Free Itsuki

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22:21 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Inutile oramai tentar di fuggire dalla nebbia, un fastidio tangibile e dal quale non ci si potrebbe riparare nemmeno volendo, qual'ora si decida di avventurarsi per un qualsivoglia luogo di Kirgakure, andando appunto a cader preda di quel fatto atmosferico tanto odiato e disdegnato da entrambe le entità presenti in quel corpo. No, non ci farà mai l'abitudine così come mai si arrenderà all'idea di lasciar star la lunga chioma d'ebano così com'è, andando a soppesarne le condizioni con un lieve sfiorarne una ciocca con indice e pollice della dritta, la quale fuoriesce pigra dalla tasca, consapevole di raggiungere un'obbiettivo del quale già conosce le condizioni, ricadendo poi pigra, esprimendo l'animo affranto di Itsuki nei confronti di quell'umidità, il tutto sottolineato da un sospiro ed un breve quanto sentito imprecare < Maledizione.. > escon le sillabe passando tra i denti lievemente serrati in quel provar astio per le condizioni atmosferiche del paese scelto dall'Alleanza. Eppure, poco può farci se vuole allontanarsi dal solito ed oramai sin troppo monotno paesaggio costellato di tende quale sarebbe l'accampamento, curioso di esplorare posti nuovi riuscendo magari a ritrovare un piccolo angolo di pace personale, magari dove leggere persino dei libri lontano dall'aria marziale e militare che spira tra i Ninja dei vari villaggi, andando a rendere quasi impossibile un'effettivo rilassarsi, tranne l'altro giorno al bar di Yukio. Ma quella è una storia appartenente ad un'altro giorno, ed oggi lui si troverebbe a percorrere la strada in direzione del ponte Naruto, con un passo cadenzato ma allo stesso tempo mai più veloce del necessario, meccanico nei movimenti, androgino e non poco all'apparenza, delicato, imparziale quel camminare che non lascia nulla al caso quasi come se a nessun movimento ulteriore al dovuto fosse concesso di esistere, mani in tasca che fuoriescono questa volta all'unisono, portandosi dietro un pacchetto di sigarette ed uno più piccolo di fiammiferi < D'accordo, ma evita di attirare attenzioni inutili.. > andrebbe rispondendo ad alta voce, seppur il tono sia sommesso e non più di un mormorio, al Kagurakaza all'interno, acconsentendo al suo dire di lasciarlo uscire per far sì che possa godere in prima persona di quel corpo, di tutte le possibili sensazioni fornite dai sensi, di ogni possibile cosa che possa scuotere o meno l'animo di una persona in maniera diretta o indiretta che sia, ricevendo in risposta uno sbuffare annoiato, esasperato quasi, per poi rivolgersi con il solito fare saccente e superiore <{ Tu che pretendi di rivolgere i miei insegnamenti a me stesso? Tsk.. }> ed in tutta risposta questa volta riceverebbe un rotear delle iridi rossastre del Goryo, il quale senza ulteriore indugio, ritrovandosi oramai nei pressi del ponte stesso, vedrebbe di accendersi una sigaretta, lasciando che sottili fili di fumo lo abbandonino al ritmo del suo passo che rallenta appena, brevemente, per permette alle mani di porsi nel classico e basilare sigillo della capra, per permettere dunque al Genin di perdersi in un piano astrale immaginario, lì dopo dove un'accurata ricerca introspettiva, sempre più minuziosa e curata nei dettagli ad ogni tentativo, potrebbe andare a rilocare innanzitutto un globo bluastro, placido e posato, pulsante di una vibrante energia che pare sopita ma pronta ad ardere nel momento del bisogno, afferrandolo in maniera figurativa per poi porlo da parte, ricercando in seguito quello che di lì a poco si presenterebbe al suo cospetto, un globo rossastro, vivido e bruciante, arzillo in quel suo esprimere un'energia fisica e tangibile, prendendolo anche lui in puro senso immaginario per poi andar dunque a metterlo momentaneamente da parti, l'uno di fianco all'altro, distanti quanto basta lungo un'invisibile linea che corre lungo l'orizzonte di quel piano astrale. Ritrovate quindi le due energie ,fisiche e mentali, il suo seguente fare sarebbe quello di tentare di avvicinarle tra di loro, fonderle con un processo metodico e ripetuto più volte, andando a far sì che quelle vengano nel frattempo sospinte all'altezza del ventre, lì dove risiede il fulcro del sistema circolatorio, tentando ora di far coadiuvare al meglio entrambe le forse al centro, amalgamandole tra di loro, mescolandole come ad andare a creare un'unica entità. Di lì a poco, quella nuova forma derivata dalle due forze, simili quanto contrapposte, dovrebbe implodere per poi andar a porre la reazione contraria a quella iniziale, esplodendo quindi in una vampa d'energia rinnovata, andando ad irrorare per qualche istante tutti gli tsubo del ventunenne, ritrovandosi poi teoricamente forte del Chakra attivo, che dovrebbe tornare a quietarsi lì dove lo avrebbe impastato, al centro dell'addome, nel mentre che oramai si troverebbe sui primi metri del ponte, andando soltanto ora a rimirar il panorama che si pone ai lati della costruzione maestosa ed imponente, lunga talmente tanti chilometri da non poter scorgere la fine in lontananza, ostacolato a sua volta dal buio della notte, non abbastanza quella luce della mezzaluna in cielo offuscata dalla nebbia < Dammi un'attimo. > direbbe ora invece soffermandosi, ritrovandosi comunque nel campo visivo di Chiha, si e no ad un paio di metri di distanza, concentrato però su sè stesso e per nulla incline a curarsi degli altri in maniera effettivamente attiva, come al solito preda di quel suo animo poco sociale ed incapace di esprimersi e di esprimere a sua volta qualsivoglia emozione, mentre il completo nero, la camicia e la cravatta andrebbero a riporsi normalmente, scossi appena dall'energia risvegliata quale il Chakra stesso. La sigaretta tra le labbra, la concentrazione che non viene smossa da nulla di preciso, dedito all'attivare la propria innata di lì a poco, per permettere all'altro, decisamente più irriverente e carismatico di Itsuki, di prender possesso del corpo e dunque di godersi la serata in prima linea, senza osservare come figura di terza parte, come è abituato di solito a fare.{ tentativo impasto - se chk 20/20 }

23:11 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Una volta attivato il Chakra, con la conferma di quella percepibile sensazione oramai ben conosciuta, senza ulterior indugio e con somma trepidazione di Eiji che attende fremendo, lui vedrebbe di andare ad afferrare con la dritta la sigaretta che verrebbe mantenuta lì per aria, il braccio a formar un pigro angolo di quarantacinque gradi mentre la gemella si posa semplicemente sul fianco dell'anca, andando a porsi su di quella in maniera natural, lasciando che il braccio sinistro formi a sua volta un'abbozzato angolo di quarantacinque gradi, mentre gli occhi si socchiudono, lasciando che un bui sipario cali sulle iridi color del sangue, vedendo dunque di concentrarsi per andare a prendere il proprio chakra e quindi smuoverlo, veicolarlo costringendolo alla propria volontà proprio verso il cervello, lì dove quindi vedrebbe di convogliare la quantità necessaria per stimolarne i recettori e quindi andar a farsi pervadere da quella sensazione personale, quella consapevolezza di star attivando l'innata, lasciando quindi che l'altro prenda il sopravvento, e non un'altro se stesso, ma un'altra entità a sè stante, vissuta anni fà e per nulla intenta a lasciare quel mondo tanto facilmente, per quanto i suoi pensieri di odio nei confronti di quella sua stessa esistenza e del mondo stesso erano forti dentro di lui, tanto da condurlo alla follia, probabilmente. Dunque, in un battito di ciglia od al massimo due, i suoi capelli color della pece andrebbero smuovendosi appena, come scossi da un flebile vento che porta con sè un cambiamento, che annuncia l'accader di qualcosa, visibile quel mutar di tonalità, sfumando in fretta per cambiare del tutto, andare in netta contrapposizione con il precedente colore, permettendo alla chioma prima d'ebano di diventar candida, risultar a sua volta del color della fresca neve, senza scostarsi più di tanto da quel che sarebbe il candore della Deshi, con un'espandersi di quel tingersi che parte dal centro della cute per poi diramarsi sino alle sparse estremità che ne lambiscono la figura, la definiscono, lasciando per ultimi gli occhi che nuovamente si schiudono, andando a rivelare un viola intenso, un colore pari a quello dell'ametista, prezioso, insolito, in grado di andar a far risultare i suoi lineamenti androgini ancor più confondibili, ancor più in grado di far equivocar qualcuno, lasciando dunque carta bianca al Kagurakaza, per quanto da dentro Itsuki sarebbe sempre in grado di esistere e di vedere tutto quello che accadrebbe, essendosi semplicemente, per quanto sempilce non sia propriamente la cosa in sè, scambiato di posto con quell'altra entità, per quanto il dubbio di poter riprendere le redini del proprio corpo in situazioni di emergenza sia, nonostante gli anni trascorsi, flebile dentro di lui < Ah, per quanto detesti quest'aria della Nebbia, è sempre una gioia.. > direbbe chiaramente più tra sè e sè che in direzione di chiunque altro, mettendo la sigaretta tra le labbra per andar a tirar fuori un paio di guanti sottili neri, ed indossarli elegantemente andando a tirarne bene le estremità verso i polsi, fregiandosi anche di quel semplice simbolismo che lo distinguerebbe dall'ordinario, dall'informale, risultando a loro volta elementi semplici atti però a completare la figura elegante del Goryo nel complesso. Sarebbe di lì a poco che giungerebbero quelle semplici due parole di Chiha, un'interrogare appena confuso ed innocente, atto a cercar di comprendere meglio quelle ultime parole che ha pronunciato Itsuki prima di cedere il posto, pensando probabilmente che potrebbero essere state rivolte a se stessa, se non fosse che Eiji andrebbe a smentire di lì a poco < Ah, non preoccuparti, quest'idiota è talmente asociale da omettere le persone intorno a sè stesso e parlarmi ad alta voce.. > direbbe lui andando ad afferrare, prima del parlato, la sigaretta con la propria dritta, agitandola appena a fargli descrivere delle linee sparse, orizzontali perlopiù, come a diniegare una qualsiasi importanza nel dire di prima e tantomeno in quello espresso poco fà, risultando, quel semplice cilindro filtrato di tabacco, una sorta di estensione per il suo casuale gesticolare carismatico, come se facesse parte di se stesso, di quella figura che quasi potrebbe sembrare teatrale, su di un palco dove gli è permesso tutto, ed anche se permesso non fosse, lui lo farebbe comunque. Certo, le parole appena pronunciate potrebbero risultar ancor più confuse per lei, dette con quella voce più tagliente e pungente, perlomeno nel tono, così diversa da quella di Itsuki, con quel sottofondo velato malvagio e mefistofelico, un tono sempre pregno di una passiva supremazia indomita, per quanto non sia nemmeno lontanamente vicino ai suoi poteri di un tempo, senza curarsi ulteriormente riguardo il proseguire il discorso, volgendosi verso quello che sarebbe il parapetto abbastanza alto a lato del ponte, poggiandovi sopra gli avambracci, abbandonandoci sopra parte del suo peso, incrociando la gamba sinistra dietro la destra che rimane dritta, poggiando con la prima citata soltanto la punta di quelle semplici ma eleganti scarpe scure, andando a perdersi con lo sguardo violaceo lì, nel cielo per nulla terso ed offuscato dalla nebbia, osservando quella pallida e sfocata mezzaluna, per poi seguirla nel suo riflettersi altrettanto incerto e titubante nel mare sottostante, scuro come il cielo della notte sopra di loro, illuminato qua e là dal riflettersi delle luci nei dintorni < Aaah.. La guerra, non trovi sia meravigliosa? Nonostante tutti gli sforzi si facciano per debellarla, lei tornerà sempre, ineluttabile.. > il tono è sognante, quasi come se stesse raccontando di una persona cara od amata lontana da lui, quasi come se stesse parlando di sentimenti che non prova da tempo, portando la sigaretta davanti a sè per puntare ora quei due viola sulla punta dell'ardente, piccolo tizzone, osservando quel lento ed incessante bruciare, come se potesse rispondergli, come se l'avesse interpellato al posto di Chiha, li non troppo distante da lui, per poi trarne un tiro e lasciar che il fumo si disperda verso l'alto, mescolandosi con la nebbia, svanendo con lo stesso fare effimero dei caduti in battaglia. { Chk 19/20 - Innata Goryo I }

23:59 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Come si poteva presumere, lei risulterebbe giustamente confusa, fuorviata dal consueto osservar di quella che potrebbe esser una persona come tante, uno sconosciuto, che però, per lo stesso principio di mancata conoscenza, non si pone alcun particolare risentimento nei confronti di quello che potrebbero percepire altri vedendolo, in questo caso la candida Chiha. Permane lui in quella posizione prima descritta, lasciando che il fumo e quel leggero sospirare per soffiarlo facciano da sottofonddo in quei momenti di silenzio nel mentre che lei andrebbe incuriosendosi riguardo a quel di lui cambiar personalità, cambiar maschera con una semplicità apparente ed in maniera così netta e distinta, quasi come se fosse due lati opposti appartenenti però alla stessa medaglia < Questo lo dici tu.. > direbbe lui semplicemente, lasciando che due note di un breve ridacchiare, sommesso ma allo stesso modo diabolicamente argenteo, proseguano dopo quel dire che potrà risultar ancor più enigmatico di lei, vedendo poi di proseguire nel suo dire, sollevando la mano libera verso la metà della luna, scostando dunque il gomito dal parapetto per tendere un pò il braccio in direzione di quella stessa metà pallida, lasciando soltanto indice e pollice e toccarsi lì all'ultima falange, uniti nel suo incominciar a parlare, come a simboleggiare l'afferrare di una cosa soltanto < Hai mai conndiviso il corpo con un'altra entità? Sai, quando si è in due... > direbbe facendo una breve pausa per soppesare le proprie parole, distanziando ora quanto più possibile le punte delle due dita prima unite, andando a far comparire la luna di mezzo a quella spanna, una luna anche prima visibile di sfondo alla mancina, ma comunque ora più significativa, compresa nello spazio descritto dalle due dita, unite ed ora ben distinte a simboleggiare due entità separate, il tutto in un senso chiaramente figurativo, per quanto la sua domande sia decisamente poco all'ordine del giorno < Inizialmente è quasi impossibile andare d'accordo, ma un volta appianate le divergenze e superati gli ostacoli assieme, si ottiene una forza inimmaginabile.. > direbbe lui, andando in un qualche modo a concedere a lei qualche palpabile e comprensibile indizio, mantenendo ancora per qualche istante la mano sospesa in aria con le dita ancora poste in quel modo, senza chiaramente permettere ad ella di potersi fregiare della verità che le sue parole celano, lui che starebbe sì rivolgendosi alla loro attuale condizione, quella di itsuki ed Eiji, ma che allo stesso tempo starebbe rikmarcando e ripercorrendo anche lui ricordi di un passato lontano, quando erano lui ed il Nibi inizialmente, un demone considerato una misera creatura dal quale trarre potere, finendo poi per essere lui e Matatabi, degno di conoscere di nome della bestia codata e lieto di condividerne le forze e tutto quello che ne deriverebbe da un profondo legame. Sospira, lasciando che il polso ceda per primo per poi farsi seguire da tutto il braccio sinistro, sospingendosi appena con il destro per andar a roteare sul piede saldo a terra, sempre il destro in questo caso, utilizzandolo come perno per volgere di centottanta gradi ed andar dunque a poggiare nuovamente gli avambracci, puntando i gomiti ora per sorreggersi, volgendo sempre il suo sguardo verso l'alto, particolare in quelle movenze quasi come se stesse recitando, o magari danzando, lasciando che i vestiti seguano quel suo scostarsi e riappoggiarsi, come già detto, carismatico e magnetico quasi in ogni gesto, senza manco sforzarsi, semplicemente lasciando al suo essere diritto d'esistere < Parole sagge, per quanto il mio ideale sia che siamo noi a crearci quella fortuna di cui parli, e quando osiamo sconfinare oltre i limiti di madrenatura o dio che sia, veniamo puniti di conseguenza... > e dopo aver fatto un'altro tiro da quella sigaretta si quieta per qualche istante, con quel tabacco non forse nobile quanto quello del Padre di Chiha, ne tantomeno nobile come quelli cui era avvezzo fumare il Principe, il più delle volte condendo il tutto con oppio, lasciando che il silenzio si frapponga fra loro due per qualche altro istante, riportando la testa ritta innanzi a sè, volgendola poi di qualche grado in direzione della ragazza dai candidi capelli, puntandogli quelli di ametista addosso, concedendosi soltanto ora una completa rapida occhiata nei confronti della sua interlocutrice odierna, senza mai però voler risultare invadente in nessuna maniera, con quel taglio degli occhi permanentemente malizioso, tinto di un nonsochè sottile di diabolico, tornando sulla sua sigaretta quando basta, tra un tiro e l'altro. Se non altro, la visione del mondo della ragazza è decisamente più realistica e meno positivista di quella di Usagi l'altro giorno, capace dunque di trovare un Eiji, o Itsuki che fosse stato, nettamente d'accordo con quanto affermato.

{ Chk 18/20 - Innata Goryo I }

00:54 Itsuki:
  [Ponte Naruto] Chiaramente la domanda che giunge in seguito da parte di ella è più che lecita, ed in maniera altrettanta chiara è deducibile il fatto, come lei conferma, che no, non ha mai condiviso il corpo con nessun'altra entità, seppur per quanto la cosa non sia all'ordine del giorno, non si sà mai con chi si ci si potrebbe ritrovare a trascorrere la serata in questo mondo di Ninja, miti e leggende. Inclina appena il capo di lato, sollevando la sinistra che non regge la sigaretta, portandola a comporre quello che sarebbe il numero tre, vedendo quindi di rispondere in tutta onestà alla Deshi, ancora chiaramente inconsapevole di chi è chi, ignara di trovarsi al cospetto di qualcuno rimasto negli stessi libri di storia che la Deshi citerà più tardi. < Esatto, siamo in trè, il moro noioso di prima è Itsuki, un giorno magari avrai modo di conoscerlo, ma oggi avevo bisogno di prendere aria.. > direbbe lasciando poi che un filo di fumo porti via quel silenzio a seguir delle parole, lasciando che si disperda insieme a quegli stessi sottili fili di fumo, da un'ulteriore indizio a quella che comunque sembra una ragazza sveglia abbastanza da poter comprendere che è lui l'inquilino giunto dopo in quel corpo, ed il proprietario originario sarebbe l'altro sopito, quell'altro che al sentirsi definire noioso non potrebbe che precisare da dentro un certo disappunto <{ Ecco, mi aspettavo qualcosa di simile, seppur siamo in ritardo sulla tabella di marcia.. }> rispondendo lui tramite legame mentale all'attuale dormiente <{ Ti ricordo il definirti "barboso" della nanerottola l'altro giorno al Parco}> lasciando che quelle parole inudibili riecheggino semplicemente nella testa del Goryo, continuando poi piuttosto quella conversazione più o meno piacevole in quel posto tanto distaccato come il Ponte, lontano dal passivo frastuono dell'accampamento, immerso nell'attender il peggio < Il prezzo del mio patto con il Diavolo non fu nulla che non riuscì a pagare. > senza chiaramente entrare nei dettagli ma solo dandogli una risposta, perchè qui si parlerebbe degli albori e di certo non avrebbe intenzione di ripercorrere a ritroso quei giorni lontani, per quanto i ricordi non possono venir meno di tingere l'atmosfera di quella serata, per il nostalgico Kagurakaza < Nah, Itsuki non è ne uno ne l'altro, io d'altrocanto.. > farebbe una breve pausa per andar a far saettare le iridi a destra e a sinistra, come a se stesse cercando di scorrere a ritroso nella propria vita, o come se stesse tentando di cercare le parole adatte per quello che avrebbe da dire, tornando dunque con gli occhi su di lei < Tempo fà venni corrotto dal male, portando caos e distruzione in questo mondo, finendo poi divorato da quello stesso caos che avevo creato, accecato dal potere.. > ed andrebbe a dire quelle parole comunque sostanzialmente pesanti per lui con un flebile sorriso affranto in viso, nostalgico ed amareggiato, potendo concedere a lei un qualche immaginarsi di una storia del quale ha pochi dettagli, seppur quegli stessi dettagli risultano veramente importante e sconosciuti ai più, non potendo immaginare che l'entità con la quale starebbe parlando appartiene al passato e possiede ben più esperienza di lei, in quella sofferenza che chiamano vita. Si poggia di nuovo sul cornicione lei, dopo quella risata breve ed elegante a sua volta, quasi si fossero trovare in quell'aver un lignaggio nobile, alludendo poi ai libri di storia per dar manforte e maggior credito a quanto stavano dicendo prima riguardo alla sventura dell'uomo, al suo volersi porre sopra ogni cosa finendo poi per autodistruggersi, immancabilmente, senza mai imparare dalla volta prima < La storia chi insegna che la storia stessa non serve a nulla quando si tratta di imparare dagli errori.. > una sua semplice constatazione, vedendo poi di andar a porre un'accenno di risata, quelle che vengon mosse in parte dallo scherno e dal giungere più o meno improvviso di una parola, per quanto il divino fosse già stato nominato in precedenza < Ergersi a Dio... Sai, prima della disfatta ci provai ma... > direbbe lasciando che la testa venga vinta dalla gravità così che lo sguardo purpureo si ritrovi a fissar le scarpe, con l'asfalto di sfondo, scrollando appena le spalle in un gesto di relativa noncuranza, continuando con quella sua voce velatamente suadente e con quel timbro sempre e perennemente gelido, tagliente ma allo stesso tempo quasi come fosse una melodia suonata da una malevola arpa al quale suono non si può resistere < Non andò come previsto. > conclude lì per lì lasciando cadere il discorso con una semplicità disarmante, come se stesse riferendosi ad un qualsiasi tentativo di fare qualcosa, qualsiasi cosa più semplice e plausibile, ma non come se stesse parlando di provare ad ergersi a Dio, senza appunto crucciarsi più di tanto della cosa, ancora vivo e presente in quel mondo grazie a quell'assicurazione sulla vita vivente che sarebbe Itsuki, la sua ancora che gli ha permesso di restare in quel mondo, permettendogli di vivere e continuare ad esistere, a permettergli di creare e perseguire degli ideali personali. tornerebbe con lo sguardo su di lei quando andrebbe domandandogli riguardo al numero di guerre viste, lasciando che flashback e frammenti di svariate battaglie galoppino rapidamente, ardendo come una pellicola che brucia, davanti ai suoi occhi, frapponendosi tra sè stesso ed il viso di Chiha, alla quale poi risponderebbe con una certa sincerità, rendendosi conto del sanguinario che era divenuto crescendo, battaglia dopo battaglia, senza mai pentirsene, sino alla caduta nell'oscurità < Diverse.. Eppure, non mi stancavo mai di macchiare la mia spada di sangue... > direbbe lui volgendo un'altro sorriso amaro verso l'orizzonte, scostando appena il capo affianco alla spalla, volgendo lo sguardo dunque indietro per concedersi qualche istante pensando alla sua cara Yukianesa, la grande Katana dalla quale mai si separava, con un sottile e velato sospiro di malinconia, tornando poi nuovamente su di lei < E tu? Hai mai danzato sul palco della morte? > gli domanda senza mai perder quel fare, quel tono di voce mai insistente e sempre pacato di fondo, considerabile però quasi ipnotico e riconducibile ad un qualcosa di disturbante, di non propriamente buono, come se quelle innumerevoli battaglie e tutto il derivato, il contorno, lo avessero reso a sua volta un Demone, sino a svanire inghiottito dalla rovina creata con le sue stesse mani. { chk 17/20 Goryo I }