La grande onda di Kanagawa

Quest

Giocata di Corporazione

0
0

Attendere fato

Il grigio circonda più densamente i porti del villaggio della Nebbia di quanto non fosse in grado di fare a Chumoku: Nebbia. Grigia e semovente, che cela le cose lontane e quelle vicine. Nebbia che oggi, più che mai, potrebbe apparire carica di significato. Quelle sfumature sono forse la sola ancòra di distaccamento dal bianco e dal nero. Bene e male, giusto e sbagliato, presente e antico e, considerata la guerra, vita e morte. Ma non solo. Non è l'oscuro presagio della guerra a circondarti di quei colori, è il tuo passato. Azioni sconsiderate che da giovane ti han rapidamente marchiato come 'non degno' e disonore per il clan. Azioni piccole, sì, ma che ai vecchi e rugosi occhi degli anziani del clan parevano inaccettabili...No? Non importa. Non è per gli anziani che ti trovi dove sei ora, è per tuo padre, colui che ti ha cresciuto e poi abbandonato per otto anni nelle mani dell'Aquila Nera. Durante la tua partenza per Kiri, è iniziata la scrittura del censimento dei ninja dell'alleanza, tra i quali sei presente tu, e tanti altri. Sei appena diventato genin e una missione di grado C ti è stata assegnata, perlustrazione della zona del porto, cui perimetro è tenuto sotto controllo dagli shinobi presenti. Che tu te ne renda conto o meno, è una guerra. Ed un giovane genin come te è l'avanguardia, lo scout esploratore. E' forse cumulando questi pensieri, che può diventarti chiaro il motivo per cui ti è giunta una missiva, una lettera che t'ha invitato in un angolo di Kiri privo di strutture vita umana; una lettera proveniente da tuo padre, dove in allegato era ben visibile dal principio il sigillo del clan Akimichi. Se la telecamera del fato ti sta seguendo, è perché indubbiamente stai andando incontro al tuo destino, ad un futuro che potrebbe essere liberatorio o distruttivo. Eppure, il sigillo ufficiale..Potrebbe sempre rappresentare la possibilità che il clan Akimichi abbia deciso di portare un grado più avanti il tuo addestramento. Quando arriverai alle coordinate date, a circa mezz'ora dall'accampamento principale, ti troverai lungo una costa a ripe arretrate. Una spianata di dura roccia che va concludendo verso un gradino morfologico, affacciato sul mare di Kiri, tanto in agitazione dal ricordare la celebre Grande onda di Kanagawa. Ad una quindicina di metri dal bordo della costa, è presente una figura. Alta poco meno di due metri, dai capelli rossi accesi lunghi quasi fino al coccige. Le braccia sono conserte ed è di schiena, ma indossa una cotta di maglia che copre il solo busto, caratterizzata dalla presenza del simbolo della famiglia Akimichi: E' lui, tuo padre, Chokatsu Akimichi. Attende solennemente il tuo arrivo. { Quest per Yosai } { buona fortuna. } { puoi impastare il chakra }

14:40 Yosai:
 Tonfi secchi squarciano l’aria, perdendosi nel grigio. Non alza polvere, il suo passo. Troppo umido. Si è l’asciato alle spalle l’accampamento il prima possibile, il gigante sfregiato, appena ha ricevuto La missiva. È rimasto di sasso, nella sua tenda a fissare quel simbolo inchiostrato sulla carta e dopo averla letta l’ha stretta tanto forte nel pugno che se fosse stato un coccio l’avrebbe ridotto in sabbia. Ha giusto avuto modo di odorarla, quell’atmosfera frenetica che si respira quando si muove quello che sostanzialmente è un esercito. E lui è un soldato. Ha accettato il suo ruolo e indossato il suo coprifronte. Lo deve ad Azrael questo. Ha dissipato i suoi pensieri come il vento pulisce il cielo. Probabilmente fa anche delle prime spedizioni sull’isola. Ma non gli interessa. È lì per una missione, non per vantarsi di essere arrivato tra i primi. Pensieri cancellati da quel messaggio lapidario. E così s’è avviato. Non si è ancora fermato. Ha imparato che mai come in quella situazione deve farsi trovare pronto, e così prima ancora di arrivare all’uscita dell’accampamento, avrebbe tentato di impastare il chakra. Avrebbe alzato l’avambraccio sinistro, definito e decorato d’inchiostro, per portare la mancina all’altezza del plesso solare, chiusa in pugno, fatta eccezione per l’indice e il medio che svettano verso il cielo. La mandritta ad avvolgere la sorella, congiungendo indice e medio ai gemelli verso l’alto, nel sigillo della capra. Avrebbe quindi tentato di concentrarsi su se stesso e sulle due energie che lo compongono. Avrebbe quindi cercato di andare oltre i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti più profondi, per trovare ciò che muove e governa la sua sfera emotiva: l’energia psichica. Di seguito si sarebbe concentrato sul suo cuore, ignorandone il battito, andando oltre il potente scorrere del sangue e la ritmica involontaria contrazione dei muscoli, per giungere a ciò che muove il suo corpo: l’energia fisica. Individuate le due sfere avrebbe quindi cercato di farle fluire all’altezza del plesso solare, dietro il sigillo della capra, per poi innescare il movimento rotatorio dell’una nell’altra e dell’altra nell’una, fondendole nell’unica, irruenta energia. La sua, il chakra. L’avrebbe quindi spinta, irruenta come il proprietario, nel proprio sistema circolatorio, se fosse riuscito si sarebbe quindi avviato oltre i confini del sicuro, per addentrarsi in quella terra strana, invisibile, grigia. È una nebbia diversa, questa. Non si scosta al suo passaggio, resta lì ad avvolgerlo come un gelido, grigio, umido sudario. Ha lo sguardo socchiuso e la mascella serrata. Si sente esposto. Le leve inferiori del genin sono coperte dalle ampie, morbide volute di stoffa nera del pantalone d’un Kimono. Rosse fasciature stringono le caviglie fino al polpaccio squadrato, avvolgendo anche la stoffa dei pantaloni. Comodi calzari ninja ai piedi. Il torso ampio e spesso, dalla classica forma a V, è coperto da una canotta bianca in tessuto tecnico, senza le maniche e con il collo alto a coprire il pomo d’adamo. Alla vita, sotto l’ombelico, è legato a mò di cintura il coprifronte, cucito su un drappo di stoffa color rosso sangue. Le spalle stondate e le braccia dipinte e definite ondeggiano, distanziate dai fianchi dallo spessore dei muscoli dorsali. Il collo taurino sostiene il viso affilato, dai tratti decisi. Non c’è barbetta ispida. È perfettamente rasato, ma a decorare il volto rimangono quei segni evidenti, cicatrici affilate. La prima scende dritta dalla fronte allo zigomo sinistro salvando l’occhio, la seconda corre in orizzontale sulla fronte. I folti capelli scuri son raccolti un codino alto che ricade sulla nuca. Se ci fosse il sole si intravedrebbero i riflessi rossastri, ma niente di tutto questo è visibile. Tutta la figura possente sembra sia ridotta in bianco e nero. Il volto rimane impreziosito dalle iridi oceaniche che scrutano il grigio, venendo da questo invase e colorate. Dalla cintura-coprifronte, sopra ai glutei, pende un portaogetti. Null’atro caratterizza il gigante. Ha la mascella serrata. Ha passato tutto il tempo a fare domande a se stesso. Domande alle quali è impossibile rispondere. È li per questo, per chiedere risposte. Percepisce il mare ruggire sotto quello scalino naturale. Potente, imperioso. Inspira a fondo gonfiando il possente torace per poi espirare dal naso, come un toro. Fiato che si perde nelle ampie volute di nebbia. Sale, muschio, erba, odori lo inebriano. Percepisce la dura roccia. Rallenterebbe un poco l’andatura qualora quella figura solitaria e austera prendesse forma dalla nebbia, ma non si fermerebbe, non finchè non avesse la possibilità di notare i dettagli che affiliano quella persona alla sua famiglia. Quell’armatura, quel simbolo, quei capelli, si fermerebbe non appena la vista gli permetterebbe di riconoscerlo, a seconda della visibilità <Padre?> non c’è inflessione nel tono, se non un lieve tono interrogativo. È nervoso, sente il cuore martellare poderoso, la mente si concentra sul tentativo di mettere in ordine i pensieri, ma in tanto vuole essere sicuro di chi ha davanti. [Tentativo di impasto del chakra][SE chakra: ON][Inventario: 5 fumogeni, 1 tonico speciale del chakra, 10 tonici del chakra, 1 tonico speciale della salute, 1 tonico della salute]

Ogni passo proietta nel tuo io interiore nuovi dubbi, pensieri inconsci collegati ad immagini passate, i ricordi di un'esistenza travagliata da un esilio imposto. Più ti avvicini, e più i ricordi affiorano, sembra quasi lo scherzo di chi possiede l'arte di manipolare i sensi: ma sei sicuro non lo sia. Le tue cicatrici s'infiammano come fossero e fresche e innestano nel tuo spirito uno strascico d'ira, antico testimone di ciò che eri e che forse, ancora adesso, ti caratterizza. Ad una distanza di circa dieci metri dall'uomo, potrai fermarti, avendone piena visibilità. Come se tutto il corpo, tranne i capelli, fosse marmo, permane immobile per più e più secondi seppur abbia probabilmente sentito chiaramente i tuoi pesanti passi. Non è un uomo famoso, ma è sicuramente una figura rispettata all'interno nel clan. Ha conseguito diversi anni fa, a seguito della guerra contro Ryota Nara, il titolo di special jonin, e da allora si è dedicato maggiormente agli affari interni che alle missioni, perdendo l'affilatura della sua lama. Un uomo d'acciaio che profuma di tradizione Akimichi, dal viso ruvido e dagli occhi leggermente nascosti dalla pelle, uno sguardo poco affilato ma carico di esperienza: E' così che te lo ricordi. Ma voltandosi, a seguito della tua chiamata, si presenta un'espressione che hai avuto l'occasione di osservare raramente. Gli occhi sono sbarrati e rivelano bene il colorito corvino, completamente differente dal tuo. La fronte è corrugata e la mascella ben serrata. Ha lo sguardo di un uomo in guerra, forse, in questo v'assomigliate. Le onde si infrangono sugli scogli e proiettano dietro di lui un'ombra che sparisce in contemporanea al suo parlato. "Speravamo in un futuro diverso, per te." Si introduce con tono colmo di flemma, in contrapposizione al suo sguardo. "Sono qui per fermarti." Muove un paio di passi avanti, rivelando la sua intenzione. Il tuo chakra bolle e sembra quasi connettersi alla figura di fronte a te, il tuo sangue fluisce violento e t'avvisa con l'istinto del fatto che ora, ti trovi davanti a un nemico. " Te ne potrai andare soltanto privo di coprifronte." Non si aspetta che tu lo ceda, ed è per questo che la sua gamba sinistra arretra strisciando sulla roccia, incrinandola appena. Il busto è piegato in avanti, rivelandone le intenzioni. "è per il tuo bene, Yosai" { QUEST per Yosai } { go ♥ }

15:35 Yosai:
 Blu nel carbone, mare sulla roccia, quei due sguardi riproducono ciò che stà accadendo in quello scenario, con il mare che ruggisce contro la roccia. Irrigidisce d’istinto lo sguardo, restituisce al padre un’espressione ferale, aggrottando la fronte e irrigidendo i muscoli che si muovono come serpenti sotto la pelle dipinta, spingendo in fuori le vene. Lo osserva, lo ascolta rimanendo li, dritto come una colonna, sorregge il peso di quello sguardo. L’ultima volta che l’ha guardato in quel modo se lo ricorda benissimo, era alto quasi mezzo metro di meno e molto più gracile, era dietro le sbarre d’una cella e gli stava urlando contro. Il rispetto per lui è arrivato lontano, tra gli alberi, insegnato dalla dura mano dell’Aquila nera. Ma non ha mai avuto modo di dimostrarglielo. Sente l’adrenalina esplodergli nel cuore e inondarlo, serra le mani in pugni mentre lo specchio d’acqua del ricordo lo abbandona, lasciandolo solo col padre. Sente caldo, sente il chakra bollire, sente la pelle formicolare dalla voglia <e quale futuro speravi, *padre*?> non riesce a separare le arcate dentali che stridono l’una sull’altra, così ci spinge le parole attraverso, calcando sull’ultima <forse che insieme all’Aquila fossi prima o poi caduto anche io, sepolto in qualche lontana foresta?> spinge con forza la destra indietro, graffiando il terreno e consentendo anche alla mancina di flettersi, più in avanti. Con essa ruotano le anche, la spina dorsale e le spalle. Non il capo, che resta fisso sull’altro braccio destro piegato, con l’avambraccio a protezione del busto, braccio mancino piegato, avambraccio a protezione del viso. Si lascia lo spazio per mantenere lo sguardo fisso in quello del padre <Sai, speravo che questo incontro fosse stato la possibilità di dimostrarti cos’è diventato tuo figlio… di dimostrarti che sarei stato degno> sente un groppo alla gola ma si sforza con tutto se stesso di non farlo percepire all’esterno. Flette leggermente di più le gambe <Tu non mi toglierai il coprofronte.> un impeto di rabbia lo scuote, facendogli tremare il labbro a tal punto da snudare in un ringhio la bianca dentatura. Un’animale. Ed è quel poderoso, incontenibile sentimento che cerca di sfruttare, convogliandolo insieme al chakra nelle leve inferiori in gran quantità. Un soffio di vento a dare il via allo scontro, quindi tenterebbe di muovere uno scatto rabbioso verso l’altro, lasciando esplodere il chakra nelle fibre muscolare per potenziare il movimento. Arrivato a distanza d’ingaggio tenterebbe di flettere maggiormente la gamba d’appoggio, la mancina, appoggiando tutto se stesso su di essa per poter richiamare la destra piegando il ginocchio per poi sparare il piede a martello in direzione del ginocchio anteriore del padre, tentando di colpirlo con tutta la forza che ha. Non si ricorda particolari punti deboli in quell’uomo di ferro. Deve trovarne uno. Debilitarlo nei movimenti è un’ipotesi. Tenterebbe quindi, di richiamare la gamba destra, per scattare, scartando dalla parte opposta, verso sinistra, per allontanarsi da quella figura e ritornare ad una decina di metri di distanza. Non c’è mai da fidarsi con un’Akimichi nel corpo a corpo, rimarrebbe quindi saldo, ripristinando la guardia, gamba destra a graffiare il terreno all’indietro, portandosi le anche, la spina dorsale e le spalle, gamba sinistra avanti, entrambe flesse. [2/4 Tentativo Kotsukegi (colpo al ginocchio)][1/4 tentativo di movimento (10 m)][Forza: 25][Destrezza: 50][SE chakra: 9/10][Equip. Lo stesso]

Una riunione che al posto d'avvicinare, allontana. O forse è questo ciò che sembra, una violenta faida interna che culmina nel tentativo da parte di uno di esser libero, e da parte dell'altro di limitare la libertà. Parrebbe quasi un combattimento ideologico, difesa e offesa, azione e prevenzione. Eppure, sapendo la loro storia, è difficile capirne le motivazioni. Dopo tutto quel tempo, in cui il figlio sarebbe potuto morire in qualsiasi momento con l'Aquila, perché bloccarlo? Il suo sguardo rimane impassibile alle tue parole e si prepara ad essere il primo ad avanzare un'offensiva, eppure rimane sorpreso quando nota il tuo movimento. "!?" Questa iniziativa, segna una differenza fondamentale dallo yosai del passato e da ciò che è adesso. Non solo la sua velocità, aumentata incredibilmente grazie a duro allenamento e chakra, ma anche la sua mentalità. L'Akimichi si prepara a ricevere il tuo colpo, ed appena giungi a distanza d'ingaggio con il Totsukegi, ti rendi conto che il suo viso non è più rivolto a te ma alla sua sinistra, verso il nebbioso panorama. E' un istante che gli costa la schivata, ed infatti torna a concentrarsi su di te nel momento in cui il tuo piede impatta sul suo ginocchio. " Ghh-" un ringhio di dolore. " Chi ti ha insegnato a combattere così!? A combattere come *lui*!?" La gamba colpita viene poggiata sulla punta e la gemella fa da colonna portante del peso: in un istante, lo spazio che hai creato tornando indietro viene completamente ridotto, portandovi ad una distanza d'ingaggio. Ti rendi conto che tiene la gamba che hai colpito poggiata sulla punta, evitando di applicarci tutto il suo peso. Le braccia dell'Akimichi si allargano, con il palmo ben aperto e le dita distanti l'una dall'altra. Tenta di battere entrambi i palmi delle mani sulla tua testa, ad una velocità che la tua agilità da sola potrebbe non coprire. { Quest per Yosai } { al 2/4 della tua azione arriva l'attacco nemico, hai quindi 2/4 di difesa e gli altri liberi. }

16:21 Yosai:
 Praticamente non ha il tempo di mettersi in guarda che il padre gli si avventa contro. Ma due cose non sono sfuggite al gigante. La prima è che il padre adesso ha un punto debole, la seconda è che il colpo non è andato a segno per la superiore abilità, ma per una distrazione dell’Akimichi. Perché si è distratto? È un ninja navigato.. le parole del padre giungono come coltelli alle orecchie del genin. Sente i pensieri confondergli la mente, l’ira annebbiargli lo sguardo. Non è sereno, e non va bene <Come lui chi?> Che conosca Azrael? No, non combatte come il sadico, il genin, ha uno stile troppo animalesco e antiestetico per essere il sadico. E sicuramente non ha la tecnica di Taijutsu dell’Aquila Nera. Un’akimichi puro non combatterebbe mai come Yosai. Qualcosa non torna. Ma non ha tempo di pensarci. Si ritrova il padre addosso, braccia aperte. Sembra la posizione con la quale Azrael gli ha mostrato il battimani di susannoo. Non è una buona idea trovarsi li in mezzo in ogni caso. Tenterebbe di flettere le leve inferiori fino a toccare terra con le mani, incassando anche il collo per evitare con il minor numero di movimenti possibile quei palmi diretti contro le sue orecchie, per poi graffiare il suolo con tutti e quattro gli arti per darsi una spinta in diagonale, non uno scarto verso sinistra, non uno scatto in avanti, anche perché c’è il padre in mezzo, tenterebbe però di passare sotto il braccio destro dell’akimichi e continuerebbe lo scatto fino a portarsi di nuovo a una decina di metri dall’altro, alle sue spalle. Fa fatica a reprimere il groppo alla gola che sente. <Che diavolo ti prende, padre? Perchè?> ringhia di nuovo. Sente le emozioni agitarglisi dentro come un mare. Ma non può piangere adesso. La vista annebbiata dal pianto sarebbe un punto debole troppo evidente per l’altro. Tenterebbe però di sfruttare i secondi che gli rimangono per portare lo sguardo dove il padre l’aveva lasciato nel momento dell’attacco. Tenterebbe inoltre di attivare al massimo gli altri sensi, in attesa di percepire un suono, di osservare un’ombra, un movimento, di odorare qualcosa di strano, qualsiasi cosa possa essere rivelatrice del fatto che non sono soli.[1/4 tentativo di schivta][1/4 Movimento (10 metri, scatto)][2/4 Tentativo di percezione della presenza][Agilità:50][Equip: lo stesso][Chakra: 9/10]

Yosai agisce con lucidità, persino contro un avversario cui sola immagine, per il genin, rende la tempesta del mare alle loro spalle quasi un mare calmo. Decide di abbassarsi con lo scopo di anticipare l'Akimichi, ed effettivamente sarebbe stato rischioso sprecare ulteriori preziosi istanti per tentare un contrattacco o una sostituzione. Decidi di sottrarti una volta ancora alla distanza d'ingaggio, ma contrariamente a quanto è appena accaduto il tuo genitore non sembra inseguirti. Gli occhi, sbarrati, sono per pochi istanti fissi sul terreno, la dove prima ti eri abbassato per evitare l'attacco. La tua percezione della presenza ha effetto, e i tuoi sensi pizzicano all'improvvisa realizzazione che, sì, sembra che ci siano altre presenze. Non hai idea della direzione, ma potrebbe esserti d'aiuto esser stato cauto ai movimenti di tuo padre. " ..Non è possibile che sia nella tua genetica.. " Il genitore scuote la testa con palese rifiuto verso una realtà che a te dev'essere ancora mostrata. Inspira profondamente e abbassa le braccia, come se avesse lasciato andare, almeno al momento, il suo spirito di combattimento. "Ho visto il tuo esame. So che stai studiando per avere le porte.." E probabilmente, non sa che sei già riuscito con il tuo solo impegno a risvegliare la prima. Cammina in tua direzione, arranca quanto più rapidamente può, eppure è quasi ansiogeno per te. Si arresta però ad una distanza di cinque metri. Una volta ancora scuote il capo, e finalmente riesci a vedere oltre lo sguardo fermo, oltre la mascella serrata. Vedi i piccoli occhi neri inumidirsi appena. Ti guarda in viso e afferra con la mano destra il proprio coprifronte, precedentemente legato al tricipite. Abbassa poi lo sguardo sul simbolo della foglia. "Sei davvero disposto a combattermi per partecipare a una guerra.." E nessuno dei due sa se sopravviveranno entrambi a quanto accadrà. Se davvero un fantomatico Dio porterà chaos e distruzione sulla famiglia. "..Il motivo per cui sei stato mandato dall'Aquila Nera...Non era per punirti.." Lo sguardo s'impunta sul simbolo del coprifronte e le palpebre superiori s'abbassano, mostrando tristezza. "..." attende che sia tu a guidare il discorso, a tirare con le pinze le parole che lui non vuole dire e che tu, forse, vuoi sentire. Dalla nebbia, intanto, non proviene più alcun suono. Nessun suono proveniente dalla fauna, come può essere il cinguettio di un uccellino. Solo il vento, e l'oceano. Le nubi sul cielo si ingrigiscono, in presagio di sventura. { quest per yosai }

{Cambio OST.... 2/3 ... }

17:08 Yosai:
 Sgrana lo sguardo quando ascolta, odora, sente intorno a lui. Saetta da una parte all’altra del suo campo visivo con le iridi. Ma non vede altro che nebbia, non sente altro che il mare rombare, e la figura del padre che d’improvviso si spegne. Lo osserva venirgli incontro, arrancare, e istintivamente indietreggia con il baricentro del corpo. Un’altra fitta al cuore. L’ha colpito. Ha ferito suo padre solo per una minaccia. Forse non avrebbe dovuto, forse avrebbe dovuto frenare l’istinto che come sempre lo trascina e cercare di parlarci invece di attaccarlo. E invece niente. E perché quegli attacchi? Perché quella minaccia. Ascolta quella voce mentre il groppo in gola si fa troppo grande da contenere, gli occhi lucidi dell’altro rompono la dica, e il blu oceanico degli occhi sembra tingersi di cristallino, come se fossero davvero due pozze d’acqua. La voce gli arriva di nuovo come uno schiaffo in pieno volto. Come genetica? Non comprende e d’istinto inclina il capo di lato <Che stai dicendo?!> sputa fuori sentendo la voce incrinarsi e spezzarsi del tutto. Gli si fa in contro, con passo più saldo, fermo, inesorabile come sempre mentre l’altro parla. Cammina a mani basse, con lo sguardo truce rivolto al padre e due righe umide a solcargli il viso sotto agli occhi, giù fino al mento, e poi per terra. Non deve piangere. L’acquila nera non ne sarebbe fiero. La sente quasi dimenarsi, impressa sulla pelle della schiena e delle braccia. Ma non riesce a trattenersi. Non si curerebbe nemmeno di essere arrivato a distanza d’ingaggio e, qualora l’altro glie lo permettesse, lo afferrerebbe con tutta la forza che ha per la cotta di maglia, all’altezza delle clavicole <DI CHE GENETICA PARLI?!> gli ringhia contro, scosso da violenti tremiti <Mi sentivo un debole, quando a diciannove anni non ero ancora in possesso dell’innata della nostra famiglia. Poi l’Aquila mi ha detto il vostro segreto> avvicinerebbe il volto devastato e dipinto in un ringhio d’ira al punto da sfiorargli il naso <Non mi servono le vostre pillole e i vostri tonici, *padre*> sputa via quelle parole come fossero spine, sibilando l’ultima parola <Io riuscirò a rendere fiera la mia famiglia senza l’aiuto di niente e di nessuno!> ringhia ancora <Poi arriva il tuo messaggio e questa bella rimpatriata. Sono venuto per darti il mio coprifronte, per dimostrarti che puoi essere fiero anche di me… ma scopro che vuoi togliermelo con la forza..> sente due caldi fiumi sulle guance, incontenibile. Tirerebbe un violento strattone alla cotta di maglia che stringe, qualora la stringesse davvero, per poi riportare il volto del padre davanti al suo <Parla chiaro, padre!!! Qual è stato lo scopo? E maledizione chi c’è intorno a noi??> se potesse lo bucherebbe da parte a parte con lo sguardo, ma non può, allora si limiterebbe a tentare di spingerlo via, con forza, passandosi violentemente la mancina sul viso, per pulirsi dalle lacrime.[chakra: 9/10]

Eccolo, lo spirito animale. L'istinto del predatore, l'ira che naturalmente si cumula in te come fosse polvere da sparo pronta ad esser fatta esplodere. Il tuo scatto rapido spezza le contemplazioni del vecchio Akimichi, lo afferri per il pezzo di armatura e probabilmente potresti alzarlo, se fosse la tua volontà. I denti di lui stridono gli uni contro gli altri, gli occhi vengono quasi completamente coperti dalle sopracciglia che s'abbassano e dalle palpebre strette. L'intero viso pare esser avvolto da una penosa penombra, che va scurendosi ad ogni tua frase. Guardando le tue pozze azzurre e osservando il proprio riflesso, potrai assistere al calare di due lacrime dai suoi occhi. Sono lacrime silenziose, prive di alcun suono, ma che rivelano l'umanità di un uomo che tanto si è impegnato a non mostrarla. Ha tenuto la maschera per troppo tempo..e vederti crescere è stato il fattore principale che l'ha fatta incrinare. "Non potrai mai diventare un Akimichi.." Seppur sotto la tua presa, sposta lo sguardo, con vergogna. Il suo coprifronte gli cade dalla mano e batte sulla dura roccia, lasciando un eco che si propaga attorno a voi per più e più secondi. "Lasciami.." ti domanda, tentando poi di sottrarsi a te per allungare una mano sotto le maniche scure della sottoveste. Tira fuori così un fuuda, un sigillo che, con un goccio di chakra, s'apre per rivelare...una vecchia foto. Gialla, rovinata dal tempo. Te la mostra ed eventualmente porge tra le mani. In un vicolo che pare appartenere al villaggio della foglia, sono in posa e ridono cinque figure: Tuo padre, più giovane e massiccio di quanto sia ora, lo riconosci dall'inconfondibile colore dei capelli. Tua madre, dagli splendidi capelli biondi e occhi azzurri - molto più limpidi dei tuoi; Ed altre tre figure. La prima, è l'Aquila Nera. Il suo fisico è identico a quello che conosci già, solo i baffi..sono..beh, più piccoli. La quarta, la riconosci perché leggendaria: Sanosuke. Il dainin della foglia che si elevò a campione dei combattenti di strada. Ed affianco a lui, una quinta figura, tanto muscolosa dal ricordare l'aquila nera, persino più alto. I capelli sono di un rosso scuro, tanto simile ai riflessi dei tuoi. L'ultimo uomo, ha un piede poggiato sul corpo di un ragazzo, forse svenuto, di cui non si osservano dettagli. "..L'ultima generazione dei combattenti di strada. Il gruppo che ha preceduto la scuola delle quattro stelle.." Parla, indicando una dopo l'altra ogni figura. " Io, Kara- " indicando tua madre. "L'Aquila nera, Sanosuke e.. " Un passo indietro, prima di pronunciare le ultime parole. "Tuo padre. L'Infame Demone Rosso della foglia.. " il nome di demone rosso della foglia suona una campana d'allarme. E' un nome noto..un ex shinobi della foglia che ha guadagnato il suo soprannome per aver partecipato a tante guerre e tante battaglie, diventato mukenin dopo aver sbarrato e buttato il suo coprifronte. Un violento dedito alla battaglia, un mostro tra i mostri. " ...Dobbiamo andarcene.. l'ho sentito anche io.. " Eppure, queste parole potrebbero suonare lontane a te, immerso in una realtà simile. Mille domande, poche risposte... cosa sta per succedere? {quest per yosai }

18:00 Yosai:
 Le parole iniziali del padre spezzano il fiato al gigante, che sgrana o sguardo blu profondo, rimanendo con le labbra schiuse in cerca d’aria che non riescono a trovare. L’effetto di un pugno sulla bocca dello stomaco. Lo stesso effetto. È la supplica dell’altro a riscuoterlo. Lo lascia andare, certo, con violenza, lo osserva. <C…che…?> che vuoi dire? Non completa la frase. Osserva quella figura tremolante. Sbatte le palpebre nel tentativo di far si che tremi il meno possibile, ignorando le lacrime che scendono. Si fa più nitida ora la figura. Fa quasi un passo indietro quando l’altro estrae un fuuda. Come un’animale selvatico impaurito da un movimento brusco, pronto a scattare verso la gola dell’altro. Si raddrizza solo quando capisce cos’abbia davvero lui in mano. Gli concede di avvicinarsi e prende tra le dita quella foto, la osserva. Una foto insignificante, della quale riconosce solo i propri genitori, poi s’avvede della figura massiccia dell’Aquila e una fitta di dolore gli trapassa il petto, nel vederlo meno anziano di come l’ha conosciuto lui e più forte. Osserva anche il quarto della foto, ne ha sentito parlare, voci circolavano sul conto di Sanosuke ovunque andasse, tra i combattenti. Il padre ripercorre con la voce tutti e quattro i personaggi, dando loro un contesto. Sgrana lo sguardo, stupito. L’Aquila conosceva i suoi genitori anche prima di diventare il suo tutore? Erano un gruppo di combattenti! Sposta lo sguardo sul padre quando sente parlare della scuola delle quattro stelle. Non esiste quella scuola. Se ne cantano le storie per spaventare gli indisciplinati, ne parlano gli esperti di arti marziali per rendere in maniera iperbolica la durezza di un allenamento, ma di loro non si sa niente da anni. Certo forse il genin è l’ultimo a poter parlare, visto qua… la sua mente si spezza quando il padre passa ad identificare l’ultima persona. Della foto improvvisamente un vuoto enorme, incolmabile s’apre nel cuore del ragazzo al sentire quel nome. Il velo del ricordo s’apre davanti ai suoi occhi. Un giaciglio di paglia in una caverna, una donna morente, ultima superstite di un villaggio raso al suolo, quel nome bisbigliato. L’Aquila nera che indurisce i pugni. La partenza per l’ultima missione. Quella nella quale avrebbe visto morire il suo sensei, quella nella quale sarebbe quasi morto lui stesso. Lo sguardo da stupito diventa terrorizzato, mentre si sposta lentamente, risalendo l’armatura, fino al volto del padre <…> non riesce a parlare, non ne ha il fiato. Le domande passano negli occhi, come feroci sentimenti, ira, odio, interrogativo, dubbio, paura, baluginano negli occhi come lampi di luce <Che hai detto…?>No, non o sente quell’ultimo monito. Lui lo sapeva, l’aquila lo sapeva, la madre lo sapeva. Tutti lo sapevano e hanno mentito? Non può essere <stai mentendo.> un lampo di rabbia accende lo sguardo. Sente il chakra mordere i freni del suo sistema circolatorio, frenetico e ribelle, spinto da ondate di adrenalina che gli stanno facendo scoppiare il cuore <…?> digli che stai mentendo, padre.

Ed eccola, la prima verità. Un'enorme serie di eventi, immagini, ricordi...tutto viene messo sotto nuova luce e prende un significato ben più complesso, oscuro. Ma ancora non chiarisce. Ed è forse questo l'ultimo elemento che permette a Yosai di non essere completamente disilluso, che gli permette di rifiutare con ira tutto ciò che gli è stato presentato. " ... " Un pietoso silenzio è la risposta iniziale di tuo padre, che ti lascia in mano quella foto. Il suo petto e gonfio d'aria ed un respiro la rilascia improvvisamente, riempendo di tensione la zona circostante. Ed improvvisamente, il grigiume delle nuvole diventa pioggia. L'acqua cala sui vostri capelli e sui vostri volti celando lacrime e sudore. "..Tutto..Era una bugia fatta per nasconderti...Dovevi rimanere un buono a nulla, Yosai!" Doveva rimanere un incapace, un ragazzo sopravvissuto a tante sfortune che si sarebbe dovuto abbandonare alla vita mondana una volta ottenuta l'occasione di farlo. Ed invece, eccolo, a Kiri. Nel mezzo di una guerra, con il suo nome che viene lentamente macchiato di fama. Un nuovo full taijutser per Konoha, tra i pochi presenti. Come può, in queste condizioni, passare sotto i radar? "Viveva per la battaglia, non ha mai avuto altro piacere.. " apre un discorso senza specificare il soggetto, ma sarà ovvio il riferimento a colui che definito il padre genetico di Yosai. La pioggia s'infittisce e improvvisamente diventa tempesta, gettando ombre più tipiche della notte sul panorama presente. "Tutti ci fermammo, ad un certo punto. Persino Sanosuke è uscito dai riflettori.. Ma lui..Non ci è mai riuscito. " Gli occhi di tuo '''padre''' si riempono di una luce particolarmente aggressiva, come se il Demone Rosso fosse responsabile di gran distruzione....e quasi certamente, lo è stato. " Lui è un uomo malato, un uomo malvagio..senza nulla di bello-- " Interrompe la descrizione, cercando compassione nel tentativo d'incontrare i tuoi occhi. "Io e l'Aquila abbiamo fallito nell'ucciderlo, quando ne avevamo l'occas-- " Si arresta improvvisamente. No, non per sua volontà. Un fulmine non troppo distante crea un suono che occupa il tuo udito e dal nulla, davanti ai tuoi occhi, un lampo rosso colpisce violentemente l'Akimichi adulto. I tuoi occhi non riescono a seguire il movimento prima che questo sia già finito, ma il tuo udito sentirà un sonoro crack ed un urlo. In un battito di ciglia, la roccia sotto i piedi di tua padre si frantuma e lui c'è coricato sopra, con la gamba da te colpita precedentemente schiacciata e in parte appiattita sotto il piede di un nuovo figuro. I capelli rossi e scuri son la prima cosa che noti e, subito dopo, l'altezza. Un Ogre, tra 15 e i 25 centimetri più alto di te. La sua pelle è completamente tirata ed ogni muscolo pare osservabile. Attorno al suo intero corpo, come una patina, è presente un'aura rossiccia...La riconosci, è la base della terza porta del chakra. " ..Yo.." Il sorriso s'allarga mostrando ogni dente: è lui, il Demone Rosso. Colui che ha vagato nella nebbia fin'ora. " ..E' sempre bene partire dal ginocchio..Ben fatto.. Dev'essere davvero genetica ahahah" le parole son scandite lentamente, ed ancora schiaccia l'Akimichi a terra, semi-cosciente. { Quest per Yosai } { Update alla musicaaa 3/3} { Demone Rosso: https://66.media.tumblr.com/c6b588546796bada47c8e94f25e438f3/tumblr_p4n9qqwyu41sa9jwio1_400.jpg }

19:02 Yosai:
 Silenzio, vile inutile gelido silenzio. Il battito impazzito del suo cuore riempie i timpani è una goccia di pioggia a scendergli sulla guancia e a ridestarlo. Istintivamente protegge quella foto, infilandola nel portaoggetti prima che si bagni del tutto. È il padre a parlare, confermando ogni singolo timore, che diventa terrore. Lo sguardo di nuovo s’allarga, le labbra schiuse. Lo guarda negli occhi. Quelle parole risuonano come martelli sull’incudine del suo cervello. Doveva. Rimanere. Un. Buono. A. Nulla. Ed eccola lì la verità. È sempre stato sbagliato, quindi. È nato sbagliato. Ascolta il genin, attonito, il dire del padre. Ascolta quelle parole e le osserva disegnare nella sua stessa mente i contorni del demone rosso. Sente la maglia aderire ai muscoli, fradicia, come i pantaloni del chimono. Lo sente e lo ignora. Come ignora i rivoli d’acqua che improvvisamente iniziano a scendergli sul viso, serra i pugni con tutto ciò che ha quando l’altro parla dei tentativi di uccidere quello che ha scoperto essere colui che gli ha dato i natali. Ma un fulmine, un tuono e un lampo rosso s’abbattono sulla scena. E di colpo il padre non è più davanti ai suoi occhi, è crollato a terra con uno schianto e al suo posto è comparso il demone rosso. Alza il capo, alza lo sguardo per la prima volta, per guardare qualcuno dal basso, per la prima volta. E lo riconosce, temprato e martellato dagli anni, ma sempre lui, il tizio della foto, il demone rosso. <….> sgrana lo sguardo a quel saluto, non riuscendo a muovere muscolo. Quella risata arriva come uno sperone di ghiaccio a piantarsi nel cuore. Immediatamente un mare di domande inondano la mente. Nell’osservare quell’individuo non può non notarne la similitudine. Persino la risata rievoca qualcosa che giace da sempre nell’angolo più nascosto della sua anima. Domande, sentimenti, emozioni contrastanti. Odio e paura, curiosità e repulsione. Ma a risuonare in testa è il suono del ginocchio spezzato dell’Akimichi ancora lì per terra. Ha colpito suo padre. Quel fumo rosso, lo riconosce. Ha studiato le porte e i suoi effetti. Il demone rosso è li per colpire. Non può star li fermo. È l’ira che sente esplodere ad impedirgli di star fermo. <spostati!> gli ringhia selvaggio. Non tenta altro se non di convogliare il chakra nelle leve inferiori che vengono repentinamente piegate per farle poi esplodere verso l’altro. Il tentativo? Quello di tirargli una spallata sufficientemente forte da scalzarlo dal padre <Che ci fai qui?> gli urla contro, rabbioso come sempre [2/4 tentativo Kotsukegi (spallata)][SE Chakra 8/10][Agilità:50][Forza:25][Equip. Lo stesso]

Non c'è più spazio per alcuna parola, l'oscuro presagio diventa reale e le porte del passato di Yosai si spalancano di fronte ai suoi occhi; I Diavoli che la abitavano escono fuori e inondano la terra fertile della sua anima. Creano ombre sofisticate che tentano d'afferrare una dopo l'altra un pezzo della sua anima, trascinarla in un vortice di disperazione e arresa. Come fai, ad avere ancora la volontà di agire? Forse è l'ennesimo tratto ereditato, esser coriaceo. Il Demone Rosso tiene le braccia abbassate lungo i fianchi, ma allargate. Le dita delle mani son di una grossezza innaturale, ciò nonostante..non c'è difetto. Per te, coltivatore delle arti fisiche, quello è il pinnacolo della forza, indubbiamente l'uomo singolarmente più forte che hai mai potuto osservare. E come se non bastasse, le porte del chakra: la stessa arte che studi, forse per piacere, forse per mancanza di alternative. Scatti, nel tentativo di eseguire una spallata. Ma lui non si sposta, ed invece reagisce alla tua azione imprimendo ancor più peso sulle gambe per ancorarsi tra la roccia e la carne schiacciata dell'Akimichi. Sotto i tuoi piedi, all'impatto, si genera un'onda d'aria che per quasi un metro potrebbe spingere i più fragili. Il terreno s'incrina da entrambe le parti. Spalla contro spalla, alla fine sposta il piede da sopra la gamba dell'uomo. "Musashi..Yosai..finalmente--" Ride, inizialmente, grottesco e divertito. Ma viene interrotto bruscamente dal risollevarsi dell'Akimichi. Sta in piedi su una sola gamba, è indubbio che le ossa più importanti dell'altra siano state bruscamente annientate a seguito dei vostri due attacchi. "Non ascoltarlo, Yosai. Tu e lui non avete nulla in comune!" Lo sguardo è stanco e si mischia ad un'enorme quantità di sudore. "Silenzio, è solo naturale che tu non mi interrompa, sei debole." con una semplicità unica riporta lo sguardo su di te, ma viene ancora una volta interrotto. "..Affrontami. Attiverò l'innata e completerò ciò che ho interrotto precedentemente" colmo d'ira, digrigna i denti e afferra una pillola. " oh.." Il Demone Rosso mostra ancora i denti. Intanto, la pillola viene infilata in bocca. Il tuo tutore alza le braccia, con lo scopo di comporre il sigillo tipico dell'attivazione delle abilità del clan Akimichi. Ed istantaneamente, ai tuoi occhi, le dita dell'indice e medio del demone rosso si conficcheranno negli occhi dell'Akimichi, interrompendolo. Ed un'onda d'urto proveniente dal movimento getta l'Akimichi vicino al bordo della scogliera. Di nuovo a terra, completamente annichilito dalla forza altrui. Il sangue sporca il viso e la pioggia lo pulisce facendolo scivolare lungo il collo. "Hai visto, figliolo? E' ovvio che non otterrai mai l'innata Akimichi. E' debole. " E' di fianco a te, e ti osserva. Osserva la tua impotenza e sorride. "Questo, è il potere di un Dio." puntualizza. "Sono qua per spronarti." Termina, tentando di poggiarti una mano sulla spalla. "Yosai, VATTENE!" tuo padre urla con tutto il fiato in corpo, immerso nei lamenti per aver, probabilmente, appena perso la vista. { 1/4 se vuoi evitare la mano sulla spalla }

19:59 Yosai:
 Sente la terra, fragile elemento in confronto al corpo del demone rosso, scricchiolare e creparsi sotto i piedi, sgrana lo sguardo quando scopre di non riuscire nemmeno a spostarlo. Nessuno gli ha mai resistito in quel modo. Spalla contro spalla pelle contro pelle. Percepisce la consistenza dell’altro, inamovibile, inarrestabile. Definitivo. Gelido terrore s’insinua nel cuore del non più così tanto gigante sfregiato. Annientamento, questo provoca quel “finalmente” proferito dal Demone rosso, si perde nello sguardo tremendo dell’altro. Schiude le labbra, discostandosi un poco, quando sente la voce incerta di quello che è sempre stato suo padre. Colui che l’ha medicato, colui che l’ha riportato a casa dalle risse e dal carcere, colui che l’ha difeso dagli occhi del clan, colui che l’ha affidato per otto anni al compagno più fidato che aveva per tenerlo lontano da se stesso. Il quadro del suo passato gli si compone in testa frammento dopo frammento. Due lacrime si mescolano di nuovo alla pioggia, liberate dallo sguardo stupito, <papà…> un mormorio che si perde nel vuoto quando il lampo rosso parte di nuovo, ferale, letale, assassino. Osserva le voragini inseguinate, li dove c’era quello sguardo che tanto ha odiato, che tanto ha disprezzato, bravata dopo bravata, delinquenza dopo delinquenza e poi di nuovo lontano da casa, sotto lo sguardo silente dell’Aquila nera. Il quadro nel suo cervello scricchiola, esplodendo in tanti frammenti che gli si conficcano a fondo nell’anima. Eccolo la, il desiderio di proteggere qualcuno, lui che ha sempre vissuto qualcuno adesso non è abbastanza forte da proteggere l’unica persona che brama davvero proteggere con tutto se stesso. Un’ondata di disperazione l’avvolge, scuotendolo in un tremito, rendendo vuoto lo sguardo, opache quelle pupille sempre così vive e piene d’emozione. Il chakra scalcia, s’agita alle parole del Demone Rosso, e lui, inconsciamente, tenterebbe di liberarlo, aprendo la porta dell’apertura. Nel momento che quella mano troppo grossa per essere reale, troppo dura per aver mai accarezzato, gli atterra sulla spalla, da quel tocco inizierebbe a sprigionarsi dalla pelle del genin, qualora fosse riuscito ad aprire la prima porta, un denso fumo verde a circondare la figura. Mentre le iridi si farebbero sempre più opache, la pelle s’arroventa mentre il chakra è libero di fluire, percepirebbe, qualora fosse riuscito, di poter dare il massimo di sé, di poter chiedere il massimo dai suoi muscoli e nervi. Lo sguardo composto solo dalla bianca sclera andrebbe a poggiarsi in quello dell’altro, la in alto. Non parla, è finito il tempo delle parole. La sua psiche frantumata ha smesso di formulare domande lasciando lo spazio all’inesprimibile, al puro istinto. Semplicemente, di nuovo, sfruttando la potenza del chakra tenterebbe di compiere uno scatto lasciando li quella mano che non ha schivato. Tenterebbe di raggiungere il padre, suo padre, quello vero, più velocemente possibile. picchiando più forte possibile sul terreno che inizia a percepire quasi friabile. Tenterebbe, qualora fosse giunto fino al padre, di afferrarlo esattamente dove l’ha afferrato poco prima con tutta quella rabbia, per la cotta di maglia, sotto al collo, per poi allontanarsi il più possibile, quello che la sua agilità gli consente. Non lo lascerà lì a morire. Nell’istinto accantona la vendetta, spinto dall’amore ritrovato troppo tardi. Tenta l’impossibile, ignorando le lacrime spinte via da quella bianca sclera. Solo la forza della disperazione a tenerlo in piedi insieme al chakra [2/4 Tentativo di apertura della prima porta][1/4 tentativo di scatto verso l’Akimichi][1/4 tentativo di scatto con l’Akimichi][Agilità: 50][Chakra: 8/10][SE salute 97/100]

Eccolo, si è insinuato ed è germogliato in pochi attimi il seme della disillusione. Da questo, è sbocciato un maestoso giglio rosso che è sfiorito altrettanto in fretta. C'è qualcosa di poetico, nel vedere la morte, nell'osservare l'istante in cui qualcosa cade e si rompe in mille pezzi. La mano del Demone Rosso non pesa sul tuo corpo, ed il tuo chakra inizia a straripare assieme a frammenti della tua salute attorno al tuo corpo, avvolgendola di un caratteristico verdastro: eccolo, il tuo potere, manifestato come pianto dello spirito. E' sicuramente possibile aggiustare un vaso caduto, tale è l'arte orientale di riparare con l'oro. Ma quando il vaso diventa polvere, a cosa serve l'oro? A cosa serve il potere, la forza, il rispetto, l'onore, l'amore, la vendetta, l'odio-- tutto quanto. A cosa serve, se alla fine le persone insensibili al dolore finiscono per renderti polvere? Ti consolerai con dei ricordi? diventerai più forte grazie al dolore? O forse, come tanti, perderai ogni desiderio e passione? Risuonano nella tua testa parole già sentite da un quasi sconosciuto ''L'inabilità di cambiare, l'esser schiacciati da un potere più forte.. E' insopportabile, vero?''. Ed intanto il tuo corpo si muove, brucia ogni tua energia mentre afferri, vicino alle onde del mare, tuo padre. Ogni tuo passo incrina la roccia già debole. "Questo, non gli servirà più." Il Demone Rosso prende il coprifronte che prima è caduto dalle mani all'Akimichi. Lo afferra e vi imprime una forza tale dallo spezzare perfettamente in due l'oggetto, dividendo in due il simbolo della foglia, la forma fisica dello spirito di uno shinobi fedele. "..Yosai.." quasi completamente coperta dalla tempesta, la voce del cieco ti chiama, ma non riesce ad alzare il viso e t'osserva. Sanguina dagli occhi e dalle orecchie, forse per l'onda d'urto causata dalle dita del Demone. "..Tu..Sei il mio orgoglio.. " un braccio si alza cercando una tua spalla ma cade subito a penzolone lungo il fianco. " ..Tu- Sarai la stella che illuminerà le notti senza luna.." ennesimo sforzo, alza entrambe le braccia mentre ti muovi per allungarti un fuuda. Il contenuto, lo scoprirai più tardi. Allontanandoti e dando le spalle al nemico, senti un ultima vibrazione, che parte dal busto di tuo padre e fa tremare tutto il tuo corpo. Un attacco alla schiena, che sembra non esser stato neanche sentito dall'akimichi, che lentamente, chiude i suoi occhi. "La prossima volta, sarà tua 'madre'." Il tono del Demone Rosso, alle tue spalle, riempe l'aria. E' serio, senza alcuna risata, il suo fiato è caldo e per un momento sfiora le tue spalle. Non ti inseguerà, e forse sarà questo il peggior gesto che potesse causarti- o forse, la causa della sua rovina. Non c'è dubbio, ragazzo, sei la prima vittima di questa Guerra. Tuo padre, la seconda. { ...Fai la end }

20:52 Yosai:
 Sente un suono metallico alle sue spalle, tutto ciò che rappresentava quel coprifronte per il padre và in frantumi, ma non si ferma, il bambino sfregiato. Tiene salda la presa sull’armatura del padre, lo issa sulle spalle. Corre più veloce che può, la aprirebbe quella terra sotto i suoi piedi se potesse, la aprirebbe per volare via. Lontano da tutto. L’altro lo chiama, sente la voce flebile all’orecchio chiamarlo <zitto..> ringhia. Non è rabbia, la bianca sclera cela la disperazione dietro un’espressione dura, la pioggia cela le lacrime, non vuole sentire altro, non può sentire altro, non ha più un cuore da ferire, è volato via come la polvere che stà alzando con quei passi, eppure qualcosa nel petto, se possibile, si squarcia ancora. Un coltello invisibile per un cuore polverizzato <ti prego… risparmia…> non fa in tempo, afferra quel fuuda come se fosse l’unica cosa importante. Stringe un braccio del padre sulle sue spalle, piegando l’avambraccio fino a toccare la mano, la stringe con forza. Quell’abbraccio che non gli ha mai dato. Per stupidità da bambino, per orgoglio da adolescente, per odio da uomo, glie lo da adesso da figlio, con tutto l’amore di cui dispone. Lo salverà. Lo salverà, deve salverlo, deve… Quella vibrazione, il tonfo soffice della carne trapassata, neanche un osso rotto, da dietro è possibile colpire il cuore senza colpire neanche un osso. Da dietro si può colpire un cuore e uccidere due vite. È evaporata, la bestia che gli imporrebbe di lasciare il padre li e dedicarsi al demone rosso con tutta la sua anima, fino a stringere il cuore dell’altro tra le dita, o finchè non è esaurita l’ultima goccia di chakra. È fuggita per il troppo dolore. È un corpo vuoto che cammina, senza cuore, senza psiche, senza anima. A fiammeggiare di verde, è solo la cieca forza di volontà. Non corre. Troppo difficile correre. Non si volta, troppo inutile come movimento. Un passo avanti all’altro con corpo del padre sulla schiena. Due morti in una valle di lacrime. Lentamente perde il controllo sul chakra, che si dissipa come s’è dissipato ogni cristallo della sua anima, polvere al vento. Se il Demone glie lo consentirà continuerà così. E sarà così che lo avvisteranno, ore dopo, all’accampamento. Trascinandosi curvo, con il padre sulle spalle, spezzato nell’anima. Con la canotta bianca completamente rossa del sangue della persona a lui più cara. Rosso come il demone. Rosso come il germoglio piantato nel suo cervello. [END]

"Gli Dei non possono salvare nessuno di noi perché non è elegante.
L'eleganza è più importante della sofferenza.
Questo è il suo disegno."

Yosai si scontra col padre Akimichi, che desidera fermarlo dall'andare in guerra. Vedendo però la determinazione del figlio, si arrende e gli svela una grande verità, il motivo per cui per tutta la sua vita si è sentito esiliato: il Demone Rosso.

"Saresti dovuto restare un buono a nulla"

Una tragedia che segna l'inizio di una grande guerra per il giovane, nonché la prima vittima del villaggio della Foglia.

Sei stato più di un giocatore in questa role, sei stato uno scrittore. E scrivendo, mi hai ricordato dal principio la grande Onda di Kanagawa, quella cotnrapposizione tra forza della natura e fragilità umana.

In più di un'occasione, ho sentito dei brividi; hai colto le descrizioni e gli spunti, impreziosendo l'esperienza anche per me.

Il fuuda lasciato da tua padre conterrà il sigillo della scuole delle 4 stelle, con un biglietto di congratulazioni per Yosai. Assieme, troverai una cotta di maglia col simbolo degli Akimichi, vecchia e un po' rovinata, appartenente alla giovinezza del vecchio.