Allenamento al chiaro di luna

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22:17 Yosai:
  [Spiaggia] Il grigio sudario umido che avvolte l’isola sembra aver dato qualche ora di tregua. Un freddo spicchio di luna proietta la sua gelida luce argentata su quella spiaggia. Il dolce suono del silenzio è interrotto solo dal placido, lento e perpetuo scorrere dell’acqua avanti e indietro, a sciabordare sulle coste. C’è la bassa marea. L’acqua bassa ha liberato una lingua di sabbia e terra che, umida, riflette la luce della luna, di nuovo nata a respirare l’aria del mondo dopo il periodo di sepoltura sotto il mare. L’estrema propaggine di quella lingua di sabbia emersa dal nulla è una palma che s’erge solitaria, dritta verso il cielo. Se ne sta li sotto il deshi della foglia. Le uniche cose che ne dichiarano la presenza sono una torcia piantata su un bastone poco lontano, che lo rende visibile praticamente a chiunque, e la sua sagoma immensa che si muove nel buio, disegnata con l’argento della luna e col giallo della torcia. Indossa i pantaloni neri e ampi di un chimono che si chiudono poco sotto al polpaccio, immergendosi in fasciature rosse che avvolgono i piedi fino alle dita. Il torso ampio e spesso è coperto da una canotta senza maniche e con il collo alto fin sotto al mento di lui, bianca come la luna, che aderisce come una seconda pelle al fisico scolpito. Gli avambracci sono anche loro fasciati di rosso fino oltre le nocche. Gli scuri capelli sono sollevati in un cipollotto di fortuna, il collo taurino sostiene il volto affilato, dai lineamenti marcati, e dal naso dritto, incorniciato da una barbetta ispida e impreziosito da due zaffiri del color dell’oceano, piantati sulla palma. È matido di sudore, bagnato dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, e lo si può notare dai giochi di luci argentati che i suoi muscoli, scattando, riversano nell’ambiente. E cosa sta facendo? Attacca. Chi attacca? Quella povera palma, ovviamente. Le gambe tornite son divaricate, destra indietro, mancina avanti, semi flesse, avambraccio mancino a protezione del volto, il destro a protezione del busto, in perenne movimento, saltella nella sabbia senza perdere la posizione di guardia e ogni tanto flette poco di più le gambe e scatta contro la povera palma. Ha le movenze d’un grosso felino. Cerca di sfogarsi. Le labbra sottili sono schiuse, come le arcate dentali, il torace potente s’alza e s’abbassa incessantemente, cerca aria con la bocca. Il cuore impazzito. E pure non si ferma. Negli occhi balenano lampi di cieco furore, verso quella povera pianta. Gli schiocchi dei pugni contro il legno incostante della palma e il suo frusciare conseguente sono un altro segnale.

22:30 Tenshi:
 Primavera. Il periodo dell'anno in cui tutto rinasce, in cui tutto si risveglia. Quella sembra essere una serata serena. In cielo, neanche una nuvola e la luna splende alta, illuminando la cittadina. Si tratta di una delle poche volte in cui, su quell'isola, non c'è nebbia. E, per questo motivo, la rosata aveva deciso di godersi una passeggiata notturna. Una passeggiata che l'aveva portata in spiaggia. La genin è seduta sulla sabbia fredda ed in mano tiene il suo taccuino da disegno e la matita. I capelli, sciolti, le ricadono sulle spalle, per poi finire tra la sabbia. Sul capo ha una fascia nera, con una placca metallica su cui è inciso il simbolo della Foglia. Una sciarpa nera di lana circonda il collo chiaro della genin, dato che ancora, lì in spiaggia, fa freddo. Indossa una felpa rosa corta e dei jeans ad alta vita, che nascondono così il ventre. Sulla coscia destra tiene legato, con alcune fasce bianche, il portakunai nero. Ai piedi, invece, ha delle scarpe in tela nera, mentre al polso destro il bracciale che le ha regalato Onosuke. Data l'assenza di nebbia, quella è la giusta serata per disegnare il mare di notte. Prima di cominciare a disegnare, decide di attivare il proprio chakra, poggiando matita e taccuino sulla sabbia. E' notte ed il posto è un po' buio, qualcuno potrebbe venir fuori da un momento all'altro. Porterebbe le mani al petto, congiungendole per formare il sigillo della capra. A questo punto, immaginerebbe due sfere: una rossa, l'altra blu. La prima, quella rossa, in corrispondenza della fronte, rappresenterebbe la forza spirituale. La seconda, quella blu, nei pressi del ventre, simboleggerebbe la forza fisica. Comincerebbe a far ruotare le due sfere, dapprima sul loro stesso asse, per poi spingerle, l'una verso l'altra, nel petto. Qui proverebbe ad unire le due sfere, formandone una sola: quella del Chakra. Se il richiamo fosse andato a buon fine, sentirebbe una grande forza invadere ogni singola cellula del proprio corpo. A questo punto, prenderebbe nuovamente tra le mani gli oggetti, aprendo il taccuino. Si soffermerebbe a guardarlo: una pagina è completamente nera. L'aveva scarabocchiata, senza neanche accorgersene, quel pomeriggio al parco, quando l'ansia e la paura avevano preso il sopravvento su di lei. Voltando pagina, quella che segue è un ritratto. Si tratta di Yosai, il quale, dopo aver preso il taccuino di lei, aveva modificato il disegno. Aveva disegnato un grande sorriso, come una 'D' in viso, ed una nuvoletta con dentro delle parole: 'Adesso ti tiro un cazzotto pensiero cattivo!'. Le dita della destrorsa accarezzerebbero il disegno, ricordando quella giornata in cui aveva conosciuto il ragazzo. D'un tratto, dei rumori non molto lontani da lei attirano la sua attenzione. Sembrerebbero dei colpi contro qualcosa. O qualcuno? Preoccupata, si volterebbe alla sua sinistra, notando una luce a circa venti metri da lei. Quella figura massiccia. Quell'altezza. Quei muscoli ben scolpiti. Sembrerebbe davvero Yosai. Spalancherebbe gli occhi: proprio ora che il disegno le aveva fatto venire in mente proprio lui, il deshi si palesa davanti agli occhi cerulei di lei. Subito, si alzerebbe, andandogli in contro. Adesso si trova a cinque metri da lui. Sembra che si stia allenando... con una palma. < Yosai? > direbbe, insicura. < Vuoi allenarti con me? >. Farebbe un grande sorriso, guardando il ragazzo davanti a lei. [Tentativo richiamo del Chakra][Chakra 25/25][equip: 3xkunai - 3xshuriken - 1xcarta bomba]

22:53 Yosai:
  [Spiaggia] Dovrà imparare a farsi trovare più pronto nelle situazioni. Non è possibile che un ninja si accorga di una presenza che tra l’altro non ha fatto nulla per nascondersi, solo è lei che decide di parlare. Si lascia prendere di sorpresa quando sente il suono della prima sillaba e d’istinto, con un colpo di reni volta il busto, trovandosi con la guardia speculare a come la teneva precedentemente, quindi con la destra avanti, ma rivolto verso le sue spalle, quindi verso la genin. In un baleno nel suo sguardo che saetta subito addosso alla genin ad invaderne la figura, si sarebbe detto pronto all’attacco, ma gli basta che lei finisca il nome per riconoscerla, e di colpo si ferma, affondando nella sabbia coi piedi e abbassando lo sguardo. Una alla volta richiama le gambe, riducendone l’ampiezza a quella delle spalle stondate, le braccia definite e lucide si posizionano ai lati del torso, ben separate dai fianchi dallo spessore della schiena e dalla larghezza delle spalle, che gli rendono difficoltoso far toccare alle braccia il busto quando è rilassato. La osserva un attimo, cerca i dettagli, come sempre. e già non trovare quel coprifronte che tanto lo innervosisce, lo rilassa. Ricambia quel sorriso con uno simile, solare, snuda la dentatura perfetta, stendendo le labbra, contento di vederla. Istintivamente richiama l’avambraccio mancino, ben fasciato, a togliere il sudore dagli occhi e dalla fronte <Tenshi> risponde al richiamo di lei, <ti trovo…>come definire? <meglio> ha lasciato una ragazza che emergeva da un’ingarbuglio di pensieri, ansimante e privata della propria energia vitale, o almeno di parte di essa, ritrova una ragazza sorridente e vogliosa di allenarsi <le difficoltà fortificano. Sempre> e spezzano, e deviano, e storcono. Ma rendono in ogni caso più forti. Basta uscirne. Lo può dire dall’alto di vent’anni di vita e tante cicatrici addosso. Viene dunque alla domanda di lei, e quel sorriso gioioso s’assottiglia un po', piegandosi verso sinistra e incuneandosi verso lo zigomo. Cambia anche lo sguardo, un lampo di puro, adrenalinico piacere lo pervade. Il piacere della sfida <molto, molto volentieri, adoro le sfide> probabilmente esagera, ma è fatto così, vive di esagerazioni. Immediatamente da quella posizione, ritto come una colonna, chiude le palpebre celando i suoi zaffiri al mondo. Gonfia di nuovo il torace, più che può, per poi ispirare piano, la avambraccio mancino porta la mano di fronte al plesso solare, chiusa in pugno eccezion fatta per indice e medio che svettano verso l’alto, perpendicolari al suolo. La gemella va ad avvolgerla, portando a contatto indice e medio con quelli dell’altra, componendo il sigillo della capra. Si concentrerebbe quindi su se stesso, andando a richiamare le due energie che lo compongono. Tenterebbe, per prima, di cercare l’energia che muove i suoi pensieri, concentrandosi sulla sua mente e sulle emozioni che ne scaturiscono, emozioni forti, pensieri continui che vengono ignorati, silenziati, per andare più a fondo, a squarciare il velo della percezione della realtà per trovare l’energia psichica. Qualora la trovasse si concentrerebbe sul cuore, motore inossidabile del suo organismo. Supererebbe il battito assordante del suo cuore, il fluire del sangue nelle cavità, il contrarsi ritmico, musicale, dei muscoli per arrivare a carpire ciò che dà vita a tutto questo, la sua energia fisica. Qualora fosse riuscito, tenterebbe di spingere le due energie l’una a contatto con l’altra all’altezza del plesso solare, per iniziare un moto rotatorio dell’una nell’altra, e dell’altra nell’una, fino ad ottenere un’energia unica, la sua, il chakra, che spingerebbe a scorrere, violento e inarrestabile come il suo proprietario, nel suo sistema circolatorio. Qualora fosse riuscito, reprimerebbe il brivido d’adrenalina che ogni volta lo pervade appena sente il chakra scorrergli in corpo. Ha la pelle d’oca, che formicola. Un altro sintomo al quale si deve abituare. Scioglierebbe il sigillo, qualora fosse riuscito, limitandosi ad alzare di nuovo le palpebre, in quadrando l’altra. Allargherebbe le braccia ai lati del corpo <sono pronto> mormorerebbe senza togliersi quel sorriso dalla faccia.[tentativo di impasto del chakra][se chakra 10/10]

23:25 Tenshi:
 Il ragazzo, accorgendosi della voce della genin, si volta verso di lei, mettendosi in guardia, pronto ad attaccare, qualora si trattasse di una minaccia. Ma, subito, la sua posizione e la sua espressione si sciolgono, nel riconoscere la voce e le fattezze della rosata. E sul suo viso, un sorriso verrebbe disegnato, mentre le labbra pronunciano il nome di lei. E' vero, la Senjuu sta meglio rispetto a quando si erano divisi. Era arrivata a casa grazie a lui, quasi strisciante. Se Yosai non fosse stato con lei quel giorno, sarebbe rimasta lì, distesa sull'erba, fino a quando qualcuno non l'avrebbe trovata. Qualcosa, però, l'ha fatta sentire meglio. Nel frattempo, infatti, aveva avuto modo di fare pace con il suo migliore amico ed aveva incontrato, in quella stessa spiaggia, un ragazzo dai capelli biondi che aveva fatto rinascere la speranza nel cuore della rosata. Per questo lei continua a sorridere. Come ha sempre fatto. E' sempre stata una persona solare, ma, negli ultimi tempi, si è accorta di quanto possa essere ingiusto quel mondo. Aveva visto civili essere colpiti senza potersi difendere. Aveva visto Yosai, un omone di venti anni, non riuscirsi a muovere, paralizzato dalla scena davanti ai suoi occhi. Ma aveva capito anche che, dopo una tempesta, c'è sempre il sole. C'è sempre speranza. < Hai più che ragione. Fortificano sempre. Possiamo farcela >. Ovviamente, si riferisce alla storia del dio apparso dal nulla. E' vero, ha paura di lui. Ne è terrorizzata. Così terrorizzata che non vorrebbe mai più incontrarlo in vita sua. Ma è sicura che, unendo le proprie forze, ce la faranno. Allenandosi, giorno dopo giorno, insieme, potranno battere un nemico più forte di loro. Perché quel nemico è solo. Intanto il ragazzo attiverebbe il proprio chakra, accettando la sfida lanciata dalla genin. Non appena Yosai scioglie il sigillo della capra, lei allargherebbe le proprie gambe, piegandole. Facendosi forza su di esse, con uno slancio, partirebbe all'attacco, correndo verso di lui. Arriverebbe a circa cinquanta centimetri di distanza da lui, per poi caricare all'indietro la gamba destra e voltare il busto verso sinistra, aiutandosi per caricare il colpo. La porterebbe velocemente in avanti, ruotandola verso di lui. Se Yosai non schivasse l'attacco corpo a corpo, il colpo arriverebbe al lato del suo ginocchio sinistro. [1/4 spostamento - 2/4 attacco (calcio) - 1/4 libero][Chakra on][equip lo stesso]

23:53 Yosai:
  [Spiaggia] Elettrizzato, si percepisce dalla postura e dall’espressione. Si legge negli occhi. È la prima volta che si scontra con qualcuno. Le volte che ci ha provato, in accademia, ha finito per far male ai suoi colleghi, di molto mingherlini e sicuramente più abili di lui nelle arti magiche o illusori, ma sicuramente non nella sua arte. <sai, l’ho rivisto> Parla, ma in realtà è concentrato su ogni fibra muscolare della genin. La studia come un leone studia un rivale. Quando lei scatta lui porta semplicemente la gamba destra a fare un passo indietro, e a piazzarsi, larga dal corpo, per stabilizzarlo. Flette le gambe, pronto ad ogni movimento. Resta fermo finché può. Per fortuna quei movimenti sono alla sua portata, almeno questo. Quando l’altra carica un colpo al ginocchio serra la mascella. S’è resa conto che probabilmente l’albero cade con più violenza se vengono tagliate le radici, ma non intende farsi trovare impreparato, flette ancora di più le gambe, utilizzandole per poi farle scattare come molle, con i piedi che lasciano una nuvoletta di sabbia sulla sabbia, ci mette la forza necessaria per saltare a due metri d’altezza in quel terreno sabbioso, raggruppando le gambe tornite al busto. Non è tutta via un salto completamente in verticale, bensì leggermente in avanti, in modo da trovarsi col corpo almeno in parte sopra la Senju. Da lì con uno scatto di reni lascerebbe scattare ambo le gambe precedentemente raggruppate al petto, come proiettili, con i piedi fasciati posti a martello e i talloni che mirano verso il naso di lei, qualora non riuscisse a spostarsi. [1/4 schivata in salto][1/4 attacco (calcio al volto)]2/4 Libero][Destrezza: 20][Chakra:10/10]

00:26 Tenshi:
 Il ragazzo sembra molto elettrizzato dalla situazione in cui si trova. La osserverebbe e risponderebbe subito ai movimenti della genin: resterebbe fermo finché può, per poi muoversi al momento giusto. Mentre la genin caricherebbe il suo colpo e lo sferzerebbe contro il suo ginocchio, egli salterebbe, schivando così il colpo di lei. La rosata seguirebbe con lo sguardo i suoi movimenti. Pur essendo un deshi, sembrerebbe avere buona capacità di risposta agli attacchi. Ciò che fa dopo il ragazzo, è portarsi in avanti, puntando, con i piedi, al volto della ragazza. Velocemente, la Senjuu abbasserebbe il proprio baricentro, piegando le gambe e scattando verso sinistra, spostandosi di circa due metri. Qualora fosse riuscita a schivare il colpo, osserverebbe Yosai tornare con i propri piedi in terra. < Hai rivisto il dio? > chiederebbe, continuando a guardare e studiare l'avversario. Una certa rabbia nascerebbe dentro la rosata a quelle parole. Si è rifatto vivo. E quando si è fatto rivedere, Yosai era di nuovo lì. Non può sopportare questa situazione. Non può sopportare che una persona così meschina faccia del male a delle persone, sia ninja che civili. Deve diventare più forte. Tutti loro devono diventare più forti. E l'allenamento è alla base di tutto ciò. < Cosa è successo? > chiederebbe. E' arrabbiata. E vuole sapere di più di quella persona. Vuole trovare anche un piccolissimo punto debole che possa essere sfruttato a loro vantaggio. Vuole trovare qualcosa con cui poterlo eliminare. Perché il dolore che quell'uomo sta provocando a tutti è davvero troppo. Piegherebbe nuovamente le gambe, per poi scattare verso di lui. Bloccherebbe la sua corsa a circa cinquanta centimetri da lui, per poi saltare. Nel momento in cui la genin arriverebbe nel punto più alto del proprio salto, caricherebbe velocemente il braccio destro all'indietro, distendendolo e stringendo la mano in un pugno. Il braccio sinistro è teso verso l'esterno per favorire lo slancio del corpo. Ancora in salto, il braccio destro verrebbe portato, ancora teso, verso l'interno, in direzione del collo di Yosai. [1/4 schivata - 1/4 spostamento - 2/4 attacco con salto][Agilità:20][Chakra on][equip lo stesso]

00:59 Yosai:
  [Spiaggia] I piedi, partiti come proiettili verso il naso di lei, si ritrovano invece ad affondare nella sabbia, <tsk> contrariato con se stesso per non esser riuscito a prenderla. Prendersela con se stesso è il suo sprone per spingersi a dare di più. Piega le gambe per attutire il colpo fino a toccare la sabbia umida con le mani e rimane li accovacciato un attimo, ascoltandola, chiede, fa domande <Quel pagliaccio ha deciso di rovinarmi il pomeriggio proprio quando stavo per allenarmi nel combattimento niente di meno che con Mekura Hyuuga> serra di nuovo la mascella. Anche solo per avergli tolto la possibilità di crescere e farsele dare da un personaggio di fama tale, quel figlio di buona donna glie la pagherà. Fa di nuovo forza sulle gambe definite per rimettersi in piedi, <non è successo niente, si è limitato a stare li, svolazzante a mezz’aria a pontificare sulla sua fottuta stirpe, mi ha dato il tempo di andare a chiamare i rinforzi e quando Mekura Hyuga a evocato un’enorme serpente se l’è fatta sotto e se n’è andato blaterando sul suo ritorno> ha maturato una certa spavalderia nel parlarne, ma c’è da dirlo, non era solo con una genin, c’era Mekura Hyuga con lui e a un certo punto sono arrivati anche un chuunin e uno special jounin di pattuglia… facile fare la voce grossa così. Trasuda rabbia da come parla dell’essere, e non si risparmia il linguaggio colorito. Finito di parlare, di nuovo, gamba destra indietro a provocare anche una rotazione del busto, sinistra avanti. Gambe flesse, avambraccio sinistro a protezione del volto, avambraccio destro a protezione del torso. E la osserva. Si prende il tempo che lei gli concede, in fondo non stanno facendo sul serio. Quando lei parte di nuovo serra i muscoli del corpo, che guizzano al chiaro di luna, pronti a scattare, quando la osserva saltare si prepara. Potrebbe avanzare ma le finirebbe contro, non ci passerebbe, la genin ha saltato due metri e lui è alto di più. Cosi si limita a sfruttare le gambe flesse e, sposta il peso sulla gamba destra, quella indietro, dandosi lo slancio con la sinistra per un piccolo balzello indietro, il tanto che basta per portarsi fuori dalla traiettoria del muscolo. Sfrutterebbe poi la forza accumulata nelle gambe di quella rapida schivata per lasciar scattare la gamba dietro e proiettarsi in avanti, caricherebbe il braccio destro, finora lasciato a protezione davanti al petto, portandolo fino al fianco per poi innescare una rotazione delle anche verso sinistra, innestando la catena cinetica che dalle anche passando per la schiena, la cassa toracica e le spalle, arriverebbe al braccio, che verrebbe sparato in avanti, con la mano chiusa in pugno, di nuovo contro il volto di lei.[1/4 Schivata][2/4 attacco (pugno al volto)][1/4 libero][Destrezza: 20][Chakra: on]

22:39 Tenshi:
 Prenderebbe a mordersi le labbra, mentre è ancora a mezz'aria. Il dio si è fatto rivedere, ma, per quel che dice Yosai, stavolta se l'è vista brutta. E' bello fare gli sbruffoni con genin e deshi. Ma cosa succede quando si incontra un avversario alla tua portata o, addirittura, più forte di te? E di grandi ninja, il mondo ne è pieno. Azrael-sensei e Kaori-sama non verrebbero nemmeno scalfiti da un attacco di una persona del genere, la Senjuu ne è sicura. E questo la fa sentire tranquilla. E, perché no, la fa sentire potente. Perché al mondo c'è qualcuno più potente di quell'essere. E' proprio lui che dovrebbe aver paura: una persona che se la prende con i più deboli è feccia. La pagherà cara. Nel frattempo, Yosai schiverebbe il colpo al collo, semplicemente saltando all'indietro. Così, il bracio destro della genin girerebbe a vuoto ed il suo corpo comincerebbe ad essere attratto dalla forza di gravità. Non appena tocca terra, la genin piegherebbe le gambe, leggermente divaricate, abbassando ancora una volta il proprio baricentro, per evitare di perdere l'equilibrio e cadere. < Beh, questa è la dimostrazione che, in realtà, lui è debole > direbbe, osservando l'avversario che intanto si prepara a caricare un altro colpo. Il suo braccio viene portato all'indietro, per poi essere sparato in avanti, con la mano stretta in un pugno, in direzione del viso della Senjuu. Ciò che lei si limita a fare per schivare il colpo è abbassare ancor di più il proprio baricentro: piegherebbe ancora le gambe, quasi fino ad arrivare al suolo. In quella posizione, ne approfitterebbe per un colpo dal basso: la gamba destra verrebbe distesa verso l'esterno, sulla sabbia. Velocemente, farebbe ruotare il proprio corpo in senso antiorario, così che la gamba, tesa, colpisca la caviglia sinistra di lui. Il movimento, nel frattempo, solleverebbe una piccola nube di sabbia. < Noi possiamo farcela. Io ci credo >. Il tono è deciso, non c'è traccia di insicurezza nelle sue parole. Gli ultimi avvenimenti l'avevano turbata. Ma qualcuno le aveva ridato la speranza che aveva perso. E le parole di Yosai rafforzano ancora di più la sua convinzione: possono farcela. L'essere si è sempre palesato da solo, senza nessuno a fargli da scorta. Per questo quel nemico, davanti ad una schiera di genin, chuunin, jonin e dainin, non è proprio nessuno. Anzi, basterebbe solo uno dei ninja leggendari per spazzarlo via dalla faccia della terra. [1/4 schivata - 2/4 attacco con rotazione - 1/4 libero][Agilità: 20][Chakra on][equip lo stesso]

22:41 Yosai:
 Si sbilancia in avanti con il peso tutto sulla gamba sinistra, con il braccio destro proteso in avanti che colpisce il nulla, lei s’è abbassata. Fa in tempo a seguirla con lo sguardo, ma non con il corpo, mentre lei, proprio sotto di lui, prepara un colpo alla sua gamba d’appoggio. Digrigna i denti, ritirando istintivamente il pugno e piegando la gamba di nuovo, come una molla, per saltare e schivare il colpo di lei, ma qualcosa non va, la gamba non risponde. Sgrana lo sguardo dalla sorpresa, sente i muscoli tremare. La stanchezza. Si sta allenando da ore e nel momento del bisogno i muscoli cedono, smettono di funzionare. Una fitta di dolore gli esplode dalla caviglia e da li invade tutto il corpo. Una vampata di adrenalina e di colpo la terra gli manca sotto al piede. Tenterebbe semplicemente di allungare le mani in avanti, dandosi una spinta di lato per non cadere addosso a lei, per poi ruzzolare nella sabbia umida. Rimane li, con il petto verso il cielo, i capelli sudati pieni di sabbia, lo sguardo verso la luna argentata. Si ferma e lo percepisce ora, il cuore batte velocissimo. I polmoni hanno così tanto bisogno di aria da far male, la cassa toracica s’allarga appena piò. Ha la bocca spalancata in cerca di ossigeno, e la caviglia sinistra ancora pulsa dal dolore. D’istinto allarga le dita delle mani, immergendole nella sabbia e graffiandola come se avesse gli artigli, stringendo i granelli umidi con tutta la forza che ha <MALEDIZIONE!> un ruggito di disapprovazione verso se stesso. Doveva farsi trovare pronto. Deve sempre essere pronto. E invece ha fallito, di nuovo. Lascerebbe di nuovo il suono del mare come unica fonte di rumore, prima di tornare con la mente al dire di lei <si, hai ragione, lo vedremo sanguinare> commenta piano, tra una boccata di fiato e l’altra [chakra:on]

22:41 Tenshi:
 Yosai sembrerebbe fare qualche movimento, ma poi il corpo cederebbe, non riuscendo più a muoversi. Il colpo di lei va, così, a segno, facendo ruzzolare il ragazzo sulla sabbia. Capisce solo ora che il ragazzo è troppo stanco per poter continuare. Chissà per quanto tempo, durante il pomeriggio, era stato lì ad allenarsi. D'altronde, lui è soltanto un deshi per il momento, mentre lei è genin da ben tre anni. Ma, in ogni caso, ha saputo tenerle testa nel corpo a corpo. Probabilmente il taijutsu è ciò in cui il ragazzo si trova più a suo agio. La Senjuu sposterebbe il busto in avanti, poggiando ginocchia e palmi delle mani sulla sabbia. Piano si avvicinerebbe a lui gattonando, un po' preoccupata per le sue condizioni. Ha il respiro affannoso e, probabilmente, la caviglia dolorante. Non aveva intenzione di fargli del male, ovviamente. Semplicemente, non si aspettava che il suo corpo cedesse. Si inginocchierebbe accanto a lui, osservando se il suo respiro stesse funzionando nel modo giusto. Le dita delle mani di lui graffiano la sabbia, mentre dalle sue labbra viene fuori un'imprecazione. < Lo vedremo inginocchiarsi, implorando pietà >. Il viso teso, mentre pensa al momento in cui riusciranno ad abbattere quella minaccia. Lascerebbe poi che il ragazzo riprenda fiato. < S-stai bene? > chiederebbe la rosata, con un'espressione visibilmente in ansia per lui. Si avvicinerebbe alla sua caviglia sinistra, cercando di capire quanto male gli abbia causato. Ed ecco che, sulla parte esterna di essa, è già visibile una lieve contusione. Non ci sarebbe nulla di rotto, dato che il colpo non era poi così forte ed il Taijutsu non è la specialità della Senjuu. Ma capisce, però, che potrebbe far male. Si morderebbe il labbro inferiore con gli incisivi superiori. Non avrebbe voluto fargli del male, davvero. L'unica cosa che le viene in mente per sistemare quella situazione e per sentirsi meno in colpa, è curare quella piccola contusione. Non sarà molto, ma sono i piccoli gesti a far la differenza. E lei, che a parole non era mai stata brava, può trovare, nel curare gli altri, un senso di pace con se stessa. Così, cercherebbe di attivare il proprio Chakra medico. La prima cosa da fare è cercare le due energie che compongono il Chakra ed estrapolare solamente l'energia fisica. Si concentrerebbe sulle proprie cellule, immaginandole come una connessione infinita di parti. In ognuna di esse scorrerebbe un grande flusso chiaro, il Chakra. Esso scorrerebbe velocemente, senza fermarsi mai, in ogni cellula, in ogni connessione. La parte difficile viene adesso: deve cercare di distinguere le due forze precedentemente unite. Cercherebbe di delineare più chiaramente quel flusso chiaro. All'interno di esso, nonostante il chiarore emanato, noterebbe due colori, lievi: uno rosso, l'altro blu. Immaginerebbe di scavare più a fondo, di essere un tutt'uno con quel grande fiume: ecco che qui distinguerebbe chiaramente i due colori, più vividi adesso. Cercherebbe di tirare fuori parte del filamento di colore blu, ovvero quello che simboleggia la forza fisica. Rinvierebbe la parte della forza fisica prelevata verso i palmi delle proprie mani e, a questo punto, la spingerebbe oltre gli tsubo dei palmi. Se tutto ciò fosse andato a buon fine, vedrebbe le proprie mani avvolte da un alone verde e tiepido. < Come tu hai fatto sparire il mio pensiero cattivo, adesso io farò sparire il tuo dolore >. E' evidente che la ragazza sta citando parte delle parole che lui aveva scritto nel taccuino da disegno di lei. Così, posizionerebbe le mani a circa dieci centimetri dalla caviglia sinistra si Yosai, facendo fluire il proprio Chakra medico all'interno delle cellule di lui, se egli non glielo impedisse. Quest'ultimo potrà notare che il dolore verrà, pian piano, alleviato, fino a scomparire del tutto. La piccola contusione comincerebbe a rimpicciolirsi e lei farebbe scorrere il chakra fin quando essa non sarà completamente scomparsa. [2/4 tentativo mani terapeutiche][Chakra 20/25][equip lo stesso]

22:42 Yosai:
 Resta li a terra con la schiena premuta sulla sabbia. D’istinto, come un’animale, piega il ginocchio mancino, avvicinando la caviglia alla mano che, sporca di sabbia, afferra con violenza l’articolazione. Istintivamente socchiude lo sguardo, sentendosi avvampare dal dolore. Le labbra si tendono fino a snudare la dentatura bianca in una smorfia di dolore ma non urla, non piange, non geme, niente. Ha imparato a soffrire in silenzio. Quella smorfia di dolore assume l’ombra di un sorriso al dire di lei. Oh se lo vedremo, ma quando lei si avvicina e lui può poggiare quelle iridi del color dell’oceano sul suo viso lo sgrana, perché è così tesa? Istintivamente non lascia la caviglia <io? Si che sto bene> sempre negare il dolore. Questo anche l’ha imparato già prima dell’accademia <anzi grazie> mormora abbassando lo sguardo, sconfitto <avrei dovuto essere più pronto> ammette per poi saettare di nuovo in aria col capo e piantare le iridi blu, scurissime per via della notte ma visibili nell’argento della luna <ma ti prometto che non ricapiterà> oh no, non ricapiterà. Lampi di furore, di incrollabile volontà gli colorano lo sguardo.Si allenerà in maniera cento volte più logorante se serve, e ne uscirà più forte. Ma quello sguardo cambia quando lei si avvicina alla sua caviglia <n…no Ten… non ser…> Perché? Perché rifiutare? Il dolore c’è, riuscirebbe a sopportarlo, tornerebbe a casa probabilmente anche sforzandosi di non zoppicare, poi passerebbe tre giorni con il ghiaccio e spererebbe che tutto ciò si risolva così, ma può evitarlo grazie alla Genin, e così, come se stesse cedendo una cosa importante di se, come una bestia feroce, ferita, che accettasse di farsi curare, così, lentamente lascerebbe la presa sulla caviglia, lasciandola a lei. Lui rimane però in posizione seduta, poggiando il busto, spesso e definito, sul braccio opposto a quello del fianco dove si trova lei, il destro. La osserva <grazie Ten, sei gentile>, eppure quell’espressione non gli piace.Così allunga il braccio sinistro, tatuato e definito, e non lo ferma finchè la mano spessa non si appoggia con tutto il peso, sulla spalla di lei, stringendola a pena <non ti scusare con me quando succedono queste cose> non si conoscono, non può saperlo <non ha senso allenarsi trattenendosi, e tu hai limitato questo allenamento alle arti marziali per non farmi male> se n’è accorto, certo, e nello sguardo compare il dolore, la ferita, la colpa. Non le ha consentito di allenarsi come si deve, ma è un baleno, stringe poco la spalla <ti prometto che la prossima volta dovrai allenarti con tutta te stessa…> le labbra si stendono in un ghigno <… se non vorrai fare questa cosa con la tua stessa caviglia> si, adora le sfide se non s’è capito, e il bisogno estremo di confrontarsi è ciò che gli dà la benzina per muoversi ed arrivare allo stremo ogni volta. Abbasserebbe lo sguardo sulle mani di lei. Le sue parole gli distendono il volto e le labbra, esplode in una risata musicale <grazie> ammette. Gli ci voleva <non sapevo fossi medico> aggiunge subito <è utile questa cosa> preparati rosata, potrebbe essere la cosa più delicata che gli curi da adesso in avanti.[chakra ON]

23:06 Tenshi:
 La rosata non può sapere perché, in quel momento, Yosai neghi il proprio dolore. E' come se non lo accettasse, come se preferisse soffrire da solo, in silenzio. Ma, in un certo senso, lei lo comprende. E' come se si chiudesse in un riccio. Proprio come fa lei, che non riesce mai ad esprimere completamente ciò che ha dentro. < Io sono sicura che la prossima sarai più pronto > lo guarda, sorridendogli ed inclinando il viso < perché anche tu avrai il corpifronte >. Può già vederlo, Yosai con il coprifronte. Durante quel piccolo allenamento si era dimostrato pronto agli occhi della genin. Ovviamente, però, non è il giudizio della rosata che conta, ma sarà un superiore a giudicarlo. Ma lei lo sente, sente dentro che la prossima volta che i due si rincontreranno, anche lui avrà quel coprifronte. Perché ha incontrato quel dio già due volte e non aveva potuto aiutare. Poteva solo limitarsi a guardare e chiamare aiuto. E, per questo, si sta impegnando a fondo. Per far sì che, la terza volta, sia capace di piantargli un bel pugno dritto nello stomaco. Sembrerebbe un po' restio a farsi curare la contusione, ma poi cederebbe, lasciando spazio d'azione alla Senjuu. Poi sente quelle parole, che la definiscono gentile. Forse, non le era mai capitato di sentire quell'aggettivo, se non da Norita ed Onosuke. Solitamente, quando aveva cercato di fare qualcosa per gli altri, aveva sempre combinato guai. Ma quello è il suo posto nel mondo: essere un ninja medico. E lì, non può fare guai. Perché quello è l'unico vero modo che ha per aiutare gli altri. Il suo grande braccio, si andrebbe a poggiare, delicatamente, sulla spalla di lei. Continuerebbe ad ascoltare le parole di lui e, ad ogni frase, gli occhi cerulei di lei si riempirebbero di lacrime, finché, alcune di esse, le rigano il volto. Ma l'espressione non è triste, anzi. E' felice. E' felice di aver incontrato una persona così speciale, che riesce a farla stare meglio, pur non sapendo nulla l'uno dell'altra. Con il suo cuore innocente, Yosai aveva colpito quello della rosata. Quest'ultima, ritirerebbe le mani dalla caviglia, che ormai dovrebbe essere guarita. A questo punto, cercherebbe di ritirare il proprio Chakra medico. Spingerebbe verso l'interno quell'alone verde che poco prima circondava le proprie mani. Andrebbe a ricongiungere la forza fisica che era stata espulsa, quel filamento blu, alla forza spirituale. Se ci fosse riuscita, il chakra medico scomparirebbe dalle sue mani. Ancora in ginocchio, con il volto rigato dalle lacrime, sorriderebbe al ragazzo. < Grazie a te, Yosai > direbbe, tra un singhiozzo e l'altro, per poi tirare su con il naso. < Te lo prometto... ti prometto che la prossima volta ti farò vedere delle tecniche davvero speciali >. Si porterebbe entrambe le mani al viso, asciugandosi le guance rosee, mentre tirerebbe, ancora una volta, su con il naso. [Chakra 20/25][equip: lo stesso]

23:50 Yosai:
 La ascolta, lasciando scivolare la manona dalla spalla di lei, fino a farla cadere pesantemente sulla sabbia. Serviva per attirare l’attenzione di lei e per trasmetterle qualcosa. Non è capace a comunicarle con le parole, le sue emozioni. Gli sguardi, i gesti e i combattimenti sono il suo modo di esprimersi, e adesso lo sguardo lo dedica alla luna. Socchiude leggermente le palpebre, celando parzialmente le iridi oceaniche, si gode il calore che sente sulla pelle chiusa nella fasciatura rossa della caviglia. Un calore che viene da lei <mmmh> sembra più che stia facendo le fusa. Per un attimo, prima di rendersi conto che l’ha fatto ad alta voce e fermarsi di colpo, distendendo le labbra in un sorriso. La ascolta ancora, scuote il capo, ma grazie di cosa? Non risponde per ora, aspetta che lei allontani le mani da lui e si raddrizzi. Il dolore se l’è preso lei, glie l’ha tolto e l’ha buttato via, ma deve testare l’articolazione, e come? D’improvviso contrae l’addome tirando su la parte inferiore del corpo, le gambe e il bacino e raggomitolandosi fino a toccarsi la fronte con le ginocchia, contemporaneamente alzerebbe le braccia portandole sopra la testa a cercare con il palmo delle mani la sabbia ai lati del capo, e con queste, sfruttando il movimento della parte inferiore del corpo, si darebbe la spinta necessaria a compiere un salto agile che dovrebbe posizionarlo non in posizione eretta, ma in posizione rannicchiata, compiendo una piccola parabola. Piccola sempre proporzionata alle sue dimensioni e alla potenza che sprigiona. Primi ad impattare sul suolo, i piedi, le ginocchia si rannicchiano e su di esse si raggruppa la colonna, per ultime le braccia, che di nuovo toccano il suolo. <è tornata come nuova!> da quella posizione, rannicchiata, la cercherebbe allungando ancora la mano, con un gesto che sicuramente ha una certa velocità e violenza, ma per i suoi standard è lento, gentile, andrebbe a posizionare, qualora lei glie lo permettesse l’indice, rannicchiato e sporco di sabbia, sotto al mento di lei, poggiando piano il pollice sull’inizio del mento. Il resto delle dita chiuso in pugno. Cercherebbe di sollevarle piano il capo, con quella che lui percepisce come delicatezza estrema, ma va comunque proporzionata alla stazza, un gesto tenuto finchè non si troverà ad immergere le iridi oceaniche in quelle della rosata, cangianti e luminose <Per quello che ne so sono rare le persone in grado di far fiorire quello che toccano> mormora piano, distaccando immediatamente la mano da lei, ammesso che sia riuscito. Riferimento nemmeno troppo velato alla sua abilità innata, che ha avuto modo di ammirare. Lentamente utilizzerebbe le leve per drizzarsi, in tutta l’altezza di cui dispone, stanco, sporco di sabbia, sudato, eppure imponente, con una sua dignità e austerità. Si distanzia quel tanto che basta per tornare a prendere la sua lanterna per poi tornare da lei, con il sorriso da lei generato sulle labbra di lui bello stampato sul volto affilato. Sorriso che s’affievolisce come il sole dietro una nuvola, con il pensiero che si va formulando in testa < una cosa…> si fermerebbe vicino a lei, e lascerebbe di nuovo calare una lunga pausa di silenzio. Le iridi s’abbassano e cercano terra, non vuole guardarla, vuole capire come poter dirle quello che stà per dirle. L’unico modo che trova, ancor prima delle parole è, come sempre, un gesto. Porta le gambe una vicina all’altra, dritte e ordinate, marziale. Fatto questo curva la schiena in avanti in un profondo inchino, il capo fisso a guardare per terra <mi dispiace> e di che cosa? Ancora una pausa, prima di provare a spiegarmi <in quell’occasione mi hai dato un ordine chiaro> di scappare, una sola parola, l’ordine era chiaro <e per quanto sia una cosa che mi ripugna profondamente fare, avrei dovuto eseguire quell’ordine. Perché tu sei un mio superiore> l’avrà capito lei, non ci sa fare con la gerarchia di comando, odia gli ordini e chi li dà, ma una bussola morale profondamente radicata in lui lo costringe ad un eccessivo senso del dovere. <e io non l’ho fatto, e ti ho messa in pericolo> se fosse andato a chiedere aiuto come poi ha fatto con Mekura, avrebbe potuto contribuire a tenere lei al sicuro <non accadrà ancora> annuisce, tirandosi su di nuovo, con le spalle dritte, gli zaffiri la cercano in volto <non era mia intenzione disubbidire> la testimonianza perfetta che nelle situazioni difficili è la volontà a comandarlo, e poi finisce col pentirsene.

00:32 Tenshi:
 La caviglia del ragazzo, adesso, dovrebbe essere come nuova e lui, subito, passa a testarla, come un bambino che ha appena riaggiustato un giocattolo e vuole subito provarlo. Lo osserva, tra le lacrime che non riesce a fermare. Yosai è capace di darle un flusso di felicità continuo. Si rallegra nel vederla contenta. Si rattrista e si preoccupa nel vederla giù di morale. Eppure, quello è solamente il loro secondo incontro. Ma già sente qualcosa di estremamente profondo che li lega: un'amicizia innocente e pura. Bianca, come la neve. Senza nessuna macchia. Il ragazzo cercherebbe nuovamente di avvicinare la propria mano verso di lei, la quale lascerebbe che lui posizioni l'indice sotto il suo mento e, con un movimento non proprio elegante, le solleverebbe il viso, costringendo così la rosata a guardare negli occhi color oceano di lui. Le sue parole farebbero crescere le emozioni che la Senjuu sta provando in quel momento, cosicché le lacrime non accennerebbero a fermarsi. Sono proprio vere le parole che Sosachi, qualche giorno prima le aveva rivolto in quella spiaggia: basta incontrare le persone giuste, per riuscire a fidarsi ancora una volta degli altri. E lei sente di potersi fidare ciecamente di Yosai. Non per i suoi complimenti, no. Semplicemente perché le trasmette felicità. Quella felicità che nei giorni passati le era stata strappata via a forza. E le trasmette speranza: speranza di poter essere ancora innocenti e puri come dei bambini. Il ragazzo allontanerebbe velocemente la mano dal mento di lei e si alzerebbe in piedi, andando a prendere la sua torcia. Anche lei, seguendo i movimenti di lui, si alzerebbe. Ormai si è fatto tardi ed Onosuke si starà sicuramente chiedendo dove fosse finita la rosata. Di colpo, il ragazzo compie un gesto inaspettato. Abbassa il proprio busto, in segno di rispetto e le chiede scusa. La Senjuu in quel momento, presa alla sprovvista, non sa che fare. Si agita, facendo gesti con le mani, sperando che Yosai se ne accorga. Non vuole che si umilii in quel modo solo perché non l'ha ascoltata. Ognuno ha il proprio carattere e reagisce in svariati modi in base alle situazioni in cui ci si trova. < Y-yosai > balbetterebbe, avvicinandosi lentamente a lui. Nel frattempo il ragazzo finisce di parlare, tirandosi su. < Non preoccuparti, va tutto bene >. Se lui glielo permettesse, la genin prenderebbe con entrambe le mani la mano destra di lui, stringendola. < Non importa, stiamo bene entrambi. Va bene così >. Nel frattempo, come se se ne fosse dimenticata, le lacrime si sono arrestate. Ed il sorriso rimane sempre lì, mentre gli occhi cerulei guardano amorevolmente quelli del ragazzo. < Ti ho detto di scappare perché avrei voluto proteggerti e non farti assistere a quella scena... ma, nonostante tutto, ti sono grata per essere rimasto lì con me. Mi hai dato tanta forza > il tono è chiaro, dolce, se avesse un colore, sarebbe sicuramente il rosa dei fiori di ciliegio. < Ti accompagno a casa io stasera, mh? >. E lascerebbe andare la mano di lui, qualora lui avesse lasciato che lei la prendesse. Aspetterebbe una sua risposta e, se essa fosse affermativa, lo accompagnerebbe a casa, per poi tornare da Onosuke. Se invece fosse negativa, tornerebbe a casa sua. Quella sera, dentro di lei, ha trovato una nuova forza che nasce dal continuare ad essere bambini. Continuare ad essere luce per gli altri. Continuare a far fiorire ciò che si tocca. [END]

00:45 Yosai:
 Si che si accorge dei gesti delle mani di lei, come si accorge delle sue lacrime, ma non è un’idiota, per quanto possa sembrare a volte. Ha capito che quelle non sono emozioni negative. Non sono brutti pensieri da scacciare a pugni. Sono emozioni positive, che fortificano. Ed è per questo che non ci prova neanche ad asciugarle le lacrime. Ha pudore. Non sa avere a che fare con le sue di emozioni, figuriamoci con quelle degli altri. Quando si rialza e la sente balbettare non muove un muscolo. Solo quando lei lo perdona, si limita a distendere le labbra in un sorriso. Ancora una volta è lei a disperdere i pensieri che turbano la mente di lui, per quanto strani possano essere. Prova gratitudine. E quel sentimento che trova negli occhi di lei gli fa allargare il sorriso fino a renderlo solare, anche con la luna, la affianca, annuendo. Si lascerà accompagnare a casa. Tra sorrisi e chiacchiere e una luna che piano piano va a farsi abbracciare dalla nebbia. <rimarrò.> un’unica parola, mormorata mentre lo sguardo va a cercare proprio la luna. Una parola pesante. Una parola che non pronuncia con facilità. Un giorno glie lo spiegherà perché. Un giorno parlerà. [end]

Al secondo incontro tra i due, un'allenamento-chiacchierata e la condivisione di un'esperienza difficile permette ai due di stringere l'inizio di un legame d'amicizia e di fiducia.