Scusami

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15:58 Yosai:
  [Viale] Ha avuto modo di pranzare, il suo quarto pasto di giornata, e di digerire. Come ricomincia? Allenandosi, che discorsi. Scarpe comode, scure. Pantaloni di tuta lunghi celano le gambe di marmo, mentre il torso ampio come il tronco di un albero è coperto da una canotta scura, le spalle rotonde e le braccia sono nude e su queste, oltre a quell’indistricabile groviglio di fasci muscolari che si accavallano disegnando curve sinuose e giochi d’ombra sulla pelle, s’inerpicano disegni nero-rossastri che lo decorano infilandosi sotto la canotta, nascosti. Il collo taurino sostiene un volto affilato, dai lineamenti decisi e il naso dritto, impreziosito da due occhi del color dell’oceano, piantati davanti a se come se non ci fosse altro da guardare. Sul viso sono inoltre ben visibili le due cicatrici che si porta dietro, una verticale sull’occhio sinistro rimasto incolume, lunga fin sotto lo zigomo, l’altra orizzontale sulla fronte. Due linee più scure sull’incarnato del ragazzo. Il volto è incorniciato dalla folta capigliatura scura. Procede così il giovane, con una corsa neanche trattenuta. Svetta su tutti, alto una quaresima, soprattutto rispetto alla madia, ha le spalle così larghe che molto spesso è costretto a deviare dal sentiero per evitare le persone in senso opposto. In due sul sentiero non ci si sta comodi con lui. E corre lui, come se fosse il suo unico scopo nella vita. Corri Forest! In realtà ogni tanto non si nega uno sguardo intorno, incuriosito. Anche perchè quella è la zona in cui è successo il casino due giorni fa. La zona transennata è ancora lì e c'è un discreto via-vai di ninja da li. Chissà.

16:20 Tenshi:
 E' una giornata strana. Il cielo è coperto, ma ogni tanto si vede spuntare qualche squarcio di sole tra le nuvole. E' un po' come il suo stato d'animo: altalenante. Dentro di sé, non riesce a capire come sia potuto accadere tutto questo in così poco tempo. Si sente in ansia. E confusa. Come se da un momento all'altro potesse succedere qualcos'altro. Qualcos'altro che la possa far crollare del tutto. Perché le sue gambe, esili, a quel punto, la reggono a malapena. E' seduta sotto l'ombra di una quercia, come fa di solito da quando è lì a Chumoku. La schiena è poggiata contro la corteccia spessa. Le gambe sono piegate, vicino al petto di lei. Si presenta come una ragazzina minuta, una diciassettenne dai lunghi capelli rosa. Questi ultimi le ricadono sulle spalle, fino a toccare terra. Sul capo è ben visibile il coprifronte nero, con la placca metallica sopra, sulla quale è inciso il simbolo della Foglia. Indossa una felpa nera, troppo grande per lei, probabilmente rubata dall'armadio di Onosuke. Le gambe sono fasciate da dei pantaloni da tuta neri aderenti, che presentano due fasce bianche che percorrono tutta la lunghezza esterna dei pantaloni. Ai piedi ha delle semplici scarpe di tela nere, forse non troppo adatte a quella stagione. Al polso destro, nascosto dalle grandi maniche della felpa, tiene legato il bracciale che l'Aburame le ha regalato. Chi passa, può vedere tra le mani della Senjuu un taccuino da disegno ed una matita. Non è molto brava ancora, ma disegnare la rilassa. Lo sguardo, però non è rivolto verso il taccuino. E' vuoto, fisso in un punto indistinto davanti a lei. Un occhio più attento si accorgerebbe che la pagina del taccuino è completamente nera, come se avesse impiegato il suo tempo scarabocchiarla. E non si accorge di chi le passa accanto o di chi le passa davanti. E' completamente persa nel suo mondo, fatto di buio. Nella sua mente, una sola figura: quell'uomo che, qualche giorno prima, aveva seminato terrore lì, proprio in quel parco. [Chakra off]

16:40 Yosai:
  [Viale] I tonfi dei passi ormai ha imparato a ignorarli. Non impiega nessuna fatica a spostare una massa di muscoli così grande, e si vede dall’agilità con la quale si sposta sta percorrendo un tratto di viale del parco proprio intorno al grosso albero sul quale la genin è poggiata, ma alle sue spalle, quando la sua marcia viene arrestata dal pianto isterico di un bambino. S’arresta incuriosito, forse troppo reattivo agli stimoli esterni, in questo senso speculare alla genin. Osserva la scena del bambino che si lamenta dal padre per aver scagliato la palla a incastrarsi su un ramo della grossa quercia, li a un paio di metri e mezzo da terra, osserva il padre arrabbiarsi col figlio e il figlio strillare sempre più forte. Socchiude gli occhi contraendo i muscoli della mandibola. Odia i rumori forti, e niente è più fastidioso del rumore di un bambino che piange. Probabilmente anche mettere la testa dentro la tromba del clacson di un camion sarebbe meglio. Brucia la distanza con l’albero con un paio di grandi falcate, un lieve saltello dovrebbe consentirgli di raggiungere la palla con facilità per poi riportarla al bambino che, vedendo un tizio enorme e sfregiato in faccia, fa immediatamente pace col padre, abbracciandolo impaurito. Maledetto disturbatore della quiete pubblica. Lascerebbe quindi semplicemente rotolare la palla rimanendo li sotto la quercia, alle spalle della giovane. <scocciatore> ringhia senza farsi sentire dal padre ma prestando poca attenzione alla genin li dietro. Si appoggia anche lui alla quercia con una grossa mano. Passando il dorso dell’altra sulla fronte per asciugarla. Allenamento finito. Non ha più voglia. È in quel momento, abbassando le iridi oceaniche, che s’accorge che s’accorge di Tenshi, istintivamente si scosta un poco dall’albero, tra il guardingo e l’imbarazzato, ma poi nota il taccuino. <Oh disegni!> cioè? Oh ci sono dei disegni li? Oppure oh, stai disegnando? Non è chiaro, fatto sta che si sposta da dove si trova quel tanto che basta per vederla meglio. Difficile dire, da quella distanza, se a spostarsi sia stata una persona o l’albero sul quale lei si appoggia <che disegni?> niente, non si presenta, cafone. Lo sguardo blu acquatico immediatamente fruga la giovane in cerca dei dettagli che a lui piacciono tanto, ma si ferma con curiosità sul blocchetto. Accompagna quella domanda ad un movimento del capo che s’inclina di poco verso una spalla. Come fanno i cani, curiosi.[Chakra Off]

17:03 Tenshi:
 Lei non si accorge di tutto ciò che accade alle sue spalle. Le voci sembrano essere un brusio lontano, che in quel momento non le appartiene. E' come se la sua mente fosse in un altro posto. Adesso inizia a capire perché quella bambina dai capelli blu si era costruita un mondo tutto suo. Perché il mondo in cui vivono loro è marcio. Ed il marciume non può essere spazzato via. Si trova in ogni luogo. In ogni essere vivente. In ogni uomo. In ogni donna. Persino nel cuore più candido e puro che esista. Persino nel suo cuore, che per anni aveva nascosto la parte marcia. Persino in quello di Norita. Sì, Norita. Quel migliore amico che solo qualche giorno fa aveva perso. Quel migliore amico che ha visto accasciato a terra, inerme. Quello stesso migliore amico che adesso si trova all'ospedale. Potrebbe andare a fargli visita. Ma, forse, non riuscirebbe a guardarlo in faccia. Non riuscirebbe a perdonarlo. Non adesso. E, mentre la sua mente vanga tra questi pensieri, la Senjuu viene portata alla realtà da una voce lì accanto a lei. E' una voce calda, sconosciuta. Gli occhi cerulei verrebbero alzati verso la direzione da cui sente provenire la voce. Così, anche la testa verrebbe voltata, giusto un po', per permetterle di avere completa visuale e capire chi sia la persona che ha accanto. Non riesce a vedere, però, la figura completa del ragazzo, il quale si è solo leggermente scostato dalla posizione precedente per poterla osservare. Davanti ai propri occhi, la figura si presenta imponente. Slanciato e alto, con spalle enormi, è l'estremo contrario di lei, esile e minuta. Lo osserva qualche secondo, per poi portare lo sguardo sul proprio taccuino. Cosa stava disegnando? Non lo sa nemmeno lei. Ciò che vede è solo uno sfondo nero, su cui la matita è stata impressa con forza, quasi in un impeto violento. < C-che disegno... > si limiterebbe a ripetere le parole di lui, confusa da quella pagina. < N-non lo so > balbetterebbe, pensierosa. E' strana. E' vero, lei è un tipo con la testa tra le nuvole. Ma quella confusione tra i suoi pensieri è fin troppa anche per lei. < Scusami > direbbe impulsivamente. Scusarsi è diventata ormai un'abitudine. Perché, dove c'è lei, ci sono sempre guai. [Chakra off]

17:22 Yosai:
  [Viale] Ok effettivamente quelle poche parole che mette in fila lei confondono anche lui, che per tutta risposta inclina il capo di lato ancor di più. Cucciolone. Inarca anche un sopracciglio, convinto di essersi perso qualcosa, ma se c’è qualcosa in cui è bravo, oltre a menar le mani, è guardare, il suo sguardo oceanico inghiotte tutto e sinora non l’ha mai tradito. Nero, rosa, piccola, sovrappensiero, disegno, matita, nervosismo. Comprende, come al solito, di aver avuto la sensibilità di un elefante e probabilmente ha interrotto qualcosa, sicuramente nella testa di lei, così si decide a rimediare, si discosta dalla sua posizione attuale e stavolta circumnaviga il corpo esile della genin finchè non le è completamente difronte. No, così non si può fare, lei è così in basso che lui dovrebbe sganciarsi il collo per guardarla come si deve e lei farebbe prima a guardare il cielo sopra di lei. Così flette le gambe nerborute fino a picchiare in maniera per niente delicata i glutei sull’erba, di fronte a lei. Anche a quel punto la differenza è percepibile, ma non ci si può far nulla e a lui non sembra pesare. <scusami tu> cinguetta con la voce melodica, l’unica cosa che rivela che non è un trent’enne maniaco ma ha almeno dieci anni di meno, se li porta solo tremendamente male. <non volevo disturbare> ammette cercando con quello sguardo oceanico che tutto inghiotte, quello di lei le labbra sono distese in un sorriso che snuda in parte la bianca dentatura <notavo che disegnavi e mi sono incuriosito> lo ammette in maniera candida. Nota la matita consumata, il foglio l’ha già visto, ma da davanti non lo vede, nota meglio quel bracciale e quella felpa, ma non può capirne i significati. <mi piacerebbe disegnare. Penso sia rilassante, per chi ne è capace> riflette, da solo, e mentre lo fa alza un braccio possente disegnato dai muscoli e dai tatuaggi, e sfiora con l’indice il taccuino, sempre qualora lei glie lo permettesse. <lo è?> chiederebbe curioso, ma ritrae subito in ogni caso il braccio, quasi di scatto, sgranando lo sguardo blu come se si fosse ricordato qualcosa <sono un cafone!> la stessa mano che ha appena puntato il taccuino si allarga e va a picchiare contro la fronte sfregiata. Picchia con forte, al punto che lo schiocco si sente distinto <mi chiamo Yosai> commenta abbassando il braccio e lasciandolo penzolare come l’altro tra le gambe incrociate. Non chiede lui, cerca di mantenere una certa educazione dopo la figuraccia che ha fatto e che gli ha tinto le gote con un velo di rosso per l’imbarazzo. D’istinto abbassa lo sguardo, poggiandolo su quel bracciale.[chakra off]

17:55 Tenshi:
 Lo sguardo di lei è fisso su quella pagina nera. Come se stesse ricominciando a perdersi nel vortice dei suoi pensieri, che la tira giù, sempre più in basso, verso il buio. In quel momento non si rende conto di aver confuso anche il suo interlocutore. Dopo un lungo respiro, alza nuovamente lo sguardo, mentre osserva il ragazzo girare attorno all'albero e posizionarsi davanti a lei. Adesso che ne ha completa visuale, capisce che è molto più alto e possente di quanto si aspettasse. Delle linee definiscono perfettamente i muscoli delle braccia di lui, contornate da tatuaggi che sembrano continuare all'interno della canotta scura. Osservandolo meglio, il viso sembrerebbe quello di un duro: ha due cicatrici evidenti, una sulla fronte ed una sull'occhio sinistro. Ha l'aria di essere uno di quei teppisti che mette paura ai ragazzini. Eppure, il suo aspetto viene tradito dalla sua personalità. Infatti, senza pensarci due volte, le chiede subito scusa. Per cosa? Forse anche lui ha le scuse ormai automatiche. Il sorriso di lui la riporta con i piedi per terra. < Ma no, non mi hai disturbata > direbbe in fretta, cercando di rimediare. Adesso inizia a sentirsi in colpa, per avergli fatto pensare che lui, in quel momento, fosse di troppo. Non è così. A lei è sempre piaciuto stare con gli altri. La verità è che poi, tutto ciò che tocca, si rovina. Appassisce. Ormai lo ha capito. Cerca di distendere, sul piccolo viso, un sorriso abbozzato. Da un lato ha paura. Ha paura perché quel ragazzo le si è avvicinato senza farsi troppi problemi. Lui non la conosce ed è solo incuriosito. Ma lei ormai sa che, da un momento all'altro, potrebbe distruggerlo, pur non volendo. Però, dall'altro, è felice. Perché, finalmente, in quei giorni di terrore, di fronte a lei c'è qualcuno che riesce a sorridere. Ascolta le parole di lui, lasciando che avvicini la sua grande mano al taccuino. Lei resta immobile. Sa che il ragazzo ha già visto ciò che vi è in quella pagina, quindi se vuole riprendere il taccuino per riguardarla, è libero di farlo. Sarebbe inutile nascondergli qualcosa che già conosce. Un po' le dispiace che l'unica cosa che lui sa di lei è quel foglio nero. Se si fossero incontrati qualche mese prima, di sicuro in quella pagina sarebbe disegnato un ramo di ciliegio in fiore. O magari una ninfea. < I-io non sono molto capace in realtà > balbetterebbe, pur cercando di non apparire troppo nervosa agli occhi dello sconosciuto. E' un periodo difficile per lei. E questo lui non può saperlo. < Sì, mi rilassa > risponderebbe poi. Anche se, quel giorno, non l'aveva rilassata per niente. Aveva gettato su quella pagina bianca tutta la sua paura, tutta la sua rabbia, tutta la sua stanchezza, senza nemmeno accorgersene. Poi, il ragazzo, ritrae il braccio, senza prendere effettivamente il taccuino. Alla sua affermazione lo guarderebbe con un'espressione un po' intontita, mentre lui si colpisce con forza la fronte: perché dovrebbe essere un cafone? Purtroppo lei, non riesce mai a capire le persone fino in fondo. Per questo, poi, finiva per distruggerle, piuttosto che salvarle. Poi, il ragazzo le dice il suo nome. Yosai. Forse vuole sapere quello di lei. O forse no. Forse vuole conoscerla un po' di più. Ma se poi lei... facesse qualcosa di sbagliato? Ha paura. < I-io sono Tenshi >. E' un po' tesa. Sta in guardia, cercando di controllare ogni movimento del proprio corpo ed ogni pensiero che opssa venirle in mente. Abbozzerebbe, nel frattempo, un altro sorriso. [Chakra off]

18:23 Yosai:
  [Viale] Quei sorrisi abbozzati gli scatenano un modo ti empatia verso la giovane. Effettivamente non sa spiegarlo, ma ovviamente è una persona capace di controllare le proprie emozioni, almeno un minimo. Non riesce a coglierlo quel combattimento interiore di lei, ci passa sopra come suo solito su tutto, dritto alla meta. Sembra non curarsi nemmeno della sua iniziale affermazione sulle capacità nel disegno, non appena la genin risponde affermativamente sulle capacità rilassanti del disegno ribatte <fammi un ritratto!> una proposta, ma c’è una nota euforica nella voce, <posso mettermi in posa se vuoi> ridacchia alzando ambo le braccia fino a superare la testa con i gomiti, per poi contrarre i bicipiti e l’avambraccio, sembra che ci siano dei serpenti che si muovono sottopelle mentre contrae i muscoli, le vene vengono spinte a contatto con la pelle dipinta, come autostrade di sangue emergono. Alla fine della contrazione sembra che le braccia stiano per esplodere, ma non ci rimane se non un’attimo. <no non è vero, non sono capace a rimanere in posa> confessa mentre le braccia ricadono tra le gambe incrociate. No, ma rimarrà seduto li davanti a lei. <è un piacere conoscerti Te…> si blocca, lo sguardo blu come l’oceano è fisso, ma non nel suo sguardo, poco sopra. Ha notato una cosa che gli era sfuggita, in preda alle fissazioni sul disegno. Lui sta parlando con un ninja! Istintivamente drizza la schiena, che si erge dritta come un tronco, contrae i muscoli della mascella che emergono sotto la barbetta ispida. Di che grado è? Con chi stà parlando? E se fosse un sensei dell’accademia? O peggio ancora, se fosse di grado più elevato? Ha sentito storie di ninja che si mettono la divisa solo nelle occasioni ufficiali <t…tu…lei.. voi siete un ninja…> mormora, spaventato nella voce e nello sguardo, e per spaventare uno così grosso ce ne vuole… e invece c’è riuscita uno scricciolo adorabile. Lo sguardo non si schioda dal coprifonte. È andato nel pallone<io… mi dispiace, non volevo disturbare, sul serio> Odia i ranghi e le piramidi di comando, maledizione! Perché nessuno gli spiega come funziona? Ha nel suo sangue, incorporato e automatico, un’eccessivo rispetto per i suoi superiori, di qualsiasi grado, a meno che non siano loro ad abbassare il tono. Le mani ora sono composte sulle coscie, non buttate alla bell’emmeglio tra le gambe, la schiena dritta. Lo sguardo si sposta insicuro nelle iridi di lei. Lui che sfonda i due metri senza problemi è insicuro. Cerca sicurezze da lei.[Chakra off]

19:04 Tenshi:
 Nel frattempo, Yosai sembra aver preso una nota di euforia. Non aveva mai incontrato qualcuno così interessato a ciò che lei stesse facendo. E poi, diciamocelo, non è che stia facendo qualcosa di così esilarante. Ma effettivamente lei ne è felice. Perché pian piano il ragazzo riesce a far scivolare via dalla mente della rosata i pensieri negativi che le affollavano, senza neanche saperlo. < Oh, posso provar- > la risposta di lei viene interrotta dall'euforia di lui, che adesso si mette in posa, mettendo in mostra i suoi bicipiti. La genin osserverebbe le venature delle sue braccia ed i contorni dei suoi muscoli. Perché no, potrebbe provarci veramente a fare un ritratto di lui. A disegnare quei lineamenti così ben scolpiti e quei tatuaggi che fanno da contorno. E quel viso, con quelle strane cicatrici. Sarebbe un modello perfetto. Ma non è sicura del risultato, dato che non è molto brava. Questi suoi pensieri, poi, verrebbero interrotti dalla battuta di lui, che porterebbe la genin a ridacchiarci su, senza pensare a nulla. Dimenticandosi, per qualche secondo, di tutto ciò che era accaduto nei giorni precedenti. Farebbe un sorriso sincero, pieno, diverso rispetto ai precedenti. Lo sguardo di lei verrebbe, adesso, abbassato nuovamente sul taccuino, fissando quella pagina nera. E la osserverebbe per qualche secondo. Per poi strapparla ed appallottolarla. Come se fosse qualcosa da dimenticare. E la matita comincerebbe a scorrere veloce sul nuovo foglio bianco, disegnando una bozza della figura di Yosai. Ne metterebbe in risalto i lineamenti del viso, calcherebbe la matita disegnando i capelli scuri. Due piccole linee delineerebbero le due cicatrici sul suo volto. Scendendo, disegnerebbe le spalle rotonde e poi le braccia, mettendo in risalto i muscoli e le venature. Passerebbe poi alle grandi mani. Nel frattempo, il ragazzo pronuncerebbe una frase, lasciandola in sospeso, dato che qualcos'altro ha attirato la sua attenzione. Lei continuerebbe a far scivolare la matita sul foglio, per passare al torace, coperto dalla canotta. Un mezzo busto. Il disegno non è molto definito e neanche perfetto, ma visto che lui le è sembrato così euforico all'idea, gli porgerebbe il taccuino, lasciando, se lui vorrà, che lui lo prenda tra le mani. Alzando lo sguardo verso di lui, la rosata capisce cosa abbia attirato l'attenzione di Yosai. Egli, infatti, sta fissando il coprifronte di lei. Poi, passa a darle del lei e, dopo, addirittura del voi. Sembra sconvolto del fatto che lei sia una kunoichi. Le parole che seguono sono intrise di... paura? E' possibile che un ragazzo così alto e possente sia spaventato da una ragazzina così piccola? Lo sguardo della genin si allarga. < Hey, tranquillo, non mi hai disturbata > direbbe, in preda al panico, agitando la mano destra, con cui tiene la matita. < Non c'è bisogno di avere paura di me, sono una semplice genin! > cercherebbe di tirarlo su di morale, di fargli capire che va tutto bene, ma anche lei è ormai entrata nel panico. < Oh, ti mostro cosa so fare! Giuro, non ti uccido > esclamerebbe, poggiando a terra la matita ed il taccuino, qualora Yosai non lo avesse preso. Ma, per potergli mostrare qualcosa, deve prima attivare il Chakra. Così, porterebbe le mani al petto, congiungendole per formare il sigillo della capra. A questo punto, immaginerebbe due sfere: una rossa, l'altra blu. La prima, quella rossa, in corrispondenza della fronte, rappresenterebbe la forza spirituale. La seconda, quella blu, nei pressi del ventre, simboleggerebbe la forza fisica. Comincerebbe a far ruotare le due sfere, dapprima sul loro stesso asse, per poi spingerle, l'una verso l'altra, nel petto. Qui proverebbe ad unire le due sfere, formandone una sola: quella del Chakra. Se il richiamo fosse andato a buon fine, sentirebbe una grande forza invadere ogni singola cellula del proprio corpo. < Ti va di vedere cosa so fare? > chiederebbe, sorridendo. [Tentativo richiamo del chakra][Chakra 25/25]

19:20 Yosai:
  [Viale] Lo prende istintivamente quel taccuino, come si risponde agli ordini. In maniera meccanica, ma ancora non lo guarda. Riversa l’oceano dei suoi occhi in quelli di lei e basta. Non risponde nemmeno alla prima frase. E ovviamente, maledetto lui e le sue paturnie, si è perso l’unico sorriso sincero, inconscio di essere riuscito nell’impresa di vederla sorridere come si deve e di aver cancellato quei tratti di matita nera che sembrava avere nel cervello. Ora ce li ha lui. Compagni di paturnie, che bella cosa. Il vantaggio di avere un cervello di gallina come quello del giovane pezzo d’uomo, però, è quello che le sue paturnie si spengono abbastanza di colpo, come compaiono. Non è spaventato da lei. Non sarebbe spaventato nemmeno dal peggior mostro, probabilmente. Ma le cariche, l’autorità, il codice di comportamento, l’etichetta. Sono cose che non gli sono mai entrate in testa e che lo impallano appena ci entra in contatto. Quando lei gli confessa la sua carica, e solo allora, espande il torace, tirando un profondo respiro. Sembra abbia ricominciato a vivere <n…no..> sembra quasi un punto di domanda. Non lo ucciderai <a.. anche perché siamo dello stesso villaggio… sarebbe un po' da mukenin questa cosa> ecco i mukenin non lo spaventano. Hanno il coprifronte tagliato, ergo sono da bastonare, fine della storia. È semplice così. Quando lei gli propone qualcosa lui annuisce. Bambinone. <Cosa sai fare?> Chiede reprimendo un brivido lungo la scheda. Non è mai facile concedere ad un ninja la possibilità di impastare il chakra. Lui sa cosa si può fare col chakra, l’ha studiato qualche giorno fa. E di sicuro nutre diffidenza, atavica e radicata nel suo animo quanto le cicatrici nel suo volto. Potrà mai confessare le sue paure? Mah, abbassa lo sguardo mentre aspetta risposta. È allora che si rende conto di essere in possesso del taccuino. Lo stringe tra le mani piegando leggermente le pagine, come fosse una cosa cara, osserva il ritratto di lei e sgrana lo sguardo, persino le labbra si schiudono, sorprese, per poi distendersi mostrando la dentatura in un sorriso capace di cacciar via qualsiasi nuvola. <è bello!> cacchio se è bello, e l’ha fatto in un attimo! Certo è abbozzato, ma rende l’idea <quindi è così che sono fatto> si, come se non avesse lo specchio a casa. Si lascia andare addirittura a un ghigno divertito, per poi tornare con gli occhi blu a cercare il suo sguardo <cosa sai fare?> chiede ancora.[chakra off]

20:42 Tenshi:
 Yosai sfila così il taccuino dalle mani di lei. In quel momento, la rosata non si accorge di ciò che il ragazzo ha dentro, di ciò che magari lo tormenta, perché lui, semplicemente, non lo dà a vedere. Quando lei, però, dice di essere una genin, lui fa un respiro profondo. La Senjuu non sa cosa gli stia passando per la testa. Non capisce da cosa può essere spaventato. < Ecco, non direi proprio di essere una mukenin > dicendo, portandosi l'indice della mancina al mento, pensierosa. Effettivamente qualcosa di sbagliato in passato l'ha fatta anche lei. Ma non ha mai ucciso nessuno e quell'attacco di quel pomeriggio in riva al mare non basta per farla diventare una mukenin. Alla prima domanda del ragazzo, la Senjuu porterebbe nuovamente le mani al petto, componendo il sigillo del serpente. Quello che ha intenzione di fare è attivare la propria innata e fargli vedere quanto sia bella... Almeno per lei. Ha già l'elemento dell'acqua dalla sua, perciò non le resta altro che andare alla ricerca dell'elemento ancora sopito: il Doton. E, come era solita fare per trovarlo, penserebbe ad una figura. Una persona che si è impossessata del suo cuore: Onosuke Aburame. Infatti, il primo elemento del chakra che il ragazzo aveva risvegliato è proprio quello della terra. Immaginerebbe di intrecciare le mani con quelle dell'Aburame, ed un flusso scuro andrebbe a collegare le due anime, i due cuori che adesso batterebbero all'unisono. Proprio il quel flusso costante, troverebbe il Doton. Qualora la ricerca fosse andata a buon fine, cercherebbe di unire i due elementi del Chakra, Suiton e Doton, in un'unica cosa: Mokuton, legno. Se tutto ciò fosse andato a buon fine, scioglierebbe, ora, il sigillo. Nel frattempo, Yosai pare aver dato un'occhiata più approfondita al disegno della rosata. < Sono felice che ti piaccia. Puoi tenerlo sei vuoi >. A questo punto, la paura dentro di lei si è quasi del tutto affievolita. Il ragazzo davanti a lei è riuscita a calmarla con i suoi modi alquanto strani. Ecco che l'interlocutore le rivolgerebbe nuovamente la domanda. Lei risponderebbe con un semplice sorriso, facendo fluire, nel frattempo, il proprio chakra mokuton, dagli tsubo dei piedi all'interno del terreno. Tenterebbe così di andare alla ricerca delle radici dell'albero sul quale è poggiata e, una volta individuate, il Chakra Mokuton fluirebbe all'interno di esse, per poi espandersi nella corteccia dell'albero, nei rami e persino nelle foglie. Lui non potrà vedere ad occhi nudi ciò che la rosata sta facendo in questo momento. Potrà solo vedere il passaggio successivo: un piccolo ramo, ricoperto di foglie verdi, verrebbe abbassato verso Yosai. Se il ragazzo fosse rimasto fermo, il ramo sfiorerebbe leggermente il suo viso, in una delicata carezza, per poi ritornare al proprio posto. [2/4 - tentativo attivazione innata; 2/4 - spostamento ramo][Chakra 24/25]

23:14 Yosai:
  [Quercia] Si lascia sfuggire una risata melodica al dire di lei. No sicuramente non sembra un mukenin. Certo non si sa mai, potrebbe essere sotto l’effetto di qualche tecnica di occultamento o di mascheramento. Ma la cosa non gli passa neanche per l’anticamera del cervello. La osserva. Non può sapere cosa sta facendo. Resta li, come un gorilla della giungla, seduto davanti a lei, a tenersi quell’ammasso di fogli tra le mani. Ma quella risposta cortese lo sorprende. Può tenerselo? Osserva di nuovo la sua immagine impressa su quel foglio con la matita. Si stupisce, si scopre quasi a tenerci a quell’immagine. Infondo dai, quante volte capita di tenere per mano qualcosa di fatto da altri, se non per mangiarlo? Ma no, non lo farà, gli sale un risolino beffardo a incrinargli le labbra, e si ficca una mano in tasca, estraendone il residuato bellico di una matita. Colpa del fatto che sono i pantaloni con cui è andato a lezione, non di altro. Con quella si ingobbisce sul taccuino foglio, che in mano sua sembra poco più di un blocco di post-it imprime qual cosa a completamento del disegno ma fa ben attenzione a non farsi vedere dalla genin, e appena finito si limita a chiudere il tacquino e a poggiarlo ai piedi di lei. non potrà sapere, per ora, cos’ha combinato, ma quel sorrisetto divertito gli rimane quando solleva lo sguardo blu oceanico per cercarla. Ma appena la trova qualcosa si muove da sopra. Allarga lo sguardo, la mascella quasi gli cade nel vedere un ramo prender vita, abbassarsi verso di lui, a guida di mano. Istintivamente, come un grosso felino, si ritrae, giusto per controllare che non sia un’arma. Ma quelle foglie sembrano gentili, lui le guarda finchè la vicinanza glie lo consente, poi socchiude leggermente gli occhi e si gode quel tocco delicato. Lo sguardo la cerca <che bello! A me questo non me l’hanno insegnato in accademia!> commenta quasi stizzito, <sarebbe bellissimo prendere a pugni gli avversari coi rami> mugugna tra se e se, perfettamente udibile da lei. E ora? Ora deve fargli vedere anche lui quanto è bravo con il chakra! <Adesso io!> sfida subito, sfacciato, la faccenda del grado se l’è scordata mi sa immediatamente gonfia l’ampio torace ed emana un lento respiro, placandosi come gli è stato insegnato in accademia, la mano sinistra si porta all’altezza del plesso solare, chiusa in pugno eccezion fatta per indice e medio che son dritti verso il cielo, la mano destra avvolge la gemella accoppiando anch’essa indice e medio nella posizione della capra. Ancora un profondo respiro. Tenterebbe dunque di concentrarsi su se stesso, indagando prima la sua psiche, le sue emozioni, i suoi pensieri, giù in fondo all’anima fino a squarciarne il velo e tentar di giungere a ciò che muove tutto questo, la sua energia psichica. Individuando il primo globo di energia andrebbe a concentrarsi sul suo cuore, il motore del suo corpo, la pompa del suo sangue, tenterebbe di andare oltre il suo battito, divenuto quasi assordante, oltre i muscoli che si contraggono e il sangue che scorre per cercare l’energia che muove le sue membra, l’energia fisica. Qualora avesse individuato anche questo secondo globo, di colore diverso, lentamente cercherebbe di condurre l’energia psichica verso quella fisica in modo da congiungerle all’altezza del plesso solare, fatto questo tenterebbe di innescare il moto rotatorio delle due sfere, l’una nell’altra, l’altra nell’una fino a diventare, se tutto fosse andato a buon fine, un’unica sfera di colore azzurro che verrebbe incanalata nel proprio apparato circolatorio, destando il formicolio sulla pelle al quale lui non si sarebbe ancora abituato [Tentativo di impasto del chakra][Se Chakra On]

[Collettivo] Gli eventi degli ultimi giorni hanno molto scosso gli animi, la comparsa di quello strano individuo ha fatto poche vittime tutte con ferite più o meno gravi ma fortunatamente nessuno è morto, intervento tempoestivo, dei Ninja ha messo in salvo i Civili, tranne 2 che sono stati feriti e prontamente Curati dai Ninja medici, quell'uomo è apparso dal nulla, e da un portale nel cielo. è trascorso tempo da quell'attacco, e i Ninja feriti sono ancora convalescenti, e in questo pomeriggio senza nebbia ci si può concedere un attimo di relax e riflessione. [Tenshi] Proprio durante uno di questi momenti di Relax e Riflessione, ecco che una folata di vento stranamente gelido raggiunge le Senjuu, provocando un Brivido lungo la schiena, e dopo pochi istanti un varso pare aprirsi nel cielo, a mezz'aria, da cui fuori esce "LUI" carnagione bianca, 175cm di altezza, occhi perlacei, capelli lunghi a raggiungere le spalle, con due prominenti corna accentuate verso l'alto. indossa zoccoli marroni e una veste bianca colui che è venuto per riprendersi il Chakra, l'uomo verrebbe fuori dal portale fluttuando a mezz'aria col portale che ora si richiude, e senza perder tempo attiva quegli occhi bianchi come aveva fatto qualche giorno prima ricercando fonti di chakra, e dice Puntando lo sguardo proprio su Tenshi <Tu hai molto più Chakra di lui> un tono altezzoso per lui che li osserva con superiorità, <come fai a non vergognarti, per aver derubato la mia gente di questo potere> punta il dito con fare accusatorio proprio come farebbe una divinità e Volando si fionda a pochi centimetri da Tenshi, attezzando sugli zoccoli delicatamente <avete giocate fin troppo col potere che ci avete sottratto è giunto il momento di riprendermelo> la guarda dall'alto in basso sia in senso fisico per la differenza di altezza sia per atteggiamento Tronfio Superiore, Superbo, con atteggiamenti da divinità.

00:16 Tenshi:
 La rosata, concentrata nello svolgere la sua tecnica, non si rende conto di ciò che fa Yosai in quel momento. Quindi non potrà sapere cosa ha fatto il ragazzo al taccuino, fin quando non lo prenderà in mano. L'interlocutore si ritrae istintivamente, non appena vede il ramo muoversi, come per magia. Ma poi socchiude gli occhi, lasciandosi accarezzare dal tocco leggero delle foglie. Sembrerebbe che quella tecnica abbia attirato l'attenzione di lui, facendogli dimenticare il panico provato poco prima. O, almeno, questo è ciò che percepisce la genin. < Questa è una tecnica speciale che non si impara in accademia > direbbe, sorridendogli. Purtroppo non può dirgli che si tratta di una tecnica del proprio clan, dato che lei non sa il paese di provenienza di lui. Poi ridacchierebbe, portandosi la destrorsa davanti alle labbra, quando lui dice qualcosa a proposito dei pugni con i rami. < Non hai tutto i torti. E' comodo, dato che io posso stare ferma, mentre gli avversari vengono presi a frustate da dei semplici rami >, direbbe, continuando a ridere. Quella, infatti, è, solitamente, una tecnica offensiva. E' vero, può essere usata in svariati modi, ma quello più importante è sicuramente l'attacco. D'altronde, nessuno si aspetterebbe di essere picchiato da un albero. Il ragazzo sembra essere preso ed entusiasta della situazione in cui si trova. La figura di lui infonde una strana calma nella Senjuu. E' come se potesse guardargli attraverso, e vedere la purezza del cuore di lui, nonostante non sappia nulla della persona che ha davanti. Nel frattempo, il ragazzo proverebbe a farle vedere ciò che invece sa fare lui, cercando così di attivare il Chakra. Nel frattempo, una folata gelida di vento incuriosisce la rosata. Anzi, più che incuriosirla, la fa rabbrividire. Un brivido percorrerebbe la colonna vertebrale di lei. Che strana sensazione è quella? Sente che c'è qualcosa che non va. Qualcosa che non quadra. Dove c'è lei, ci sono guai. Ed ecco la risposta alle sue domande. Un varco si apre nel cielo, proprio come durante la festa, nello stesso luogo. Le mani di lei comincerebbero a tremare, capendo già che si tratta di lui. Di quella persona che aveva seminato il terrore in un pomeriggio di festa. Di quella persona che aveva quasi ucciso dei civili. Di quella stessa persona che aveva quasi ucciso Norita e Sakir. Il ricordo dei loro corpi stesi al terreno è ancora vivo dentro di lei. Le mani verrebbero strette in due pugni, come quelli che vorrebbe tirare in faccia a quell'essere. Ma sa bene che due pugni non sarebbero serviti proprio a nulla contro un dio. Adesso, è proprio a lei che si sta rivolgendo, puntandole il dito contro. Le sue parole la bloccano. Non sa come rispondere. Cosa potrebbe dire ad un essere del genere, molto più potente di lei? La sua risposta è semplicemente il silenzio. Ignora le sue parole. Aspettando. E aspettando. Ecco che, poco dopo, egli si sposterebbe, atterrando sul terreno, a pochi centimetri da lei. La minaccia. Lei lo guarda stranito. E' completamente sola. Inerme. Immobile. Vorrebbe scappare. Andare via lontano. Essere tra le braccia di Onosuke. Ma purtroppo si trova in quella situazione. E con lei, tra l'altro, c'è Yosai Deve proteggersi. Deve proteggerlo. Ma come? La sua mente si è, improvvisamente, svuotata. < Yosai, scappa > è l'unica cosa che riuscirebbe a dire. E dagli tsubo dei piedi farebbe ancora fluire il proprio chakra mokuton, raggiungendo nuovamente l'albero, l'unica cosa a cui potrebbe appigliarsi in quel momento. Probabilmente non gli causerà nemmeno un graffietto. Probabilmente la potenza del suo legno non sarà abbastanza forte contro di lui. Ma almeno le farebbe guadagnare del tempo. Almeno Yosai avrebbe il tempo di allontanarsi. Il Chakra mokuton fluirebbe all'interno dell'albero, poi nella corteccia, poi nei rami, poi nelle foglie. Farebbe muovere velocemente un ramo, che circonderebbe le braccia ed il busto di quell'essere. Il ramo girerebbe più volte attorno a lui, fino alla sua massima espansione di 10 metri, creando così una spessa circonferenza che potrebbe tenerlo impegnato per qualche secondo, se la tecnica fosse andata a buon fine. A questo punto, con uno scatto si alzerebbe in piedi e completerebbe la sua opera, sperando che, nel frattempo, Yosai si sia allontanato da lì. Un altro ramo partirebbe veloce, come una frusta, in direzione del collo del dio. Questo glielo aveva imparato Azrael-sensei: bloccare, poi attaccare. Perché bloccare senza attaccare, non avrebbe avuto senso. Il vero pericolo per lei viene adesso, che si trova lì, a qualche centimetro da lui. E non sa quanto tempo ha per potersi allontanare. Non sa se, quella sera, sarebbe potuta tornare a casa da Onosuke. [2/4 - tentativo bloccaggio con innata; 2/4 - tentativo attacco con innata][Chakra 23/25]

00:37 Yosai:
  [Quercia] E lo percepisce quel formicolio strano alle braccia, l’energia che gli scorre dentro, e la volontà di spaccare il mondo. reprime l’istinto di saltare in piedi cominciare a tirare cazzotti all’albero senza motivo. Anche perché l’albero l’ha appena accarezzato. Poverino. Scioglie con le grosse mani il sigillo della capra, snuda i denti soddisfatto <ecco> mormora. E adesso? Che gli fai vedere a lei che non sai farci niente col chakra? Non ha tempo di pensarci. È una folata gelida che spezza l’idillio, qualcosa di innaturale, innaturale per il posto, con quel clima sempre così informe, innaturale per lui stesso, che non prova quasi mai freddo, sgrana lo sguardo, quel vento gli entra così a fondo nelle ossa da paralizzarlo per una frazione di secondo, rizzandogli tutti i peli del corpo sotto gli indumenti e sulle braccia nude e dipinte. Chi ha aperto il frigorifero? È lo sguardo di lei la prima cosa che nota, terrore, mani che tremano, pugni che si stringono. Inarca un sopracciglio e piega la testa di lato, come un cane curioso. Poi quella voce strana, istintivamente si volta verso la sua sorgente per venir fuori dal nulla quell’essere. Istintivamente dal cervello gli piove nel cuore una bomba d’adrenalina. Si ritrova a far leva sulle gambe nerborute e a schizzare in piedi senza nemmeno accorgersene. Alto e grosso molto più della genin, qualora l’essere si trovasse a mezz’altezza, dietro di loro, ne potrebbe addirittura coprire la visuale, corpulento com’è. ma l’oceano che ha nello sguardo si congela, quasi inorridisce. Le parole non le ascolta, è troppo preso per trovarne un senso. Non sa di che parla e non può saperlo. Un’altra freccia gli trafigge il cervello. SCAPPA. Ma arriva dalla genin. Non dal suo inconscio. Quell’inconscio ha imparato da tempo a zittirlo, ma la genin, perché ha così tanta paura? <che diavolo succede Tenshi?> non c’era due giorni fa, ma istintivamente compie due passi indietro, affiancando la genin. Che sia vero che tutto quello che lei tocca si brucia? Bisognerà pur scoprirlo prima o poi. Il problema di quando esistono le relazioni umane oltre a quelle di rango, è che di fatto l’allievo disobbedisce. Stavano scherzando fino a poco prima e adesso se la ritrova in preda al terrore… e d’improvviso la sua attenzione viene attratta dall’albero che prende vita e inizia a fare cose intorno all’essere, quell’istinto prende il sopravvento per qualche attimo, con il risultato che l’allievo compie effettivamente qualche passo indietro, col naso all’insù e lo sguardo fisso ai rami e al tizio al centro <ma che cazz…?> è un mugugno tra se. Ma di fatto non esser ninja significa anche questo. Non essere abbastanza reattivi.[Chakra: 10/10]

[Tenshi] il tentativo ci condurre il chakra negli alberi, e il suo tentativo di bloccaggio parte regolarmente, e se fosse una situazione ordinaria Funzionerebbe anche, ma qui non c'è nulla di ordinario, il Nemico genera la barriera e dopo che il legno della Senjuu, ha impattato su di essa, non raggiungendolo nemmeno e il tipo ei esibisce in una risata di pancia, di quelle risate, che mettono i brividi <Tu, Stupida Ragazzina Impertinente, Sei Solamente PATETICA> dice sottolineando l'ultima parola con Disgusto si interrome Fluttuando rapidissimo verso di lei afferrandola con la mano destra l'afferra per il collo la solleva compone mezzo sigillo sigillo della Capra con la mano sinistra portando la mano in corrispondenza del presso solare <e ora capirai cosa vuol dire ricevere la punzione di un DIO> Tenshi a questo punto potrà sentira il chakra venire lentamente e inesorabilmente drenato da ogni cellula del suo corpo come se venisse attirato verso il collo, lui ha controllo, lui lo governa, sente cosa può aver provato l'uomo che presentava l'evento, e quando poi ha finito con lei, la scaraventa al suolo, con tenshi che non riporterà danni di alcun tipo se non un Ego Ferito e 20% della sua riserva totale di chakra in meno e una volta a terra si ritroverà con un gran fiatone [Tenshi -5pt Chakra]. [Yosai] l'incontro con un essere di un altra dimensione non è qualcosa a cui preparano in accademia, il Ragazzo per quanto Corpulento, si ritroverà paralizzato dalla paura alla sola vista di quegli occhi fredi glaciali, definitivi, come se quelli fossero da monito, per qualcosa di Devastante che sta per arrivare. [Colettivo] vi guarda entrambi <siete solo insetti schifosi non meritate questo potere, questo era solo un piccolo assaggio, ma presto, Poterò a termine quello che ho cominciato, e il Chakra tornerà finalmente alla mia stirpe> sempre altezzoso con una punta di disgusto, a questo punto inizia a levitare per aria e guardandoli Sentenzia <Non Finisce Qui!!!> riapre un portale nel cielo, sparendovi dentro, col varco che si richiude. ed'è in quel momento che tutto torna alla normalità, o quasi.

01:31 Tenshi:
 Yosai, alla fine, finisce per restare lì, qualche passo dietro di lei. E la sua speranza di guadagnare tempo va completamente in frantumi. Infatti, non fa neanche in tempo a fare muovere il primo ramo, che l'essere alza una barriera attorno a sé, proteggendosi così da ogni corpo esterno. Ed il ramo neanche lo raggiunge. Ci aveva sperato. Sapeva di non poteva fare molto, lo sapeva benissimo. Ma, almeno, sarebbe voluta scappare via. Proteggere Yosai, che in quel momento non sa come aiutarla, come reagire a quella situazione. Adesso che la sua speranza è svanita, non riesce neanche a trovare le parole per rispondere alla domanda del ragazzo. Vorrebbe dirgli che andrà tutto bene. Che lei lo proteggerà a qualunque costo. Vorrebbe davvero. Ma è troppo impaurita dall'uomo che ha davanti. E sa di non poter mantenere una promessa del genere. A quel punto, l'unica cosa che può fare, è offrirsi. Morire. Come un'offerta votiva. Lasciando che Yosai scappi via da lì. Allargherebbe le braccia, restando ferma nella sua posizione, conscia di ciò che sta per succedere. La sua vita non era stata perfetta. Ma quegli ultimi anni erano stati bellissimi. Era diventata genin. Aveva incontrato un amico speciale. Si era messa insieme ad Onosuke. Era diventata un ninja medico. L'unico rimorso che ha è non aver fatto pace con Norita. Una lacrima solcherebbe il viso di lei, mentre pensa che le dispiace avergli detto addio. Mentre si abbandona al proprio destino. Le parole del dio arrivano dritte al punto: lei è patetica. Debole. Inutile. Capace solo di portare guai. La mano di lui afferra il collo di lei, sollevandola da terra. E lei non si oppone. Non compie nessun movimento. La sua espressione è terrorizzata. Ma non può fare altro che stare lì, aspettando che arrivi la sua ora. Le manca l'aria. La presa della mano di lui stringe con forza le vie respiratorie di lei. < Mi dispiace Yosai > sussurrerebbe, quasi soffocata dalla stretta. Sente il proprio Chakra scorrere fuori di lei e fluire nel corpo di lui, come un fiume incessante che toglie le forze. Un vortice che toglie la vita. La punizione di un dio è, semplicemente, la paura. La consapevolezza di non poter fare nulla. Ma poi, la scaraventa a terra, lasciandole parte del proprio Chakra. Lei sta lì, al suolo, senza muoversi. Lo sguardo è vuoto, puntato su qualcosa di indefinito. Il viso è pallido. Non capisce le parole che vengono pronunciate dopo. Capisce solo che, finalmente, quell'essere se n'è andato. Ma va bene così, lei è stata risparmiata. Però, la paura, la tiene incollata al terreno. E non riesce a fare nulla per Yosai, che, probabilmente, avrà assistito a tutta la scena. [Chakra 17/25]

02:09 Yosai:
  [Quercia] Quell’essere compie un movimento talmente fluido e repentino che quasi sparisce ai suoi occhi, e di colpo si trova davanti alla genin. Non fa in tempo a voltare il capo per seguirlo che lui l’afferra per il collo. Sente esplodere un moto di rabbia incontrollabile. Quella necessaria per compiere un balzo in avanti e placcarlo per scaraventarlo a terra e massacrarlo di botte, si. Parte. E invece no. Le gambe restano li, inchiodate, tanto grosse quanto tremanti. Il busto non si muove, si limita ad accelerare il gonfiarsi dello sterno, sente un enorme bisogno di aria. Le braccia restano inermi, contratte sino allo spasmo dalla rabbia, ma immobili. La mascella serrata fino a sentir scricchiolare i denti, snudati in un ringhio di rabbia contro l’altro. Quando l’altro lascia cadere la genin e lo guarda qualcosa si spezza dentro di lui. Ogni sicurezza, ogni certezza costruita in quegli anni dedicati a crescere e migliorarsi. Tutto svanito in un’istante. Perché? Maledizione perché? Di nuovo la rabbia monta, ma non esplode. No, non finchè l’altro non ha varcato di nuovo il buco dal quale è venuto. Un secondo di nulla, <PATETICO SARAI TU E LA LURIDA STIRPE CHE TI HA GENERATO!> esplode avanzando a passi lenti e falsamente sicuri, la realtà è che sta riacquistando adesso la sensibilità alle gambe che la paura gli ha tolto <NON MI TROVERAI IMPREPARATO LA PROSSIMA VOLTA> tuona ancora parlando da solo, al niente, ringhia al cielo nel punto in cui si è aperto quel varco, non se ne rende neanche conto che due lacrime gli solcano il viso, una ripercorrendo il solco della cicatrice che arriva fin sotto allo zigomo sinistro. Lacrime di rabbia, rabbia con quell’essere certo, ma soprattutto, più di ogni altra cosa, una folle collera verso se stesso. Non è stato in grado di far nulla ed ora l’unico desiderio che è in grado di provare è la vendetta. La vendetta è dei falliti, di coloro che non ce l’hanno fatta e vogliono riprovarci. Non era per questo che ha cominciato quel percorso, non per ritrovarsi tremolante come un bambino. Rimane li, accanto a lei stesa per terra. Altre due lacrime solcano il viso, concludendo il percorso delle prime due sul mento per poi cadere giù, dritte sul taccuino di lei. Abbassa lo sguardo lui, in preda alla frustrazione, i muscoli che tiene contratti gli stanno dando degli spasmi. Trema. A riportarlo all’attenzione è proprio quel taccuino su cui gli cade lo sguardo, che subito saetta verso la genin. <no> mormora in risposta <scusami> continua, una voce che ha perso qualsiasi musicalità e allegria. Un gigante spezzato <avrei dovuto obbedire> si. Doveva obbedire, a questo servono le catene di comando. Che diavolo faceva impalato a vanificare le strategie della genin? Allungherebbe un palmo verso di lei e non accetterebbe il rifiuto di aiutarla ad alzarsi. A costo di sollevarla di peso. <penso che dovresti riposarti. Tornare dai tuoi cari, fare rapporto.> Qualcosa, qualsiasi cosa. Bisogna reagire <quel bastardo tornerà e se quest’isola… se noi non saremo pronti, sarà un macello per tutti> lo dice a se stesso, alla genin, a chiunque, è la sua volontà che trascina l’anima spezzata di una persona che ha avuto la consapevolezza di essere ancora il nulla. Si mette in mezzo, con quel Noi, come se contasse qualcosa. Mentre parla si abbassa di nuovo per prendere il taccuino. Glie lo infila tra le mani <Torniamo a casa, domani si ricomincia> altre due lacrime tornano a solcargli il viso, serra di nuovo la mascella in un impeto d’ira verso se stesso. Le braccia possenti non hanno mai smesso di tremare. Si volta lasciando quella lacrima cadere nel nulla. E da chi torna lui? Da se stesso, a coltivare quella rabbia e trasformarla in benzina, come ha sempre fatto, ma per ora quelle spalle non riesce a tenerle dritte. Appesantite dal peso della colpa. Troppo severo con se stesso. Lo è sempre stato.[end]

02:31 Tenshi:
 Lei è lì, inerme. Lo sguardo spento viene poggiato su Yosai. Anche lui è completamente bloccato dalla paura, due lacrime solcano il suo viso, seguendo il percorso della cicatrice. In quel momento, nonostante sia possente, sembra un bambino. Un bambino che si è appena perso, che non sa dove andare. Un bambino che cerca disperatamente qualcosa a cui appigliarsi. Si scusa con lei. Ma lei sa bene che non c'è bisogno di scusarsi. Perché anche lei è paralizzata dalla paura. E perché lui, in quel momento, non poteva fare altro. L'importante è che lui non abbia subito alcun danno. Fisico, si intende. Perché di danni emotivi quei due ne hanno vissuti fin troppi. Il loro cuore e la loro mente potrebbero cadere a pezzi da un momento all'altro, se non riuscissero a farsi forza l'un l'altra. Sì, deve farsi forza. Per Yosai. Per Onosuke. Per Sakir. Per Norita. La grande mano di lui verrebbe allungata verso il corpo esile di lei. La destrorsa della rosata, tremante, verrebbe allungata e poggiata su quella del ragazzo. Con tutta la forza che le resta in corpo, cerca di sollevarsi da terra, facendosi aiutare da Yosai. Una volta in piedi, si aggrapperebbe al suo braccio, stremata, per poi prendere tra le mani il suo taccuino. < Non c'è bisogno di scusarsi > direbbe, con un filo di voce < non potevamo fare nulla >. Sì, né lei né lui avrebbero potuto fare qualcosa contro quell'essere. I piedi verrebbero trascinati a forza. < Sì, dobbiamo essere pronti > ripeterebbe le parole di lui. E' proprio come aveva detto a Sakir. Non si può essere incauti contro quell'uomo. Bisogna studiare a fondo, indagare, trovare i suoi punti deboli. Altrimenti, se si fosse ripresentato, sarebbero incorsi in un'altra disfatta. In un'altra strage. E lei non voleva più vedere la gente soffrire. < Torniamo a casa >. E lascerebbe che lui la accompagni a casa, dove Onosuke la sta aspettando. Quei giorni sono stati un vero inferno. E quel pomeriggio non lo avrebbe mai dimenticato. Le lacrime di Yosai sarebbero rimaste impresse nella sua mente. Quella notte avrebbe fatto fatica a dormire. [END]

Tenshi e Yosai si incontrano per caso al parco. Parlano del più e del meno, quando qualcosa interrompe i loro discorsi, rendendo quel pomeriggio, un pomeriggio di puro terrore.