Incontro tra vecchio e nuova Uchiha
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Giocata del 23/03/2020 dalle 14:10 alle 18:16 nella chat "Spiaggia"
La disperazione l'ha travolta completamente, distrutto l'unico rapporto di vera amicizia che la piccola abbia mai avuto nella sua vita. La frustrazione per non aver potuto aiutare sua madre, il rimpianto per non aver potuto parlare con lei un ultima volta la divorano e la devastano. Ha un solo modo per sfogare tutta quell'immensa rabbia e dolore che ha accumulato in quel giorno, ha trovato un posto appartato al parco per esprimere tutta il suo immenso cordoglio tramite la propria musica. Sulla sabbia asciutta, tra il rumore delle onde, si fa largo la splendida luce solare che trasuda dai meandri delle nuvole sparse; barlume malato di caldo che lentamente si nobilita verso la primavera, da quell'inverno freddo che attanaglia il mondo con la sua morsa gelata. Una giornata comunque mite, senza pioggia alcuna, cominciando il loro decorso verso la rinascita dello splendente Apollo e il dissiparsi delle tenebre sul mondo. Tuttavia una coltre di nebbia circonda il luogo con la sua morsa e ostruisce lo sguardo a chiunque si trovi a passare. Per non restare rinchiusa con i suoi pensieri, per non essere trasportata dalla disperazione, la piccola Uchiha ha deciso di stazionarsi nuovamente sotto l'ombra di una volta arborea su quella fine spiaggia che si eleva per pochi metri verso l'alto, per lasciarsi trasportare da soavi note musicali; le proprie dita cercano i fili dello strumento e, sinuosamente, li pizzicano con leggiadria magistrale. Si trova inginocchiata sotto un grande arbusto, forse un pino marittimo che protegge con i suoi aghi la grande vegetazione che si staglia sull'isola, circondata dai minuscoli frammenti della fatica della natura sul quale poggiano le proprie gambe, con il sedere accomodato sui talloni. Davanti a sé, poggiato sulle sottili cosce, si trova un tradizionale Shamisen che emette dei suoni malinconici, un doloroso requiem che non cessa ad ogni movimento delle proprie mani e, magistralmente, cercano di emanare quella melodia carica di una disperazione atavica, quasi come se un sentimento di puro dolore estatico possa sprigionarsi dalla figura minuta e pervadere il luogo trasportato dalle onde sonore. Queste si propagano nell'etere raggiungendo in un attimo tutti coloro che possono udirlo, che sono coscienti della presenza di qualcuno che le suona e che si innalza verso le più alte vette della passione. Non è null'altro che una ragazza, molto fine e dall'aspetto curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono candido che si apre dietro la schiena e davanti al petto a mostrare un colore rosso sanguigno. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto. Nel folto di lunghi codini biondi, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, quando ella muove il capo, producono un suono sordo unendosi alla dolcezza delle note prodotte, quasi usasse un secondo strumento supplementare [Drin - Drin]. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Un'espressione spenta, con profonde borse sotto le palpebre, senza un velo di trucco e le cavità oculari gonfie per il pianto. Pare persa in quel mare di suoni che la trasportano via da quel luogo, è lì ovviamente, ma completamente rapita dalla melodia che sta suonando, completamente travolta dalla disperazione per la perdita subita. Il terreno viene percepito dalla piccola ragazzina con chiarezza, un contatto estremamente vero con la terra, un connubio messo sul tappeto magnifico dei versi che vuole raccontare qualcosa che tocchi, che possa far condividere quel sentimento in modo anche molto metafisico, con gli animi delle creature che l'ascoltano. Per il momento questi sono gli animali della spiaggia, dal più minuto insetto al predatore del mare, ma anche la flora che la circonda non manca, per quanto non può evitarlo data l'immobilità della scena, di vibrare al ritmo delle corde della piccola suonatrice. Figura che non manca di mettere alla prova le proprie facoltà, non per coloro che possono ascoltarla, ma solo per sé stessa, esclusivamente per una sfogo interiore e uno stordimento dell'animo che, d'improvviso, sembra prendere il volo sognante, spiando il ritratto che pare essere immortalato ove lei, nella scena centrale, è immortalata mentre muove le dita e i polpastrelli sulla tastiera dello strumento e tutto ciò che la circonda sembra unire, in un connubio perfetto l'arte della musica, in un impulso dionisiaco la vita con l'arte. [Chahra On 30/30] [Equipaggiamento: Porta kuni e shuriken X2; Portaoggetti X1: Tonico recupero Chakra Speciale X1; Tonico recupero Chakra X10; Fumogeno X1; Fuda con tronchetto da sostituzione con carte bomba X5; Carte Bomba X5; Bombe luce X2]. Il mare si muove lentamente, un'onda dopo l'altra. La schiuma creata si infrange a riva scomparendo in pochi secondi, assorbita dai granelli di sabbia umida. Una danza lenta e costante, un continuo andar e venire che con il suo suono riesce a cullare in una dolce sinfonia chiunque sia nei dintorni. Il Sole non splende al massimo della sua luce, offuscato da un velo di nebbia che si posiziona tra la stella infuocata e la terra sottostante che così tanto ha bisogno di quei raggi caldi in certe giornate buie. Una leggera brezza soffia su quella spiaggia trasportando con sé piccoli granuli di sabbia che ballano sulle correnti d'aria. Questo panorama è osservato da un paio di iridi nere scure in lontananza. Sdraiato sopra di un ramo di un albero possente e sempreverde, con la nuca appoggiata sul tronco di questo, Kioshi guarda con distacco tutto ciò che si disegna davanti a lui. Le gambe sono distese e accavallate l'una con l'altra, le mani sono posate sopra il petto dello stesso, immobile in una posizione che potrebbe dare l'impressione che il ragazzo possa appisolarsi da un momento all'altro. L'outfit del jonin è diverso da quello portato quotidianamente: una semplice maglia viola a collo alto con sopra un gillet di colore grigio e un paio di pantaloni di color nero di un tessuto elastico. In più, tutta la parte superiore è coperta da un mantello nero che si allunga fin alle ginocchia dell'uomo. Ai piedi indossa un paio di sandali da ninja, dello stesso colore del pantalone. Intenzionato a riposare, l'Uchiha socchiude gli occhi pronto per lasciarsi trasportare dal canto del mare. In pochi secondi però, la sua attenzione viene catturata da un secondo suono proveniente qualche metro distante da lui. I suoi occhi si spostano verso un pino marittimo notando una figura minuta e femminile posata sotto di esso. Una musica triste, note che escono addolorate dal suo strumento. Il jonin, in pochi movimenti veloci, si alza in piedi sul ramo in cui si trova. Flette leggermente le ginocchia per darsi una spinta tramite l'ausilio delle piante dei piedi che lo aiutino, tramite un balzo, a raggiungere l'albero da cui proviene quella sinfonia. Credeva di essere solo e invece si trova davanti una ragazza. Kioshi atterra sulla sabbia, due metri distante dalla ragazza. La mano destra si porta sul mantello per pulirlo dai granelli che si sono attaccati al vestito dopo il suo movimento. <La tua musica è..> cerca un termine per definirla. Quelle note gli danno conforto e lo fanno tornare indietro nel tempo con i ricordi <.. nostalgica per me> la definisce in questo modo posando le sue iridi scure sulla ragazza. Rimane in silenzio, come se volesse lasciare alla ragazza il tempo per continuare la sua canzone. [chk on] Lo Shamisen, già di per sé, si presenta come uno degli strumenti dal suono più triste che si possa udire, naturalmente una brava suonatrice come la piccola che si esercita ogni giorno, forse più di quanto non faccia con le arti ninja, potrebbe anche trarre un'enorme piacere da quel suono, ma non in quella circostanza. Solo un giorno è passato da quella scena che ancora le ritorna alla mente con sconcertante realtà, la morte della madre l'ha devastata e non riesce ancora a sorridere, il suo bel riso, quello che trasporta tutti nel mondo delle favole e li travolge con la sua energia ormai è solo un ricordo per chi non la intende. Ormai la bella parvenza dei mondi di sogno lascia il posto ad una tragedia ellenica che si dipana nei meandri e nello sfogar delle onde marittime. Una scena dolorosa viene rappresenta soltanto da Usagi che non cessa per un momento di far vibrare le corde, a miracolar mostrare quasi il presupposto di tutta l'immagine che si palesa davanti all'osservatore che voglia lentamente apprestarsi a raggiungere l'albero divino sotto il quale avviene quella sorta di magica esistenza, dolorosissima realtà empirica che l'è stata stravolta in pochissimi istanti, in un tempo incredibilmente breve, un istante nel quale i grandi occhi rossi si sono posati sulla macabra grafica che l'è stata posta come un mortifero regalo. Oltre alla rappresentazione visiva e la composizione del totale compianto, la musica che si ode sembra parlare, muoversi con un energia quasi magnetica nell'aria, supera i nodosi rami degli alberi e si propaga nell'immensità; note che parlano di nostalgia, un cantico che pare spezzare l'incanto di ogni cuore afflitto da letargia e che è stato ferito e dilaniato da qualsiasi cosa. In quell'assonanza musicale, la piccola cerca comunque di immergere tutta sé stessa, concentrata nell'esecuzione certo, ma è qualcosa di più profondo e spirituale che la muove, ciò è anche dimostrato dal corpo e dai suoi movimenti, sembra suonare lo strumento con ogni molecola o atomo che possiede, il busto si muove in modo circolare come a seguitare le note dello spartito, in un crescendo e un calando quando questo si facesse suono. Urlano i suoni, urla la mente e urla lo spirito. Le grandi iridi sono semichiuse, come se volesse essere totalmente in balia del suo componimento o dell'animo che sta scaturendo da lei, da quell'energetica psichica che non cessa mai di propagarsi, tuttavia si possono tranquillamente notare, tra le fessure delle ciglia folte e argentate, un vermiglio acceso, quasi risplendessero di luce propria. Ferma il capo solo quando nota l'avvicinare di una figura oltre la nebbia, per quanto la propagazione sonora non cessi e si sente sfogare ciò che di più marcio possa esistere nel mondo, come se volesse portare a termine il lavoro e che nessuna presenza possa impedirglielo. Le labbra sottili si dischiudono per far fuoriuscire un lungo sospiro, come se l'anima d'improvviso volesse prendere il volo. Si unisce intanto un suono sempre nuovo e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione degli ascoltatori si occupa di questo, come se il componimento stesse per raggiungere la sua giusta conclusione. Così continua, imperterrita, priva di alcun barlume di felicità, dando sfogo alle dita che toccano i tasti dello strumento con forza, tanto che vuole sfogare la sua irrequietezza. Intanto il territorio musicale comincia a prendere una virata, seppur leggera, sempre più acuta, via via che avanza il motivo i bassi diventano sempre più sparsi e radi, mentre gli acuti si fanno frequenti e indomabili, muovono i toni come il passo costante di un cavallo che si trasforma lentamente in un trotto e poi in un galoppante sentimento di dolore dalle malinconiche forme. In quello che si può udire c'è una nota discordante, un basso la minore viene percepito come uno spettro in tutta la canzone, un dolore forse mai lasciato o una prigionia mai spezzata, ciò può esser noto ad un ascoltatore attento. Infine, come a chiudere un'orchestra cacofonica, un'ultima nota viene fatta vibrare, acuta e continua, che corona il termine dello spartito. Solo allora abbassa le mani sulle cosce e i polmoni si dispiegano causando un profondo respiro, come si fosse liberata da una fatica incredibile o semplicemente uno sfogo istintivo che si conclude con una sonata al di sopra della spuma marittima. Solo in quel momento le palpebre si schiudono posando i vermigli loculi, che adesso si notano chiari e distinti, sulla presenza maschile che l'ha richiamata alla realtà durante la melodia ma che non è riuscita a scalfirla in quella tradizionale e antichissima arte. Tuttavia non emette un flebile suono, le labbra restano serrate, portando lo sguardo a rimirare le corde dello strumento. <La mia musica è per me...> Abbassa lo sguardo sullo strumento. <Per nessun altro. Chi sei?> Alza il capo a guardarlo, facendo tremare le labbra come a volergli volgere un sorriso, ma non sembra proprio riuscirci, quindi fa un sospiro e ci rinuncia. <Probabilmente ti avrei riso e fatto le feste, mi perdonerai se non sono in vena al momento.> Dice soltanto, mentre le mani si alzano agli occhi gonfi per cerca di di stropicciarseli leggermente, appare chiaro che sia molto stanca e che il sonno non riesce a ristorarla, forse per le poche ore che si porta dietro. Le parole del jonin non distraggono la figura femminile che continua a far danzare le dita sullo strumento dal quale fuoriesce una melodia sempre più coinvolgente. Siccome il ragazzo non vuole disturbare ulteriormente la canzone, si lascia andare a quei ricordi che le note musicali gli portano nei pensieri. Le palpebre vengono leggermente socchiuse nascondendo il suo sguardo cupo. La mente viaggia agli anni precedenti, quando ancora viveva con Arima. Quella musica gli ricorda i momenti passati insieme al suo migliore amico, alle giornate trascorse ad esercitarsi e ai pomeriggi infiniti a fantasticare sul futuro. Ogni nota portata a termine dalla ragazza però lo trascina fino a rivivere i ricordi della notte in cui la vita di Arima è stata portata via. Ogni singolo secondo lo avvicina al ricordo di quella notte funesta, sopra quel tetto. Il jonin rivive amaramente quei momenti nei suoi ricordi fino a quando la ragazzina non scandisce una nota più bassa e in quel momento, nell'esatto propagarsi di quel suono, Arima espira il suo ultimo fiato. Gli occhi del jonin si riaprono lentamente e si mostrano luccicanti da lontano. Kioshi non versa più lacrime perchè ormai le ha finite. Ha passato davvero tanti anni assaporando ogni notte quel dolore immenso nel suo petto ma ormai è riuscito a dimenticarlo, o forse meglio, a sopportarlo. Il dolore lo ha reso più forte. E da quella forza sta costruendo la sua vita. La musica termina e la ragazza prende fiato. Il suo viso sembra essere davvero triste. I lunghi capelli neri dell'Uchiha coprono parte del suo sguardo ma con un rapido gesto della mano destra vengono spostati di lato. Le iridi scure si soffermano sull'espressione di lei. La voce della ragazza giunge all'udito del jonin ora dicendo la sua musica è personale. Un momento in cui cullarsi in solitudine. <Non lo metto in dubbio. Ma l'emozione che crea.. è di tutti> l'arte può scaturire sentimenti. E lei non può essere capace di bloccare queste reazioni nelle altre persone, proprio come è successo a Kioshi. Lei rivela di non esser in grado di esser felice quest'oggi dando prova del suo momento no. <Il mio nome è Kioshi Uchiha> a parlare è nuovamente il jonin con un tono di voce basso, senza allegria. <Tutti abbiamo delle giornate in cui vogliamo restare da soli e non saperne di niente e nessuno> le sue parole cercano di raggiungere ancora una volta lei. <Credimi.. Posso capirti> afferma pensando a tutti quei giorni passati da solo viaggiando tra il Villaggio del Suono e quello dell'Erba, in cerca di risposte sulla morte del suo migliore amico. L'unica persona che aveva al mondo. <Come ti chiami te, invece?> domanda verso la ragazzina lasciando posato su di lei le sue attente iridi. [chk on] Lascia naturalmente che l'astante sconosciuto ragazzo si culli con la propria musica, forse sarebbe stata compiaciuta, in altre situazioni, di quell'attenzione mostrata, attualmente non riesce a fare altro che a muovere le dita e far prendere forma al tormento, al compianto, al lamento di quell'arte, intendendo del suo stesso stato d'animo, ad avere coscienza della nuda e dura realtà. Solo quando termina e prende parola, cerca di prestare attenzione al ragazzo che le si trova davanti. <Si certo e fino a ieri ne sarei stata anche felice...> Scuote il capo, ma lentamente, tanto da non far vibrare il suono dei campanellini sul proprio codino, questi infatti tacciono, non propagano alcun suono, anche perché lei non si muove così freneticamente come farebbe di solito. <Adesso non ne traggo alcun piacere. Non giudicarmi, per favore...> Una reminiscenza del suo spensierato carattere sembra affiorare in quel mare di dolore. <Non sono così. Adesso semplicemente non mi va.> Tira su con il naso, come a voler reprimere un nuovo pianto che per poco non si dipana. Stringe nuovamente le dita sul proprio strumento, al solo scopo di sentire qualcosa di vicino, come un'ancora di salvezza nel nero mare dell'infinito. Stringe le palpebre, forte le serra, ricacciando indietro il dolore, mentre un fulmine a ciel sereno la scuote come da un sonno profondo. Trema completamente, come se le sue fondamenta venissero percosse da un forte terremoto. <Cosa?> Sgrana gli occhi e subito scatta con le mani a poggiare lo strumento al suolo, alla propria destra, scostandolo immediatamente. <Uchiha?> Domanda come a volersene accertare, per quanto sia una palese domanda retorica e dalla chiara e nitida risposta. <Ah puoi capirmi, ma davvero?> Scatta in piedi, cercando di fare perno sulla propria gamba destra e sollevando l'intero corpo in posizione eretta. Stringe i pugni, con le braccia distese lungo i fianchi. <Come mi chiamo?> Stringe forte le palpebre, mentre i muscoli si tendono completamente, sembra infatti concentrarsi con tutta sé stessa, cercando di richiamare alla mente un ricordo preciso e costante, mentre lo stesso dolore che ha provato e che ancora prova, le fa forza e la sospinge a muovere il suo chakra. Quell'energia metafisica e trascendente comincia a muoversi in modo caotico, non del tutto controllato e con non poca difficoltà, non avendo ancora un completo potere su quell'abilità che ha scoperto di possedere. Infatti richiamando alla mente i suoi stessi sentimenti, l'adrenalina comincia a scorrere come un fiume in piena nelle vene, facendo in modo che lo stesso sangue acceleri le sue movente e il principiale organo palpitante, come un furioso rullo di tamburi, si scatena in una danza enfatica e roboante, sono dei tuoni ripetitivi e conseguenziali, qualcosa di estremamente possente che sospinge l'energia impastata a salire verso l'alto, a percorrere ogni orifizio e anfratto del corpo per raggiungere il mare di quei rosi occhi. Cerca quindi di richiamare quella debole e incostante abilità innata che è riuscita appena a richiamare, a rendere palesa alla piccola coscienza. Se tutto fosse andato per il verso giusto, allora nel riaprire le palpebre le iridi vermiglie si tingono di un cerchio mediano, prima della sfera che più larga gira e più grande dell'oculo nero e sottile centrale; insieme a questa, a puntare verso l'alto, un singolo e debole tomoe si nota impresso, nero come la pece, nel mare di sangue. <Usagi non serve che aggiunga altro.> Continua a stringere le dita nel palmo della mano, quasi a causarsi delle piaghe, mentre i denti cominciano a battere freneticamente tra di loro. Lo sguardo carico di rabbia si palesa al volto del giovane. <Perché?> Domanda soltanto aspettando la risposta dell'altro, come se egli avesse tutte le risposte che le servono [Chakra On 29/30] [Tentativo di richiamo Sharingan]. Ora che la musica è finita, il loro discorso sembra entrare nel vivo. Il carattere della ragazza sembra essere quest'oggi rinchiuso in una gabbia. La sua vera essenza sarebbe nascosta in un angolo profondo della sua anima e la giornata di oggi sarebbe una di quelle che, al suo termine, finirebbe dimenticata e buttata via. Cosa le è successo? Cosa può aver provocato tutto questo in lei? Le domande iniziano ad aumentare nella testa del jonin che vorrebbe comprendere di più da questa situazione. In realtà, non conosce la persona che ha davanti e potrebbe importargliene poco. Kioshi vorrebbe capire però quali sono le motivazioni che spingono una persona a cambiare così radicalmente il proprio carattere, come ha fatto capire la giovane signorina. Le parole della kunoichi arrivano all'orecchio del jonin. Parole amare di chi non vuole aprirsi e vuole annegare nel proprio dolore. Questo è un altro motivo per cui Kioshi è interessato a continuare l'incontro casuale. Il momento della ragazza gli ricorda il periodo che lui ha passato. I giorni in cui qualcuno voleva dargli una mano e lui preferiva scappare via da tutto per cercare un modo per rivivere il passato. Ma tutto cambia in un attimo. Basta che il jonin pronunci la parola Uchiha e la ragazza sembra risvegliarsi da un profondo sonno. I secondi successivi sono riempiti da domande retoriche della ragazza a cui Kioshi non risponde osservando soltanto il continuo fare di lei. Si è alzata in piedi in un attimo e sembra essere arrabbiata contro il mondo intero. Tutto accade in pochi attimi. La ragazza sembra concentrarsi e, pochi attimi dopo, le sue iridi mostrano il potere dello sharingan. <Uchiha..> ecco la parola magica. Tutto sembra trovare un collegamento ora. Il dolore, quella sensazione di saper cosa provava. Usagi domanda a Kioshi perchè. Il giovane abbassa leggermente il capo scuotendo più volte la testa a destra e sinistra. Alza leggermente lo sguardo verso di lei ora mentre la mano destra si solleva dal fianco. L'indice indica lo Sharingan a una tomoe della genin <La risposta è nei tuoi occhi, Usagi> sussurra quasi dispiaciuto. Una maledizione.. ecco cos'è. Per un potere maledetto, una vita maledetta. <Tutto il dolore che hai provato, tutto il dolore che proverai nella tua vita.. Tutto sarà causa di ciò che ti renderà forte> il dolore che sta provando causando il risvelgio del suo potere oculare sarà ciò che la renderà una persona in grado di affrontare gli ostacoli della vita. <Posso capirti, sì..> afferma nuovamente il jonin. <Cosa ti è successo?> domanda lui ora cercando di capire la situazione di lei. Ora che sa che è un'Uchiha, Kioshi ha un motivo davvero valido per conoscere la sua storia. [chk on] Si, la piccola si sente carica di rabbia e frustrazione, un sentimento che non ha mai creduto di provare e che mai avrebbe voluto sentire nel suo cuoricino palpitante. Eppure adesso è lì e non sembra volersene andare, per quanto faccia male, per quanto possa trascinarla nell'inferno in cui si trova in quel momento. In quegli attimi di silenzio del giovane, non riesce a fare a meno di stringere i denti, di provare una rabbia infinita, ma non verso il mondo, ma verso sé stessa e un'altra persona in particolare. Vuole sapere il motivo di quell'atto tanto osceno, vuole comprendere ed è il suo unico desiderio, anche perché non è proprio la persona adatta a provare odio o desiderio di vendetta, ma sono cose che ormai si sono insinuate nel suo animo, come una velenosa serpe che gli attanaglia il petto e non sembra voler andare via. Lo fissa ardentemente, lasciando che quegli occhi non durino più del dovuto, facendo sfumare la presa del chakra che cade come un macigno su di loro. Tuttavia è il nome che lui pronuncia a farla scattare, molto più di qualsiasi altra cosa. <Maledizione!> Dichiara al cielo, bestemmiando la divina maestosità, la somma sapienza e il primo amore. Cerca di volgersi su sé stessa, ponendosi frontale al tronco nodoso del pino marittimo sotto al quale staziona e di istinto, come a voler sfogare i propri sentimenti e la propria rabbia, il braccio dritto viene fatto vibrare nell'etere, piegandolo all'altezza delle spalle e, ruotando il busto in senso orario cerca di caricare un poderoso colpo. Tenta di scagliare un dritto pugno contro il legno, distendendo il braccio in tutta la sua lunghezza in avanti e volgendo il busto in direzione contraria alla precedente, così da impattare le nocche della dritta manina contro la superficie lignea al massimo della propria forza, seppur molto esigua. Questo causerebbe, senza dubbio, una reazione delle carni che si lacerano al colpo e aprono delle piaghe dalle quali uscirebbe liquido sanguigno. <Grrrr.> Stringe i denti per il dolore e cerca di ritrarre la mano per avvolgerla alla manica del kimono. Non si volge nuovamente verso il corvino, dato che delle profonde gocce d'acqua salata prendono a rigarle le gote pallide. <Chiamami...> Prende una pausa nella quale si sente un singulto, come se facesse fatica a parlare. <Chiamami Usagi-Chan...> Aspira con il naso, così da cercare di controllarsi, mentre il capo si alza verso il cielo in modo da ricacciare indietro le lacrime; un tentativo che non sembra portare a nessun risultato concreto. <Non dimenticare l'onorifico!> Batte prepotentemente il piede manco al suolo, come a voler insistere su quell'argomento. Per quanto sia in quello stato, sembra comunque non aver perso le abitudini e cosa veramente vuole; ma più ci prova a superare, più non riesce a lasciarsi trasportare e anche quella richiesta che, di solito, risulterebbe carina, adesso non sembra che una becera imposizione. <Non voglio diventare forte, non mi interessa la forza, cosa me ne faccio?> Gli domanda cercando di ruotarsi di scatto. <A cosa mi serve? A cosa serve? Che utilità ha? Come può restituirmi ciò che ho perso?> Lo riempie di domande, naturalmente, anche perché lo fa sempre, ma adesso quelle risultano essere vacue, vuote e rabbiose, cariche di risentimento a dispetto del suo solito modo di comportarsi. <Non mi serve la forza, rivoglio il mio sorriso...> Batte il piede al suolo. <Voglio tornare ad essere felice! E' questo quello che voglio. Maledizione!> E un nuovo colpo viene elargito alla nera sabbia sottostante. Sembra proprio una bambina, ma in effetti ha solo dodici anni. <Qualcuno, come regalo, ha ucciso mia madre; la mia migliore amica, la mia compagna di giochi, la mia vita! Voglio sapere chi è stato! Perché ha voluto farmi questo...> Alza le braccia e mima una virgolettatura. <"Regalo"> Tanto per far capire che sta parlando di qualcosa di preciso. Un Uchiha è così. Passa la sua vita tra disperazione e dolore ma nel momento in cui risveglia il suo potere oculare, tutto sembra trovare un senso. Kioshi lo ha imparato sulla sua pelle e non potrà dimenticare mai quello che ha passato. La morte di Arima ha segnato la sua vita. Rivivere la morte del suo migliore amico tramite gli occhi di chi lo ha ucciso, ha risvegliato in lui il potere più grande che un Uchiha possa risvegliare. Dal cuore del jonin, il dolore fuoriesce come un fiume che riempe canali vuoti e sospinge il chakra verso gli tsubo superiori. I ricordi di quello che ha provato in quei momenti trascinano quel sentimento di rabbia verso i canali oculari del ragazzo. Qui, la morte di Arima riprende vita entrando in reazione con il suo gene del Clan. Le palpebre si socchiudono per pochi secondi. Un battito di ciglia e le iridi di Kioshi si trasformano. La kunoichi, quando guarderà il jonin, potrà accorgersi del cambiamento dei suoi occhi. Le iridi sono ora rosse e al loro interno diversi tribali di colore nero si uniscono tra loro. Questo è lo Sharingan ipnotico. Questo è il potere maledetto degli Uchiha. Per possedere questo potere, devi uccidere la persona che più ami nella tua vita. Lo Sharingan è un percorso di vita che porta l'Uchiha per forza di cose a cambiare la sua essenza. Il giorno della morte l'Uchiha capirà di non esser più quel bambino che era, di non aver più quel carattere che aveva e di non possedere più i sogni cullati nell'infanzia. Lo Sharingan cambia le persone. Le iridi del jonin guardano la ragazza tirare un pugno sulla corteccia dell'albero davanti a lei. Usagi rimane rivolta verso il tronco dando le spalle al ragazzo. <Va bene, Usagi-Chan..> cerca di comprendere il suo dolore e ascolta tutte le domande che lei gli pone. Vorrebbe darle la soluzione alla sua vita ma purtroppo non può. Ognuno deve affrontare questo percorso a proprio modo. <Non hai scelta.. Dovrai convivere con questa maledizione> abbassa il tono della voce rendendolo ancor più cupo. Le sue parole escono dalla sua bocca con la consapevolezza di essere dure e non dare speranze. <Ciò che hai perso non ritornerà mai più. Ciò che hai ricevuto non ti abbandonerà mai più. Anzi..> Kioshi sente il chakra fluire nei suoi occhi e assapora quella forza. <Più userai questo potere, più ti sentirai al sicuro dal tuo dolore..> dice il jonin avvicinandosi verso la ragazza fino ad arrivare alle sue spalle. Sua madre è stata uccisa e Kioshi comprende il motivo del suo dolore. Tutte le domande che lei si sta facendo, il jonin le aveva fatte a se stesso anni fa. La mano destra si muove all'interno del mantello aprendo un taschino posto sulla cintura. Dall'interno, Kioshi tira fuori una benda bianca. <Posso, Usagi-Chan?> domanda alla ragazza il permesso per fasciarle la ferita. Se lei desse il suo consenso, il jonin prenderebbe la mano ferita della genin e inizierebbe ad avvolgerla tramite l'utilizzo della benda cercando di bloccare il sanguinamento. <Questo dolore ti renderà forte qui..> le appoggia l'indice appena sotto la clavicola sinistra. <Dentro di te> sussurra infine guardando la ragazza ora da più vicino visto la loro pochissima distanza se lui la stesse medicando. [chk on] Non è certamente un conforto, al contrario, sembra che non riesca proprio a scrollarsi via quella brutta sensazione dal petto, dalla mente e dallo spirito. Vorrebbe sorridere, ma non ci riesce; vorrebbe saltare, ma le gambe le tremano; vorrebbe urlare di gioia, ma non fa altro che provare una profonda tristezza. <Finirà mai questo tormento?> Fa un nuovo sospiro molto più profondo, estremamente più lungo, come a voler calmare quel tormento, ma ogni cosa non sembra riscuotere particolare successo. Forse deve solo passare, deve attraversare quella fase così carica di sentimenti; per lei che ha sempre tentato di esternare in modo egregio il suo stato d'animo, anche in quella situazione, non manca di mostrare tutto ciò che prova. Sembra riscuoterla leggermente, l'altro fa qualcosa di estremamente semplice ma, al contempo, estremamente utile per la sanità mentale della piccola. <Ecco...> Chiude gli occhi. <Grazie.> Dice soltanto, mentre il capo fa un leggero inchino in avanti a mostrare un segno di sentita gratitudine, perché l'onorifico puro e nudo l'ha scossa per un attimo, lasciandole spazio a qualcosa di più piacevole, per quanto non riesca da solo a scalfire il sentimento che prova di rabbia e perdita. <Io che...> Inspira nel naso, nuovamente, come a volersi tranquillizzare questa volta. <Ero la ragazza più felice, solare, dolce e coccolosa di tutti. Cosa ho fatto per meritarmi questo?> Le grandi iridi si abbassano mentre, sostenendosi la mandritta ferita con l'opposta, avvolta dalla manica dell'ampio kimono, cerca di volgersi nuovamente in direzione del ragazzo. <Ma io non voglio questo...> Nuovamente le lacrime cominciano a scorrere lente e inesorabili dal lato degli occhioni grandi della ragazzina, non riesce proprio a trattenerle, anche perché è sempre colei che esprime al massimo i suoi sentimenti e non riesce proprio a reprimerli per un lungo periodo di tempo. <Vorrei ridere, saltare, divertirmi. Voglio la mia mamma...> Singhiozzi cominciano a stordire la propria voce e, cercando di lasciarsi cadere sulle ginocchia comincia a piangere come una bambina, non è altro alla fine, per quanto una shinobi, per quanto adesso una Genin, resta comunque una ragazzina che ha perso la madre. Lascia che l'altro le prende la mano, continuando a mostrare le proprie lacrime e sfogare il suo dolore in diversi singhiozzi, non riesce proprio a trattenersi. Cerca comunque di calmarsi dopo qualche istante, sentendo sempre le parole del ragazzo che, adesso continua a fasciarle la mano sanguinante. Lo guarda con quei grandi occhi gonfi e pini d'acqua profonda. <Credo di dovere pensare alla mia felicità prima...> Nuovamente cerca di tirare aria dalle narici, singhiozzando leggermente. <All'accademia, mi hanno insegnato che...> Scuote il capo stingendo le palpebre. <Che lo sharingan dona tanti poteri. Bene...> Lo fissa intensamente cercando di immergere i propri occhi in quelli di lui. <Come si usa? Tu lo sai? Come posso sfruttarlo e in che modo? E come posso trovare la persona che ha ucciso mia madre?> Cerca di guardarlo con estrema serietà, una coscienza di risolutezza che comincia a farsi largo nel suo dolce sguardo.
Giocata del 24/03/2020 dalle 13:38 alle 17:35 nella chat "Spiaggia"
Le lacrime di lei scorrono infinite sul suo viso solcandone i lineamenti. La fragilità di Usagi si mostra davanti agli occhi del jonin che altro non può fare che assistere a quella scena. Il dolore ha bisogno di essere sfogato inizialmente. Deve uscire dal corpo sotto forma di lacrime, di pianti, di rabbia. Le parole della kunoichi sono di disperazione. Vuole tornare indietro. Vuole la vita di prima. Vuole solamente avere ancora sua madre. Non si può certo negare ad una ragazza della sua età di desiderare tutto questo. Lei è ancora molto giovane e la figura della mamma è fondamentale per i ragazzi, nonostante questi siano shinobi. Il corpo della genin si abbassa, ancora in lacrime, mentre il jonin afferra la mano di lei fasciandola pian piano. Vorrebbe dirle che tutto andrà bene. Vorrebbe assicurarle che ogni cosa tornerà come prima. La realtà è che Kioshi non la pensa così. La sua idea è completamente diversa. La vita di Usagi è cambiata dal giorno della morte della madre e niente potrà tornare come prima. Una cicatrice è impressa dentro la sua anima dalla quale potrà ricavare il dolore necessario per usare il suo nuovo potere. <Non..> la sua voce esce debole, come se stesse ammettendo una dura verità. Si ferma alcuni attimi in cui sospira velocemente <.. finirà mai> il tormento nella sua testa, no. Kioshi, ormai, ci convive ed è riuscito a sopportarlo. Ci sono giorni in cui però qualcosa o qualcuno gli fa tornare in mente tutta la nostalgia degli anni in cui era felice ed ecco che quel tormento rinasce in lui. Questa è la sua vita, da quel giorno maledetto. La ragazza pone a lui molte domande, infine. La tomoe di lei entra a contatto con lo Sharingan ipnotico di lui. In questo momento, entrambi potrebbero vedere il chakra fluire in loro come una scala di rosso che si concentra sempre più al centro del loro corpo dove è maggiore la quantità dell'energia impastata. Tutto il resto, ciò che non è alimentato dal chakra, andrebbe a scalare in un colore più scuro fino a tendere al nero. <Lo Sharingan ti dona la capacità di poter leggere i movimenti altrui con anticipo> di fatti, le azioni altrui saranno rallentate durante l'uso dello Sharingan. <E sarai capace di percepire il chakra, in ogni suo spostamento> veicolare l'energia per utilizzare un genjutsu e vedere il chakra in arrivo da parte di un nemico. <Più lo terra attivo, maggiore sarà la tua abilità nell'utilizzare i suoi poteri> spiega il jonin cercando di essere chiaro con lei. Le sue parole sembrano cambiare atteggiamento ora. La sua fragilità vuole vendetta. <C'è un solo modo per trovare un indizio che possa condurti a lui: tornare in quel posto> tornare dove lei ha trovato il corpo della madre morto e cercare un solo dettaglio che possa condurla a quella persona. <Ci riuscirai? O il dolore ti fermerà?> chiede, curioso, Kioshi verso la ragazza. Lo Sharingan non è per le persone deboli. Questo è chiaro. [chk on] Sembra proprio che l'altro non faccia altro che dire la verità, peccato che questa sia la nemica peggiore dell'amore, spesso infatti si tende ad addolcire la cosiddetta pillola, per quanto lei preferisca conoscere tutto e sapere tutto. In quel momento non può fare proprio a meno di piangere, non riesce a trattenerle in alcun modo possibile; forse anche per il fatto che tende sempre ad esprimere i propri sentimenti, sempre ad esternare in modo enfatico ogni dolcezza che ha nel cuore. Sfortunatamente quello non è proprio il momento della dolcezza e delle cose carine che lei tanto agogna, non riesce proprio a pensare ai bellissimi peluche e ai sorrisi che spesso ha condiviso con gli altri. Vorrebbe tanto portare gioia e consolazione a coloro che la circondano, vorrebbe tanto tornare a saltellare allegramente, ma non ci riesce per quanto ci prova. L'immagine e la perdita della madre non fanno altro che tornare alla mente, rombanti sentimenti che aleggiano nella sua anima e che fatica a scacciare, fino a che non ci ha praticamente rinunciato. <Tu non riesci proprio a dire una parola dolce vero?> Immerge i suoi occhi gonfi e colmi di lacrime in quelli strani di lui, chiaramente lo riconosce come lo sharingan, ma di un tipo molto diverso da quello di lei, non riesce a capire cosa sia, non ne ha la conoscenza, ma sicuramente può notarlo. Il proprio invece ha una sola pagliuzza nera verso l'alto, un solo tomoe di tenebra che infetta l'iride rosso come un tumore. <Sembri tu quello che deve essere consolato...> Inspira nuovamente dal naso e cerca di portare il braccio manco, dato che l'opposto con la mano ferita si trova sotto le cure dell'altro Uchiha, a posarsi sugli occhi e cercare di strofinarli per asciugare le lacrime con la manica del kimono. <Come si mantiene lo Sharingan e come si evolve? Perché il tuo è diverso? Che tipo di potere mi permette di usare?> Lo riempie di domande, mentre la voce è palesemente tremante, stressata, rotta da leggeri singhiozzi che non cessano di fiaccarle continuamente. Sta cercando palesemente e in modo arduo di pensare ad altro, di spostare la mente su qualcosa di diverso, senza però sortire alcun effetto positivo, dato che le lacrime continuano a rigarle meste il volto pallido e scavato. Non ha nemmeno mangiato, dovrebbe riprendersi se non volesse lasciarsi morire. Si sta cambiando da frustrazione a rabbia, vuole capirne il motivo, non vuole vendetta soltanto, pretende di sapere il perché di quel gesto, cosa abbia fatto la madre per meritarsi una morte come quella. <Mi ha detto...> Inspira nuovamente, cercando di calmarsi. <L'ho visto, una figura rossa, come il nostro chakra...> Scuote il capo e solo quel frenetico movimento involontario, solo per scrollarsi di dosso una brutta sensazione, le permette senza volerlo di far vibrare il suono dei campanellini sul proprio codino sinistro [Drin - Drin]. Un rumore che però la fa fremere e scuotere enormemente. <Maledizione!> Stringe le palpebre facendo scendere altre lacrime. <Non sono riuscita a vederlo in modo chiaro, lo sharingan si è attivato in quel momento, poi sono svenuta. Mi ha parlato, ha detto di parlare con il clan Uchiha e che la morte di mia madre era un regalo per me.> Batte con forza il piede al suolo, sulla sabbia umida che lambisce il suolo che solcano. <Non è un regalo, ma una maledizione! Non lo volevo!> Poi cerca di sollevare nuovamente lo sguardo in quello di lui, nell'ammirare, senza troppa passione, gli occhi che la guardano. <Devo riuscirci. Io sono coraggiosa, altrimenti non sarei una Genin. Devo solo trovare un po' di forza.> Scendono nuovamente le lacrime, mentre abbassa il capo a guardare il terreno sabbioso. La verità fa male. E questa è sempre stata sbattuta in faccia a Kioshi, sin dal giorno in cui ha sbloccato il potere dello Sharingan ipnotico. La verità è che nessuno avrebbe potuto dargli indietro il suo migliore amico. La verità è che avrebbe dovuto vivere senza la sua presenza fino al giorno della sua morte. La verità è che, per quanto lui lo voglia, le cose non potranno cambiare. La sua visione è totalmente pessimista in questo periodo della sua vita. Non è sempre stato così ma sono gli eventi vissuti nell'arco della sua esistenza ad averlo condotto in questo stato psicologico. Usagi fa notare a lui di non usare neanche una parole dolce. Kioshi non è riuscito a dire neanche una frase per consolare il dolore di lei. <Forse sono la peggior persona che potevi incontrare in questo momento, Usagi..> lo dice con sincerità, forse anche deluso da ciò che non può dare in questo momento alle altre persone. <.. Usagi-Chan> avvolto nei suoi pensieri, si ricorda in un secondo momento della richiesta di lei su come chiamarla. Il dolore è contagioso, purtroppo. Vedere lei in questo stato riporta Kioshi a rivivere il periodo in cui lui era nelle stesse condizioni. E si rende conto che per quanto un dolore lo puoi nascondere nel profondo, questo può far sempre ritorno e distruggerti dentro lentamente. Kioshi termina di bendare la mano di Usagi mentre lei afferma che forse è proprio il jonin quello che ha bisogno di essere aiutato. Lo sguardo del ragazzo si sposta velocemente dalla mano di lei ai suoi occhi e, incosciamente, compie un mezzo passo indietro. Un movimento compiuto con l'intento di proteggersi dalla frase detta dalla kunoichi. Lui ha bisogno di essere consolato? Perchè? Sembrava aver superato tutto quello che aveva passato ed ora, invece, tutto il suo dolore sta esplodendo in lui come un vulcano. Tutto questo lo sta confondendo. Lui non ha bisogno di niente. <Mantieni il flusso di chakra indirizzato verso i tuoi occhi..> cambia subito discorso rispondendo alle domande della ragazza. <Si evolve..> questo è un concetto difficile. <Può avvenire in modi differenti: svilupparsi durante una battaglia, quando ti trovi in difficoltà, o..> e questo è il caso più frequente, come successo a lui <.. subendo ancora più dolore> dichiara usando sempre un tono di voce basso. Le domande della genin continuano e il jonin cerca di rispondere a tutte <Il mio Sharingan ha sviluppato l'ultimo stadio. Ci sono quattro tipi> alza mano destra iniziando a contare <Una tomoe, come la tua> l'indice viene alzato in solitudine verso l'alto. <Due tomoe> il medio raggiunge il precedente dito. <Tre tomoe> l'anulare si posiziona accanto agli altri due. <E infine..> rimane ancora solo l'indice che punta ora i propri occhi <.. lo Sharingan Ipnotico. Per sviluppare questo tipo, devi uccidere la persona a cui più tieni nella tua vita> spiega quanto sia difficile ottenere questo tipo di potere. Il jonin concentra il chakra nei suoi occhi accumulando una grossa quantità di energia. Attraverso il suo Sharingan, il chakra esce in direzione di lei che verrà investita da una sensazione di freschezza e sollievo. <Cosa vedi?> domanda Kioshi sapendo che gli occhi di lei stanno notando qualcosa di diverso. Infine, lei spiega tutto ciò che sa di quella persona. Non è molto ma può essere un inizio. <Fallo, allora. Non fermarti fino a quando non riuscirai a trovare le risposte che cerchi. Non smettere mai perchè ti perseguiranno per la vita altrimenti..> consiglia vivamente lui alla genin sapendo di cosa sta parlando. [chk on] Sembra che la propria anima sia molto affine, almeno in quel momento, a quella del ragazzo che le si trova davanti, come anche lo stato d'animo presente in quel luogo così intimo tra due membri dello stesso clan che hanno subito un destino così simile tra di loro. Non riesce proprio a rassegnarsi la piccola, per quanto il suo stato d'animo sia lacerato e il dolore l'abbia praticamente distrutta e tutta l'indomita freschezza è praticamente sfumata in una parte troppo piccola del suo cuore per essere richiamata. Tuttavia non ha smesso certo di conservarla, non è minimamente sparita e ricorda troppo bene ciò che lei stessa ha sempre affermato, i suoi ideali, il suo scopo nella vita. Increspa le sopracciglia socchiudendo gli occhi in modo da guardare in modo torvo il ragazzo che le si trova davanti, mentre lui la nomina senza l'onorifico, ma subito si rilassa e tira mesta le labbra verso l'esterno del volto, non è un sorriso, ma un'espressione più tranquilla e rilassata. Fa un profondo sospiro, cercando così di calmare il suo animo inquieto, solo allora lo nota allontanarsi, dopo aver finito di fasciarla. Così si acciglia pesantemente e i propri occhi passano da lui alla fasciatura. <Sai...> Comincia inspirando nuovamente aria nelle narici. <Mi avrebbe davvero fatto molto bene e credo che lo facesse anche a te.> Immerge i propri occhi in quelli di lui, mentre compie un gesto di cui, sicuramente, ha un estremo bisogno e che, a suo avviso, possa aiutare anche il ragazzo che le si trova davanti. Cerca di fare un passo avanti, in sua direzione, portandosi a pochi centimetri da lui, mentre le braccia si sollevano verso l'alto e appoggiarsi dolcemente sulle sue spalle, così da avvolgergli il collo in un dolce abbraccio carico di sofferenza, come se lei avesse davvero troppo bisogno d'attenzione e d'amore. Tenta di avvicinare, senza un briciolo di forza infatti basta poco per lasciarla andare, il volto al suo petto così da poggiare su di questo la guancia e mostrare lì, scoppiare nuovamente in un leggero pianto singhiozzato. Non riesce proprio a controllarsi e va alla ricerca di ciò di cui sente più la necessità, in quel caso un caldo abbraccio così da poter sostenere anche il ragazzo che sembra essere anche lui molto preso dalla sua situazione. Solo dopo qualche attimo si allontanerebbe, cercando di asciugarsi gli occhi con le maniche di quel kimono. <Questo...> Sniffa nuovamente aria. <Questo era un regalo, mi tocca lavarlo altrimenti si sciupa.> Indicando la veste che indossa. Così, in quel momento, lo lascia parlare, mentre in contemporanea mantiene il flusso di Chakra dal proprio ventre, lì dove tutto ha origine e viene impastato a dovere, verso gli tsubo che portano agli occhi, così che il potere oculare resti ancora attivo e costante, senza mai interromperlo, infatti le iridi continuano a dipingersi di quella pagliuzza nera, un faro oscuro nel mare di sangue dei propri occhi. <Ci può davvero essere un dolore più grande di questo?> Cerca di toccarsi, con la mandritta fasciata, il centro del petto, così da mostrare dove davvero le fa tanto male e dove l'animo si è lacerato. Solo all'ultima spiegazione gli occhi si dilatano in modo incredibilmente spaventato. <Uccidere...?> Non riesce nemmeno a finire la domanda. <Hai ucciso la persona a cui tenevi di più?> Sembra non riuscire a credere a ciò che sta ascoltando, come se fosse qualcosa d'impensabile per lei. <Ma è orribile! Ho già perso mia madre!> E delle lacrime di rabbia nuovamente cominciano a scendere dalle proprie iridi, mentre lo osserva con quel potere particolare, con quegli occhi che le donano una vista ovattata ed è come il tempo rallentasse attorno a lei. <Vedo dell'energia che si accumula nei tuoi occhi. Dovrebbe essere lo stesso per me?> Domanda con tono flebile, un po' impaurita da quella spiegazione, le sembra infatti qualcosa di orribile. <Già mi perseguitano, è qualcosa di devastante. Non credo di poterlo sopportare, io ero la più carina e coccolosa del mondo prima.> Infatti si è sempre vantata di questa cosa. <Non voglio trasformarmi in un mostro.> Batte nuovamente il piede al suolo. I loro mondi sembrano essere allineati in questa giornata nebbiosa. Lui capisce il dolore che sta provando la ragazza. Lei sta capendo che quello che sente dentro, è stato già vissuto dal jonin. Succede qualcosa di inaspettato però. Un gesto a cui l'Uchiha non era forse pronto. La ragazza compie un passo in avanti verso di lui annullando nuovamente la distanza tra loro due. Kioshi tenta di far nuovamente mezzo metro di lui in modo da allontanarsi da lei ma una forza fragile lo blocca. Le braccia di lei si appoggiano sulle spalle del ragazzo e, in quell'esatto momento, il corpo di Kioshi si immobilizza. Rimane fermo lasciando che lei termini il suo intento. La guancia umida di lei si appoggia sul gillet grigio che si impregna di qualche lacrima ora. Lei riprende a piangere e il jonin socchiude le palpebre abbassando il capo verso la figura minuta della kunoichi. Le braccia di Kioshi si allargano e con un movimento lento circondano il corpo di lei cercando di darle quel conforto che fino ad ora non era riuscito a darle. Un gesto complicato per lui, sicuramente non abituato a lasciarsi andare a queste reazioni emozionali. L'anima di Kioshi sembra accendersi. Ascolta il pianto di Usagi ed averla tra le braccia gli ricorda cosa significhi avere qualcuno a cui tenere. Era da tempo che non viveva un momento così emozionale. L'abbraccio termina e gli occhi dei due Uchiha si incrociano nuovamente. Le domande della ragazza riprendono, ancora insicura sul potere che sta possedendo. Il dolore può essere diverso nela sua forma. Ciò che credi che non possa farti mai male, un giorno potrebbe ferirti e provocarti dolore. Non lo stesso di perdere la propria madre, sicuro. Nella vita però nascono nuovi legami ogni giorno e magari qualcuno di questi diventa molto forte. Il dolore è inaspettato nella propria esistenza. <Può esserci sempre qualcosa che può ferirti..> amicizie, amori, compagni, villaggio, tutto può essere incluso. Il jonin spiega a lei come è riuscito ad ottenere il potere del suo Sharingan <Qualcuno mi ha fatto rivivere la morte del mio migliore amico tramite gli occhi del suo assassino. Era come se lo stessi uccidendo io, sì..> rivela alla kunoichi ricordando quella scena nella sua testa. Il chakra di Kioshi investe la ragazza e lo Sharingan di lei nota l'energia accumulata negli occhi di lui. <Esatto. Prova a veicolare il tuo chakra verso di me> come se stesse effettuando un'illusione. Kioshi conclude il suo discorso dopo le ultime parole della genin <Non siamo mostri. Questo è ciò che siamo dalla nostra nascita. Qualcosa da cui non possiamo sfuggire..> dice cercando di usare le parole giuste. <Sarai sempre la ragazzina più carina del mondo, ma..> si ferma alcuni attimi fissando gli occhi rossi di lei <.. non quando userai il tuo Sharingan. In quel momento, diventerai Usagi Uchiha> e un'Uchiha incute timore, non ha niente di dolce nel suo sguardo. [chk on] Ovviamente, per sfogare quel dolore e anche, un po' almeno, obbligare con quel movimento il ragazzo che ha di fronte a consolarla un po', cerca di abbracciarlo, avvolgerlo in quella morsa dolce e flebile, qualcosa che spesso ha usato per alleviare il dolore altrui. Adesso ha lei bisogno di quel sostentamento che tanto ha elargito agli altri, quella minima stretta che serve per sentire qualcuno vicino, che possa dire semplicemente all'anima: sospira e vivi. L'altro, per quanto paia paralizzato e per nulla preparato a quel gesto così spontaneo, si lascia trasportare dal sentimento che lei gli dona, quel dolore che vuole condividere; come se ricercasse un'ancora di salvezza dal dolore e dal tormento, un'ancora che vorrebbero tutti in quelle circostanze e che potrebbe risollevare qualsiasi uomo da un profondo baratro senza fine. E' più che felice quando lui ricambia quella stretta, quella singola e flebile coperta, sentendo le sue braccia attorno ai propri fianchi che la sorreggono e ciò la fa sperare, allietare in un modo che alcuna parola può riuscire a fare, nessun conforto. Si separa da lui con un animo più leggero, molto più tranquillo di prima, ancora non riesce a sorridere, ma sembra che almeno le lacrime cessino e, quando si asciuga, gli occhi risplendono più vivacemente. <Questa sono io...> Scuote il capo con vigore, facendo nuovamente risuonare i campanellini che appuntano il proprio codino sinistro [Drin - Drin]. <Non sono una musona.> Un nuovo battito di ciglia che l'aiuta a riprendersi da quel momento di debolezza. Quindi ascolta le parole che le vengono elargite, quelle spiegazioni sul proprio potere e su ciò che può fare in questo momento. <In accademia mi hanno sempre detto che lo sharingan è uno dei poteri più potenti che una persona può desiderare. Ma a che prezzo?> LO guarda in preda ad un leggero sconforto. <Stavo studiando così ardentemente per ottenerlo, senza nemmeno immaginare le conseguenze. Sono una stupida!> Scuote nuovamente il capo, come se si volesse ridestare da un sonno profondo. <Capisco, quindi ti sei vendicato?> Gli domanda in modo semplice, senza tono accusatorio, al contrario sembra molto terminista in quel momento. Adesso, con quella nuova abilità, vede il chakra di colui che ha di fronte, lo nota dirigersi verso di lei ed avvolgerla completamente. <Si, vedo anche che lo stai indirizzando verso di me...> Si acciglia pesantemente, mentre nota quella cosa fantastica davvero che prima non sarebbe mai riuscita a notare. <Posso...> Senza nemmeno domandarlo, senza nemmeno far nulla per richiederlo, cerca di indirizzare prima il chakra dal proprio ventre sino agli tsubo che intercorrono nel corpo e che portano ai propri occhi; da questi quindi cerca di farlo fuoriuscire in un potere nuovo e crescente, pronto ad indirizzarsi verso il proprio interlocutore che si trova davanti. Così, come sta facendo lui, da avvolgerlo con il proprio chakra. <E' così macabro però! Tuttavia è un potere davvero...> Fa una leggera pausa, come a voler cercare le parole esatte per descrivere ciò che sta provando in quel momento. <Estasiante.> Dice infine, cercando quello tra un numero infinito di aggettivi. <Sarò sempre Usagi-Chan Uchiha, Kioshi-Chin...> Fa un profondo sospiro. <Anche quando userò lo sharingan, se c'è una cosa di cui sono cosciente è che non cambierò mai. Sto solo attraversando questo momento doloroso...> Nuovamente alza la mano a stingersi il kimono all'altezza del petto. <Fa male. Fa mooooolto male. Ma non cambierò mai ciò che sono. Vorrei solo non averlo mai provato.> Strige forte le palpebre imponendosi di non piangere di nuovo, come a volersi far forza. Questa volta ci riesce, per quanto con uno sforzo sovrumano, così che possa riaprire gli occhi e guardarlo intensamente. <Grazie per quello che stai facendo per me. Te ne sono grata.> Fa un leggero inchino in sua direzione, così da mostrargli tutta la propria gratitudine in un semplice gesto [Chakra On]. Ciò che non ti aspetti può sconvolgere la tua vita. Un gesto, una parola.. Piccoli dettagli che possono far la differenza nella propria esistenza. Forse un giorno Kioshi ringrazierà la ragazza. Per ora, non sa ancora a cosa porterà questo incontro. Migliorerà? Peggiorerà? Quel che sarà vissuto è sconosciuto purtroppo. L'Uchiha al momento si trova in uno stato mentale di confusione. Non sa sinceramente cosa vuole dalla sua vita in questo istante. La genin finisce di piangere e cerca di tirarsi leggermente su di morale spiegando che lei è una tipa solare. I discorsi tra i due vanno avanti e Usagi non si aspettava che il potere degli Uchiha richiedesse una ricompensa così dolorosa. <Si dice che il nostro Clan sia maledetto..> afferma il jonin con tono più serio rispetto a prima. <Forse non sono io negativo. Forse.. è nella nostra natura> dice ancora verso di lei. La visione oscura della vita non lo ha ancora lasciato, nonostante gli abbracci. Per coprire anni di oscurità, non può bastare una luce illuminata per pochi secondi. Usagi si domanda se lui ha trovato vendetta per il suo migliore amico. Kioshi scuote la testa <No. So chi è. Conosco quella persona> rivela il jonin a lei senza problemi. Non fa il nome, però. <Ho capito che forse la sua morte era parte di un piano più grande di quello che io immaginavo. Per questo, ho messo da parte quel sentimento per ora..> al momento, vendicarsi di Katsumi non rientra nei suoi obiettivi. Arima ha progettato anche la sua morte. Dunque, deve essere un disegno dietro tutto quello che è successo. Usagi inizia a comprendere l'utilizzo dello Sharingan. Nota il chakra che arriva in direzione di lei e, allo stesso modo, indirizza l'energia verso il jonin. Lo Sharingan di Kioshi osserva il chakra della kunoichi arrivare in sua direzione. Una corrente di energia di colore rosso che viaggia verso di lui. <Esatto, proprio così. Brava> afferma con un modo di fare serio, come se fosse il suo maestro in questo momento. Forse un po' incosciamente. La genin dice che lo Sharingan non cambierà quello che lei è. Resterà sempre quella bambina con lo stesso carattere, pur utilizzando il potere degli Uchiha. La determinazione di lei piace al jonin che non è ancora del tutto sicuro che il futuro della ragazza sarà quello dichiarato da lei. <Spero che il tuo dolore finirà..> dalla sua bocca escono queste parole sperando siano di aiuto e di buon auspicio per lei. Usagi ringrazia per quello che sta facendo Kioshi. In questo momento, il jonin ricorda il periodo in cui l'amica Akira passava il suo tempo con lui. Kioshi aveva stretto un legame forte con lei, tranne per poi perdere le sue tracce. Quel legame, se fosse diventato più forte, avrebbe potuto recare al jonin nuovo dolore. Questo ricordo lo porta ad allontanarsi da quel posto ora. <Ti avevo spiegato che l'emozione della tua musica non era solo tua..> dice spiegando che, nonostante il dissenso iniziale, loro due potevano avere qualcosa in comune. Come il loro dolore. <Ora vado. Ciao, Usagi-Chan. Asciuga le lacrime.. Mi raccomando> un ultimo consiglio prima di voltarsi dando le spalle a lei e incamminarsi fino a sparire dalla vista della ragazza. [end] Sembra capire il giovane un po' meglio, come lui, almeno crede, la capisca di più, per quanto ancora non riesce a scrollarsi quelle brutte emozioni di dosso che la travolgono come un turbine di immagini degradanti. Inclina il capo verso destra e lo fissa con attenzione dopo le sue prime parole. <Non ho ancora dati per giudicare, ho conosciuto solo te del nostro clan...> Fa spallucce. <Se così fosse, allora fari di tutto per cambiarlo!> Risoluta nel tono di voce. <Credo che non sia nella mia Kioshi-Chin, semplicemente sono le esperienze negative che ci cambiano. Ma non dobbiamo dimenticare che non è importante quanto angusta sia la porta, quanto impietosa la sentenza, noi siamo i padroni del nostro destino, i capitani della nostra anima!> E, a quelle parole, non riesce a farne a meno, in un'ambigua dicotomia, gli occhi cominciano a lacrimare nuovamente, come colta da una prepotente emozione, ma per la prima volta dopo due giorni ecco che le labbra riescono a tremare verso l'alto, mostrando un leggerissimo sorriso stentato. Sono solo parole, ma riescono a darle una forza strepitosa per superare il blocco del suo cuore, la sua filosofia che ha esposto più e più volte agli altri, adesso, serve a sé stessa per riprendersi, per mostrare quel suo volto fanciullino con un dolce sorriso, un bellissimo sorriso che ferirebbe i cuori più cupi e oscurati dall'odio. Però dura davvero molto poco, minimi attimi che la fanno solo piangere di nuovo, per tutto il tempo. Torna nuovamente seria quando egli continua a parlare. <Sei coraggioso.> Si complimenta con lui. <Non so se io ci riuscirei mai. Spero di si. Non amo la morte.> Un nuovo e profondo sospiro esce dalle proprie labbra, mentre cerca di assestare il fiato mozzato. <Spero che tu possa trovare la pace. Vivo a kusa, naturalmente, puoi trovarmi nell'appartamento sopra al negozio di fiori. Credo che non riaprirà mai più, dato che mia madre lo gestiva.> Fa spallucce. <Venderò il locale e cercherò un nuovo posto dove andare.> Chiude nuovamente gli occhi per qualche attimo, come a volersi calmare e non scoppiare di nuovo in lacrime. <Per il momento puoi trovarmi lì.> E fa un cenno d'assenso. Quindi riesce a spiegarle tutto nei minimi dettagli e seguirla in quel movimento di chakra, compreso il modo migliore per usare la sua nuova arte oculare. <Lo spero anche io Kioshi-Chin.> Detto ciò fa un cenno d'assenso con il capo. <Quando vuoi sentire la mia musica, allora puoi trovarmi qui o al parco, di solito sono i posti in cui vado per sfogarmi e suonare.> E cerca di muovere freneticamente il capo per rivolgergli diversi cenni d'assenso, così anche i campanellini eseguono la loro danza frenetica scatenando il suono tintinnante [Drin - Drin]. <Io resto qui a suonare un altro po'. Ne ho proprio bisogno. Ciao ciao ciao Kioshi-Chin.> Alza il braccio destro, fasciato proprio dall'altro Uchiha e sventola la mano così da mostrare il suo famoso saluto. Appena egli scompare oltre la coltre di nebbia, lei comincia nuovamente a piangere, prendendo lo strumento in braccio e cercando di sfogare la sua frustrazione [END].