"Entrée"
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Giocata di Corporazione
Giocata del 07/04/2020 dalle 14:37 alle 19:57 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Cupola] Giornata di preparazione quella di oggi, all’interno della cupola che condivide Katsumi se ne sta con ancora indosso il bianco e leggero Yukata che le fa da pigiama, il tessuto è morbido e ricade intorno al suo fisico sempre estremamente magro, seppur per fortuna lontano dall’essere segno di una qualche malattia. Ricade l’abito lasciando uno scollo generoso sul petto, chiusura intorno alla vita che durante la notte si è lasciata andare permettendo quindi al cotone di scivolarle lungo la pelle e ampliare la possibilità di scorgere il suo corpo e mostrare la perenne presenza di quella collana con la testa di lupo argentea come ciondolo, il seno è appena nascosto, non ne è chissà quanto dotata ma nemmeno completamente sprovvista. Le gambe lisce e candide sono completamente nude, uno spacco sul lato destro sale fin quasi al fianco, un aspetto trasandato come ci si aspetta al risveglio, dettagli a cui però non sta ponendo la minima attenzione. Si è, infatti, appena svegliata, lo si può intuire osservando la sua faccia che appare ancora abbastanza stropicciata, gli occhi socchiusi e i capelli sono completamente spettinati, segno di una notte non serena, come tutte le sue notti o meglio quelle ore in cui decide di dormire. Soprattutto ora che la guerra incombe su di loro le sue passeggiate notturne sono aumentate, non servono tanto a calmarla da varie ansie o paure, no non sono quelli i sentimenti a tenerla sveglia è semplicemente l’eccitazione e la frenesia della consapevolezza che preso o tardi la sua vita sarà in pericoloso, la vita di qualcuno verrà reclamata dai morti e lei non vede l’ora, non importa molto chi sarà a morire solo quando e per mano di chi. Sulla branda ha posato il portaoggetti, gli abiti tipici dell’Akatsuki, anello compreso e qualche equipaggiamento utile come boccette di veleno, tonici e sigilli potenzianti, insomma ha un po’ di roba che potrebbe risultarle utile per la missione che l’aspetta. Ai piedi della branda invece un’armatura e dei guanti da ninja che è sempre saggio indossare ma che evidentemente ha già scartato, non vuole farsi rallentare dai movimenti e non vuole che la sua innata venga ostacolata in qualche modo, deve essere al suo meglio è oggi che si sancisce il suo vero e definitivo ritorno in quel mondo di ninja, tornerà a turbare i sogni di coloro che fino ad oggi hanno riposato tranquilli convinti della sua morte. Prende un respiro profondo mentre la mano destra si porta verso il mento, indice che copre le labbra mentre il pollice si appoggia alla candida pelle, osserva ciò che ha davanti, si sfrega appena il volto cercando di prendere una decisione, flette il busto in avanti lasciando che i capelli scompigliati le ricadano oltre le spalle coprendo così ad un eventuale spettatore la vista dei suoi occhi ancora macchiati dal sonno ma pregni di concentrazione. I lunghi capelli permettono anche di nascondere allo sguardo ulteriori porzioni di seno che con quel movimento potrebbero aver tentato una debole fuga. Ultimo ed importante dettaglio è la frangia che ora invece di starsene poggiata sulla fronte si mostra ribelle e indipendente puntando verso l’alto e affacciandosi al mondo come un’antenna. Nonostante la situazione però il chakra è già stato richiamato e scorre con vigore nelle sue membra a donarle forza e anche quella lucidità mentale, dirada le ultime nebbie del sonno. Sono in guerra, non puà rilassarsi e dimenticare che potrebbe comunque venir attaccata da un momento all'altro, seppur non ottimamente ma è pronta al combattimento [chk on] [Ingresso] I passi all'esterno della tenda anticipano il suo arrivo. E' già stata sentito, quel suono, almeno da Kimi. Il passo inconfondibile e memorizzato, lento e cadenzato come se volesse farsi attendere. E' tipico dell'insonne, o dei momenti più seri e importanti della vita di Katsumi. L'anima di lui brucia di nuove consapevolezze e conoscenze proibite, i suoi obiettivi ne spianano il cammino e invadono i pensieri..in qualsiasi momento. Ed è per questo, che è tanto lento l'insonne. Ha sempre qualcosa che, osservato, gli permette di prender spunto. Con sè, in qualche tasca, ha un taccuino in cui sono riassunti i punti salienti della ricerca che ha svolto la notte passata presso i registri di Kusa. Il ritorno è stato quanto più rapido possibile, e che sia arrivato Yukio o meno s'è portato a presso per maggior parte del viaggio Totoro. Adesso, però, è finalmente solo. E c'è qualcosa di diverso nell'aria che potrà respirare la letale velenista. No, non si parla di sensazioni astratte o sofismi. E' letteralmente presente un odore che ne invaderà le narici, ancora debole. E' il caldo profumo tipico di uno spezzatino. La carne e le spezie si uniscono per scaldare l'olfatto di chiunque. Ma prima, il vestiario: Una camicia nera aderisce al corpo, caratterizzata da lunghe maniche ripiegate sul polso. Al di sopra sono visibili poco più di una decina di centimetri di cravatta rossa, nascosti da un lungo cappotto che scende oltre le gambe, aprendosi per rivelare un pantalone a strisce verticali grigie. Ai piedi, uno stivale. E' un vestiario tipico, più che riconoscibile, è simile - se non identico - a quanto indossava quando si sono incontrati al lago nero dopo i diversi anni di separazione. Sugli occhi sostano un paio di occhiali dalla montatura rotonda e fine, che alimentano la penombra gettata sullo sguardo dai capelli neri. Nella tenda condivisa, di Katsumi, potrebbe esserci soltanto l'odore. Non è stata utilizzata più del minimo indispensabile, a causa della situazione di perdita che l'Uchiha sta affrontando dinnanzi a sè stesso. Il pugno sinistro è chiuso e tiene per il manico un pentolino non troppo largo, da cui continuamente riescono a fuoriuscire dal coperchio piccole nuvole di vapore. La mano destra, completamente rossa nelle sfumature, riposa lungo il fianco omonimo, alzandosi di tanto in tanto per spingere con ausilio del dito medio gli occhiali e incassarli bene al viso. Il chakra e attivo, e sarà ormai diventato ovvio che assieme ad esso il gene Goryo rimane costantemente in utilizzo, modificando i connotati estetici dell'Uchiha. I capelli non son bianchi come il latte ma scuri come le piume d'un corvo. L'occhio sinistro è sempre rosso, ma avvolto da una caratteristica sclera nera, mentre l'occhio destro da bianco è diventato completamente nero, tanto che parrebbe quasi privo di luce. Sul viso è presente, statuario, un piccolo sorriso. Ed è così, che sposterebbe con il dorso della mano il tessuto che fa da entrata al temporaneo alloggio. E contemporaneamente, schiude le labbra, dando modo d'udire la propria voce prima di accedere. "Perché non trasferirci in una casa abbandonata? Ce ne son diverse, lungo il porto. " Normalmente, sarebbe da considerare la sicurezza che l'accampamento può fornire a chi lo abita(o questioni morali, ma insomma..); ma le vecchie abitudini fanno fatica a svanire. "Sono tornato." Sorride malizioso, con parole che celano un doppio significato. Fermandosi all'entrata della tenda e facendo sì che il tessuto ricopra nuovamente l'entrata, dedicherebbe un primo sguardo alla Doku, ai suoi occhi, e poi al suo corpo. {Chakra on} {goryo on} [Cupola] Lenti e cadenzati passi giungono al suo orecchio, passi a cui è avvezza, passi di cui ha imparato ad amare e riconoscere fra tutti il suono, non si scompone quindi continuando con quel lavoro puramente decisionale che la vede occupata da pochi minuti. Dire che non si sia accorda dell’assenza di Katsumi in questi giorni vorrebbe anche dire che lei stessa ha passato molto tempo in quella tenda, non c’è preoccupazione nel suo volto mentre lo lascia avvicinare ancora china sulla brandina, è abituata ormai a non vederlo per lunghi periodi soprattutto quando fuori il sangue chiama, sono stati abituati così sin dall’inizio, quando ogni giorno poteva essere l’ultimo, quando uscire da quella casa abbandonata avrebbe potuto significare perdere la vita, se dovesse ancora preoccuparsi per la saltuaria presenza vivrebbe in un costante stato d’ansia. Sorride, ancora nascosta dai capelli, all’udire quella frase; è un sorriso amorevole e innamorato quello che a fasi nasce sul volto pallido, si allungano le labbra andando ad incurvarsi mentre persino gli occhi perdono quel solito tono spento e freddo, acquistano una luce profonda tanto da voler sembrare felici. Accoglie il suo arrivo e l’odore di stufato che lo preannunciava, andando a raddrizzare la schiena velocemente mentre la bocca si apre, va a muoversi <potremmo effettivamente, ma temo che Yukio passerebbe il tempo a controllarci, qui almeno non abbiamo sempre i suoi occhi addosso> replica sorridente, con un tono pieno di ironia, conosce il tessai e non crede di esagerare. Mentre la voce allegra si manifesta i suoi capelli vanno a seguire il movimento del busto, arretrando quel tanto che basta per mostrare parte del suo profilo, è infatti costretta a voltare il capo verso l’ingresso per poterlo scorgere. Si ferma, come congelata, un solo istante vederlo così la spaventa in un certo senso, ricorda la loro prima discussione, ricorda ogni momento della vita passata con lui e si accorge, non potrebbe altrimenti, che è cambiato e non si tratta della stessa identica persona con cui ha parlato a Chumoku, basta qualche istante in cui la sua mente va a ricollegare i ricordi e le informazioni prima che riprenda a vivere, non ha mai cambiato espressione in quel frangente così come non ha mai smesso di amarlo durante ogni suo cambiamento, ogni volta che ha fatto un passo avanti o indietro lei non ha mai smesso di provare ciò che il volto manifesta ora. Non sa se le sta facendo uno strano ed insolito scherzo, non sarebbe proprio da Katsumi o se qualcosa in lui è nuovamente mutato, il gene Goryo attivo non la fa arretrare e non la porta a giudicare, a dirla tutta in merito si fa ben poche domande <bentornato> replica lasciando che le braccia vadano ad alzarsi mentre con pochi e leggeri passi vorrebbe avvicinarlo così da poterlo abbracciare, ignorando per ora lo stufato e il cibo con cui è rincasato, insomma non è mai stata una che ragiona con lo stomaco, anzi a malapena è conscia di averlo. Vorrebbe dunque buttare le braccia intorno al collo di Katsumi per stringerlo a sé, i secondi che le bastano per provare ad avvicinarsi e lasciare sulle labbra di lui un semplice bacio, nulla che includa una passione esagerata, nessuno scambio di saliva per non avvelenarlo, solo vorrebbe lasciare che l’amore si manifesti in quel gesto, in quelle due labbra che si toccano <devo dedurre che hai fame?> direbbe, dopo aver scoccato velocemente quel bacio, inclinando lo sguardo verso il pentolino e prendendo un profondo respiro, ancora abbracciata a lui, certo se le fosse stato permesso [chk on] [Ingresso] La visione un po' allucinante della Doku fa impallidire agli occhi dell'insonne il limpido pomeriggio della primavera del paese dell'Acqua. Nonostante la nebbia faccia da filtro al completo splendore del cielo, e nonostante la guerra imperversi, è innegabile come l'atmosfera nella foresta delle Mangrovie abbia un che di mistico e malinconico. Un'altra volta il sentimento della morte appassiona e innalza l'anima di lui, che riflette in quel concetto, con trasfigurazione poetica, la Doku. E' lei, caratterizzata da un aggettivo unico, che la impreziosisce così tanto allo sguardo esanime di lui -Meravigliosamente rotta-. Diventata polvere che è riuscita in qualche modo a riprendere la forma di tazza, eccola, Kimi. Ed è questa sua incredibile resistenza alla rottura che tanto la far parere preziosa. Esiste un livello successivo, per la Doku? Come può esser ulteriormente snudata di sè, senza farle perdere dettaglio? I passi si fermano del tutto quando lei mostra quel caldo sorriso, e tanta è la passione mostrata che non può non ricambiare. "Temi?" china il capo su un lato, alzando gli occhi e rivolgendoli sullo sguardo suo. E analizza quell'espressione con una certa anticipazione. Quale sarà, la sua reazione? Sono pochi secondi, spezzati dalle mosse altrui. "Non pensavo tu conoscessi il significato di quella parola." Ah, temere. avere paura. Sono in contabili le volte in cui il mignolo destro s'è sottratto alla paura per prendere decisioni coraggiose. Sia con gli altri, che con lui. L'aria si svuota dell'ironia quando s'avvicina, ed il braccio libero dal pentolino s'allargherebbe per cingere il fianco altrui, alzando in contemporanea il mento per esser ben sfiorato. La pelle, tranne che nelle mani, è liscia e cadaverica. Le dita, in altezza appena sopra il coccige altrui, stringono sul fianco altrui, accogliendo in contemporanea le labbra. La mano che regge il pentolino verrebbe invece allargata per evitare che sia troppo vicina a entrambi, e farebbe addirittura per poggiarla sul primo supporto presente nelle immediate vicinanze. Farebbe un passo indietro per concedere a lei di avvicinarsi dritta verso lo stufato speziato. "In effetti, sì. Tornando all'accampamento ho trovato un coniglio. Non era molto veloce se sono riuscito ad acchiapparlo." Abbassando lo sguardo al proprio pantalone, allunga il braccio ad estrae un fuda, poggiandolo di fianco al pentolino ed immettendovi all'interno la briciola di chakra necessaria a rilasciarne il contenuto. Piatti fondi, praticamente, più simili alle tazze da cui si mangia il ramen. E assieme a quelli delle posate. "Raccontami qualcosa, Morte." Mantiene il sorriso e contemporaneamente una composta serietà, mentre le mani si portano al cappotto per sbottonarlo e poi svestirsene, per poggiarlo o addirittura lanciarlo nel punto più adatto nelle vicinanze. { chakra on } { goryo on } [Cupola] Per quante parole si possano provare ad usare non c’è realmente un modo per permettere di far intendere la misura dell’amore che prova, amore che l’ha portata a soffrire più volte ma da cui è sempre tornata con forza e decisione, imparando sì cosa sia il coraggio ma senza nemmeno rendersene conto, imparando un nuovo spettro di sentimenti e sensazioni che prima di lui non facevano parte della sua persona, atteggiamenti e sentimenti che non ancora sa catalogare tutti completamente <so come si mostra sul volto degli altri> replica quindi a quella battuta, anche se ormai conosce lei in primis cosa significhi avere paura perché si è ritrovata a provarla, dopo aver perso tutto e tutti, in quella pazza solitudine in cui si è immersa ha si è riscoperta in grado di provarla. Eppure, eccola ad ignorare il passato, a vivere come se nessuno le avesse mai strappato dal ventre il futuro, come se nessuno l’avesse torturata e poi gettata in un vicolo a morire, come se la sua ira non fosse mai calata implacabile, agisce come se tutto fosse normale, una parte di lei è stata in grado nei lunghi anni di andare avanti di sottrarsi a quel gioco del destino che la vede come Mietitrice inconsapevole e costretta, una parte di lei è in qualche modo riuscita a ricomporre una mente che gli stadi della pazzia li ha passati tutti e forse è proprio questa la chiave: lei non è mai stata sana. Si lascia cingere gustando quel tocco in ogni istante, lasciando che la sua mente e il suo cuore si leghino per creare un ricordo indissolubile, lasciando che quella presa le porti alla mente più ricordi, si sente stringere e non importa quanto in tutto il resto lui possa apparire cambiato rispetto all’ultimo incontro, in quella stretta lei riconosce semplicemente Katsumi, è lui oltre ogni artefatto, oltre ogni dubbio e oltre qualsiasi condizione è colui che l’ha salvata al lago nero, colui al cui fianco ha combattuto <non lasci mai fuggire una preda, a prescindere dalla sua velocità> replica andando solo ora ad aiutarlo, una sistemazione rustica ma non le è mai interessato qualcosa di diverso. Andrebbe quindi alla ricerca di un appoggio, un tavolino insomma, da spostare davanti alla branda, da trascinare senza troppo ritegno, non che poi debba fare troppi metri, per poi limitarsi ad aiutarlo a poggiare stoviglie e stufato su di esso, non dona più attenzione a ciò che poggiato in preparazione alla missione, non dona attenzione ai suoi abiti ancora “da notte” potremmo dire, non prova nemmeno a pettinarsi, tutto è relativo per lei ma quando è in presenza di Katsumi tutto diventa semplicemente di contorno, perde di importanza in maniera assoluta, ciò che c’è di reale è lui, nient’altro che lui. Si ferma qualche istante a fissarlo, non per analizzarlo ma solo per guardarlo ciò che ne trae è una boccata d’ossigeno, lascia che lui si sistemi restando imbambolata, immobile ancora tra il tavolo e la branda ma non seduta, sorride e il sorriso si allarga mentre lo osserva, istante dopo istante <ti amo> mormora appena, senza un reale motivo, perché dichiari? Eppure le esce spontaneo osservandolo, il petto che si alza e appena mentre il cuore batte con prepotenza come per ricordarle che è viva ed è lui a renderla tale. La sua dichiarazione vorrebbe arrivare poco dopo quella richiesta verso cui ha perso completamente memoria, distratta e presa dalla semplice perfezione che lui mostra ai suoi occhi[chk on] [Ingresso] Ah, sì, il coniglio avrebbe dovuto saltare più in fretta. Per l'Insonne è difficile farsi sfuggire delle occasioni tanto invitanti, quando gli si pongono di fronte. Adesso, in ogni caso, è poco importante, forse perché all'altra importa poco di cucina. Riscopre lo sguardo altrui e si stupisce di come lei sappia agitar dal profondo la sua anima ed esaltarla al sommo di un'ebrietà dolorosa. Ne contempla il viso con lo sguardo confuso di chi non riconosce qualcuno cui viso è nascosto dal velo funebre. Vorrebbe sfiorarne i nervi più scoperti, intrattenersi in attesa che tutte le portate vengano posizionate equamente sul tavolo del progresso, eppure non percepisce altro che quell'autodistruttivo sentimento. Che siano già completamente scoperti, i nervi? Nonostante di lei tutto rimanga annebbiato, una cosa è certa: l'Insonne non si trova ben a suo agio in una tenda. Stretto, grezzo...con un margine di miglioramento incerto. Non è il suo ambiente. Non sono più chunin e genin in mezzo ad una guerra. Dovrebbero elevarsi a lord di un castello sfarzoso, avere stanze su stanze riempite di chi e cosa desiderano. Le parole di lei fanno sfumare appena il sorriso, allungando gli angoli delle labbra con una certa soddifazione. E' un elogio, come potrebbe dispiacergli? Rimane comunque immobile, lasciando che sia lei a sistemare il necessario e seguendone intanto le forme con lo sguardo, frenando il suo brutale desiderio di parlare e rivelare per dedicarsi ad apprezzare quel quadro in movimento. L'improvvisa gioia della vita gli dalata il rspiro ancora una volta; e ad un tratto, un pensiero rapido, che lo porta ad immaginare la voluttà di gustare quell'anima rinnovata. Singolare incanto e prolungato, misto di meraviglia e attesa, presentimento e speranza di mille cose tra belle e grottesche, insorte dai più profondi abissi di quella coscienza. Vederla così mondana, così diversa da quel che sarebbe fuori dalla tenda.. E poi il suo distrarsi, l'ignorare domande perché pervasa da pensieri che a livello d'invasività ricordano i propri. Rimosso il cappotto, s'avvicina ancora a lei, poco dopo quel suo ultimo mormorio. Guardarla perdersi è rovina, per il controllo. E tenterebbe soltanto di poggiare la mancina sul suo volto, sfiorandone in un primo momento la pelle per poi scivolare col pollice alle labbra ed infine appena sotto il mento. La dolcezza del movimento si mischia alla brutalità di uno sguardo dissociato dal sentimento. "Guarda come ti ha ridotta..Come posso aiutarti? " scuote appena il capo, e abbasserebbe poi la mano, per prendere posto sulla branda. "Sei ancora portatrice di Morte?" O è solo un ricordo, il suo? { chakra on } { goryo on } [Cupola] Si lascia sfiorare, accarezzare e gusta quel tocco sulla propria pelle, lascia che i sentimenti vaghino, si gusta quell’intimo momento ignorando tutti gli altri segnali, fino al sentirsi raggiungere da quella prima affermazione, quelle domande, inclina appena il capo assottigliando lo sguardo, aveva già realizzato ma non ha mai smesso di amare chi ha davanti. Svanisce il sorriso dal suo volto ma non l’affetto, gli occhi vorrebbero dirigersi verso il casino lasciato sulla branda, veleni compresi. Andrebbe a fare quel movimento lentamente partendo proprio dai suoi occhi come a volersi far seguire <vuoi forse che te lo dimostri?> domanda appena, non ama particolarmente avvelenarlo ma non sarebbe la prima volta in cui lo fa, l’ha sempre usato come un modo per esprimere la sua rabbia, il suo desiderio di punirlo in quei momenti in cui è stata ferita <non mi interessa cosa ti sia capitato> replica ancora <assisto a questo da sempre> continua semplicemente <non smetto d’amarti ma ricorda solo cosa ti ho promesso> non chiarisce, lascia la frase in sospeso, oh sì questa volta se decidesse di abbandonarla finirebbe certamente con l’ucciderlo, o morire nel tentativo almeno. Non ammette poi altro, solo vorrebbe ripotare su di lui gli occhi, assottigliando appena lo sguardo. La mano destra ora sale verso i suoi capelli, a riportare all’ordine la frangia ribelle, così che torni a cadere, spettinata comunque, sulla sua stessa fronte mentre andrebbe a perdersi nella figura dell’altro, cercare di star dietro ai suoi cambiamenti potrebbe significare la sua fine, si regge su una sottile linea la sua sanità mentale, così sottile da doverla costringere ad ignorare tutto ciò che non è strettamente necessario, così sottile da doversi costringere a non distinguere tra le varie personalità che dimorano quel corpo, da amarle tutte nella loro completezza per non frammentare ulteriormente sé stessa, se dovesse ora ragionare su chi come o quando si è interfacciato a lei finirebbe per fare a pezzi non solo la relazione ma lei stessa, non è qualcosa che possa permettersi. Andrebbe comunque a concentrarsi sul suo flusso di chakra così da andare a provare a spostarlo e dirigerlo, nella sua interezza, verso le sue ghiandole salivari, lì andrebbe a far transitare e poi bagnare il suo chakra così da lasciare che assuma le proprietà tossiche proprie della sua innata, il passaggio successivo sarebbe quello di farlo tornare normalmente in circolo, facendolo proseguire lungo il suo normale tragitto, se fosse riuscita quindi ora dovrebbe risultare velenosa al semplice contatto con la pelle <se vuoi assicuratene però, toccami> e con questo tace, senza mai smettere d’essere ammaliata e catturata dalla di lui figura, senza mai smettere di provare quell’amore profondo che le dona ossigeno e la forza di affrontare ogni giorno il resto del mondo [chk on] [Interno] Osserva il sorriso svanire e alza immediatamente gli occhi su di lei. Singolare e breve sguardo sul quale pone uno sguardo estremamente attento. Tutto si fa ricco nella trasparenza di quelle due personalità, così come da per tutto fioriscono pensieri nuovi legati alle prime parole che gli vengono pronunciate. Le profonde ferite del tempo son diventati segni invisibili sul corpo e la mente altrui. E ardui pensieri sorgono, espressi da uno sguardo immerso nella contemplazione e da un lungo silenzio che la segue. Il futuro, è indubbiamente destinato ad esser rumoroso. "..." il silenzio è tanto lungo dal dar spazio a lei di seguire con il successivo periodo. Ed è quello, a risvegliar realmente il luccichio nello sguardo dell'insonne. Non di passione. Il naso s'arriccia appena e deglutisce. Gli causa fastidio, quella incondizionata scelta. "Lo so che non ti interessa, Kimi." Lei lascia la frase in sospeso e per qualche motivo potrebbe invece diventare un punto focale per un loro discorso. Osserva i capelli altrui e poco dopo sposta lo sguardo sul pentolino, dal quale s'affretta a prenderne una porzione. La carne dentro è tagliata in strisce molto fini, non abbonda e si presenta del caratteristico colore di qualcosa di ben cotto, uniformemente cotto. Farebbe la stessa cosa con una seconda scodella, contemporaneamente al momento nel quale Kimi fa per iniziare il richiamo della sua innata. "Ma a questo, non hai mai assistito." Lo sguardo si porta su di lei per la prima volta da quando ha versato il contenuto di quello stufato, forte di sapori aromatici. Un paio di bacchette afferrano uno dei pezzi di carne e le labbra si schiudono il necessario dal poterlo trascinare dentro la bocca, dove verrà assaporato e poi deglutito nell'arco di più secondi. Gli occhi stessi si chiudono, in quel momento. "Se fosse il solito evento, sarei già sparito." Nuovamente. Si riferisce ovviamente a colui che sta dall'altra parte, l'eterno indeciso, l'uomo spoglio che ha messo da parte la sua passione per vivere un ruolo che mai gli è appartenuto. L'insonne incarna l'opposto. E' tutto ciò che rimane di antichi vizi e virtù, un'eleganza macabra di cui condivide con il suo specchio soltanto orgoglio. "Non ha più niente da darti. Io, tuttavia, ho tanto che voglio dare, ma non ho nulla per la te attuale Non ti riconosco." Lo stesso timore che ha espresso a Yukio. E forse, è solo un tentativo di smuovere il mare calmo, di risvegliare qualcosa di antico. "Non starai limitando te stessa sfruttando i Goryo?" E' ovvio ciò a cui si riferisce. Il gettare tutto ciò che si vuole nascondere nel subconscio e sperare che sparisca così. Ed ora, un altro boccone. { chakra on } { goryo on } [Cupola] Ne ascolta le parole seguendolo sempre con lo sguardo su di lui, per quanto possa amarlo alla lunga potrebbe essere stancante dovergli stare dietro, ma chi è lei per lamentarsi. Aspetta quindi e lo segue mentre verso lo stufato, non ha fame ma forse è ora di mangiare. Attende comunque a muoversi, usando quell’immobilità per esprimere gran parte dei suoi pensieri <sei uguale al lago nero> replica lei, questo è ciò che le è tornato alla memoria appena lo ha visto <e se anche avessi ragione cosa cambierebbe?> chiede appena, seria ora, in attesa di una risposta il cuore non si sta spezzando e non c’è paura in quel tono anzi quasi sfida, la stessa con cui adesso vorrebbe andare a piegare il busto per avvicinarsi nuovamente a lui, fissarlo con attenzione <tu non riconosci me, riderei se mi piacesse farlo replica <se vuoi ti spiego perché non mi riconosci, forse perché mi hai abbandonata nell’unico momento in cui ne avrei avuto bisogno e ho dovuto rialzarmi da sola> l’intensità nel suo sguardo non nasconde quella rabbia. Per quanto l’abbia formalmente perdonato, per quanto sia tornata da lui c’è un limite adesso a quanto riesca a sopportare prima di incrinare la sua felicità, come se non fosse più così tanto sottomessa come un tempo, capace di alzare la testa e ricordare chi o cosa è diventata. La mano destra vorrebbe alzarsi per andare a stringere il volto, lato sinistro, di Katsumi, il pollice sulla guancia, il resto della mano sotto al mento, la stretta non vuole essere gentile, usa tutta la sua poca forza per far ben entrare in quella dannata testolina il concetto <viste le premesse mi stai forse dicendo che te ne vai?> nessun timore, nessuna paura. Sapeva sin dall’inizio che sarebbe potuto accadere, non si fa prendere dal panico, aveva già accettato la possibilità, per ora cerca di mantenere quella che potremmo anche chiamare lucidità. Se riuscisse a toccarlo comunque andrebbe ad avvelenarlo senza altro da aggiungere, non una delicata carezza la sua ma la rabbia di un’amante tradita per l’ennesima volta <cosa c’entrano i Goryo ora?> anni sono passati da quando ha ricevuto quella seconda innata, da quando quel particolare sangue le ha salvato la vita e in questi anni sono cambiate tante cose, così come l’elaborazione del trauma, il muto aiuto da quelle due parti che se all’inizio erano in accordo e differenti sono passate attraverso uno lunga guerra per culminare in quel semplice essere l’una dell’altra, lievi e minime le differenza tra le due, o meglio dell’una che ormai si limita ad esaltare alcuni tratti del proprio carattere senza però modificarli, che poi scelga di farsi chiamare in modo differente a seconda del suo agire è un discorso ben differente[chk on][veleno tossico liv 3][se veleno chk: 92/95] [Interno] Parliamo di fatti, di realtà, di cose avvenute agli occhi e sensi di chiunque abiti il mondo e non semplicemente di ciò che può accadere nella mente di un singolo individuo. E sotto questo punto di vista, come si può dar torto alla ragazza? Forse, è davvero enormemente danneggiata da quel continuo tira e molla. Ma non è un danno di cui l'Insonne va fiero, non appartiene a lui quella ferita e si sente per questo il mediatore di una situazione da cui s'è già dissociato. Eppure, forse è troppo diretto? Riflette e ascolta quella domanda. < ..Al lago nero, volevo ucciderti. > Puntualizza, alzando lo sguardo e cercando il suo. La mano sinistra viene sollevata e gli occhiali rimossi, poggiandoli di fianco al contenitore dello speciale stufato. < Cambia che tu ti ostini ad amare tutto. Compreso ciò che non lo merita. > Il riferimento è palese per chi avesse la minima idea di chi sia Katsumi e cosa sia Nemurimasen. Se fosse conosciuto il motivo per cui il presente adesso porta un nome legato ad un'entità già sconfitta. E' denigrato, da quel concetto, e adesso ha l'occasione di portare in atto il piano iniziato cinque anni fa. Si lascia sfiorare e sente quel veleno scorrere in lui, rinvigorendo la carne, lì dove è stata sfiorata, di un dolore nuovo. Immediatamente il chakra confluisce lungo l'intero sistema circolatorio lì presente, circondando la zona intossicata con lo scopo di curarla. E' una nota tecnica Goryo: Effusio. < ..Tu mi ferisci, e sei l'unica tra i pochi ancora in vita. Come fai a non sentirti voluta da me? > le labbra s'incurvano verso il basso e mimano la tristezza. Le palpebre rafforzano il concetto abbassandosi e nascondendo maggiormente gli occhi. L'Insonne inspira profondamente, passandosi poi la mano sinistra dove è stato appena avvelenato. < Mi hai fatto male già due volte, oggi. > Puntualizza, cercando il suo sguardo con un che di severo. Va poco a poco proferendo parole che tentano di dissimulare l'inquietudine creata, instillandone di nuova. Eccole, le ombre della malattia, che gettano luce fasulla sulla realtà. Sente crudo il contrasto fra animazioni impetuose e necessità misere e immutabili. E allora, perché ostinarsi ad esser ferito? La domanda suona a sè stesso e lo porta ad aprire gli occhi con confusione. < Sei cambiata, nel tempo. Ma io e te ci siamo incontrati una volta sola, in maniera diretta. E ad ognuna ho riportato lui. Al lago nero..E qui, adesso. > Tenta così di riavvicinarsi a lei, di riafferrarne la mano per alzarla sul proprio viso poc'anzi avvelenato. E' come se volesse farsi nuovamente avvelenare. < Smettila di amare Katsumi, per sempre. Tutto ciò che era l'ha rigettato in me prima dei due anni. Ed io son geloso, di questo tuo incondizionato perdono. > Chi minacciò Kimi, quando provò ad andarsene al loro recente rincontro? Il guscio o la coscienza? Pensandoci, potrebbe esser comprensibile perché Katsumi si scusò di quell'intenzione. Non era mai stata sua. { chakra on } { Goryo on } [Cupola] Ne ascolta le parole, senza opporsi, dopo essersi assicurata che non la stai lasciando e che non sia costretta ad ucciderlo, dona a lui tutta la sua attenzione, non replica subito a quelle parole, filtra nella sua testa cerca di comprendere quel che vuole dirle senza soffermarsi su quelli che potrebbero apparire come dettagli o frasi dette come per poter avere nuovamente una sua reazione istintiva e impulsiva. I capelli le ricadono spettinati intorno al viso affilato che pian piano sembra però voler lasciare spazio alla dolcezza, mentre le parole avanzano i lineamenti si fanno meno duri, come se prima stesse contraendo persino i muscoli della mascella. Lascia che lui torni a farsi avvelenare, lascia che muova quella mano fissandolo <lo so> ammette infine <so che volevi uccidermi me l’ha detto> ora si trova costretta a dividere le cose, a parlare di colui che ha incontrato recentemente come di una figura differente e distaccata da colui che ha davanti, perché è questa la chiave, è questo che sembra importare davvero a Katsumi ora. La mano viene mossa e risulta mobile, affabile quasi, il tocco adesso vorrebbe somigliare più ad una dolce carezza <so che volevi uccidermi e sì ti ho perdonato> aggiunge quindi <ma ho perdonato te > parla lentamente, gli occhi piene d’amore che guardano proprio il suo interlocutore, si rivolge a quella parte di Katsumi, si sta sfornzando di dividerli nella sua mente solo per far capire il concetto, solo per mostrare ancora una volta quando lei abbia bisogno di quell’amore, quanto lui sia diventato vita e ossigeno <non mi è mai importato chi avessi davanti perché io ho sempre saputo chi sei> aggiunge sempre dolcemente <io amo te e anche lui, amo chiunque abbia conosciuto perché ho trovato in tutti tratti di ciò che ho conosciuto quella prima notte ad Oto, dovrebbe importarmi altro?> domanda quindi inclinando appena il capo verso destra e lasciando che un dolce sorriso nasca sul suo volto <io ti amo> aggiunge come un sussurro <ti ho amato al punto di vivere di questo> continua quel discorso con un tono appena più basso di prima, più melodioso quasi, per quanto passi velocemente da un estremo all’altro adesso sembra voler tornare esattamente come prima di richiamare la sua innata, semplicemente tranquilla <non comprendo la tua gelosia e forse tu non comprendi perché non ti odio per le tue intenzioni ma la verità è che per te sarei morta> agiunge ancora <per te morirei, se dovessi ritenerlo necessario lo farei, non temo di tornare nell’inferno che mi ha partorita, la morte non potrà che essere meglio della mia vita e se incontrerò la mia fine per te o persino per mano tua allora avrà un sapore ancora più dolce> per quanto stia sorridendo si capisce quanto quel discorso sia estremamente serio. La morte è ciò che è, la morte è ciò che non ha mai temuto, la sua anima già promessa e il suo cuore già donato, cosa la tenga in piedi da sola non è ben definito <ricordi quando mi salvasti?> vorrebbe avvicinare appena il volto al suo mentre lo chiede, lasciandolo solo con quel dolce quesito, quel dolce ricordo che forse più di ogni altra parola può spiegare cosa significhino per lei vita e morte[chk on][veleno tossico liv ] [Interno] Così entrambi cercano do rivelare e comprendere qualcosa di più profondo. Uno sforzo, che potrebbe e potrebbe non essere completo. Lui cerca di farle comprendere quanto sia importante discoprire la propria natura come diversa da quella dell'altro, vuole mostrarne virtù sincere e sinceri difetti, per poi poter disporre dell'altro secondo un disegno premeditato, per elevarsi ad un'apparenza decorosa, per sollevarsi senza lasciare indietro niente verso somma perfezione. E sente da lei quell'incredibile fede verso ciò che riguarda l'ade; che non è altro che una potenza misteriosamente significativa dell'eterno ciclo del mondo degli shinobi. E' un elemento completamente estraneo ad egli, è qualcosa al quale non vuol essere destinato, e con la rinnovata passione se ne sottrarrà a tutti gli effetti. Ed eccolo, mettersi all'opera con speranza di riuscire a creare un contorno preciso e forte in quell'effigie che adesso lo ospita. "Non mi serve il tuo perdono, per amarti." Lo avrebbe fatto comunque, purché fosse suo desiderio. E' forse questo, che rende entrambe le parti dure a coesistere. Ogni convinzione personale s'eleva ed è pronta ad esser difesa con denti e artigli. Non spezzano le proprie convinzioni e questo crea un equilibrio fragile alla rottura. Lei ribadisce del suo amore. E in mezzo a quell'armonia di suoni che tanto ricorda un'orchestra, è come se ci fosse uno strumento fuori tempo, un violinista che sbaglia persino corda. Ed è proprio perché fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, che l'Insonne abbassa lo sguardo sul suo piatto per afferrare altra carne. Divora e inspira, rilasciando poi il fiato come se volesse riempire quella stanza di qualcosa di nuovo. E per quanto non sia nel suo 'stile', porta alle labbra il contenitore per abbeverarsi silenziosamente del brodo residuo. E' un pasto che in realtà lo ha riempito, senza soddisfarlo. "Non lo accetto. Non importa quante volte saresti pronta a soffrire per me. Se vuoi amare lui, amalo. E aspetta che si presenti di sua volontà a pregare le tue scuse." Si alza in piedi, lentamente. Le mani si allungano per afferrare gli occhiali e indossarli. Si avvicina al cappotto per afferrarlo. "Amami al punto dall'uccidere non solo il corpo, ma l'anima. Tutti son buoni a morire." Indossa la lunga sopraveste e alza le mani per spingere i bottoni nelle cuciture apposite. La cravatta viene tirata verso il basso per poterla raddrizzare. "Sì. Ovvio che ricordo." Ogni singolo dettaglio e immagine. { chakra on } { goryo on } [Cupola] Non riesce davvero a comprendere la necessità di dividere, quando lei con tutte le sue forze invece vorrebbe solo unire, silenzio mentre lo osserva lasciarla, mangiare, voltare lo sguardo, son forse i gesti a ferirla e non le parole che le vengono rivolte <amo> un’affermazione, uno stato d’essere, una descrizione, un singolo potente verbo che vuol far risuonare nell’ambiente a distruggere quello che par essere un muro tra loro <devo amare uno solo? Quando io non considerò due entità ma solo il complesso di ciò di cui sono innamorata? Chiunque io abbia davanti amo con tutta me stessa perché non importa quanto tu o chiunque altro voglia dividersi, mostrare le differenze non è per quelle che vi amo ma per le somiglianze> replica ancora <io amo quel ragazzo che mi ha salvata il ragazzo per cui ho smesso di farmi del male>. Lei non si volta a mangiare, non cerca il pasto che intanto si fredda, non obbedisce alla fame all’odore di stufato, non si muove incentrata su altro, sul recupero e sul farsi comprendere <se ricordi quel giorno allora sai che io vivo grazie a quel ragazzo nella sua completezza, rivedo una differente parte di lui in ognuno di voi> sospira a questo punto andando solamente a volersi sfilare da quel tavolino improvvisato, andrebbe ad uscirne così da ritrovare un po’ di libertà <mi chiedi di amarti al punto di uccidere ma non è forse ciò che ti ho giurato?> beh in un certo senso. Andrebbe semplicemente ad aggirare quel tavolino per raggiungere il suo portaoggetti, mentre cammina leggera per la stanza per tornare al bordo della brandina, mentre si muove andrebbe a ricomporre appena quello Yukata, un dettaglio che ora assume importanza, la nudità parziale, il suo essere trasandata ora tutto ha nuovamente senso davanti all’evidenza che forse per la prima volta non riesce a comprendere come tenerlo a sé, lo sente più distante che mai, nonostante le sue parole, la sua mezza dichiarazione, imporre il suo pensiero e la sua libertà significa forse doversi scontrare? Rimugina, riflette, si dichiara pronta a perdere la vita ma dopo anni sarebbe altrettanto disposta a perdere altro? La libertà forse? Non sa nemmeno cosa rispondersi ed è per questo che lo sguardo si sposta, andrebbe ad organizzare gli strumenti che potrebbero esserle utili per la missione, un movimento alla volta, lenta come se l’attività manuale le permettesse di prendere tempo, di elaborare le informazioni e di capire <resterai tu?> domanda infine con un filo di voce, sa che scegliere qualcuno comprometterebbe gli altri, sa che se dovesse scegliere lui ora vorrebbe dire perdere tutto il resto di quel tutto che lei ama, eppure chiede, senza palesare una decisione, solo cercando qualche informazioni a cui aggrapparsi per compiere quell’ennesima difficile scelta, ha deciso di fidarsi di qualcuno che ora è sparito, ha scelto di amare un ragazzo che si è sepolto sempre più nel profondo e ora è disposta a scegliere definitivamente uno solo di loro?[chk on][veleno tossico liv ] [Interno] Nonostante abbia curato i primi danni del veleno, sente ancora il proprio sangue pulsare a causa dei danni residui di quell'arte ormai divenuta più che temibile. C'è un momento di silenzio nel quale si estranea dalla realtà per sentire quel dolore e cercare di comprenderlo. Chiude persino gli occhi, lasciandosi andare. Cos'è per Nemurimasen, il dolore? Dovrebbe evitarlo o renderlo parte fondamentale di sè? La realizzazione lo colpisce come un fulmine farebbe: all'improvviso. E spalanca gli occhi, accogliendo quel dolore e sorridendo. Sì. Sa come restringere ancora di più le sue ricerche. E questa immagine di Re, si impone tra tutte le immagini espresse dal suolo ed estratte dalla propria anima, è ora così visibile che quasi pare una forma creata alle sue spalle; e ardentemente la abbraccia, mentre per la mente balenano idee d'indescrivibile bellezza. Idee che oscura per non farle risplendere, per impedire che straripino alla luce del sole. "So di essere poco comprensivo." Risponde a quelle sue domande, ai sillogismi da lei espressi che..nell'esser contorti, trovano una logica non effettivamente errata. Ma se si parla d'amore, la logica è inutile. Son le scelte e le dimostrazioni a contare, i sacrifici che rendono palpabile quanto qualcosa realmente valga agli occhi altrui. E Nemurimasen, forte d'un veleno che affligge l'anima e non il corpo, la colpisce. La infetta, o almeno..ci prova. "Non ha senso nascondertelo, se può far bene a entrambi." E' ormai pronto ad un eventuale ritiro, ma si arresta. Compie una scelta e decide di far uscire dalla scatola nera un'informazione chiave, qualcosa che ha deciso di non rivelare persino allo stesso Yukio. Ed è per questo, che prima di proseguire, s'accorge con i sensi di qualsiasi eventuale presenza, per dedicarsi al parlato soltanto a seguire. Fissa il corpo altrui e gli occhi si spostano repentinamente in un punto vicino della stanza. Quasi timido. "Se può aiutarti a scegliere, sappi che Katsumi morirà. Una volta per tutte. Non ci sarà luce nè pioggia che sfiorerà più il suo volto. E' sempre stato il suo desiderio, ma non il mio. Io resto. " Eccole, tutte le sue intenzioni si rivelano senza entrare nello specifico. Rivela soltanto ciò che può importare a Kimi. Parole che potrà comprendere ed esaminare nei secondi successivi. Se necessario, aspetterà anche minuti per trovare una risposta definitiva. " Mai, me ne sarei andato. " Eccola, la sua risposta. Ed è con ciò che cerca gli occhi di lei. "E nulla sarà come prima. Per noi, e per il mondo." E' un avviso. Mette le mani avanti sul cambiamento, questo inevitabile. E mettendo sul tavolo ogni carta, le permette di fare finalmente quella scelta, di cui agogna tanto conoscerne la risposta. {ck on } { goryo on} [Cupola] Ascolta le sue parole con attenzione, pur continuando con quell’azione meccanica della preparazione. Non sa come rispondere, ciò che le viene detto riesce a sconvolgerla nel profondo, una parte di lui morirà, eppure poco prima stava decidendo comunque di rinunciare a quella parte, la domanda era stata volta con quel preciso scopo ma in questo momento la notizia riesce a pungerla nel più profondo. Silente blocca i movimenti, continua a rincorrerle nella testa la decisione che stava cercando di prendere prima, le parole appena usate e nulla silenzio. Deve metabolizzare, la destra si alza così da spostare i capelli dietro all’orecchio. Raddrizza nuovamente la schiena mentre le palpebre calano appena <dunque devo lottare per uno solo di voi> questa p la prima informazione, la più chiara e sicura emersa da tutta quella conversazione. Si volterebbe quindi verso di lui, lo fissa intensamente dopo aver riaperto gli occhi lentamente, la mano ancora bloccata tra i capelli <non ti risponderò ora> aggiunge quindi concludendo il movimento delle dita dietro all’orecchio e facendo scendere solo adesso la mano lungo il fianco <io ho già deciso> basta osservarlo per capire <io so> ammette <ho scelto> ma quella scelta decreterà un cambiamento, proprio come le è appena stato detto. Una lunga pausa mentre andrebbe a raccogliere la solita fascia nera e i suoi pantaloncini neri, i soliti abiti, si flette andando così continuando così a prepararsi per l’imminente partenza <quando tornerò se ti troverò qui potrò dirtelo, se non ci sarai allora rifletterò e agirò in merito> sospira, sì lei ha scelto lui ma può davvero essere sicura anche del contrario? Non è stato lui a prometterle di rimanere al fianco. Le mani vanno verso il Kimono, si volta ora smette di osservarlo e prende un profondo respiro mentre andando a rivolgersi al letto andrebbe a slacciare lo Yukata così che scivoli dal suo corpo, salvo poi andare ad infilarsi prima la fascia nera intorno al petto e poi successivamente i pantaloncini, tace pensierosa ed agitata al pensiero solo di non trovarlo al suo ritorno, non teme di non tornare teme solo di non poter comunicare la sua decisione[chk on][veleno tossico liv ] La verità espressa dall'insonne rivela la necessità di eliminarsi a vicenda. E' stato faticoso convivere quando Arima era ancora vivo, e lo è stato molto di più per l'Insonne farlo sigillato nella coscienza del neo-nato Kankri. Giovane, fragile, un'entità che è stata completamente fatta a pezzi per riportare in alto i due dominanti. Alla fine di tutto però, è chi desidera maggiormente di vivere ad emergere. A prendere il comando nelle situazioni più angosciose ed importanti. L'Insonne ha deciso di effettuare uno scatto di vita dal profondo del suo cuore appassito. E tanto bassa è la volontà dell'altro che questo è bastato per lasciare che l'innata Goryo rimanga attiva ben più a lungo del necessario. Ed adesso la osserva, ultimi istanti di penosa attesa nella quale attende con un'ansia non mai provata che parole siano pronunciate. Alla fine la risposta giunge, e con quella lo sguardo dell'Insonne si riappacifica, eliminando quella serietà che l'ha caratterizzato per ben troppi secondi. Quello sguardo non dovrebbe essere rivolto ad un alleato. Eppure, per qualche secondo ha davvero pensato che se non sarebbe stato capace di farla scegliere, piegandosi, allora l'avrebbe semplicemente spezzata. C'è un rinnovato sollievo nell'aver sentito quelle parole, tanto che si lascia andare ad un sospiro. "Quando tornerò, parleremo dell'Ade. Se il pensiero di diventar una di loro t'infastidisce le stermineremo. Altrimenti.." Alza appena le spalle e muove l'indice sinistro sul viso, sollevando gli occhiali. Diversamente da Katsumi, i piani dell'Insonne sono effettuati pensando ad una composizione artistica. Musica, scultura e disegno, un'armonia d'arte che solo lui riesce a sentire, adesso. E Kimi, maledetta dall'Ade, sarebbe pietosamente bella da osservare. "Mangia. Sarebbe un peccato sprecarlo, dopo tutto il tempo che ha passato a crescere." Parla del 'coniglio', indicando con un cenno il pentolino. Infine, rivolge lo sguardo al corpo di lei. Sorride, malizioso, ma intanto il dorso della mancina sposta l'entrata della tenda...E sparisce. Entrèe è un piatto servito prima della portata principale, un primo vero e proprio antipasto. Preceduto dal Boccone e dall'aperitivo. Quale sarà la prossima pietanza posizionata sulla tavola del mondo? {end}