Galeotto fu il foglietto: un incontro insanguinato

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10:37 Yosai:
  [Quercia] Gli sta diventando grigio anche il cervello a forza di muoversi in mezzo a quel banco di nebbia. Se ne sta seduto sotto uno degli alberi più grossi del parco. Una quercia. Il torso possente è appoggiato all’albero, le gambe nerborute sono piegate, sulle ginocchia s’appoggiano i gomiti, lasciando gli avambracci e le mani ciondoloni tra le gambe. Oggi ha cambiato colore. È coperto da una maglia bianca in tessuto tecnico, che aderisce al busto come una seconda pelle, le maniche son lunghe e arrivano fino alla base dei polsi. Dall’orlo delle maniche emergono le lingue d’inchiostro nero-rossastre che si arrampicano lungo le braccia decorando il corpo. Ma nulla di questo è visibile. Insieme alla maglia bianca un paio di pantaloni scusi che si immergono in pesanti anfibi. Questa volta i capelli sono sciolti e ricadono ai lati del viso fino a toccare le spalle stondate. Sono scurissimi, neri si direbbe, ma se ci fosse il sole sarebbero visibili dei riflessi rosso sangue. Si, è un roscio. Il viso sottile, dai lineamenti decisi, dal naso dritto e dalla barbetta ispida, è decorato dai due sfregi che emergono ad un primo sguardo a deturpare dei lineamenti altrimenti ben fatti, il primo comincia dalla parte sinistra della fronte e affonda nella carne verso il basso fino alla fine dello zigomo, salvando l’occhio, il secondo taglia in orizzontale tutta la fronte, come il taglio sui coprifronte dei mukenin, ma a lui l’hanno fatto sulla carne. Gli occhi del color dell’oceano guardano all’insù, in un punto imprecisato a mezz’aria. Assorto nei suoi pensieri. Al suo fianco è appoggiata al suolo una giara d’alluminio di almeno un paio di litri e un foglio di carta tutto ciancicato, sul quale sono disegnati alla meno peggio i sigilli che i ninja devono imparare con le mani. È tanto assorto da non accorgersi che quel foglio, che stava utilizzando per allenarsi nella velocità d’esecuzione dei sigilli, con un colpo di vento vola via. Può solo sperare che arrivi a qualcuno disposto a riportarglielo… o meglio lo potrebbe sperare, se se ne fosse avveduto. Ma così non è [chakra off]

10:55 Yuukino:
  [Entrata parco » Quercia] Nebbia, nebbia ed ancora nebbia. Maledetto il giorno in cui quelle fantastiche creature chiamate genitori han deciso di venire lì: per cosa poi? Solo perché mezzo mondo si trova lì? Poteva anche rimanersene bellamente a casa a coltivare le sue passioni quali la lettura e gli origami. Invece no. Quella mattina si era alzata presto, più del solito, decisa almeno a infondersi di nuova energia positiva ma soprattutto per allenare un po’ anche il corpo: non immaginiamoci che sia diventata una body builder tutta d’un pezzo ma la sua corsetta se l’è fatta ed è proprio così che aveva messo gli occhi sul parco: si fa per dire, perché averlo notato è stata più fortuna che altro visto il candore che l’avvolge ed è così che, dopo essere rientrata, si è decisa di tornarci, stavolta con un libero riposto in una borsa a spalla. La giovane kusana indossa nuovamente un kimono che questa volta è di colore nero: una grossa spaccatura sul petto ed un’altra sulle gambe, unite unicamente da un fioco fucsia tenuto insieme da una spilla enorme a forma di sole (dove i raggi sono piccoli serpenti), lasciano intravedere una sottoveste color rosa antico che copre il seno prosperoso per quasi 3/4 della loro forma. I dettagli del kimono sono dorati sia ai bordi che attraverso una decorazione floreale su entrambe le spalle mentre le maniche si aprono in grossi balzi di tessuto rosa che riprendono la sottoveste. I capelli sono raccolti dietro le orecchie e tenuti insieme da due ciocche unite sulla nuca da un gioiello dorato con pietre preziose nere incastonate mentre altre due ciocche della frangia corrono lungo il viso fin quasi sotto alle mandibole. Grossi orecchini a forma di serpente cadono giù incorniciando ancor di più quel viso fine e sottile dagli occhi grandi e blu. Ai piedi delle ciabattine dorate, anch’esse finemente decorate. Si può intravedere, in tutto ciò, il tipo di famiglia che si ritrova alle spalle così come anche il fatto che abbia avuto un infanzia più che serena, nell’agio e prosperità. Ed è così che fa il suo ingresso al parco, con piccoli passi come di chi ha smesso di tentare di far le cose di corsa, come di chi vuole riposare le proprie membra e che ha già la testa altrove. Perché sì, quello che contraddistingue la giovane bruna di Kusa è la facilità con cui si smarrisce nei propri pensieri ed è proprio in quei frangenti che viene riportata alla realtà da cose inaspettate. In questo caso si tratta di un foglietto di carta che il vendo le appoggia davanti ai piedi proprio mentre stava per fare un passo: non se ne sarebbe accorta se non fosse per il rumore della carta che si stropiccia sotto alla suola delle proprie scarpe <Mh?>. Abbassa lo sguardo mentre rimuove il piede da sopra il pezzo di carta prima di curvare in avanti la schiena ed allungando il braccio destro mentre col sinistro cerca di tenere su la borsa affinché non scivoli. <Cos’è?> si domanda, a bassa voce mentre aggrotta la fronte e socchiude gli occhi per meglio focalizzare il foglietto mentre lo afferra. Torna così a schiena dritta mentre continua a guardarlo per poi alzare lo sguardo come chi teme di essere beccato nel vedere qualcosa di proibito. Così gli occhi cadono su un grosso tronco… appoggiato ad un albero. Quelle dimensioni le sono decisamente famigliari: abbozza così un sorriso quasi malizioso mentre infila il foglietto sotto al seno, nascondendolo dalla sottoveste (vogliamo dire ancora una volta sotto?) ed intanto gli si avvicina senza ancor dire nulla ma piegando già leggermente la testa verso sinistra pronta a salutare non appena l’altro si fosse accorto della sua presenza.

11:19 Yosai:
  [Quercia] No, non se ne accorge di essersi perso quell’unico foglio di appunti dell’accademia. Se lo sapesse la sensei probabilmente adesso starebbe correndo fortissimo a nascondersi da qualche parte. La sua disattenzione da agio alla Kusana di far ciò che vuole con quel foglio. Lui rimane li a naso per aria finché la figura di lei non entra nella sua vista periferica. È una donna slanciata, non le ci vuole molto. E quando succede, lui sbatte veloce le palpebre due volte, scuotendo lievemente il grosso testone, quasi rinvenendo. Poi pianta gli occhi su di lei e la inonda di blu oceano. Cerca i dettagli, come sempre. Chimono elegante, ciabattine ordinate, acconciatura, collo scoperto, orecchini in vista. Bella è bella, questo è sicuro. Distende le labbra sottili in un sorriso che snuda la dentatura bianca, assottiglia lo sguardo alzando anche un braccio definito. In segno di saluto, <Ma guarda chi…> si vede? non fa tempo a dirlo, allarga lo sguardo. Sorpresa. Stupore. Ha commesso l’errore di indugiare sulle sue forme prima di cercare lo sguardo di lei. E li è rimasto incastrato da quei tre quarti di paradiso. Prova a deglutire ma si accorge che la saliva si trasforma in calce a metà del tragitto, e d’improvviso non riesce più a respirare. Gli è andata di traverso!! Diventa paonazzo d’improvviso, lasciando cadere il braccio per portare entrambe le mani davanti alla bocca a coprirsi e inizia a tossire. Occhi serrati e pelle del viso che diventa paonazza. Il collo taurino si gonfia per lo sforzo. I muscoli dell’addome e dello sterno si contraggono, ben visibili sotto la maglietta aderente, sembra dei serpenti si muovano sotto la pelle quando contrae i muscoli. Una vena enorme sbuca sul collo, ha una giugulare adatte alle sue proporzioni d’altronde. Continua a tossire fortissimo, con il viso immerso nelle mani e gli occhi strizzati. Tutto si aspettava, tranne che di morir strozzato per un paio di tette, mondo caino.

11:30 Yuukino:
  [Quercia] Muove passi in direzione di Yosai sempre con quello sguardo che è un misto di curiosità e leggera malizia. Lei immagina che quel foglietto sia suo e quello “scherzetto” la diverte già. Si pregusta già la faccia del giovane quando inizierà a cercarlo e non saprà dove si trovi e… ha già preparato il piano per metterlo un po’ sulla brace. Ma a quanto pare il destino è più beffardo e malizioso della kusana perché ci sta già pensando da solo a creare una situazione improbabile. <Yos…> non fa in tempo a pronunciarne il nome che scorge le sue braccia portarsi dinnanzi alla bocca mentre inizia a tossire diventando rosso come un peperone. Inarca le sopracciglia la giovane Yuukino sorpresa di tale “benvenuto” ma non passano altri attimi prima di capire che cosa stia succedendo: e non si sofferma nemmeno sulla causa di quel malessere scaturito dalla vista del suo seno. Lo spirito da crocerossina (?) è più forte e, come d’istinto, la giovane si fa scivolare la borsa dalla spalla che cade a terra mentre cerca di balzare in direzione di Yosai appoggiando il palmo destro all’albero che ha dietro come a frenare quell’improvviso movimento <Ehi>. Andrebbe così a piegare il busto liberando la mano appoggiata e dopo aver tentato di appoggiare la sinistra su una spalla di lui, cercherebbe con la destra di dare uno, o forse due e tre colpi alla scapola come si fa con i bambini ai quali è andato qualcosa di traverso <Ma cosa…?>. Non è spaventata ma non si può dire che se la stia spassando: gli occhi impressi sulla base della nuca cercando il punto esatto dove colpire per far sì che le vibrazioni aiutino il fisico dell’uomo e eliminare la saliva che intralcia l’entrata dell’aria nei polmoni. Non sarà di certo facile, con quel fisico, applicare una forza così importante da essere decisiva e proprio per questo motivo cercherebbe di ripetere quell’azione più di una volta, più di due… <Yosai!!!> quasi allarmata nemmeno per un secondo pensa di guardarsi intorno alla ricerca di aiuto: in quei frangenti non si ha a disposizione tanto tempo.

11:47 Yosai:
  [Quercia] Quei colpi di tosse sono tirati tutti all’interno dei palmi delle mani, altrimenti genererebbe dei piccoli uragani ogni volta. Il torace si comprime ad ogni colpo e poi si espande in tutta la sua possanza per cercare più aria possibile, e di nuovo fortissimi colpi di tosse finchè l’aria non è esaurita. Avverte poco di quei colpi dietro la schiena. A lei piuttosto sembrerà di colpire la roccia. Ma qualcosa sembra succedere, quel bolo di calce sembra ritornare indietro per poi togliersi dalla circolazione, disostruendo le vie respiratorie. smette di tossire, le palpebre si alzano di scatto, lo sguardo sgranato al suolo, ansima forte abbassando piano le mani che si discostano dal viso, la bocca aperta, <…grazie…> ha la forsa di dire tra un grosso respiro e l’altro mentre, qualora la mano di lei fosse ancora appoggiata sudi lui, andrebbe a piegare l’avambraccio, tirando su il braccio all’indietro e cercando con la sua manona quella delicata di lei, facendo guizzare i muscoli che si muovono sotto la pelle, come fossero entità con vita propria, in realtà ha troppi muscoli per arrivare esattamente tra le scapole, qualora lei comprendesse il gesto, dovrebbe sicuramente dargli una mano per arrivarci. L’altra mano, libera, viene portata sul volto, per poi farla scorrere verso l’alto, infilando le dita nei lunghi capelli mossi che gli sono finiti tutti davanti al viso con quell’attacco di tosse <… scusami…> ansima ancora mentre, qualora lei avesse acconsentito a porgergli la mano, la tirerebbe leggermente verso il terreno, un invito un po' rozzo, sicuramente, ma la vuole li seduta vicino a lui < mi è andata di traverso> commenta con un po' più di fiato <se fai quest’effetto a tutti gli uomini dovresti avere qualche morto stecchito sulla coscienza, lo sai?> trova pure il modo di scherzarci sopra! Le gambe, da piegate davanti a lui, verrebbero incrociate, mentre il busto si torce per darle attenzione. Si schiarisce di nuovo, come se volesse attirare l’attenzione, ma sta solo togliendosi un fastidioso raschietto. <ti sta molto bene questo chimono> ammette <è un colore che si addice alla tua pelle> ci butta un complimento, come viene. Gli sale subito un velo di imbarazzo che gli tinge con un filo di rosso le gote. Proprio quando aveva riacquistato un colorito normale <allora? Che racconti di bello?> io ero qui a ripassare le… tocca istintivamente al suo fianco, l’opposto rispetto al quale eventualmente lei si sarebbe seduta, tastando l’erba nei pressi della giara di alluminio… solo erba. Volta di scatto il viso in quella direzione, così rapidamente da creare uno svolazzamento generale dei capelli, che confusamente seguono il movimento <no! L’ho perso?!> sei stato davvero così stupido?

12:03 Yuukino:
  [Quercia] I colpi della kusana dietro alle scapole sono come una carezza di una piuma che si poggia su una superficie di metallo e già al terzo dato Yuukino sente di non avere la forza di continuare: in quel momento si rende conto che quella gestualità non ha nulla di pratico se non aggiungere una certa teatralità alla scena. Potrebbe benissimo sembrare una simulazione in cui i colpi non sono veri ma solo delle istruzioni per un possibile allievo di arti mediche. Nonostante la mancanza di forza, però, sembra che la situazione rientri perché di lì a poco il konohiano smette di tossire e la mora non si interroga nemmeno se il proprio intervento sia stato o meno decisivo perché sa bene che se fosse rimasta in piedi a guardarlo le sorti sarebbero invariate. Discosta quindi lo sguardo dalla schiena di lui, larga come una enorme roccia per poi notare la gestualità di lui che cerca la mano di lei. In maniera del tutto spontanea e per nulla ragionata andrebbe a liberare la spalla del gigante dalla propria presa raggiungendo la mano muscolosa di lui che sarebbe in gradi di avvolgere 3 volte la propria. Lo lascia fare ed essere trascinata di fianco non dovrebbe risultare nemmeno uno sforzo vista la mole decisamente inferiore della giovane che andrebbe ad adagiarsi di fianco lasciando che l’altra mano, che poco fa colpiva la schiena, scorra lungo di essa fino a raggiungere il manto erboso e le radici dell’albero dietro ai due. <Non… ti preoccupare> andrebbe a dire lei con una voce leggermente strozzata come di chi si sta riprendendo da uno spavento con quel respiro un po’ più corto atto ad arieggiare maggiormente i polmoni. Gli occhi della giovane si andrebbero quindi a posare sulla propria mano tenuta da quella di lui: non si era accorta; la gestualità di lasciarsi afferrare allungando il braccio era stata talmente istintiva che solo ora prende coscienza del contatto fisico. La bocca si apre leggermente nel momento in cui realizza tutto ciò prima di tornare ad osservarne il viso dai tratti decisi e ben delineati. <Che io sappia nessuno ci è morto e…> breve pausa per tirare un ultimo sospiro di sollievo <… fortunatamente non ho iniziato da te>. Ricambia così i complimenti con quella frase che sembra lasciar trasparire un certo desiderio e serenità di rivederlo così presto dal primo incontro; un desiderio di rivederlo ancora, vivo e vegeto. Un complimento che più che sottolineare l’aspetto fisico sembra andare oltre, intriso di una volontà più razionale. <Forse dovrei mettermi addosso un sacco di iuta onde evitare di ucciderti, la prossima volta>. La prossima volta? Un chiaro invito a volerlo rivedere, una frase che cela dell’interesse che la stessa kusana non si accorge di avere. Ma ecco che d’un tratto l’attenzione dell’altro sembra essere colta da altro ed è lì che anche Yuukino ricorda cos’era successo poco prima che quei colpi di tosse interrompessero i propri piani. Un leggero sorriso beffardo andrebbe a dipingersi sulla bocca della giovane prima di aprirsi per chiedere con una finta curiosità <Ehi? Che succede? Cos’hai perso?>. Sa bene di cosa si tratti per quanto non abbia fatto in tempo a leggerlo; ed è lì che alza le sopracciglia pensando che avrebbe dovuto quanto meno capire di cosa si tratti: maledetta curiosità!

12:29 Yosai:
  [Quercia] Tiene quella mano delicata nella sua giusto il tempo di capire se lei acconsente o meno a sedersi la vicino, per poi sfilarsi leggermente. Ci mette tutta la delicatezza possibile in quel tocco, sperando lei non lo percepisca comunque come invasivo. Certo magari un pò più rude di come lui se lo immagina lui, questo si, ma d’altronde la differenza di fisicità comporta questo. Per lui sarà sempre difficile essere delicato come lei, come per lei sarà più complicato essere rude come lui, ammesso che voglia mai esserlo. Percepisce la sensazione di toccare l’ovatta, la seta, l’acqua, quando sente la pelle di lei, mentre invece a lei toccherà una sensazione più ruvida. Per forza di cose. Dovrebbe imparare a curarsele, quelle mani. Sfilerebbe la manona dalla sua col chiaro e percepibile timore di aver disturbato, più che per sincera volontà di interrompere quel contatto. Lascerebbe quindi ricadere la mano tra le gambe incrociate. Distene di nuovo le labbra in un sorriso, che dedica a lei, e ne cerca lo sguardo, gemello del suo, piacevole da sostenere. L’espressione si trasforma in scietticismo, inarcando un sopracciglio, sena distogliere lo sguardo dal suo <ho dei polmoni resistenti, potrai togliermi il fiato quante volte vorrai>. Ok don Giovanni, stai nel tuo. lascia uscire quella frase con una sicurezza di se che non è propria, tant’è che quando se ne rende conto di colpo distoglie lo sguardo, non verso il basso o quei tre quarti di paradiso potrebbero mandarlo al creatore del tutto. Ma verso il suo orecchino sinistro. Concentrandosi su un dettaglio. Al dire di lei quel “la prossima volta” risuona come un sasso che colpisce la superfice di uno stagno, generando tsunami. Ma è su un’altra cosa che si concentra. D’impeto solleva il braccio definito e colorato sotto la maglia bianca che ne disegna perfettamente le forme. Il braccio è quello del lato nel quale lei si è accomodata al suo fianco, ovviamente il braccio si alza e le dita si chiudono in pugno, tutte tranne indice e medio, che andrebbe a poggiare, se lei glie lo consentisse, sulla sua fronte <sarà con questa che potresti riuscire a uccidermi> commenta mantenendo le dita sulla fronte liscia di lei, lo sguardo la cerca di nuovo, cerca quelle pupille blu. <la iuta lasciala ai sacchi di patate, stai benissimo così e spero di non meritarmi la tua voglia di uccidermi> di nuovo le sorride, ridacchiando stavolta. Abbassando il braccio torna quindi sul foglio. Distogliendo lo sguardo da lei, lo cerca che si! <ho perso il foglio sul quale stavo ripassando> solleva la giara ma niente. Istintivamente, quindi, riponendo la giara in terra, pianta le mani a terra e con un violento colpo di reni tira su quell’ammasso di muscoli che è il suo corpo, convinto che magari il foglio fosse sotto di lui. E invece no! <non posso crederci, mi sono perso il foglio!> è il, in piedi davanti a lei, e di nuovo è costretto ad infilare le dita nei capelli per tirarli indietro. Ha dimenticato l’elastico e in questi casi è facile che gli finiscano davanti agli occhi. <tu l’hai visto per caso?> che, il foglio? Scuote il capo, e di nuovo lo sguardo blu viene parzialmente nascosto dai capelli <no come fai ad averlo visto, ma quando l’ho perso!?!? > non si capacita. Tonto.

12:46 Yuukino:
  [Quercia] La kusana rientra fra quel gruppo di persone che in tutta la sua vita non ha avuto modo di avere grossi contatti fisici con le persone che la circondano; è diventata “grande” in una famiglia di intellettuali dove un pensiero era più importante di mille carezze, dove generare idee era più importante di un abbraccio e, sebbene non sia diventata anaffettiva di certo ha un modo decisamente razionale di porsi anche di fronte alle questioni di pancia o di cuore. Per questo motivo quel tocco breve produce in lei una sensazione sconosciuta che non ha un riscontro in quelli che sono i suoi ricordi o che possa essere descritta usando la razionalità e ciò la lascia, per qualche frangente, stupita. <E’ un invito?> andrebbe quindi a domandare in riferimento alla possibilità di togliergli il fiato quante volte vorrà <Perché potrebbe essere accolto in maniera positiva> aggiunge con un fare malizioso come di chi si accorge di avere di fronte una sfida e che verrà accolta senza ombra di dubbio. Ma ecco che poco dopo, senza comprenderne inizialmente le cause, si ritrova quelle dita forti sulla propria fronte, ampia e liscia, candida e soffice. Sgrana gli occhi. <Mh…> sussulta a quelle parole. Possibile che sia un libro così aperto da indurre una persona conosciuta da poco a coglierne già quella sfumatura tramandata dai genitori? Può darsi. <Non credo di avere granché voglia di ucciderti, Yosai> aggiungerebbe quindi al proprio discorso. Ma tutti quei pensieri lasciano ben presto spazio al divertimento quando si accorge che l’altro, tra una chiacchiera e l’altra, è intento a cercare il foglio perso, quello che si trova proprio appoggiato al proprio seno, causa della tosse, e che lì si sta lentamente riscaldando coperto dal tessuto rosa della sottoveste. Così anche lei appoggia le braccia al suolo per darsi una leggera spinta così da balzare in piedi come il konohiano. Una volta in piedi andrebbe a muovere la testa un po’ di qua e un po’ di là fingendo di star cercando anche lei quel foglietto <Com’è fatto? Cosa c’è scritto sopra? Quanto è grande?> domande di apparente ingenuità di chi vuole aiutare ma per lei è anche un modo di sopperire alla curiosità di sapere cosa vi sia scritto dal momento che non ha avuto il tempo di ficcanasare quando l’aveva raccolto. Il viso della kusana assume, fintamente, una preoccupazione che sia andato perso, come di chi vuole davvero aiutarti a recuperare qualcosa di importante. Intanto nella sua mente si fa sempre più vivido il proseguo di come portare avanti quella messa in scena e, inevitabilmente, le sfugge un sorriso malizioso mentre con un profondo sospiro tira un po’ in fuori il petto, inconsciamente mostrando il luogo dove quel foglietto tanto ricercato si trovi. <Oh, prima che perda anche io il mio libro> andrebbe ad aggiungere prima di fare un passo verso la borsa cadutale a terra nel tentativo di aiutarlo; andrebbe a piegare le ginocchia ponendosi di lato rispetto alla posizione di Yosai fino ad arrivare con la mano a raccogliere la borsa lasciando che la propria figura si possa ben notare di profilo: beh diciamocelo, lo fa anche un po’ di proposito, le è sempre piaciuto osservare l’effetto che fa sul sesso maschile.

13:18 Yosai:
  [Quercia] Anche in questo divergono, lui è naturalmente portato ad esprimersi anche con una certa fisicità, per quanto rispettosa e delicata. Non è capace a stare senza toccare la gente e questo potrebbe rivelarsi un problema un giorno. Ma non è questo il giorno, pare. Anzi! Inarca un sopracciglio alla domanda iniziale di lei, piegando il capo leggermente di lato, come un cane incuriosito, facendo ondeggiare i capelli fluidi. Quando il sorriso malizioso di lei s’avventa su quella labbra morbide lui sente di nuovo la saliva farsi calce in bocca. Compie uno sforzo tale per deglutire che la fronte quasi gli si imperla di sudore, ma riesce a non strozzarsi <e allora potrebbe essere un invito…> mormora con una voce più roca del solito ma cercando di ostentare sicurezza. Non ce la fa proprio, quella ragazza lo manda in confusione completa. Di nuovo si rischiara la voce, mandando via ogni incertezza, giusto in tempo per rispondere alla Kusana <meno male!> esclama venendo a sapere che tutto sommato non ha da temere da lei. Le regala un sorriso disteso, cercandone ancora lo sguardo, prima che tutte le questioni finiscano in secondo piano rispetto alla ricerca del foglio perduto <era… un foglio> bravo, ottima descrizione <sopra c’erano i miei appunti dell’accademia! C’erano i sigilli, mi stavo esercitando poi…>poi che? Poi ti sei distratto, poi è arrivata lei e quindi tanti saluti a tutto il resto. Ottimo! Bel comportamento da ninja. Da in piedi lascia saettare lo sguardo blu sull’erba verde, veloce e senza meta, sperando di vederlo da qualche parte <deve essermi vo…> volato via? Si, certo, è quello che direbbe se non avesse prestato attenzione alla Kusana che intanto, giustamente preoccupata per il suo libro, decide bene di piegarsi proprio in favore di camera rispetto a lui che istintivamente se la mangia con gli occhi. Uno sguardo che indugia così tanto su di lei che probabilmente lei avrebbe il diritto di chiedere l’affitto. È l’istinto di conservazione che impedisce alla mente di vagare su lascivie varie e lo costringe a distogliere lo sguardo. Anche perché sta iniziando a sentire il cavallo dei pantaloni restringersi… misteri dei tessuti. D’impulso distoglie lo sguardo come se avesse fatto la cosa più difficile del mondo, e si allunga verso la giara <hofattounpòdithè.gradisciunpòdithè?prendisevuoic’èpurelatazza…> tutto d’un fiato e con un tono di voce un gradino più acuto del solito. Lo sguardo si distoglie dalla giara che ha appena sollevato solo per piantarlo direttamente e senza soste altrove, in quello di lei. Ancora di salvezza. Cerca aiuto in casa del serpente. Ma come abbiamo detto, non si è reso conto che il suo parametro mente è sceso sotto zero.

13:32 Yuukino:
  [Quercia] Al chiaro invito dell’interlocutore la giovane ecco che sorride prima di lasciare che il sopracciglio destro si pieghi in alto, formando un arco <Non dovresti mai concedere un simile lusso ad una donna> andrebbe a pronunciare piuttosto sicura di sé, sicurezza che viene aumentata dalle movenze meno salde dell’altro. Un gigante che però pare abbia anche momenti dove riesce a sciogliersi e lei, una giovane viziata che sebbene restia ad aprirsi di fronte a qualcuno, attacca come un serpente con la propria malizia forse per evitare che ella stessa rimanga vittima di tale tipo di desideri: è più facile resistere alle tentazioni quando si è la causa di quest’ultime, no? <Era un foglio> andrebbe a ripetere con una voce seriosa dopo essere tornata in piedi con la borsa sulla spalla, questa volta. Alza quindi le spalle incurvando la bocca <Effettivamente non mi sarei mai aspettata che un foglio fosse effettivamente… un foglio> scherza. Ma lascia che egli continui con la descrizione per, finalmente, scoprire cosa vi era sopra. Pensava, o sperava, che quel foglio potesse racchiudere molto di più di quanto appena ammesso dal giovane. Farebbe per avanzare in direzione di lui ma ecco che si blocca non appena si accorge dalla reazione avuta al proprio gesto che, in fondo, aveva proprio quello scopo. La situazione infatti si sta facendo sempre più interessante e lei, a cui piace giocare, non può che esserne compiaciuta. Per un breve lasso di tempo, però, di fronte a quella montagna così adorabilmente impacciata, un leggero senso di dispiacere andrebbe a stringerle la bocca dello stomaco: no, non cedere. Non lasciare che le tue stesse armi ti si ritorcano contro. D’altronde, è bello vedere che dall’alto della sua fiera imposizione fisica il konohiano abbia perso la capacità di parola e la dimostrazione arriva subito dopo quando va ad afferrare la giara per offrire del the alla kusana. Non le sfugge l’effetto anche fisico che ha fatto sull’altro e niente: è proprio il momento giusto per… <Oh… Yosai, ti ringrazio… sì, effettivamente una buona tazza di the sarebbe ottima in questo momento… soprattutto se è il tuo… the> una voce melliflua, calda ed avvolgente. Una frase con le giuste pause che potrebbe avere mille interpretazioni e che, di per sé, non cela alcun doppio senso ma, vista la situazione, chissà. <E forse…> andrebbe ad aggiungere muovendo ancor un passo in direzione dell’altro <… in cambio potrei avere un’intuizione su come aiutarti a ritrovare il foglio perduto>. Finita la frase sul suo viso andrebbe a dipingersi un leggero sorriso. La situazione è divertente e la kusana ci sta prendendo gusto. Il pensiero è rivolto al foglio adagiato sul proprio seno mentre gli occhi, blu profondo, cercano lo sguardo dell’altro per comprendere quale sarà la sua prossima mossa.

14:02 Yosai:
 No, decisamente non dovresti concedere un simile lusso ad una donna. Ma lo stai iniziando a capire, no? Tonto. E lei lo accoglie quell’invito, senza farselo ripetere. Predatrice come solo le donne sanno essere. Quasi si scuote quando lei ragiona sulla sua… scarna descrizione del foglio. E ancora una volta distende le labbra, lasciandosi andare in una risata musicale. No, non ci ha fatto caso, preso com’è dalle ricerche, che le tautologie non sono poi così descrittive. Il successivo dire di lei gli fa allargare ancora lo sguardo, sorpreso. Purtroppo per lei però, il livello di malizia è arrivato ad essere a prova di fesso, e per quanto lui sia effettivamente poco avvezzo al genere femminile, lo si vede da come si comporta, al sentire quelle parole il suo cervello lascia i comandi all’istinto animale che sta iniziando a crescere, riducendo inaspettatamente il cavallo ai suoi pantaloni… magicamente. E così si limita a raschiarsi la voce, tanto per cercare di impedirsi di parlare come un’idiota. E quando lei accetta lui svita il coperchio-tazza e glie lo porge. Si. Da quando glie l’ha chiesto l’altra volta si è dotato di coperchi tazza. Perché guai a dire che lui non ci tenga. Aspetterebbe che lei accettasse il contenitore, sostenendo la giara da più di due litri con il solo braccio sinistro. Nel versare il thè, tuttavia, passerebbe alla controffensiva, perché si, alzerebbe la giara utilizzando il braccio ben definito, dalla muscolatura ben visibile sotto quella maglietta che è una seconda pelle, ma compirebbe un rapido passo in avanti, bruciando la distanza con lei. Qualora ci fosse riuscito piegherebbe il capo e la parte superiore del busto quel tanto che basta per consentire alle labbra di arrivare all’orecchio di lei, abbastanza vicino da sfiorarle. <Anche tu dovresti perestare un po' più di attenzione, Yuukino> un sussurro melodico sulla pelle delicata delle orecchie. Emana odore di bosco, di fresco, di selvatico. E non esita ad inalare il profumo di lei prima di scostarsi un poco, non appena finito di versare il thè verde. Tutta via, quella mascolinità e sicurezza si dirada come dovrebbe fare la nebbia al sole… solo lì non succede! Rivelando, di nuovo, una linea arrossata sulle gote. Inarca il sopracciglio destro, e piega di nuovo il capo leggermente verso una spalla, incuriosito dal suo dire <intuizione?> sta iniziando a capire, e lo sguardo si fa palesemente, fintamente, scherzosamente arrabbiato <hai visto il mio foglio che sembra un foglio Yuukino-chan?> si concede quel vezzeggiativo senza pensarci, appoggiando la giara per terra e attendendo risposta.

14:21 Yuukino:
  [Quercia] In quella situazione che sta diventando un gioco di forze tra maschile e femminile, tra yin e Yang ecco che il giovane si appresta a versarle del the ma stavolta, il coperchio sembra essere anche un’ottima tazza. Non si fa pregare due volte prima di allungare un braccio ed afferrare con la delicata mano la tazza, avvolgendola con le dita sottili ed affusolate <Vedo che il mio suggerimento velato di munirsi di tazza ha sortito un effetto> andrebbe quindi a dire alzando gli occhi e portandoli prima sulle labbra, poi sul naso dritto ed infine sugli occhi dell’uomo. Un leggero sorriso prima che questo si apra di più mostrando la bianca dentatura <Con questo stratagemma potrai conquistare più facilmente le donzelle che si aggirano da queste parti> andrebbe ad aggiungere con una leggera allusione anche a sé stessa questa volta perché, diciamocelo: non è che le donne non abbiano la capacità di riconoscere nelle figure maschili la bellezza e, sebbene sia soggettiva, alla kusana quelle proporzioni sono piuttosto interessanti: non è così semplice trovare qualcuno che la sovrasti così tanto con la propria altezza e poi, quel fare fintamente inconscio di Yosai incuriosisce una mente come la sua, abituata alle biblioteche, ai libri ed all’odore di pagine invecchiate. I capelli selvaggi come l’intera figura, poi, potenziano ancor di più quegli effetti. Ed è proprio nell’avvicinarsi di lui, al proprio orecchio, azione che inaspettata, che lei si riprende e torna a riporre attenzione a quanto sta succedendo. Ha un leggero sussulto dentro la pancia che le impone, d’istinto, di alzare leggermente il petto sospendendo il respiro per pochi attimi, quanto basta per sentirne il profumo legnoso. Dal canto suo, invece, ad olfatto sembrerebbe un giardino di lillà, freschi e primaverili misti a note acquose, come il profumo salmastro del mare che si infrange sulle rocce di una spiaggia frastagliata. <Io sono sempre attenta e…> breve pausa nella quale lui ha tempo di discostarsi da quella posizione <… devo dire che amo correre rischi se sono il pegno di una presenza gradita>. Ok, anche lei si dà ai complimenti, più velati, fatti di parole e di ragionamenti, ma pur sempre un modo per esprimere la volontà di trovarsi lì e la serenità di aver ritrovato proprio lui. Alla domanda così semplice e diretta del konohiano ecco che andrebbe ad alzare le spalle osservandolo con uno sguardo malizioso ma che si trasforma lentamente in una certa complicità come di chi sta per svelare un segreto inconfessabile <Diciamo… che potrei averlo visto ma…> breve pausa mentre afferra la tazza di the anche con l’altra mano per portarlo alla bocca e prendere un sorso del the fumante <… ho qualche difficoltà ad aiutarti> aggiungerebbe togliendo dalla bocca il contenitore ed abbassando ora lo sguardo su di esso. <Ho le mani impegnate e quindi…> altra breve pausa mentre abbassa lo sguardo sul proprio seno, fissando gli occhi sulla propria sottoveste, proprio dove si trova il foglio <… ho difficoltà a prenderlo!> alza quindi di nuovo lo sguardo su di lui, scorrendo dai piedi, lentamente, attraversando il cavallo dei pantaloni, il torso, il collo taurino e poi, senza fretta, fissarsi di nuovo negli occhi blu dell’uomo <Sai, si trova proprio qui…> aggiunge mentre inarca la schiena e tirando ancor di più in fuori il petto per fargli intendere dove si trova <…ma ho le mani impegnate quindi… dovrai attendere> alza le spallucce mentre finge un’espressione dispiaciuta prima di inarcare di colpo le sopracciglia come di chi ha appena avuto una brillante idea, una soluzione ad un’enigma <…ma se ne hai proprio bisogno, puoi sempre riprendertelo… da solo> ok, sta spingendo decisamente l’acceleratore ma è certa che quella specie di invito non verrà mai accolta e forse proprio questo le dà il coraggio di esternare così tanto quella provocazione.

14:46 Yosai:
  [Quercia] E niente, qui si passa il tempo a farsi raccomandazioni a vicenda per poi sfondare senza pietà il pedale dell’acceleratore. Probabilmente la sua mente spenta non ricorderà mai cosa le ha sussurrato ma quel profumo gli riempie i polmoni. Potrà vederla chiaramente lei, quando lui si sarà discostato e saranno tornati a guardarsi negli occhi, una scarica di puro desiderio. Un impeto che potrebbe far sentire poco sicura una donna difronte ad un gigante così grosso e sfregiato che la desidera. Ma per fortuna lei sta approfondendo la sua conoscenza, per adesso s’è accorta che tutto sommato non c’è gran che da temere. Altrimenti non giocherebbe così tanto col fuoco. Quando lei inizia a confessare quello sguardo, impossibile da mantenere fintamente irato, si unisce a un sorriso divertito <e dove l’hai..> fa per incalzarla, ma lei fa tutto da sola. Potrà osservare lei la sua espressione mutare da incuriosita a interrogativa, a interdetta, a sorpresa mano a mano che lei aggiunge dettagli. Inarca la schiena e lei potrà vedere quello sguardo blu naufragare in quel mare di paradiso vellutato che il kimono nasconde solo per un quarto. Lampi di desiderio. Quando torna su <cioè il mio foglio è…?> è li? Pura invidia adesso si legge nello sguardo di lui immerso in quello di lei. Lo percepisce. Una vampa di calore che sale da posti celati e arriva fino al cervello, calore e pressione che salgono fino a fargli fischiare le orecchie s’addensano sui setti nasali, l’unica cosa che percepirà lei all’inizio sarà il rossore delle gote che aumenta, mentre quell’espressione, immersa nei suoi occhi, si fa sognante. Quando lei inarca la schiena mostrando ancor di più le sue forme i capillari del naso non reggono la pressione. Improvvisamente da nazo inizia a colare sangue come se fosse acqua da un rubinetto acceso, scivolando in rivoli diversi e finendo per macchiare le labbra e colare dal mento affilato fino a macchiare di rosso quella maglietta bianca. Ci mette un’istante di troppo ad accorgersene, lui, perso a navigare in quel decoltè col pensiero, d’istinto solleva la manona sinistra toccandosi con l’indice le labbra e allondanando leggermente la mano per controllare. Sangue <o..merda> immediatamente serra le narici tra l’indice e il pollice della stessa mano e sposta il capo all’indietro, tirando su il naso e ignorando la grossa macchia al centro del petto, la lingua passa rabida sulle labbra sottili per pulire il sangue <v…va beDe… ti aspetto> si limita tenendo lo sguardo di lei anche in quella posizione, e sforzandosi di fare gesti di non curanza con la mano che non gli stà tenendo il naso <DoD ti preoccupare, ti aiuterei voleDtieri Ba se preferisci Be lo ridai quaDdo hai fiDito> Effettivamente ha ragione lei, non è stato abbastanza pronto da prendere al volo quell’invito. Ma si vede lontano un miglio che solo il decoro gli sta impedendo di saltarle addosso. Il decoro e il sangue dal naso.

15:02 Yuukino:
  [Quercia] Quel gioco messo in campo da Yuukino la diverte, effettivamente. Scherzare col fuoco? Il suo miglior passatempo. Quello di fronte potrebbe essere in realtà la persona più sconsigliata per imbandire una malizia del genere. Sebbene ci abbia trascorso del tempo assieme ad egli, nulla può essere dato per scontato ma, ogni tanto, vale la pena annullare o semplicemente assopire il proprio stato di guardia: d’altronde non è una kunoichi che prende in considerazione ogni eventualità ed il rischio è ancora qualcosa che può correre. <Sì> andrebbe quindi a rispondere alla domanda fattale <E’ proprio qui… sai non sapevo dove metterlo… l’ho trovato mentre venivo qui> andrebbe ad aggiungere riproponendo un’espressione quasi dispiaciuta come di chi davvero non sapesse come fare, come di chi avesse dovuto fare la scelta di infilarlo lì proprio per mancanza di spazio, come di chi fosse costretta dalle circostanze. Ma non fa in tempo a proseguire quel gioco un po’ sporco dal punto di vista della kusana che ecco che gli occhi vengono attratti da un rivolo rosso che sbuca inizialmente da una narice per poi scivolare giù sulla maglia candida dell’interlocutore. In un primo momento gli occhi della giovane andrebbero a sbarrarsi. Prima la tosse, ora il sangue. Ok: qui si rischia davvero di mietere vittime con questi trucchetti. D’istinto perderebbe la posizione salda, tornerebbe ad assumere una posizione più dritta della schiena prima di cercare con gli occhi un qualsiasi posto dove appoggiare la tazza: per terra, per terra va bene. Velocemente si abbassa, appoggia la tazza a terra (eh sì, è proprio una signora: uno le sta morendo dissanguato davanti agli occhi e lei ha anche la forza di pensare dove appoggiare la tazza; le priorità della vita proprio) prima di tornare nuovamente su e lanciarsi letteralmente su di lui. <Aspetta… aspetta> andrebbe a dire con un tono di voce che ha perso tutta la sua malizia e che si fa preoccupato. Non si cura di quanto lui le abbia detto ma tenterebbe di appoggiare la mano destra sulla spalla opposta di lui mentre con l’altra mano, dopo aver alzato un po’ la spalla di modo che la manica del kimono la ricopra, cercherebbe di scostare la mano di lui dal naso e sostituirla appoggiando il lembo rosa: come se il tessuto fosse migliore per fermare quella emorragia. Se quest’azione le fosse permessa, si ritroverebbe così appoggiata a lui, col seno sul suo petto, dove il kimono andrebbe a macchiarsi di quel sangue ancora fresco appena colato e non abbastanza asciutto da non intaccare anche le vesti della kusana. Così facendo quindi, sempre qualora l’altro glielo permettesse, cercherebbe di schiacciare un po’ colla manica del kimono sul naso con la speranza di aiutare a chiudere i rubinetti rossi <Aspetta, ti aiuto, stai fermo…> andrebbe ad aggiungere con un tono decisamente più spaventato <… mannaggia, ma che mi è saltato in mente?>. Lo spirito della crocerossina vive e prolifera in quel concentrato di malizia di quella bruna kusana dagli occhi blu: è più forte di lei. Puro istinto. E a chi importa se per farlo si sta appiccicando ad un uomo appena conosciuto come fosse una sanguisuga: curioso questo confronto… visto che è proprio quello che tenterebbe di fare.

15:27 Yosai:
  [Quercia] Di uno sfogo c’era pur bisogno, no? E il suo corpo ha deciso di fargli esplodere il naso. Anzi che non gli sono esplosi i pantaloni… chissà magari sarebbe stato meglio, ma indubbiamente sarebbe stata una figuraccia che non si sarebbe perdonato. Quell’afflusso di sangue calma i suoi bollenti spiriti. Non è mai bello vedersi sanguinare effettivamente. Eppure mantiene lo sguardo sulla Kusana <e chi ci pensa d allontanarsi da te> si lascia scappare quando l’altra gli intima di aspettare, sta benissimo dove sta! E sta da dio in questo momento. Potrà notarlo lei dal sorriso per nulla preoccupato, anche se macchiato di sangue, che decora il viso dello sfregiato. Rimane con il volto rivolto verso il cielo, cercando di frenare l’afflusso del sangue che comunque non passa dal momento che le narici sono sigillate dalla mano sinistra. Quando lei però si china per poggiare la tazza per terra e di colpo si avvicina lui reagisce. La lascia avvicinarsi si, ma poco prima che il suo petto tocchi il torso di lui alza l’avambraccio, all’altezza proprio sul petto di lei le dita della mano destra aperte in palmo. Non su un seno, anche perché non basterebbero le sue palanche a contenerlo probabilmente. Ma più in alto, più al centro del petto, poco sotto le clavicole. Il gesto, unito all’inerzia del movimento di lei verso di lui, dovrebbe portare la mano di lui a poggiarsi sulla pelle liscia e calda di lei. Non la spinge via, non la allontana, la ferma<Do.> lo sguardo è diventato serio e quella negazione è perentoria, assoluta. Troppo forse. Se ne accorge e distende ancora le labbra imbrattate di sangue <DoD iDteDdo sporcare uD kiBoDo così bello coD il Bio saDgue> è buffo quando parla, se ne rende conto, ma il sorriso si fa dolce, alla sua domanda ridacchia <DoD lo so> cosa gli è venuto in mente <Ba vorrei che te lo facessi veDire iD BeDte più spesso> eccola li, la mostra anche lui finalmente, la gioia di essere li con lei, e per tutta risposta solleva gentilmente la mano dalla pelle liscia di lei, quel tanto che basta per smorzare quel contatto piacevole con la pelle di lei. Sollevata, la mano inizierebbe a salire fino a poggiarsi, qualora lei lo consentisse, sul viso di lei. Probabilmente poggiando il palmo su una guancia le dita finirebbero per infilarsi tra i capelli di lei <grazie però> di che? Di tutto. <probabilBeDte quel foglietto dovrò iDcorDiciarlo> e quando lo butta, <è il foglio più fortuDato del BoDdo> snuda la dentatura macchiata di sangue in un sorriso. Solare, raggiante.

15:44 Yuukino:
  [Quercia] Spirito da crocerossina che viene subito fermato nella sua avanzata. Sente infatti il palmo di lui appoggiarsi sul petto, sopra al seno, bloccandole l’avanzata: per un gigante come lui non dovrebbe essere nemmeno così difficile un’azione del genere considerata anche la poca forza della kusana. A quella reazione in un primo momento la giovane mora rimane stupefatta: alza le sopracciglia e spalanca un po’ gli occhi ma poi capisce cos’è che ha fatto sì che interrompa quel gesto naturale di aiuto. Abbassa un attimo lo sguardo sul proprio kimono: non lo aveva considerato fino a qualche istante fa e la vista del sangue ha ottenuto una reazione istintiva. D’altronde, alla vista del sangue, una figlia di kunochi medico, non può che sentirsi tirata in ballo, no? <Il kimono?> andrebbe a domandare: sembra che qua, la scema del villaggio sia lei. <Ma stai sanguinando> e lo direbbe con un tono carico di ovvietà come se l’altro non sapesse nemmeno cosa sta capitando; ma dai? Non l’aveva capito di sanguinare. Alla sua successiva frase lo sguardo serio, da chioccia, andrebbe ad addolcirsi mentre un sospiro profondo va a cancellare quel momento di stupore per essere stata fermata <Certo, di questo passo mi muori: prima la tosse, ora il sangue…> il tono da dolce sembra virare verso dei leggeri sensi di colpa, una sensazione che Yuukino, in tutta la sua vita, avrà provato sì e no 2 volte. Ma poi ecco che sente la mano di lui alzarsi fino a portarsi al viso. Lo sguardo della deshi segue quelle dita, fino a dove gli occhi glielo consentono. Socchiude per qualche istante gli occhi come a concentrare la propria attenzione su quel contatto fisico, la cosa più simile ad una carezza che abbia mai ricevuto: nemmeno i genitori hanno mai avuto un avvicinamento del genere, fisico. <Mi ringrazi per averti quasi ucciso? Beh… se non altro> alza le spalle mentre torna a guardarlo <vedo che mi riesce bene>. Piega così la testa più di lato, come a voler premere di più la propria guancia nel palmo dell’altro <Posso almeno suggerirti di non stare in quella posizione?> visto che non mi hai permesso di aiutarti, vorrebbe aggiungere <Perché così rischi che il sangue si depositi nella gola e provochi vomito…>. Oh, sua madre sarebbe proprio fiera di lei <e direi che dopo la tosse e questo> indica con la mano sinistra il viso dell’altro, mentre lascia che fuoriesca nuovamente dalla manica <non è il caso di aggiungere altri sintomi! Piuttosto sporgi la testa in avanti e comprimi il naso con le dita di modo che pian piano smetta di uscire il sangue> aggiunge infine. <E per il foglio, tranquillo…> breve pausa <te lo do appena ti riprendi!>

16:16 Yosai:
  [Quercia] La osserva, con lo sguardo che ha chi vuole godere di qualcosa per il maggior tempo possibile. Quasi a voler imprimere la sensazione della pelle sulla mano più tempo possibile. Non è seta quel tocco, questo è sicuro. Non è elegante nelle movenze, non se non sta combattendo almeno, non è raffinato. È violento, rude, pesante. È nato cosi e ci morirà, non sarà mai in grado di darle il tocco d’un petalo di rosa. Ma è un tocco che le infonde la gratitudine più profonda. <te l’ho detto, iD questo Bodo Bi reDdi solo più>…barzotto? <forte> estende ancora quel sorriso, abbozzando col pollice una carezza nella carezza, sullo zigomo. Annuisce, lo accetta un suggerimento. Da lei lo accetta. Inarca un sopracciglio al suggerimento <BeDo Bale che Dod Bi è Bai capitato> commenta mentre raddrizza il capo, ha subito ben più che un sanguinamento dal naso. Probabilmente una lastra alle sue ossa sarebbe da mani nei capelli per un medico, ma questi sono altri discorsi. Quando lei preme contro la sua mano lui la sostiene senza sforzo, e la guarda tanto intensamente da farsi male. La bacerebbe. Dio se la bacerebbe. Ma non lo fa, ha le labbra e i denti rigati di sangue, non imbratterà quella figura, fa come dice lei, ma prima di farlo, toglie indice e pollice della sinistra, intenti a chiudere il naso, e osserva. Tira su col naso inghiottendo un boccone metallico. Un signore, ma se non altro il sangue esce senza forza, più denso, più lento. <decisamente non è il caso> ridacchia. Torna però con indice e pollice della sinistra a sigillare il naso <aDcora uD po' e poi ci siaBo> le sorride raggiante, il fesso <adesso direi…> propone mentre si china e afferra la giara per la fibia che gli consente di infilarsela a tracolla utilizzando la mano destra <che tu ti preDdi il thè> indica con il capo la il tappo-tazza che lei ha lasciato per terra poco prima <e Del fratteBpo mi accoBpagni a cercare uDa foDtaDella> si, ne ha bisogno, torna affianco a lei dopo essersi messo la piccola giara sulle spalle. Ovviamente nel tono non accetta obbiezioni, ma questo è lui, è fatto così. Inconsciamente allarga la mano destra stesa li sul fianco a cercare quella di lei, il polso forse, visto che è più alto di lei, e se riuscisse a trovarlo, e se lei glie lo consentisse, si limiterebbe ad avvolgerlo piano, ma come sempre in maniera decisa, per poi tirarla un poco a se. Non è molto capace di esprimere le cose a parole. Si trova meglio a gesti. E in tal caso a lei non costerebbe nessuna fatica opporsi a quel gesto, in nessun modo. Il tentativo è quello di incamminarsi con lei verso la prima fonte d’acqua disponibile nella quale possa detergere quel casino che si è fatto addosso. Appagato nel viso, felice nello sguardo. [end]

16:29 Yuukino:
  [Quercia] Attimi folli. Momenti di sfrenata malizia, provocazioni. Momenti che si alternano, invece, ad attimi quasi dolci, romantici. Un incontro fatto di momenti imbarazzanti ed allo stesso tempo pregni di significati più o meno velati. <Insomma, ciò che non uccide fortifica> incalza la frase di lui, con un cliché visto e rivisto. L’avrà letta mille volte e scritta da cento autori diversi come se fosse la massima espressione di originalità <Io ho assistito a scene del genere talmente tante volte che penso di averne perso il conto> aggiunge lei. Lascia che il pollice di lui accarezzi la propria guancia nonostante, nella pancia, sente un impulso a volersi un po’ discostare: non è abituata e non comprende nemmeno se quel tocco le causa attrazione o repulsione. Sicuramente il vortice che sente dentro è qualcosa di nuovo e non ha ancora abbastanza informazioni per decidere cosa farsene. Forse è quel ragazzo imponente che, nei suoi modi a metà tra il sincero ed il buffo, fa sì che ella permanga a quel contatto. <Oh> alle parole di lui andrebbe a dare uno sguardo alla tazza, piegano il viso e torcendo il collo in quella direzione. Si va quindi a staccare da quel tocco e per un attimo le pare anche di esserne dispiaciuta come se avesse voluto rimanere ancorata a lui ancora un po’, per capire cosa sia quel formicolio nello stomaco, quel vortice… Afferra la tazza prima di tornare eretta e portarsi al fianco di lui <Va bene, ti accompagno, anche perché avrai bisogno di assistenza per lavare via tutto questo sangue> dice indicando con la mano libera viso e petto della “montagna”. Si porta quindi accanto a lui e si lascia anche tirare, senza oppure resistenza a quel tocco, a quella mano che le afferra il polso: solo la osserva per qualche secondo, smarrita e con mille domande per la testa prima di lasciare che l’attenzione torni a lui <E dopo esserti lavato di dosso questo bagno di sangue, prometto che ti ridò il foglietto… se mi prometti di spiegarmelo>. Ed è così che si allontana insieme a lui. Serena ma anche con mille domande per la testa, domande che non hanno esse stesse una forma, figuriamoci trovarne la soluzione… ma forse, talvolta, è meglio che il pensiero abbia la forma di un punto interrogativo. [/END]

Un foglietto portato via dal vento dà inizio ad una serie di sfortunati eventi ma che potrebbero essere l'avvio di un legame più forte; due allievi provenienti da due villaggi diversi che scoprono e si scoprono attraverso fortuite casualità.