Giocata del 13/09/2019 dalle 09:51 alle 18:26 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Il sole è tramontato e si è portato dietro le tenebre delle quali la notte è padrona, esse si insinuano in ogni strada e in ogni casa, andando a porre la parola fine a quella lunga e faticosa giornata. Le tenebre si sono ormai fatte sentire anche nella casa dove Azrael vive con sua moglie Kaori e i loro figli, la notte viene per tutti e il sonno prima o poi prende possesso delle stanche membra di chiunque tocchi con le proprie labbra. Il Tessai non ne è immune anche se ultimamente ha avuto molto da fare e le preoccupazioni si sono ammassate sulle sue spalle per via dei Demoni a piede libero. Le giornate sempre più intense e piene di lavoro e responsabilità, mentre in casa bisogna badare a due piccoli terremoti, ma quella è una piacevole stanchezza almeno. Sono un paio di notti ormai che il Tessai è vittima di un sonno agitato, del quale al mattino, purtroppo, non ricorda nulla… ogni ricordo del mondo onirico svanisce lasciandogli solo una strana sensazione di inquietudine… questa sera però è ben diversa. Sarà la posizione della luna alta nel cielo, sarà per il giusto allineamento dei pianeti, sta di fatto che il Nara dorme ma non sarà una notte come tutte le altre. Gli occhi si sono ormai chiusi da pezzo, nel letto accanto a lui riposa la sua dolce metà: Kaori. E’ stupendo dormire accanto alla persona che si ama… il solo respiro di colei, o colui, che si è scelti per la vita, è un balsamo, concilia il sonno. Avere accanto a sé il corpo della propria amata fa sentire sicuri e protetti, i loro respiri, infatti, ormai agiscono all’unisono, lenti e profondi, i loro battiti sono un unico cuore. Ma qualcosa si insinua in quel quadro perfetto di immagini, silenzi e odori. Un tocco sembra sfiorare la guancia del Tessai, un semplice e delicato tocco… si, sembra il dorso di una mano che delicata percorre il profilo del viso perfetto del Nara. Un gesto d’amore da parte della propria metà… oppure no, c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che il subconscio di Azrael riesce a individuare. La mano di Kaori, lui, la conosce in ogni suo minimo particolare… conosce il modo in cui lei lo accarezza, conosce il suo tocco, le sue dita, le sue nocche, la sua palle… e quello che sta avvertendo adesso… non è la mano di Kaori. [Ambient – Trama Evocazioni per Azrael]
La notte è da sempre moltok cara ad Azrael. Durante la notte sij è sempre preso la libertà di andare in giro per le vie del Villaggio, nel silenzio e nelle tenebre, in diversi momenti della propria vita per fare diverse cose. Durante la pre adolescenza per rubacchiare qui e lì, durante il resto della sua vita per assicurarsi della sicurezza delle strate, talvolta per chiudersi nella sua tanto amata sala delle torture, ponendo fine alla vita di qualche povero malcapitato rimasto chiuso lì con lui per tutto il giorno. Ventiquattro ore con Yami. Nessuno vorrebbe ritrovarsi in una situazione simile, per finire poi appeso nel suio ufficio sotto forma di macabro disegno. Altre notti, invece, ha dormito. Talvolta tranquillo e talvolta preso da incubi feroci che non glij consentivano la possibilità di riposarsi correttamente ed adeguatamente. Nell’ultimo periodo questo è stato il tenore delle sue ore notturne, steso a ltto e intento a girarsi e rigirarsi per cercare di scacciare pensieri negativi e terrorizzanti provenienti dai più reconditi angoli della sua mente malata. Da svariati anni a questa parte, però, un solo ed unico elemento è stato comune ad ogni singola nottata trascorsa dal Tessai. Kaori. La sua dolce ed amata Kaori che lo ha accompagnato sia nel semplice pensiero, durante qualche ronda notturna o qualche missione che lo vedesse lontano da casa, o con la sua presenza su quel talamo dalle lenzuola scarlatte. Ed anche in questo momento leij è lì, dormiente, col petto che s’alza e s’abbassa lentamente, scandendo il ritmo di un sonno piuttosto pesante ed inoltrato. Il volto totalmente rilassato, candido, angelico. Totalmente diverso da quello del Nara, che si contorce in smorfie di tanto in tanto provocate da pensieri e turbamenti. Si sta agitando, cambiando spesso il fianco d’appoggio, arrotolando e stropicciando sotto di sé il corredo vermiglio del letto, mugolando inconsapevolmente alla ricerca del sostegno della donna che ama. Che questi siano i suoi reali movimenti o che siano soltanto presentinel suo inconscio al punto tale da confordersi con la realtà delle cose non gli è dato saperlo. Fatto sta che, nel momento in cui avverte bruciante il desiderio di consolazione da parte della Hyuga, avverte distintamente una mano carezzargli il viso. Una carezza che ne ripercorre lo zigomo, la guancia, seguendo la linea della mascella. < Mmh—Kaori… > Mugola distrattamente, tenuto ancora stretto dalle braccia di Morfeo, salvo poi rendersi conto, qualche istante dopo, che qualcosa non va. La mano che gli sta sfiorando il volto non ha il consueto calore di quella della Dainin, non ne ha la medesima consistenza, non gli scatena le medesime sensazioni. Lo lascia inquieto, forse addirittura più di prima, percepire la mano di un’altra donna sulla pelle, sul viso. E sarebbe in questo momento che aprirebbe gli occhi di scatto, cercando di portare la mano all’altezza del tocco che avverte estraneo, cercando di afferrare quell’ipotetica mano straniera per il polso. Silente, rapido, minaccioso e predatore. Degno del nome e della fama che in questi anni ha guadagnato. Cercherebbe con lo sguardo attorno a sé, dapprima tentando di rendersi conto della presenza o meno della Hyuga al proprio fianco, successivamente cercando di identificare quella presenza che tanto lo ha allarmato e che lo costringerebbe, adesso, ad una posizione seduta sul letto, con la mano stretta attorno a questo ipotetico polso, pronto a scattare e a distruggere qualunque cosa possa anche solo idealmente nuocere a se stesso o alla sua famiglia. [ C off ]E’ stupenda la notte, non è vero? Così calma, rilassante, portatrice di consiglio, si dice, ma anche di pensieri e riflessioni. A volte la notte anziché portare sollievo, può portare angoscia e paure, l’essere umano scivola in uno stato di auto riflessione che lo porta a scoprire parti di sé che magari non voleva sapere di avere. Potrebbe portare a risvegliare ricordi lontani, pensieri penosi, tormenti e addirittura paranoie. Quando si dorme si è vulnerabili. Quando si dorme si è nudi… totalmente nelle mani di chiunque, nonostante i sensi di un Tessai possano essere ben più sviluppati e regalare quindi un sonno leggero. Ma quando il pericolo viene da dentro? Quando il pericolo corrode la psiche e la mente, come si fa ad essere vigili ed attenti? Molto spesso la notte ghermisce e prende senza che la sua vittima se ne accorga. Sogno e realtà potrebbero mischiarsi come una tavolozza di colori a volte armonica, altre volte disordinata. Schizzi di colore in giro. Pezzi di realtà che macchiano qua e là le pareti del proprio mondo, intervallati da assaggi di surreale, ed è una continua lotta tra di loro. Il Nara è tormentato. Nonostante sia un Tessai e l’essere più potente che ci sia in circolazione, non può che essere inquieto. Riuscirà mai a proteggere tutte le persone che ama? La sua amata… i suoi figli… la sua allieva… gli amici. Ambisce che quel tocco gli porti sollievo, inconscio desiderio di ricevere una consolazione dalla donna della quale si fida di più al mondo, alla quale affiderebbe se stesso senza remore. Eppure quel tocco no… non è il suo. Il tocco è freddo e crea in lui sensazioni profonde che aveva seppellito dentro di sé ormai da troppo tempo. Gli occhi vengono aperti di scatto, neri come l’onice, profondi e bellissimi, e il primo schizzo di questa nostra tavolozza viene dato. Sogno o realtà? Il Nara con un colpo di reni si mette seduto e veloce quanto un predatore cercherebbe di afferrare quella mano estranea, un polso immaginario appartenente a una donna che non è Kaori. Ma ciò che il Nara afferra è solo aria e nient’altro. Non c’è nessuno con lui in stanza, nessuna presenza estranea… allora cos’è quell’inquietudine che striscia lungo la spina dorsale, risale la schiena e crea piccoli brividi di… paura? Impossibile. Perché mai Lui dovrebbe provare un simile sentimento? O forse si. Guarda al suo fianco… il letto è vuoto, Kaori non è stesa a dormire accanto a lui. Un silenzio talmente irreale da sembrare assordante sconquassa le orecchie del Tessai. Sul materasso vi è la forma del corpo dell’amata, sul cuscino può chiaramente vedere la forma, l’incavo, che la testa della donna creerebbe se fosse sdraiata lì… ma lei non c’è. Che rumore fa il silenzio? Un battito d’ali. Azrael lo può percepire… un leggero battito d’ali, piccolo, delicato, e gli sembra di intravedere qualcosa di ancora indistinto che svolazza via dalla stanza e si tuffa nell’oscuro corridoio. "Vieni." Un sussurro che sembra appartenere alla sua testa, non è né maschio né femmina, ma lo invita… e poi il silenzio si unisce a un odore metallico che il Nara dovrebbe ben conoscere. Sangue. [Ambient – Trama Evocazioni per Azrael]
la mancina del ara gli si avvicina al volto, le dita si stringono per lambire con forza quella che pensa sia una mano reale, femminile, ma affondano nel vuoto, nell’aria. Il busto del Tessai si alza di scatto per notare come non vi sia assolutamente nessuno di estraneo all’interno della stanza. Un sogno. Deve essere stato soltanto un sogno. Per quanto quel tocco gli fosse parso reale non è possibile che vi sia un qualcosa che i di lui occhi non sono in grado di vedere, un pericolo che non sia in grado di percepire. Eppure sente di dover essere in allerta. Proprio come il momento in cui un estraneo gli impresse il marchio, iniettando in lui chakra maledetto, esterno a quello che naturalmente circola nel suo corpo, così in questo momento ha l’impressione che qualcuno al di fuori di sé stia immettendo il sentimento della paura nella sua mente, nel suo corpo. la prova, ma non ne comprende il motivo, non riese a razionalizzarla. < Un incubo, Azrael. > Mormora tra sé e sé, piano, provando a raccogliere profondamente aria nei polmoni per gettarla fuori dalle labbra semi chiuse. < Solo un incubo. > Ripete ancora una volta, passando le mani fra gli scompigliati capelli corvini. Sono le parole che gli ripete sempre Kaori e che, oramai, prouncia anche da solo, per richiamare la forza e la sicurezza che la Hyuga gli infonde. Ella, però, era al suo fianco. Possibile che non si sia svegliata dopo uno scatto tanto repentino da parte del Nara? Il capo si volge laddove si aspetta di trovare la serafica figura della donna che ama, salvo scoprire di essere totalmente solo in quella stanza. Le iridi s’allargano di puro terrore ed il viso si tende di scatto all’altro capo della stanza, seguendo il suono del battito d’ali. No riesce bene a comprendere di cosa si tratta, ma è dij certo sua la colpa di quell’inquiietante silenzio, di quell’insormontabile solitudine. In maniera piuttosto istintiva va richiamando le forze psichiche e fisiche all’interno del suo corpo, senza bisogno di sigilli o di tempo eccessivo. La psichica s’addenserebbe al centro del cranio, una nube nera all’altezza del terzo occhio, quella fisica formerebbe in maniera del tutto analoga una chiazza bianca all’altezza dell’addome, poco gli ci vorrebbe per sospingere le due energie al plesso solare, laddove potranno iniziare a vorticare rapidamente, inseguendosi e rifuggendos sino a raggiungere una commistione, un miscugio ed un’unità che le racchiuderebbe in un unico nucleo, da cui i dipanerebbero infiniti filamenti cerulei che collegherebbero quella massa centrale ad ogni singolo punto di fuga sparso nel suo corpo. se vi è un pericolo, deve certamente essere pronto ad affrontarlo. Con la rinnovata energia donata dal suo chakra seguirebbe con gli occhi il volo di quell’essere, ne percepirebbe chiara la voce ella mente, scandagliando nella propria memoria per cercare di paragonarla ad un suono che ha già conosciuto, ma nulla di cui abbia fatto esperienza combacia con quella singola parola. Ciò che lo terrorizza, però, è la direzione che quella sta prendendo. Non si dirige in direzione delle scale che portano ai pieni superiori e a quello inferiore, ma s’addentra nel corridoio, ove sono situate le camere dei figli. Ken, Seto, Shiori e Kouki. Celere s’alza dal letto, scattando in direzione della porta, reggendosi allo stipite per compiere una curva stretta il più rapidamente possibile e seguire il percorso di quell’entità che tanto lo terrorizza. Le labbra ritratte a scoprire i denti, l’espressione animalesca e ferale. Non appena si ritrova dinanzi la stanza dei gemellini gli basta un colpo secco della mano per spalancare l’uscio e gettare uno sguardo all’interno della camera. L’odore di sangue gli punge solo ora le narici, allarmandolo al punto tale da appesantire il suo respiro come se stesse sostenendo il peso di un monte intero, faticando molto più di quanto il suo corpo potrwebbe permettersi. Il cuore pulsa in maniera frenetica e dolorosa, portandolo ad abbassare il busto leggermente in avanti, come se il battito cardiaco gli porti un peso ed una pressione sul costato tali da arcuarlo in avanti. Se non avesse trovato i suoi figli più piccoli esattamente così come ricorda di averli lasciatti solo poche ore prima, proseguirebbe la sua corsa lungo il corridoio, ripetendo il medesimo atto per Ken. Infine resterebbe la stanza di Kouki. Giunti fino a questo punto la mente del Tessai sarebbe confusa, anebbiata, al punto tale da non riuscire nemmeno a ricordare se la Special Jonin avrebbe passato la notte in casa con loro o a Kusa, senza neanche riflettere per un singolo istante che con la tecnica della Dislocazione potrebbe raggiungerla o raggiungere la stessa Kaori. Aprirebbe anche la sua porta e se il risultato dovesse essere lo stesso delle precedenti stanze si lascerebbe andarw ad un ringio furioso e frustrato, gettandosi alla rincorda di quella creatura alata, per vedere sin dove lo avrebbe condotto e cosa avesse intenzione di fare. [ impasto chakra – c on ]Certo è solo un incubo, e se invece non lo fosse? Lui ora è solo in quella stanza, il letto ancora caldo laddove doveva esserci Kaori, e quel silenzio irreale rende tutto ancora più nefasto. Non ci sono pianti, non ci sono passi, parole, nessun rumore che lasci intuire che la donna si sia alzata per andare in bagno, ad esempio. Nessuna luce, solo quella soffusa della luna che filtra dalle finestre, che rende quell’ambiente spettrale ed abbandonato. La voce invita, la creatura alata svolazza nel corridoio… il Nara fa quindi la prima cosa che ogni ninja dovrebbe fare quando fiuta il pericolo: impastare il chakra. Le forze psichiche e fisiche di Azrael riescono a unirsi e mischiarsi in quel connubio di bianco e nero che dona all’uomo ben più forza e potere rispetto a prima. La spinta che sente arrivare dal suo chakra lo fa sentire vivo, sembra così dannatamente reale e tangibile che no, non può essere un incubo. Lo scatto dell’uomo gli permette di raggiungere la porta, ma non il battito d’ali che presto si allontana nell’oscurità del corridoio rendendosi difficile da scorgere alla vita del Nara. Strano. Ma ora l’uomo non ha tempo per questo e si fionda con l’ansia e il peso crescente divorargli il cuore e i polmoni, e con un colpo secco dischiude la porta della stanza dei gemelli. Seto e Shiori. Vuota, i letti sfatti, odore di sangue. Altri battiti d’ali, ma questa volta sembrano essere di più, potrebbe cercare di scorgerne la fonte, ma le creature non sembrano farsi vedere. "Vieni." Ancora quel sussurro, ma l’uomo non si ferma, corroso dall’angoscia che gli chiude la gola e lo rende carico di sentimenti. Rabbia si fa largo, la forza di un animale ferale che ringhia in difesa del territorio e della famiglia. Un’altra porta viene aperta, ma di Ken non c’è traccia, allo stesso modo anche nella stanza di Kouki è tutto vuoto, il letto sfatto da però presumere che la ragazza fosse lì. Sei solo, Azrael. Una consapevolezza che si fa sempre più strada dentro di lui, mentre vengono vagliate le spiegazioni logiche che venendo escluse una dietro l’altra, lasciano spazio ad una sola e unica verità. E la creatura alata? Sparita nel nulla. Lui la cerca, la rincorre, ma se dovesse ritornare sui suoi passi allora potrebbe scorgere delle macchie sulle pareti del corridoio, ce ne sono due e hanno forma umana, è come se si fossero stampate su quel muro, immortalate come statue di cenere dipinte: una parrebbe la silhouette piccola ed esile di una ragazza e l’altra di un ragazzo, entrambi sembrano essere stati inceneriti mentre tentavano un qualsiasi approccio di attacco e difesa da qualcuno. "Vieni." Ancora una volta quel sussurro, ma ad attirare l’attenzione del Nara ora sarebbe ancora la stanza dei gemellini, poiché gli sembrerebbe di intravedere un movimento, qualcosa che vi entra e che riesce a scorgere solo per pochi istanti, e nel frattempo quel silenzio diventa sempre più assordante, composto da tanti battiti d’ala sempre più frenetici e sottili. [Ambient – Trama Evocazioni per Azrael]
Nessuno. Non c’è nessuno. Kaori, Ken, Seto, Shiori, Kouki. Si trova da solo in quella casa, l’unica altra forma di vita, capace di emettere suono e di avere anche una voce sono quelle creaturine alate. Insetti? Uccelli? Non saprebbe dirlo con precisione, i bordi delle figure risultano sfocati, come se fossero soggetti ad una distorsione spaziale. Le mura del corridoio gli paiono più strette, il pavimento sembra abbassarsi, vorticare togliendogli l’equilibrio, il soffitto sembra crollare, cadergli addosso assieme al cielo stesso. Dinanzi a lui non v’è più nulla, ma alle sue spalle due figure si stagliano sulla parete, rasenti ad esse, rafiguranti due figure, maschile una e femminile l’altra, intenti a far qualcosa di cui il Nara non si capacita e a cui non sembra fare molto caso. Non gli importa. È trommpo confuso. Ogni singolo battitok d’ali che avverte gli si riverbera nella mente, avvolta in un ronzio assillante, che lo porta a pochi passi dalla pazzia. Lo riporta ad anni prima, quando Kenbosho prese possesso della sua psiche, imponendogli il ticchettio di un orologio per ogni singolo istante in cui fosse stato sveglio. Sarà di nuovo lui? Sarà un genjutsu? Un incubo particolarmente efficace? È la sua arroganza, oltre ai nervi tesi, che lo portano a non considerare queste ipotesi. Non tenta il rilascio illusorio, non tenta forzatamente di svegliarsi. Se è qualcuno di esterno a sottoporlo a quella tortura glij strapperà personalmente le viscere dal ventre, se è solo colpa di un incubo, del suo inconscio, allora lo affronterà senza tirarsij indietro. Il fatto che tutto ciò possa essere reale, invece, lo terrorizza al punto tale da ignorarlo totalmente. Qualcosa lo attrae veso la stanza dei gemelli e, prima addirittura che possa rendersene conto, le leve inferiori scattano in quella direzione. Si staglierebbe all’entrata della stanza, guardando dentro, alla ricerca del responsabile di quell’inferno o la figura dei piccoli. < So che c’è qualcuno, deve esserci qualcuno! > Direbbe, sela situazione non fosse mutata in maniera tale da fargli dare un volto ed un’identità a quanto sta vivendo. < Vieni tu, piuttosto! Affrontami, cazzo! > La voce si alza, gli occhi si infiammano, il petto glij brucia, laddove giacciono le tre tomoe che formano il sigillo maledetto. < Lascia stare la mia famiglia se non vuoi vedermi *davvero* arrabbiato… > Queste ultime parole verrebbero sussurrate a denti stretti, faticosamente, come se chiosarle gli causasse uno sforzo fisico non indifferente. Brucia e scalpita quel chakra a lui una volta estraneo, ma che ora ha imparato a controllare in ogni sua singola sfaccettatura, che attende solodi avere un bersaglio per scatenarsi. [ C on ]Dubbi e paure affollano la mente del Tessai, ma si fa strada anche la rabbia e la determinazione, la voglia di affrontare tutto questo, l’ira e l’angoscia di un padre che sente il pericolo gravare sulla pelle dei suoi figli, la ferocia di un animale consapevole che qualcuno sta facendo, o magari vorrebbe, fare del male alla sua dolce metà. Frustrazione, forse, e cieca voglia di far suo il responsabile e fargli rimpiangere il giorno in cui è nato. Ancora una volta le leve inferiori dell’uomo scatta in una sola e precisa direzione, riuscendo a raggiungere l’entrata della stanza dei gemelli ma questa volta c’è qualcosa di diverso. La realtà muta davanti a lui, si fonde con il sogno e le illusioni, inconcepibile quello che sta accadendo, eppure nella stanza, in un angolo, ci sono altre macchie. La forma sfumata e incenerita di un’ombra di donna che stringe a sé altre due piccole macchiette, due piccole creature. E’ il quadro straziante di una donna che ha tentato il tutto per tutto, che fino all’ultimo ha cercato di donare protezione e amore ai suoi figli. Come se qualcosa, o qualcuno, li avesse inceneriti sul posto, lasciando di loro solo un ricordo. L’odore del sangue si unisce alla puzza di bruciato, ed ecco quindi che la stanza si riempie nuovamente di quei battiti d’ali, migliaia di… farfalle. Sono bellissime e dai colori più cangianti, alcune presentano eleganti code di rondine, altre no, alcune sono più grandi delle loro sorelle, e svolazzano, magnifiche. Emanano non solo tutta la loro magnificenza, ma sembrano portare con sé profumo di antico e venerabile, esse si muovono e vanno a ricoprire per intero quelle macchie, le avvolgono, posandosi, riempiendo quella forma di donna coi due bambini, continuando a sbatacchiare le loro ali. <Vieni.> questa volta non è più un sussurro nella sua mente, ma una voce così reale che il Nara potrebbe sentire provenire chiaramente alle sue spalle. Una voce di donna. Così melliflua, maliziosa… oh, si, Azrael potrebbe riconoscerla, fa parte di un suo passato che ha sepolto, la sente scivolare nel suo sangue. <Fammi sentire tutta la tua rabbia, si.> sembra pronunciare con desiderio sempre quella stessa voce alle spalle del Tessai, un soffio, si sente il suo sorriso, il suo profumo. [Ambient – Trama Evocazioni per Azrael]
Le figure sulla parete le ha quasi ignorate, non volendo in alcun modo capire cosa potessero essere, ma nel momento in cui s’affaccia alla camera dei gemelli e nota quella figura femminile colta nel tentativo di proteggere i bambini, la consapevolezza lo colpisce violenta. Le figure i cui spettri cinerei si stagliano sulle pareti dell’abitazione sono la sua famiglia, che ha tentato di difendersi da una minaccia sconosciuta, ma di cui son rimaste solo quelle macabre silhouette. Il terrore si mischia alla collera e alla cieca furia del Tessai che vede innanzi a sé volare una miriade di farfalle dalle fattezze più disparate. Coprono la parete, il ricordo grigiastro della sua famiglia. Resta impietrito, inerme innanzi a quegli animali che paiono voler quasi banchettare con le paure del Nara, di un Nara che non comprende assolutamente cosa sta accadendo, fin quando… < Mh? > Una voce, una voce che non è aicuo di aver sentito bene, ma che nel suo tono, nella malizia, nella crudeltà che la caratterizza, riesce a scatenare il ricordo di una ed una sola persona. Gli occhi gli si sgranano, la bocca si schiude per un attimo, la bocca secca ed incapace di articolare parola per qualche breve istante. < Ma-mamma… > I suoni escono strozzati dalla sua gola, mentre il giovane non s’azzarda a voltarsi, mentre fa sua la consapevolezza di quel che sta accadendo. Cercava un volto, un’identità e l’ha appena ottenuta. Ju Nara. È lei che sta provocando tutto questo, lei che, pur da morta, tormenta in questa maniera suo figlio. Il figlio con cui ha gaciuto, il figlio che ha preso in giro, il figlio da cui farsi uccidere. L’ha uccisa, vero? È certo di averle perforato la gola col proprio chidori, di averla sentita spirare, di averla sepolta. E allora perché par essere alle sua spalle, più viva che mai? Non importa. A questo punto più nulla importa. Non è più tempo di pensare, riflettere, razionalizzare, non riesce più a far funzionare la propria mete come al solito. È il momento in cui è l’istinto a prendere il sopravvento. Dal lato sinistro del suo petto il marchio maledetto comincerebbe a brillare tra sfumature di nero e viola, ruotando come fosse vivo, iniziando a prender possesso della pelle candida del giovane. Motivi tribali neri gli screzierebbero il busto, avvolgendogli la schiena, il busto, le braccia, sino a risalire il collo e fermarsi sotto i di lui occhi. Occhi che diventano totalmente neri, iride, pupilla e sclera che si uniscono in un unico abisso nero, la voce muta sino a divenire infernale, demoniaca e grottesca. Si volta, a questo punto, non tanto per fronteggiare la donna che sente alle di lui spalle, ma per caricare la propria gola di chakra fuuton, ricoprendone le corde vocali. Potenzierebbe così la sua gola col chakra maledetto che si confonde con quello dell’elemento scelto. Non la vede realmente, non è neanche interessato a sapere se è realmente lì, oramai non ha più alcuna importanza, tutto quel che sente di dover fare è di liberare quell’immensa ed infinita rabbia che sente dentro di sé. E sarebbe ora il momento di liberare il chakra caricato nella sua gola, spalancherebbe la bocca, dando così libertà più che alla sua voce al tormento della sua anima. I pugni stretti, il volto totalmente distorto in un urlo dalla potenza inimmaginabile, una eco che potrebbe sentirsi fin fuori i confini della stessa Konoha che non gli sentirebbe urlare altro che un semplice e liberatorio. < VATTENE VIA! > [ Impulso maledetto I – Baraoda – C on ]Esatto, proprio così. Quella è la sua famiglia che ha tentato una difesa impossibile, ma come è potuto succedere? Non ci sono domande e nemmeno risposte abbastanza esaustive, semplicemente è quello che sta accadendo ora, in questo momento. Il Tessai ha chiesto un volto, gli è stato dato una voce, ma quella è stata più che sufficiente. Sei stato accontentato. L’uomo pronuncia quel nome, quel vincolo che lo ha sempre legato a quella donna, una madre che forse non avrebbe nemmeno diritto a definirsi tale. <Vieni.> gli ripete, ancor più maliziosa. <Non ti servono loro, quando puoi avere me. Raggiungimi.> crudeltà che si ciba di quelle parole, che siano vere oppure distorte, non importa, perché il Tessai ha già perso il controllo, se così si può dire. Il segno maledetto pulsa sul suo petto andando a liberare tutta la sua potenza, e i disegni tribali percorrono il suo torace, le braccia, il collo… il nero si mischia al viola. Egli perde il controllo e gli occhi si fanno completamente neri, come quelli di un demone ricolmo d’ira. Quando egli si volta verso la donna, lei è là come un essere realmente esistito, coi suoi capelli neri e gli occhi d’onice, perfetti. Bella, magnifica, si atteggia conscia di non avere imperfezioni, se non fosse per quella gola, recisa, distrutta, dalla quale sgorga il sangue rosso scarlatto che lentamente cola sul suo corpo nudo, dalle forme che purtroppo il Nara conosce. La donna allarga le braccia, il sorriso ferale e famelico, gli occhi che brillano di quella follia che si tramuta in piacere quando il colpo del Tessai pare raggiungerla. Intorno a lei ci sono loro: le farfalle, quelle stesse farfalle che sembrano seguirla, o è il contrario? Non è dato saperlo e nemmeno è di interesse alcuno al momento. Tutta la rabbia del Tessai viene concentrata in quell’unico urlo, alto, liberatorio, imperioso, demoniaco. Quell’urlo sembra che gli stia consumando tutte le energie, e intorno a lui l’ambiente muta: il corridoio inizia a svanire, la stanza intorno a lui comincia a ruotare, le pareti ondeggiano e le farfalle iniziano a svolazzare tutte intorno a lui, sono tante e aumentano… riempiono l’ambiente lasciando che il Nara riesca a focalizzarsi e a vedere solo lo sguardo della donna. Poi… un colpo. Una specie di strattone sembra lanciare il Nara in avanti, all’improvviso e con violenza, gli occhi ora sembrano aprirsi per la prima volta in quella notte e sopra di lui c’è il soffitto della sua stanza. Sotto… il proprio letto, morbido, che condivide con sua moglie Kaori. Intorno a lui il silenzio è scandito dal profondo respiro della donna che gli giace accanto. Un sogno? Un incubo? Che sia finita adesso? Dopo tutto Kaori sembra essere nuovamente nel letto con lui, nella metà da lei utilizzata, dona la schiena al marito, il lenzuolo a coprire il profilo del corpo e i neri capelli sparsi sul cuscino. [Ambient – Trama Evocazioni per Azrael]
Il marchio riveste per larga parte il suo buso, le braccia ed il viso, ma soprattutto si è totalmente insinuato nella sua mente, nella sua anima. In questo stato non è più l’Azrael che tutti conoscono, ma una sua versione leggermente diversa, non necessariamente incontrollata, ma che certamente supera i suoi limiti. In questo momento il suo potenziale è quasi massimizzato, sarebbe in grad di distruggere un Villaggio intero, di abbattere persino un Bijuu. Eppure la donna che ha di fronte sembra quasi godere del suo colpo, di un colpo che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Come abbattere un nemico che non viene minimamente sfiorato dalla sua massima potenza? E.. quelle farfalle. Quelle farfalle che la avvolgono, che poi avvolgono anche il Nara stesso, la sua voce che lo esorta a seguirla, ad abbandonare tutto per andare da lei, per raggiungerla. Dove? Dove si trova in quel momento? L’ha uccisa, l’ha eliminata. Quella ferita ancora aperta all’altezza della gola ne è testimone, ancora le bagna il resto del corpo di sangue. La sola visione di quella donna, quel demone infernale, lo porta a boccheggiare, a sentirsi prosciugato, al punto tale da sentirsi letteralmente sbalzato via da una forza misteriosa. E poi più nulla. Riapre gli occhi nella sicurezza della propria camera, nella comodità del proprio letto, al fianco di Kaori. La osserva, ne ripercorre il profilo, cercando di non svegliarla col suono del proprio respiro affannato, col battito accelerato del proprio cuore che gli martella nel petto. La mancina passa sul volto, asciugandolo del sottile strato di sudore freddo che lo ricopre, ruotando poi il capo cercando di riambientarsi, di rendersi conto se sia realmente tutto a posto, dopodiché sceglie di alzarsi. Si solleva lentamente dal letto, prendendo un profondo sospiro, dirigendosi verso il bagno privato e interno alla camera matrimoniale. Si dirigerebbe al lavandino di marmo nero, di fronte lo specchio, per sciacquarsi il viso con delll’acqua fredda, raccogliendo poi l’asciugamano bianco e morbido per passarlo sulla pelle per asciugarsi e, poi, fermarsi e guardarsi allo specchio, dritto negli occhi scuri che tanto lo caratterizzano, che tanto lo riconducono alla madre che ha appena veduto in sogno. < Cosa diamine è appena successo… > domanda sottovoce, conscio del fatto che il suo riflesso, non potrà dargli una risposta.Si, è tornato nella sicurezza della sua stanza, nel suo letto, accanto alla donna che ama e che amerà per sempre. Un incubo dunque, che ha ripercorso un ramo del suo passato andando a risvegliare un demone sopito, un demone che non dovrebbe essere stuzzicato. Quell’incubo è stato veramente molto vivido, dannatamente reale, tanto che gli potrebbe persino sembrare di sentire ancora l’odore del sangue, il battito d’ali, quella voce… ma è tutto passato, certo, ora ne è uscito. Si alza dal letto cercando di non svegliare Kaori, la quale si rigira appena nel letto sotto le lenzuola, delicata e angelica come sempre, una bambola così perfetta. Il Tessai dunque raggiunge il bagno interno della loro camera e si prende quei momenti per sé, per recuperare il controllo del proprio corpo e del proprio animo. Può tirare un sospiro di sollievo se lo vuole e rinfrescarsi il viso da quello strato di sudore che il sonno agitato gli ha concesso. Nel frattempo nella stanza si sente un fruscio, suono di lenzuola che vengono scosse e lasciate cadere a terra, quel leggiadro rumore che il materasso produce quando qualcuno si alza e ci si mette seduto. <Azrael, amore… va tutto bene?> la voce di Kaori, dolce, serafica anche se macchiata dal sonno e da una leggera preoccupazione di non trovare il marito accanto a lei. Il suono dei suoi piedi nudi che lo raggiungono al bagno, alle sue spalle. <Un incubo? Solo un incubo.> continua a chiosare lei, mentre andrebbe ad abbracciare l’uomo da dietro, cingere il suo busto con le sue braccia esili e delicate, le mani che percorrerebbero il profilo dei muscoli del petto. Il mento della donna si poserebbero sulla spalla sinistra del Tessai, trovando un amorevole e dolce incavo, come se fossero fatti per stare così, insieme. E’ lei, la sua Kaori, il suo tocco. Azrael da quella posizione non vedrebbe solo il proprio riflesso nello specchio, ma anche il volto della moglie… i suoi capelli neri… e gli occhi color onice, scuri, profondi, languidi di desiderio. No, non è Kaori. La donna andrebbe a sollevare lentamente il braccio per andare a puntare il dito indice sullo specchio, posandolo su quella superficie. <Tu sai dove trovarmi. Le farfalle…> sussurra all’orecchio del figlio, ormai la voce è sicuramente quella di Jun. Lo specchio si crepa con un suono assordante, ferisce le orecchie e ancora una volta un colpo secco riporterebbe il Nara a riaprire per una seconda volta gli occhi, la sensazione è come se non respirasse da una vita. Ancora il soffitto della sua stanza, ancora nel suo letto… sogno e realtà si sono fusi, che ora sia realmente sveglio? Si… Kaori dorme al suo fianco, i suoi capelli viola le circondano il viso. Ti sei svegliato, finalmente, e una farfalla, ora, svolazza via, fuori dalla finestra, allontanandosi da quella casa. [Ambient – Trama Evocazioni per Azrael][END]