Sullo stesso piano

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10:39 Azrael:
 La giornata è iniziata con una bella notizia: stava attendendo la promozione di un allievo in particolare, che lo aveva molto colpito con la sua determinazione. Gli aveva ricordato moltyo il se steso di molti anni prima, quando ancora era soltanto un genin che faceva del successo e della vittoria ilsuo unico carburante. Non che le cose siano particolarmente cambiate, vincere gli da ancora una scarica di adrenalina quasi necesaria a continuare a vivere, come potrebbe essere il nuoto per gli squali, ma adesso ha tutte le capacità per riuscirci, i momenti di intensa rabbia e frustrazione che il fallimento portava con sé sono diventati sempre più rari man mano che proseguiva col suo percorso da shinobi, sino a sparire del tutto. È così che spera di vedere un giorno Yosai, soddisfatto di se stesso molte più volte di quanto lo si possa vedere abbattuto da una bruciante sconfitta, è tutta una questione di equilibri. Equilibrio che per molte volte è mancato nella vita del Nara e che gliha dato molti problemi e gli ha causato una grande sofferenza. Sofferenza che, se può, vuole risparmiare al neo genin, mediando il suo impeto con la propria esperienza di vita. È proprio per questo motivo che ha deciso di intercettarlo il prima possibile, arrivando addirittura a documentarsi - complici gli Anbu - sui suoi spostamenti, sino ad arrivare alla spiaggia dell'isola Chumoku. Si è diretto sin lì, restando nascosto da edifici o persone, per evitare di farsi scorgere. Non c'è un particolare motivo per questa sua manovra, la si potrebbe semplicemente definire deformazione professionale. Adocchia la preda, alto ed imponente come lo ricordava, prima di comporre il sigillo della scimmia per poi avvolgersi col proprio chakra, un manto ceruleo che lo vestirebbe completamente. A quel punto mirerebbe con lo sguardo su Yosai e attuerebbe la tecnica della dislocazione. Sparirebbe dal punto lontano e nascosto dalla nebbiaper riapparire in una frazione di secondo alle spalle del genin che solo in quel momento potrebbe accorgersi dell'oscura presenza nel suo spazio vitale. Alto in senso assoluto, ma non molto rispetto all'altro, vestito solo di una camicia scura, dello stesso colore del crine corvino e degli occhi d'onice, un paio di pantaloni grigio fumo. Le scarpe, l'altro ricorderà, sono le medesime che indossava alla loro lezione, cuoio nero di ottima fattura. < Abbiamo fatto presto. > Gli dice, portandolo giocoforza a sentire la sua voce e, quindi, a notarlo. < Allora, com'è andato questo esame? > Gli domandas, infine, osservandolo in viso con un leggero ed affilato sorriso a fior di labbra. [ C on | Dislocazione istantanea superiore ]

10:56 Yosai:
  [Spiaggia] Come al solito c’è quel grigio velo di nebbia a coprire qualunque cosa lo sguardo oceanico del gigante sfregiato possa raggiungere, a sfumare il confine tra cielo e terra dietro di lui, tra acqua e cielo davanti a lui. Se ne sta lì, dritto come un tronco, con i piedi sul bagnasciuga, dove l’acqua placida non può arrivare se non con la sua ritmata, placida melodia. Le leve inferiori, robuste e scolpite, sono coperte dall’ampio, nero pantalone d’un chimono, la cui stoffa morbida copre con ampie volute i muscoli sottostanti, aderendovi solo se spinta dal vento. Ai piedi, rosse fasciature stringono piede e caviglia fino al polpaccio squadrato, raccogliendo anche i pantaloni. Il torso è coperto dalla solita canotta bianca in tessuto tecnico che aderisce ai muscoli scattanti sotto di essa, senza le maniche e con il collo alto fino a coprirgli il pomo d’adamo. Le spalle stondate e le braccia definite, nude alla brezza mattutina, sono decorate dai giochi di luce dei muscoli sotto la pelle e dagli spessi tratti d’inchiostro nero-rossastri che coprono per intero gli arti superiori, inerpicandosi fin sotto la canotta. Il collo taurino sostiene il volto affilato, questa volta non un filo di barba sulla mascella, si è ricordato di radersi. A decorare quei lineamenti campeggiano le due cicatrici che ormai porta con tranquillità, due tagli netti, il primo in verticale, dalla parte sinistra della fronte fino allo zigomo, salvando l’occhio, il secondo in orizzontale lungo tutta la fronte. Folti capelli scuri giocano col vento, liberi. La mancine stringe con forza la placca di metallo cucita su un lungo drappo di stoffa rossa che gli pende al fianco. È effettivamente arrivato da poco quando una voce che ben conosce, e che per l’istante iniziale sembra quasi provenire dalla sua coscienza lo raggiunge, sgrana lo sguardo distogliendolo dal mare, volta il volto di scatto torcendo con esso le spalle, il busto e quindi la leva inferiore, voltandosi del tutto verso l’altro. Con sorpresa lo osserva, lo ascolta. Con le oceaniche immagazzina i dettagli di lui, dai capelli corvini alle conosciute scarpe di pregiatissima fattura. In che modo l’apparizione a sorpresa del Nara dovrebbe essere una sorpresa? Probabilmente potrebbe ammazzarlo senza neanche accorgersene. Accenna un sorriso per poi, saziatosi dei dettagli del Nara, cercare il suo sguardo mentre piega leggermente il capo in un rispettoso gesto di saluto <Dovreste saperlo, Azrael-sama> estremamente formale, almeno finchè non riceverà mandato di togliersi la scopa dal didietro. L’accenno è esplicito, è stata la moglie a esaminarlo. Accompagna le parole stendendo le labbra sottili in un sorriso affilato, che lascia spegnersi poco dopo <avrei dovuto fare meglio. Il combattimento tra ninja ha ancora molti segreti per me, ho fatto scelte che fuori dall’esame probabilmente mi avrebbero ucciso> e come potrebbe essere soddisfatto, lui che sopravvive grazie alla sete di miglioramento e allo sprone continuo al quale sottopone il suo corpo e la sua mente. Si scrolla di dosso quella frase come un gesto anche fisico, alzando il braccio mancino per porgergli il coprifronte <ma a quanto pare sono riuscito a guadagnarmi il biglietto per l’inizio dello spettacolo> questo è, non un traguardo, non la fine, l’inizio di una montagna da scalare <stavo iniziando a pensare a come raggiungervi, anche solo per un ringraziamento> rimane li, col braccio teso verso l’altro e il coprifronte nel palmo aperto <non so spiegarvi in che modo, ma mi avete aiutato> lo cerca, ne cerca le reazioni.

11:26 Azrael:
 La figura di Yosai è impoente, certamte risulterà minacciosa ai più, ma il Nara ha guardato negli occhi minacce ben peggiori di un genin, nemici molto più grossi e cattivi. E poi l'altro è gentile,rispettoso, contraddicendo quasi alla sua mole titanica. Lo asclta silente, distogliendo da lui lo sguardo unicamente per volgersi all'orizzonte, al mareplacido che riflette la coltre di umidanebia che permea l'aria. Raccoglie dalla tasca sinistra un cofanetto dimetallo lucido, le iniziali "A K" incise finemene in un angolino e ne estrae rapidamente una sigaretta, oltre che un piccolo accendino della medesima fatturas del cofanetto e recante la medesima incisione. < Vuoi? > Domanda al'altro, porgendogli il tutto qualora accettasse qquella cortesia o limitandosi a riporre nella propria tasca l'armamentario in caso di dibniego. Accende la propria, liberando una prima boccata di fumo biancastro che si confonde col banco grigio che li avvolge. Dopo questo istante in cui Azrael pare quasi perdersi in se stesso, moversi con tantanaturalezza e pacatezza da sembrare semplicemente un giovane a passeggio sulla riva e non soltanto il Tessai che all'effettivo è, si rivolge nuovamente a Yosai, tenendo peròlo sguardo sempre volto al mare. < Niente onorifici o formalità di sorta mentre la situazionenon lo richiede. > Rassicura in un primo momento l'altro, dandogli così la ossibilità di rivolgersi a lui in maniera cxertamente più colloquiale e libera. < Del tuo esame so ce hai affrontato Kaori e che sei riuscito a strappare quel coprifronte, ma qualunque cosa possa avermi detto lei non sarà mai uguale a ciò che mi dirai t. > Non è affatton severo nel tono, anzi. La voce si mantiene vellutata e rassicurante, lievemente inscurita dal fumo. Pazientemente lascia che Yosai faccia un breve excursus della prova e gli mostri ilpremio otenuto, senza mai mostrarsi ienamente soddisfatto. < Hai affrontato Kaori Hyuga, Dainin di Konoha e capoclan della sua stirpe. C'è chi si vanta per molto meno. > Un lieve risolino gli scuote il peo e gli fa vibrare la voce, prima che possaw riprendere a parlare < Ti avevo detto che avremmo fatto quattro chiacchiere, non dovevi sforzarti a cercarmi. Ho questa brutta abitudine di essere ovunque e da nessuna parte al tempo stesso, non sforzarti di venirmi a cercare. > In fond potrebbe dislocarsi a Suna, passare lì n paio d'ore e dislocarsi nuovamente a Konoha a piacimento, sono spostamenti che nessuno potrebbe seguire senza conoscere quella tecnica. < Ad ogni modo se hai voglia di imparare, io potrei insegnarti qualcosina. È tanto che non faccio a cazzotti, ma credo di ricordare come si fa. > Termina, prendend un'altra boccata dalla propria sigaretta, sbuffando il fumo col capo rivolto verso l'alto, mostrandosi particolarmente sovrappensiero, quasi erso nello spazio in cui si trovano. < Cos'hai provato? Cosa hai sentito quando Anaka ti ha sottoposto a quel genjutsu? > Non si riferisce propriamente al dolore, a ciò che la donna gli ha fatto vedere, anche se la cosa gli interessa lo stesso, quel che gli sta realmente chiedendo è quali emozioni lo hano spinto alla disperazione, cosa ha pensato, perché è crollato in ginocchio e cosa lo ha spinto a rialzarsi. [ C on ]

11:48 Yosai:
  [Spiaggia] Lo osserva in quelle movenze così naturali. Fa effetto vedere una leggenda diventare persona. L’umanizzazione degli idoli è sempre un passaggio complicato, strano per certi versi. È umano, può vederlo, ha i suoi vizi. Scuote il capo abbassando la mancina che stringe il coprifronte. Non l’ha ancora indossato e no, non fuma. Come potrebbe? Annuisce quando l’altro toglie le formalità, gonfiando il grosso torace ed espirando, rassicurato. <hai ragione> sicuramente le sue sensazioni sono uniche <penso che se esistesse davvero qualcuno capace di vantarsi di questo e dovessi incontrarlo potresti dirgli da parte mia che è un’idiota> niente formalità, no? Infila l’angolo sinistro delle labbra nello zigomo, in un sorriso sbilenco <è stato frustrante, Azrael, vedere quanto io sia indietro nell’apprendimento. Kaori-sama è stata costretta a trattenersi tutto il tempo e questa cosa mi ha dato… *Fastidio*> calca su quella parola che gli esce dalle labbra leggermente ringhiata <ma è stata per me una lezione fondamentale, come lo è stato la tua.> fa una piccola pausa <Kaori-sama mi ha tenuto alle corde finchè non ho imparato ad uscire dai miei schemi mentali> cosa gli è rimasto di quell’esame, in conclusione? <devo imparare a ragionare diversamente. A combattere diversamente> stringe il coprifronte nella mano in un impeto d’ambizione. Comincerebbe adesso se ne avesse la possibilità. Al successivo dire dell’altro si lascia sfuggire una risata sospirata <lo terrò a mente, eviterò di sforzarmi> girano tante di quelle voci su di lui che prima o poi troverà il modo di chiedere se siano tutte vere. Quel sorriso muore all’istante appena l’altro ricomincia a parlare. Se riuscisse quasi lo interromperebbe <Se?> Quasi sconcertato <Non c’è un’altra cosa che io voglia di più che diventare più forte> è un sibilo, il tono è pacato, la risposta è lucida, non c’è adrenalina a confonderlo, solo bagliori d’ambizione a colorare lo sguardo oceanico fisso in quello dell’altro <Ne sarei onorato, ma suppongo che possiamo darlo per scontato, no?> niente etichetta. <Tu sei un Nara, arrugginito o meno> seh, e chi ci crede? <se sarò in grado di acquisire anche solo una piccola parte della tua capacità di elaborazione tattica, sarà per me un’enorme successo> che è tanto detto da una persona incapace di concepire i suoi traguardi come successi. Ascolta l’ultima domanda, per concludere. Il velo del ricordo si stende davanti al suo sguardo e un brivido lo scuote <mi sono sentito frustrato. Sconfitto> stringe i denti ci fa passare in mezzo le parole, stritolandole <Non sapevo come reagire. Come impedire a me stesso di abbandonarmi a quel dolore. Mi da *Fastidio* sentirmi così impotente> di nuovo calca quella parola <Non riuscivo a tenermi in piedi, non riuscivo a continuare il combattimento. Non voglio più essere il primo a cadere> sente la placca di metallo tanto stretta nel pugno da fagli male ai tendini. Non deve più succedere.

12:37 Azrael:
 Par quasi che l'accordo dato dal ra ad abbandonare le formalità trasformi in toto la maniera dell'altro di parlare, portandoli quasi allo steso livello umano ed uscendo da quell'ottica di gerarchia che il loro essere ninja quasi li obbliava a seguire. E si ritrova a sorridere, Azrael, percependo l'insoddisfazione d Yosai, il suo definirs indietro con l'apprendimento unicamente perché Kaori ha dovuto trattenere la propria potenza nel confronto con lui. < Sai, ani fa una genn mi disse che riuscivo a compierel'impossibile, non si capacitava della mia forza perché, ovviamente, era soltanto una genin. > Prende il discorso alla larga, sembra, ma è qualcosa di usuale per chi lo conosce bene e sa quanto sia arrogante, egocentrico, ma allo stess tempo attento ai dettagli, ad gni singola parola ed alk significato che essa reca con sé. Intrappola la sigaretta tra indice e medio, prma di proseguire il proprio discorso. < Voglio rispondere a te come risposi all'epoca a lei. Voglio mostrati quello che posso fare soltanto con un battito di mani. > Il ricordfo di quell'evento gli accende lo sguardo d'affetto, di felicità. Avanza di un passo, portando lasigaretta alle lbra e ivi bloccandola prima di richiamare il proprio chakra fuuton. Osserva l'orizzonte ed il mare, privo di bagnanti in quanto la nebbia nonfavorisce quel tipo d attività e porta l'energia del veto a scorrere nel keirakukei, ad agitarlo con la potenza di un tornado, spingendosi ed accumulandosi nella parte alta del torso, fluendo nelle braccia ed, infine, nelle mani. Vorticando, questa energia, uscirebbe dagli tsubo dei palmi e si concentrerebbe n maniera uniforme su entrambi. Le mani verrebbero portate a mezz'aria, allargate cme a volersi preparare per un applauso, ma nel momento. Cui esse verrebbero fatte battere una singola volta Yosai potrebbe udire n forte tonfo sordo, l'aria innanzi al Tessai agitarsi come se fosse stata letteralmente spinta da quel singolo gesto, il mare innanzi a sé aprirsi per poco meno di quaranta metri, allargando un cono avente il Nara come vertice. Chiunque si fosse trovato in quell'area, tenuta sul pelo dell'acqua per non danneggiare la fauna marina, ne saqrebbe rimasto vittima, la potenza sprigionata da quel breve e piccolo gesto, quelldi battere le mani raggiunge quaasi quello di un cataclisma naturale, ma perfettamente controllato e padroneggiato. Copiuta questa dimostrazione si volta, liberand una boccata di fumo e riprendendo tra le dita la sigaretta, osservando Yosai per saggiarne le reazioni. < Non è a causa del tuo scarso rendimento che ci siamo trattenuti, ma perché non vi sarebbe stato scontro se non lo avessimo fatto. Non è una tua mancanza, è il normale e reale scorrere delle cose. Ad ogni modo ti auguro la medesma carriera di quella genin, forse la conoscerai, adesso è mia moglie, Dainin e capoclan e Dio solo sa quanto la teme chiunque le si pari davanti. > Il sorriso gli si allarga istintivamente sul volto al parlare di Kaori, ma esso viene immediatamente controllato per proseguire la conversazione. Gli piace parlare con quel ragazzo, lo riporta ad un se stesso pi giovane e inconsaoevole, dargli insegnamenti che ad egli stesso sono mancati gli par quasi un dovere. < La frustrazione, il dolore e la sconfitta sono sensazioni a cui dovrai far fronte molte e molte volte ancora. Hai il vantaggio di averle assaggiate già da deshi, quand non potevano nuocerti, hai avuto la fortuna di poter cadere in ginocchio e sfogare così la tua rabia. Davanti ad un nemico, però, non si cade mai in ginocchio. Non si abbassa mai la testa. È un allenamento, questo, ancor più fondamentale di qualunque arte ninja. > Severo gli dona quell'insegnamento che potrebe sembrare disfattista o troppo negativo da esser elargitoad un allievo appena uscito dall'Accademia, ma dal suo sguardo cupo si evince che ne sono passati molti altri, ragazzi di buone speranbze spezzati nel fiore degli anni da quel desiderio di resa che gli ha fatto abbassare la guardia inanzi ad un nemico. Nn vuole cheaccada a Yosai, non vuole vederlo cadereancora, perché sentirebbe di star cadendo egliu stesso. Un concetto che, per ora, non si sente di confidare al suo interlocutore, limitandosi a dare dritte per un malcelato bisogno di crescere le nuove leve della Foglia. < Cme ti sei fatto quelle cicatrici? > Domanda, infine, a bruciapelo. Vuole conoscerlo, capire il suo vissuto, forse nella speranzaq di trovarlo dissimile al proprio op, forse, sperando il contrario, nutrendo segretamente la brama di trovar qualcuno che possa comprenderlo, che possa permettergli di liberarsidi un po' del peso degli sbagli compiujti in passato e che il tempo ha portato via, cristallizzandoli in una dimensione immutabile che neanche un Tessai, neanche un Dio, potrebbe mai caqmbiare. [ C on | Battimani di Susanoo
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13:09 Yosai:
  [Spiaggia] Ascolta le parole del Tessai, potrà notarlo, lui, c’è una vena di avidità nel blu dei suoi occhi, una perla che va formandosi, nutrendosi della voglia del genin di imparare e di quella del Nara di insegnare. Ogni cosa che proferisce da quelle labbra potrebbe essere importante, importantissima, fondamentale. Certo potrebbe essere la più futile delle frasi, ma anche solo la più piccola possibilità che quella frase possa essergli utile porta il gigante sfregiato ad ascoltarlo con viscerale avidità. Istintivamente all’ultima frase di lui prima di compiere quel gesto compie un passo indietro. Timore, si, ma non per altro, sta imparando a conoscere quell’individuo, e sicuramente ha avuto un assaggio minimo del suo potenziale, lo osserva e di colpo da lui stesso s’alza un vento che lo porta a socchiudere lo sguardo, nel tentativo di ignorare la sabbia che s’alza, eccolo battere le mani e di colpo un’impressionante cono d’acqua alzarsi, come se il mare avesse deciso di mettersi per diritto tutto insieme, puro stupore dilaga sullo sguardo, le labbra si schiudono, della presa sul coprifronte rimane solo il necessario per non farlo cadere. Il cono d’acqua ricade su se stesso con uno scroscio. Ha letteralmente aperto il mare. Resta con quello sguardo imbambolato sul mare ancora mosso <lo voglio.> è un mormorio a se stesso ma l’altro con un minimo di attenzione potrà percepirlo. Un desiderio viscerale. Vuole quel potere. È l’altro a riportarlo sulla terra. Ne ascolta il discorso, assottigliando lo sguardo. Sorride quando scopre che la storia precedente riguardava la Hyuga che ha affrontato. Lo lascia finire senza interromperlo, rispondendo subito dopo. <Voglio cambiarlo, questo reale scorrere delle cose, Azrael. Non mi piace così com’è. Non mi piace che chi combatte contro di me debba trattenersi per non uccidermi> un concetto sicuramente banale, ma che ancora lo infiamma <Per questo mi serve il tuo aiuto> non una preghiera. Non una richiesta, una spiegazione. La parte finale del discorso dell’altro gli gonfia il petto, cerca lo sguardo dell’altro, assottigliandolo <sono disposto a darti ogni goccia del mio sangue, ogni fibra dei miei muscoli, a spezzare ogni centimetro delle mie ossa, ma non voglio mai più piegarmi davanti a un nemico> probabilmente è vero, nella sua esperienza accademica un nemico non l’ha mai dovuto affrontare. Ma ha cominciato l’accademia tardi, e di nemici ne ha affrontati, e da questi è stato spezzato. <ho un problema però..> mormora alzando di nuovo l’avambraccio e quindi la mano che sostiene il coprifronte <non so che farci con questo… non saprei che farmene di una carriera come quella di tua moglie> appare forse duro nel tono, ma l’occhio attento non può trascurare il fatto che è così che è abituato ad esprimersi. Niente etichette vuol dire che può esprimersi in libertà, e in libertà non è uno che va per il sottile. Un problema non da poco ha sollevato <hanno la loro storia, tutte, e si collegano alla storia di un allievo promosso genin di un villaggio nel quale è nato ma che ad oggi per me rappresenta poco e niente per me…> Mormora abbassando lo sguardo su quel coprifronte, come se cercasse il significato di quel segno marchiato sull’acciaio.

13:55 Azrael:
 Non si scompone troppo dinanzi alla sorpresa dell’altro. Certamente no ha mai visto quella tecnica, probabilmente non la rivedrà per un bel po’ di tempo, ma era la maniera più veloce di fargli comprendere cosa si troverà ad affrontare negli anni. Avrebbe potuto colpirlo a mani nude, ma ad occhio e croce ha compreso che non sarebbe stata una buona idea. La sua carne gli sembra un po’ troppo morbida, per quanto la sua mole e i suoi muscoli non suggeriscano quell’idea. Una differenza piuttosto sostanziale la nota, tra sé e Yosai. Lo ascolta parlare, dirgli che il normale scorrere delle cose non lo soddisfa, vorrebbe cambiarlo. Ma non si può cambiare la realtà attorno a te, non si può impedire che la foglia avvzzisca, perda colore e cada col passare delle stagioni, non si può fermare il solco che avanza nella carne di un uomo che invecchia, non si può pretendere dal coniglio che vinca contro il lupo in uno scontro fisico. Il Nara lo sa, lo ha imparato bene, a roprie spese. Nel momento in cui ha creduto di poter cambiare la realtà, saltare dei gradini per giungere prima lala cima, è proprio in quel momento che si è scoperto più debole, che ha accettato di accogliere in sé un chakra oscuro, estraneo, che ancora gli marchia il petto e di cui mai si libererà. La ricerca spasmodica dell’altezza rende unicamente più profondo il baratro in cui cadere. Eppure lo comprende, non gli nega quel desiderio di potere, l’ambizione, non osa. Persino quando l’altro gli mostra il coprifronte, ponendogli quel problema che lo separa ancora dall’idea che il Nara ha di sé egli non fa null’altro che prendere un’altra boccata di fumo. Tranquillo, riflessivo, comprensivo. < Perché? > Domanda, alla fine. Lasciando che qualche attimo di silenzio possa far sedimentare le parole dure pronunciate dal genin. < Perché per te non è importante? > Specifica, chiedendo al ragazzo il motivo di quelle ombre che paiono affacciarsi sulla sua figura, il perché di tanto astio nei confronti di quella placca di metallo. Prima di ricevere risposta, tuttavia, ecco che riprende a parlare, nella maniera più sincera possibile, che ha riservato con ben poche persone della sua vita. < Quel coprifronte è solo un coprifronte. Konoha è soltanto un villaggio. Genin è soltanto un grado. Tu non sei soltanto un manichino, soltanto un sostituibile cartonato nella folla o meglio, puoi fare in modo di non esserlo. Per essere Yosai, stella del mondo nija, flagello davanti al quale nessuno si salva e dinanzi a cui ogni nemico non dovrà mai trattenersi, ma cercare di dare più di quanto possibile, devi darti tempo. devi coltivare quel che è dentro di te, proteggerlo finché non sarà sbocciato ed il modo che hai per proteggerlo è indossare quell’armatura, quel coprifronte che ti rende uguale agli altri, che ci rende un’unica entità. > Termina, restando silente per ricevere tutte le informazioni riguardanti il giovane e che lo hanno portato a comportarsi in quel modo, ad avere delle ambizioni che esulano il possibile, che lo portano a disperarsi così tanto all’idea del fallimento. [ C on ]

14:27 Yosai:
  [Spiaggia] Non può negarlo. Il cuore ha iniziato a battergli forte nel petto. Timore. Perché va bene l’essere schietto, ha detto una cosa difronte alla quale non tutti avrebbero reagito benissimo. E invece il Nara è rimasto placido, tranquillo, solido come uno scoglio alle prese con un’onda. Lo osserva ammirato, scostando le iridi blu dal coprifronte. Ha potuto confidare qualcosa senza osservarla ritorcersi contro di lui. Che sia lui l’argine giusto, in grado di sostenere la sua ambizione senza spezzarsi, di sostenere e controllare ciò che lui stesso, nel profondo, fatica a controllate. Un lungo sguardo dedica al Tessai, per poi ascoltarlo con attenzione. Non distoglie lo sguardo per tutto il tempo in cui l’altro parla, non si nega. Alla fine il Nara si sta di nuovo abbassando al suo livello, per capirne le difficoltà, il minimo che può fare è dedicargli se stesso <Ho incontrato un genin, non molto tempo fa> per un caso, comincia esattamente come ha cominciato l’altro poco prima. Una storia su un genin. <Onosuke> ricorda il nome <parlando, è venuto fuori il discorso di questo pagliaccio che si diverte a uscire dal cielo> non nutre rispetto, forse un errore, ma ormai a quell’essere è solo rabbia che dedica <lui ha esordito dicendo qualcosa del tipo “gli ordini dai piani alti sono di non attaccarlo, di non contrattaccare, di farlo parlare” o qualcosa del genere> a quel ricordo assottiglia piano le labbra. Ricorda la rabbia che ha provato di fronte a quello che si è mostrato come un soldatino pronto ad eseguire gli ordini <gli ho detto che non ero d’accordo, ho spiegato i miei motivi, ma soprattutto, ho cercato di capire perché mi stesse proponendo quegli ordini> torna al Nara con lo sguardo <ho cercato di chiedergli che cosa farebbe se quell’essere gli ammazzasse la persona a cui tiene di più perché l’ordine era di stare fermi e aspettare la sua mossa> si vede ancora un bagliore di quella rabbia che prova <ho cercato di chiedergli se a quel punto rispetterebbe quegli ordini> fa una pausa, umettandosi le labbra con la lingua <quando non mi ha risposto ho capito qualcosa di me, una mia debolezza> gonfia il petto, a riprendere fiato <io non riesco a costringermi a rispettare ordini della cui utilità o correttezza non sono convinto. Non voglio discutere nel merito se sia giusto aspettare che quel finto dio attacchi di nuovo e fargli da sacco per gli allenamenti o se invece sia meglio attaccare lui quando si presenti l’occasione. Non mi interessa, è un pretesto.> sta cercando di esprimere un problema maledettamente complicato da esprimere <è per questo che non riesco a farmi piacere questa placca di metallo> un pesante, lungo sospiro gli sgonfia l’ampio torace <non è perché nel villaggio ci sono stato così poco che devo ancora conoscerlo, ne perché io non abbia voglia di dare il meglio di me per crescere, ci mancherebbe> no, è tutt’altro motivo. Lo sta trattando come l’altro ha chiesto, da sensei. E prima di donargli tutto se stesso, ha bisogno di ricomporre i pezzi del suo vaso con l’oro, per poter cominciare più forte di prima. <è perché voglio essere io il responsabile delle mie azioni, pagarne il prezzo e prendermene il merito>. Lo osserva quindi, tacendo, ansioso di ascoltarlo.

15:12 Azrael:
 Si sarebbe aspettato di tutto. Di ascoltare una storia di genitori tradtori, magari. Origini di altri villaggi che quindi poco lo legano alla Foglia, oppure un passato in cui il Kage ha causato in lui sfiducia, magari qualche aneddoto su Kuugo. Tutto si sarebbe aspettato, ma non quello. Non il motivo per cui il Nara ha accettato il marchio, non il motivo per cui si unì all’Akatsuki, abbandonando la Foglia. Non quello. Le palpebre gli tremano, si socchiudono ed un sospiro stanco gli esce dalle labbra. La sigaretta viene spenta contro il cofanetto di metallo, tirato fuori nuovamente dalla tasca, e riposta in uno scomparto adatto proprio per non inquinare il terreno e la natura della Foglia. Non parla, lascia passare secondi interminabili in cui processare una risposta, qualcosa che si sarebbe voluto sentir dire in quelle occasioni in cui le sue parole e quelle di Yosai erano identiche, cariche della stessa amarezza e della stessa rabbia. Un sorriso sconfitto gli si dipinge in volto, le gambe si incrociano per portare l’intero corpo a sedersi sulla spiaggia, la mancina passa nervosamente e disordinatamente a scompigliare il crine corvino, dandogli un aspetto giovanile, fragile persino. Alza lo sguardo sulla montagna che ha di fronte, stavolta allargando il proprio sorriso sino a farlo divenire divertito. < Tu diventerai un grande ninja. > Gli dice, lasciandosi scappare una breve ed allegra risata. Non sta scherzando, è soltanto molto divertito da quanto i due si somiglino, sebbene non siano nel medesimo momento storico. Qui, ora, nel presente, c’è uno Yosai che non vuole rischiare di cadere sotto il peso dei propri ideali non rispettati per ordini superiori, che non vuole operare contro la propria morale, che sente di poter impazzire se qualcuno gli dicesse di non attaccare chi lo sta minacciando. Nel passato vi è, invece, Azrael. Special jonin, non di più, che viene costretto a porre fine alla vita della donna che amava, che era il suo centro, poiché aveva commesso un crimine contro la Foglia. Vi è un Azrael che contesta il Nono per la sua decisione di fornire la grazia ad un traditore dei Nara, in combutta con Kuugo, vi è un Azrael che uccide la propria madre biologica, ricercata e traditrice, per paura che – portandola a Konoha – le sarebbe stata concessa la stessa grazia. Vi è quell’Azrael che si è spogliato di ogni ruolo, che ha abbandonato il Villaggio perché nessuno ha agito su quella pazzia, che è impazzito del tutto ed è sprofondato in un baratro in cui vi era Akendo, pollice dell’Akatsuki, ad attenderlo per riportarlo su, per concedergli di ritrovare un equilibrio. Il Tessai è, ora, molto più in basso rispetto al genin, essendosi seduto dinanzi ad un giovane che supera i due metri di altezza, eppure raramente si è sentito così tanto accomunato a qualcuno, così tanto alla pari. < Certamente conosco Onosuke. > Conferma, infine, rompendo il silenzio, ma non è di lui che si sta parlando. Non è dell’Aburame o dell’autoproclamato Dio che bisogna discutere, è il concetto espresso dal genin che richiede la massima attenzione e cura. < Ti rispondo io, dato che lui non ha saputo farlo. Vuoi sapere cosa avrei fatto se quell’essere avesse torto un capello alle persone che amo e nessuno avesse mosso un dito per ordini venuti dall’alto? Lo avrei preso per le corna, avrei cavato i suoi occhi e aperto il suo torace, avrei scavato nei suoi organi e li avrei utilizzati per comporre sulla sabbia un disegno artistico, poi lo avrei riportato su carta. Poi, finito questo, avrei raso al suolo il Villaggio di Konoha ed i suoi abitanti o, comunque, cj avrei provato fino ad esaurire tutto il mio chakra o fino ad essere fermato da qualcosa più potente di me, ecco quello che avrei fatto. > Le mani si poggiano sulla sabbia soffice, portando il busto ad inclinarsi leggermente all’indietro, consentendogli di proseguire il discorso guardando più comodamente verso l’alto. < Tuttavia, prima che le persone a me care fossero in pericolo, avrei eseguito gli ordini. > Un altro sospiro viene preso, prima di sbottonarsi un po’, lasciando modo a Yosai di conoscere oltre la superficie l’uomo che ha di fronte, oltre le leggende e oltre il suo ruolo pubblico. < Mi è già successo, Yosai. Io ti capisco molto più di quanto potrebbe farlo chiunque altro. Ho eseguito e dato io stesso ordini che nuocessero alle persone a me care perché era giusto farlo, in quel momento. Poi sono esploso e mi sono dovuto allontanare, altrimenti Konoha avrebbe corso dei rischi, avrebbero dovuto fronteggiare il loro miglior ninja privo di controllo e di raziocinio. Mi ci sono voluti tre anni di meditazione e di lontananza per rendermi conto del fatto che la soluzione non era star lontano dal problema, ma entrarci dentro, farne parte e poi dominarlo, risolverlo. Adesso non mi pongo più domande come quella che tu hai posto a Onosuke, semplicemente sono io che do gli ordini. Proprio per questo devi indossare quel coprifronte. Da soli non valiamo nulla, persino io so che non potrei sopravvivere in totale anarchia e da individualista, l’unico modo per diventare il capo di un branco è farne parte. più ti rifiuti di indossare quel coprifronte e più stai rallentando il processo. > Gli confessa, infine, volgendo lo sguardo al cielo e restando silente in attesa che egli possa rispondergli. [ C on ]

15:53 Yosai:
  [Spiaggia] Lo osserva, attento ai dettagli. Quel tremolio delle palpebre non sfugge alle oceaniche. Il sospiro stanco nemmeno, lo incuriosiscono. Non è una reazione che si aspetterebbe dal Nara, ma effettivamente lo conosce poco. Sono lì anche per questo. Percepisce la pesantezza di una vita immensa. Sembra quasi quel peso a schiacciare il Tessai al suolo, seduto. Non tarda troppo ad imitarlo in realtà, piegando le leve inferiori fino a crollare anche lui, in maniera assai meno elegante rispetto all’altro, seduto sulla sabbia, le ginocchia piegate, i gomiti tatuati poggiati su queste ultime. Lo sguardo degli zaffiri è greve quando cerca le cerulee di lui, quella previsione che il Nara ha fatto sul suo futuro è passata quasi inosservata all’apparenza ma ha colpito in profondità, è curioso <perché pensi questo?> mormorerebbe vedendolo assorto in ricordi tanto terribili che ne uscirebbe distrutto se li conoscesse. Lo ascolta poi, silente. Solo il mare, tornato tranquillo dopo lo sconvolgimento messo in atto dal Tessai, li ascolta, mormorando costantemente per nascondere le loro voci a chiunque altro. Quando ascolta la reazione che avrebbe l’altro allo scenario che ha dipinto tempo fa ad Onosuke sgrana piano lo sguardo, tanto dalla sorpresa di scoprire che il Nara reagirebbe come lui. Peggio di lui. Dall’altra il timore di veder scatenata un’ira simile. Ed infine, subdola e luminescente ad irrorare il blu dei suoi occhi, la volontà di suscitare anche lui quel timore. Ma la sorpresa maggiore arriva quando ascolta quel racconto e lo ascolta tutto, fino alla fine, senza fiatare. E quando l’altro conclude si concede qualche secondo di silenzio, prima di schiudere piano le labbra <Sai, secoli addietro, forse milleni, esisteva tra gli akimichi un particolare tipo di punizione per coloro che, tra i più irruenti, si rifiutavano di piegarsi alle regole del vivere civile. Un’Akimichi è pericoloso quando perde il controllo. E per coloro che tra i giovani erano recidivi, iraconti, incontrollabili. La soluzione era particolare. Venivano abbandonati tra i boschi nel profondo del paese del fuoco. Rifiutati, perdevano il loro status di membri della famiglia. Per riguadagnarlo dovevano tornare e dimostrare il loro cambiamento> Un sorriso amaro gli piega le labbra <Non ne ero a conoscenza, quando hanno deciso di dedicare questo trattamento a me> commenta <A dodici anni non avevo limiti. Da anni ritardavo l’iscrizione in accademia, ero già stato in prigione e avevo quasi ucciso una persona.> un curriculum non indifferente. <Konoha non significava niente quando mi sono svegliato nel bel mezzo di quella foresta, odiavo le sue regole, odiavo sentirmi costretto a fare cose che non volevo. Seguire un percorso disegnato da altri per me> abbassa lo sguardo dall’alto <Otto anni e tante cicatrici dopo Konoha è un’illustre sconosciuta. Di lei ammiro gli eroi, le leggende, i guerrieri, ma rimango il ragazzino che non è intenzionato a seguire un sentiero tracciato dagli altri> Non se ne rende conto, ma per la prima volta sta parlando di quel periodo, e per la prima volta quegli occhi blu sono più pieni, più vivi, lucidi, come se l’acqua li dentro ci fosse davvero <Non mi interessa essere quello che dà gli ordini, Azrael> mormora in tono più sommesso <non voglio il comando, che si prendano altri il grande onere e i miseri onori che questo comporta. Non ne sarei in grado> torna cercarlo con lo sguardo <Io voglio la gloria della battaglia.> gli esce dalle viscere quel mormorio, dal profondo di se < Ho una bussola morale troppo forte per poter acconsentire che qualcun altro decisa per me. Ma so che morirò presto da solo.> di nuovo abbassa il capo e le lacrime dagli occhi sembrano saltare direttamente sulla sabbia. Impaurite al tocco della pelle. <Metterò il coprifronte, Azreael, se mi prometterai che mi aiuterai a fare in modo che il bene di Konoha rientri nella mia bussola morale.> Serra la mascella di nuovo <Metterò il coprifronte se mi prometti che forgerai con me un ninja capace di essere ricordato nel cuore di chiunque decida di mettere piede su un campo di battaglia> stringe quella placca nella mancina con tutta la forza che ha. Riuscirà ad amarla?

16:41 Azrael:
 Metaforicamente, il peso di quella conversazione, delle confessioni che si stanno facendo l’un l’altro li schiaccia entrambi a terra. Yosai sembra enorme anche in quella posizione, la cosa lo fa sorridere internamente. Non importa come si appare, la verità non combacia quasi mai con l’idea che la superficie comunica. Testimonianza diretta di questo dogma è il racconto che il genin gli confida, un racconto che narra di abbandono, di crudeltà, atta a rendere un individuo – nella mente di chi ha ideato quella punizione – più mansueto. Si ritrova a scuotere la testa, placido, mosytrando il proprio totale disaccordo con quanto appena ascoltato da Yosai. Prima di addentrarsi nel merito della questione, per, si sente in dovere di rispondere a quel mormorio sommesso dell’altro, che gli doanda spiegazioni su quella che potrebbe sembrare una battuta, ma che in realtà nascondeva una riflessione moltok più profonda. < Perché mi ricordi me, ragazzone. E io sono un eccellente shinobi, quindi drei che se segui il mio cammino diventerai bene o male come me. soffrirai le pene dell’inferno, desidererai di uccidere persino te stesso in alcune occasioni, ma alla fine diventerai più o meno così. > Se la ride ancora, neanche tenta di nascondere quell’ilare verità, ha la piena consapevolezza che la propria vita sia stata tra le più difficili, di aver vissuto più esperienze traumatiche che momenti di gioia, ma dall’esterno questa cosa non si percepisce mai fino in fondo, per cui tanto meglio mettere in guardia chi vede indirizzarsi verso la sua stessa strada. La risata, tuttavia, cessa nel momento in cui si avvicina al discorso che concerne l’apparente clan di appartenenza agli Akimichi da parte di Yosai, un’appartenenza che lo ha portato a sentirsi escluso, abbandonato e dannatamente solo. < Queste barbarie non dovrebbero esistere. Non sono cresciuto in una foresta, ma ci sono andato vicino. Sono stato abbandonato in fasce nella foresta della morte. chiaramente l’obiettivo non era quello di farmi crescere, ma quello di farne la mia tomba, se sono qui è merito di una famiglia di coraggiosi ed incoscienti, che si avventuravano da quelle parti anche se la foresta è piena di pericoli e ci ha trovato me. > Fin qui sembra una storia con un lieto fine, un trovatello salvato dal destino, anche se quel salvataggio giunse per una violazione delle regole che vieterebbero ai civili di avvicinarsi alla foresta della morte. eppure la storia non termina qui, altrimenti non avrebbe senso raccontarla in questo frangente. < E poco prima dei dieci anni sono rimasto di nuovo da solo, mi sono dedicato alla strada, alle risse e ai piccoli furti. Stavano per ammazzarmi, in una rissa, e probabilmente sarei stramazzato in un angolo della strada se non fosse giunto un chuunin a salvarmi. Non ricordo il suo nome ed il suo volto, ma quell’uomo mi raccolse, mi diede una ripulita e mi spedì n Accademia a calci in culo. > Il resto è storia, si sa. La motivazione per cui ha narrato questo frammento della sua vita viene trattenuto per un attimo, attimi in cui specchia le proprie iridi d’onice in quelle azzurre dell’altro, in cui cerca di mostrargli la propria fermezza, cercando di comunicare una solidità a cui Yosai potrà aggrapparsi. < Nessuno lo ha fatto con te, nessuno ti ha salvato, sei stato cacciato e respinto. Tuttavia non è stata Konoha a farlo, ma gli esponenti più in alto di un singolo clan. Probabilmente nessun altro è a conoscenza di questa tradizione, i clan sono realtà poco aperte a chi non ne fa parte. mi piacerebbe essere qui per riparare a quel torto, anche in nome della Foglia se vuoi vederla così. > Sta al tempo stesso redarguendolo per aver malriposto quella rabbia ed accettando la sua richiesta di essere una sua guida. L’espressione diventa più dura, seria, nel rispondere a quella forte richiesta, a quelle condizioni poste dal genin. < Non posso prometterti quello che mi hai chiesto. Molte decisioni prese dalla comunità non rispettano la mia bussola morale, di solito, figuriamoci se posso fare in modo che rispecchino la tua. Tuttavia posso prometterti che non morirai da solo, che non affronterai mai più quella rabbia da solo, che non resterai mai più senza una risposta. Questo posso promettertelo. E posso anche insegnarti quelle cose che aiutano me a mantenere la calma. Ci sono un bel po’ di cose che è possibile fare per alleggerire il peso del lavoro, sai? > Il sorriso torna sul volto pulito e pallido del Nara. Il sadismo, deve ammetterlo, si sposa molto bene con i suoi compiti. Quando la missione richiede di eliminare un obiettivo non specifica mai come farlo, quello sta alla fantasia dell’esecutore e quando il bersaglio va portato vivo sa perfettamente che può farlo soffrire in altri modi, che può imprimere nella sua mente il proprio sguardo cupo per farlo rivivere in ogni incubo. Tuttavia queste, probabilmente, non sono cose da confessare a Yosai in questo momento. [ C on ]

17:19 Yosai:
  [Spiaggia] Ascolta, di nuovo, il dire del Nara. Storie su storie, racconti su racconti si accavallano tra passato e presente. Il gigante sfregiato, nel presente, può ricalcare le orme di qualcuno. E non di qualcuno a caso. Le ombre del sadico. Potrà vederlo il Nara, il petto dell’altro gonfiarsi d’orgoglio. Non ringrazia, non sorride. Se lo tiene per se, assaporando quanto pesante sia quella frase. Quali significati porti dietro di se. Si prende di nuovo qualche lungo istante di silenzio ascoltando tutto ciò che il Tessai ha da raccontare. Scrolla le spalle quando lo sente parlare <se ci pensi queste barbarie, come ogni passo da noi compiuto, ci hanno portato dove siamo. Su questa spiaggia, Genin e Dio vivente, Allievo e maestro, presente e futuro> non è rammaricato del suo passato. Non di tutto almeno. Scuote piano il capo nell’ascoltarlo <So che non è stata Konoha, e non ce l’ho con il villaggio ne con la mia famiglia. Il villaggio è estraneo e la mia famiglia ha agito secondo regole antiche> non è quello il problema <il fatto è che ho paura di esser diventato soldato di un esercito che combatte per valori ai quali non appartengo> commenta espone i suoi dubbi <Konoha è distante da me. Non amica ne nemica. L’unico ponte che ci unisce lo hai piantato tu quando mi hai visto devastato dal genjutsu della tua…>cagna <assistente>. Indurisce piano la mascella al ricordo. Il suo ultimo dire gli sgrana lo sguardo dallo stupore. Che abbia davvero capito quanto stanco è di stare da solo? E come? Che siano vere le dicerie che lo vedono lettore dell’anima delle persone. Distoglie lo sguardo dall’altro, lasciandolo a perdersi nel mare, con la nebbia a fare da sfondo <Indosserò il coprifronte, in cambio> annuisce lentamente, come se stesse ancora ponderando <Sarà il simbolo di questo momento. Sarà il fardello di un giuramento> qualcosa che terrà nel cuore, nell’anima, nelle viscere <il giuramento che sarò il tuo allievo migliore> si fa più duro il tono <che sopporterò ogni osso spezzato, ogni sconfitta> parla con insopportabile lentezza <che piegherò gli avversari davanti a me uno per uno, finchè non ci sarà nessuno da piegare.> conclude. Solo in quel momento, l’inarrestabile potrà arrestarsi, incessante potrà cessare. Solo in quel momento la sua volontà smetterà di baluginare negli occhi color oceano del gigante, e in quel momento potrà morire. Ma non da solo. Pensoso per lunghi attimi, con lo sguardo fisso sul coprifronte. e non lo scosta da li nemmeno quando parla <Sarò contento di scoprirle, queste cose che alleggeriscono il lavoro> ghigna. Non è stupido <Sai, di te in giro dicono che tu ti sia accanito così tanto su Gaito lo spadaccino d’argento che alla fine di lui non sia rimasta che poltiglia> eccola, una delle tante dicerie che girano sul suo conto. Sposta adesso lo sguardo su di lui, interrogativo.

18:07 Azrael:
 Le parole continuano a scorrere incessanti come è incessante lo scorrere di un fiume già dalla cascata. Concetti che racconano di come Konoha gli sia estranea, ma non nemica. Non tutto è perduto, a quanto pare. Eventi come quelli che hanno segnato il giovane Yosai, di solito, bastano per formare un traditore, ma non sembra essere questo il caso. Non fosse un discorso estremamente serio, tirerebbe un teatrale sospiro di sollievo. Non gli capita di pensarlo spesso, ma proverebbe profondo rammarico se fosse costretto a porre fine alla vita di quella montagna di muscoli. < Non sono queste barbarie che ci hanno condotto su questa spiaggia. È il modo in cui le abbiamo affrontate, che ci hanno condotto sin qui e non tre metri sotto terra, alle Praterie della Memoria. Avresti potuto fare qualche sciocchezza o morire in quella foresta, ma la tua individualità ha piegato il fato sino a portarti qui. Se vuoi imparare a sopravvivere a questo mondo e alla carriera che hai scelto impara a darti sempre i giusti meriti ed onori, se non lo fai tu per rpimo, non lo faranno mai tutti gli altri. > Non sono passive vittime del destino, ma ne sono gli unici fautori, è questo che vuole insegnargli. Resta silente nel sentirlo parlare nuovamente di quel genjutsu che segnò il loro primo incontro e nota la breve pausa che intercorre fra le sue parole nel momento in cui si riferisce ad Anaka. La mascella del Nara si indurisce, lo sguardo si fa di fuoco. Non ha alcuna capacità sovrannaturale che gli consente di leggere nelle anime altrui, ma la sua carriera negli Anbu gli ha insegnato a comprendere le emozioni, le intenzioni, le espressioni altrui. È un interrogatore, il migliore delle terre ninja e sa, come se le avesse pronunciate, quali parole avrebbe voluto rivolgere all’Uchiha. I denti si stringono ed un respiro ferino vi si infrange contro, sibilando dalle labbra ancora strette. Non proferisce parola, sa che non ve ne sarà bisogno. E spera, inoltre, che Yosai possa vedere oltre quel duro sguardo rabbioso, quasi omicida, che possa leggere quanto senso di protezione vi sia dietro. E sarà rivolto anhe a lui, quando avranno stipulato quel tacito accordo. Lo proteggerà come in questo momento sente il bisogno di fare con Anaka. Dopo un lungo istante i suoi tratti facciali sij ammorbidiscono nuovamente, seguendo lo sguardo del genin che si rivolge in un puntok vuoto in mezzo al mare, in mezzo alla nebbia. Lo ascolta, assorbe quasi le emozioni che l’altro esprime. Dice di voler essere il suo migliore allievo, di voler diventare un flagello, di volersi scrollare di dosso il senso di fallimento e di sconfitta ed è alla fine di quel discorso che il Nara fa forza sulle piante dei propri piedi, puntati nuovamente sulla sabbia, per rimettersi in posizione eretta. < Spero tu sia sicuro di quello in cui ti stai buttando. Io non li tollero più i fallimenti e le insubordinazioni ancora meno. Non sono un Akimichi e non ti abbandonerò mai in una foresta, ma potrei farti desiderare di tornare a quando avevi quell’età, credimi. > Una minaccia, ma suppone che Yosai ci fosse già arrivato che Azrael non fosse un maestro semplice di cui essere allievo. Ha i suoi modi di esercitare la materia della pedagogia, insomma. Le iridi d’onice si sgranano, infine, quando il discorso perde di peso e si sposta su quello che il genin chiama Gaito, lo spadaccino d’argento. Le labbra fremono, prima di aprirsi per farlo liberare in una risata allegra, ma per nulla sguaiata. È profonda, roca, arrogante, una risata espressa verso un uomo che egli stesso ha assassinato a sangue freddo. Non sa che leggende girano sul suo conto, certamente si sa che è egocentrico, che ha sempre avuto successo con donne e uomini, molti lo definiscono senza cuore e insensibile, spesso soltanto perché non sono state richiamate il giorno dopo, per così dire. Si sa anche che è scapestrato, rissoso, che rispondergli male porta, solitamente, al coraggioso individuo che ha osato tanto finito in ospedale o anche peggio, ma questa leggenda non l’aveva mai sentita. < Kuugo, che ricordi. No, il corpo è rimasto integro, gli ho forato il cranio da parte a parte, un’apertura netta, precisa e pulita. Non era degno neanche di una mia reazione così eccessiva. Mi piace che questo genere di azioni abbiano anche una valenza artistica, pensarle come se dovessi poi dipingerle o disegnarle. > Neutrale, freddo, addirittura sarcastico mentre parla di cose per nulla allegre quali morti atroci e cruente. Seppur non stia dando dirette informazioni su di sé sta dando all’altro tutti gli indizi possibili per farsi una propria idea dell’uomo a cui sta decidendo di affidarsi. [ C on ]

19:16 Yosai:
  [Spiaggia] Non può non trovarsi ad annuire alle profonde parole del Tessai. Plasmare il proprio destino e non esserne succube, è quello che ha sempre voluto in fondo. Darsi i giusti meriti. Sorride, riconsiderando il suo percorso in accademia e gli otto anni precedenti. Il sorriso gli muore in bocca in quello sguardo feroce che il Nara gli rivolge quando anche solo dalla voce intuisce quanto male voglia alla Uchiha. Ne rimane intimorito, ovviamente, ma non può che spingere un po' più in fondo nel cuore quei pensieri. La odia, ma la odia come si fa con i rivali, e un giorno sarà in grado di uscire da ogni suo jutsu. A quel punto sarà soddisfatto. Invidia quello sguardo ferale e protettivo che lo investe, ma lo comprende. Al dire di lui sorride <non mi sto buttando Azrael> lo corregge <ho un mare di difetti, questo è indubbio, ma so riconoscere un combattente eccellente quando lo affronto. E non parlo della tua pelle di cemento, della tu forza inesorabile. È qualcosa di più profondo, che tu hai visto in me andando oltre la mia carne debole e la mia flebile spinta.> ancora una volta uguali. Quella minaccia gli scatena un sorriso sbilenco, simile a un ghigno <sono sicuro che lo desidererò, e che resistendo a quel desidero, crescerò> commenta fissandolo negli occhi, con uno sguardo quasi di sfida. Probabilmente un cazzotto da parte del Nara in quel momento lo ucciderebbe, eppure c’è qualcosa che brilla in fondo a quello sguardo. Quel qualcosa che gli ha permesso di uscire dall’illusione dell’Uchiha, e di uscire dai suoi schemi di combattimento contro Kaori-sama una ferrea, incrollabile volontà. Quanto incrollabile? Stà al Nara scoprirlo. <Spero anche tu sia sicuro… non esigo poco da chi mi insegna. Non accetterò lezioncine sciape> esigente il maestro, esigente l’allievo. <a tal proposito…> imiterebbe anche il gigante il gesto del Nara, come inconsciamente aveva fatto sedendosi. Si alza in piedi, tornando nel pieno della sua altezza e s’infila una mano nell’ampia tasca del chimono. Ne estrae un foglietto stropicciato e sporco. Un foglietto che ha trovato per terra, per caso. Glie lo porge <che ne dici? Può essere un buon inizio? Ne sai qualcosa?> Chiederebbe cercando la reazione nello sguardo di lui. Ne ascolterebbe subito dopo il dire relativo allo spadaccino d'argento. Inarca il sopracciglio destro, inclinando di poco il capo dallo stesso lato, curioso <un senso artistico?>si limita ad osservarlo, quasi sconcertato <c'è poco da fare, te lo sei meritato il soprannome che ti porti dietro> un sorriso divertito, forse il primo che gli rivolge.

19:59 Azrael:
 L’altro non reagisce a quello sguardo ferino che il Nara gli ha lanciato. Con il snno di poi questa sua accortezza non può che lasciar intendere uno spiccato senso di autoconservazione. Il Tessai non approfondisce affatto il discorso, certo del fatto che Yosai abbia compreso la lezione che gli è stata silentemente impartita: non insultare o far del male in alcun modo ad Anaka o quel genjutsu sarà la conseguenza meno cruenta che subirai. In effetti, in un’ottica di allievo e maestro, si sente in dovere di precisargli una cosa. < Tenshi Senjuu, l’ho presa sotto la mia ala perché, a parer mio, può rendere bene sotto un buon maestro. È giusto che tu lo sappia e che tu sappia anche che non c’è una gerarchia tra di voi, siete entrambi miei schiavi. > Gli sorride, ma non ridacchia e non esprime ilarità in altro modo, non lasciando molto intuire se sia serio oppure no. E la stessa espressione viene mantenuta anche nel rispondere a quelle pretese esigenti da parte di Yosai. Non accetterà lezioncine sciape. < Io on do mai lezioncine. Io do soltanto la verità assoluta, ciò che dovrai seguire come un dogma. Non vuoi sapere cosa succede quando non si eseguono i miei ordini, ragazzone. > Pare prenderlo bonariamente in giro, adesso, scuote addirittura leggermente il capo, anche se non ha detto nulla di falso. Ha ucciso per molto meno, insomma. < Sono contento che tu abbia visto qualcosa in me, ma sappi che è comunque molto poco. Sono assolutamente molto più di quanto hai visto. > Non aveva ancora dato ben prova di quanto possa essere arrogante ed egocentrico, ma adesso che Yosai è suo, sente di poter mostrare anche il peggio di sé. È prendere o lasciare. Il foglio che egli estrae, poi, dalla tasca viene immediatamente riconosciuto dal Tessai, ha mandato personalmente gli Anbu ad affiggere quei volantini, anche se il genin non può saperlo, per cui lo sguardo scuro vi si posa soltanto per un istante, prima di tornare sul volto dell’altro. < Quel che credo io riguardo questa faccenda è che spero che questo essere abbia un esercito o qualcosa del genere, non ho intenzione di anoiarmi ad affrontare una specie di autoproclamata divinità. > La tranquillità con cui liquida il problema potrebbe essere sconcertante per qualcuno, ma è assolutamente e mortalmente convinto dij quello che ha detto. È un problema da niente, ancora in circolazione unicamente perché non ha ancora avuto l’occasione di confrontarsi faccia a faccia con questo sedicente Dio. < E poi che bisogna andare a Kiri, a quanto pare. Ti ci porterò io, non sarà difficile. > Termina, poi, soffermandosi su quello che, per lui, è un complimento. Si merita l’appellativo di Sadico. Non può che esserne contento. < Sono un artista, ancor prima che un ninja. Se mi è possibile creare dell’arte lo faccio, non importa se si tratta di star davanti ad un pianoforte, ad una tela vuota o ad un Kuugo Gaito da giustiziare. È uno dei modi di cui ti dicevo per rendere più divertente il mio lavoro. > E’ decisamente contento che Yosai non sia fuggito a gambe levate, come molti altri avrebbero fatto. Sta nascendo qualcosa che potrà evolvere e diventare un trampolino dij lancio per entrambi, un’occasione di crescere. [ C on ]

20:29 Yosai:
  [Spiaggia] Sorride di un sorriso solare quando scopre che anche la Senjuu è una sua allieva <Sai, non lo direi proprio> commenta. Se è vero che il gigante e il Tessai hanno appena scoperto un’affinità caratteriale, è anche vero che Tenshi è l’opposto di Yosai, e quindi verosimilmente molto diversa anche dal Nara. <Ma effettivamente non vedo persona migliore per scuotere lei dal suo torpore rosa e te dal tuo torpore nero> Ghigna divertito in direzione del Nara. Un sorriso che l’altro è molto abile a fargli morire in bocca nemmeno un’istante dopo. Ordini? Ma come? E tutta la questione della bussola morale? Tutto in vacca. Benissimo! La frase dell’altro non fa che provocargli un leggero sospiro, probabilmente dovrà abituarsi agli attacchi di megalomania del Tessai che, per chiarirci, ha tutto il diritto di sentirsi ciò che si sente, ma non può non sorriderne, il gigante sfregiato <immagino> che lui sia molto di più, sicuramente. < Forniscimi gli strumenti e te lo faccio io il lavoro sporco con quel pagliaccio che esce dal cielo> ne approfitta subito per chiedere, il gigante. Ha un conto in sospeso con quel tizio pallido, si vede. Annuisce vigorosamente al dire di lui. Bisogna andare a Kiri, si ma… sgrana lo sguardo <c…come mi ci porti tu?> chiede un’attimo perplesso prima di scrollare le spalle <ok> avrà qualche mezzo di trasporto privato. È un dio in terra, insomma, avrà le sue comodità. L’ultimo dire di lui gli genera un brivido lungo la schiena. Chissà se diventerà così fuori di testa da iniziare a fare il sadico anche lui. Probabilmente dovrà trovarsi un altro passatempo. Di sadico ce n’è uno e basta e avanza. <Penso sia il caso di andare, io ho i miei allenamenti e non voglio rinunciarci. Ti accompagno per un pezzo se non rimani qui> propone al Nara che, senza tanti complimenti, lo abbandona, scomparendo in un battito di ciglia. Scomparso. La prossima volta dovrà tornare ad usare il –sama, soprattutto quando richiesto. Ma non può che gonfiare il petto soddisfatto di quella conversazione tanto intima. Un privilegio che si terrà stretto nel cuore. Sorride mentre volta le spalle al mare, allontanandosi.[END]

Yosai e Azrael si incontrano alla spiaggia dopo la promozione a genin del gigante. Si erano ripromessi di fare quattro chiacchiere e così è stato, sij soo scoperti simili in molti aspetti, fattore che li ha avvicinati notevolmente ed il Nara è riuscito addirittura a convincere l'altro ad indossare il coprifronte e a dare una possibilità alla vita da ninja, promettendosi di 'ammansire la bestia'. La giocata termina con l'accordo tra i due di andare a Kiri per le questioni che coinvolgono la nuova minaccia.