Una consolazione al Parco

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15:19 Usagi:
 La disperazione l'ha travolta completamente, distrutto l'unico rapporto di vera amicizia che la piccola abbia mai avuto nella sua vita. La frustrazione per non aver potuto aiutare sua madre, il rimpianto per non aver potuto parlare con lei un ultima volta la divorano e la devastano. Ha un solo modo per sfogare tutta quell'immensa rabbia e dolore che ha accumulato in quel giorno, ha trovato un posto appartato al parco per esprimere tutta il suo immenso cordoglio tramite la propria musica. L'aspetto che mostra agli altri, come sempre, è quello di una figura molto minuta e fine, un panneggio che sembrerebbe curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono con lo sfondo completamente nero e, come sublime bellezza di un tradizionale abito orientale, regalatole appositamente da un caro amico, è costellato di rami di ciliegio con i fiori rosa che lambiscono quel legno evanescente e carico di splendore. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto, un tradizionale vezzo regalatole, qualche settimana addietro, da un suo amico durante una strana missione dalla sarta a Konoha. Nel folto di lunghi codini argentati, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, quando ella muove il capo, producono un suono sordo unendosi alla dolcezza delle note prodotte, quasi usasse un secondo strumento supplementare [Drin - Drin]. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Legati all’obi, proprio per non destare alcun tipo di sospetto sul motivo che l’ha spinta in quel luogo, si trovano alcune borsette, due poste ai fianchi e una dietro la schiena, spostato verso la natica destra. Al loro interno si trovano diversi Fuda, con all’interno sigillati alcuni bastoncini con appuntati sopra delle carte bomba, appositamente preparati la notte precedente per non essere colta impreparata; nella sacca posteriore sono inserite alcune bombe accecanti e anche delle carte bomba, proprio per ogni evenienza. Non porta armi con sé, anche perché non saprebbe nemmeno utilizzarle, ma comunque non è una sprovveduta. Si trova inginocchiata al suolo di quel posto, con le gambe sulla fredda terra sotto alla volta arborea di una grande quercia; sulle gambe e tra le braccia è sorretto un malinconico Shamisen, uno strumento che muove con dovizia ed esperienza, tuttavia il suono che produce è totalmente triste, un requiem dalla fattezze grevi e piene di tormento, un susseguirsi di note in la minore che la fa sognare. Un tormento impresso in quella musica, mentre il visino pallido non mostra il sorriso di sorta, il volto è stravolto dall'essenza stessa di quel giorno, della perdita e dalla devastazione che ha subito. Non riesce ancora a sorridere, per quanto ci abbia provato, per quanto abbia tentato di sollevarsi, la perdita è ancora troppo fresca per dimenticare, per fare del dolore qualcosa che possa aiutarla. Circondata in quel luogo dalla nebbia fitta, di lei si sente solo quella musica greve e per nulla allegra, percepita da chiunque voglia ascoltarla. [Chahra On 30/30] [Equipaggiamento: Porta kuni e shuriken X2; Portaoggetti X1: Tonico recupero Chakra Speciale X1; Tonico recupero Chakra X10; Fumogeno X1; Fuda con tronchetto da sostituzione con carte bomba X5; Carte Bomba X5; Bombe luce X2].

15:19 Tsukikou:
 Una melodia sta accompagnando la figura della giovane Tsukikou e sono delle note che aleggiano per tutto il parco attirando l'attenzione delle orecchie di chiunque, soprattutto le sue. Stava guardando il cielo e il luogo intorno a sè affiancata dall'inseparabile Mun-Mun, il piccolo gatto nero che sembra particolarmente legato a lei. Il felino se ne sta seduto accanto alle gambe della ragazza e intanto lei rimane immobile a guardare il cielo col viso sollevato verso l'alto e l'espressione grave e assente. Non si è fermata in mezzo alla strada ma in maniera defilata dove ci sono alcuni alberi così da non dare fastidio ai passanti. E' in questo luogo che quell'essere è apparso portando scompiglio e parole pesanti ma lei può solo immaginare quell'avvenimento non essendo stata presente. I capelli albini sfumati di azzurro e rosa sono lunghi e mossi appena da un leggero venticello, gli occhi celesti come l'acqua più limpida sono invece sempre fissi sul cielo come se stesse cercando qualcosa. E' avvolta da un kimono lungo e bianco tinteggiato con alcune spennellate di azzurro e rosa, l'obi è invece completamente azzurro e le circonda la vita stretta, ai piedi un paio di calze bianche e dei sandali di cuoio. Anche lei mostra un aspetto minuto e fragile attraverso i polsi e le caviglie sottili, la costituzione molto secca, un collo sottile e un visino molto giovanile. Riprende il cammino seguita sempre dal gatto nero che le sta al passo in maniera svogliata, e alla fine si ferma nei pressi della ragazzina che emette quella musica triste. L'Otsutsuki rimane in silenzio ad osservarla così come guardava il cielo, completamente assorta dalla piccola figura inginocchiata e dalla sua musica; la sua espressione è indecifrabile e delicata, osserva ciò che ha intorno come se tutto facesse parte di una realtà che non le appartiene.

15:36 Usagi:
 La bella parvenza dei mondi di sogno, rappresentata soltanto da Usagi che non cessa per un momento di far vibrare le corde, rappresenta quasi il presupposto di tutta la scena che si palesa davanti all'osservatore che lentamente si appresta a raggiungere l'albero divino di quercia sotto il quale avviene quella sorta di magica esistenza, dolorosissima realtà empirica che l'è stata stravolta in pochissimi istanti, in un tempo incredibilmente breve, un attimo nel quale i grandi occhi rossi si sono posati sulla macabra scena che l'è stata posta come un mortifero regalo. Oltre alla rappresentazione visiva e la composizione del totale compianto, la musica che si ode sembra parlare, muoversi con un energia quasi magnetica nell'aria, supera i nodosi rami degli alberi e si propaga nell'immensità, note che parlano di nostalgia, un cantico che pare spezzare l'incanto di ogni cuore afflitto da letargia e che è stato ferito e dilaniato da qualsiasi cosa. In quell'assonanza musicale, la piccola cerca comunque di immergere tutta sé stessa, concentrata nell'esecuzione certo, ma è qualcosa di più profondo e spirituale che la muove, ciò è anche dimostrato dal corpo e dai suoi movimenti, sembra suonare lo strumento con ogni molecola o atomo che possiede, il busto si muove in modo circolare come a seguitare le note dello spartito, in un crescendo e un calando quando questo si facesse suono. Urlano i suoni, urla la mente e urla lo spirito. Le grandi iridi dono semichiuse, come se volesse essere totalmente in balia del suo componimento o dell'animo che sta scaturendo da lei, da quell'energetica psichica che non cessa mai di propagarsi, tuttavia si possono tranquillamente notare, tra le fessure delle ciglia folte e argentate, un vermiglio acceso, quasi risplendessero di luce propria. Ferma il capo solo quando nota l'avvicinare di una figura oltre la nebbia, per quanto la propagazione sonora non cessi e si sente sfogare ciò che di più marcio possa esistere nel mondo, come se volesse portare a termine il lavoro e che nessuna presenza possa impedirglielo. Le labbra sottili si dischiudono per far fuoriuscire un lungo sospiro, come se l'anima d'improvviso volesse prendere il volo. Si unisce intanto un suono sempre nuovo e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione degli ascoltatori si occupa di questo, come se il componimento stesse per raggiungere la sua giusta conclusione. Così continua, imperterrita, priva di alcun barlume di felicità, dando sfogo alle dita che toccano i tasti dello strumento con forza, tanto che vuole sfogare la sua irrequietezza. Intanto il territorio musicale comincia a prendere una virata, seppur leggera, sempre più acuta, via via che avanza il motivo i bassi diventano sempre più sparsi e radi, mentre gli acuti si fanno frequenti e indomabili, muovono i toni come il passo costante di un cavallo che si trasforma lentamente in un trotto e poi in un galoppante sentimento di dolore dalle malinconiche forme. In quello che si può udire c'è una nota discordante, un basso la minore viene percepito come uno spettro in tutta la canzone, un dolore forse mai lasciato o una prigionia mai spezzata, ciò può esser noto ad un ascoltatore attento. Infine, come a chiudere un'orchestra cacofonica, un'ultima nota viene fatta vibrare, acuta e continua, che corona il termine dello spartito. Solo allora abbassa le mani sulle cosce e i polmoni si dispiegano causando un profondo respiro, come si fosse liberata da una fatica incredibile o semplicemente uno sfogo istintivo che si conclude con una sonata sotto il chiarore delle fronde. Solo in quel momento le palpebre si schiudono posando i vermigli loculi, che adesso si notano chiari e distinti, sulla ragazza che l'ha osservata in quella tradizionale e antichissima arte. Sposta nuovamente lo sguardo, questa volta sul gattino. <In altre circostanze...> E fa un profondo sospiro malinconico e addolorato. <Avrei fatto le feste. Sai sei molto carina.> Scuote il capo di modo che i campanellini sul proprio codino compiano la loro vibrazione [Drin - Drin]. <Ma adesso non sono davvero dell'umore adatto. Spero che un giorno possa riuscire a sorridere.> Dice soltanto, per portare gli occhi a guardare il proprio strumento [Chakra On][Stesso equipaggiamento].

15:58 Tsukikou:
 Ascolta quell'antica e tradizionale arte che si propaga grazie allo shamisen magistralmente suonato dalla ragazzina. Lo strumento appartiene alla famiglia dei liuti ed era solitamente utilizzato nelle rappresentazioni teatrali ed è in grado di raggiungere diverse note nonostante la presenza di tre sole corde. Tutto dipende da come vengono pizzicate e percosse ma una infinità di melodie possono essere prodotte sia per fini unicamente legati allo spettacolo sia per esprimere quello che il musicista si porta dentro. Le note strimpellate appartengono a questa melodia molto triste e nostalgica, iniziano a farsi veloci e molto acute ma tra di esse si nasconde uno spettro che salta all'orecchio dell'albina cangiante. La difficile e completa interpretazione di quella melodia intrattiene la ragazzina di fronte alla musicista mentre il gatto nero prende posto e si siede alla sua sinistra. Entrambe potrebbero avere la stessa età ma purtroppo l'Otsutsuki non ricorda la sua come non rammenta niente di sè e del suo passato, all'apparenza però può fare dei calcoli. Si ridesta quando la musica termina e la ragazzina le rivolge quelle particolari parole che non intaccano minimamente il nero gatto ma danno invece da pensare alla spettatrice. <Dunque quella musica rispecchia il tuo animo al momento.> riceve conferma di quella corretta interpretazione dall'impossibilità di sorridere della musicista. <Nulla dura in eterno se non la morte, dunque si può tornare a sorridere. Gli stati d'animo sono mutabili e variano a seconda del tempo che passa e degli input esterni e interni.> il gatto inizia a lavarsi il muso con la zampetta. Nemmeno lei sta sorridendo in questo momento perchè è concentrata per capire le parole della musicista. <Tornerai a sorridere, ma dipende da te.> la voce si mantiene sempre dolce e lo sguardo morbido è fermo sul viso della ragazzina che ha davanti. <Non conosco il tuo tormento, ma sei molto abile nell'esprimerlo attraverso l'antica arte dello shamisen. Anche io suono quindi comprendo certe inflessioni e intonazioni.> abbassa lo sguardo su Mun-Mun che si sta facendo gli affari suoi, infine solleva lo sguardo ancora verso il cielo. <Ma ce l'hai un amico al quale confidare questo tuo tormento? Con il quale sfogare il tuo dolore e sentirti compresa e abbracciata?> perchè la musica serve ad esternare ma ci sarà sempre bisogno di un ritorno per poter confrontarsi realmente coi propri tormenti.

16:16 Usagi:
 Muove le dita sulle corde, facendole vibrare senza suonarle, come a volerle accarezzare dolcemente, in spostamenti dei polpastrelli che seguono la loro lunghezza, come se ci volesse fare l'amore, come a trovare in loro un'ancora di salvezza dal mondo circostante. Tuttavia sono le parole di lei che le strappano un sospiro, mentre le palpebre si socchiudono e si riempiono di leggere lacrime. Questa volta tuttavia riesce a ricacciarle indietro, tirando su con il naso e cercando di resistere a quella voglia pulsante di scatenarsi nuovamente. <Si la musica rispecchia il mio stato d'animo...> Fa un netto cenno d'assenso, mentre le grandi e vermiglie iridi tornano a posarsi in quelle cobalto di lei, come rubini gettati nel mare azzurro. L'ascolta intanto, la lascia parlare e sono quelle parole, le stesse che lei pronuncia, a farla tacere. Un mutismo dettato dal compianto, dal lamento del cuore, come se non volesse più piangere, ma comunque non riesca a trovare le parole adatte per esprimersi. Solo al terminare di quelle inflessioni da parte sua il capo della piccola Uchiha si inclina leggermente verso la spalla dritta, facendo in modo che lo sguardo esprima dubbio e incertezza. <Hai detto tutto ciò che avrei potuto dire...> Tace per altri istanti. <Nulla dura in eterno se non la morte.> Un sospiro profondo viene inalato dalle narici e poi fatto fuoriuscire dalle labbra. <Gli stati d'animo sono dettati da imput esterni e la morte è proprio un imput esterno!> Dichiara con tono placido e calmo, non sembra risentita da quelle parole, solo perché sta ricercando una calma interiore. <Spero di riuscirci, il mio sorriso è stato definito lo spettacolo più bello del mondo.> Strano a dirsi, date quelle labbra sottili che formano una linea orizzontale di serietà e con quegli occhi che mostrano un'oscurità profonda, un vuoto senza fine. <Tu suoni?> Inarca le sopracciglia, sfarfallando le palpebre pesantemente. <Interessante! Potremo organizzarci per suonare qualcosa insieme. Qual'è il tuo strumento preferito?> Interessatissima a quella domanda, infatti gli occhi vibrano leggermente di un interesse e di un luccichio assolutamente unico, per quanto sia solo il ricordo di ciò che riesce a mostrare realmente. <Ce l'avevo l'amica...> Chiude gli occhi. <L'ho persa qualche giorno fa.> Dice soltanto, mentre cerca di suonare qualche nota sparsa, come a volersi dimenticare di quell'accaduto nuovamente, solo qualche accordo, mentre le iridi si posano sui crini dello strumento e si immergono totalmente in questo. Solo alla fine di quel piccolo sfogo cerca di riportarle sulla ragazza. <Molto bello il tuo gattino, davvero. Si si si. Come si chiama?>

16:38 Tsukikou:
 Non è la persona più adatta che la musicista poteva incontrare in questo giorno così nefasto per lei, poichè l'Otsutsuki non ricordando esperienze passate non è in grado di comprendere appieno le persone e poter parlare a loro in modo adeguato. Le gambe continuano a rimanere dritte davanti alla ragazzina munita di shamisen e le orecchie rimangono in ascolto delle parole che vengono replicate dopo un lungo silenzio e un sospiro malinconico. <Mi rattrista allora comprendere che una tale musica ti esprima, sapere che in qualcuno ci sia un tormento simili e sconfortante.> non si tira indietro dall'esprimere il suo pensiero e le parole volano accompagnate da un basso miagolio del gattino come se volesse accompagnare quel cordolio. La ragazzina ha vissuto la perdita e ricevuto l'input esterno della morte, un accadimento piuttosto recente a giudicare dalla melodia e dallo stato d'animo della musicista. <Come si affronta la morte?> lei non lo sa e pone la domanda a questa ragazzina che lo sta vivendo in prima persona, la scusa di conoscere e la scusa di farla mettere a contatto con quella parte più dolorosa di sè. Ora le gambe si piegano e anche lei in maniera elegante e composta va a sedersi per terra posando le ginocchia al terreno, si abbassa al suo livello e si mette in una posizione meno pressante per la musicista. <Non ho mai visto uno spettacolo, mi piacerebbe vederlo... quello più bello del mondo.> il micio compie qualche passo e appoggia il muso sulle ginocchia dell'Otsutsuki ricercando una minima carezza con la mano che lei tiene appoggiata sulle gambe. <Mi piacerebbe.> sorride e abbassa lo sguardo per accarrezzare Mun-Mun e dargli l'attenzione che ricerca. <Suono un flauto traverso, credo di essere abile in quello avendone trovato uno nella mia stanza. Ma ho l'impressione che sia l'unico strumento.> una leggera confusione si forma sul suo volto con il movimento delle sopracciglia intanto che lo sguardo sembra andare lontano in un mondo di nostalgia e vuoto. <Potremmo metterci qui e suonare le note della nostra anima, secondo me potrebbero accompagnarsi perfettamente.> le iridi celeste della giovane si soffermano sullo sguardo della musicista quando sente le sue parole e il suo grande tormento: la perdita dell'amica. <Mi dispiace per la tua perdita, doveva essere una grande amica che ha lasciato un vuoto molto profondo.> abbassa tristemente lo sguardo sul terreno e poi sullo strumento che ancora l'altra tiene tra le mani. <Chissà come deve essere...> si lascia sfuggire con un soffio di parole prima di tornare a concentrarsi sul gatto. <Si chiama Mun-Mun. Non ricordo altro di lui e non direi che sia mio nel senso possessivo del termine, lui mi segue ovunque... diciamo che siamo compagni e amici. Almeno io credo, lui sembra essere molto legato a me anche se io non ricordo nulla di lui.> sospira e smette di accarezzarlo poichè il gatto stesso scosta appena la testolina dandole il chiaro segnale che di coccole ne ha ricevute abbastanza e ora vuole solo essere lasciato in pace. La ragazza accoglie quella richiesta e rimane con le mani sulle cosce tornando a guardare la musicista. <Mi chiamo Tsukikou Otsutsuki, e tu?> in un mondo di zanne e predatori bisogna stabilire i ruoli.

17:00 Usagi:
 Scuote un po' il capo, molto lentamente, come se non volesse far suonare i campanellini grandi e dorati che adornano il codino della piccola suonatrice, tanto per rispondere in quel modo alle prime parole che le vengono rivolte. <Mi spiace essere portatrice di tristezza...> Fa una leggera pausa. <Di solito ero quella che portava felicità e travolgevo tutti con il mio carattere espansivo. Forse riuscirò a tornare quella di un tempo...> Abbassa gli occhi più triste di prima, come se avesse perso la fiamma e l'ardore che la muove, si fosse spenta la propria vitalità e ciò che la contraddistingue. Sembra un corpo senz'anima, senza la scintilla vitale che la anima, l'accudisce e la sostenta. <Forse un giorno mi vedrai correrti incontro con le braccia spalancate, urlando a squarciagola il tuo nome, con un sorriso che farebbe invidia a chiunque.> Un nuovo sospiro malinconico esce dalle labbra, mentre un amara espressione si dipinge sul volto, lasciandole soltanto immaginare come potrebbe essere realmente, per quanto tutta la vivacità non sembra esserci mai stata in quel corpicino così privo di felicità. <Non lo so. Ho solo provato un vuoto incredibile, un baratro nero che mi ha risucchiato all'interno. Non riesco a sorridere, per quanto forse ne avrei bisogno, ho sempre sostenuto che un sorriso vale molto più di mille parole.> Fa spallucce, ma sembra davvero inconsolabile, da pochissimo è morta sua madre, uccisa brutalmente da qualcuno, lei l'ha trovata riversa sul pavimento di casa, quindi il suo stato d'animo è più che comprensibile. Comunque fa spallucce. <Un giorno, forse, mi vedrai venirti incontro con un sorriso splendente, spero anche io di poterti accontentare. Perdonami, ma non ci riesco adesso.> Quindi lascia cadere l'argomento, anche perché anche se ci provasse, in quell'esatto istante, non riuscirebbe a mostrare davvero tutta la gioia che l'ha sempre contraddistinta e finirebbe soltanto per elargirle un finto riso di circostanza, solo con le labbra, mentre gli occhi continuerebbero a piangere. Le parole successive della ragazza la sconcertano, tanto che il capo viene inclinato verso le proprie parti manche, accigliandosi pesantemente. <Mi pare di capire che hai perso la memoria...> Un cenno di assenso con il capo le dirige. <Sbaglio forse?> Inarca le sopracciglia sottili e strette mostrandosi abbastanza interessata. Mentre gli occhi si spostano anche sul gattino per ammirare i suoi movimenti, in effetti è molto carino e quelle cose l'attirano anche ora, per quanto non sia nel pieno delle sue capacità, quindi chiaramente cerca di osservarlo con una leggera dolcezza nello sguardo. <Si, certamente, mi farebbe piacere poter suonare con qualcuno, sarebbe davvero fantastico. Di solito vengo qui a suonare o alla spiaggia, quindi puoi trovarmi in uno dei due luoghi.> La invita molto garbatamente e comunque facendole intuire di essere interessata a quel duetto. <Si si si...> Conferma. <L'amica migliore che potessi avere. Mia madre.> Rivela infine, anche perché non le sembra un segreto di stato e dirlo sembra farla stare anche meglio, come a rivangare il suo ricordo e sentirla più vicina. <Ciao ciao ciao Mun-Mun-Chin...> Non manca di affibbiargli degli strani onorifici, come nel suo solito modo di comportarsi, d'altronde è comunque stata quella, la ragazza che con piccole cose porta armonia agli altri. Intanto il braccio destro scatta verso l'alto e comincia a sventolare la mando come a voler salutare il piccolo animale. <Piacere di conoscerti Tsukikou-Chan. Io sono Usagi-Chan Uchiha.> Un inchino con il capo le viene rivolto, come a volersi presentare educatamente.

17:23 Tsukikou:
 Lo sguardo e la mente studiano quella ragazzina per cercare di comprendere quel mondo sconosciuto nel quale si è svegliata priva di qualsiasi tipo di ricordo, e quella ragazza è la prova. <Non ti devi dispiace, e non devi affrettare i tuoi tempi.> scuote piano la testa facendo scivolare avanti i suoi candidi capelli che grazie a quel movimento danno i natali e quei riflessi azzurri e rosa. <Un giorno rivedrò il tuo essere allegra e il tuo sorriso, ma ci sono dei tempi da rispettare ed è giusto farlo.> rimane inginocchiata davanti a lei in quel tipico ritrovo dove ci starebbe benissimo del tatami a terra e del thè caldo, e invece sono immerse nell'umidità della nebbia su un terreno sporco e bagnato. <Non adesso, ora è tempo di comprendere e affrontare il dolore, coi tempi che ognuno di noi ha. Non ti costringerò a sorridere e non cercherò ad ogni costo di forzarti ad affrontare tutto. Hai il tuo tempo e solo tu sai quando sarai pronta per fare tutto.> ora è troppo presto poichè quella morte è recente ed è giusto che la ragazzina la elabori con la sua velocità. <Posso farti compagnia però, se lo vorrai.> non è indispensabile parlare, toccarsi o ridere, si può stare anche in silenzio e insieme sentirsi comunque, rispettare i tempi e gli spazi lasciando a lei la facoltà di scelta. <Non metterti fretta, elabora quel vuoto... avrai dei ricordi molto belli di quella persona, quelli rimangono e penso che dovrebbero riempire quel vuoto.> questo risposta anche in parte alla domanda che le viene fatta sulla sua perdita di memoria, una intuizione che non è scorretta quella della musicista e la ragazzina annuisce senza problemi. <Non ricordo nulla di tutto quello che può essere successo prima di una settimana fa. Mi sono svegliata ma c'è solo nero e vuoto dietro di me. So il mio nome e il mio villaggio solo perchè un uomo a me sconosciuto me li ha detti, e questo gatto... era con me quando mi sono svegliata.> Mun-Mun solleva il muso e osserva l'Otsutsuki in maniera assonnata facendo anche uno sbadiglio. <Dimmi... secondo te è peggio avere dei ricordi di una persona amata persa ma comunque averla vissuta, oppure non avere mai sperimentato certe gioie e certi ricordi? O forse... sono ugualmente tristi come situazioni?> domanda che potrebbe essere difficile ma lei stessa ha una risposta vuole solo sapere cosa ne pensa l'abile musicista. <Se mai dovessi trovarti in quei luoghi mi affiancherò a te con il mio strumento.> è una promessa con la quale accetta l'invito garbato della ragazzina accennando un mesto sorriso mentre lo sguardo dolce si posa prima su di lei e poi ancora sul gatto nero. La rivelazione fatta non sembra colpire particolarmente l'Otsutsuki ma serve solo a renderla più confusa e si rende conto di quanto non possa realmente comprendere quel dolore. <Non so cosa significhi perdere un genitore, forse il dolore è al pari al non ricordarselo o non averlo mai avuto.> chiude gli occhi e scuote la testa. <No, non è così.> sembra rispondere alla sua stessa osservazione appena fatta come se stesse cercando di capire in tempo reale, lei sta imparando e questo scorcio di vita è una lezione per lei. Mun-Mun alza il muso e osserva Usagi quando viene salutato e lui muove appena le orecchie captando il suono ma senza spostarsi dalla sua posizione. <Usagi-Chan, è un bellissimo nome per una bellissima ragazza.> le piace davvero gli occhi sembrano davvero incuriositi e illuminati da quel nome, per quanto riguarda il cognome non pensa di saperne abbastanza, forse è famoso ma lei essendo praticamente nata da una settimana ancora non è a conoscenza di ogni persona e clan del villaggio.

17:39 Usagi:
 Ascolta attentamente i consigli che le vengono elargiti dalla sconosciuta ragazza che le si trova davanti, senza ribattere, anche perché non saprebbe cosa dire in tal proposito, le sembrano completamente giuste le sue osservazioni. Quindi cerca semplicemente di fare un cenno d'assenso con il capo, intenta chiaramente a farle comprendere di aver capito ciò che ha detto prima di passare ad argomenti diversi che le possono far rischiarare la mente. <Non obbligo nessuno, ma mi fa piacere la compagnia, si si si...> Diversi cenni d'assenso con il capo si muovono così da far suonare la dolce melodia dei grandi campanellini dorati che si propaga nell'etere con la sua essenza [Drin - Drin]. <Il dolore mi aiuta, di questo almeno ne sono venuta a conoscenza. Non riempie quel vuoto ma mi rafforza.> Ovviamente non rivela molto della cosa, ma solo grazie a quella perdita è riuscita a sviluppare l'arte oculare del suo clan, così da renderla una temibile avversaria per chiunque volesse contrastarla, non è che le faccia particolarmente piacere, dato che un espressione di tristezza compare nei suoi occhi, mentre cerca prontamente di scacciarla con un netto movimento del capo. <Mi spiace che tu non abbia alcun ricordo della tua vita, immagino che debba essere...> Fa una leggera pausa, mentre le grandi iridi si elevano verso l'alto a destra con sguardo meditabondo, come a voler cercare la parola adatta. <Frustrante.> Torna a guardarla, mentre fa spallucce. <Credo che siano entrambi molto tristi, sono prospettive davvero molto malinconiche. Non le peserei sul piatto della bilancia a dire la verità. Sono di diversa sostanza, ma l'intensità credo che sia uguale. La perdita fa più male. Fa male qui.> Alzando il braccio destro cerca di posare la rispettiva mano sul cuore. Stringe le spalle a quella certezza di suonare con l'altra, mostrando comunque un leggero cenno di compiacimento. <Ottimo, mi farebbe sicuramente piacere.> Pone nuovamente lo sguardo sulle mosse del gatto adesso, ammirandolo per qualche istante. <Credo che tu abbia solo bisogno di scegliere bene la tua strada adesso...> Chiude per un attimo gli occhi. <Sei una guerriera? Conosci qualche arte ninja o frequenti l'accademia come Deshi?> Domande mirate a comprendere qualcosa dell'altra. <Ti ringrazio davvero, anche tu sei molto carina. Ti spupazzerei se fossi nel mio periodo rosa.> Le spiega con sguardo malinconico.

17:54 Tsukikou:
 Un sorriso rischiara il viso della ragazzina spettatrice quando Usagi le conferma che la sua presenza sarebbe gradita, in questo modo lei potrebbe sentirsi meno sola e l'Otsutsuki potrebbe imparare qualcosa oltre a donare un po' di conforto se necessario, lascia a lei la scelta di dirigere quei momenti. <Il dolore non riempiono i vuoti, quello no. Ma rafforza? Penso che tu abbia ragione, ma a che prezzo?> troppo alto come si capisce dall'espressione triste dell'Uchiha che non aveva richiesto quel tipo di rafforzamento ma ci si è trovata comunque in mezzo. <Dunque in questo mondo per ottenere qualcosa bisogna essere pronti a sacrificare qualcos'altro?> domanda verso la ragazza che sicuramente è al mondo da più tempo dell'Otsutsuki che sta cercando di capire come funzionano le cose. Piega la testa da un lato inclinandola per avvicinare l'orecchio destro verso la spalla destra e osservare curiosa la scelta di parole della ragazzina nei suoi confronti. <Frustrante.> riflette su quello stato d'animo. <Credo che sia la parola giusta. E' un vuoto, e l'assenza di appigli sicuri intorno a me. Non c'è protezione, non c'è sicurezza in me stessa o negli altri. Non c'è fiducia e di conseguenza tutto questo è anche triste. Il non sapere che faccia abbia la mia famiglia se mai ne ho avuta una, non ci sono ricordi felici ma nemmeno tristi. E' un limbo.> ha trovato le parole per esprimersi con una calma raggelante e una compostezza che non si addicono a una ragazzina che sembrerebbe avere si e no dodici anni. <Sono d'accordo con la tua osservazione. Per me sono dolorosi entrambi, ma penso che faccia più male al cuore avere dei ricordi felici di una persona che so di non poter più rivedere.> sospira portando anche lei una mano al cuore e quel movimento viene seguito dal gatto. <Ma in entrambe le situazioni si può guardare avanti e cercare altri ricordi felici con altre persone, che mai comunque sostituiranno i vecchi ricordi o ricordi mancanti, però aiuta a non rimanere fermi nel vuoto.> ormai hanno deciso anche che suoneranno insieme e non replica altre parole passando all'argomento successivo. <Sono una deshi dell'accademia, ho scelto apposta questo percorso per capire chi sono, magari recupererò la memoria chi lo sa.> stringe le spalle e sorride al complimento di Usagi chiudendo appena gli occhi, e poi allunga il braccio destro verso di lei portendole la mano. <Grazie, sei molto gentile. Che dici di prenderci per mano?> non in segno di saluto è chiaro, ma sembra che lei abbia in mente qualcosa.

18:12 Usagi:
 Lascia che i discorsi proseguano su quella riga, anche perché sembra proprio essere l'argomento principale di ogni suo incontro, di ogni suo momento e soprattutto stampato indelebilmente nella propria mente come una fotografia che non vuole sbiadire, per quanto alcol ci passi sopra. Non manca comunque di conversare con la propria interlocutrice e di ascoltare le sue argomentazioni in proposito. <Credimi, ciò che ho pagato per il potere che ho ricevuto, anche se non l'ho mai saputo, non sarei mai stata disposta a pagarlo. Me l'hanno imposto, obbligato. Altrimenti non avrei mai accettato.> Un sospiro esce dalle proprie labbra, contando che qualcuno, a quanto pare, abbia deciso davvero ed in modo letterale, di farle quel regalo, facendole anche sapere di cosa si trattasse. Comunque scuote il capo a quella domanda. <Non credo che sia proprio così...> Risponde alla domanda sul prezzo da pagare per ottenere qualcosa. <Credo che valga soltanto per alcune cose.> Avrebbe anche potuto mostrarle di cosa stia parlando, ma a quanto pare sarebbe inutile, anche perché avendo la memoria in frantumi la ragazza non capirebbe, almeno crede. <Spero allora di poterti, per lo meno, aiutare a trovare questi appigli. Per quanto abbia perso il mio sorriso, ancora non sono diventata una demone, resto comunque l'Idol dell'amore e della giustizia, per quanto non sia più la più carina e coccolosa, almeno per il momento.> Lascia intendere qualcosa, ma senza dare ancora spiegazioni sull'argomento, tralasciando comunque alcuni punti che all'altra sarebbero oscuri. <Mi spiace Tsukikou-Chan, non ho ancora dati sufficienti a poter valutare il peso del dolore...> Scuote leggermente il capo. <Non sono in grado di dirti con esattezza cosa faccia più male. Posso dirti che provo molto dolore e vorrei tanto che sparisse.> Si stringe nelle spalle, così come le mani si avvolgono maggiormente sul proprio strumento, come a voler trovare una valvola di sfogo, un posto d'appartenenza per sé stessa. <Questo è vero naturalmente, non posso darti torto. Devo solo costruirmi altri ricordi e far passare questo dolore. Credo che ci voglia solo un po' di tempo, quello che mi permetta di tornare a sorridere. Una volta riacquistato il mio sorriso sarà tutto diverso.> E fa un leggero sospiro, anche perché non ci riesce proprio, ci ha provato, ma non è semplicemente in grado al momento, quindi lascia perdere. <Quindi sei una Deshi...> Inarca le sopracciglia. <Interessate. Quante lezioni hai fatto?> Inclina il capo verso destra, così da poter apparire interessata all'argomento. <Io sono una Genin, ho fatto l'esame la settimana scorsa. Quindi se avessi bisogno di aiuto non esitare a chiedere.> Alza quindi il braccio dritto e cerca di avvolgere la mano di lei con la propria, inclinando il busto in avanti per raggiungerla, in quel modo vorrebbe capire cosa avesse in mente l'altra.

18:28 Tsukikou:
 Corruga la fronte confusa e senza comprendere la frase detta e soprattutto il motivo che ha spinto qualcuno a decidere per Usagi. <Chi ti ha obbligata a un tale prezzo?> esistono quindi persone in grado di compiere determinate azioni, nonostante le regole siano ben chiare il vivere bene comune. Non risce ancora a farsi un'idea chiara del mondo che la circonda e anzi sembra che ogni cosa la renda ancora più confusa. Abbassa lo sguardo e osserva Mun-Mun il cui muso è ancora sulle sue gambe, con gli occhietti chiusi e le orecchie vigili. <Quindi alcune cose hanno un prezzo, altre no. Dipende da quanto forti si vuole diventare?> è una ragazzina con molta più esperienza di lei e anche intelligente, che ha già subito tanto per il visino tenero che ha sebbene triste. La mano della ragazzina inizia ad accarezzare il dorso del gatto che non si lamenta e la lascia fare intanto che i suoi celesti occhi si perdono in quel manto nero. <La tristezza e il dolore non ti rendono meno carina secondo me. Allora sei una guerriera della giustizia? Il fatto che il dolore non abbia cambiato la tua essenza ti fa onore.> c'è chi non è altrettanto fortunato e ha avuto modo di vederlo in questi pochi giorni, basta guardarsi intorno. <Capisco, ti ringrazio comunque per le tue risposte e le tue impressioni.> per lei sono molto importanti e si nota chiaramente che certe domande e certe parole non le dica per cattiveria ma perchè non si rende conto di poter essere poco sensibile. <Esatto... il tempo. Solo quello.> lei ora non può fare nulla per quella ragazzina, ogni sua parola sarebbe inutile, ogni consiglio superfluo. Le prende comunque la mano e la tiene nella sua avvolgendo le sue dita delicate e sottili intorno alla mano di Usagi spostando il suo sguardo attento su quel contatto. <Ancora non ho fatto lezioni. Genin... capisco, complimenti.> anche se al momento non è qualcosa che avrebbe voglia di festeggiare per ovvie ragioni, e intanto l'Otsutsuki continua a tenere la mano dell'altra ragazzina, avvicinando il volto come a volerla vedere più da vicino. <Questo contatto fisico.> le sue dita si muovono delicate accarezzando la mano di Usagi con molta calma. <E' calda.> è come se stesse studiando determinate sensazioni ed esperienze sfruttando quella ragazzina come una sorta di insegnante.

18:43 Usagi:
 Fa nuovamente spallucce. <Non lo so, ho solo visto un'ammasso di chakra, in quel momento ho sbloccato la mia arte oculare, quindi ho avuto difficoltà a guardarlo. Mi ha solo detto che fosse un regalo per me...> Scuote il capo con forza, come se volesse scacciare quei pensieri negativi o i ricordi ad esso correlati. <Non so chi sia, ma è stato lui a privarmi di mia madre, io l'ho vista. E' stato orribile!> Nuovamente le lacrime balzano nelle grandi iridi della piccola, mentre lei ostinatamente cerca di ricacciarle indietro. Intanto percepisce il calore della mano di lei sulla propria, mentre il pollice le accarezza il dorso, un contatto decisamente molto sentito e favorevole per la propria sanità mentale. Scuote nuovamente il capo. <No, non è nemmeno questo...> Un nuovo sospiro esce dalle proprie labbra. <E' il clan Uchiha di cui faccio parte ad avere un potere spaventoso che richiede un determinato sacrificio. Gli altri clan, da quanto ho capito, non hanno questo prezzo da pagare.> Infatti si dice proprio che sia maledetto, ma lei ci crede poco e vuole fare di tutto per far cambiare quella concezione. Intanto, come a volerle ricambiare il gesto, cerca di accarezzare anche lei la mano dell'altra con il proprio pollice, così da avere una presenza con la quale poter condividere un po' di calore umano. <Sono solo carina. Prima ero molto di più. Ti ringrazio comunque, credo che restare padroni del proprio destino e capitani della propria anima sia qualcosa di principale nella vita e che non bisogna mai cambiare.> Diversi cenni di assenso con il capo le vengono rivolti, così che anche i campanellini si muovano dolcemente e suonino la loro melodia estatica [Drin - Drin]. Solo un cenno sulla questione del tempo, dato che non sembra voler aggiungere altro in proposito. <Grazie. Ti consiglio comunque di farti indirizzare da alcuni istruttori, alcuni sono molto bravi.> Sente il commento sul contatto fisico e la vede avvicinarsi, mentre si acciglia leggermente per la vicinanza, ma non sembra disturbata dal gesto. <Questo calore è solo parte di quello che si possa provare...> Infatti cerca di alzare il braccio sinistro e, se lei non si scostasse, cercherebbe di avvicinarsi maggiormente e donarle un leggero bacio sulla guancia, mentre avvolge l'arto attorno alle sue spalle per donarle un caldo e sentito abbraccio.

18:56 Tsukikou:
 Quello chela ragazzina le racconta non ha il minimo senso per lei che di chakra e tecniche e arti non ne capisce proprio nulla oltre a non ricordare se già ci è entrata in contatto. <Un regalo. Orribile.> non riesce a capire come si possa pensare una cosa simile, in che modo una persona potrebbe pensare che privare qualcuno di una madre sia un regalo apprezzato. <Desideri vendetta?> non conosce quel sentimento personalmente ma sa che esiste e sa che in questi casi è anche legittimo provarlo, dunque la guarda e cerca di tenere quella mano mentre accoglie con le iridi celesti le lacrime di Usagi. <Mi spiace, non sono particolarmente a conoscenza delle usanze dei vari clan. O forse lo ero ma ora non più.> ha però imparato qualcosa di nuovo che va ad arricchire la sua conoscenza rispetto a questo argomento. Sorride mentre ascolta quelle parole che sembrano dare speranza in un mondo abitato da persone giuste, e intanto Mun-Mun si sveglia e si solleva mettendosi in una posizione seduta bene eretto. <Porti ancora speranza, sai? Rimanendo quella che sei, padrona di te stessa, mi dai l'impressione e la speranza che persone come te esistano. <Istruttori? Mi consigli qualcuno?> risponde poi al risvolto che la discussione prende sull'accademia e si lascia accarezzare di rimando il dorso della mano, osservando quel gesto e quelle mani unite. Sorride per via delle belle sensazioni che sente e che le scaldano il cuore ed è come se quel vuoto dentro di lei di riempisse, ma mai sensazioni furono così forti quando Usagi le dona quel bacio e quell'abbraccio. Trattiene il fiato e si sente soffocare da emozioni così nuove e piacevoli da rimenre senza parole, l'unica cosa che riesce a fare è quella di ricambiare il gesto e quindi abbraccia anche lei Usagi portando la mano libera dietro la sua testa a contatto con la nuca, accarezzandole dolcemente i capelli.

19:05 Usagi:
 Sospira e acconsente alle prime parole che le rivolge la ragazza. <Si è veramente qualcosa di deplorevole.> Concorda pienamente con lei, anche perché non può farne a meno, la verità è esattamente quella. A quella domanda lei tace, la guarda negli occhi e cerca di riflettere attentamente su ciò che vuole dire. Alla fine però scuote il capo. <Voglio sapere perché? Perché l'abbia fatto. Voglio risposte, la vendetta non mi ridarà mia madre. Ci sono le autorità per quello, sicuramente lo denuncerò al villaggio.> Le spiega con tono calmo e pacato, lasciando che lei capisca che non sia una ragazza così cattiva da desiderare una cosa così orribile. <Imparerai...> Fa spallucce. <Quelle usanze si possono imparare, non avrai difficoltà.> Cerca di rassicurarla almeno, come genin deve sostenere le nuove leve, quindi si destreggia nel tentativo di farle capire come possa proseguire per la sua strada. <Lo faccio anche senza sorridere?> Le domanda con un tono quasi speranzoso, come se ci tenesse davvero alla sua risposta. <Si posso consigliarti Atsumori, lui è abbastanza simpatico. Se volessi qualcuno di più severo allora ti consiglierei Kouki, lei è terribile e musona.> Un buon modo per dire che è un po' severa, ma sicuramente non è malvagia. Comunque la stringe in quell'abbraccio, ricambiato dall'altra, cosa che le fa molto piacere e, a quel punto, si lascerebbe cullare in quel calore sino a quando l'altra non se ne volesse distaccare. In quel modo tenta di riprendersi un po' e stare tranquilla con una persona innocente come l'altra [END].

Usagi incontra Tsukikou mentre suona il suo strumento, sempre con il dolore che ancora l'attanaglia. Fortunatamente l'altra riesce comunque a farla rinsavire un po', così si scambiano un abbraccio finale che le rassicura entrambe.