Quando la tenerezza diventa contagiosa

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14:45 Yosai:
  [Quercia] Nebbia, sempre nebbia. Questa volta però quella coltre lattiginosa sembra essergli entrata anche nel cervello. Sembra un’emanazione diretta di quel grigiume, il gigante. Ha appena finito la sua corsa consueta. Il torace possente si gonfia e si sgonfia ritmico, prende fiato con la bocca aperta. Ansima. Ha appena finito il suo allenamento. Indossa un pantalone scuro, di tuta, che si infila in calzature comode e copre le gambe scolpite. La parte alta del corpo è coperta da una maglia a maniche corte che aderisce al corpo, assumendo le forme gonfie e piene dei muscoli del ragazzo. Sulle braccia nerborute sono ben visibili spessi tratti nero-rossastri che pitturano la pelle e s’infilano nella maglietta. Il collo taurino sostiene un volto affilato, dai lineamenti decisi, decorato da una barbetta ispida e incolta e imprezziosito da uno sguardo blu come l’oceano, luminoso, vivo. Imperanti sul viso, gli sfregi d’una vita passata, un taglio parte dalla parte sinistra della fronte e scende in verticale verso lo zigomo, saltando l’occhio, l’altro in orizzontale, sulla fronte, come quello dei mukenin, ma non sul coprifronte. Lunghi scuri capelli incorniciano il viso, racconti in un cipollotto di fortuna che ha lasciato un paio di ciocche che ballano ai lati del viso. Alle caviglie e ai polsi sono legate grosse fasce zavorrate. Se ne sta ritto poco oltre una grossa quercia, con il naso verso l’alto e lo sguardo a mezz’aria. Che guarda? Il punto in cui il giorno prima è emerso quel maledetto essere pallido. L’espressione è torva in viso. La mascella è contratta. Rimane fermo, poco distante da quell’albero, e anche poco distinguibile da esso, probabilmente.[chakra off]

14:58 Usagi:
  [Verso Quercia] Tra l'isola, le sue insenature e i suoi magistrali orifizi, si fa largo la splendida luce solare che trasuda dai meandri delle nuvole sparse; barlume malato di caldo che lentamente si nobilita verso la primavera, da quell'inverno freddo che attanaglia il mondo con la sua morsa gelata. Una giornata comunque mite, senza pioggia alcuna, cominciando il loro decorso verso la rinascita dello splendente Apollo e il dissiparsi delle tenebre sul mondo. Tuttavia una coltre di nebbia circonda il luogo con la sua morsa e ostruisce lo sguardo a chiunque si trovi a passare. Tra le strade ben tenute e le ville di apogei signori incravattati e ricchi una figura molto singolare spicca come un raggio di luna nella notte, una ragazzina molto piccola ed anche il suo aspetto la farebbe collegare ad una fanciullesca età e allo spensierato tempo della giovinezza; ciò è chiaramente intuibile da quei saltelli enfatici che muove verso il centro della grande piazza poco distante. Si trova certamente in quel posto per divertirsi ed è esattamente quello che apparirebbe a coloro che posassero lo sguardo sulla fanciulla, l'aspetto infatti è quello di una figura molto minuta e fine, un panneggio che sembrerebbe curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono candido che si apre dietro la schiena e davanti al petto a mostrare un colore rosso sanguigno. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto. Nel folto di lunghi codini biondi, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, quando ella muove il capo, producono un suono sordo unendosi alla dolcezza delle note prodotte, quasi usasse un secondo strumento supplementare [Drin - Drin]. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Un lieve sorriso lambisce le sottili labbra della ragazza, con un lieve tocco di trucco che esalta le guancette rosse e le lunghe ciglia argentate. C’è qualcosa di nuovo tuttavia nel proprio aspetto estetico, nel suo modo di vestire tappezzato di tradizionale seta, una stoffa per la precisione è stata appuntata sul braccio destro e in bella mostra, anche perché vuole fare sfoggio del suo nuovo rango, dato che ha passato egregiamente l’esame a Genin, diventata quindi una vera e propria Shinobi. Davanti a sé, appuntato con una tracolla che le taglia in obliquo la schiena, vi si trova un tradizionale Shamisen che emette dei suoni malinconici, ad ogni movimento delle proprie mani che, magistralmente, cercano di emanare quella melodia dolce, quasi come se un sentimento di puro amore estatico possa sprigionarsi dalla figura minuta e pervadere il luogo trasportato dalle onde sonore. Queste si propagano nell'etere raggiungendo in un attimo tutti coloro che possono udirlo, che sono coscienti della presenza di qualcuno che le suona e che si innalza verso le più alte vette della passione. Infine, mentre cerca di muovere i suoi scalpitanti passi a ritmo di musica, giungerebbe proprio nei pressi di quel grande albero di quercia che, di solito, la ospita nelle sue esecuzioni, tuttavia, mentre si avvicina, nota una figura già presente sotto alla volta arborea, cosa che la fa ridere di gusto. <Ihihihihih.> Intanto gli occhi rossi si posano su quest’uomo, cercando di guardarlo con attenzione. <Ciao ciao ciao…> Anche quei saluti sono trasportati dal suono del proprio strumento, come se non riuscisse a fare a meno di muoversi in base alle proprie emozioni.

15:22 Yosai:
  [Quercia] Rimane lì fermo a stagliarsi contro il cielo come un menhir, afflitto da quel turbine di pensieri negativi, finché in mezzo a questi non ne trova uno più luminoso, giocoso. E com’è possibile? È veicolato da qualcosa, evidentemente, e da cosa? Si rende conto che nell’aria ha cominciato ad aleggiare una melodia, un suono che cozza decisamente contro quel torvo sentimento che gli appesantisce il cuore. Sorpreso sbatte rapidamente le palpebre scuotendo leggermente il capo, come se si stesse svegliando da un sogno. Piano piano l’affanno della corsa si placa. Mentre lui con lo sguardo blu inizia a cercare la fonte di quella melodia, voltando il capo a destra e a manca. Mano a mano che la giovane si avvicina dovrebbe facilitargli il compito di individuarla. La osserva avvicinarsi, vorrebbe cercarne i dettagli ma non può non rimanere di stucco di fronte alla giovane età della genin. Quanto è piccola? Non può saperlo, è sicuro però che probabilmente neanche quattro di lei una sopra all’altra sarebbero in grado di raggiungere la sua altezza. È costretto, mano a mano che la genin si avvicina, ad abbassare lo sguardo, e poi il capo, sempre di più. Inarca un sopracciglio e piega il capo di lato, come un cane. Cucciolone. Quando lei lo nota quella risatina gli fa piegare ancor di più il capo. Che strano suono! Non fastidioso, ma curioso. Non se ne è neanche reso conto, ma ha catalizzato tutta la sua attenzione sull’allegra figura. Quel saluto accompagnato dal suono dello strumento gli stende le labbra in un sorriso che snuda la bianca dentatura, ammesso che lei riesca a vederlo da la sopra. <ciao ciao a te…> gli risponde incerto l’omone. La voca è profonda, virile, ma melodica, lascia intendere che probabilmente è di almeno dieci anni più giovane del trent’enne che sembrerebbe essere. Completerebbe con le spalle, il torso e le gambe il movimento di rotazione per trovarsi frontale alla bambina, e fatto questo flette le gambe, accovacciandosi lentamente di fronte a lei. Sembra quasi che ci sia una montagna che viene giù, con gli indumenti che mostrano le contrazioni dei muscoli per compiere i movimenti, si accovaccia quasi del tutto davanti a lei, e anche così probabilmente sarebbe più alto, ma se non altro riescono a vedersi meglio. Il suo sguardo blu andrebbe a cercare quello rosso di lei, inondandolo <E tu? Che ci fai qui?> chiede sforzandosi di tirar fuori il tono di voce più gioviale e simpatico che conosce. Non facile, ma da apprezzare il tentativo. Lo sguardo blu, trovati quegli occhi curiosi, cercherebbe altri dettagli, per posarsi sul coprifronte, istintivamente irrigidisce un attimo i muscoli del volto <e quello?> chiede ancora giocoso <l’hai portato via a tuo padre?> la teoria più plausibile, a guardarla, quasi inconsapevolmente e impercettibilmente, inizia a seguire con un leggerissimo ondulamento del capo, la musica di lei.

15:46 Usagi:
  [Verso Quercia] Mentre l'omaccione, molto più grosso di lei, la squadra con attenzione, facendosi carico della comprensione che la propria figura suscita nell'animo di coloro che la intendono, oltre a lasciar trasportare nel mondo della musica le persone che l'ascoltano, cerca di continuare a muovere suadente le dita sui crini dello strumento procedendo in quella musica, quella canzone, che continua ad elevarsi come un fiato di vento e trasportato dall'etere. Figura minuta che non manca di mettere alla prova le proprie facoltà, non per coloro che possono ascoltarla, ma solo per sé stessa, esclusivamente per una pace interiore e uno sfogo dell'animo che, d'improvviso, sembra prendere il volo sognante, spiando il ritratto che pare essere immortalato ove lei, nella scena centrale, è immortalata mentre muove le dita e i polpastrelli sulla tastiera dello strumento e tutto ciò che la circonda sembra unire, in un connubio perfetto l'arte della musica, in un impulso dionisiaco la vita con l'arte. La bella parvenza dei mondi di sogno, rappresentata soltanto da Usagi che non cessa per un momento di far vibrare le corde, rappresenta quasi il presupposto di tutta la scena che si palesa davanti all'osservatore che lentamente si appresta a raggiungere la radura sotto la quale avviene quella sorta di magica esistenza. Oltre alla rappresentazione visiva e la composizione del totale, la musica che si ode sembra parlare, muoversi con un’energia quasi magnetica nell'aria, supera i nodosi rami degli alberi e si propaga nell'immensità, note che parlano di nostalgia ma che si chiudono, quasi sempre, con una tonalità in "la maggiore" che pare spezzare l'incanto di ogni cuore afflitto da letargia e che è stato ferito e dilaniato da qualsiasi cosa. In quell'assonanza musicale, la piccola cerca comunque di immergere tutta sé stessa, concentrata nell'esecuzione certo, ma è qualcosa di più profondo e spirituale che la muove, ciò è anche dimostrato dal corpo e dai suoi movimenti, sembra suonare lo strumento con ogni molecola o atomo che possiede, il busco si muove in modo circolare come a seguitare le note dello spartito, in un crescendo e un calando quando questo si facesse suono. Le grandi iridi di un vermiglio acceso si muovono ad osservare l’uomo, lo sondano vispi e curiosi, mentre il sorriso non manca di palesarsi prepotente sulle labbra sottili e mostrando quell’armonioso contorno di denti bianchi e perfetti. Tuttavia qualcosa attira la propria attenzione e, come a dissentire dalla pronuncia di quel saluto, come a non accettare quelle parole portate, le dita scattano in una nota dissonante, un ditirambo diverso che mima un ritmo sincopato decisamente stonato. <No no no…> Scuote il capo con fare frenetico, mentre i campanellini si muovono creando anche loro la melodia propria [Drin – Drin]. <Quando dico ciao ciao ciao. Si risponde allo stesso modo, altrimenti non è Kawaiiiii! Ihihihihih.> Chiaramente la musica ha un singulto, un sospiro del destino, divenendo molto più allegra e decisamente ritmata, come se stesse raggiungendo il suo giusto termine e fine. Non gli stacca lo sguardo di dosso, nemmeno quando scende da quell’albero, mentre comincia a dondolare con il capo a destra e a manca, nel seguire sempre le note dello strumento. <Io? Ma che diciiiiiiiiiiiiii? Uffi!> E chiude con un ultimo accordo che si propaga forte e prepotente nell’aria, mentre le guancette scarne si gonfiano a mimare un volto imbronciato, tuttavia sembra teatralmente finta, tanto che riesce ad apparire soltanto più buffa. <Io vengo sempre qui a suonare, quindi…> Alza il braccio destro e lo indica all’altezza del petto. <Dovresti dirmi tu cosa ci fai qui. Si si si. Altrimenti non sei per nulla educato. Uffiiiiiiiii. Partiamo dalle presentazioni…> Lascia andare lo shamisen verso il basso, così che si possa appendere al corpo tramite la tracolla. <Io sono la ragazzina più carina e coccolosa del mondo. La stupendissima e bellissima Usagi-Chan! Siiiiiiiiiiiii!> In quel momento solleva le braccia al cielo in segno di vittoria. <Ihihihihih.> Chiaramente è un uragano d’energia, un mostriciattolo che diffonde amore e felicità ovunque vada, anche con il suo comportamento molto enfatico e i suoi gesti decisamente esuberanti. Inclina il capo verso destra. <Questo?> Abbassa il capo verso il copri-fronte dalla fascia rosata. <A mio padre?> SI acciglia pesantemente e torna a guardarlo. <Ma che cattivooooooooooo! Non sei per nulla carino. No no no…> Caccia la lingua facendogli una teatrale pernacchietta, come a volerlo prendere in giro. <Questo è mio! Uffi! Sono una Genin. Si si si.> Muove frettolosamente il capo in diversi cenni d’assenso, mentre le braccia si alzano leggermente per posare le mani, chiuse a pugno, sui fianchi e, facendo saettare il capo verso l’alto a destra, assume una postura da super eroina.

16:13 Yosai:
  [Quercia] C’è da perdere il cervello dietro alla stranezza dei personaggi che ha incontrato ultimamente, ma a onor del vero, il più strano forse è proprio lui stesso, quindi meglio soprassedere e andare avanti. Quel dissenso mostrato da lei gli fa allargale lo sguardo blu come l’oceano, sorpreso, quando lei gli spiega come è corretto salutarsi, accompagnata da quella musica incalzante il sorriso lascia spazio ad una leggera risata, musicale <ok, ok, ok, allora..> si prende un attimo, quasi si stesse concentrando, per poi lasciar spazio alla voce più giocosa che trova <ciao ciao ciao!> ci riprova! E questa volta solleva un avambraccio definito e pitturato, sventolando la manina in segno di saluto. Che poi… manina.. probabilmente potrebbe stringere nel pugno la testolina della genin con la palanca che si ritrova. Completamente coinvolto dall’allegria della piccola? Ovviamente! Non può fare a meno di lasciarsi trascinare da ciò che lo circonda. Quando lei risponde su cosa ci faccia li, lui lascia cadere di nuovo il braccio, poggiandolo sulle ginocchia che sono ancora piegate, se ne sta li appollaiato davanti a lei <scusami, non lo sapevo!> esclama alzando di nuovo gli avambracci per far schiantare uno contro l’altro i palmi delle mani, producendo un possente schiocco. Mani giunte davanti al capo che viene piegato in avanti in segno di scuse. Anche nello scusarsi è diventato plateale. Quando lei si presenta, viene assalito da un impeto di sana, folle allegria. <è un piacere conoscerti stupendissima e bellissima Usaghi-chan!!> ripete le formile mentre quel gesto di scuse viene sciolto, <io invece sono…> infonde energia nelle gambe piegate per poi farle scattare come molle, producendo un salto verso l’alto. Non usa tutta la sua forza, altrimenti probabilmente finirebbe con la testa incastrata in mezzo ai rami dell’albero <il gigantissimo…> resta li, in piedi, con le braccia nerborute distese ma semiaperte, come un gesto di presentazione. Giusto un secondo, quindi da quella posizione le braccia verrebbero fatte ruotare verso l’alto e quando le mani superano la testa, l’avambraccio viene piegato contraendo i bicipiti. Sembra che dei grossi serpenti si muovano lungo le braccia quando contrae i muscoli, le vene vengono spinte in fuori contro la pelle tatuata <forzutissimo…> mantiene anche qui la posa qualche secondo, per poi scioglierla lasciando cadere le braccia lungo il busto. Per l’ultima posa piega la gamba destra, spostando il peso sulla sinistra per permettere alla gamba di racchiudersi e al ginocchio di salire. Punterebbe quell’arma impropria verso il tronco, per poi lasciar partire con forza un calcio, con la volontà di impattare con la pianta del piede contro il tronco dell’albero. <Yosai-Kun!!!> esclama nel momento dell’impatto che probabilmente non genererà più di una vibrazione del tronco, facendone cadere dai rami le foglie meno resistenti e più delicato, che pioverebbero su di lui e sulla genin come una delicata pioggia di verde, giallo e rosso. Si, si è fatto prendere la mano, decisamente. Lascia che la gamba torni al suo posto, dividendo il peso del corpo con la gemella, mentre lui torna a piegare le ginocchia fino ad accovacciarsi davanti a lei. Foglie incastrate nei capelli. Ascolta la sua risposta, e l’espressione stupita che gli si disegna sul volto non è enfatizzata per colpa di lei. È stupito davvero <è tuo?!> esclama <ma allora sei bravissima!> beh deve essere vero. Potrà accorgersene lei, guarda con un po' di diffidenza quel coprifronte. Preferisce molto di più cercare lo sguardo rosso di lei. Fatica a credere che uno scricciolo del genere sia diventato genin ma ha la prova davanti agli occhi <è stato difficile guadagnarselo?> le chiede poi, ricambiando il sorriso di lei, evidentemente contagioso.

16:49 Usagi:
  [Quercia] Il suono ormai è sfumato restando solo un vago ricordo, la musica ha lasciato lo spazio alla voce e i sentimenti espressi con le note ormai sono un ricordo del passato che resta impresso nella memoria di chi li ode, per quanto lei appare sempre pronta a renderlo più presente che mai. Adesso il discorso con l'omone che la sovrasta comincia a compiacerla, dato che comincia a gongolare leggermente. <Esattoooooooo!> Dichiara chiaramente esplicita, facendo in modo che possa palesarsi dalla voce tutto il proprio entusiasmo quando il ragazzo si mostra partecipe al proprio retaggio e insegnamento su usi e costumi particolari, soprattutto di sé stessa, inventati chiaramente per sembrare molto più carina. In realtà crede che bisognerebbe scrivere un libro sul come comportarsi in quel modo, almeno le persone possono leggerlo e lasciarsi trasportare dall'entusiasmo, ma questo è solo un sogno recondito, chiaro esempio dei modi che la portano ad essere così esuberante e trascinare con sé coloro che la circondano. <Bravissimo. Così ci si comporta! Anche perché sei in presenza della paladina dell'amore e della bellezza. Si si si.> Muove in quel modo in capino, così da lasciar accompagnare le parole dal linguaggio del corpo, un connubio perfetto tra voce e gesti, una dicotomia che in lei si fa storia e fatto. <Aaaaaaallora...> Comincia alzando il capo verso l'alto e facendo vibrare le note dei campanellini dorati sul vaporoso codino sinistro [Drin - Drin]. <Questo è uno dei miei posti preferiti, spesso puoi trovarmi qui a suonare, anche perché alcune persone vengono ad assistere. Presto diventerò famosissimaaaaaa! Si si si. Ihihiih.> Ride sempre gioviale, un gesto acuto della voce, con le corde vocali che esprimono un certo divertimento fanciullesco, una sorta di recondita emozione di felicitazione gioviale che la trasporta verso le più alte vette delle liete giornate, come a voler rischiarare gli autunni senza lume delle altre persone; un dolce faro nella notte più profonda che suona melodie passate e richiamano storie di infantili personaggi. Intanto cerca di inclinare il capo verso destra, mentre nota con attenzione i movimenti dell'altro e la sua presentazione, con quei modi che mettono in mostra un fisico atletico e definito da una forza possente. Non sembra molto stupita da quella presente, non esprime un sentimento negativo, l'unica cosa che sembra trapelare dal giovane volto è un sorriso che lentamente si fa sempre più ampio. <Ihihihihih. Quanto sei buffo. Ihihihihih.> Chiaramente non lo sta prendendo in giro, al contrario sembra che si stia divertendo la piccola, cominciando a saltellare su se stessa per esprimere l'entusiasmo che la trasporta e che le ha riempito il palpitante organo principiale di una nuova felicità. <Ihihihihih. Caaaaapisco...> Cerca di abbassare leggermente le proprie leve inferiori, mentre le mani si posano sul proprio strumento, come a voler mantenerlo saldo e non lasciare che cada al suolo durante l'esecuzione che si accinge a compiere. <I muscoli non sono certo la mia specialità. No no no.> Scuote il capono con veemenza, lasciando intendere, non solo dall'apparente corpo minuto, ma anche dai muscoli quasi nulli, che non è proprio adatta ad uno scontro ravvicinato o, per lo meno, di pura forza fisica. Chiaramente però il corpicino sembra far leva proprio sugli arti inferiori che, prendendo la giusta forza muscolare, cercando di distendersi in modo decisamente slanciato verso l'alto e alle proprie spalle, così da poter fungere come una sorta di molle scattanti che le permettono di elevarsi dal suolo in un immenso balzo al massimo delle proprie possibilità. Uno salto incredibile, che la isserebbe a circa due metri d'altezza, mentre la schiena si inarca a formare una sorta di parabola all'indietro così da darsi un giusto slancio in quella direzione. Se tutto fosse andato per il verso giusto, il piccolo corpo volteggia su sé stesso, ponendo il capo verso il basso e le gambe sinuose e magroline a guardare il cielo occultato dalla coltre di nebbia così da esibire una perfetta rondata nell'etere e indietreggiare di circa due metri dal piano di partenza. Durante la fase di discesa il corpo torna a muoversi, articolando perfettamente la rotazione e ogni muscolo del corpo, così da poter tornare in posizione eretta e perfettamente dritta, così da poter porre il giusto fine al salto. <Wiiiiiiiiii!> Di fatti, nel momento stesso che i piedi toccano il suolo, cerca di piantarli saldamente sul freddo terreno della piazza, mentre le leve basse si piegano grandemente per attutire la caduta e terminare l'atterraggio con un perfetto bilanciamento del busto, prima di portarsi in una posizione completamente eretta [Agilità 20]. <Ihihihihih. Ti ho convinto? Ihihih.> Notando ovviamente l'espressione decisamente stupita sul volto del ragazzo. <Oppure vuoi vedere qualcos'altro? Si si si.> Muove frettolosamente il capino, mentre torna a lasciare andare il proprio strumento, così che possa adagiarsi sul ventre per inerzia. <Ero anche considerata la migliore allieva del mio corso sai? Si si si. Non sottovalutare le bambine. No no no.> Scuote il capo, ma chiaramente gli sorride in modo decisamente affabile, non sembra essersela presa troppo per la sua diffidenza. Inclina il capo verso le parti dritte, mentre la mano sinistra scatta verso la spalla opposta ad accarezzare il coprifronte. <Dipende da che punto di vista lo guardi. Cioè io credo di aver dato il massimo nell'esame, ma il combattimento è stato complesso, ho dovuto sfruttare tutta la mia intelligenza e strategia per vincere. Ma alla fine ho vinto lo scontro. Non tutti però ci riescono e ho saputo che se perdessi ma dimostrassi comunque il tuo valore, ti promuoverebbero lo stesso. Quindi penso che conti molto ciò che fai e come lo fai. Si si si.> Spiega con tono gioviale ed esaltato.

17:29 Yosai:
  [Quercia] Effettivamente si sente un po' stupido. È grande, troppo forse per fare queste cose, ma vedere la bambina sorridere lo appaga. Lo coinvolge. Si ferma un attimo a guardarla. Il sorriso diventa appena più morbido, forse meno coinvolto ma più consapevole. All’appellativo che le si attribuisce da sola lui china il capo in un inchino divertito <mia eroina> c’è da augurarglielo che riesca a portare amore ovunque. Sarebbe un mondo migliore. Torna interessato ad ascoltarla, e si lascia andare ad un’altra risata musicale, come quella di lei non di scherno, ma divertita <sarò tra il pubblico quando succederà!> esclama divertito <potrò dire che ti conoscevo da quando eri ancora poco conosciuta! Ma mi concederai gli autografi con dedica?> già che c’è ci prova. Magari gli dice bene. Al suo successivo dire di nuovo ride, <lo vedo che non sono la tua specialità> non ci vuole un genio per capirlo <ma dovrai allenarti per sostenere ore di palco!> ridacchia. È lei poi che decide di esibirsi in un bel gesto atletico, la osserva caricare il salto ed eseguirlo con estrema eleganza, un bel salto, non ce lo si aspetterebbe da uno scricciolo come la genin. Allarga sorpreso lo sguardo. C’è un motivo quindi se l’hanno promossa a genin. Si disegna un’espressione sorpresa sul suo video. <Mi hai convinto stupendissima e bellissima Usaghi-chan!!> ridacchia ripetendo quegli epiteti. <fammi vedere qualcos’altro!> ma si, perché no. <Non le sottovaluterò, promesso! Ero solo sorpreso di vedere un ninja così giovane!> le risponde ridacchiando, sollevandosi di nuovo da quella posizione accovacciata solo per compiere un paio di passi in modo da tornare di nuovo non lontano da lei. Rimane in piedi sta volta però, sgranchisce piano le gambe, una per volta. <soprattutto non sottovaluterò quelle con il coprifronte> conclude, per poi ascoltarla ancora, e di nuovo allarga lo sguardo sorpreso. Uno stupore continuo con lei <sei bravissima allora!> si complimenta per poi ascoltare la spiegazione del suo esame. Non risponde. Si limita ad annuire, non c’è molto da dire <ho capito> mormora dopo un po' di pausa mantenendo il sorriso sulle labbra. Toccherà pure a lui prima o poi, e non vede l’ora. Un bagliore di bramosia s’accende negli occhi blu.

17:57 Usagi:
  [Quercia] Certamente non è intenzione della piccola trattarlo da stupido, al contrario porta rispetto per molte persone, tranne quelle che non si dimostrano carine nei suoi confronti. Quindi chiaramente cerca di sorridere affabile, così da non fargli pesare le proprie parole. <Ihihihih. Si si si. Sono un'eroina! Siiiiiiiiiiii.> Alza le braccia verso il cielo così da poter mimare quell'atto di trionfo, mostrando all'uomo quel suo lato enfatico così fanciullesco ed accresciuto dalle parole dolci e solari, del tutto spensierate, che tende in ogni momento a pronunciare, senza alcuna remora, senza timidezza, senza nessuna vergogna. Gongolante a quei complementi alza entrambe le mani e le porta, chiuse a pugno, davanti alle labbra cominciando a muovere il busto in una sinuosa movenza continua a destra e a manca. <Ma cosa mi dici mai?> Una teatrale domanda, interrogativo buffo e per nulla serioso, tutto mirato a mantenere quell'incanto nel quale è intrecciato il proprio caratterino solare. Si mostra naturalmente in quel modo, ma ormai sembra una sua seconda pelle, non sembra proprio finzione, ma puro divertimento per la sua stessa ragione: divertirsi. <Siiiiii. Si si. Siiiiiii...> Esprime quell'entusiasmo in modo energico. <Certo che potrai avere un mio autografo con dedica. SI si si. Puoi anche essere il mio secondo fan. Il primo è un altro shinobi, mi spiace. Ihihihih.> Comincia a saltellare in tondo, come in una maratonda divertente che esprime entusiasmo e serenità per le parole elargite dall'altro. Quindi torna ad acquietarsi quando si parla di quegli allenamenti. <Non sarò certo forte...> Alza il braccio dritto e batte sul proprio petto il pugno. <Ma sono resistente sai? Non crollo così facilmente. Ihihihih. Dicono: non ti far ingannare dalle apparenze.> Un monito dolce, ma che vuole essere anche un consiglio spassionato il proprio, elargito con il massimo altruismo nei suoi confronti. <Puoi chiamarmi Usagi-Chan o Usa-Chan. SI si si...> Anche per rendere più informale quella conversazione. <Qualcos'altro? Hiiiiiii!> Gli sorride. <Ma prima non so quante lezioni tu abbia fatto all'accademia, sappi che prima di fare qualsiasi cosa, prima di poter usare qualsiasi tecnica, bisogna richiamare il Chakra in questo modo...> Le braccia si alzano verso l'alto, muovendosi velocemente davanti al corpo, piegate verso l’interno a circa trenta centimetri dal petto, proprio all’altezza del principiale organo palpitante, mentre le mani cercano un congiungimento estremamente preciso. Volendo emulare l’esatta posizione che l’è stata insegnata durante la prima lezione proprio da quell’insegnante, tenta di dirigere le dita verso l’alto così da chiudere verso l’interno le ultime due della mandritta e appoggiando le opposte su queste; i polpastrelli dell’indice e del medio della prima verrebbero uniti all’altezza dell’intersezione tra la falangina e la falangetta della seconda, ed in pollici misti in quell’unione d’intenti che le permetterebbero, con minuzia, di simboleggiare il simbolo delle Capra. Non manca di riprodurlo fedelmente ed in modo del tutto impeccabile, essenziale principio di tutto quello che può fare. Se infatti tutto fosse andato alla perfezione, se il posizionamento non fosse fallito, passerebbe velocemente alla successiva fase e comincerebbe a riprodurre quell’energia trascendentale, condizione senza la quale non ci potrebbe essere alcun richiamo, che unisce le due principali nel proprio organismo. Allora è proprio la componente mentale la primaria forma di rappresentazione sulla quale ella cercherebbe di far perno, una concentrazione assoluta alla quale si aggiungerebbe, per il successo dell’esercitazione, l’immaginazione propria. Quest’ultima rappresenterebbe, cercando di non farsi distrarre dal alcun movimento esterno intorno a sé, in modo del tutto naturale, data la facoltà innata insita in ogni essere vivente, le due cose che rappresentano, per lei, l’energia fisica e psichica. Il suo mortale infermo, attristo e stanco, assoggettato dalle fatiche di tutti i giorni, richiama l’immagine del cibo e dei dolci che lei tanto ama, cioccolata, cannella e ogni altra cosa bella; intanto la sua parte migliore, che s’erge a cura dell’anima, affliggendo il corpo con crudeli pesti, richiamerebbe il gioco degli orsetti di peluche e dei cavallucci a dondolo che tanto le piacciono e le stimolano la fantasia. Dovrebbe quindi essere scontata l’unione così accesa tra le due forze in perenne scorrimento, come fiumi di diversi fluidi, nel proprio corpo che, sfociando per trovare pace all’altezza del ventre, inciderebbero in un’unione sintetica. Una chiara dialettica tra corpo e anima in quelle energie così enfatizzate che comincerebbero ed essere, in quel determinato posto, centrifugate in un vortice profondo, così come il panettiere unisce l’acqua e la farina per dar vita alla pasta, così ella cercherebbe di unire le due energie per far trasudare dal corpo e da tutti i pori di fuga della propria pelle. Per le sole persone che possano mirare quel sublime spettacolo, il chakra della piccola verrebbe rappresentato come fasci di rosata energia che defluirebbero dalla pelle, creando una bellissima opera d’arte della quale lei è la protagonista indiscussa. <Senza questa energia non si può fare nulla. Io non l'ho impastato soltanto perché siamo in città e non ne ho avuto bisogno sino ad ora...> Gli sorride comunque, continuando ad ascoltare le parole che l'altro le rivolge. Scuote quindi il capo con vigore facendo risuonare i campanellini sul proprio codino [Drin - Drin]. <Ma su, non preoccuparti non sono mica arrabbiata. No no no. Ihihih.> Lo rassicura con un dolce tono della voce. <Non sono bravissima, sono la ragazza più dolce e coccolosa del mondo. Siiiiiiiiii!> Appare quindi chiaro che vuole essere ricordata in quel modo. [Tentativo impasto del Chakra 4/4][Chahra On 10/10]

18:37 Yosai:
  [Quercia] La osserva gioire. Ridacchia ancora e a quella promessa lui annuisce <perfetto. Non mi interessa essere il primo, mi bastano gli autografi e magari un posto dal quale ti si veda bene> ok forse è il caso di uscire da quella fantasia sul futuro da cantante di lei. La ascolta quindi informarlo su quanto resistente lei sua. <mi fa piacere> commenta riducendo il sorriso a un taglio sulle labbra. Non per altro ma non sente il bisogno di mantenere quell’espressione solare. Annuisce con il capo <non le sottovaluterò> con una nota quasi paternalistica nella voce. Effettivamente con lei ha dato l’idea di averla sottovalutata, impressionato da quanto strano sia vedere una bambina di quell’età con il coprifronte, ma non è uno sprovveduto completo, sottovalutare non è un errore che commette spesso. Ma questo giustamente lei non può saperlo. La ascolta parlare placido, tranquillo, godendosi quel pieno di attività che è la genin. Effettivamente non ha detto molto su di se, ma d’altra parte lei non ha chiesto, quindi va bene così. <ne ho fatte a sufficienza da saper usare il chakra!> commenta tornando a snudare la dentatura in un sorriso <Mai sottovalutare chi hai davanti, no?> ridacchia esprimendo lo stesso concetto che lei ha espresso a lui poco prima. D’altronde, conoscersi serve proprio a questo, non sottovalutare. La osserva, concentrarsi ed impastare il chakra, o almeno così suppone, basandosi su ciò che ha detto lei stessa poco prima. Quando quello spettacolo di colore si palesa ai suoi occhi di nuovo allarga lo sguardo <hai un bellissimo chakra!> commenta colpito cercando lo sguardo rosso di lei. Cusiosità si potrà leggere nei suoi occhi, se sta impastando il chakra vuol dire che i fuochi d’artificio stanno arrivando ed è sinceramente curioso di vedere cosa può fare la piccoletta. <perché hai deciso di diventare una Shinobi?> chiede così, di botto, con espressione incuriosita sul volto. Insomma non è una scelta banale ed è curioso di sapere cosa l’ha spinta a fare un passo del genere così giovane. Lo sguardo è curioso, inclina di nuovo la testa di lato, guardandola. Resta quindi in attesa. Di risposte, di dimostrazione della sua abilità.. un po' di tutto insomma.

19:07 Usagi:
  [Quercia] Fa un cenno d'assenso con il capo, facendo decadere il discorso sulla questione della fama e dei concerti che vuole perseguire. Quindi cerca di passare al discorso successivo facendosi carico di quell'affermazione. <Ottimo allora, quindi sai come si impasta. Si si si.> Fa un leggero cenno d'assenso mentre i campanellini suonano melodiosamente riproducendo quella nenia continua [Drin - Drin]. <La seconda lezione, in teoria, dovrebbe vertere su due tecniche di base. Ripeto che non so se tu le abbia già sostenute, ma in ogni caso sono due le quattro tecniche che ti verranno insegnate dopo la prima, anche le più utili. Si si si. Ihihihih. Ho vinto il duello con questa, anche perché è la più carina in assoluto. Siiiiiiiiiiiii! Ihihihih.> Sembra proprio che non riesca a non essere così espansiva, anche quando spiega quelle semplici cose, che poi non gli sta insegnando nulla, sta solo dimostrando di essere veramente una shinobi e meritare il copri-fronte che ha appuntato al braccio, dato che sul capo non le piace per nulla. <Ti ringrazio. Ihihihih.> Come riesca a vederlo le sembra un mistero, infatti si acciglia leggermente. <Puoi vedere il Chakra? Non mi sembra che tu possegga un arte oculare...> Inclina il capo verso destra e lo guarda con circospezione. <Uffiiiiiiiiii. Non mi prendere in girooooooo.> Gonfia le guancette scarne assumendo la sua solita espressione buffa e imbronciata. <Vaaaa bene, ti mostro questo...> E caccia la linguaccia, così da fare la buffa e lasciar perdere quella piccola presa in giro. Quindi non perde altro tempo, le braccia cercano di muoversi velocemente davanti al corpo, piegate verso l’interno a circa trenta centimetri dal petto, proprio all’altezza del principiale organo palpitante, mentre le mani cercano un congiungimento estremamente preciso. Cerca quindi di ricordare con estrema esattezza le varie posizioni delle mani nell’esecuzione di quei complicati sigilli, dato che sono da eseguire in successione repentina. Infatti così cercherebbe di agire, un fulmine a ciel sereno che sfrutterebbe tutta la propria velocità per muovere sia le dita che le mani così che possa disegnare, se ci fosse riuscita, i sigilli appositi per richiamare quella sorta di potere. In una successione cronologica farebbe comparire, di fronte al petto, quei simboli, quindi prima il Bue, poi il Cane, Drago e, come coronamento dell’edificio, in ultima istanza, il cinghiale. Solo in quel modo la tecnica dovrebbe essere eseguita in modo impeccabile. Tuttavia, non bastando solo quei segni, cerca di convogliare nuovamente l’energia impastata del Chakra, dall’interno del proprio organismo, sino a sfruttarla in modo totalmente nuovo. Intanto non manca di svuotare la mente da qualsiasi tipo di pensiero affliggente, infatti sarebbe la componente mentale la principiale forma di manipolazione di quell’energia, sostanza fondante che permette a tutte le tecniche di avere il giusto svolgimento. E’ su questa forma di rappresentazione che cercherebbe di far perno, una concentrazione assoluta alla quale si aggiungerebbe, per il successo dell’esercitazione, l’immaginazione propria. Quest’ultima rappresenterebbe, cercando di non farsi distrarre dal alcun movimento esterno intorno a sé, in modo del tutto naturale, data la facoltà innata insita in ogni essere vivente, la propria immagine, la propria figura ben definita e delineata. Per tutte quelle volte che si è guardata davanti allo specchio grande, quasi parandosi gli occhi con le dita per non vedersi troppo grassa o troppo magra e ad immaginarsi qualcosa di diverso da quello che è realmente, così quelle raffigurazioni cercano di avvenire prive di alcun elemento che possa intaccarla. Ogni dettaglio è reso chiaro, ogni sfumatura del corpo, le figure quindi risultano molto minute e fini, un panneggio che sembrerebbe curato ed elegante, indossano entrambe il leggero kimono con lo sfondo completamente nero e, come sublime bellezza di un tradizionale abito orientale, regalatole appositamente da un caro amico, è costellato di rami di ciliegio con i fiori rosa che lambiscono quel legno evanescente e carico di splendore, quello che sta appunto indossando in quel momento. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto. Ovviamente non manca di raffigurarsi il folto dei lunghi codini argentati, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, attualmente, non sembrano muoversi, né fare alcun rumore. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti. Anche i propri abiti che indossa in quell’esatto momento verrebbero riprodotti con maestria, replicando alla mente ogni particolare e ogni vezzo che porta e che riga anche il proprio corpo, come eventuali particolari nei dietro la schiena o come la grandezza e lo scintillio nei propri occhi. In tutto quel viaggio, egregiamente mentale, non manca di studiare accuratamente la posizione ove devono apparire, in definitiva ai propri lati, circa un metro di distanza da sé stessa, imprimendo anche le movenze che queste dovrebbero compiere che, al momento, dovrebbero essere nulle, non dovendo combattere o eseguire nulla di particolare. Solo infine due figure verrebbero completamente palesate, tramite una nuvola di fumo rosa, esattamente dove ha immaginato che fossero, quindi ai propri lati chiudendo infine quel cerchio. <Eccooooooo! Come vedi puoi anche creare cose del genere. Ne potrei fare altre di copie, ma due bastano per il momento. Si si si.> Muove frettolosamente il capo, ma le altre immagini restano completamente immobili. <Perché ho preso coscienza di voler diventare una paladina dell'amore e della bellezza. Perché voglio aiutare le persone e diventare la Idol più dolce del mondo. Ho preso questa decisione perché mi piace essere una guerriera. Si si si. Mentre tu perché combatti? Perché vuoi diventarlo?> Gli domanda con un sorriso che si amplia maggiormente sul volto. [Chakra: On 26/30] [Tentativo: tecnica della moltiplicazione 2/4].

19:38 Yosai:
  [Quercia] Annuisce serafico, si sa impastare il chakra. Le risponde così mantenendo un vago sorriso sulle labbra sottili, ma al dire successivo di lei scuote il capo <mi mancano due lezioni per terminare> manca poco. Una nota di impazienza tinge ora il blu dei suoi occhi <ma non ho seguito questo tipo di lezioni. Non sono interessato alle arti magiche ne alle arti illusorie> rivela, spiegando perché non ha seguito le sue lezioni. <d’altronde qualcuno dovrà pur far in modo che la paladina dell’amore riceva meno attacchi diretti possibile, no?> Sarà lui quel qualcuno. D’altronde, nel mondo ninja funzionano le squadre che possiedono al proprio interno varie specializzazioni. Evidentemente loro sono agli antipodi, ma non serviva che scoprisse che hanno seguito due percorsi diversi in accademia per saperlo. Basta guardarli. Il gigante e la bambina <per questo motivo sono ancor più curioso di vedere questa tecnica super carina!> gli viene dietro sull’entosiasmo. E quando lei gonfia le guance quasi si dispiace <ma no! Non ti prendo in giro Usa-chan! Sto scherzanso!> confessa regalandole un sorriso solare, per poi osservarla concentrarsi, eseguire i sigilli e poi… e poi puff! Due nuvolette rosa e di colpo le paladine dell’amore sono diventate tre! Sgrana lo sguardo impressionato. Questa bambina si rivela ogni secondo che passa più interessante! Ascolta il dire di lei, soddisfatta e compiaciuta di se stessa, una risata leggera, musicale e breve lo coglie nell’osservarla <è una tecnica bellissima! E mi sembra anche molto utile in battaglia!> certo deve basarsi su quello che vede, ma no, non è invidia che compare sui suoi occhi. Non ci tiene ad imparare le arti magiche e illusorie. È stato educato in un altro modo, e questo pesa sul suo modo di essere ninja. <spero ti permetta di vincere tante battaglie!> commenta prima di ascoltare la sua risposta. Il sorriso si ammorbidisce sul viso, lasciando il posto ad un’espressione più atona. Annuisce <è un bellissimo proposito! E ti auguro di mantenere questo tuo spirito sempre! A prescindere da quello che potrà capitare> Stende ancora le labbra. Come si può non augurare il meglio ad una bambina del genere? <Io ho combattuto, prima di iniziare l’accademia> ammette. Quelle cicatrici sulla faccia non sono comparse senza motivo. A sue spese ha imparato che non combattono anche coloro che non sanno utilizzare il chakra. <ho deciso di diventare ninja perché è il modo migliore che conosco per proteggere ciò che amo> ammette, e lo fa con una nota di amaro. Ma gonfia il petto di orgoglio mentre parla. Poggia lo sguardo di nuovo sul coprifronte di lei <ho conosciuto altre persone del tuo villaggio, sai? Conosci Kouki-sensei?> chiede incuriosito, cercando lo sguardo di lei.

19:54 Usagi:
  [Quercia] Fa un leggero cenno d'assenso con il capo alle prime parole che vengono elargite dal ragazzo. <Naturalmente, una buona strategia di squadra è quello che serve per portare ogni gruppo alla vittoria. Si si si.> Muove frettolosamente il capo. <Io sono abile nella manipolazione del Chakra, ma chiaramente potrei essere in difficoltà nel corpo a corpo...> Alza i grandi occhioni rossi verso l'alto in modo meditabondo. <Per quanto... Ihihihih.> Lascia così che un velo di mistero, come la fitta nebbia che li avvolge, cada sul discorso, mostrando solo quella leggera risata che rimbomba nell'etere e riverbera in ogni parte del parco come l'eco della montagna. In ogni caso riesce ad eseguire quella tecnica senza alcun problema, ponendo le immagini speculari ai propri lati e, a dimostrazione che siano solo copie, queste ultime non posseggono il proprio strumento, anche perché non ha bisogno di rendere effettivamente uguali, non essendo in combattimento. <Questa mi ha permesso di vincere e conquistare l'esame...> Alza il dito indice verso l'alto a destra con una leggera aria saccente, come a volersi gonfiare dei propri successi. <Si si si. Ihihihih.> Chiaramente non è mirato a sminuire nessuno, ma le piace esaltarsi, come le piace esternare ogni propria emozione. <Io sono la ragazzina più carina e coccolosa del mondo, non posso cambiare i miei ideali. Siiiiiiiiiii!> E nuovamente esulta con le braccia rivolte all'empireo, oltre la sfera che più larga gira, ruotando su sé stessa in un ampio volteggiare del corpo, prima di tornare a dirigersi verso l'uomo. <Capisco, ma questi sentimenti non devono in alcun modo ottenebrare la tua felicità. No no no...> Frenetici cenni di diniego si palesano, mentre i campanellini tornano a suonare la loro melodia [Drin - Drin]. <Quindi proteggere deve essere il tuo scopo. Si si si. Sempre e comunque. Siiiii!> Detto ciò inclina il capo verso destra a quell'ultima domanda. <Certo che la conosco. La musona!> La nomina con quel nome. <Uffi, ha bisogno di essere spupazzata. Non va bene così com'è, no no no.> Scuote il capo. <Adesso però è giunto il momento di salutarti, mia madre mi aspetta a casa. Buona serata Yosai-Chin. Ciao ciao ciao.> Alza il braccio dritto e sventola la manina nell'aria, così da poterlo salutare con enfatizzate movenze, mentre ruota il corpo e comincia a saltellare allegramente verso l'uscita del parco; intanto che i campanellini lasciano il sentore della loro musica nell'aria [Drin - Drin]. Scompare nella nebbia fitta per tornare alla propria dimore [//END].

20:30 Yosai:
  [Quercia] La ascolta percorrere lo stesso ragionamento logico che ha iniziato lui, ma quella risatina con la quale conclude lo sorprende di nuovo. Per quanto cosa? Non lo saprà mai, anche perché lei continua parlare, e lui annuisce <ci credo!> confonde come tecnica, non c’è dubbio, ha delle potenzialità che evidentemente la genin ha sfruttato a dovere. La osserva esultare e per tutta risposta le regala un’altra risata profonda, sollevando gli avambracci per picchiare le mani una contro l’altra in un breve applauso. Al dire successivo di lei scuote il capo <sicuramente non cambierai mai> lo sanno che non sarà così. Lui almeno lo sa, ma può solo augurarsi che lei cresca nel modo migliore possibile. Tornato serio, la ascolta elargire quel consiglio e di nuovo distende le labbra in un sorriso. Scuote il capo <proteggere sarà il mio scopo> sempre. Ci ha messo tanto a maturare ma ha la sicurezza di poter dire che quell’ideale rimarrà li dentro. Ci morirà probabilmente. Quando lei confessa di aver conosciuto la Special di Kusa, e quando sente quella definizione esplode in una risata divertita. Ha avuto modo di cogliere un’aria decisamente poco incline alla socialità nella special, è vero, ma “la musona” lo ha letteralmente ucciso <secondo me se la spupazzi le fai un favore enorme!> annuisce vigorosamente <anzi se la spupazzi, fallo anche da parte mia, mettici la forza che ci metterei io!> esclama ridendo. Chissà, magari la sensei non la prende malissimo. I saluti di lei lo rattristano, gli muore quasi il sorriso in faccia nel sentirla salutare, ma non gli e lo fa pesare, annuendo comunque <è stato un piacere conoscerti, Usa-chan! Ci rivedremo presto, verrò a sentieri suonare spesso! Ammette. Per poi alzare anche lui una “manina” verso di lei e poi osservarla andar via. Cosa farà lui? Se ne starà li meditabondo ancora un po', per poi tornare verso casa anche lui. Si è fatta ora di cena. Mangiare![end]

Yosai viene investito dalla tenerezza e dall'entusiasmo di Usagi. Ne esce divertito e con una conoscenza in più.