Giocata del 22/03/2020 dalle 09:56 alle 14:24 nella chat "Centro di Kusa"
E’ una splendida giornata a Kusa, chi è rimasto al villaggio si gode la vita senza grossi cambiamenti, ma l’attenzione si mantiene sempre ben alta per quei ninja che invece pattugliano i confini e si occupano di proteggere i civili. Le nuvole sono presenti nel cielo e ogni tanto si divertono a nascondere il sole di tanto in tanto, ma il calore di quei raggi inizia a farsi sentire, la primavera avanza e chi non ama la primavera? Ad ogni modo per le strade c’è il solito via vai, nei vari Cerchi del dentro cittadino tutto scorre tranquillo, c’è chi va in giro a fare compere, chi al lavoro, chi si ferma a qualche chiosco per mangiare qualcosa, e i bambini giocano felici nei parchi. Nessun allarme, nessun pericolo, non ci potrebbe essere niente che potrebbe far andare storta questa giornata. La piccola Uchiha, neo-genin, si trova a Kusa e non sull’isola, per un semplice quanto importante motivo: una lettera ricevuta da parte di sua madre. Non c’è scritto molto su quell’unico foglio, ma solo di rientrare a casa perché ella ha qualcosa di importante da dire alla propria figlia. Qualcosa è successo, ma non viene detto cosa, e il tono della lettera sembra incredibilmente serio anche per la donna stessa. Dunque alla piccola non resta che verificare di persona, forse avrà a che fare col Clan? O forse le ha preparato qualcosa per la sua promozione a Genin? Chi lo sa, intanto sta alla nostra piccola eroina avanzare verso casa. [Ambient Clan per Usagi]
Il villaggio spicca in tutto il suo splendore in quel fine settimana, con il disco solare che splende alto nel cielo e i suoi raggi che solo di rado vengono coperti da nuvole sparse che tappezzano la magnifica volta celeste del cielo. Quel mattino, a differenza degli altri, la piccola ragazzina muove le sue sottili gambe per le vie, diretta prontamente verso un luogo preciso e particolare, in quella sua palpitante euforia di rivedere la madre. L'aspetto che mostra agli altri, come sempre, è quello di una figura molto minuta e fine, un panneggio che sembrerebbe curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono con lo sfondo completamente nero e, come sublime bellezza di un tradizionale abito orientale, regalatole appositamente da un caro amico, è costellato di rami di ciliegio con i fiori rosa che lambiscono quel legno evanescente e carico di splendore. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto, un tradizionale vezzo regalatole, qualche settimana addietro, da un suo amico durante una strana missione dalla sarta a Konoha. Nel folto di lunghi codini argentati, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, quando ella muove il capo, producono un suono sordo unendosi alla dolcezza delle note prodotte, quasi usasse un secondo strumento supplementare [Drin - Drin]. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Legati all’obi, proprio per non destare alcun tipo di sospetto sul motivo che l’ha spinta in quel luogo, si trovano alcune borsette, due poste ai fianchi e una dietro la schiena, spostato verso la natica destra. Al loro interno si trovano diversi Fuda, con all’interno sigillati alcuni bastoncini con appuntati sopra delle carte bomba, appositamente preparati la notte precedente per non essere colta impreparata; nella sacca posteriore sono inserite alcune bombe accecanti e anche delle carte bomba, proprio per ogni evenienza. Non porta armi con sé, anche perché non saprebbe nemmeno utilizzarle, ma comunque non è una sprovveduta. Un lieve sorriso lambisce le sottili labbra della ragazza, con un lieve tocco di trucco che esalta le guancette rosse e le lunghe ciglia argentate. Con coronamento del suo abbigliamento, a dimostrazione della nuova vita che ha scelto di perseguire, ha avvolto attorno al braccio dritto una fascia di colore rosa, molto personalizzata, dato che semplice le è sembrata poco carina, con una piastra di ferro incisa a mostrare il simbolo del villaggio di Kusa, adesso è una Genin e appare chiaro che voglia mostrare il copri-fronte che le hanno dato per la sua promozione, per quanto indossato in un posto molto singolare. Si muove tra le strade affollate di persone spensierate, con il suo scalciare con le gambe e i saltelli che ne esaltano sempre il carattere espansivo di cui è pregna. Il motivo del suo ritorno al villaggio appare chiaro, spicca dal risvolto principale del proprio Obi nel quale ha inserito un foglio di carta, una lettera da parte della propria genitrice che ha richiesto stranamente la sua presenza. Non sarebbe certamente una stranezza per una madre voler rivedere la propria amata figlioletta, ma il tono con cui ha scritto la lettera non fa presagire nulla di così semplice, per quanto non viene mostrato alcun segno di preoccupazione sul gentil viso che accompagna la piccola Uchiha, come sempre infatti, non manca di esprimere tutta la propria gioia. <Arrivataaaa!> Il tono acuto appare decisamente melodioso, come se le corde vocali fossero scambiate con quelle di un usignolo dallo splendido canto, un uccellino che espande la propria personalità dai gesti graziosi e dal tono soave che emerge dalle sottili labbra, adornate da un armonioso contorno di denti bianchi e perfetti. Le braccia si elevano verso l’alto in un chiaro segno di vittoria, come se avesse vinto una coppa o un trofeo tanto ambito, per quanto sia solo il raggiungimento di quell’abitazione, proprio di fronte al negozio di fiori, ora chiuso dato il giorno di festa, mentre guarda il piano superiore nel quale ha vissuto per la maggior parte della propria vita, seppur esigua. Adesso cerca di muovere i suoi saltelli per raggiungere le scale e cominciarle a salire con passo veloce ed enfatico; il rumore dei geta sul legno risuona nell’aria, così come quello dei campanellini, che preannunciano l’arrivo della piccola proprio davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione. A questo punto si posizione davanti a questa e comincia a bussare freneticamente, ma i rintocchi cercano di risuonare come una musica all’interno della casa, come se fosse un segno particolare che preannuncia la sua venuta, insistentemente prosegue infatti, almeno sino a quando la madre non apra la porta. Si è sempre comportata in quel modo, quindi appare chiaro che ella debba capire chi si sia palesato a casa.La figura minuta dell’Uchiha salta all’occhio come sempre, portando quella nota di allegria e colore ovunque ella passi. Le persone in strada spesso e volentieri si voltano a guardarla, alcune volte le lanciano occhiate divertite, altre addolcite, proprio come se la ragazzina portasse una sorta di buon umore a chiunque respiri la sua scia. Qualche bambina la indica, invidiosa del ben kimono, e qualcuno addirittura si sente spronata a salutarla donandole un lieve cenno con la mano o col capo. Sarà anche che nei pressi della sua abitazione, posta sopra al negozio di fiori della madre, i vicini la conoscono almeno di vista, e conosco la madre in quanto fioraia della zona, e dunque è normale che qualcuno la saluti e magari le faccia anche un complimento veloce per il coprifronte che spicca al suo braccio. La giornata è davvero bella, nulla può intaccare la felicità della ragazzina che ha ormai raggiunto il negozio di fuori, chiuso, e ora sale le scale che la portano al piano di sopra dove c’è l’appartamento che per anni ha condiviso con la madre. Dall’esterno può notare che le imposte delle finestre sono ancora chiuse, strano oppure no? Sicuramente non è niente di che, forse la ragazzina è arrivata troppo presto. I gheta risuonano per le scale, fanno un gran suono grazie al passo entusiasta della piccola Uchiha che si unisce a quello dei campanellini che deliziano l’udito. La mano vien mossa per bussare contro la porta di casa, ma la ragazzina si rende ben presto conto che la porta è socchiusa e non chiusa. È leggermente aperta e da quel piccolo spiraglio non sembra si possa intravedere nulla ma solo il buio e una flebile luce traballante. La serratura non è rotta anzi è in perfette condizioni eppure non è chiusa, che la madre si sia dimenticata la porta aperta? Oppure è stato voluto dato che immaginava il suo arrivo, ad ogni modo dall’interno oltre a non vedere nulla da quello spiraglio, non si sente nemmeno alcun rumore o movimento, nessuno sta venendo a rispondere ai rintocchi della giovane Genin. [Ambient Clan per Usagi]
Partendo dal principio, nel momento in cui la ragazzina continua a camminare felicemente per le strade, gongolante per le attenzioni rivolte, ma soprattutto molto felice per coloro che le rivolgono complimenti per il suo copri-fronte, anche perché sente che sia un traguardo molto importante per la propria vita, qualcosa di davvero molto ambito. Non manca quindi di far svettare il braccio verso l'alto, mentre la manina si muove velocemente in saluti vistosi, nel suo solito modo di porre gli ossequi alle persone che la circondano. Ovviamente il sorriso si amplia sul proprio volto, restando sempre allegro e dai lineamenti molto espansivi. Infine ecco che raggiunge, con quelle grandi falcate, il secondo piano di quell'abitazione, sotto la quale si trova la porta chiusa del negozio. Non manca naturalmente di volgere i suoi ossequiosi saluti ai vicini, muovendo solo le braccia nell'aria. Tuttavia qualcosa subito la blocca, non appena raggiunge il pianerottolo e comincia a bussare, come consuetudine, alla porta di casa. Inclina il capo verso le proprio parti dritte nel constatare quell'evento abbastanza singolare, non comprendendo cosa stia accadendo le palpebre sfarfallano pesantemente. <La porta aperta? Non va bene, no no no...> Infatti le appare molto strano come evento, la mamma è un po' sbadata, ma arrivare a lasciare l'ingresso aperto le appare davvero molto anomalo come caso. Soprattutto nota che non la sta venendo ad aprire, per quanto lei abbia bussato a più riprese, non è proprio normale non sentirla, quasi impossibile non avvedersi della sua presenza, quindi qualcosa non le torna affatto. <Oka-Saaaaaaaaaaan!> La chiama in quel modo cercando di poggiare la mano sul centro della lignea porta e spingere verso l'interno così da poterla spalancare senza troppa forza. <Non viene? Ma comeeeeeee?> Un leggero grido molto imbronciato si propaga all'interno del loco, per quanto non abbia una tonalità molto elevata, essendo più stridulo, non dovrebbe risultare un grosso problema essere udita da chiunque si trovi all'interno dell'abitazione. <Non mi piace...> Gonfia enormemente le guancette scarne e cerca di penetrare lentamente nel loco con passo lento, mentre il capo si muove a destra e a manca facendo ondulare le lunghe code vaporose ai lati del corpo, un modo chiaro per far risuonare la melodia dei campanellini nell'etere e all'interno dell'appartamento, così da poter attirare l'attenzione su di sé. Tuttavia la cosa le sembra davvero molto strana, soprattutto perché se fosse impegnata in qualche faccenda domestica, la madre, avrebbe urlato di entrare o le avrebbe dato modo di capirlo. Quel silenzio è troppo singolare. <Uffiiiiiiii!> Quindi prende una chiara decisione, non potendo permettersi di rischiare e volendo fronteggiare qualsiasi avversario che possa esser penetrato nell'abitazione, le braccia si muovono velocemente davanti al corpo, piegate verso l’interno a circa trenta centimetri dal petto, proprio all’altezza del principiale organo palpitante, mentre le mani cercano un congiungimento estremamente preciso. Volendo emulare l’esatta posizione che l’è stata insegnata durante la prima lezione da allieva che ha sostenuto all’accademia, ricordando e avendo memorizzato ogni singola cosa insegnatale, tenta di dirigere le dita verso l’alto così da chiudere verso l’interno le ultime due della mandritta e appoggiando le opposte su queste; i polpastrelli dell’indice e del medio della prima verrebbero uniti all’altezza dell’intersezione tra la falangina e la falangetta della seconda, ed in pollici misti in quell’unione d’intenti che le permetterebbero, con minuzia, di simboleggiare il simbolo delle Capra. Non manca di riprodurlo fedelmente ed in modo del tutto impeccabile, essenziale principio di tutto quello che può fare. Se infatti tutto fosse andato alla perfezione, se il posizionamento non fosse fallito, passerebbe velocemente alla successiva fase e comincerebbe a riprodurre quell’energia trascendentale, condizione senza la quale non ci potrebbe essere alcun richiamo, che unisce le due principali nel proprio organismo. Allora è proprio la componente mentale la primaria forma di rappresentazione sulla quale ella cercherebbe di far perno, una concentrazione assoluta alla quale si aggiungerebbe, per il successo dell’esercitazione, l’immaginazione propria. Quest’ultima rappresenterebbe, cercando di non farsi distrarre dal alcun movimento esterno intorno a sé, in modo del tutto naturale, data la facoltà innata insita in ogni essere vivente, le due cose che rappresentano, per lei, l’energia fisica e psichica. Il suo mortale infermo, attristo e stanco, assoggettato dalle fatiche di tutti i giorni, richiama l’immagine del cibo e dei dolci che lei tanto ama, cioccolata, cannella e ogni altra cosa bella; intanto la sua parte migliore, che s’erge a cura dell’anima, affliggendo il corpo con crudeli pesti, richiamerebbe il gioco degli orsetti di peluche e dei cavallucci a dondolo che tanto le piacciono e le stimolano la fantasia. Dovrebbe quindi essere scontata l’unione così accesa tra le due forze in perenne scorrimento, come fiumi di diversi fluidi, nel proprio corpo che, sfociando per trovare pace all’altezza del ventre, inciderebbero in un’unione sintetica. Una chiara dialettica tra corpo e anima in quelle energie così enfatizzate che comincerebbero ed essere, in quel determinato posto, centrifugate in un vortice profondo, così come il panettiere unisce l’acqua e la farina per dar vita alla pasta, così ella cercherebbe di unire le due energie per far trasudare dal corpo e da tutti i pori di fuga della propria pelle. Per le sole persone che possano mirare quel sublime spettacolo, il chakra della piccola verrebbe rappresentato come fasci di rosata energia che defluirebbero dalla pelle, creando una bellissima opera d’arte della quale lei è la protagonista indiscussa. Solo dopo essersi preparata al massimo delle proprie possibilità comincia a camminare velocemente all’interno del posto. <Okaaa-Saaaaan! Dove sei? La tua bambina super coccolosa è qui! Ihihihih.> Forse spera ancora che sia un semplice disguido, quindi penetra nel corridoio e cerca di raggiungere velocemente la sala da pranzo, essendo la prima porta sulla destra e il primo posto dove può cercarla. Ma se non dovesse essere sufficiente, allora comincerebbe a girare tutta l’abitazione come una folsennata [Tentativo impasto del Chakra][Chahra On 30/30].I saluti vengono fatti e le persone corrispondono senza problemi, insomma a nessuno di certo pesa la piccola Uchiha, sembrano provare per lei un certo affetto e di certo ci vuole qualcuno che colori le giornate a Kusa. Tuttavia qualcosa sta succedendo, qualcosa che nemmeno la ragazzina riesce a spiegarsi totalmente… quella porta aperta, le imposte chiuse, la flebile luce… no, sua madre è sbadata ma non così tanto. Che qualcuno sia entrato? Ma proprio non si sente alcun rumore, ma forse sua madre si è solo addormentata, dorme ancora oppure è successo realmente qualcosa? L’Uchiha sente puzza di qualcosa, metaforicamente si intende, e dunque è abbastanza per farle scattarle un campanello di allarme e farle tentare di impastare il chakra. Ormai è un procedimento che ha avuto modo di consolidare in questi giorni, e ogni volta è sempre più automatico e semplice, infatti riesce senza problemi ad impastare la sua energia e a farla scorrere completamente all’interno del suo corpicino. E’ proprio lei la protagonista su questo palco ora… unica e inimitabile. La manina si appoggia alla porta e questa viene sospinta quanto basta per permetterle di entrare nella casa ed osservare al suo interno. Le luci sono spente e le imposte chiuse donando un’atmosfera scura all’interno dell’abitazione, rischiarata appena da luci flebili che, per quanto riguarda il corridoio, nascono da due candele rosse accese e poggiate su un mobile. Non ci sono rumori, ne segni che la bambina possa osservare, decide quindi di entrare nella sala da pranzo, prima porta sulla destra, ma quella stanza è completamente vuota della presenza della madre. C’è solo un’altra candela rossa accesa, posta sul tavolo e solo quella fonte di luce rischiara l’ambiente e le permette di vedere. Nessuno risponde alle chiamate della ragazzina. Nessun rumore, solo silenzio… anzi no, forse qualcosa di ovattato riesce ad arrivare alle sue orecchie, ma è difficile capire cosa sia, è come un ticchettio. Quindi andiamo con calma, con ordine… nella sala da pranzo non c’è nessuno e il corridoio è illuminato solo da quelle due candele, e il resto della casa? Quale sarà la prossima stanza che la ragazzina andrà a controllare? [Ambient Clan per Usagi]
La piccola riesce quindi a richiamare le proprie energie, a prepararsi per qualcosa di imminente che possa accadere da un momento all'altro. Eppure qualcosa non le torna minimamente, se qualcuno fosse penetrato all'interno della casa, per lo meno, ci dovrebbe essere qualche imposta aperta, quindi l'unico accesso all'appartamento sarebbe proprio dalla porta d'ingresso aperta, ma, non essendoci segni di scasso, chiaramente la madre ha aperto a qualcuno che ben conosce e lo ha fatto entrare in casa. Stranamente quel qualcuno non sembra essere più lì, almeno è ciò che le appare per adesso. Pronta a qualsiasi evenienza adesso, non teme certo un avversario, carina e spensierata è la piccina e non per nulla, dato che dentro di sé si potrebbe anche nascondere una leonessa da un coraggio smisurato, se così non fosse non avrebbe certamente scelto la strada dello shinobi e sarebbe rimasta ad aiutare la sua genitrice nel negozio. Quindi gonfia il petto esile, rendendo titanici quei piccoli polmoni, come se volesse farsi forza. Le parole adesso sembrano non funzionare, nessuno risponde al proprio richiamo, per quanto possa ululare e gridare, quindi è inutile proseguire con quei lamenti e certo non aiuta la situazione in cui riversa. <Maledizione, sarà entrato un ladro? Nuuoooooo.> Scuote freneticamente il capino, lasciando che il suono dei campanellini la sostenti e le doni la forza per non perdere lucidità, una sorta d'ancora di salvezza per il proprio spirito, uno iato di resistenza che la spinge a proseguire, quello rappresentano i suoi sonagli, una parte di sé di cui non si potrebbe mai separare per troppo tempo [Drin - Drin]. Avendoglieli regalati proprio la persona che sta cercando, conoscendo bene quanto sia legata a quegli oggetti, il fatto che non li ascolti e che continui ad ignorarli o a non sentirli la mette ancora più in agitazione. <Dov'è? Forse è uscita e sono entrati i ladri? Si si si.> Sarebbe sicuramente un'idea plausibile, per quanto non sembra fattibile del tutto, dato che stesse aspettando proprio il suo arrivo non avrebbe proprio senso che uscisse di casa, a meno che non fosse una commissione importante. Una speranza si dipana nel proprio animo, mentre continua a cercare all'interno della sala da pranzo, senza tuttavia ottenere alcun risultato soddisfacente. <Non è qui e questo posto mi sembra molto lugubre, non è proprio nello stile di mamma. No no no. Perché ci sono queste candele accese? Uffiiiiii!> Cerca di uscire dalla sala da pranzo pronta per procedere verso il corridoio con le candele accese, sembra vederci bene, per quanto il posto sia abbastanza tetro e spento. <Cos'è? Cos'è? Cos'è?> Si continua a domandare, mentre cammina ancora sul quel pavimento, ma si ferma, proprio dopo aver udito quel riverbero sottile, un rumore lieve di qualcosa che picchietta su una superficie solida o liquida. <Il bagno? Non si starà facendo un bagno?> Una successiva valvola di speranza che accresce la propria coscienza, mentre supera la porta della propria stanza, essendo la successiva a quella della cucina e, prima di raggiungere la fine del corridoio dove si trova la stanza matrimoniale dove dorme la genitrice, cerca di avvicinarsi alla terza porta sulla destra, proprio quella designata per i bisogno fisiologici e per la cura del corpo. Se fosse riuscita nel proprio intento ecco che porterebbe la mandritta a sollevarsi e ad avvolgere velocemente la maniglia per aprire quell'anta verso l'interno della stanza dei bagni, come a controllare che non fosse lì a prepararsi per il loro incontro [Chakra On 30/30].Le osservazioni della piccola Uchiha sono logiche e anche corrette, accortasi di quei dettagli che ora vanno a riunirsi tutti nella sua testolina e tenta di mettere assieme per fare diverse ipotesi. Ma la ragazzina non è solo una bambina, è una Genin, una Kunoichi, lei ha scelto quel percorso proprio perché dentro di sé sa di avere la forza necessaria per reagire a qualsiasi pericolo. La preoccupazione è normale, ma lei sa come farsi forza e riesce a mantenere la calma per il momento. Dunque respira e fa entrare più aria possibile nei suoi polmoni, si da’ la carica e la forza necessaria per continuare a controllare quel luogo, casa sua, reso tetro e lugubre dalla mancanza di luce e suoni e con la sola presenza delle candele. Ma chi le ha messe lì? Non è assolutamente lo stile della sua mamma. Dei ladri particolarmente romantici? Chi lo sa. Nel frattempo non le resta che uscire dall’inutile sala da pranzo e ritrovarsi nuovamente nel corridoio. Quel suono lo riesce a sentire, sordo e ovattato, come una specie di ticchettio… qualcosa che batte ritmicamente su qualche superficie, forse liquida ed è per questo che la ragazzina sceglie di dirigersi verso il bagno. Passetto, dopo passetto. Quei campanellini rimangono ancora inascoltati, un sordo richiamo verso qualcuno che sembra non esserci. Non appena la giovane Genin si avvicina alla porta del bagno può iniziare a notare qualcosa… c’è dello sporco per terra, che sembra provenire dal bagno. Anche li ci sono delle candele ed esse aiutano nella vista, infatti la luce sembra riflettersi in quello sporco come se fosse qualcosa di liquido. C’è uno strano odore nell’aria, sembra ferro. Il rumore si fa ora più distinguibile, è un gocciolare, ritmico… plic plic – plic plic. Posa la mano sulla maniglia, apre la porta… il bagno è pieno di candele rosse accese e le permettono di vedere la scena che si presenta davanti a lei. C’è del sangue sul pavimento del bagno, quello stesso sangue che ora comprendere essere quello sporco che aveva visto prima. La vasca da bagno è riempita d’acqua sporca di sangue, fino all’orlo, tanto da straripare e gocciolare sul pavimento. C’è sangue sulle pareti, come se fosse schizzato di colpo… l’odore inizia a farsi troppo forte, quell’odore ferroso del sangue. Ci sono impronte di mani insanguinate sul pavimento e sugli stipiti della porta, in basso, come se qualcuno si sia trascinato via da lì. Ma nemmeno lì c’è sua madre… e quello sporco che esce dal bagno, che ormai può capire essere una strisciata di sangue, sembra procedere lungo il corridoio, perdendosi nel buio. [Ambient Clan per Usagi]
Ecco che si avvicina a quella medita porta, il pavimento appare sporco oltre l'uscio, non capisce infatti il motivo o cosa sia, ma l'odore acre e ferroso comincia ad insinuarsi nelle piccole narici, cosa che subito la fa allertare, le apre un campanello d'allarme in testa, una sorta di profetica mestizia ed ansia palpabile. Già fuori l'uscio, quando la lignea è ancora chiusa, il terrore comincia ad insinuarsi nella parte più animale e istintuale della Uchiha, un'orrore atavico e primordiale che le avvinghia il cuore come farebbe una sempre con le sue spire e voltando la percuote e la molesta. La mano saetta e dischiude quell'uscio sbattendolo con poca forza ma con veloce insistenza, volendo al più presto capire cosa sia successo ed è proprio la scena che le si palesa davanti cade come un tuono che proviene dall'esterno per percorrerle tutto il corpo facendolo fremere di un tremore immane. Osserva con attenzione tutto ciò che le si para davanti, quelle macchie rossicce che adombrano le eleganti pariti appositamente scelte dalla genitrice scomparsa, così gli occhi si dilatano, perdono quella luce che l'ha sempre contraddistinta, quella vispa espressività che l'ha accompagnata in ogni istante della vita e le labbra si serrano como la linea dell'orizzonte mostrando, in quell'esatto istante, la sua parte più nascosta e macabra, ogni felicità lascia spazio ad un vuoto, ad un istinto ferale che urla e dilania le viscere in modo triviale, tanto che un rimbombo esplode dallo stomaco ed è l'unico rumore, oltre al proprio respiro, che riesce ad emettere. <Okaaaaa-San...> La voce tremolante comincia a palesarsi dal tremolio dei sottili giunchi, che vibrano di paura, mentre le palpebre si sgranano e cercano di seguitare la striscia di quel velo sanguigno lasciato al suolo, proprio a partire dalla vasca ripiena d'acqua torbida e vermiglia. In quell'istante cerca di correre freneticamente, un movimento fulmineo che viene elargito grazie alle saettanti leve inferiori della piccola, uno scatto frenetico e sconclusionato che la porterebbe a fiondarsi in modo folle e privo di senno verso la porta della camera da letto. <Okaaaaa-San!> Come se nel ripeterlo potesse rievocare uno spirito demoniaco o ridestare qualcuno da un sonno profondo, una tacita preghiera che rimbomba nelle proprie orecchie e comincia a risultare vano tentativo di attenzione, mentre la casa farebbe eco nel silenzio e nella luce soffusa delle candele. Allora tenta di sbattere l'interno busto sulla porta della stanza da letto, mentre la mano si fionda ad afferrare la maniglia per aprirla verso l'interno così da far palesare ai propri occhi la scena che vuole ardentemente scoprire, che ormai l'immaginazione ha già reso troppo vivida nella propria mente e che, nel sentimento di una figlia possa sicuramente richiamare un'ultima fiammella di speranza e che si affievolisce a poco a poco nella certezza della dura realtà che la circonda [Chakra On 30/30].Si insinua dentro di lei un presagio oscuro, un orrore che può solo immaginare e che l’attanaglia lo stomaco. Quell’odore non è rassicurante, quello sporco sul pavimento anche meno. Eppure apre la porta del bagno, vuol vedere la piccola Uchiha, vuol capire… e la scena che le si presenta davanti non è di certo una delle più rosee che ella potesse aspettarsi. Sangue, acqua, impronte, odore. Cosa è successo? Tutto aumenta di intensità eppure le emozioni della Genin passano da una incredibile felicità al vuoto. Il cuore batte, le viscere si stringono, è una paura questa che è atavica, primordiale, nutre l’istinto animale che è in lei. I brividi lungo il suo corpo si concentrato e il battito del suo cuore sembra farsi quasi assordante nella sua testa. Un dubbio, una paura. Nella sua mente prende vita un’immagine che forse vorrebbe solo allontanare con forza… si accende una speranza, una piccola fiammella pur di non abbracciare quella terrificante immagine che si è fatta. Esce dal bagno e inizia a correre verso la stanza della madre, esattamente dove là porta la strisciata di sangue. Quanto sangue, troppo perché una qualsiasi persona possa sopravvivere. Quella corsa frenetica e sconclusionata porta la ragazzina dinnanzi alla porta della stanza da letto e la spalanca. Silenzio. La scena che le si presenta davanti toglierebbe il fiato a chiunque, toglierebbe la vita a chiunque. Il luogo è illuminato da quelle solite candele rosse, esse permettono alla bambina di vedere… eccola là, la sua mamma. La sua migliore amica. E’ riversa sul pavimento in un pozza di sangue che si sta raccogliendo sotto di lei, le gambe sono piegate in maniera innaturale come se qualcuno le avesse spezzate a livello delle ginocchia e ripiegate all’indietro. Ha su di sé diverse ferite, il ventre dilaniato che mette in esposizione le viscere, il braccio sinistro quasi non esiste più completamente maciullato dai colpi ricevuti… il braccio destro invece, anche se ferito, è stretto al petto lì dove si stringe un pacchetto tutto infiocchettato ma ormai sporco di sangue con un biglietto con su scritto "Per Usagi" forse un regalo per lei per aver raggiunto quel traguardo così importante. Ma ora? Il corpo pieno di lacerazioni e ferite e il volto… gli occhi sono chiusi e da essi scendono lacrime miste a sangue, si perché lì accanto a lei giacciono i suoi occhi che qualcuno le ha strappato. I capelli sciolti e sporchi di quel liquido scarlatto, sparsi sul pavimento come a disegnare una cornice macabra intorno a quel volto. Sparsi sul suo corpo ci sono petali di fiori, per lo più rose rosse, fiori che sono presenti anche intorno a lei. E’ la tua mamma, la persona che ami di più al mondo. [Ambient Clan per Usagi]
Il cuore muore di morte lenta, perdendo ogni speranza come foglie fino a quando non ci sono più; più nessuna speranza. Non si può dire al sole: più sole, o alla pioggia: meno pioggia e qualsiasi persona del mondo potrebbe anche solo immaginare come si possa sentire una bambina della sue età davanti a quella scena mortifera che si dipana come un sanguigno scenario agli occhi della piccola. Il suo mortale infermo, attristo e stanco, che par venir manco, strazia l'anima con pene aspre e dolorose; mentre la sua parte migliore, che s'erge ad abbondanti cure dello spirito, affligge il corpo con crudeli rombi di tuono e mentre per disgrazia, per virtù o per sfortuna, con pensiero obnubilato dalla morsa infame degli eventi, sente quel tripudio di sentimenti malevoli a combattere, lacerare, dilaniare e devastare sé stessa con il doloroso movimento del suo spirito. <Okaaaaaaaaaaaaaaa-San!> Un ululato fende l'etere, il compianto, il lamento a bestemmiare al vento la divina podestà. I suoi occhi sono acqua profonda, un rosso acceso che sfuma verso una luce tetra e oscura, indecifrabile maschera di cera dalle quali cavità oculari cominciano a scivolare come un fiume in piena e le rigano le gote pallide, bianche come la pelle dei morti; fredda carne che non riesce a sentire il sangue scorrere nelle sue vene, gelide ossa che sembrano frantumarsi quando cerca di avvicinarsi incespicando e dondolando con estrema mestizia al corpo dilaniato e marcio di quel cadavere vuoto, privo di vita ed esistenza. Tutto tace, nessun singhiozzo esce dalle labbra della piccola, istanti interminabili nei quali cerca solo di avvicinarsi alla madre morta, distesa al suolo, sul freddo pavimento della stanza. <Noooooooooooo!> Urlo che strazia il velo di qualsiasi spazio, lamento che si protrae nella stanza e mette in mostra il suo stato d'animo. Si lascia cadere al suolo, con le ginocchia che impattano sul pavimento e pregno di quella pozza di sangue, non importandosi di lasciare delle tracce, non importandosi più di nulla, cerca di prendere la sua mano tra le proprie, l'unica rimasta ancora intatta e che stringe quel pacchetto. Lo tiene stretto insieme alle dita di lei, intrecciate con le proprie in un abbraccio tremante. Cerca di rannicchiarsi sopra di lei cominciando a piangere tra i singhiozzi e quel liquido salato che le scorre dagli occhi e che si riversano sul corpo maciullato. Singhiozzi di pura tristezza di alternano a grida di dolore, mentre dondola su sé stessa e cerca di accarezzare il volto della sua migliore amica, la sua mamma che giace esanime al suolo e che vorrebbe tanto che la stringesse al petto, che l'abbracciasse e la riempisse di coccole. Vorrebbe tanto sorridere, ma ogni volta che ci prova un conato di vomito prende a lambirgli le viscere. Vorrebbe scappare, ma le gambe sono troppo deboli e nude e non riescono a volare. Attimi interminabili di grida e di lamento, minuti di puro compatimento, non riuscendo a muoversi da quel posto a rimuginare sui suoi stessi pensieri che, in quel momento, sembrano girare come una centrifuga senza raggiungere uno scopo, un punto fermo. Rimpianti e rimorsi sono soltanto il coronamento di un marcio edificio di chi crede d'aver fatto troppo poco per una persona così importante. Acerbi martiri che si uniscono nella memoria oscura, per nulla cortesi nel loro tormento, con mille offese lambiscono i vari giri di clessidra tanto che la piccola non li conosce eppur li sente. Così come rossa gemma avanti agli occhi talora possa trasformare ciò che circonda la piccola Uchiha, tutto intorno a lei faccia diventare sangue il latte e fiamme i ghiacciai più puri. Qualsiasi parola sarebbe un fiato sprecato, qualsiasi dolcezza sarebbe inutile in quel momento di puro dolore, in quei minuti interminabili nei quali si sente solo il pianto e le grida di lacerante dolore che echeggiano nelle mura di quella casa. Non riesce ad alzarsi, non riesce a muoversi, c'è solo lei con il suo immenso strazio. Forse qualcuno la sente, o forse no, forse qualcuno la raggiunge, ma lei non riesce ad alzarsi, non riesce a muoversi, fissa soltanto quel pacchetto e quel corpo quando ormai non ha più lacrime da versare; quando si sente come quel cadavere che fu sua madre, fredda come la nuda roccia, senza più vita come una statua di marmo. Allora, solamente allora, cerca di aprire il pacchetto tra i singulti lancinanti e le grida del proprio spirito irrequieto [Chakra On].Troppo per chiunque, ma soprattutto troppo per una bambina di quell’età, che si è appena affacciata al mondo ninja. Troppo per quella piccola che aveva solo lei, sua madre, la sua migliore amica. Colei che l’ha cresciuta, coccolata, viziata, che le ha regalato ogni istante felice della sua vita. La genitrice che l’ha messa al mondo e l’ha amata come solo una madre può fare. E’ duro il colpo, arriva diretto e fa male, le sensazioni troppe da poter descrivere, svuotano, dilaniano, distruggono tutto quello che trovano davanti. La ragazzina si trova davanti a una scena che nessuno dovrebbe mai vedere, qualcosa che sicuramente la segnerà per il resto della sua vita… e quel sangue, quel colore rosso, tingerà per lungo tempo il suo mondo. La Genin si avvicina ma le gambe e i muscoli sembrano cristallo pronti a rompersi, il freddo e il vuoto che sente la fanno sentire come quel cadavere riverso al suolo, l’urlo si sprigiona e si liberano le lacrime. Il trauma e lo shock subito risvegliano però in lei qualcosa… quell’urlo, quell’immenso dolore, fanno schizzare il chakra della ragazzina, rompono in lei un vaso chiuso e sigillato, irrompono nel suo sangue, nel suo dna, liberano tutto quel dolore che viaggia e viaggia… fino ai suoi occhi. Non se ne accorge la ragazzina, ma quegli occhi già rossi si tingono di un rosso ancora più acceso, la pupilla si restringe e nell’iride appare un altro punto nero… una tomoe. Non può saperlo ancora la piccola Usagi, ma il dolore ha dato il via a una reazione a catena che stravolge la sua vita. Avrà però l’impressione che tutta la scena davanti a lei si svolga a rallentatore, lentamente la mano della madre viene presa e lentamente tutto si muove intorno a lei… tutto riconducibile a quegli occhi risvegliati ma la ragazzina non potrebbe avere la prestanza e la mente lucida per rendersene conto. Tocca la madre, tocca quell’involucro, e i pianti e le grida si elevano a richiamo straziante e insulti verso il cielo. Ma volente o nolente il corpo inizia a sentirsi stanco, la mente vacilla confusa e stanca… si è sporcata di sangue, ma non importa. Quel colore rosso troneggia. "Questo è il mio regalo per te, per la tua promozione, piccola." Una voce lontana eppure vicina, è maschile ma la ragazzina non l’ha mai sentita prima. "Rivolgiti al clan Uchiha, e capirai cosa è avvenuto oggi dentro di te." Continua quella voce che sembra distante eppure se la ragazzina ha la forza e la volontà di guardarsi intorno alle sue spalle, sulla porta della stanza, vedrebbe un uomo che è solo un’ombra senza distinguerne il volto e i connotati, ma grazie ai suoi occhi appena risvegliati vedrebbe che dentro di lui vi è un’intensa colorazione di rosso… rosso che scorre, ma non è sangue, è chakra. Ed è qui che la mente verrebbe a mancare, lo shock troppo da sopportare insieme a tutti quegli avvenimenti, alla ragazzina non resterebbe che un’istantanea perdita di coscienza. Troppo stanca ed affaticata. La piccola Uchiha chiuderebbe gli occhi e sverrebbe sul petto della madre, con le loro mani ancora intrecciate. [Ambient Clan per Usagi][END]
Non capisce certamente cosa stia accadendo, il dolore si mischia a qualcosa di diverso, qualcosa che lei ignora completamente e che non ha la benché minima idea di cosa sia. Quell'energia trascendente, quella forza precedentemente impastata, si muove e si modifica, sfonda di prepotenza i fiumi dentro le vene che cercano il loro mare, rompono gli argini per cercare nuovi cieli su cui posarsi, nuovi posti da invadere. Sangue che scorre sempre più velocemente volendo appianare la tachicardia che sta cominciando a farsi largo nel suo petto, condensare il calore corporeo negli organi vitali, perché il fiato continua ad aumentare, il respiro sembra raggiungere una velocità incredibile, tuttavia lei vede tutto come se il tempo stesso si stesse piegando alla volontà di qualcuno, come se lo spazio stesse viaggiando ad una velocità molto più ridotta. Non vede i suoi stessi occhi, non riesce a notare quell'arte oculare che adesso si è appena palesata con il suo stesso dolore. Non riesce però a concentrarsi su quell'evento, non riesce a pensare ad altro se non alla figura della propria madre distesa sul pavimento. Le prende le mani, ma lo lo stesso shock l'ha fiaccata, ha devastato il suo spirito e la sua immensa allegria, non riesce a sorridere, non riesce a ridere. Ma ciò che attira di più la sua attenzione, come in un salto nel vuoto, è una voce maschile, mai sentita, che adesso la richiama alle sue spalle. Non pronuncia alcuna parola, cerca di scattare con il corpo in sua direzione, volgersi per vedere chi ha parlato, chi le ha detto quelle parole. Note stampate nella propria mente come un sigillo di fuoco sulla carne. Tuttavia è stanca, troppo stanca, vede solo quell'ammasso di Chakra, mai visto prima d'ora e la vista comincia ad obnubilarsi, così come tutti gli altri sensi. Stremata e priva di forze. Così di pietà quasi viene meno, così come morisse e si accascia sulla madre, come corpo morto cade.