Posso Fidarmi
Free
Giocata del 24/10/2019 dalle 20:58 alle 22:55 nella chat "Spiaggia"
[Spiaggia] La giovanissima deshi kusana di origine otiana si trova ancora su quella spiaggia a ridosso del mare, ancora avvolta dalla nebbia che persiste in quell’Isola quasi facesse parte di essa. Non ama molto passare il suo tempo in mezzo alla gente o in spazi trafficati, odia ciò che la circonda e odia gli esseri umani, dunque tale luogo isolato è il meglio che ella potesse immaginare per sé. Dopo quanto accaduto non sa più cosa pensare e si limita a stringere tra le mani il ciondolo d’ossidiana a forma di testa di tigre che Norita le ha regalato e che lei intende tenere solo per un breve periodo, fino a quando non deciderà di ridarglielo. Ne percorre il profilo liscio con i polpastrelli della mano mantenendo lo sguardo assorto di fronte a sé, distante e apatico, dal taglio ferale, occhi rossi come due preziosi rubini. I capelli che circondano il suo capo sono di un colore blu che sfuma verso le punte di un azzurro sempre più chiaro, acconciati con un taglio a caschetto, corti davanti e con ciocche più lunghe davanti e una frangia squadrata che circonda lo sguardo. La pelle della bambina è estremamente pallida da rasentare la trasparenza, delicati i suoi lineamenti assolutamente fanciulleschi. L’incontro con Norita l’ha scossa, quello con Tenshi le ha dato il colpo di grazia, non è nemmeno sicuro che abbia mangiato qualcosa, di certo non ha parlato con nessun altro ed è stata molto attenta a non voler vedere nessun altro essere umano. Tra realtà e fantasia, questa sera si trova ancora nello schifo di realtà nella quale vive, seduta col sedere affossato nella sabbia umida e le ginocchia raccolte al petto e lì trattenute dalle braccia che le avvolgono. Per chi ha la sfortuna di vedere e incrociarla, appare come una bambina molto piccola e fragile, dalla corporatura sottile e all’apparenza cagionevole di salute. Dispersa in mezzo alla nebbia cerca di risultare invisibile a chiunque, desiderosa solo di essere lasciata in pace e di non dover rapportarsi con qualche altra persona. I vestiti che indossa consistono in capi comodi e semplici: una felpa nera le copre il piatto busto ad eccezione delle maniche che sono completamente bianche e strette fino ai polsi, il colletto è alto e copre l’intero sottile collo con un’allacciatura obliqua all’orientale e vi sono delle rifiniture rosse sul nero; i pantaloni sono anch’essi neri e di tela di un tessuto largo e comodo e si stringono alle caviglie per poi infilarsi in due paia di anfibi dal nero lucido colore. Tra mani, per l’appunto, il ciondolo che le è stato ceduto da Norita, allacciato al collo tramite una cordina, esso è veicolo di pensieri ed emozioni che forse è meglio non disturbare. Quello che sa è che è lì da così tanto tempo che non crede nemmeno di aver ancora impastato il chakra da questa mattina, una mancanza che presto si fa sentire pressante nella sua mente ma ancora un urlo lontano per adesso. Pensieri che la rendono assente ed ella, senza nemmeno pensarci, inizia a canticchiare una dolce ma malinconica melodia, priva di parole, espressa solo attraversa la voce e con le labbra chiuse, tutta di gola. Una melodia intonata e bellissima, che lì, in mezzo alla nebbia, la rende solo più inquietante. [Spiaggia] Il canto della bambina è soave e delicato, il tono è infantile e si colora di quelle emozioni solo perché sono proprie della melodia, mentre il viso è come una maschera di porcellana, vuoto e senz’anima lasciandola a terra su quella sabbia come una bambola di pezza ormai consumata e sporca. E’ stata abbandonata lì da una persona non ben definita, forse una persona che indica simbolicamente tutto il resto dell’umanità che la disgusta. Uno straccio vecchio che ha ancora quel poco che le serve per cantare. Nostalgia da quel canto, tristezza e dolcezza, ricerca tramite i suoni quel mondo irreale e perduto, quello immaginato da lei, il Suo mondo che si scontra con la realtà, e che l’ha sempre protetta con quello scudo di fantasia. Ma lei da quel mondo vi è stata strappata, gettata in una realtà che non voleva sentirsi addosso, e poi è stata aggredita, ma non con la forza e nemmeno con le parole, è stata aggredita con un abbraccio, un tocco e quell’insistenza che l’ha fatta sfogare fino a svuotarsi, anche se di lei è stata risvegliata e snudata solo la punta di un profondo iceberg. Il canto giunge alla sua fine inevitabile, come tutte le cose in questo mondo farcito di marciume e realtà, una fine che non ci sarebbe mai nel suo mondo di fantasia. La giovanissima non si accorge dell’albina e inizialmente non sente nemmeno le sue parole, esse giungono a lei in ritardo e ovattate, rese morbide da quella nebbia che la circonda, e quando se ne accorge e si rende conto che vicino a lei c’è un altro essere umano, ella volta la testa e punta i suoi occhi rossi sulla ragazza. Un’altra ragazza, un’altra sconosciuta, una persona. L’apatia è l’unica cosa che inizialmente si legge su quel viso pallido ed emaciato, ma esso muta velocemente nell’osservare il largo sorriso della ragazza. <Si può sapere cosa avete tutti da sorridere sempre?> disprezzo, rabbia ma non si muove. <L’ho composta io, si. E’ ciò che ho dentro e non avevi il permesso di ascoltare.> ricolma di arroganza risponde in maniera stizzita alla sconosciuta, mentre la mano si stringe forte e involontariamente intorno a quel ciondolo, quasi richiamando con la mente la Tigre di Konoha. Teme che non potrà mai più vederlo, dato che ora il suo mondo perfetto è inaccessibile, reso tale dalla sua stessa mente che ora si trova in bilico e sconquassata dai sentimenti. La presa al ciondolo viene tolta solo per avere libere le manine, perché da lì a poco ha intenzione di impastare il chakra ed essere così pronta a tutto, ad affrontare quel nemico che stasera si è palesato a lei. Congiunge le mani all’altezza della bocca dello stomaco e con esse formerebbe il sigillo della pecora, ora chiude gli occhi e cerca di rimanere da sola con se stessa e la sua mente dato che deve lavorare di fantasia e concentrazione, ignorando tutto ciò che la circonda. Con respiri profondi e regolari tenterebbe di accompagnare la sua mente in uno stato di concentrazione profonda e se ci riuscisse si isolerebbe nel buio che avvolge il suo corpo e la sua mente. In quel luogo nessun rumore dovrebbe raggiungerla e disturbarla e il tempo sarebbe scandito solo dal lento e profondo intervallarsi dei suoi respiri. Se ci fosse riuscita creerebbe le due energie che stanno alla base del chakra: quella mentale e quella fisica, la prima farebbe capo alla sua concentrazione e alla forza di volontà che possiede, se ci riuscisse sarebbe un’energia isolata all’interno del suo corpo calma e controllata come è la sua mente, porterebbe con sé un profumo diverso dal solito, più caldo ed accogliente, come la lavanda. L’energia mentale le ricorda il mondo immaginario che si è creata, perché esso nasce dalla sua mente ed è dunque lì che la Fantasia si accumulerebbe. La seconda energia invece è quella fisica e se fosse riuscita a creare la prima ora creerebbe anche questo secondo componente, se quella mentale fa capo alla volontà e alla concentrazione, questa farebbe capo ai muscoli e alla forza fisica qualcosa di più materiale e tangibile. Esattamente come lo è la Realtà che la circonda, tangibile, orribile e schifosa, sarebbe dunque fredda e spigolosa e porterebbe con sé l’odore del sangue. Anche questa seconda energia, se fosse creata, sarebbe isolata nel suo corpo, distinta da quella mentale. Se fosse riuscita a creare queste due energie allora cercherebbe di farle unire all’interno del suo corpo, non considerandole dunque come due entità differenti, ma come addendi di un’operazione molto importante, Fantasia e Realtà andrebbero a fondersi alla spasmodica ricerca di un equilibrio, dalla loro unione, se avvenisse, dovrebbe infatti nascere il chakra. Ora sarebbe pronta e come un piccolo animale agguerrito sfodera le sue zanne pronta a difendersi nuovamente. [Impasto del Chakra] [Spiaggia] Ha perso il suo mondo, o è più corretto dire che ha perso la via per tornarci, ritrovarlo, rifugiarsi di nuovo in esso. Ogni volta che prova a ricomporre intorno a lei quel preciso mondo di fantasia, che è solo suo, la sensazione di quei rampicanti che la strappano via le fa mancare il fiato. Ricade nel dolore e nella rabbia, l’affronto subito, le vesti che le sono state tolte, e lei nuda sotto gli occhi di quello schifo che ha intorno, sotto i Loro i occhi, sono le Loro mani. Dovrebbe ora ritornare a Kusa, da Loro, senza poter più rifugiarsi nel suo mondo di fantasia, equilibrato, perfetto, come potrà mai sopravvivere? La paura e l’ansia le permettono di rilassarsi, anche se la ragazza di fronte a sé non ha un coprifronte, non è detto che magari l’abbia nascosto da qualche parte o che più semplicemente non lo abbia portato. Quelle mani ferme che non si muovono a formare sigilli, non è detto che indichino che non è in grado di impastare il chakra, forse quell’energia scorre in lei già da prima. Quella ragazza può ferirla in molti modi, può disgustarla con la sua sola presenza e quel sorriso la innervosisce come la stesse prendendo in giro. La bambina non si muove dopo aver impastato il chakra, ma rimane attenta e coglie la prole che la ragazza decide di pronunciare: delle scuse. Gli occhi ferali, scarlatti, s’aprono per accogliere la figura della ragazza, che col suo dire e il suo modo di fare appare alla bambina come qualcosa di irreale, potrebbe essere uno spettro, uno spirito dell’acqua o della nebbia, ha i bianchi capelli, forse è un kami della nebbia, si. <Giusto, certo che ho ragione.> riesce a rispondere solo questo senza volersi perdere in altre chiacchiere inutili, grata di aver trovato qualcuno che non le va contro ma accetta in modo semplice come stanno le cose. <Attenta a quello che potresti trovare oltre il Velo… potrebbe non piacerti.> affila lo sguardo intanto che riprende in mano il ciondolo a forma di testa di Tigre, lo accarezza, lo stringe, è suo per il momento. Il volto della ragazza sembra distorto alla vista della bambina, nonostante il bianco e il rosso che sono i suoi colori principali, piacciano molto alla giovanissima di Kusa. <Oh, dicono tutti così.> risponde mezza sarcastica alla rassicurazione che la sconosciuta le ha voluto dare. <Ma perché dovrei fidarmi di una sconosciuta che dice di non voler farmi del male? Non ti conosco. Chi sei? Da dove vieni? Potresti mentirmi facilmente.> non si trovano nel suo Mondo, dove niente può farle del male, lei si trova in una realtà orribile dove chiunque strappa dal suo corpicino un pezzo di carne ogni giorno, dilaniandola lentamente. <Non ti toglierei quel sorriso dalla faccia per avere chissà quale reazione da te. Semplicemente non capisco cosa ci troviate tuti da sorridere ogni volta. Il mondo fa schifo, non c’è niente da sorridere.> è nervosa, oggi più di ieri, e solo lo stringere quel ciondolo tra le mani sembra donarle un po’ di sollievo e controllo. Compie dei profondi respiri e cerca di rilassare i muscoli del viso e di tutto il corpo, i quali si sono contratti dolorosamente. Da quanto è lì in spiaggia? <Questo…> gelosa, se lo stringe al petto nascondendolo alla vista della ragazza. <Me lo ha dato la Tigre di Konoha. Lo ha dato a me.> un nodo alla gola e si sente improvvisamente travolgere da un profondo dolore, così forte da non poter essere nascosto e trasfigura il suo visino. Una tristezza improvvisa e molto potente che nasce dalla paura di non rivederlo e dal senso di nostalgia, poiché quel viso lei lo vuole rivedere. Abbassa i suoi occhi rubini sul ciondolo abbassando un poco le sue difese. <Credo che non riuscirò più a vederlo. Mi è stato tutto…> vaga la sua voce si disperde nell’aria così come lo sguardo, sperduto e confuso, e la mano sinistra che si tende verso il nulla aprendosi e chiudendosi. <… tutto portato via. E’ tutto svanito, come faccio a ritrovare la strada?> non sembra che stia parlando direttamente con la ragazza, ma il tono di voce le permette comunque di ascoltare e i suoi occhi possono facilmente notare come quella bambina, in questo preciso momento, si stia sgretolando velocemente. Senza appigli e sicurezze, senza il suo rifugio. [Chakra: si]
Giocata del 28/10/2019 dalle 20:50 alle 23:35 nella chat "Spiaggia"
Il mondo fa schifo e merita tutto l’odio della giovanissima deshi di Kusa, lei ha bisogno di quelle emozioni per difendersi ed attaccare tutto quello che la circonda, ma ancor di più ha bisogno di quel mondo irreale inventato da lei, dove ogni cosa è perfetta e sua, dove tutto segue le sue leggi e regole, un posto sicuro nel quale rifugiarsi ogni volta che lo desidera. E’ giunto il momento di abbandonare quella spiaggia e dirigersi verso altri lidi, ma la mente non collabora e la fantasia non scorre, le gambe fisicamente stanno immobili e il suo corpicino è talmente pesante che non riesce nemmeno a muoverlo dalla sabbia. Da quanto tempo è lì? Da quanto tempo non sorge il sole? Le manine rimangono strette a quel ciondolo, il cuore rigonfio di sentimenti che portano a lei sollievo e confusione, è frastagliata, contorta e rotta. Ha un peso troppo grande sulle spalle, sulla mente e sul cuore, l’animo dilaniato da quello che è stato, da quello che è e da quello che sarà. Gli occhi rossi come rubini, alle parole dell’albina, si stringono maggiormente voltandosi solo per qualche breve minuto verso di lei, quella sconosciuta che sa di neve e purezza. Le labbra della bambina, leggermente bluastre forse per il freddo e per l’immobilità alla quale si è costretta, sono serrate in un’espressione indefinita. Tristezza e rabbia vengono magistralmente mescolate tra loro, donandole un’espressione amara e rabbiosa, degno di un cucciolo che è appena stato abbandonato nel mezzo del nulla dalla persona della quale più si fidava al mondo. <Non mi conosci. Io non sono un bene. Io non Sono nemmeno.> nonostante la voce della ragazza sia stata emanata come una carezza nei confronti della bambina, a quest’ultima non è giunta, si è persa nel vento. Ostruita dalla nebbia e portata via da quel filo spinato che la bambina si è stretta intorno al corpo, nella sua mente ci sono solo convinzioni di chi non ha amore né per se stessa e nemmeno per gli altri. La voce della bambina è sottile, spettrale e vacua, oscilla tra l’apatia e la rabbia, un leggero sogghigno nervoso che dura un istante prima che ella torni a guardare in maniera distante il nulla di fronte a sé. Continua ad accarezzare quel ciondolo, unico appiglio dal quale non riesce però a ritrovare la strada per il suo Mondo, e non sente nemmeno la vicinanza della Tigre di Konoha, egli non è fisicamente lì con lei e all’improvviso si sente debole e insicura: da quando sente il bisogno di qualcun altro? Scuote appena la testa perché no, lei non deve aver bisogno di altri, le Deve contare solo su se stessa. La bambina si aggroviglia attorno alle proprie emozioni, il suo animo decade sempre di più e la sua mente inizia a cedere creando vari buchi. L’incipit del racconto della ragazza però attira l’attenzione delle sue orecchie, peccato che ella non vada avanti e non racconti cosa sia successo dopo, e la giovanissima fa in tempo solo a fare una domanda: <Cosa hai visto nel Velo?> per poi venire sopraffatta dalla domanda, identica, che le viene posta. Cosa ha visto oltre il Velo? Gli occhi diventano grandi, si sgranano sul nulla sconvolgendo il viso con il sentimento del terrore. Di colpo la bambina viene sopraffatta dai ricordi più crudeli passati e presenti, le sue paure crescono come viticci per avvinghiarsi attorno a lei, così come avevano fatto le piante di quella ragazza di Konoha dai rosei capelli. Viticci, viticci pregni di spine su tutto il suo corpo, si stringono al cuore e ai polmoni stringendo la presa, facendole mancare il fiato, e la bambina dischiude le labbra, boccheggiando alla disperata ricerca di aria. Quei ricordi chiamati alla memoria le fanno del male e lei è ora impossibilitata a rifugiarsi nel suo Mondo sicuro come fa sempre, è costretta a vederli in faccia. Il respiro mozzato e il dolore le fanno uscire dalla gola un suono strozzato, un lamento che le causa nausea da quanto i muscoli dell’addome si sono tesi. <Demoni…> è l’unica risposta che riesce a dare alla ragazza in un primo momento, con quel filo di voce che esce distorto dalle sue labbra. Quello che ha visto oltre il Velo è ciò che vive ogni giorno, oltre i limiti che una persona potrebbe vedere. <… con occhi neri, profondi come pozzi senza fondo… freddi, viscidi. Con le mani munite di artigli… hanno strappato la pelle e continuano a scavare…> non ce la fa a resistere a quel dolore che le stringe fisicamente lo stomaco come se stesse provando del male fisico molto intenso, il quale è presente nei suoi ricordi, e questi sono così forti da farle perdere il controllo sulla sua vescica, esattamente come un tempo. Fortuna che c’è la nebbia, fortuna che non è molto illuminato, fortuna che la giovanissima è seduta e forse la ragazza potrà anche non notare quella vergogna scena di una bambina che se la fa letteralmente sotto dalla paura. Un ricordo può essere molto potente se carico di sentimenti come quelli. <No, io…> stringe ancora quel ciondolo mentre ascolta le parole della ragazza che continua a parlare e a pronunciare parole che per la piccola non hanno molto senso ora, perché è perduta all’interno di se stessa. <So distinguere la Realtà dalla Fantasia… il Bene dal Male però… chissà, forse non mi importa nemmeno…> biascica stringendo le gambe tra loro. <Konoha… perché non faccio altro che incontrare gente di Konoha? Io odio quel villaggio! Io odio la gente di Konoha!> è arrivata al suo limite, non ce la fa più a trovarsi sempre faccia a faccia con le persone, in generale, poi anche peggio se arrivano da quel villaggio. <Non mi fiderò mai!> alza il tono di voce quasi istericamente, eppure lei ha deciso di fidarsi di un ragazzo di Konoha, eppure lui ci è riuscito, ma ora quello stesso ragazzo è intrappolato in una visione della bambina che ella teme di non poter più riavere. <Chiha… il mio nome è Kuriya Yakushi. Tienilo bene in mente… perché quello che ho dentro si abbatterà su tutti quanti.> man mano lo sguardo muta nuovamente sebbene rimanga distante e perduto, la fronte non può esimersi dal mostrare un’espressione carica di odio e rabbia, il risentimento che la logora dall’interno e che è rivolto verso tutti. <Tu mi… Voi…> le emozioni che prova sono molte e così forti da non riuscire a parlare ed esprimere ciò che pensa in maniera corretta e coerente. La sua mano alla fine viene sospesa nell’aria alla ricerca di quel qualcosa che è andato perduto, che la ragazza di Konoha dai capelli rosa si è portata via, si è portata via Norita e il suo Mondo. La mano ricade poi sulla sabbia senza energie, così come il viso che di colpo sembra spegnersi come se qualcuno le stesse rubando l’anima e volontà mentre ascolta le parole di Chiha, la Venere della Nebbia. Quel visino così morto però viene rivolto verso di lei quando parlando di se stessa sembra che stia descrivendo in parte anche la giovanissima deshi di Kusa. <Impotente… debole… nemmeno quando dormo…> solo dall’occhio destro iniziano a scorrere delle lacrime silenziose e poi persa, ancora, guarda verso l’orizzonte come la ragazza stessa le sta dicendo. <Non vedo nessuno.> non vede quella luce, non vede quel qualcuno che dovrebbe proteggerla, non vede niente, vede solo il buio. <Non c’è più, non posso raggiungerlo e lui non potrà raggiungere me… perché mi è stato tolto… in che forma dovrebbe essere mutato?> fissa il suo sguardo rubino in quello simile della ragazza di Konoha. <Pensi che qualcuno possa aiutarmi? E come?> in quella situazione nemmeno si rende conto del contatto troppo ravvicinato che l’albina ha avuto con lei, lascia che sfiori quel cordino, l’importante è che non tocchi il ciondolo. <Come faccio a vedere ciò che è invisibile?> è stanca, tanto stanca. [Chakra: si] Quella Dama Bianca ha molta, troppa pazienza con la piccola kusana, è qualcosa che non ha mai provato sulla sua pelle fino a questo momento. Da un lato ha sperimentato la tattica della Tigre di Konoha, il quale l’ha colpita, l’ha ferita per avere la sua attenzione e poi entrare nel suo Mondo senza che lei nemmeno se ne rendesse conto, poi ha incontrato una ragazza che colpendola le ha strappato il suo Mondo e tutto quello che aveva trovato. Ebbene ora la bambina si trova di fronte a una ragazza che non la sta colpendo per riuscire a scavare nella sua corazza, ma si sta armando di molta pazienza e passo dopo passo sta cercando di comprendere ed districarsi in quel filo spinato. Si muove lentamente e silenziosamente, proprio come si farebbe con un cucciolo ferito ed è qualcosa di nuovo per lei, caspita quell’Isola le sta mostrando qualcosa di molto prezioso in questi giorni. Lei è. Parole simili le furono delle da Norita, poiché ella è una Persona e lui l’ha vista come tale, così come anche Chiha la sta riconoscendo. Lei è. <Tu non sai.> pronuncia in maniera apatica e amara, velata con una traccia di rabbia. <Non sai niente di me, non tutti possono fare quello che vogliono. Non dipende dalla volontà molto spesso… io posso voler essere ciò che voglio intensamente, ma se gli artigli di quei Demoni sono troppo forti per me… posso fare ben poco.> espira. Non tutti hanno facoltà di scelta, almeno non in maniera così semplice come la sta facendo lei, dopo tutto non sa in che situazione si trova la bambina e non può sapere che per il momento di scelte ne ha ben poche: la sua unica scelta era il suo Mondo di fantasia. <Io ho deciso la mia strada ma ancora non posso percorrerla… devo diventare più potente, molto più potente, per potermi liberare ed essere chi voglio… e mostrare a tutti chi Sono.> man mano che esplica il suo pensiero, il tono di voce pare colorarsi nuovamente di qualcosa di vivo, ma è rabbia quella che si avverte, desiderio di rivalsa e vendetta, nulla che possa essere ricondotto a qualche sentimento positivo. <La morte non è l’unico limite… la morte non è la cosa peggiore… e io tutta questa meraviglia stento a vederla, mi spiace. Solo un Mondo perfetto come lo è il mio… potrebbe cancellare tutto questo schifo.> tace ora, poiché quella fatidica domanda non è stata sconvolgente solo per la bambina di Kusa, ma anche per la ragazza di Konoha, ella infatti fa scorrere le sue lacrime sulle guance, intanto che la voce si fa sempre più strozzata spiegando ciò che ha visto oltre il Velo. <Chi hai perso?> non riesce a capire se stia parlando di una parte di sé metaforicamente parlando, o se di una reale persona della quale non sa il destino, se sia viva o morta. <Cosa ti è successo?> per capire deve pertanto sapere cosa ci sia dietro quella ragazza, chi siano i suoi fantasmi e cosa le stia dilaniando il cuore. A cosa sono dovute quelle lacrime e quella punizione, cosa significa la codardia alla quale ella si appella. E’ una domanda diretta e solitamente non le interesserebbe nemmeno la risposta, non le importa di quello che succede agli altri, soprattutto alla gente di Konoha, eppure quella Dama Albina è riuscita a carpire l’attenzione della giovanissima, parlando con parole che la bambina sente parte anche di lei. Ma è giusto ciò che sta facendo, perché ancora all’albina non è stato dato il permesso di fare nulla se non quello di avvicinarsi e stare al suo livello, di sicuro non le verrà dato ora il permesso di essere toccata o sfiorata perché non si trova nel suo Mondo irreale dove niente può ferirla. Tuttavia ciò che dice crea nella bambina qualcosa di imprevisto, una reazione che la smuove da quella sua apatia facendola infiammare di rabbia e odio tutta d’un colpo. <Come non glielo devo permettere in queste condizioni?!> sbotta alzando il tono di voce e riservando a lei uno sguardo tagliente, di fuoco, che vuole trafiggere quella ragazza sul posto. <Le tue sono solo parole, frasi fatte. A me serve potere per liberarmi di quei Demoni! E non voglio affidarmi a nessun altro se non a me stessa! Io devo essere forte, non debole! Io non sono debole!!> urla e si sfoga, nelle parole ha ancora quell’insinuazione fatta da Tenshi, quel suo definirla debole solo perché si rifugiava nel suo Mondo perfetto, certamente non le è stato detto con cattiveria, ma è quanto in quel momento la bambina ha recepito. Non è debole. Lo ripete con forza perché vuole scacciare la figura della rosata dalla sua mente e le sue parole dalle sue orecchie, tanto è stato fatto e molto è stato recepito in maniera distorta dalla giovanissima. Nonostante il suo sfogo, però, la ragazza dai lunghi capelli bianchi rimane paziente e calma, non si arrende, non si arrabbia, rimane semplicemente lì accanto a lei a parlarle. Quel suo comportamento smorza la rabbia della bambina la quale si ritrova a versare il suo odio contro qualcuno che non sembra intenzionato ad esserne ferito o corrotto. Lei ha la pazienza di rimanere lì e far spogliare pian piano la deshi kusana dei suoi scudi. <Si… Tigre di Konoha… Ha una maschera da Tigre…> non vuole fidarsi di lei, ma lo fa senza rendersene conto, perché il desiderio di riavere quel ragazzo e di non perderlo in una visione, è forte, tanto forte da permettere alla bambina di accettare l’aiuto di un’altra konohana. <Lui è… una Persona sai? Non è come… un ninja di Konoha.> sono frasi confuse che hanno un senso solo per lei probabilmente. <Lui nel mio Mondo è solo Lui. Solo Norita, e non può farmi del male.> guarda quella ragazza, nota qualcosa di diverso rispetto a prima, come se il suo viso stesse cambiando e si rivelasse leggermente meno imperfetto e marcio. <Ah. I sentimenti non sono armi. La speranza non ti porta da nessuna parte, non è con la speranza che sconfiggerò quei Demoni, Loro… ma con la potenza, il potere e la forza.> sprezzante verso quel lato romantico e ideale che a quanto pare hanno tutte le persone di Konoha, un lato che non riesce bene a sopportare. La bambina abbraccia le sue ginocchia e nasconde il viso in esse appoggiando la fronte, rimanendo immobile mentre ascolta le parole di Chiha e non può vedere quel nastro rosso che viene sfilato e tenuto in una mano, come non può vedere l’altra mano che le viene offerta. Solleva lo sguardo solo nel sentire le ultime parole. <Nel freddo… da quanto… sono qui?> inizia a farsi delle domande, guarda lei e nota le mani e il nastro, sta viaggiando in un dedalo di emozioni tutto suo, appare sperduta senza dubbio ma quella ragazza rappresenta per lei forse l’unico modo che ora riesce a vedere per ritrovare la Tigre. Avvicina lentamente la sua manina a quella che la ragazza le offre, vuota, si ferma però a mezz’aria con lo sguardo confuso e impaurito. Le farà del male quel contatto? E’ pur sempre nel mondo reale, e non può mai sapere se le farà o meno del male. Vorrebbe tornare come prima, prima che tutti la sconvolgessero così tanto, ma sa che comunque tornerà in quello stato molto presto quando tornerà a Kusa, da Loro. Finalmente va a toccare e posare la sua mano sopra a quella libera di Chiha quasi senza più pensarci, il cuore le balza nel petto aspettandosi di sentire dolore da un momento all’altro. Non servono parole, silenziosamente accetta quella proposta e quell’aiuto. [Chakra: si]
Giocata del 29/10/2019 dalle 21:40 alle 23:00 nella chat "Spiaggia"
La giovanissima deshi di Kusa non riesce a trovare il senso nelle parole della konohana, per lei sono assurde e insensate, senza logica, senza nulla, per la piccola è ovvio che la ragazza non sappia di cosa stia parlando, almeno per quanto riguarda la bambina stessa. La speranza come la intende lei è ben diversa da quella sulla quale si sta basando la bambina, ed è inutile nella situazione nella quale si trova adesso. Con la speranza non può impedire a Loro di farle del male, quando la mano si alza alta sopra la sua testolina, non sarà certo la speranza ha fermare il colpo in arrivo… ma la forza, pura e semplice, e tanto più lei riuscirà ad essere potente, più si avvicina il giorno in cui quella fragile deshi riuscirà a sollevare il braccio e frapporlo tra lei e la mano armata. Scelte, non ce ne sono a volte, e la piccola si sente corrosa dalla rabbia perché la ragazza non sembra comprendere ciò che vuole dirle, e allo stesso tempo la Yakushi non ha idea di come farglielo capire. Perché le importa? Non lo sa, forse perché ella è tanto paziente da rimanere con lei a parlare e quindi la bambina in un qualche modo si sente in dovere di ricambiare, o forse vuole solo avere ragione e basta. <No.> ribadisce quella sua posizione: non tutti possono scegliere. Nonostante l’albina le riporti degli esempi, la giovanissima si rende conto che stanno parlando di scelte diverse che stanno su livelli differenti. Prende un profondo respiro quando ella finisce con dolcezza con quella domanda che pone alla piccola, si prende giusto qualche attimo per raggruppare le idee ed osservare l’oscuro orizzonte, poi risponde. <Io non parlo di queste scelte. Queste sono scelte minime, infime, che non hanno alcun impatto forte e reale nel cambiarmi la vita. Dirti il mio nome non è nulla… scegliere di dirti determinate cose non è nulla… ora sono più libera solo perché non sono a Kusa.> si stringe le labbra coi denti mordicchiandole. <Io parlo di scelte importanti, del calibro di prendere in mano la propria vita e Cambiarla del tutto. Questo io non posso farlo ora, e non ho scelta… ora. Perché non sono abbastanza potente.> non sa come essere più chiara, ma il tono di voce è sempre più secco e rabbioso, gli occhi si assottigliano ferali nell’osservare il nulla. <Ho delle catene addosso e non posso spezzarle ora anche se scegliessi di farlo, perché non ne ho le forze. Quindi non posso effettivamente scegliere. E la speranza non servirà, perché è solo qualcosa di astratto.> e così tace perché sta alla ragazza figlia del Bianco ascoltare ed elaborare quanto la bambina ha appena detto, non solo ora, ma anche sul suo Mondo Perfetto, ignara della difficoltà mentale che quella ragazza sta incontrando per decidere come parlare alla giovanissima. Passo dopo passo ella si sta aprendo sempre di più, tra rabbia, odio e dolore, momenti di apatia e scatti rancorosi, quel filo spinato è sempre lì, ma hai già detto molto alla ragazza, più di quanto non abbia mai fatto in vita sua con altri. Le manine ancora si stringono su quel ciondolo, esso le da’ una sorta di forza e sollievo, ripensa a quel momento quando la maschera è stata tolta e lei ha potuto vedere quel viso perfetto della Tigre, ripensa alle sensazioni positive che egli le ha trasmesso e un lieve senso di pace l’avvolge. <Persino cambiare il mondo, si. Eliminare il marcio che c’è, far capire a tutti chi sono e che esisto. Sono una Persona non una Cosa.> stringe le mani attorno a quel ciondolo vinta dalla rabbia sempre più si fa strada in lei, ma ecco che quella rabbia si blocca, gli occhi si sgranano nel sentire l’interesse della ragazza per il suo Mondo, la sensazione è stranissima: qualcuno le sta dando importanza. Lei non le sta dicendo che è una debolezza il suo Mondo, a lei piacerebbe vederlo. Un tuffo al cuore le fa perdere per un istante il respiro e si ritrova a sorridere persa nei ricordi di quel Mondo, l’intero visino si rilassa all’istante. <Purtroppo non potresti vederlo, perché è solo mio. Il Mio mondo è perfetto, semplicemente simmetrico in ogni sua parte, lì niente può farmi del male e tutto segue le mie regole.> allarga le braccia per qualche attimo mostrando l’indefinito intorno a lei. <Ci sono verdi prati color smeraldo, ogni tonalità di colore è semplicemente perfetta e le sfumature sono sublimi. In quei prati ci sono fiori di colori ben precisi, sparsi secondo una logica perfetta… compongono disegni geometrici sul suolo, balsamo per i miei occhi.> torna a stringere il ciondolo con lo sguardo e il sorriso sempre più perso nella bellezza. <Non ci sono alberi storti, i suoni sono limpidi e perfetti. Ci sono strade di ciottoli colorati, monti disposti simmetricamente, nel cielo anche le stelle creano forme geometriche e sono disposte in modo da occupare il cielo in maniera equa. Gli animali sono amichevoli e lì… ho un amico, il mio primo e unico amico.> si sofferma pensando a lui, a come era spaventato quando Tenshi l’ha avvolta in quei viticci… la bambina non gli ha dato retta quando le diceva di scappare e ora lei ha perso anche lui. <E’ il mio amico…> immaginario. <… è come me, la mia stessa altezza e corporatura, ma abbiamo i colori invertiti: lui ha gli occhi blu e i capelli rossi.> si intristisce sempre più fino ad ammutolirsi, presa da un senso di nostalgia. <Parliamo tanto io e lui… lui è perfetto, non ha il volto deturpato come lo avete tutti.> perché è così che lei vede le persone, come un dipinto di Picasso, ad esclusione di Norita, e ad esclusione di questa ragazza di Konoha albina che ormai inizia ad essere sempre più definita, lentamente. <La Tigre di Konoha, Norita… lui è riuscito ad entrare nel mio Mondo, anche se non poteva vederlo, ma… lui era lì, davanti a me, sotto un cielo di stelle perfette ed alberi dritti.> quel Mondo è tutto per lei e vorrebbe ritrovarlo, le serve per sopravvivere quando tornerà a Kusa. Ora basta, non vuole più dire altro, vuole solo ascoltare l’albina mentre parla della sorella scomparsa, una gemella per la precisione, e si sa che i gemelli hanno un legame tutto loro, particolare ed unico. <Che genere di patto? In che senso non sai dove sia o se sia viva o morta? E’ stata rapita?> non ci sono parole di conforto o dispiacere da parte della giovanissima di Kusa, non è che sia proprio cattiveria la sua è che proprio non ci pensa, non sa che sono parole che dovrebbero essere pronunciate quando una persona confida questo genere di cose. Non avendo mai avuto esempi del genere per se stessa, non crede di dover agire in qualche altro diverso modo ora con Chiha. Ora la bambina si sta solo sfogando, cerca di buttare fuori tutto quello che ha dentro senza sapere se può andare oltre o no, senza sapere se sia la cosa giusta da fare, lei rivorrebbe solo il suo Mondo, rivorrebbe solo se stessa. Stringe ancora le gambe, infastidita dalla sensazione di bagnato che ha sui pantaloni e abbassa lo sguardo provando un leggero senso di vergogna. <Non è speranza.> ribadisce. <Sono solo progetti futuri. Io sto coi piedi per terra. Non accettare che mi facciano del male è solo una cosa normale… combattere contro di loro al momento non mi sta portando a nulla di buono perché mi manca il potere e la forza.> no, non riesce proprio a farsi comprendere da quella ragazza, ella non riesce a capire la situazione in cui è la bambina, ma è anche normale se la piccola non le da’ altre spiegazioni. Torna ad abbandonare la testa sulle ginocchia, chiude gli occhi e lascia che il tempo scorra, non sa più come dimostrarle che lei ha ragione e l’albina torto. Amicizia, amore, speranza… sono solo sentimenti che nulla possono contro chi è più forte fisicamente di te. Drizza le orecchie però quando lei inizia a ridacchiare ammettendo di conoscere Norita, la testa scatta veloce per rialzarsi ed osservare la ragazza interessata e… felice. <Lo conosci? Siete amici?> null’altro viene detto perché poi si ritorna a quel discorso tanto odiato dalla bambina, perché si deve sorbire tutte quelle cose da ottimista idealista. Sbuffa. <Non smetto di credere all’esistenza del sole solo perché non lo vedo perché tramonta, ma non si chiama speranza questa, si chiama scienza.> solleva un dito e creare un cerchio immaginario nell’aria. <Il sole ha il suo ciclo naturale perché gira intorno al mondo, e quando sparisce sotto l’orizzonte so benissimo che esiste ancora, sta solo facendo il suo giro e spunterà dall’altra parte la mattina dopo. Non c’entra un cavolo la speranza.> è come parlare di romanticismo con un sasso. Questa bambina non ha nulla di infantile, non crede nei sentimenti e traduce tutto secondo la realtà dei fatti e ciò che può essere ragionato. Eppure quella bambina sta realmente sollevando la sua mano e alla fine la pone per davvero sul palmo della ragazza. Lo fa, si lascia andare a lei, e non prova certo dolore ma solo un intenso calore che si irradia dalla mano su per il braccio e poi raggiunge la spalla, da lì investe tutto il torace della piccola kusana e poi le entra nelle ossa e nel corpo, fino all’anima. <E’ calda.> mormora incredula, ridestandosi da quel momento per rendersi conto che prova un freddo indescrivibile poiché è davvero da troppo tempo che se ne sta ferma sulla sabbia. Quando la ragazza fa leva sulle gambe e si alza, invitando la bambina a fare lo stesso, la piccola kusana si ritrova quasi a cigolare con le ginocchia ma lentamente si porta dritta. Finalmente in piedi con le gambe doloranti e indolenzite, tali sensazioni si traducono sul viso di lei con un’espressione di fastidio e dolore, poi l’imbarazzo di scoprirsi bagnata e di avere quindi quella vistosa macchia più scura sui pantaloni, a livello della zona intima. Il viso si fa lentamente più distante passando dall’imbarazzo alla rabbia in pochi istanti, e poi via fino alla furia. La manina si stringe in maniera forte e compulsiva intorno a quella della ragazza, e lei snuda i denti, sbotta. <Sono tornata quella di un tempo. La solita piccola, debole bambina.> con estremo disprezzo parla di se stessa, si sente tornata ai tempi che Tenshi le ha ricordato, si era rivista in lei e ora è tornata ad essere lei. Quell’idea che l’albina va offrendole, però, ha il potere di smorzare quei sentimenti negativi. <Posso?> solleva lentamente lo sguardo per osservare la ragazza negli occhi. <Posso fidarmi?> è molto importante che ora lei riceva una chiara risposta che non le lasci dubbi, perché ciò che comporta il bagno caldo sarà qualcosa di devastante per la bambina e deve essere sicura di potersi fidare degli occhi della ragazza albina. [Chakra: si]
Giocata del 09/11/2019 dalle 21:33 alle 21:58 nella chat "Spiaggia"
Chiha, la ragazza figlia del Bianco, la Dama della Nebbia, colei che riesce a vedere oltre il Velo un orizzonte che brilla di speranza, è molto distante e diversa da ciò che è la piccola kusana. Nonostante l’albina abbia sofferto molto e abbia perso qualcuno di molto importante per lei, nonostante ella sia inseguita e tormentata da fantasmi tanto reali quanto solo presenti nella sua testa, riesce comunque a vedere le sfumature di quel mondo che per la bambina è solo marcio e finito. Non vede ciò che vede l’altra, non sente in sé nessun barlume di speranza o innocenza, non l’ha mai avuta e non sa nemmeno cosa sia in effetti. E’ davvero difficile ciò che la ragazza si è prefissata di fare, ovvero aiutare quell’anima sola a parlare e confidarsi, aiutarla, ma la giovanissima non riesce a capirne il motivo. Perché ella sta facendo questo? Perché la sta trattando con tanta infinita pazienza? Le cose astratte sono da mettere da parte, è ovvio che la deshi preferisce parlare di cose logiche, anche se si illumina nel solo parlare del suo Mondo Immaginario, del suo Rifugio, poiché esso è molto più reale della realtà stessa. Cosa succede a Kusa? La Dama della Nebbia vuole davvero andare in fondo per scavare e districarsi in tutti quei rovi per poter giungere al nucleo stesso della bambina, anche se esso è ben protetto. E’ una domanda pericolosa, ciò che vuole sapere Chiha è pericoloso e difficile sia da comprendere che da spiegare, perché fa capo a molte sensazioni spiacevoli e orripilanti, crea immagini disturbanti nella mente di chi ascolta e sviluppa ricordi presenti e passati nella mente della giovanissima deshi di Kusa. Dunque cosa succede a Kusa è di difficile spiegazione e comprensione, eppure la bambina ha questa così strana sensazione che la spinge a credere che la ragazza di Konoha che ha di fronte possa comprendere l’incomprensibile e vedere anche l’invisibile delle cose. È come una maga, una creatura fatata, di quelle che abitano il suo Mondo e lentamente così come Norita si è ritrovato ad essere parte di quel suo Rifugio, ora persino il viso della ragazza si sta trasformando in qualcosa di sempre più perfetto ed accettabile, come il volto di qualche essere magico che ogni tanto attraversa il suo Mondo. Più la guarda e più le sembra di aver già visto quel viso: è il viso della Dama Bianca. Proprio così, la mente della piccola kusana sta già iniziando a fantasticare e dare un nome e un ruolo a Chiha che possa essere rispecchiato nel suo personalissimo Mondo di Fantasia, solo così può trasformarla in una persona della quale fidarsi. Perché nel suo Mondo niente e nessuno può farla soffrire. <Mi tengono incatenata.> sussurra solo questo come risposta alle parole magistralmente pronunciate da Chiha, ella infatti ha argomentato molto bene il suo necessario bisogno di sapere cosa sta succedendo alla bambina, ma non ha però fatto i conti coi sentimenti della stessa, della paura, della vergogna. <Vengo trattata da Loro come una Cosa e mi fanno quello che vogliono, nascondendosi dietro a delle scuse patetiche.> gli occhi rubini vengono distolti da quel viso perfetto e vengono dirottati verso la linea scura dell’orizzonte. <Non posso liberarmi perché le loro mani mi atterrano, e il loro respiro mi soffoca.> non riesce a dire altro, purtroppo non è una confessione chiara e lineare, non è la storia della sua non-vita, e non ci sono altre chiarificazioni in merito. Le labbra vengono serrate ed è forse vergogna quella che viene mostrata in quello sguardo giovane; la paura e la rabbia si tramutano in tremore che la costringono a stringere le mani sulla stoffa dei pantaloni, affondano le dita e ci si attacca come farebbe una qualsiasi bambina alla gonnella della madre. <Non ho nessuno… solo Loro.> la voce si è ormai fatta sempre più flebile e spezzata, le manca il fiato e boccheggia come se una mano invisibile le stesse stringendo la gola e una voce al suo orecchio la minaccia sussurrandole di rimanere in silenzio. Segue quanto le viene detto e cade in un profondo oblio fatto di silenzi, la bocca ormai serrata e lo sguardo duro rivolto verso un futuro che fatica a vedere ma che vuole raggiungere a tutti i costi. Non sa quali possono essere le idee di Chiha, a quale deduzione l’abbia spinta la sua mente o il suo cuore, il groppo alla gola è un pesante nodo da deglutire in questi casi. Se fosse veramente successo il peggio? È una fortuna che la Dama sappia come giocare le sue carte, subito prova a rilassare la situazione parlando di quello che alla giovanissima di Kusa fa piacere: il suo Mondo. Il sorriso viene ben presto ritrovato inoltre è un delizioso e importante allenamento nonché aiuto per farle ritrovare la strada di Casa. <E’ bello… non so se potrai mai vederlo, nemmeno Norita poteva pur essendoci finito dentro. Ma si, posso raccontarti molte cose se ti fa piacere.> com’è successo che si è ritrovata ad essere così socievole con una persona, soprattutto di Konoha? Come è giunta fino al punto di essere così ben disposta verso qualcuno? Quando c’è stato questo cambiamento, come? Non ci pensa nemmeno più, lei parla lasciandosi trascinare dal momento come una magia. <Montagne, cascate, certo. C’è tutto quello che potresti immaginare, ma cento volte meglio perché perfetto sotto ogni punto di vista: suono, odore, bellezza.> guarda lontano assorta in quel suo Mondo senza però riuscire ancora a rivederlo, fortunatamente riuscendo ancora però a sentirlo suo. <Ci sono animali fantastici, non cavalli o cani, niente di semplice. Sono creature strane e mai viste, perfette e potenti sotto ogni punto di vista. Spiriti, creature magiche…> ciondola con la testa rilassando le mani e le dita, che tornano ad accarezzare il ciondolo a forma di tigre. <L’unico altro umano è il mio amico… è un bambino come me ma non ha nome, ma si, giochiamo spesso a qualche gioco ma soprattutto parliamo.> il sorriso ancora c’è dato che sta parlando ancora del suo Mondo, ma ora passa a Norita e a Chiha. <Norita è una creatura totemica. È sia animale che persona, come gli spiriti guida. Mentre io ho capito chi sei, sai? Tu sei la Dama Bianca, ti ho riconosciuta.> non riuscendo più a trovare quel suo Mondo, sta iniziando a fare qualcosa di molto pericoloso per la sua mente, ovvero trasportare la Fantasia nella Realtà, e la sottile linea che una volta riusciva a vedere per distinguere Realtà da Fantasia rischia di perdersi eppure ora come ora sembra qualcosa al quale deve per forza andare incontro per sopravvivere. Ma ora tocca alla bambina di Kusa sapere qualcosa di Chiha e lo fa attraverso una domanda che riapre ferite mai sopite, risveglia fantasmi e ricordi, così come poco prima quella ragazza ha fatto con lei. La differenza è che Chiha non si risparmia i dettagli, ella racconta per filo e per segno cosa le è successo, lasciando che i suoi ricordi la trovino, lasciando che le sensazioni prevalgano. Vede quel terrore, le pupille che si dilatano sempre di più, il respiro pesante e la rigidità del corpo. Ogni parola risveglia un ricordo e ogni ricordo prende consistenza e diventa reale, i fantasmi si fanno sentire, ma ella è forte, è una Dama Bianca, con molta difficoltà giunge alla fine del racconto ma ce l’ha fatta. Alla giovanissima di Kusa manca il fiato, come se quelle sensazioni le stesse vivendo anche lei, perché sono le stesse o magari sono simili, perché i ricordi sono reali anche per lei anche se in modo diverso, perché la sofferenza è pur sempre sofferenza, ma per la bambina c’è anche altro: ottenere potere e forza. La Gemella della Dama Bianca voleva la stessa cosa che vuole la bambina di Kusa, e ha fatto di tutto per ottenerlo, è ancora come guardarsi allo specchio per l’ennesima volta, e purtroppo questo sovrasta ogni altra cosa. <Potere e forza.> sussurra e abbassa lo sguardo sul nastro stretto nella mano di Chiha. <Non ho idea di che effetto faccia perdere qualcuno a cui si tiene davanti agli occhi, una gemella, un familiare. Ma non penso che il tuo senso di colpa sia giusto.> lei cerca di districarsi in tutti quei sentimenti trovando un filo razionale. <Eri una bambina, che cosa avresti potuto fare? Ti rimproveri di non aver fatto niente, di essere stata una codarda, ma non potevi fare altro. Hai agito per preservare te stessa, è normale, hai avuto paura ed essa ti ha tenuta qui, se no a quest’ora chissà che fine avresti fatto.> cerca di spiegarsi meglio. <Voglio dire: ora sei qui e puoi cercare la tua gemella, se tu fossi sparita con lei, chi potrebbe farlo al tuo posto?> si morde l’interno della guancia e si ammutolisce per lunghi secondi. <Cosa pensi che avresti potuto fare? Tornando indietro cosa faresti di meglio o cosa cambieresti?> non è solo una domanda per lei, ma è utile anche per se stessa, inoltre è tempo per lei di stare ancora in silenzio ed ascoltare cos’altro ha da dire la Dama Bianca nei confronti di Norita e il loro incontro, un ricordo senza dubbio molto più felice che fa tornare il buon umore nella ragazza. In sostanza la giovanissima non ha nulla da dire in merito a questa storia, non l’aveva chiesta e non le interessava, tuttavia grazie a questa si rende conto di aver commesso un errore nei confronti della Tigre di Konoha. Le pupille si dilatano e il respiro le si mozza in gola, procurandole una stilettata dolorosa nel petto. <Non lo dire.> non si capisce subito a cosa si stia riferendo. <Non lo dire in giro che Norita è la Tigre di Konoha, anzi dimenticalo.> il tono è preso e corroso dall’ansia, il panico di aver fatto un errore talmente imperdonabile che è sicura che Norita non vorrà più vederla per questo. <Non dovevo dirtelo, era un segreto. Ho sbagliato, come ho fatto a essere così stupida?> ben presto la rabbia torna, le mani si stringono e lo sguardo diventa più ferale e ricolmo d’ira. <Non lo sapevi perché non te lo ha detto, e se non te lo ha detto è perché forse non voleva dirtelo. Era un segreto, ne andava della sua vita e io l’ho tradito così.> lo sguardo rimane fisso sul nulla di fronte a sé, sgranato con le pupille dilatate e il viso irrigidito da una maschera pallida. <Non lo merito. Come ho potuto? Come ho fatto?> giunge la tristezza, una profonda e dolorosa tristezza, egli non si fiderà più di lei, come spirito guida non accetterà più vederla e guidarla, non la guarderà più nemmeno. Rivorrà indietro il suo ciondolo e lei lo perderà definitivamente. Il cuore le si stringe in una morsa rovente e fredda allo stesso tempo, gli occhi si riempiono di lacrime che però non vengono fatte scorrere e il corpo talmente irrigidito trema. Lo ha tradito. Le manca il fiato. <Lui mi si era avvicinato con quella maschera… io l’ho trattato come tratto tutti, sempre. Mi ha urlato contro, mi ha colpita, mi ha sollevata da terra, mi ha scaraventata a terra, mi ha fatto male… e poi ha detto che lo aveva fatto solo per avere la mia attenzione e l’ha avuta.> sta ripercorrendo quell’incontro con dolore perché è fermamente convinta ormai di averlo perduto. <Lui… si è comportato con me come mai nessuno aveva fatto, lui non mi ha evitata, non mi ha insultata, mi ha… è stato gentile dopo. Ha detto che sono una Persona. E senza che me ne rendessi conto è finito nel mio Mondo. Si è tolto la maschera e si è mostrato a me come Persona, come Norita. Un atto di fiducia… che ho tradito…> lascia il ciondolo e solleva le mani fino al volto, così che i rubini occhi ora osservino i palmi delle sue manine. <Il suo viso era così perfetto.> parla già al passato, convinta che ormai potrà viverlo solo nel suo ricordo. Ricade in un altro lungo silenzio facendo cadere le mani sulle sue gambe, un guscio vuoto degno di qualsiasi Oggetto, che però trova la forza di alzarsi grazie all’invito della Dama Bianca. Le loro mani entrano in contatto ed è anche quello qualcosa di nuovo per la giovanissima, che nessuno le aveva mai offerto prima, ed avvertire quel calore è quasi alla pari con quello avvertito grazie all’abbraccio di Norita. Non è niente di brutto e persino quell’incidente viene dolcemente messo da parte dalla ragazza, che ha il potere di risollevarle lo sguardo. <Posso fidarmi.> è la sentenza finale che non è assolutamente da prendere alla leggera, nulla è così semplice per la bambina, nulla è come sembra. Se ella afferma che può fidarsi allora vuol dire che quella ragazza ha sconvolto il suo interiore molto in profondità, può tirare un sospiro di sollievo la Dama, tutti i suoi sforzi stanno dando i suoi frutti, tutta quella pazienza la ripagherà. <Cosa possiamo scrivergli? Non ho mai scritto niente a nessuno… Ma pensi che sia il caso? Forse dovrei scusarmi per il mio Tradimento.> sussurra e abbassa lo sguardo, poi lo risolleva dando penso alla domanda che le viene fatto ma per la quale non ha una risposta. Alza le spalle. <Non saprei. Non ho preferenze.> è una Cosa, non è stata cresciuta come Persona, e come tale non ha sviluppato preferenze di quel genere. <Comunque si, ho una stanza in una locanda qui sull’Isola, però se vogliamo lavarci, mangiare e scrivere qualcosa, allora dovremo andare o da te o da me, quindi… se mi inviti da te, okay, verrò.> accetta l’invito e rimane ancora un po’ perplessa perché c’è ancora un’ultima domanda che vuole porre alla ragazza. <Perché stai facendo tutto questo per me?> un fiato e il silenzio. Quella domanda viene esposta come se si stesse liberando di un enorme e profondo peso: perché ci sono persone di Konoha così gentili con lei? <Dopo tutto quello che Konoha mi ha fatto… perché proprio voi siete gentili con me, quando vorrei solo odiarvi…> è una domanda molto interessante dato che la situazione sembra quasi ironica per lei proprio per questo motivo. Lei odia quella gente, odia Konoha per quello che le ha fatto, eppure le due persone alle quali si sente più legata sono ironicamente di Konoha. Non ha domande e non ha motivazioni, attende solo che sia la Dama Bianca a darle spiegazioni. [Chakra: si] Wonderland, il Mondo delle Meraviglie. Effettivamente così potrebbe sembrare, una trasposizione al mondo Reale di ciò che era solo Fantasia, portare qui un Mondo pieno di posti strani e meravigliosi, dove persino i fiori cantano e parlano, creature fatate, mitologiche, creature strambe, e lei sarebbe Alice dunque? Si è persa e vorrebbe tornare, anche se da quel Mondo bisognerebbe solo scappare, vi è una Regina, spietata e maligna che non ci penserebbe su due volte per dare la caccia ad Alice. Certo è che al momento la piccola Deshi vede solamente Chiha di fronte a lei, colei che è divenuta prima la Dama della Nebbia e poi più semplicemente la Dama Bianca, colei che ha un ruolo decisamente importante in tutto questo. Chissà come mai ha deciso di imbarcarsi in questo viaggio nella mente della bambina, chissà come mai farsi così tanto del male, eppure alla giovanissima non sembra importare, ella non vede e non nota tutta la fatica che la Dama Bianca sta facendo: ha visto che lei è lì e le rimane vicina, ha visto che è disposta ad ascoltare e comprendere, ad andare oltre, e quindi lei ci si è aggrappata con tutte le sue forze. Non le importa se è pesante, non importa se, come un gatto, le si è attaccata con tutti gli artigli, i quali, per evitare di perderla, si stanno conficcando nelle carni della Dama. Non vede la bambina, dopo tutto è solo una bambina, vuole ciò che non ha mai avuto e non per mero capriccio sia chiaro. In questo viaggio dunque la Dama Bianca è corsa in suo aiuto, e la bambina ha ormai accolto quella mano e sta ormai ascoltando quelle parole. <Non posso.> ferali quegli occhi rubini, tagliente quella voce soffocata dalla rabbia e dal dolore. <Io, tu, la Tigre… non siamo abbastanza forti. Non è gente con la quale si scherza. Io devo tornare, o verranno a prendermi loro, e lo faranno. Mi prenderanno e mi puniranno.> scuote la testa. <Devo tornare da loro, sopportare il necessario fino al giorno in cui sarò abbastanza forte e potente.> il sussurro che si lascia sfuggire è talmente basso che sembra quasi un sibilo o un rantolo. <Tanto ormai mi sono già rotta, posso sopportare qualsiasi cosa… di peggio non possono fare. È solo una gara di resistenza ora.> guarda in basso perché cela forse la vergogna, guarda in basso perché si la Dama ha bisogno della sua Alice, ma il cuore e il corpo della bambina non sono affatto puri. Purezza non è di certo la caratteristica della Yakushi, il coraggio forse si, la forza non ancora, ma non è sola ormai e questo basta. <Però tu e la Tigre… ormai rimarrete sempre parte di me. Sarete sempre con me anche quando non ci sarete.> nel suo Mondo, si, lei potrà rivederli tutte le volte che vuole, che lei riesca a tornarci o che sforzi la Realtà per trasportare qui il suo Mondo. In un modo o nell’altro loro saranno con lei. Come quel bambino, il Cappellaio Matto, così diverso da lei, eppure suo unico amico, con quei racconti ella ritrova il sorriso e una certa tranquillità, le sembra quasi si sentirlo accanto a lei, quel Mondo. <Amica? Forse, non so in realtà non ci ho mai pensato. Ci parlo, ma non è come il bambino.> ci riflette su qualche secondo, forse è davvero amica di quelle creature, del resto esse sono perfette e non la feriscono, si diverte con loro. L’entusiasmo della Dama è palpabile, ed è ciò che serve alla bambina per parlare ed immergersi sempre di più nel suo Mondo, chissà magari ritroverà la strada. <Si, esatto. Ci siamo noi, e facciamo quello che più ci pare. È un Mondo bellissimo… nulla ci è vietato.> non le verrebbe mai in mente di distruggerlo, come invece vorrebbe fare con la realtà, non le verrebbe mai in mente. Gli occhi s’aprono in meraviglia quando si rende conto che forse la Dama ha ragione, un gioco. <Un gioco si. Forse dovrei indovinarlo io, e non l’ho capito fino ad adesso!> eccola, la sente, le pare di averla sentita: una risata. È la risata del bambino, e l’ha colta talmente di sorpresa e sobbalza e si guarda intorno, ma non è spaventata, diciamo sorpresa. La sente e lo cerca, deve essere lì, da qualche parte, li vicino. Sorride la bambina e sembra felice, anche se i rossi occhi si fanno meno presenti e più distanti, come succede sempre quando ricerca il suo Rifugio, quando si immerge nel suo Mondo. Ma ancora non vede niente. <Hai sentito?> eccitata ma frustrata per non riuscire a vederlo, torna a guardare la Dama Bianca e si fa pensierosa. <Non lo so… ci devo pensare, ok?> fare gli stessi giochi che fa con lui con lei non è qualcosa che può decidere seduta stante. Deve capire se sia la cosa migliore, deve capire se sono giochi che può fare anche con lei, insomma le serve del tempo ma non ha nemmeno dato un secco no. C’è… speranza. Che ironia. <Dama Bianca, si. E’ il tuo nome.> è chiaro, ne parla come se fosse qualcosa di assodato, di logico e scontato. La guarda, la osserva, sta perdendo il controllo su ciò che è Reale e ciò che non lo è, lo sente ma non può farne a meno, perché lei ha bisogno di quel Mondo e in un modo o nell’altro lo avrà. Ma sei lei è la Dama Bianca e Norita lo Spirito Guida, allora la bambina chi è? <Io?> rimane sorpresa per qualche istante ma alla fine un delicato sorriso affiora, un’espressione che spezza il cuore, un amaro sorriso di chi è felice solo attraverso la fantasia. <Io nel mio Mondo sono una Persona.> non una Cosa come è abituata a essere nella Realtà. <Vedi?> allarga il braccio libero, quello con cui non sta tenendo la mano alla Dama, e lo fa per mostrarsi a lei, mettersi in mostra. <Nel mio Mondo sono una Persona perfettamente normale. Il mio corpo è intero, non c’è niente di rotto in me. Ma mi chiamo sempre Kuriya, ma dato che è il mio Mondo è l’ho creato io, posso essere anche la Creatrice.> nulla lì è dato al caso, assolutamente, ogni cosa è perfetta e segue uno schema, e va bene così. Ma ora tocca alla Dama: cosa cambierebbe di quello che ha fatto o non ha fatto? Un maggiore ascolto, una maggiore consapevolezza della sua gemella, accorgersi delle lacrime di qualcuno che è parte di te. La bambina non riesce a comprendere del tutto quelle meccaniche tra sorelle e genitori, ombre e luci. <Non avete sentito le sue urla.> questo invece lo capisce benissimo, si ritrova molto in questa Hanon, ogni pensiero e ogni passaggio che ha fatto, probabilmente anche lei, se trovasse un modo, cercherebbe ad ogni costo forza e potere, farebbe anche lei la stessa cosa di quella bambina. <Potrai rimediare appena la troverai.> perché è sicuro che la troverà, la giovanissima di Kusa ci crede e sa che ora la Dama è più forte rispetto a un tempo e saprà come ascoltare la sorella e riportarla indietro. <Ora puoi sentire la sua voce ed aiutarla.> non importa quanto abbia sbagliato, se ha sbagliato, ciò che conta è il presente e quello che intende fare nel futuro. <Le somiglio, si, sento molto la somiglianza.> non fisica ovviamente, ma per tutto il resto ci si rispecchia molto. Povera Dama, perché si deve anche sorbire lo sfogo della giovanissima, la quale sembra perdere la ragione in merito e Norita, convinta di averlo tradito e messo nei guai, convinta di aver fatto la cosa peggiore verso chi considera parte del suo Mondo. Nasconde il proprio viso tra le mani, si nasconde dagli sguardi altrui. <Affrettate…?> solleva appena lo sguardo rubino sulla ragazza, ma non risponde e attende che ella le spieghi. Non è una logica che le piace molto però. <Ma magari lui non avrebbe voluto farsi conoscere come Tigre di Konoha, cioè… associare la Tigre a Norita. Magari vorrebbe mantenere le due cose separate.> non può saperlo in effetti, ma da come glie ne ha parlato era importante che egli mantenesse il volto coperto e che i suoi nemici non lo scoprissero. Già, i suoi nemici, non gli amici forse? Borbotta qualcosa di incomprensibile, mugugna e mastica i suoi pensieri cercando di trovare un senso a quello che le sta venendo detto e quello che pensa e sente. Osserva il ciondolo, lo riprende nella mano e lo accarezza con le dita. <Si, me lo dirà lui.> perché lo ritroverà grazie alla Dama e allora potrà scusarsi, la bambina, e sentire cosa egli avrà da dire. Ormai stretta la mano con la Dama, nemmeno si rende conto che sta camminando. Si sta spostando da quel luogo nel quale è rimasta a lungo, le gambe un po’ addormentate, sporca e infreddolita. Affamata e perduta, si stringe alla mano della Dama mentre i loro passi avanzano sulla sabbia. <Scrivere di raggiungermi…> non sa cosa si scrive in una lettera e non sa che gli amici si scrivono lettere, quindi se la Dama Bianca afferma il vero allora lei ci crede. <Va bene allora. Possiamo scrivergli questo, penso che tu abbia ragione.> sono amici, si. Lui fa parte del suo Mondo. Lui le ha dato quel ciondolo. Non risponde alle parole successive, andare da lei non le dispiace e avere un cambio in effetti le serve, dato che ne ha portati pochi, del resto non aveva messo in conto di rimanere così tanto nell’umidità e di avere quel piccolo incidente. La risposta a quell’ultima domanda però è indispensabile, la agogna, la attende e quando arriva è come un fulmine a ciel sereno. La Dama è una persona come lei, ancora una volta, una seconda volta, le viene detto che è una Persona. Inoltre ci sono delle scuse che mai aveva sentito prima d’ora, scuse che riempiono i suoi occhi di lacrime celate. <Scuse… quelle non bastano, non posso scusare così il tuo villaggio, non posso accettare… ma grazie. Grazie per queste scuse, anche se non ne sai il motivo.> forse un giorno glie lo dirà se mai dovesse saltare ancora fuori l’argomento, chissà. <Amici…> si, anche la Dama è sua amica. Sorride. Che parola magica, che parola nuova, così nuova che ancora deve capirne il profondo significato. Segue la sua Dama Bianca senza timore, senza aver paura dei suoi occhi o del suo giudizio, sa che potrà essere al sicuro e che mai le farà del male. [END]