La Ninfea e la Carpa Koi - {Parlami del tuo dolore}

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15:59 Shutsunryoku:
 Con un prepotente morso strappa un pezzo di pane coi denti affamati intanto che trattiene la pagnotta con entrambe le mani, il panino è ripieno con del prosciutto cotto, insalata e maionese, se l’è fatto comprare da una donna sprovveduta. La bambina indossa una camicia azzurrina e un paio di pantaloncini neri tenuti con delle bretelle che si appoggiano sopra le spalle, ai piedi indossa un paio di pantofole che ormai si sono inzuppate tutte per colpa della pioggia che ha lasciato qualche pozzanghera sul suolo. Siede sul terreno bagnato incurante della sporcizia e dell’umidità, i corti capelli albini sono spiaccicati contro il viso e zuppi come il resto di lei eppure gli occhi rossi sono belli vispi e allegri con un perenne sorriso mentre mastica a bocca aperta buttando nel cesso qualsiasi educazione che abbia mai ricevuto, se l’ha mai ricevuta. Il pulcino bagnato anche se è una bambina, sembra invece un maschietto a tutti gli effetti, complice il fatto che sia vestita come un bambino, la giovane età che fa essere piatto il suo petto e abbastanza neutra la voce. Passando all’aspetto fisico si notano sul viso delle cuciture rosse sotto l’occhio destro e sotto il labbro inferiore della bocca, e una serie di cuciture rosse che iniziano da sotto il mento e percorrono dritto il collo seguendo la via della trachea fino a immergersi sotto la camicia slacciata per i primi tre bottoni a ridosso del collo. Le maniche corte mettono in risalto le braccia nude e quindi sul destro si vedono altre di quelle cuciture rosse che avvolgono l’arto fino al polso e al dorso della mano, con tre anelli di sutura cuciti anche sul dito medio della mano. Deglutisce e si alza in piedi tenendo il panino nella mano destra, poi allarga le braccia e inspira a pieni polmoni, trattiene un po’ l’aria e poi la espira di botto insieme alla voce squillante. <SONO IL RE DEL MONDO!!> grida da sopra il monte a perdifiato e poi scoppia in una fragorosa risata sputacchiando qualche pezzettino di panino che era rimasto in bocca.

16:16 Tenshi:
 L'estate è finita ancora da qualche giorno, ma già il clima è cambiato. Infatti, ha piovuto per tutto il giorno. Il cielo azzurro è completamente coperto da una coltre di nubi scure e la pioggia sembra non voler finire mai. Quelle giornate così buie le mettono tristezza. Le portano alla mente ricordi passati. Le ricordano quel tempo in cui era completamente sola. Per questo motivo, era uscita di casa, nonostante la pioggia, e si era recata nel suo posto preferito: il Monte dei Volti di pietra. Quel luogo le da sempre pace. Pace che per molto tempo è stata cercata dalla genin e che, finalmente, nell'estate dei suoi sedici anni, è riuscita a trovare. Solo fino a tre anni fa, era considerata da tutti un mostro, a causa della storia della sua famiglia. Lei non aveva colpe, ma tutti la additavano. Poi, ha conosciuto, finalmente, delle persone speciali. Delle persone che le hanno donato il senso della vita: Norita, Azrael-sensei e... Onosuke. Ed è proprio a quest'ultimo che, adesso, sta pensando. Tutti i pensieri riconducono a lui. Colui il quale le ha regalato ciò che di più bello può esserci nella vita: i colori dell'amore. Ripensa a quando si sono incontrati e a quando, in quello stesso posto, si sono abbracciati ed hanno scambiato i loro pensieri. Ripensa a quando, accanto alla cascata dell'Epilogo, Onosuke le ha confessato di amarla. E da quel momento, non si sono più separati: uniti per la vita, da due nastri rossi, uno dei quali si trova, al momento, sul polso destro della rosata. E' un nastro particolare che lui stesso le ha regalato: con del filo bianco, vi è cucito il nome di lei, Tenshi, e, da una catenina che lo tiene fermo, pende un ciondolo in pietra verde a forma di angelo. Tenendo ben stretto il suo ombrello rosa, sul quale si può notare su un lato una ninfea, di un tono leggermente più chiaro al resto, avanza sulle scale che conducono alla cima. Indossa una maglia blu, a maniche lunghe, con uno scollo a barca, che lascia libere le clavicole e parte delle spalle. Ha dei pantaloni in jeans larghi, con delle tasche ai lati delle cosce, stretti in vita e alle caviglie da degli elastici bianchi. Ai piedi, delle scarpe chiuse nere e comode, perfette per quella pioggia. I lunghi capelli rosa, sono sciolti e tirati indietro da una fascia nera, sulla quale è riportata la placca metallica recante il simbolo della Foglia. Finalmente, la Senjuu arriva in cima. < Uff, sono arrivata > sbuffa, con un leggero fiatone. Dovrebbe essere abituata all'attività fisica, dato che è una kunoichi, ma quelle scale le danno ancora problemi. Chissà perché. Si guarda attorno: non c'è quasi nessuno, se non fosse per la presenza di un bambino dai capelli bianchissimi, fermo, sotto la pioggia incessante. O è una bambina? Lo guarda con aria interrogativa, da lontano, piegando il capo verso la spalla destra. Di colpo, il bambino si alza dal terreno bagnato, gridando di essere il re del mondo. Questa frase fa ridere la rosata, la quale scoppia in una risata che non riesce a trattenere. Gli si avvicina, chiedendosi perché quel bambino si trovasse lì, senza un ombrello per ripararsi dalla pioggia. Arriverebbe a qualche centimetro da lui, o lei, e, se il piccoletto non si allontanasse, allungherebbe la mano destra, nella quale si trova l'ombrello, verso di lui, per riparare entrambi. < Ti prenderai un brutto raffreddore così >. Il tono è pacato, tranquillo. Sorriderebbe. Un grande sorriso, che mostra la candida dentatura. Lo sguardo correrebbe veloce sul corpo di lui, o di lei, ancora non ha ben capito. Una serie di cuciture rosse si trovano sparse per quasi tutta la pelle, dalle labbra, al collo, le braccia, le mani. Cosa saranno? [Chakra off]

16:33 Shutsunryoku:
 Dopo aver urlato al mondo la sua posizione sociale che non rispecchia affatto la realtà, abbassa le braccia per qualche istante e continua a fissare con gli occhi sgranati il villaggio che si può vedere da quell’altezza, sorridendo come sempre con gli angoli della bocca estremamente sollevati come a voler raggiungere le orecchie. Mostra appena la dentatura risultando ancora più inquietante e piega il braccio destro per portare alla bocca al panino, lo addenta e ne strappa con ferocia un altro morso masticando per bene affamato. La confusione che genera con la sua presenza è all’ordine del giorno: bambina o bambino, ma sempre alla fine risulta essere un bambino, magari un po’ effemminato, ma il fatto che anche lei parli al maschile fa quasi sempre distruggere ogni dubbio in merito. Di colpo non sente più la pioggia sopra di sé. <Ehi! Chi ha spento la pioggia?!> indispettito solleva la testa fino a che gli occhi rossi non notano l’interno di un ombrello tenuto aperto sopra la sua testa albina. <EH?> esclama ruotando il capo e fissando finalmente la dolce ragazza coi capelli color confetto. <AH!> ecco svelato il mistero e sgrana gli occhi pieni di sorpresa parlando a bocca piena. <Meno male che esistono le medicine allora!> ride deglutisce e strappa un altro morso dal panino, osservandola mentre mastica rumorosamente. <Io sono ricoperto da una pelle magica, non mi ammalo mai. Vedi?> mostra le sue braccia e le gambe. <Dura scorza!> ci crede perché rovinare quella speranza da infante? <La pelle magica non è altro che scaglie di Carpa Koi, loro vivono in acqua ed è dunque impossibile che si ammalino per il freddo e l’umidità, come vedi sono invincibile!> ingoia finalmente anche quel boccone e guarda con più interesse la ragazza. <Sai cosa succede alle Carpe Koi ad un certo punto della loro vita?> ormai ha preso a parlare come se quella ragazza la conoscesse da una vita.

16:55 Tenshi:
 Il bambino dai capelli bianchi, sembra non aver sentito l'avvicinarsi della genin. Difatti, si accorge della presenza di lei solo quando la pioggia non bagna più la pelle chiara di lui. Continua a mantenere il sorriso fra le labbra, mentre ascolta le parole di lui, il quale sembrerebbe divertito dalla situazione. < Beh, sì, esistono le medicine, ma non credo che ti piacerebbe stare male >. Un altro sorriso, largo, le colora il viso. Il bambino sembra così pieno di energie. E' esattamente ciò che lei, nell'infanzia, non è mai stata: allegro, divertito, pronto a parlare con chiunque. E questo tratto di lui, la incuriosisce. Intanto lui, tranquillo, continua a mangiare il suo panino. < Ah sì? Allora tu sei magico? >. Fa una risatina, portandosi la mano sinistra davanti alle labbra. Come sarebbe bello tornare bambina e vivere in modo diverso. Magari come vive adesso: circondata da amici, sempre con il sorriso sulle labbra, felice. Chissà come sarebbe stato avere un'infanzia del genere. < Uh, sei una Carpa Koi allora? >. Il bambino non sembra interessarsi delle apparenze o di ciò che la gente pensa. Cosa che, invece, aveva segnato la Senjuu per i suoi primi tredici anni di vita. Non riusciva a sopportare il giudizio della gente, che la osservava, la studiava, allontanandola. E lui, quel piccoletto che ha davanti, non è un bambino che potrebbe definirsi normale. Quelle cuciture rosse che cospargono la sua pelle ne sono la dimostrazione. Anche lui, probabilmente, avrà avuto a che fare con il giudizio e lo sguardo delle persone, che lei aveva da sempre evitato accuratamente. Però, da quando la rosata non aveva più fatto caso a ciò che la gente potesse pensare, stava meglio. La sua vita era migliorata. E si era chiesta perché non avesse fatto finta che quelle voci non esistessero sin da subito. < Cosa succede? > chiede con tono interrogativo. Le parla normalmente, come se si conoscessero da sempre. E lei ricambia alle parole di lui, rispondendo, domandando. E' strano da parte sua non essere timida come al solito. Probabilmente, sta agendo così, può sentirsi a suo agio con quel bambino, perché lui rappresenta tutto ciò che lei non è mai riuscita ad essere. E poi, perché ancora è solo un bambino. Ed i bambini sono, secondo la genin, tutto ciò di più puro che possa esistere al mondo. [Chakra off]

17:11 Shutsunryoku:
 Inclina la testa e la guarda ampliando quel radioso sorriso e sgrana ancora di più gli occhi come a volerla accogliere totalmente nella sua mente. <Ah, no?> il suo viso viene pervaso dal dubbio e dal pensiero. <Non mi piacerebbe star male dici? Chi lo sa! Potrei trovarlo piacevole alla fine.> ride con quella vocina acuta e neutra che impedisce di comprendere per davvero il sesso del ragazzino che ora va a passarsi la lingua sul labbro inferiore per raggiungere e stuzzicare quelle cuciture che stanno al di sotto. Per qualche minuto rimane assorto in quel gesto mentre i pensieri vorticano senza una ragione e alcun controllo. <Magicissimo!> esclama di colpo come se la ragazza l’avesse svegliato di botto da un sonno profondissimo. <Esattamente, sono una Carpa Koi, non vedi le mie pinne e i miei colori sgargianti e particolari??> la guarda aspettandosi seriamente una risposta affermativa, perché nei suoi occhi c’è segno di divertimento e di gioco, ma quel che dice sembra che per lui/lei corrisponda alla realtà. Un bambino all’apparenza felice, estroverso, a cui effettivamente non importa nulla del pensiero altrui, e si ritrova davanti una ragazza sconosciuta dai deliziosi capelli rosa e un sorriso gentile e simpatico che rende di buon umore il ragazzino. <Le Carpe Koi riescono a nuotare controcorrente, sai? E appena riescono a risalire il Fiume e a raggiungere la Porta del Drago, si trasformano in enormi Dragoni Immortali!> esclama allargando le braccia e dimenticandosi del suo panino per il momento. <Un giorno anche io mi trasformerò in un Dragone.> sposta lo sguardo sul villaggio e di colpo regna la serietà su quel viso pallido, è come se all’improvviso qualcuno abbia messo l’interruttore su off e gli abbia spento ogni emozione felice e positiva senza un perché apparente. Stringe con forza il panino tra le mani e ne strappa un altro morso con forza e violenza. <Tu invece cosa sei?> domanda verso la sua unica interlocutrice.

17:35 Tenshi:
 Il bambino allarga gli occhi. Occhi vivi, grandi, che richiamano il colore del… sangue. Quello spalancarsi dei suoi occhi vermigli, provoca uno strano disagio alla genin, rafforzato dalle parole di lui, il quale afferma di poter trovare piacevole lo star male. C'è qualcosa che la rosata non riesce a cogliere dietro a quel viso e a quella voce innocenti. Nonostante ormai sia abituata a parlare con le persone, ancora non riesce a capirle completamente. < Uhm.. io non lo troverei per nulla piacevole. Non mi piace il raffreddore >, direbbe, scuotendo il capo da un lato all'altro. Il ragazzino, adesso, va a torturarsi le cuciture poste sul labbro inferiore. Ancora una volta, la genin si chiede cosa siano. < Sono belle. Le cuciture, intendo >. Il colore rosso del filo risalta sulla pelle nivea del bambino, marcandone i lineamenti. Ne è sicuramente affascinata, ma, di nuovo, pensa che ci sia qualcosa dietro a quella spensieratezza e, soprattutto, dietro quel filo rosso. < Sì! Sì, adesso vedo le pinne ed i colori sgargianti >. Con l'indice della mancina, indicherebbe il braccio destro di lui. Sta al gioco, vedendo che, con poco, il piccolo riesce a divertirsi. Così come lei. Nonostante il senso di inquietudine che le scorre dentro, le parole di lui la rendono di buon umore. < Davvero? Non sapevo questa storia! >. Quanto è bella l'immaginazione dei bambini. Anche lei, da piccola, riusciva ad immaginare altri mondi. Colorati, tutti rosa, pieni di dolci e fate. Lo faceva per evadere dalla situazione in cui, in realtà, si trovava. < Allora diventerai fortissimo! >. Si rivolge a lui al maschile, credendo, a questo punto, che si tratti veramente di un ragazzino. Lo sguardo del bambino si sposterebbe ora sul villaggio, che si espande davanti a loro. L'espressione di lui, diverrebbe di colpo seria. Come se non ci fosse nessuna traccia di emozioni. Né positive, né negative. Questo porta la Senjuu ad inclinare il capo verso la spalla sinistra. Starà pensando a qualcosa? Ha qualcosa che lo fa star male? Per il momento, sorvola sull'argomento, non volendo essere fin da subito pressante nei confronti di lui. Eccolo però, che riprende a parlare. < Io? Mmmm… > mormorerebbe. Sì, c'è qualcosa che la rispecchia, pensandoci. < Io sono una ninfea! Vedi, ho i capelli rosa >. Con la mancina, indicherebbe la chioma rosata. La ninfea è il suo fiore preferito. Cresce in ambiente acquatico, a differenza degli altri fiori. Un fiore solitario, lontano dagli altri, che, nonostante l'ambiente in cui vive, cerca di resistere. < Che ne dici se nel frattempo ci spostiamo su quella panchina laggiù? >. Girerebbe il busto, indicando una panchina dietro di lei, situata al di sotto di un grande albero. [Chakra off]

17:55 Shutsunryoku:
 E’ una bella ragazza dopo tutto, con un viso perfetto e gli occhi celesti come l’acqua di un limpido lago. Nemmeno ci prova, Lui, a capire le persone, non rientra nei suoi interessi e si lascia guidare dal puro divertimento e istinto personale, facendo ciò che vuole dove vuole e quando vuole. <Effettivamente il raffreddore è fastidioso, non è solo dolore, ma si fa fatica a respirare e si fa fatica a fare le cose. Inoltre con la febbre si è più deboli e non è di certo piacevole!> è ancora di buon umore in questo momento, ancora non c’è stato quello spegnimento totale, e anzi osserva la ragazza con occhi ancora più sgranati e raggianti per la frase che lei va a dirgli. <Davvero le trovi belle?> non era mai capitato che qualcuno le trovasse belle o affascinanti, tutti si soffermano sempre sul fatto che siano state dolorose, tutti colti dalla preoccupazione su chi possa aver cucito la pelle di un bambino, per poi essere disgustati e inquietati dalla risposta. <Sei l’unica a vederle come le vedo io allora!> con l’indice e il pollice destro va a toccarsi una cucitura sul braccio destro, afferrando quel filo rosso e sollevandolo appena, tirando e osservando come la pelle si alzi in quel punto incurante del dolore e del fastidio ma sorridendo ancor più ampiamente. Non sa se poi la ragazza abbia parlato e indicato il braccio destro per puro caso fortuito o se davvero abbia visto le pinne dell’ormai conclamato ragazzino, sta di fatto che è proprio lì, dove ci sono le cuciture, che sono presenti i colori e le pinne tanto elogiate dal bambino, rendendolo ancora più euforico. <Devi leggere di più sui miti! Questa storia è scritta in ogni libro sulle leggende.> solleva il dito indice con fare saccente e divertito. <Più che forte, sarò un Dragone!> per lui è qualcosa che va al di là della semplice forza ma è ancora troppo immaturo per riuscire a dare un nome alla potenza che ha in mente. Ed è ora che l’espressione del bambino muta e cambia con una forte virata, mangia con violenza il suo panino fino a finirlo mentre l’ascolta rispondere alla domanda. Senza rispondere si gira e inizia a camminare verso la panchina indicata dalla ragazza più spigoloso rispetto a prima. <Ninfea… un bellissimo fiore che sguazza nel putridume.> si siede sulla panchina e la fissa con tristezza e rabbia. <E’ così che ti vedi? Consideri tutto questo un putridume?> e con questo indica il villaggio sotto di loro mentre sgambetta.

18:29 Tenshi:
 Il ragazzino sembra felice nel sentire i complimenti della genin. E, a sua volta, anche lei ne è contenta. < Sì, mi piacciono molto > esclama, con tono pacato. Adesso, sa bene che dietro quelle cuciture si nasconde del dolore. Ma non solamente dolore fisico. E' qualcosa di più. Qualcosa di oscuro, qualcosa che quel bambino si porta dentro e che, probabilmente, riesce ad esternare solo in quel modo, con quel filo che gli attraversa la pelle. Adesso è sempre più incuriosita. Vorrebbe sapere la sua storia. Sapere quello che ha passato e quello che sta attraversando adesso. Non per giudicarlo con occhi indiscreti. Non per dirgli se è giusto o sbagliato cucirsi la pelle e farsi del male. Semplicemente, per aiutarlo. Per essere da sostegno ad un bambino così apparentemente felice, ma così fragile, come lei. Per colorare il mondo di lui con nuovi colori, così come avevano fatto gli altri con la rosata. Il bambino dai capelli bianchi, andrebbe poi a sollevare una parte del filo rosso, osservando la pelle sollevarsi a sua volta, proprio nel punto da lei indicato. < Vuol dire che leggerò qualche libro e poi ne parleremo insieme! >. Un sorriso, di nuovo, si allarga sul viso chiaro della genin. < Hai ragione, un Dragone è un Dragone >. A questo punto ecco l'espressione del bambino divenire seria. Egli si gira ed inizia a camminare, senza dire nulla per qualche secondo, verso la panchina indicata dalla rosata. Lei lo segue, camminando al suo fianco, con il braccio destro piegato, per continuare a riparare entrambi dalla pioggia. Si siede, dopo aver ascoltato le parole di lui. < No, non considero tutto questo putridume. Anzi, un giorno, farò risplendere questo villaggio, ancor più di adesso. Però… sai, il mondo è pieno di cose negative >. Forse le sue parole potrebbero non apparire chiare. Però, lei adora il suo villaggio. Ed il suo obiettivo è quello di proteggerlo, da ogni cosa. Anche a costo di dare la sua stessa vita. Magari è un obiettivo strano, visto con gli occhi degli altri. Magari potrebbe sembrare un obiettivo suicida. Però è ciò che da senso alla sua vita. Lei vive per quelle persone. Per salvarle dal putridume in cui si trovano. Dalla solitudine. E da tutto ciò che di cattivo ci sia in questo mondo. Così come era stata salvata lei stessa. [Chakra off]

18:50 Shutsunryoku:
 Ogni parola di lei si trasforma in un raggio di sole sul volto del ragazzino, quelle cuciture condivise lo fanno sentire meno allontanato e più compreso, gli danno quello che gli è mancato a lungo anche se è in questo mondo da effettivamente pochi anni rispetto alla ragazza. <Di solito la gente pensa tutt’altro. Non è che mi importa, eh! Però questa è una nuova sensazione veramente SUPER!> esclama gridando di colpo e sollevando le mani verso il cielo pronte ad afferrare nulla, la così detta aria fritta. <Perché non provi anche tu? Hai mai provato questo?> indica le cuciture e ora quegli occhi scarlatti sembrano bramare qualcosa di più sinistro, si avvicina a lei con lo sguardo sgranato e il sorriso stoicamente ampio. <Eh? Eh? Hai provato? Forse potremmo raggiungere insieme una nuova forma… forse potresti sentire quello che sento io! PROVIAMO??> si protende verso di lei, è entusiasta di aver trovato qualcuno che potrebbe godere del dolore insieme a lui. <Parlarne insieme…> la guarda senza credere alle sue orecchie. <Quante cose potremmo condividere…> sembra assuefatto da qualcosa che sia un’idea o un pensiero o un desiderio. Dopo quel lungo silenzio durante il quale se ne sta seduto in ascolto, molti pensieri ed emozioni sono cambiate in quella piccola testa, lo hanno portato ad essere taciturno, triste ed arrabbiato senza una valida ragione. <Lo so, ci sono tante cose negative, però dipende da come le si guarda.> lascia cadere la testa in avanti poggiando il mento contro il petto e lasciandola ciondolare per un po’, tenendo le mani appoggiate sul bordo della panchina e lascia ondeggiare le gambe che non toccano terra. Rialza la testa di colpo e con l’indice e il pollice della mano destra forma un cerchio che poi va a mettere davanti all’occhio come una specie di monocolo. <E’ tutto molto diverso così e le cose negative diventano positive, e quelle positive diventano negative! Esattamente come intendi far risplendere questo villaggio?> si gira verso di lei chiudendo l’occhio sinistro e l’ammira attraverso quell’improvvisato monocolo ed ecco che torna a sorridere. <Ah! Vista!> grida di botto e cerca di afferrare la mano libera della ragazza con entrambe le sue manine, cercando di afferrarla con poca gentilezza e fare forza, per quanto non possa competere con lei. <Vuoi vedere cosa ho visto?> se possibile le terrebbe ancora la mano e la osserva con occhi grandi grandi, e una bocca grande grande che si apre con quell’espressione speranzosa, gioiosa ma anche sinistra perché non sbatte molto spesso le palpebre.

17:29 Tenshi:
 Con entrambe le mani, va a chiudere l'ombrello, poggiandolo sulla panchina, alla sua destra. < Io credo che queste bellissime cuciture abbiano un significato nascosto >. Ne è sicura: dietro quelle strane cuciture ci sarà sicuramente qualcosa. Magari qualche paura. Qualche dolore. Oppure, semplicemente piacere. Non lo sa di preciso. Ma qualcosa deve aver portato il ragazzino a riempirsi il corpo di esse. < Non ho mai provato >, dice, osservando la reazione del piccoletto. Le iridi vermiglie sono sgranate ed il sorriso più ampio del solito. C'è qualcosa di macabro in quell'espressione. Qualcosa che scuote la Senjuu a volerne sapere di più. Che la spinge, ancora una volta, a salvare una persona. E forse, in questo caso, l'unica cosa che può fare è stare al gioco. Abbassarsi a quel bambino, essere al suo stesso livello. Pensare con la sua testa e provare le stesse sensazioni. Magari, in quel momento, avrebbe capito di cosa avesse bisogno il ragazzino dai capelli argentei. < Mmm... sai cosa? Voglio provare! Forse, in questo dito mi starebbero bene. Possiamo farle rosa? >. Con l'indice della mancina, indica il dito medio della mano gemella. Non vuole spingersi oltre, per il momento. D'altronde, sarà sicuramente doloroso. Ma è proprio quel dolore che, forse, legherà lei a quel bambino. Magari, è proprio il dolore stesso che quelle cuciture rosse nascondono. < Hai ragione. Potremmo condividere molte cose. Ma abbiamo dimenticato la cosa più importante di tutte! Non abbiamo ancora condiviso il nostro nome... Io sono Tenshi > sorride, facendo una piccola pausa < Tu come ti chiami? >. Lei crede che il primo passo per conoscere una persona, sia proprio il nome, che, spesso, ne rispecchia la personalità. Evita, per il momento, di dire il proprio cognome. Non le sembra un dato rilevante. Osserva, poi, i movimenti del ragazzino, il quale, con le dita della destrorsa, va a formare un monocolo, poggiandolo sull'occhio. < Non lo so ancora. Magari, lo riempirò di ninfee e pitturerò tutto di rosa >. Il tono è sicuramente ironico: ciò che sta facendo è proprio pensare come una bambina, anche se il suo lato più maturo resta ugualmente vigile. < E poi, voglio salvare tuuuutti quanti >. Con la testa, annuisce più volte, enfatizzando con l'intonazione della voce quel 'tutti'. Quella frase è stata pronunciata con leggerezza, ma quello, salvare tutti, è proprio il suo obiettivo. Non importa da cosa, non importa da quale sentimento, non importa da quale solitudine, da quale disgrazia, o da chi. Vuole semplicemente portare la pace nel cuore della gente. Il bambino a questo punto la guarda con un occhio solo, attraverso il monocolo improvvisato, facendo un sorriso. Lei sorride a sua volta, ricambiando. Poi fa una risatina nel sentire le parole di lui e lascia che gli afferri la mano, senza opporre resistenza. La presa, non sembra essere esattamente quella di un bambino. La stringe, con forza. Anche se è comunque sopportabile, dato che è abituata a quel genere di cose. Azrael-sensei le aveva decisamente fatto cose ben peggiori di una stretta alla mano. < Cosa hai visto? >. La Senjuu lo guarda con aria interrogativa: non per la domanda, bensì per l'espressione che il bambino ha in volto. Ancora una volta, si nota qualcosa di macabro, inquietante, sinistro. La rosata, però, è calma. Non ha paura, anzi, il suo sguardo ceruleo è tranquillo. Anche se le avesse fatto qualcosa, se la presa fosse diventata più forte, avrebbe potuto reagire. Ma, ovviamente, non è quello che vuole fare. [Chakra off]

17:59 Shutsunryoku:
 Quella ragazza gioca bene le sue carte ed sicura di quello che fa e cosa deve fare per poter creare un qualsiasi tipo di legame con questo ragazzino albino. <Certo che ce l’hanno.> quelle cuciture hanno diversi significati ma per il momento non vuole e non ha nemmeno voglia di starli ad elencare tutti quanti. <Eccome se ce l’hanno!> però ribadisce con forza ed entusiasmo quel concetto, trasudando una certa gioia nel sapere che quella ragazza è dalla sua parte. L’espressione dell’albino sembra denaturalizzarsi sempre di più, provando un piacere e un’impazienza che non fanno altro che crescere sempre di più, fino ad arrivare al loro picco maggiore quando la ninfea decide di assecondarlo. Occhi che diventano sempre più grandi tramutandosi in uno specchio perfetto della sua gioia e devianza. Raggiante per aver trovato una compagna <Rosa? Direi che si può fare! Almeno si lega ai capelli!> esclama allargando le braccia e immaginando già il dito della ragazza ornato a dovere. <In questo modo saremo legate… saremo legate per SEMPRE!> tutto questo per lui ha un fascino e una importanza che va al di là di qualsiasi altra cosa, persino la vita stessa. Vuol dire condividere quello che c’è di più intimo e profondo in lui e non ha problemi a farlo, va da sé che dirle il proprio nome non diventa affatto un problema a questo punto, ma è così impronunciabile che persino il ragazzino lo storpia a dovere. <Mi chiamo Shukuyoto!> se ad ogni persona dice un nome diverso è un problema ma non manca di aggiungere una cosa importante. <Koi invece è il mio cognome! Esattamente come la Carpa Koi! Per questo l’ho scelto!> scegliersi un cognome non è una cosa tanto comune, di solito è il nome che può variare ma lascia intendere che non ha famiglia e non ha origini almeno a lui conosciute. <Per riempirlo di ninfee dovresti allagarlo! Non male come idea fooorte! E dopo ne diventerò il Re!> abbassarsi al livello del bambino per il momento funziona ma chissà per quanto, non si può sentire quanto fragile sia quella condizione e quanto un minimo passo falso potrebbe distruggere tutto, come per esempio quelle parole. Il ragazzo si rabbuia un’altra volta. <Tutti quanti? Proprio tutti tutti? Anche i cattivi? E salvarli da cosa?> è un nobile obiettivo quello della ragazza che non subito viene compreso dal bambino che cerca conferme e risposte ad alcune domande che gli sono venute in mente e che le ha appena fatto. Tuttavia ora ha visto qualcosa di così incredibile che gli fa mettere da parte questo discorso, ora vuole stringere la mano della ragazza con le sue e non appena lei dimostra di voler sapere, lo sguardo vermiglio del giovane si abbassa sulla mano e cerca di puntare le unghie dei suoi piccoli pollici sul dorso della mano della ragazza, mentre con le altre dita tiene e sostiene la mano afferrata. Cerca di infilzare le unghie nella pelle e con forza graffiarla lentamente e profondamente per farle uscire del sangue. Ci mette talmente tanta concentrazione e forza che la lingua del piccolo fa capolino dalle labbra per lo sforzo e le manine tremano tutte.

18:46 Tenshi:
 Il bambino ammette che quelle cuciture abbiano un significato. La rosata ha fatto centro. Ne era sicura. Non avrebbe provato tutto quel dolore per procurarsele, senza nessun motivo. Nessuno lo avrebbe fatto. Nessuna persona normale, almeno. 'In questo modo saremo legate… saremo legate per SEMPRE'. Era questo a cui la Senjuu cercava di arrivare. Essere legate, così da capire cosa si nasconda dietro quella strana espressione del volto… della bambina?! A quanto pare è una ragazzina, e la genin l'aveva scambiata per un maschietto. Non sarebbe stato facile capirlo subito. Anzi, se non glielo avesse detto lei, non l'avrebbe mai capito. La ragazzina, poi, non ha problemi a rivelargli il suo nome ed il suo cognome. < Mmm… allora va bene se ti chiamo Koi, visto che lo hai scelto tu? Ti si addice molto, bella scelta >. Adesso è tutto un po' più chiaro alla mente della genin. Il cognome lo ha scelto lei stessa. Ciò vuol dire che non ha una famiglia, un clan a cui appartenere… non ha radici conosciute. Un'orfana. Anche la rosata è orfana per entrambi i genitori, ma ha sempre avuto un tetto sopra la testa ed una famiglia, anche se non perfetta come quella delle favole. Era stata cresciuta dai nonni, i quali non la facevano uscire quasi mai di casa, per paura del giudizio della gente. D'altronde, secondo tutti, era proprio Tenshi la causa della morte di sua madre e dell'allontanamento del padre. Lei era stata una disgrazia che aveva rovinato tutto quanto. Adesso, le distanze tra le due sembrano quasi appiattirsi ed avvicinarsi. Due orfane, senza nessun legame con la vita che le circonda. Due vite dolorose che, proprio in quel momento, sembrano venirsi in contro. Non sa ancora il passato di lei, ma sente, adesso, di esserle più vicina. Di avere qualcosa in comune. Il dolore. La solitudine. Magari, sperimentati entrambi in modi diversi. < Sì, sarebbe bellissimo >. Un mondo rosa, un mondo sereno, un mondo in pace. Chissà se un giorno avrebbe potuto contribuire a questa causa. < E allora io diventerò la Regina >. Annuisce, nuovamente, con il capo. Però, di colpo, nota che qualcosa è di nuovo cambiato. L'espressione della bambina sembra farsi triste, seria, rabbuiata. Quelle parole, quelle domande, le riportano alla mente un incontro con una kunoichi di Kusa, avvenuto tre anni prima. Kouki Yakushi, questo il suo nome, le aveva chiesto la stessa identica cosa. Un déjà-vu. Una storia che si ripete, in due diverse situazioni. Lei ci aveva provato, da allora, ad affilare le unghie. A non essere sempre buona. Ma... è difficile cambiare la natura delle persone. Fa un cerchio con la mano destra, portandola all'occhio corrispondente. < Le cose negative diventano positive, se guardate da un'altra prospettiva. Vale anche per le persone >. Abbassa la mano, adesso, poggiandola sulla gamba destra. Lo sguardo è rivolto in un punto indefinito, davanti alla due. < Voglio salvarle dal buio che hanno dentro >. Ancora una volta, le parole della Senjuu potrebbero apparire vaghe. Ma sa bene che i bambini hanno molta immaginazione. Sa bene che Koi interpreterà le parole di lei al meglio. Poi, lo sguardo viene portato sulla mancina, stretta tra le piccole mani della ragazzina. Le unghie della piccola, vanno a piantarsi nella pelle chiara della genin. Un sussulto, fa tremare la sua mancina. Ma non la sposta, lascia che Koi faccia la sua mossa. Le lascia spiegare cosa ha visto. Cosa ha dentro. Comincia a graffiarle la pelle, dalla quale inizia ad uscire del sangue. Dolore. Dolore è tutto ciò che Koi vede. Un dolore macabro, decisamente diverso da quello della rosata. Ma pur sempre dolore. E la lascia ancora fare. La lascia esprimersi. Lascia che il suo dolore venga fuori. Una lacrima righerebbe il viso della Senjuu. E non per quel graffio e per la pelle lacerata, no. Ma per il buio che la bambina ha dentro. Spontaneamente, allungherebbe la mano destra, libera, verso la bambina. Ciò che fa adesso, è circondarla con il braccio. La abbraccerebbe, qualora Koi glielo permettesse. Non sa come potrebbe reagire la bambina. Potrebbe arrabbiarsi, respingerla, urlare, scappare via. E non sa come tirare fuori quel buio, come spazzarlo via. L'unica cosa che le viene in mente, è quell'abbraccio. Il capo verrebbe poggiato sulla spalla di lei, qualora quell'abbraccio ancora si protraesse. Poi, sussurrerebbe delle parole, se la bambina non l'avesse già respinta. < Sai, Koi è un cognome bellissimo > farebbe una pausa. Probabilmente, si starà chiedendo cosa c'entri proprio adesso quel discorso. Perciò, continua, spiegandone il motivo. < Non è solo la Carpa Koi. 'Koi' significa anche… amore >. Molta enfasi è posta sull'ultima parolina. L'amore. Ciò che ha salvato la genin. Ciò che ha colorato il suo mondo [Chakra off]

19:17 Shutsunryoku:
 Quel bambino si è tradito in modo molto semplice e nemmeno se n’è reso conto, il motivo è semplice perché era troppo preso dall’euforia del momento, così tanto che per un istante il suo subconscio ha cercato di lanciare una richiesta alla ragazza, forse una richiesta di aiuto. <Puoi chiamarmi come vuoi, per me non è un problema!> la bambina continua a mascherarsi da bambino senza demordere, tanto non lo sa quello che Tenshi ha appena dedotto. <Vorrei tanto essere una Carpa Koi, quindi Koi va bene.> sorride con quel largo sorriso soffocando e nascondendo tutto ciò che riguarda il suo essere, una piccola creatura che si mostra in un modo e che nasconde la vera realtà delle cose senza sapere se voglia condividerle del tutto oppure no. Sa che però vuole giocare e farlo per sempre, non prende nulla realmente sul serio come meccanismo di difesa, ma sta sperimentando ancora e presto troverà un modo personale per affrontare tutto quanto. <Io Re e tu Regina, conquisteremo il mondo!> prende fiato e gonfia il petto per poter poi urlare al vento: <E DIVENTERO’ UN DRAGONE!!> convinto al 100% e solleva anche le braccia al cielo in un impeto di superiorità. Questo momento passa veloce e lo porta a cercare delle risposte riguardo all’obiettivo della ragazza, e lei le risponde citando il bambino stesso e questo lo porta a fissarla in maniera strana con gli occhi spalancati ma vuoti anche se il sorriso torna prepotente. E’ un sorriso finto e morto, quegli occhi vuoti nascondono un’enorme distesa scura. <Oh.> commenta solamente piegando la testa da un lato. In quello stato d’animo ora graffia profondamente il dorso della mano di Tenshi e ne osserva il sangue far capolino, brillante e scarlatto. Non si smuove quando avverte quell’abbraccio ma solleva lo sguardo confuso. <Cos’è?> mormora impietrito, il gesto lo conosce anche ma non conosce però il sentimento che la ragazza ci sta mettendo e che lo cataloga come abbraccio e non come violenza. <Non è vero.> risponde in maniera apatica a quell’appunto che viene fatto sul nome Koi. <Non. E’. Vero.> scandisce le parole e poi di colpo cercherebbe di staccarsi da lei ma senza togliere la presa sulla sua mano. <E’ MALE!> e cerca di abbassare la bocca sul dorso della mano già graffiata per tentare di morderla. Cerca infatti di prendere coi denti la pelle del dorso della mano di Tenshi e stringere con tutte le sue forze per staccarle quel lembo a morsi cercando di sfogare quell’impeto di rabbia e furia tutta sulla ragazza come un animale selvatico.

19:52 Tenshi:
 La ascolta esultare. La vede divertirsi. E la genin ride, osservando la scena. Guardando come è bello essere bambini. Come è bella la spensieratezza, l'immaginazione. Le parole di lei, però, le fanno cambiare espressione. Un sorriso quasi forzato, occhi vuoti, spenti, che rispecchiano il buio che la bambina racchiude dentro. Le espressioni ed i sentimenti della bambina cambiano molto velocemente. E' come se fosse un pendolo impazzito, che non sa verso dove tendere, verso dove ruotare. E la genin è incapace di coglierli, di fermarli nella loro avanzata. Un attimo prima, esulta perché vuole diventare un dragone, un attimo dopo, si incupisce, si rabbuia. La Senjuu, che non ha mai capito le persone, non sa come risolvere la situazione. E quell'abbraccio, quelle parole sussurrate, sembrano solo peggiorarla. Cos'è? Cos'è quel sentimento che la rosata prova nei confronti di Koi? Non è amore. Non è neanche dispiacere. E' semplicemente compassione. Un dolore condiviso, ma in modi diversi. Ma questo, come dovrebbe spiegarglielo? Non risponde, perciò alla domanda, continuandola a stringere con il braccio destro. < Sì che è vero > ribatterebbe lei. Poi, la bambina cercherebbe di staccarsi. E la rosata, le lascia fare anche questo. Lascia la presa, allontanando il braccio dal suo esile corpicino. Poi, la bocca di lei, si avvicinerebbe alla mancina della genin, cercando di morderla. E la rosata resta lì, ferma, immobile, guardando la scena, con le dita che si contraggono per il dolore della pelle lacerata. E' diventata una bestia. Ha bisogno di sfogarsi, e quello è il metodo che ha trovato in quel momento. Prenderla a morsi, sfogando la rabbia su di lei. < Conosco anche io il dolore, cosa credi? >. La mancina ancora tesa verso la bambina, gli occhi puntati su quelli vermigli di lei. Il tono e l'espressione sono tremendamente seri. Non vi è traccia di emozioni nel viso. < Pensi che basti questo per farti stare bene? Pensi che così il buio che hai dentro andrà via? O forse vuoi solo rafforzarlo? Vuoi sprofondare nel buio? E' così? Vuoi diventare cattiva? Perché sai, le cose positive, diventano negative, viste da un'altra prospettiva >. Le sta parlando in maniera adulta. Perché quella che ha davanti non è una bambina come tutte le altre. Quella bambina che ha davanti, ha sperimentato troppe forme di dolore per essere considerata tale. [Chakra off]

20:23 Shutsunryoku:
 Cos’è quel sentimento o cos’è quel gesto, il bambino non lo specifica e non trova nemmeno risposta. Rimane immobile a pensare e non pensare allo stesso tempo, lasciandosi trasportare da quelle emozioni impazzite come una mina vagante. E’ questo quello che è, un ragazzino imprevedibile che non sa da che parte girarsi e che prende tutto come un gioco. La vita è un gioco, le persone sono un gioco e le emozioni sono un gioco. La bambina divenuta un lui non si preoccupa di capire persone e sentimenti, sono cose che ha voluto tenere lontane da sé per evitare ulteriore dolore inutile. Non ribatte nemmeno più sulla parola Koi perché ormai la sua mente è partita per un altro percorso e non sembra intenzionata a tornare sul percorso principale e nemmeno a seguire un senso logico. Lui morde e i suoi denti lacerano la pelle della mano di Tenshi e a questo punto riesce ad assaporarne il sapore il sangue. Si bagna le labbra e cerca di farle altro male ma le parole che le vengono rivolte costringono il ragazzino a staccarsi dalla mano e alzare lo sguardo per guardare la ragazza. L’espressione è indurita dalla rabbia, la bocca giusto appena sporcata dal sangue e mostra i denti bianchi come una bestia pronta a ringhiare ed attaccare, sta tremando dalla furia che prova ma tutto a un tratto cambia e sorride. Torna quel sorriso ampio che mostra i denti sporchi di sangue e gli occhi si sgranano assoggettati all’estraniamento. <Parlami del tuo dolore, allora. Vediamo se è lo stesso che conosce questo ragazzino.> pronuncia lasciando anche la presa dalla mano appena finisce di ascoltare tutto quel discorso fatto con serietà, dove la ragazza gli parla in maniera più adulta e severa, considerandolo per quello che è e allo stesso tempo non è. <Non basta questo. Non bastano queste.> si indica le suture sulla pelle. <Non basta il gioco, non voglio la luce o il buio, a me piace ondeggiare e galleggiare.> continua a sorridere osservandola. <Ti sembro un bambino cattivo o un bambino buono?> infine ridacchia ciondolando sul posto, forma ancora una volta un cerchio con l’indice e il pollice e lo porta davanti all’occhio destro per vederci attraverso. Sta guardando Tenshi intanto che aspetta le sue risposte.

20:49 Tenshi:
 La rabbia pervade la bambina. La fa tremare, ansimante. Gli occhi vermigli di lei sono puntati sulla genin, mentre la macina è ancora tenuta fra le sue piccole mani. L'espressione ancora dura, macabra per il sangue che cola dalle labbra. Ma, ad un tratto, ecco che cambia di nuovo, senza motivo apparente. Le sorride. Le mostra i denti bianchi, macchiati adesso del sangue della rosata. Il volto della Senjuu, invece, rimarrebbe impassibile. Fermo nella sua posizione. < Il mio dolore, mh? Il più grande dolore che ho sperimentato nella mia vita è la solitudine >. Adesso che la presa si è allentata, allontana la mano destra, poggiandola sulla gamba corrispondente, con il palmo verso l'alto. Il sangue continua a venir fuori, mentre sente la pelle pulsare. Con la mancina, prende il polso della gemella, stringendolo con forza, cercando di bloccare la fuoriuscita del sangue. < Non mi è mai piaciuto stare da sola. Io non ho mai fatto nulla di sbagliato, eppure la gente mi evitava. Mi guardava dall'alto in basso, schifata >. Lo sguardo è rivolto sulla propria mano, la quale continua a pulsare incessantemente. < Ondeggiare? Galleggiare? E dove? Nel vuoto della tua anima? >. Poi, alla domanda della bambina, lascia la presa del polso destro. La destrorsa, ancora grondante di sangue, prende la forma di un cerchio e viene portata, a fatica e tremante, all'occhio, proprio come sta facendo la ragazzina. E la guarda anche lei, attraverso di essa, mentre il sangue che sgocciola le riga violentemente il volto. < Non vedo né una bambina buona, né un bambino cattivo >. Di proposito, si rivolge a lei sia al femminile che al maschile. La bambina non sa chiaramente chi o cosa vuole essere. Vuole, semplicemente, ondeggiare. E, così, la Senjuu, a questo punto, non la definisce né una bambina, né un bambino. < Vedo semplicemente una persona indecisa, in cui vi è sia del buono sia del cattivo. E, a volte, uno dei due lati prevale sull'altro >. Continua a guardarla da quella prospettiva, proprio come sta facendo la sua interlocutrice. [Chakra off]

21:07 Shutsunryoku:
 Non gli importa se la ragazza non sorride più e se in lei è sparita ogni traccia di dolcezza, il bambino si diverte comunque e ora ondeggia nuovamente verso un altro stato d’animo, continuando a mutare senza redini. <La solitudine. Perché la gente ti trattava così? E ora?> sussurra con un gran sorriso, divertita e persa allo stesso tempo ma non sta cercando di capire perché non rientra nelle sue capacità attuali. <Io invece ho ucciso pur di rimanere solo.> si confida in quel modo inquietante gettando dei dubbi sulla sua stessa frase e su lui stesso, totalmente incapaci di sapere se sia la verità o un suo modo di dire e vedere le cose che lo circondano o che gli sono accadute. <Ma ora…> si guarda intorno e porta la mano destra al petto dove si trova lo sterno e qualche altra cucitura, di quelle che continuano dalla gola. <Ancora una volta non sono più solo e un ragazzo si è messo in testa di farmi da fratello maggiore.> e con l’introduzione appena fatta c’è da chiedersi se allora c’è pericolo che voglia uccidere anche lui per ritrovarsi nuovamente solo ma non ci sono abbastanza prove e parole per avvalorare questo possibile dubbio. <Il mio dolore è diventato un gioco ora.> sorride con maggior enfasi mostrando una gioia incontenibile e fasulla, una psiche corrotta in molti modi che ormai ha perso la strada di casa. <Ondeggio e galleggio in questa vita, vado da una parte! E poi dall’altra! Vado in altoooo… e poi in basso! Mi faccio trasportare per cercare un modo di evolvere!> non lo prende come un insulto il fatto che gli abbia detto che la sua anima è vuota, non importa in maniera particolare al ragazzino, ma ora in questo istante si rende conto che in un qualche modo quella ragazza ha visto il bambino e ne ha colto la bambina. Continua a fissarla attraverso al cerchio fatto di dita. <Sono un bambino a cui piace giocare, tutto qui.> il sorriso che poco prima si era spento per essere stato scoperto, ora torna anche se meno ampio rispetto a poco fa. <Dovresti anche tu sorridere più spesso!> abbassa la mano e porta sia la destra che la sinistra ad altezza bocca indicando il suo sorriso con gli indici delle mani. <La prossima volta che ci vediamo porterò il filo rosa.> conclude le sue parole ovviamente aspettandosi che Tenshi non si sia tirata indietro e solo ora si lecca le labbra e si pulisce i denti con la lingua per levarsi quel sangue di dosso ed assaggiarlo.

22:01 Tenshi:
 Ora, Koi sembra felice. Nuovamente. < La gente mi trattava così per tanti motivi. Dicevano che ho ucciso mia madre, che mio padre non mi voleva. Visto dalla loro prospettiva, non avevano tutti i torti… mio padre ha abbandonato mia madre quando ha saputo che stavo per nascere. E mia madre, Yuuko, è morta nel momento in cui sono nata. Per tutti gli altri ero un demone. E forse, continuo ad esserlo, chissà >. Fa una pausa, guardando il suolo davanti a lei. < Adesso ho trovato delle persone che mi hanno accettata per ciò che sono veramente. Non sono più sola > lo sguardo torna su quello della bambina. Istintivamente, nonostante la negatività di cui il discorso era pervaso, un mezzo sorriso le si disegna in volto. Per lei è difficile fare la severa. I suoi nonni lo erano sempre stati con lei. E non lo aveva mai sopportato. Non vuole fare lo stesso sbaglio con gli altri. Non sa perché Koi le stia facendo quelle domande. E, forse, non vuole neanche saperlo. Le basta che capisca che entrambe hanno qualcosa in comune. Che capisca che ci si piò fidare della rosata, nonostante ciò che è appena successo. < Beh, allora abbiamo ucciso entrambi >. Ha ucciso, pur di rimanere sola. Lo avrà fatto veramente? Cosa l'ha spinta a farlo? Magari non riusciva a sopportare la situazione in cui si trovava? Magari ha solamente ucciso i propri sentimenti? Ha ucciso la propria infanzia? < Manterrò il segreto >. Non è il momento giusto per chiederle chi o cosa abbia ucciso. Le basta che, pian piano, si stia aprendo con lei. Che non si faccia problemi a dire certe cose. < Allora, facciamo così. Quando questo tuo nuovo fratellone ti farà arrabbiare, vieni da me. Ci sfoghiamo insieme. Così evitiamo di ucciderlo, mh? >. Sta tornando serena. Sta tornando la Tenshi di sempre. La ragazza dai capelli rosa, con sempre il sorriso sulle labbra, anche se, ancora, è difficile mostrarlo nuovamente. 'Il mio dolore è diventato un gioco ora'. Sono le parole di chi non riesce più a distinguere le emozioni. Di chi non riesce più a distinguere ciò che è giusto o sbagliato. Di chi non sa più chi sia. Di una persona il cui unico scopo è... giocare. Giocare, fino a farsi male. Il tutto è confermato dalle parole che seguono. Ondeggia da una parte all'altra, come un pendolo. Un pendolo che non conosce la propria identità. < Hai ragione. Non mi piace proprio tenere il muso >. Un altro mezzo sorriso, torna sul volto della rosata, guardando la spensieratezza della bambina. Il problema è che non le importa sapere chi sia. Non le importa avere un'identità. Vuole stare così, sospesa. E questo la Senjuu lo ha capito. Abbasserebbe, adesso, la destrorsa, asciugando con la mancina il viso cosparso di sangue. Si alzerebbe dalla panchina, prendendo l'ombrello. < Ci tengo, non dimenticarlo. Magari, sistemeremo questo disastro > dice, alzando la mano destra a mezz'aria e guardandola ancora sgocciolare. < Adesso vado, si è fatto tardi. Vienimi a cercare in centro quando vuoi. Casa mia è da quelle parti >. La sta invitando a vedersi nuovamente. Non si tirerà di certo indietro. Avrà anche lei le sue cuciture. E cercherà, ancora, di aiutare quella bambina sopita a venire fuori. A brillare. < Ciao Koi >. Alzerebbe la mano sinistra, agitandola in segno di saluto. Aspetterebbe altre parole della bambina, se ce ne fossero, poi si volterebbe e andrebbe verso le scale. [END]

22:25 Shutsunryoku:
 Gli occhi di questa bambina tramutata si allargano assorbendo tutte le parole che vengono dette dalla ragazza color confetto. Le bocca si apre e mostra i denti sorridendo stupita e raggiante. <Per nascere avevi bisogno della vita della tua mamma. L’hai assorbita per poter venire al mondo e la tua mamma si è sacrificata per te.> ha un modo tutto suo di vedere ciò che circonda il suo essere. <Se lei non lo avesse fatto, tu non saresti nata, saresti morta.> la guarda e porta le mani sulle ginocchia nude. <C’è stato qualcuno che ha visto chi sei…> come anche Tenshi a quanto pare ha visto chi è questo bambino e ora inizia a fare delle similitudini, il cervello fa collegamenti così da portare il bambino vicino alla ragazza. <Entrambi abbiamo ucciso per vivere.> non dice altro, ha solo la consapevolezza di poter dire qualsiasi cosa a questa ragazza perché tanto lei manterrà il segreto e si fida per il momento, dopo tutto lei si è offerta di giocare con lui. Va bene così per il momento, ha trovato qualcuno che voglia legarsi a lui a modo suo, e quindi sta bene al ragazzino andare da lei quando l’improvvisato fratellone lo farà arrabbiare. <Va bene!> fortunatamente la ragazza torna a sorridere e anche il ragazzo amplia quel suo folle e sinistro sorriso, contento che comunque la ragazza sia tornata quella di prima, il tratto severo va bene ma non per molto tempo, poi anche il bimbo si potrebbe stufare. <Sei più bella se sorridi. Non vorrai mica essere una ninfea che appassisce!> quel fiore deve ancora rimanere bello in mezzo al putridume o come potrebbe lui divertirsi con lei? Ancora sorride. <Ti farò una bella sutura sulla mano! Me la farò anche io sulla sinistra, nello stesso punto, ma continuerò ad usare il rosso.> ammette tornando euforico per quanto andranno a fare insieme. C’è gente che si fa lo stesso tatuaggio, al bambino invece piace suturare la pelle. <Oh… va bene. Anche io dovrei tornare…> lascia in sospeso la frase e solleva una mano per salutare la ragazza che si allontana. <Ciao Ninfea!> la segue con lo sguardo a lungo fino a quando non scompare dalla sua visuale, poi torna a sgambettare su quella panchina e poi ci sale in piedi, saltellando e improvvisando un balletto per un po’, fino a quando non decide di andare a casa. [END]

Tenshi e Shutsunryoku si incontrano, per caso, sul monte dei volti. Da lì, ha inizio una lunga discussione, a portata di bambino, ma non troppo. Infatti, tutto viene preso dalla Koi come un gioco, anche lo stesso dolore. Dolore che entrambe scopriranno di avere in comune, seppur in modo diverso.