 ps ristabiliti - ps Onosuke 65 -> 75][Chakra 17/30 (la free di cura ha luogo subito dopo il pvp)][equip lo stesso] Si trova steso a terra, appoggiato sulla sabbia che ormai si è mescolata con il sangue. Questo esce, quasi ininterrottamente, dalle ferite di lui. Due buchi sono presenti nel suo ventre, uno vicino al fianco destro e uno vicino al fianco sinistro. Se qualcuno si mettesse a guardare, potrebbe vedere attraverso l'Aburame. Dopo tutto quello che è successo ha perso conoscenza tra le braccia della sua amata. Molti dicono che durante un periodo di coma, il cervello pensa, immagina, vive, come durante la vita normale. Per lui è proprio così. Il suo cervello, anche in questo momento, lavora. Pensa a tutte le cose belle vissute fino in questo momento. Dal giorno in cui, per puro caso, ha incontrato la rosata fino a quando, in quella stanza che ormai era diventata casa loro, gli ha fatto quella proposta tanto strana quanto reale e proveniente dal cuore. Si ricorda come se fosse quel giorno il colore dei capelli di lei la prima volta che li ha visti. Si ricorda il suo profumo quando, sul monte con i volti dei Kage, l'ha abbracciata e una folata di vento gli ha permesso di respirarlo a pieni polmoni. Si ricorda la prima volta in cui, pelle con pelle, ha fatto l'amore con lei. La maggior parte dei ricordi che gli scorrono per la mente riguardano proprio la Senjuu. Gli viene in mente anche, però, ciò che, al centro degli Anbu, aveva detto ad Azrael Nara, cioè che avrebbe difeso Tesnhi con tutto se stesso. Come fa a proteggere una persona se non è in grado di difendere se stesso? Una domanda che, come prima di svenire, gli divora l'anima. Un tarlo che, dalla mente di Onosuke, non vuole andarsene. Una domanda che fino ad ora non si era mai posto. Dove è arrivata la ragazza? Non è sorpreso, che sia chiaro. Non trova difficoltà a credere che lei abbia fatto tutti questi progressi e per questo si è congratulato con lei per il risultato ottenuto durante questo combattimento. Questo però lo fa sentire arrabbiato con se stesso. Capisce di non essere migliorato abbastanza. Deve allenarsi di più, altrimenti non potrà mai proteggere le persone a lui care. Vorrebbe piangere. Tristezza inonda il suo cuore che pulsa. Ad un tratto comincia a sentire un piccolo tepore a livello del ventre. Come una carezza dopo un brutto momento. Come un bacio dopo una litigata. Un sollievo che giova alla mente come il Sole dopo un periodo nuvoloso. Non è ancora il momento per riprendersi. Il dolore è comunque troppo. Fin dove ci si può spingere? Perché è il potere ciò che tutti desiderano? Fin dove si può arrivare con il potere? Lei, in quel momento, avrebbe preferito non saperlo. Per la prima volta, avrebbe preferito non diventare mai ninja. Per la prima volta, avrebbe preferito non averlo mai incontrato. Perché il suo cuore è stretto in una morsa mortale. Perché ciò che prova per lui va oltre ogni limite umano. Si dice che capisci di amare veramente una persona quando ormai l'hai persa. Lei sapeva già di amarlo. Ma adesso, adesso che lo ha quasi visto morire tra le sue braccia, quell'amore le brucia dentro. Consuma le carni. E fa male. Perché tutto quello lo aveva causato lei. Perché non si può tornare indietro. 'Tu ed io condividiamo la stessa vita mancata'. Le risuonano in testa le parole di una canzone. Quella vita mancata che hanno abbandonato a Chumoku. Quel letto che li aveva visti abbracciati, l'uno all'altra. Che li aveva visti sorridere. Che li aveva sentiti progettare il futuro. 'E così la storia prosegue'. Non si ferma. Muta. Vorresti acchiapparla, ma non ci riesci. Vorresti fermarla, come in una foto. Vivere un momento per sempre. 'Ce ne siamo andati, bloccati assieme ad una casa, caduta in pezzi'. Forse, se non fossero stati ninja, non avrebbero mai dovuto sopportare quel dolore. La guerra ti porta via tutto. Ti strappa le viscere. Ti consuma. 'Condividiamo entrambi lo stesso dolore'. E loro non sono altro che delle pedine. Delle pedine che lottano, per cercare di restare in vita. Per cercare di vivere una vita tranquilla, insieme alle persone che si amano. Ma che vita è quella? Quella vita che non ti dà la possibilità di vivere come vorresti. E forse, forse avrebbe dovuto ascoltare i suoi nonni, che l'avevano tenuta lontana dal mondo ninja. Perché lei non riesce a sopportare tutto questo. Non riesce a guardare i propri amici soffrire. Non può sopportare che gli altri, attorno a lei, vengano distrutti. Non può lasciare che anche Onosuke venga distrutto dalle mani di lei. 'Ho capito, ti lascio andare'. Perché se non lo facesse, continuerebbe a consumarlo. Continuerebbe a fargli del male. Continuerebbe a distruggerlo. Perché lei lo sa, lo ha capito. Ogni cosa che tocca, si rompe. E non importa che quelle mani adesso stiano cercando di sistemare la situazione. Quella situazione non può essere sistemata. Non si torna indietro. 'Pensi a me? Perché non dubito che tu lo faccia'. Ne è sicura. E' sicura che lui la pensi. Ma proprio per questo deve lasciarlo andare. Non può permettere che le sue mani lo distruggano ancora. < Devo lasciarti andare >. Continua a non essere lucida, mentre pronuncia quelle parole. Quelle stesse parole che distruggono sé stessa. Perché sa che lei senza di lui non può vivere. [Tentativo mani terapeutiche][Ps Onosuke 75 -> 85][Chakra 16/30][equip lo stesso][Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=2tX3gJG_HmE | Traduzione: http://testicanzoni.mtv.it/testi-Sum-41_7920/traduzione-Never-There-94944278] Perchè ha intrapreso la strada del ninja? Ecco un'ulteriore domanda che si pone. Si ricorda quando i suoi genitori tornavano, quando lui era piccolo, a casa. I coprifronte, le storie, le avventure. Da sempre è stato interessato a questo mondo. Ne è valsa la pena? La domanda che segue è questa. La risposta è semplice. Se si ha un sogno bisogna seguirlo. Bisogna fare dei sacrifici. Bisogna, in qualsiasi modo, cercare di raggiungerlo. Nessun obiettivo è facile da seguire e, ancora di più, da raggiungere. Quello che è successo è soltanto, e anche in soli certi punti di vista, un piccolo ostacolo che si è posto nella sua strada. Un ostacolo che, se la volontà è abbastanza forte, si riesce a superare. In più, a fortificare la tesi che ne è valsa la pena, c'è il fatto che grazie a questa scelta, lui ha potuto incontrare lei. Insomma, la motivazione più grande. Perchè è vero che all'interno del percorso che ti porta all'obiettivo ci possono essere molti ostacoli, ma è vero anche che ci sono molte cose positive. La ragazza, che è entrata come una stella all'interno della vita dell'Aburame, è stata una cosa assolutamente positiva, in grado di nascondere tutti gli sgambetti che avrebbero potuto far decidere ad Onosuke di mollare. Lei è stata la motivazione che, più di tutte, gli hanno fatto continuare quella strada. Il tepore continua a farsi, piano piano sempre più forte. Il dolore al ventre comincia ad attenuarsi. Un colpo di freddo colpisce il ragazzo. Ciò vuol dire che piano piano sta riprendendo conoscenza. Una scossa lo colpisce. Sente che, all'altezza della pancia, una sensazione particolare lo avvolge. Una sensazione che lo solleva e nello stesso tempo lo ferisce. In un primo momento non capisce che cosa sta succedendo. Una voce è la prima cosa che sente. Non riesce a capire del tutto ciò che viene detto. I sensi sono ancora un po' rintontiti. Apre gli occhi leggermente. Davanti a lui la figura che fino a questo momento riempiva i suoi pensieri. Si tratta di Tenshi. I suoi capelli rosei sono sporchi di sangue. La faccia è sporca di sangue. Sangue che si mescola con lacrime. Sta piangendo. Perchè piange? Si ricorda. Il cervello aveva deciso di presentargli momentaneamente questo brutto scherzo. "Ehi.". L'unica cosa che riesce a dire con voce debole mentre con i suoi occhi gialli guarda quelli della rosata. Perché c'è sempre bisogno di toccare il fondo per tornare a galla? Lei laggiù ci sta nuotando. Annaspa. Le manca il respiro. E non trova via d'uscita. Sei stata tu a ridurlo in quel modo. Lacrime che rigano il volto e puliscono via il sangue di lui. Respiri affannosi che non accennano a tornare normali. Mani tremanti, circondate da quell'alone verde, calmo e tiepido, in contrasto con i suoi pensieri confusi. Deve lasciarlo andare. Deve fargli vivere la sua vita. Non vuole fargli più del male. Altre volte è toccata ad altri. Oggi è toccata a lui. Demone. Non bastava uno spuntone? Perché due? Perché farlo soffrire in quel modo? Quando è diventata così? Il corpo percorso da scosse. E non scosse di piacere. Scosse di dolore. Scosse che le fanno capire che lei ha qualcosa che non va. Perché finisce per fare dal male alle persone? Perché hai fatto del male ad Onosuke? Perché hai fatto del male alla persona che ami? < Basta... > un sussurro, flebile e spezzato. Ed adesso si accorge che l'Aburame è sveglio. Gli occhi, grigi stavolta, si spostano su quelli dorati di lui. Quelli di lei sono spalancati, straniti. Forse, potrebbe vederla lui, quella battaglia interiore. Perché la conosce meglio di chiunque altro. Ma lei, non riconosce più se stessa. E, mentre le ferite si rimarginano, lei non pensa ad altro che a lasciarlo andare. < O-ono io... > altre lacrime spezzano il suo parlare < Mi dispiace >. E lo sguardo verrebbe distolto, riportato su quelle ferite. Non voleva. Non voleva. Non voleva. E adesso non riesce a pensare a cose belle. Non riesce a ricordare tutti quei momenti trascorsi con lui. Pensa solo a quei due grossi aghi che lo trafiggono. Quella scena non la dimenticherà mai. Non dimenticherà mai il suo sangue, versato per uno stupido allenamento. Non dimenticherà mai di averlo stretto tra le braccia mentre sveniva. Non dimenticherà mai quella sabbia che si mescola al sangue di lui. E' troppo difficile dimenticare quelle scene. E, in quei momenti, è troppo difficile ricordare le volte in cui sono stati bene. Perché lei, con una semplice mossa, aveva distrutto tutto. < Non voglio più distruggerti > parole tra singhiozzi e lacrime, parole confuse < Devo starti lontana >. Non è ciò che vuole. Vorrebbe stringerlo a sé. Vorrebbe baciarlo. Vorrebbe piantare le proprie unghie sulla sua carne mentre fanno l'amore. Vorrebbe stare al suo fianco. Ma continuerebbe a romperlo. Continuerebbe a ridurlo in pezzi. E non vuole vederlo soffrire. Non per causa sua, ancora una volta. [Tentativo mani terapeutiche][Ps Onosuke 85 -> 95][Chakra 15/30][equip lo stesso] Gli occhi aperti guardano lei. Lei che, con tutte le sue forze, sta cercando di rimetterlo in piedi. Piange incontrollatamente. Si vede con evidenza che sta combattendo contro se stessa. Lo sguardo che ha è come quello che possedeva dopo aver colpito la ragazzina o come le altre volte che il buio è uscito dal suo animo candido. Parole chiare escono dalle labbra dell Senjuu. Labbra i cui bordi sono poco distinguibili dato il colore del sangue che sporca la pelle della sua faccia. Sono parole confuse a causa di ciò che è successo. Che fare, immaginava sarebbe successo questo. Lei che si incolpa sempre di cose di cui non dovrebbe incolparsi. Come sempre Onosuke, però, cerca di consolarla perchè non ha colpe. Lei ha fatto ciò che era giusto fare. Si è protetta come avrebbe dovuto fare durante uno scontro vero contro un vero nemico. Il braccio di lui più vicino a lei si alzerebbe. La mano di tale braccio andrebbe ad avvicinarsi verso i capelli di lei per accarezzarli. Quei capelli, che per il momento, hanno perso quel colore rosa candido. Poi andrebbe a spostarsi sulla guancia e successivamente il pollice andrebbe a pulire, con poco risultato, il margine inferiore della bocca sporca. "Ehi ehi mantieni la calma. Sto bene. Le ferite stanno guarendo quindi non ti devi preoccupare.". Poche parole in attimo ancora di confusione. Il meteo spiega alla perfezione lo stato d'animo della ragazza. I suoi occhi spenti hanno il colore della nebbia e lui vuole riaccenderli. Si sente decisamente meglio. Il sangue è stato fermato e il dolore al ventre è leggero. Sa che il medico è lei, ma in quel momento non vuole vederla presa così. Decide di alzarsi per mettersi seduto aiutandosi con entrambe la braccia. Arrivato in posizione, si metterebbe davanti alla faccia di lei. "Sto bene vedi? Tu non andrai da nessuna parte. Non mi sono dimenticato di ciò che è successo la sera prima della nostra partenza." le dice prendendole la faccia con entrambe le mani ai lati. "Io e te insieme per sempre.". Sei parole che racchiudono ciò che si sono promessi quel giorno. La abbraccia. "Sei stata davvero brava. Mi hai battuto.". Si congratula perchè ciò che ha fatto oggi è stato un enorme progresso. Lei che in momenti difficili rimane bloccata dalla paura, da oggi sarà in grado di fare ciò che è giusto fare lasciando da parte qualsiasi ostacolo. E' difficile capire chi non abbia colpe in quel mondo. Anche l'anima più pura racchiude dentro sé un puntino nero. Tutti hanno colpe. E le portano sulle spalle, cercano di sorreggerle, ma poi finiscono per essere schiacciati. Questo è ciò che è successo alla genin. E' stata schiacciata dal suo senso di colpa. Dal suo comportamento irrazionale. Dal suo desiderare sempre di più. Voleva solo migliorarsi. Ma ha finito per distruggere entrambi. Eppure, la mano di lui torna a toccarla. Ad accarezzare i lunghi capelli rosa, colorati di sangue. E scivola, giù, sulla sua guancia e poi sulle sue labbra. Questo tocco porta la genin a socchiudere gli occhi. A lasciarsi trasportare. Perché solo lui è capace di darle quella razionalità di cui ha bisogno per non impazzire. Lui è la sua roccia. La roccia a cui lei si aggrappa nei momenti più bui. Ed adesso che ha gli occhi chiusi, un'altra scena le torna in mente. 'Ti va se ci sposiamo?'. Le torna in mente quella sera. Quella domanda, venuta fuori dal nulla. Adesso sembra un evento lontano. Adesso, quel matrimonio proposto su due piedi, sembra solo un'utopia. Perché non sa se entrambi torneranno a Konoha vivi. La guerra ti porta via tutto. E non c'è spazio per i sentimenti. Ma allora, quei sentimenti che sente ardere dentro il petto, vanno messi da parte? Quell'amore, quell'unica cosa che la tiene con i piedi incollati al terreno, va dimenticato? Come farebbe lei, in battaglia, a mantenere la calma sapendo che lui non è al suo fianco? Tutto ciò che vorrebbe è essere più razionale, come lui. Trovare una via di mezzo, tra le proprie emozioni e la guerra. Alle parole di lui, gli occhi verrebbero riaperti e lo sguardo verrebbe spostato di nuovo sul suo. < Stavo per ucciderti >. Come potrebbe mantenere la calma? Come potrebbe stare tranquilla sapendo di avergli causato quelle ferite? Ferite che ormai stanno completamente guarendo, sotto quel flusso verde. E' facile curare le ferite. Ma poi... le cicatrici restano. Sia sul corpo, sia sull'anima. E lei non può fare nulla per quelle. Non se ne andranno mai. Come il buio. Puoi uscirne, ma la porta rimane sempre aperta. In un momento qualsiasi, puoi entrarci di nuovo. Ma chi dovrebbe tirarla fuori, se lui non fosse accanto a lei? Il viso della rosata viene preso tra le mani dell'Aburame. Sono entrambi sporchi dello stesso sangue. 'Non sei da sola'. Ancora una volta, la canzone torna con prepotenza tra i suoi pensieri. 'Non sei da sola, perché tu ed io condividiamo la stessa vita mancata. E così la storia prosegue. Ce ne siamo andati, bloccati assieme ad una casa, caduta in pezzi. Io so che se ci fosse la possibilità, non avrei paure. Condividiamo entrambi lo stesso dolore. Ci sentiamo allo stesso modo'. < Non voglio che tu muoia > è la risposta alle parole di lui. E' tutto ciò di cui ha paura. E' tutto quello che ha portato dentro sin'ora. Perché quando ha visto quegli spuntoni trafiggergli il ventre ha avuto veramente paura di perderlo. E, se lo avesse perso, sarebbe stata colpa sua. [Tentativo mani terapeutiche][Ps Onosuke 95-> 100][Chakra 14/30][equip lo stesso]
Giocata del 16/04/2020 dalle 22:14 alle 23:11 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Lei è distrutta. Lo si vede dallo sguardo, dagli occhi. Lo si sente dal tono di voce che, tremolante a causa del pianto, esce da quelle labbra sporche insanguinate. Non riesce a perdonarsi per quello che ha fatto anche se l'Aburame sta cercando di farle capire che va tutto bene. Ci sta provando con i gesti e con la bocca, ora scoperta come mai è successo. Istintivamente, dopo averlo notato, allunga la mano e raccoglie la mascherina che si trova accanto ai due ninja. Rapidamente se la rimette in modo tale da essere più a suo agio possibile. Lei pena che lo stava per uccidere, Diciamo che non ha tutti i torti, ma questo lui non può dirlo. Se lo dicesse lei cadrebbe ancora di più in depressione e questo è da evitare. Deve trovare le parole giuste per evitare di poter peggiorare la situazione e, se fosse possibile, di migliorarla. "Ma figurati. Non mi stavi per uccidere. Diciamo che mi hai fatto tanto male, ma per uccidermi serve molto di più. Se fossi stato un nemico, questo colpo non mi avrebbe fermato. Lo sai questo?". Questo allenamento è stato fatto per migliorare. Per provare a dare tutto immaginando che davanti a loro ci fosse un vero nemico da sconfiggere .Ovvio che si tratta di una cosa difficile, ma non è impossibile. "Non ti devi preoccupare. Hai fatto una bella figura. Se non avessimo voluto rischiare non avremmo mai fatto questo incontro.". Infatti se non avessero voluto rischiare di farsi del male, avrebbero fatto un allenamento standard, come fanno sempre. Invece hanno deciso di colpirsi forte e avere dei feriti può succedere. Riguardo a farsi del male, gli viene in mente che lui ha colpito lei al petto durante lo scontro. "Tu come stai? Ti fa male il petto?". La guarda negli occhi come se nulla fosse. Le ferite stanno guarendo e questa è l'unica cosa importante. Poi arrivano altre parole da parte di lei. Lei non vuole che lui muoia, ma non sa che l'unica cosa che lo tiene in vita è proprio lei. "Proprio tu mi tieni in vita ogni giorno. Quindi non ti preoccupare.". Lui senza di lei è nulla. Le ferite dell'Aburame, a quel punto dovrebbero essere completamente guarite. Ma le cicatrici... restano. Sono lì, come se fossero due occhi sul ventre di lui. E lei le fissa, da dietro l'abbraccio di lui, piangendo, come se fossero lì a ricordarle quello scontro. A ricordarle quella scena, quel momento in cui i suoi spuntoni erano arrivati dritti su di lui. Ritirerebbe le mani, continuando a fissare quelle cicatrici. Perché esse sono tutto ciò che resta. Cicatrici sul corpo. Cicatrici sull'anima. Cicatrici che ricordano ogni giorno quanto fa male essere vivi. Quanto fa male respirare quell'aria tesa. Quell'aria di guerra. Cicatrici impresse, che non spariranno mai. Che si portano dietro per tutta la vita. Ritirerebbe le mani, distogliendo lo sguardo da quei due occhi sul suo ventre. Adesso, cercherebbe di ritirare il proprio Chakra medico. Spingerebbe verso l'interno quell'alone verde che poco prima circondava le proprie mani. Andrebbe a ricongiungere la forza fisica che era stata espulsa, quel filamento blu, alla forza spirituale. Se ci fosse riuscita, il chakra medico scomparirebbe dalle sue mani. Ed esse verrebbero portate sulla schiena di lui, dopo che il genin avesse nuovamente indossato la mascherina nera. Il volto della rosata verrebbe affondato tra l'incavo del collo e della spalla. E lo stringerebbe. Lo stringerebbe più forte che può. Perché lui è lì. E' vivo. E non la lascerà affondare nel buio per nulla al mondo. < Mm > mormorerebbe, annuendo leggermente con il capo alle prime parole di lui. < Non volevo farti male > le parole soffocate, tra le lacrime < non volevo >. E lo stringerebbe ancora, come per fargli capire che lei si assume tutte le colpe. E' vero che si erano detti che avrebbero fatto sul serio. Ma quella tecnica era davvero troppo. Non avrebbe dovuto usarla. Non su di lui. < Lo so, però... >. Però cosa? Perché continui a sentirti in colpa, nonostante lui ti stia dicendo che va tutto bene? < Non volevo > ripeterebbe. Parole confuse. Parole che si ripetono. Segno di una mente instabile, che non sa più a cosa appigliarsi. E disperatamente si appiglia a lui, sua unica roccia. Sua unica ancora di salvezza. < Io sto bene >. Neanche lo sente quel dolore. In quel momento sa solo che qualcosa le stringe il cuore con forza, come in una morsa mortale. < Sei tu che tieni in vita me >. E' lui che la fa andare avanti, giorno dopo giorno. E' lui che le dà stabilità. E' lui che la aiuta a rialzarsi ogni volta che cade. [Chakra 14/30][equip lo stesso] Le ferite sono guarite. Al posto dei due buchi ora ci sono due ferite. Due cerchi sul ventre che scuriscono la pelle dell'Aburame come le chiazze di un leopardo. Lei spegne il chakra medico, quell'alone verde di vita e poi lo abbraccia poggiando la sua testa nell'incavo tra collo e spalla di lui. Lo stringe forte e lui ricambia. La abbraccia per fargli sentire che sta bene. Che ogni danno è passato. Poi lei dice qualcosa. Delle parole ovvie che di istinto escono in queste situazioni. Le dispiace e lui lo sa. Lei continua a dirlo. Lo dice più volte. "Io lo so che non volevi farmi niente. Immagino non volessi farmi male. Quindi non preoccuparti.". Per lui è tutto finito. Sapeva fin da subito che in casso di gravi ferite lei lo avrebbe tenuto in vita. Sapeva che lei lo avrebbe curato con il massimo delle sue forze. Poi sente che lei sta bene. Il colpo statico può causare dei problemi nervosi e per questo si è preoccupato. "Riesci a fare tutto senza problemi? Ti ho scombussolato un po' con quel colpo immagino.". Poi decide di alzarsi in piedi. Vuole farsi una doccia. Una doccia insieme a lei per lavare via tutti i brutti pensieri come lo sporco che presente nelle loro pelli. Facendo come le tartarughe decide di mettersi a pancia in su per poi, aiutandosi con le braccia, mettersi in posizione eretta. Allunga il braccio verso di lei per darle una mano ad alzarsi. Nel caso lei lo facesse, continuerebbe a parlare. "Andiamo a casa? Voglio farmi una doccia e voglio lavare la mascherina.". Un sorriso spunta. Proprio come non fosse successo nulla. Beh. Un allenamento tosto quello di oggi. Ora è arrivato il momento di riposarsi. Così, a mano con la compagna, si dirigerebbe verso il centro. [END] Tutto guarisce. Ma tutto resta. Chi toglierà via quelle cicatrici dal corpo di lui? Chi toglierà via quelle cicatrici dall'anima di lei? Le risposte sono chiare: nessuno potrà mai farlo. Il dolore non si può dimenticare. Ci si può solo abituare. Ma poi è sempre lì e continua a fare male. Ormai anche le lacrime sono finite. Ha pianto per ore e non ha più lacrime da versare. Non ce n'è più bisogno, perché lui è lì, con lei. E la sta stringendo. Le sta facendo sentire che è vivo. Che la vita scorre ancora nel suo corpo. Che la sua roccia è ancora dura. E' ancora un posto in cui rifugiarsi. In cui trovare in appiglio. < Mm > mormorerebbe ancora, annuendo. Per lui è tutto finito, ma per lei è difficile mandare giù quella situazione. E' difficile dimenticare la scena in cui il suo sangue è stato versato. Ma la guerra non risparmia nessuno. Ti ferisce. Ti distrugge. E lei è completamente distrutta. Completamente schiacciata da un peso troppo pesante da trasportare. Però ancora una volta cerca di riprendere il controllo, come se fosse l'unica cosa giusta da fare. Come se non potesse lasciarsi andare al buio, non nella situazione che stanno vivendo. Perché non può tirarsi indietro. Hanno tutti bisogno di lei. Hanno tutti bisogno di loro. Ma l'unica cosa di cui lei veramente ha bisogno è lui. Quel genin che nasconde sempre il suo sorriso. E che oggi sta nascondendo il suo dolore. < Sto bene, non preoccuparti >. La sensazione di pressione che aveva al petto prima, adesso è sparita. Il dolore, non lo sente. Perché sa che quello dell'Aburame è molto più forte del suo. Adesso lei lascia andare la presa e lui si rialza in piedi, come se avesse già dimenticato ciò che è successo. Lei tende la destrorsa verso la mano di lui. E, con il suo aiuto, si rialzerebbe. E' coperta di sangue. E' coperta di sabbia. E' coperta di cicatrici indelebili. < Sì, andiamo >. Non un'espressione in volto. Come se ormai non avesse più sentimenti nel cuore. E, tenendo la mano di lui, tornerebbe indietro. La guerra non dà spazio ai sentimenti. [END]