Fumie

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13:49 Kuriya:
  [Riva] Per la giovanissima Deshi di Kusa questa spiaggia ha un valente significato: la odia in quanto luogo dove Tenshi le ha portato via tutto, ma allo stesso tempo la ama in quanto è qui che ha conosciuto Chiha. E’ una giornata nebbiosa tanto per cambiare, il sole a fatica riesce ad oltrepassare la coltre bianca e diffonde una luce soffusa; non le dispiace tutto sommato, può sperare di rimanere nascosta alla vista altrui e sperare di essere lasciata in pace dalla gente che tanto detesta. E’ una bambina piccola e gracile all’aspetto, con una chioma di capelli blu che sfumano all’azzurro verso le punte, il taglio è a caschetto corto dietro e con ciocche più lunghe sul davanti, ma ormai stanno crescendo e le punte arrivano a coprirle e solleticarle il collo. La frangia squadrata anche è cresciuta e ora le sfiora appena i ferali occhi color rubino, incastonati in una pelle così bianca da sembrare trasparente, tanto da mettere in evidenza qualche vena. E’ seduta sulla sabbia, come sempre, il sedere che affonda in quei granelli umidi e le esili gambe raccolte al petto, abbracciate come a voler ricercare calore da se stessa. Le gambe sono fasciate da un paio di pantaloni neri dal tessuto largo, i quali si infilano stretti sulle caviglie in un paio di stivaletti dal colore nero lucido. Il piatto petto è invece nascosto da una stretta felpa nera con delle rifiniture rosse le cui maniche sono invece di un candido bianco e ricoprono perfettamente le sue braccia. Il colletto della felpa è alto e ricopre il collo, inoltre questa mattina è doveroso puntualizzare che porta con sé un porta kunai e shuriken alla coscia destra e un porta oggetti legato in vita, strumenti che ovviamente non sono vuoti. Ad ogni modo, come ogni giorno per sentire un po’ di pace almeno con se stessa, decide di impastare il chakra. Congiunge le mani all’altezza della bocca dello stomaco e con esse formerebbe il sigillo della pecora, ora chiude gli occhi e cerca di rimanere da sola con se stessa e la sua mente dato che deve lavorare di fantasia e concentrazione, ignorando tutto ciò che la circonda. Con respiri profondi e regolari tenterebbe di accompagnare la sua mente in uno stato di concentrazione profonda e se ci riuscisse si isolerebbe nel buio che avvolge il suo corpo e la sua mente. In quel luogo nessun rumore dovrebbe raggiungerla e disturbarla e il tempo sarebbe scandito solo dal lento e profondo intervallarsi dei suoi respiri. Se ci fosse riuscita creerebbe le due energie che stanno alla base del chakra: quella mentale e quella fisica, la prima farebbe capo alla sua concentrazione e alla forza di volontà che possiede, se ci riuscisse sarebbe un’energia isolata all’interno del suo corpo calma e controllata come è la sua mente, porterebbe con sé un profumo diverso dal solito, più caldo ed accogliente, come la lavanda. L’energia mentale le ricorda il mondo immaginario che si è creata, perché esso nasce dalla sua mente ed è dunque lì che la Fantasia si accumulerebbe. La seconda energia invece è quella fisica e se fosse riuscita a creare la prima ora creerebbe anche questo secondo componente, se quella mentale fa capo alla volontà e alla concentrazione, questa farebbe capo ai muscoli e alla forza fisica qualcosa di più materiale e tangibile. Esattamente come lo è la Realtà che la circonda, tangibile, orribile e schifosa, sarebbe dunque fredda e spigolosa e porterebbe con sé l’odore del sangue. Anche questa seconda energia, se fosse creata, sarebbe isolata nel suo corpo, distinta da quella mentale. Se fosse riuscita a creare queste due energie allora cercherebbe di farle unire all’interno del suo corpo, non considerandole dunque come due entità differenti, ma come addendi di un’operazione molto importante, Fantasia e Realtà andrebbero a fondersi alla spasmodica ricerca di un equilibrio, dalla loro unione, se avvenisse, dovrebbe infatti nascere il chakra. Ora si che si sentirebbe meglio, nonostante il volto rimanga distaccato e apatico, non un sorriso, e gli occhi fissi sulle onde davanti a sé, e l’unica cosa che farebbe è quella di canticchiare nella nebbia, come una sirena o come uno spirito vendicativo. [Tentativo impasto chakra]

14:05 Hoshiko:
 Di solito questi luoghi trasmettono serenità, ricercati da ogni abitante per rilassarsi ed abbandonare alle spalle tutte le faccende ancora in sospeso, i dilemmi ed i pensieri che affollano le membra, torturandole senza mai concedere la pace, quest'oggi però, tutte queste qualità sembrano essere solo un lontano ricordo. La nebbia offusca l'orizzonte, patina fumogena che intinge la pelle di goccioline perlate, umidità che raggiunge le ossa gelando anche l'anima stessa <...> falcate lente si susseguono su quella sabbia fine, ne lasciano delle piccole impronte rigate; il sole è opacizzato, cosi tenue è la luce che riesce a fendere quella coltre grigiastra come i propri sentimenti, assurdo che la natura, a volte, rispecchi a pieno l'essenza della Giovane facendole creare una vera e propria sintonia con l'ambiente stesso. Silenzio interrotto dallo scrosciare dell'imensa distesa salate situata alla propria destra, non la degna di uno sguardo preferendo il vuoto incerto dinanzi a se; evita il mare, risveglia ciò che la mente vuole cancellare, un rifiuto che marcisce nello stomaco come fosse una carcassa di qualche bestia selvatica. I timpani vibrano, un canto? Roteano le orbite accentuando il malumore che questa scoperta le causa, la solitudine è ciò che ricerca, un cumulo di pagine che non compongono nessun libro, un fascio di atomi di luce che non disegnano nessun cielo <...> non so che cosa sia peggio: non sapere chi sei ed essere felice, o diventare quello che hai sempre voluto essere, e sentirti solo <tsk> sbuffa continuando la passeggiata, non riesce ancora a cogliere la figura altrui, di quella piccola ragazzina rannicchiata al suolo, ma di sicuro, par non essere poi così ansiosa di scoprire da dove provenga quella melodia. Si presenta come una donna minuta al quale le forme di certo non mancano: lunghi e setosi sono i capelli neri dai filessi blu, scivolano lungo la schiena raggiungendo la zona lombare; epidermide pallida e perfetta se non fosse per il leggero candore del quale sono colorite le gote e le labbra carnose, occhi dal taglio allungato presentano iridi che virano sul bianco, spettrali e vitrei, privi di quel barlume che rende una persona "viva"; lineamenti alla pari di una bambola di porcellana, maledetta e imperturbabile, non un'espressione la deturba. Indossa una semplice tunica sbracciata, adora avvertire il freddo; essa termina alle ginocchia e presenta dei profondi spacchi laterali che scoprono le cosce ad ogni passo, delle culottes nere cprirebbero ovviamente ciò che non è dato mostrare agli sconosciuti. Casticato è lo scollo ma questo non impedisce al seno prospero di farsi vedere attraverso il tessuno nero ed aderente; le mani sono coperte da guanti in velluto, immancabili per una che odia qualsiasi tipo di contatto.

14:28 Kuriya:
  [Riva] Fisso è lo sguardo verso un orizzonte che ancora non può vedere, alla ricerca continua di quel Rifugio perduto ovvero quel Mondo Immaginario che lei stessa si è creata e nel quale fino a qualche giorno fa si rifugiava per sfuggire alla schifosa realtà che la circonda. E’ tutto marcio intorno a lei: luoghi, cose, animali e persone, soprattutto queste ultime, e ora che il suo Mondo è perduto non sa più come sfuggire. Canticchia, e intanto con la mano destra accoglie il ciondolo a forma di testa di Tigre, lo accarezza coi polpastrelli come se volesse levigarlo e nel mentre il pensiero vola a colui che glie lo ha donato: la Tigre di Konoha. Non lo vede da molto tempo e man mano che passano i giorni è sempre più convinta di averlo perduto insieme al suo Rifugio… si sgretola la sua immagina nella mente, la memoria sbiadisce e la mano si stringe con forza intorno a quel ciondolo. Il canto persiste, solcato da rabbia, tristezza e odio, non è di certo niente di allegro o nulla che sia di tonalità troppo alta. Anche lei agogna la solitudine, anche lei desidera essere invisibile e limitare al nulla il contatto umano, per questo tace ammutolendosi di colpo quando sente in avvicinamento dei passi. Striscianti sulla sabbia, inconfondibile il suono dei granelli che soccombono alla pressione di un essere umano che cammina. Il silenzio torna a regnare in mezzo a quella nebbia… bianca, umida. Ebbene la bambina decide di alzarsi, distende quindi le gambe e si da’ la spinta con le mani per sciogliere la sua posizione e mettersi dritta, col viso rivolto verso la fonte del rumore in avvicinamento. Non sarà la bambina ad andare incontro a chiunque si stia avvicinando, non sarà lei a dire la prima parola e né tanto meno deciderà di abbandonarsi in spiacevoli conversazioni inutili. Tutto quello che vuole fare è attendere che la sconosciuta figura si palesi oltre il velo di nebbia, nella speranza che non sia la ragazza dai capelli rosa… con la speranza che sia la Tigre di Konoha, e un miscuglio di sentimenti in corpo. Lo sguardo si affila di più mentre attende di rapire chiunque giunga con esso, le labbra sono un filo disteso e pallido sul viso, espressione neutra, muscoli lievemente tesi. Se da una parte spera che sia qualcuno che riesce a sopportare, dall’altra è consapevole che il mondo è vasto e sente già la nausea salirle dallo stomaco nonostante non abbia mangiato nulla ancora. L’umidità le si appiccia al viso mentre attende… è tutto così disgustoso per lei, ma non si muove per asciugarsi di dosso qualcosa che tornerà fin tanto che si trova lì. Il suono del mare lo ignora, i profumi non riesce nemmeno ad avvertirli e i colori sono sbiaditi, nulla è perfetto e simmetrico come vorrebbe, niente di ciò che vede è un balsamo per lei e ora è solo sulle spine per quei passi in avvicinamento. Una volta che avrà visto, cosa farà? Nulla forse, è più come un cucciolo che cerca di difendere il suo territorio, il suo spazio vitale. [Chakra: si]

14:48 Hoshiko:
 Persiste quell'avanzata, la nebbia la inghiotte in quel grigiume umidiccio che si poggia sull'epidermide; scintillano quasi quelle perline d'acqua che mai si asciuga, pungente è il freddo che ne stuzzica le narici arrossate, ma non la deturpa permanendo perfettamente liscia, nonostante i brividi che, l'aria creata dallo spostamento, le fa nascere dietro la schiena. Ed ecco che la distanza viene macinata con flemma, una sagoma che diviene sempre più nitida quella della ragazzina che nel mentre si rimette in piedi; assottiglia le palpebre arrestandosi per mantenere un certo distacco, non ama superar i limiti imposti dalla propria malattia mentale, quel terrore che altri esseri possano anche solo sfiorarla passandole germi disgustosi. Lei è una Dea, lei è irragiungibile e in quanto tale nessuno può permettersi anche solo di respirare la propria stessa aria <Chi è la?> glaciale e risoluto è il tono con il quale proferisce quella semplice domanda, potrebbe aver incrociato la strada di chiunque, pertanto la prudenza non è mai poca. Si leva la man dritta quando basta per raggiungere il proprio avambraccio, lo sfiora con la punta delle dita silumando un rassettamento immaginario, maniacale, come avesse il bisogno di farlo per poter mantenere la calma. E se Kuriya possiede un'espressione neutrale, quella di Fumie virerebbe sulla totale apatia con una punta di arroganza che tanto la contraddistingue, riesce a comprendere più o meno l'età della femmina, ma non tutto è ciò che sembra <...> l'incapacità di lottare la rende vulnerabile, debolezza però che non si palesa in alcun modo all'esterno data la fierezza trasudata da ogni poro <metto in chiaro una cosa, non sono in cerca di seccature> termina infine schiudendo le labbra carnose, fuoriesce la punta della lingua che viene passata su di esse, le lucida, sia mai si secchino deturpandone la bellezza

15:05 Kuriya:
  [Riva] Tutto intorno a lei la disgusta, persino l’aria. Ma la giovanissima di Kusa non ha intenzione di mettersi a combattere contro di essa, né contro chiunque, non sembra ma si basa su una certa ferrea logica: la sua. Lì nel mezzo della nebbia, dritta e immobile, aspetta che l’altra si palesi e finalmente riesce ad individuarne le forme, la sua sagoma, e si rende conto di trovarsi di fronte a una sconosciuta. Non sa niente di lei, non sa se sia una cittadina, e non ha il coprifronte ma potrebbe averlo benissimo nascosto o dimenticato, non si sa mai. In definitiva non può permettersi di dare per scontato quella ragazza, potrebbe essere pericolosa come non esserlo, e al momento preferirebbe solo che ella le stia alla larga. Fortunatamente la sconosciuta sembra leggerle nella mente poiché arresta il passo a una distanza che anche la bambina considera giusta per sé. Gli occhi rubini della bambina non sono più in grado di svuotarsi e distaccarsi completamente dalla realtà dato che non riesce più a trovare l’entrata del suo Mondo Fantastico, tuttavia avverte suoni e odori che non appartengono a questa Realtà. Una risata, la sente, e per un attimo scosta appena la testa e lo sguardo come a volerne ricercare la fonte: invisibile. Riconosce la voce però: è quella del suo unico e immaginario amico. Unico e Raro. Lui trova la situazione divertente, è normale per lui essere sotto sopra ma è proprio questo che sprona la ragazzina muovere le labbra in un piccolo e arrogante ghigno. <Un miraggio forse, ma chi lo sa cosa potresti trovare oltre il Velo.> risponde alle prime parole della sconosciuta con un basso sibilo, il tono è certamente infantile, ma non può essere considerato normale di tono per i canoni dei bambini. Lente le parole vengono pronunciate e con gli occhi cerca di far suoi maggior particolari possibili che riguardo quella ragazza. Nessun coprifronte, un vestiario che lascia spoglie le braccia, capelli lunghi e scuri, occhi che sembrano velati di bianco e guanti di velluto sulle mani. Se la ragazza crede di essere una Dea Perfetta, purtroppo per lei agli occhi della bambina appare distorta, marcia, completamente asimmetrica. Orribile dipinto della realtà. Il disgusto viene sopportato a malapena, il conato di vomito soffocato e automaticamente l’odio a prescindere viene provato verso la sconosciuta. <Se non sei in cerca di seccature allora gira al largo.> è lei che dopo tutto si è avvicinata alla bambina, è lei che ha invaso o ha provato a farlo, la piccola non si è mossa. Inclina appena la testa come se guardare quella ragazza da un’altra prospettiva possa migliorare la situazione. No, è deturpata comunque. <A meno che non sei curiosa di sapere quanto è profonda la Tana del Serpente.> nient’altro, la palla viene passata alla ragazza e nessuno sa cosa mai potrebbero fare o dirsi due menti come le loro. Ma il suo amico vuole giocare, lo sente, ne sente l'odore, e lei non vuole tirarsi indietro. [Chakra: si]