Ceniamo insieme, oggi

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con Tenshi, Rin

03:58 Rin:
  [>Ramen Ichiraku] Questa giornata, che tanto per la cronaca è stata l'ultima giornata d'estate, è stata parecchio strana. Noi alle cose strane ci approcciamo sempre con semplicità, quindi, nel sentire il suo stomaco lamentarsi, ha deciso che avrebbe affrontato tutto con una bella ciotola del ramen migliore del mondo. Ha notato come la pioggia imperversa in quel di Konoha, le nuvole grigie che coprono il cielo e la luna, guardando dalla finestra della sua stanza. Con un tirar su del naso, ha chiuso la cerniera della felpa e, armata del suo ombrello rosso, ha superato l'uscio di casa. Che dire, cammina per le strade come la ragazzetta felice che è, gli stivali che calpestano le pozzanghere con il loro passo leggero e il sorrisetto che le dipinge il viso. Ai pochi e impavidi presenti, si mostra come la quattordicenne che è, bassetta e magrolina immersa in un vestiario comodo, e di conseguenza largo. La felpa che indossa è bianca, blu è il cappuccio e qualche dettaglio qua e la, mentre a fasciarle le gambe sono dei pantaloni di tuta neri. I capelli mori, dal taglio corto, vengono attentamente riparati dall'acqua, e le ricadono disordinatamente sul viso morbido. Questo, difatti, è dai lineamenti ancora infantili, le labbra sono sottili e il naso leggermente all'insù. La pelle diafana mette in risalto il colore degli occhioni ridenti: un grigio scuro quanto le nuvole che coprono il cielo. Finalmente, arriva al chiosco, e si china per poter entrare - il braccio reggente l'ombrello ancora in strada, nel chiuderlo e scuoterlo un paio di volte. <Ichiraaaakuuuu> lo chiama e lo saluta, rinnovando il sorrisone, prima di prendere posto al bancone. Anche sta sera, per via della pioggia, i clienti sono pochi - si direbbe quasi che non c'è nessuno - per questo trova posto su uno degli sgabelli centrali. Ripone l'ombrello di fianco a sé, incrocia le braccia sul bancone, e ci appoggia una guancia <Sono stanchissima, Ichiraku-san> lagna, in direzione del vecchio, mentre lui si mette a preparare ciò che a breve le servirà. C'è da dire che la pioggia ha dato tutta sé stessa: per quanto dalla testa fino poco sotto le spalle sia asciutta, da lì fino ai piedi, è completamente fradicia. Gonfia le guancie, distogliendo un attimo lo sguardo, ed è un mormorio leggero adesso <Non so nemmeno da dove dovrei cominciare...>

03:59 Tenshi:
  [Chiosco Ichiraku] Anche quella sera alla genin non andava di cucinare e per di più era stanca di mangiare il solito riso bianco, per cui un'idea le era venuta in mente: un bel piatto di Ramen da Ichiraku. Perciò era uscita di casa, dimenticandosi però un oggetto importantissimo: l'ombrello. Infatti, piove a dirotto e la Senjuu sta correndo per le strade di Konoha, cercando di ripararsi sotto i davanzali delle varie abitazioni, invano. Indossa una salopette di jeans blu, con al di sotto un top a maniche corte nero, che ora risultano inzuppati d'acqua. Anche i lunghi capelli rosa, tirati leggermente all'indietro da una fascia nera sulla quale vi è la placca metallica con il simbolo di Konoha, sono zuppi. La fortuna è che l'essere bagnati fradici in una sera di fine estate non è poi così spiacevole, dato il caldo ancora costante. Ai piedi, ora bagnati, ha dei semplici sandali neri da ninja, mentre, al polso destro, ha legato il suo inseparabile nastro rosso. E' un nastro particolare quello: vi è cucito, con del filo bianco, il nome di lei, Tenshi, e, dalla catenina che lo tiene legato, pende una pietra verde a forma di angelo. Finalmente arriva al chiosco e, spostando la tendina di ingresso, dice < Permesso! >, per poi entrare all'interno. Goccioline di acqua scivolerebbero dai propri vestiti e capelli, andando a bagnare il pavimento. < Ecco... m-mi dispiace, ho dimenticato l'ombrello a casa > annuncia, grattandosi la testolina con la mano destra. Decide, così, di legarsi i capelli grondanti d'acqua con il nastro rosso che tiene al polso, in uno chignon alto e spettinato. I clienti non sono molti e la genin trova subito posto accanto ad una ragazzina, arrivata prima di lei. < Posso sedermi qu- > e, prima che la domanda venga conclusa, la rosata focalizza meglio il suo sguardo sulla ragazzina accanto a lei. Capelli castani, occhi grigi, magrolina ed alta ad occhio e croce quanto lei. Un episodio, accaduto esattamente due giorni prima, durante la presentazione del decimo hokage, le torna in mente. Potrebbe affermare, quasi con certezza, che si tratti della stessa ragazzina che l'ha travolta, mentre era alla ricerca di una 'Piccola Hyuga'. Ma, cosa ancor più importante, le ricorda qualcuno. L'espressione della genin si fa interrogativa, nel cercare di capire dove abbia già incontrato quella ragazzina che adesso ha davanti. Capelli castani, occhi grigi, magrolina. Un sentimento nostalgico le avvolge il cuore. Possibile che... < R-Rin? >. Il tono di voce alterato, gli occhi cerulei spalancati a fissare la ragazzina. Si tratta proprio di lei? O sta sbagliando persona? [Chakra off]

04:00 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Rimarrebbe in quella posizione ancora qualche attimo, persa nei pensieri che ha e inondata dagli odori della cucina. Rannicchiata in questo modo sul bancone, sembra quasi più piccola di quanto è. Anche il rumore della pioggia, che batte sulla strada e sui tetti del Villaggio, la rilassa, eppure, l'espressione vagamente imbronciata permane. Dapprima, il capo si alza, poi le braccia si sciolgono, e i gomiti scivolano lungo lo spigolo del bancone. Si raddrizza, insomma, forse riportata alla realtà dall'ingresso di Tenshi - che ancora non si gira a notare -, stropicciandosi un occhio con la mano chiusa a pugno. Farebbe, quindi, per voltarsi verso la nuova arrivata, così da poterle rivolgere un cordiale inchino di saluto - ma nel momento in cui la ragazza, ormai arrivana al proprio fianco, le parla, la deishi la vede in viso. Improvvisamente, si blocca. L'attenzione, prima di tutto, va ai capelli - che sono rosa. Soltanto poi, andrebbe agli occhi - che sono verdi, ed è più che sicura che quegli occhi verdi li ha già visti in giro. Che dire, gli occhioni scuri della minore si sgranerebbero leggermente, nel notare il tutto, le labbra schiuse. A confermare i suoi dubbi, non è soltanto l'espressione analoga che vede sul viso altrui, bensì il sentirla pronunciare il proprio nome. Dire che sembra una statua di gesso è dire poco. Completamente impietrita, non riesce a distogliere lo sguardo da quello altrui, e le ritornano in mente le parole dello Hyuga. Le ritorna, anche, in mente, di quando l'ha vista di sfuggita durante l'annuncio alla piazza principale -sarà colpa della fretta che aveva se non l'ha riconosciuta quel giorno? Le mani, che erano rimaste ferme a mezz'aria, si poserebbero sulle proprie gambe. Quindi, lentamente, farebbe per voltarsi in direzione della Genin con tutto il corpo, ruotando sullo sgabello su cui è seduta. Adesso, non sarà difficile per la rosata notare come gli occhioni grigi stiano diventando lucidi, e anche parecchio, mentre le labbra si piegano in un sorriso carino di sollievo - e forse, anche qualcosina in più. Annuisce alla maggiore, confermando di essere Rin, e soltanto dopo un altro attimo di silenzio, la destrosa andrebbe a formare un arco in aria, prima di atterrare sul proprio capo. Il sorriso spuntato poco fa si colora di impacciataggine <E io che mi stavo scervellando come una matta per capire dove potevo trovarti...> e al fine del dire, una risatina bassa.

04:00 Tenshi:
  [Chiosco Ichiraku] Gli occhi grigi della ragazzina sono anch'essi sgranati. La studiano, cercando di riportare alla mente i particolari della rosata. Adesso va a girarsi completamente verso la genin; l'espressione è quasi sollevata, felice, marcata da quel sorriso e dagli occhioni lucidi. Qualche secondo di silenzio prima che la minore annuisca, confermando di essere proprio lei, e prenda parola. La mano destra della genin viene portata davanti alle labbra, il tutto contornato da un'espressione sbalordita. E' proprio Rin. Rin Senjuu. L'ultima volta, ed anche la prima, in cui l'aveva vista risaliva a circa tre anni fa. < I-io... credevo che non ti avrei più rivista >. Si erano incontrate al dojo del loro clan, l'unica volta in cui la rosata era stata lì. Stava per uscire dal dojo, quando un uomo ed una bambina la bloccarono. Quella bambina era proprio Rin. Sua cugina. Anche gli occhi della genin, adesso, risultano lucidi, con una nota di azzurro che fa da contorno alle pupille dilatate. La mano destra si abbassa, per tornare al proprio posto, lungo i fianchi. < Sei... cresciuta > balbetta. Il viso, seppur ancora infantile, non è più quello di una bambina. L'altezza, simile a quella della Senjuu maggiore. < Pensavo che neanche ti ricordassi di me >. Il loro primo incontro durò poco meno di qualche minuto. Eppure, la genin non ha dimenticato i lineamenti del volto, il colore dei capelli e quello degli occhi della cugina. Quella volta, per la prima volta in vita sua, non si era sentita sola. Aveva una famiglia a cui appartenere, quella famiglia che non aveva mai avuto. E, adesso, avrebbe tante domande da porre alla piccola Rin, adesso cresciuta ed in età adolescenziale. Ma non ci riesce. L'emozione, nel rivederla, nel sapere che sua cugina è ancora lì, è troppo forte, talmente tanto da farle venire un groppo in gola. E non sa che fare, come comportarsi, cosa dire. La fissa, ancora per qualche secondo, con quell'espressione sbalordita. E, alla fine, si sporgerebbe verso di lei, gettandole le braccia al collo e, se la ragazzina non opponesse resistenza, la stringerebbe a sé. Proprio lei, che spesso non riesce a rapportarsi con gli sconosciuti, la abbraccerebbe. Ed anche se Rin per il momento è, per lei, una sconosciuta, incontrata solo una volta, il legame che le lega è grandissimo. Un legame di sangue che la spinge a dimostrarle tutto l'affetto che riesce dare a qualcuno. Se ancora la ragazzina mantenesse quell'abbraccio, la genin poggerebbe la testa sulla spalla destra di lei, stringendola ancora più forte e cominciando a singhiozzare, nel tentativo di trattenere le lacrime. Ha ritrovato un pezzo di sé che era andato perduto. [Chakra off]

04:00 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Il braccio, lentamente torna lungo i fianchi. Tre anni fa, proprio così. Ricorda ancora quella giornata. Lei ed il padre stavano per uscire per una delle loro passeggiate, magari prendendo anche qualche dolce per la strada, ma avevano incrociato la figura della ragazza al dojo. Ricorda di aver adorato i capelli della maggiore, e di essersi stretta ai pantaloni del padre per la timidezza. Era molto più introversa allora rispetto ad adesso. Adesso, che le emozioni la stanno sovrastando, rendendola incapace di formulare un pensiero compiuto. Condivide ciò che la maggiore dice - non avrebbe mai pensato che l'avrebbe rivista davvero. Non pensava, in quel periodo, che la presenza della Genin un giorno sarebbe stata un fattore importante della propria vita. Piano, al sentirla parlare, incapace di risponderle, le lacrime strabordano dalle ciglia andando a scivolare lungo le guance, un pianto silenzioso, almeno per adesso. Averla qui, adesso, davanti a lei, sembra quasi surreale. Non sa come comportarsi - lasciando stare ciò che le è stato confidato dallo Hyuga, a conti fatti non sa niente di lei. Improvvisamente le getta le braccia al collo, e Rin inizialmente resta immobile. Piano, le spalle vengono scosse dai singulti, in maniera sempre più insistente. La circonda con le braccia, quindi, lasciandosi andare nei singhiozzi, stringendola a sé con forza, come per confermare che sia lì per davvero. Le lacrime, lei, non le trattiene per niente. Soltanto dopo aver sfogato il tutto, in silenzio, allenterebbe piano la presa, e se anche l'altra dovesse farlo, si scioglierebbe dall'abbraccio. Con i polsi, si asciugerebbe il viso, tirando su col naso, il capo chino. Quindi, torna a guardarla, e sorride. Nel frattempo, il vecchio cuoco le ha servito il ramen... ma per la prima volta da quando frequenta questo chiosco, la cosa non diventa il suo principale punto d'interesse. <...> davvero, che cosa si dice in situazioni del genere? <...sei cresciuta anche tu> direbbe, impacciata, e con l'indice della mancina si indicherebbe il capo, riferendosi, a specchio, al copricapo che l'altra indossa. Sorride, largamente, con naturalezza. <Ti ho anche raggiunta in altezza> aggiunge, quindi, con tono divertito. Ha ancora il respiro pesante, dopo il pianto liberatorio appena avuto. Non riesce a staccarle gli occhi di dosso. E' una sensazione vecchia, che non provava da tantissimo tempo, quella che le preme sullo stomaco. Era da troppo tempo che, nel guardare qualcuno, sentiva di non essere sola.

04:01 Tenshi:
  [Chiosco Ichiraku] Quella di tenere fra le sue braccia la cugina, è una sensazione strana. Una sensazione mai provata prima. E' un abbraccio nostalgico. Un abbraccio che profuma di casa. Un abbraccio che sa di famiglia. La minore si è già, da prima, lasciata andare al pianto. Ed tentativo della maggiore trattenere le lacrime fallisce, ed esse andrebbero a rigarle velocemente il volto, finendo per bagnare la spalla della ragazzina. Le due rimarrebbero così ancora per qualche altro secondo, finché Rin, sfogatasi, non allenterebbe la presa. Così fa anche lei, allontanandosi di qualche centimetro per andare a riprendere una posizione eretta. Si asciuga le lacrime, adesso, con le dita della mancina. Gli occhi cerulei risulterebbero arrossati, mentre va a ricambiare il sorriso che la minore le ha appena donato. Il cuoco le serve il ramen, ma la mora fa quasi finta di non notarlo, mentre la genin sembra aver dimenticato la fame che fino a poco fa le attanagliava lo stomaco. Alle parole della ragazzina, la mano destra si solleverebbe, per andarsi a poggiare sul coprifronte. < Oh questo... Sì, sono una kunoichi adesso > il sorriso si allargherebbe nel pronunciare quelle parole, mentre va a tirare su con il naso, evitando così di piangere nuovamente. Tante, troppe cose erano successe dal loro incontro. La genin è cresciuta, la sua vita è cambiata. E ciò vale anche per Rin, la quale, con estrema naturalezza, sorride e scherza, divertita, seppur reduce da in pianto liberatorio. In quell'esatto momento, la rosata pensa che è come se le due si conoscessero da sempre. E' come se, per tutti quegli anni, siano state l'una accanto all'altra. E' come se non fossero mai state veramente sole. < Hai ragione! > risponde, ridendo. < Ichiraku-san! Prepari anche a me un bel piatto di ramen! > si rivolge, adesso al cuoco. < Ceniamo insieme, oggi > dice alla minore, rivolgendole un altro sorriso. E, adesso, vorrebbe che tutte le sue cene fossero così. Felici, in compagnia della propria famiglia, mettendo sotto i denti non solo riso bianco, preparato controvoglia. Magari, se Rin fosse stata con lei, avrebbe imparato a cucinare qualcosa di buono. E nessuna delle due si sarebbe sentita sola. [Chakra off]

04:01 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Cerca di riprendersi velocemente, per quanto gli occhi siano arrossati e si senta il volto appiccicaticcio. Il respiro, scombussolato, piano piano finisce per regolarsi, ed è pura felicità quella che adesso la circonda e la riempie, la stessa che emana con il sorriso che le dipinge le labbra. Rendersi conto di non essere davvero sola è una sensazione meravigliosa - pensa, e vorrebbe che duri per sempre. Alla conferma della maggiore, riguardo il suo essere una kunoichi, la porta a gonfiare di poco le guance <Ti invidio> ammette - perché nasconderlo <Ma presto lo sarò anch'io> gonfia il petto nel dirlo, con un'energia tutta nuova, ed è con ammirazione adesso che la guarda. La stessa ammirazione con cui guardava Furaya - ma ad essere sinceri, forse un pochino di più. In qualche modo, nella sua testa, per quanto l'Hokage sia, appunto, l'Hokage, e la rosata sia 'soltanto' una Genin, beh, quel 'soltanto' non lo prende minimamente in considerazione. E' un'altra ondata di nostalgia a colpirla, a trascinarla per brevissimi attimi in un passato ben più lontano, ma la scaccia via con prepotenza. Non può permettersi di piangere ancora. Questo è un momento felice, e quando si è felici, si sorride. E' vero, il tempo è passato e le strade delle due, così come per un breve momento si erano incrociate, avevano preso direzioni differenti. E adesso eccole riunite - non è neanche lontanamente un'ipotesi che possano nuovamente perdersi di vista. Non potrebbe sopportarlo, e anche se potesse, non vuole. La Genin le dice che questa sera ceneranno insieme, e mannaggia ai Bijuu, la felicità di sentirglielo dire è così tanta che le gambe iniziano ad ondeggiare nel vuoto. <Sugoooooi> lo sta realizzando soltanto adesso, già. Un braccio sfreccia in alto, stendendosi, mentre il sorrisone adesso le va da un orecchio all'altro. <Offro io!> afferma, ancora dimenando gli arti inferiori - sembra davvero una bambina. Ruota nuovamente sulla sedia, tornando adesso rivolta al bancone, seppur il busto sia ancora in parte rivolto alla rosata, istintivamente. Fossero tutte così, le proprie cene, sarebbe fantastico. Tra le mani, prende le bacchette, dividendole con uno scatto deciso - ma le riposa subito dopo, intenta ad aspettare che anche la maggiore venga servita, prima di iniziare a mangiare. E' così che si fa, quando si mangia in famiglia, no? <Tenshi-san> si volta nuovamente verso di lei, il sorriso che permane <Possiamo cominciare a frequentarci un po' di più?> la leggerezza con cui glie lo propone, insieme all'espressione che le dipinge il viso, sembra disarmante rispetto al pianto di poco fa. Ed ecco che la mano torna a poggiarsi sul capo, più precisamente sulla nuca, mentre questo leggermente si china e lo sguardo si distoglie, timido. <Magari, potremmo... ecco... potresti aiutarmi ad esercitarmi per l'Accademia e...> le guance si colorano leggermente di rosso, nel parlare. <...mi farebbe un sacco piacere conoscerti davvero>

04:01 Tenshi:
  [Chiosco Ichiraku] Prende posto, adesso, andando a sedersi sullo sgabello a fianco della cugina, dato che per tutto quel tempo era rimasta lì, in piedi, impalata. Poggia il gomito sinistro sul bancone, tenendo il volto con la mano corrispondente, in una posizione rilassata. E' a suo agio. Con poche persone riesce a sentirsi così bene. E quelle persone possono contarsi sulle dita di una mano. < Stai frequentando l'Accademia? >. E' felice che anche la minore abbia intrapreso quella strada. E' vero che essere ninja, a volte, può essere duro, doloroso, ma le soddisfazioni ricevute superano il dolore. I sorrisi, i ringraziamenti delle persone, non appena finita una missione, fanno svanire tutti i pensieri negativi e spingono ad andare avanti, a non mollare, in qualsiasi situazione ci si trovi. Aiutare gli altri, anche nelle piccole cose, supera ogni tristezza che si ha in corpo. Adesso, però, la ragazzina sembra perdere, per qualche secondo, l'entusiasmo iniziale. Ma eccola, però tornare felice. Che ci sia qualcosa che la fa star male? La genin sa bene cosa sia il dolore. Però, sa anche che ogni ferita, di ogni entità, può essere curata. Evita, per il momento, di far domande personali, che potrebbero farla stare male. La rosata non sa niente di lei e viceversa la ragazzina non sa niente della genin. Vuole imparare a conoscerla. Sapere quali siano i suoi punti di forza, ma anche i suoi difetti. Conoscere il suo passato ed il suo presente. Curare le sue ferite. < Oh, grazie! La prossima volta allora sarò io ad offrire! >. Con leggerezza, invita la cugina ad una 'prossima volta'. Perché, adesso che si sono riunite, non vuole lasciarla andare come ha fatto la prima volta. Starà al suo fianco. Un sorriso si dipinge sul volto della genin all'idea di non separarsi da Rin, la quale, euforica, sembra ancora una bambina. Una bambina che, con pochi gesti, riesce a comunicarti che, in realtà, è già grande. Poi, la sua domanda, conferma solamente ciò che già la rosata aveva pensato di fare: frequentarla, conoscerla, aiutarla. Ed anche Rin propone la cosa con leggerezza. Una leggerezza velata di un bisogno profondo di averla accanto, da ora in poi, nel lungo cammino della vita. Le guance della minore vengono invase da un leggero rossore, che porta la genin a sorridere nuovamente: Rin è più estroversa rispetto a lei, ma, in fondo, sono simili. E questo può sentirlo bene dalle espressioni e dagli atteggiamenti della ragazzina. < Anche a me farebbe piacere >. Il tono è allegro, sincero. < Ma cominciamo dal togliere quel -san, mh? Che ne diresti? > si riferisce, ovviamente al suffisso che la minore ha usato quando ha pronunciato il nome della maggiore. Un altro sorriso spunterebbe sul volto della genin. Nel frattempo, anche il suo piatto di ramen viene servito. < Bene! Itadakimasu! >. Spezza le bacchette, andando ad acchiappare con esse del ramen. [Chakra off]

00:05 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Essere un ninja non è semplice, anzi: ci sono tantissimi modi per vivere la propria vita, e quella dello Shinobi è quella più pericolosa. Hai a carico la protezione della tua gente, le aspettative di questi, e le morti che inevitabilmente ti lasci dietro. Tuttavia, aiutare le persone è sicuramente una sensazione impacabile, che ti porta a mettere in secondo piano tutte le pressioni e la fatica dei sacrifici. Inoltre, sfidare i limiti e utilizzare le potenzialità del corpo umano è un privilegio di cui un normale falegname non può certo godere. E Rin questa cosa la sa bene. Annuisce, quindi, alla risposta altrui, piena di orgoglio. Orgoglio, si, perché è orgogliosa di perseguire la strada dei suoi genitori. Quindi, liquida completamente la sensazione negativa che l'aveva avvolta senza preoccuparsi se la cugina l'abbia potuto notare o no. Chiedere e quindi averne la conferma, significherebbe inevitabilmente aprire il discorso, e se fosse voluta arrivare a questo, avrebbe uscito il discorso a priori. E' un momento felice, un momento fantastico. E sorride, perché ha voglia di sorridere. Non è il solito sorriso che si mette sulle labbra quando saluta i passanti, e neanche quello che si sforza di fare per replicare ai caratteri difficili con cui va a scontrarsi ogni giorno: è un sorriso caldo, un sorriso che fa brillare gli occhi. Al dire altrui, annuisce ancora un paio di volte. Poi, però, torna il sorrisetto impacciato. Gli indici di entrambe le mani andrebbero a sollevarsi per congiungersi all'altezza dello sterno, mentre lo sguardo viene distolto <Ecco, a proposito...> si raddrizza e si passa una mano fra i capelli. Un respiro profondo, un'espressione decisa in volto <...magari la prossima volta potresti mangiare da me> lo dice, poi sembra accigliarsi un attimo. Tin Tin, e adesso che ti prende? Eccola la mancina che va a posarsi sul capo, lo sguardo che torna sulla Genin, il capo chino <Gomenasai> si scusa, storcendo le labbra <Non sembrava per niente un invito detta in quel modo> si fa troppi problemi, è palese. Non è una di quelle persone che fa attenzione a nascondere ciò che prova, tutt'altro. Se ci mettiamo anche l'educazione ferrea ricevuta che cozza con gli insegnamenti ricevuti, prima o poi finisce sempre così. Lei che è troppo sincera e la società che funziona in un altro modo. Lei che adesso sente davvero il bisogno di avere a fianco la Genin ma mostrarlo sarebbe scortese. Lo sarebbe davvero? Sua madre la pensava così. Sua madre pensava anche che ai più anziani ci si dovesse rivolgere con rispetto, ecco perché quando Tenshi le suggerisce di togliere l'onorifico utilizzato, Tin Tin non sembra afferrare il concetto a pieno, e quel poco che è riuscita ad afferrare non la convince. Il broncio confuso lo dimostra. Tentenna, poi, sguardo a terra, le sopracciglia si alzano e ondeggia col capo <Hai!> è la conclusione. Magari - magari - lo farà. Ed ecco che arriva il ramen alla cugina, ed ecco che, seguendo i suoi movimenti, impugna le bacchette e congiunge la mani all'altezza dello sterno. <Itadakimaaasu!> la voce squillante, il sorrisone immenso ed eccola fiondarsi sul cibo - lo stomaco, dopotutto, non ha mai smesso di lamentarsi.

00:39 Tenshi:
  [Chiosco Ichiraku] La cugina va ad annuire con orgoglio alla domanda posta dalla genin ed un sorriso le dipinge il viso. E' un sorriso sincero, libero da ogni costrizione. Un sorriso che riscalda il cuore della maggiore, che, per un attimo, sente vicino a quello della minore. Per molti anni le due sono state separate, ma quel sorriso ha completamente annientato la distanza che separa le due. E la rosata ricambia, a sua volta: le labbra vanno a formare una lunetta che sembra quasi disegnata, mentre gli occhi cerulei si illuminano di una gioia tutta nuova. Una gioia strana, che cresce guardando quel pezzo di famiglia davanti a lei. Adesso, la ragazzina va a distogliere lo sguardo, cominciando a parlare. 'Magari la prossima volta potresti mangiare da me'. Una frase, una piccola frase che, nuovamente, le scalda il cuore. Sembrerebbe proprio un invito a cena. Come sarebbe bello, se potessero cenare ogni sera insieme. Potrebbero recuperare il tempo perduto. E la genin saprebbe, finalmente, cosa significhi avere il calore di un familiare accanto. < Davvero? Ne sarei molto felic- >. La frase rimane a metà, quando nota che l'espressione dell'interlocutrice è di colpo cambiata. Sembra quasi accigliata. La maggiore la guarda, confusa, inclinando la testolina su un lato, per cercare di capire cosa sia appena successo. Quando la spiegazione arriverebbe, la rosata si lascerebbe scappare una risatina, mentre la mano destra verrebbe portata davanti alle labbra, per cercare di smorzare la risata. < Va ugualmente bene, lo avevo già preso come un invito! > le labbra si allargherebbero, andando a mostrare, con un grande sorriso, la dentatura candida e i canini affilati. < Non devi farti questo genere di problemi con me. So che ci conosciamo a malapena, però... siamo cugine, no? > il sorriso permarrebbe sul volto di lei. Non importa se si conoscono a malapena. Sente che il loro legame è forte, nonostante si siano viste solo due volte in tutta la loro vita. E' davvero qualcosa di inspiegabile, quel che prova nei confronti della cugina, un sentimento innato, già presente dentro di lei, che è scattato nel momento esatto in cui l'ha riconosciuta. Quando la genin, poi le propone di togliere l'onorifico, l'espressione della ragazzina è dapprima confusa, tentennante, come se le avesse chiesto qualcosa che, in realtà, non potesse fare. Magari quella proposta era stata troppo invadente? Era troppo presto per chiederle una cosa del genere? Lei, d'altronde, non può saperlo: fino a qualche anno fa, non aveva grandi rapporti con le persone e, per dirla tutta, non era mai stata brava nel capire la gente. Alla fine, però, Rin accetta. Accetta di togliere quel -san, che alla rosata era sembrato troppo formale. Non li aveva mai amati, quei maledetti onorifici, al punto da usarli raramente e solo con le persone molto più grandi di lei o con quelle che ricoprivano una carica importante. Al suo sensei, per esempio, ha sempre dato del 'tu', ma non per maleducazione. Semplicemente tutta quella formalità le sembra qualcosa di assurdo. Adesso, porterebbe del ramen alla bocca. < Abiti ancora al Dojo? > direbbe, dopo aver mandato giù il boccone. [Chakra off]

01:04 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Rin è una animale strano. Apprende velocemente, sì, sia con l'esperienza sia con i discorsi, ma quello che apprende resta stampato nel suo essere come una verità assoluta. L'educazione a cui è stata sottoposta dalla madre ne è un esempio. Tutto quel che va a scontrarsi con questo diventa qualcosa di assurdamente nuovo, nuovo e quindi accattivante, ma anche pericoloso. E' un equilibrio leggero che ha imparato a mantenere, tra le convenzioni sociali e il suo carattere istintivo, tra la propria gentilezza e il proprio distacco. Si muove bene, fra la gente, ma rapportarsi resta strano, complesso. E adesso, che la gioia di avere la cugina con sé è tanta, non può fare a meno di domandarsi come si dovrebbe comportare. Quando la Genin le dice di stare tranquilla, di non farsi di questi problemi, la deishi si sente sollevata, da un lato, e ancora più confusa dall'altro. E' come se non si aspettasse questa reazione, come se se ne aspettasse un'altra e fosse in attesa. Sembra completamente impreparata. Il sorriso, piano, ritorna, e si raddrizza. <Si> annuisce <Siamo cugine> dirlo lo rende ancora più reale, più tangibile. Sono cugine. Sono una famiglia. Probabilmente l'una è l'unica famiglia dell'altra. Poco importa che siano praticamente due sconosciute: si può sempre rimediare - si deve rimediare. Sentirla ridere la porta a ridacchiare a sua volta. Rin è una creatura particolare: passa sulle cose facilmente. E questo sembra il momento giusto per passare oltre. Sicuramente continuerà a confondersi da sola e a scusarsi senza motivo, ma almeno adesso sa che Tenshi non si fa problemi. Dopotutto, anche questo fa parte del conoscersi, no? Tin Tin, un'allieva gentile e cordiale, istintiva e sorridente, che mangia una bella ciotola di Ramen. Sotto, c'è anche altro, e l'idea che qualcuno possa vederlo la spaventerebbe - ma la Genin non è semplicemente 'qualcuno'. Insomma, afferra i noodles con le bacchette e le avvicina alle labbra, prendendo un bel boccone fumante. Mastica di gusto, sentendo scorrere il sapore del manzo scorrere in gola. Quando ha mandato giù, annuisce, e la guarda <Tu invece... Tenshi-chan?> rallenta sull'ultimo dire, come se stesse cercando di sforzarsi di non dire nuovamente -san, e una volta essendoci riuscita, sorriderebbe soddisfatta. Si, beh, gli onorifici sono un'abitudine dura da perdere, dopotutto. La curiosità permarrebbe, quindi. Almeno in questo modo saprebbero dove cercarsi, non ci sarebbe il bisogno di vagare a caso come aveva intenzione di fare. Se dovesse sentire il bisogno di vederla, le basterebbe invitarla a cena. Soltanto a pensarci, ritornano ad ondeggiare le gambe. E' una sensazione fantastica, potersi di nuovo sentire parte di una famiglia.

01:32 Tenshi:
 Un altro boccone verrebbe portato alle labbra. Quello, probabilmente, è il periodo più felice della sua vita. Ha trovato l'amore della sua vita, ha un vero amico su cui contare, ha un maestro che la guida, e... ha una famiglia. Certo, era cresciuta con i nonni materni, ma può affermare per certo che quell'emozione che ha dentro è ben diversa. I suoi nonni l'avevano sempre guardata in un modo strano. L'avevano lasciata crescere lontana dal mondo, soprattutto da quello ninja. Non che non la volessero bene, anzi. Lo avevano fatto per proteggerla. Ma il rapporto che può instaurare con quella ragazzina che ha davanti, sarà sicuramente diverso. Lei non la guarderà come se la genin fosse un demone rovina-famiglie. Ne è più che sicura. Hanno ancora tanto da dirsi, tanto da raccontarsi, tanto da scoprire l'una dell'altra. Ed è sicura, ancora, che la ragazzina non la giudicherà, ma, al contrario, sarà la sua spalla. E, viceversa, la rosata lo sarà per lei. Manderebbe giù il boccone caldo e guarderebbe la minore annuire alla domanda posta poco prima. Dall'ultima volta, non era più tornata al Dojo. Lo ricorda perfettamente, in ogni suo particolare. Ricorda quella felicità che ha provato nel vedere quell'immenso albero posto al centro, come se ogni cosa fosse collegata ad esso e ad esso ritornasse, in un circolo infinito di vita. E avrebbe voluto tornarci, ma non ne aveva avuto mai il coraggio. Perché, nonostante quel momento fosse stato felice, alla fine era successa una cosa che l'aveva turbata nel profondo: occhi gelidi che incontravano quelli cerulei della genin. E' un ricordo vivo, che anche adesso le torna alla mente, mentre un brivido silenzioso le attraversa la spina dorsale. Se fosse ritornata in quel luogo, l'avrebbe rivisto di nuovo? Avrebbe rivisto nuovamente quell'uomo che l'aveva osservata di nascosto per tutto il tempo e che l'aveva fatta raggelare? Avrebbe rivisto... suo padre? Lo sguardo si fa cupo, mentre viene distolto dalla ragazzina. Ma, subito, cerca di ricomporsi, sperando di non rovinare quell'atmosfera piacevole che si era creata con la cugina al proprio fianco. Farebbe un mezzo sorriso, prima di voltarsi nuovamente verso di lei, provando a spazzare via dalla mente quel pensiero. < Io abito qui vicino, al centro. Poche strade e si raggiunge casa mia. Magari dopo te lo mostro >. Il tono è pacato, tranquillo, nonostante il battito cardiaco sia accelerato. Tornerebbe a guardare il proprio piatto e prenderebbe dell'altro ramen con le bacchette, portandolo nuovamente alle labbra. < Mi piacerebbe molto vedere di nuovo il Grande Albero > dice, dopo aver ingoiato il boccone, con una nota di nostalgia tra le parole, senza distogliere lo sguardo dal ramen. Le piacerebbe, davvero. Ma cosa sarebbe successo poi? [Chakra off]

01:55 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Vede l'espressione sul volto della Genin cambiare, e le sopracciglia si aggrotterebbero, piano, il capo che si inclina. La guarda senza insistenza, perché non vuole essere invadente, anche se la curiosità le preme sullo stomaco. Era inevitabile che, con la felicità di ritrovarsi, molte vecchie sensazioni sarebbero tornate a galla. Dopotutto, è quello che era sucesso anche a lei qualche attimo fa. Ricorda che, quando aveva chiesto al padre più informazioni riguardo la maggiore - ad esempio, perché non l'avesse mai vista, e perché non sapeva che lo zio Natsuo avesse una figlia. La risposta del ruvido Hanzo era stata vaga e poco convinta, velata dal nervosismo rimasto dalla discussione col fratello avvenuta il giorno stesso. La guarda e non può fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello se anche lei fosse cresciuta al Dojo. Magari, avrebbero potuto giocare insieme fra le radici del Grande Albero - ma che è, il momento dei pensieri tristi? Lo sguardo si incupisce nuovamente, spostandosi sulla ciotola di Ramen che ha davanti. Lei e sua sorella giocavano spesso fra le radici del Grande Albero. Questo fin quando i doveri da Shinobi l'hanno portata ad allontanarsi dalla quotidianità familiare, quindi era diventato sempre più raro, fino a cessare del tutto. Nel silenzio creatosi, sorride. Poi, l'altra sembra ricomporsi, e Tin Tin si risveglia dai suoi pensieri tornando a guardarla. <Wakatta!> direbbe quindi - vicino al centro, qualche strada. Magari dopo glie lo mostra. Perché nel momento esatto in cui usciranno dal chiosco di Ichiraku, i loro cammini saranno intrecciati. Non sarà come trovare compagnia al bancone e salutarsi una volta finito di mangiare - no. Al secondo dire, la deishi non può fare a meno di notare la nostalgia nel tono di voce, quindi storcerebbe le labbra. <Non avresti mica da vedere solo quello!> rivolta col busto verso di lei, dice queste parole facendo ondeggiare un indice in aria <A casa mia c'è un giardino bellissimo! E' pieno di lanterne e fiori, e poi ho un albero di glicine bellissimo...> si impensierisce <beh, adesso i fiori stanno cadendo tutti, ma in primavera diventa sugooooi!> apparentemente, si è messa a parlare a ruota. Il giardino di casa sua è uno dei pochi vanti che si permette di avere. Il tentativo sarebbe di distrarla, perché non può davvero sopportare di vederla con quell'espressione in viso - chissà che magari ci riesce. Quindi, tornerebbe a prendere altri noodles, portarsi le bacchette alle labbra e ricominciare a mangiare. E' davvero un momento felice? Beh, si. Ma se lo è, allora perché sorridere sembra star diventando sempre più difficile? Non ci arriva proprio. La pioggia continua incessante e il tempo sembra essersi fermato. Ci sono così tante cose che vorrebbe chiederle, ma come fare? Le persone non sono mica libri che prendi e sfogli quando ti pare - se fossero cresciute insieme, questo problema non esisterebbe. Ma non da peso a questo piccolo particolare. Potrebbe rivelarsi interessante instaurare finalmente un rapporto con lei, dopo tutto questo tempo - e poi, i particolari sono solo particolari. E i particolari rovinano la mente e la vita.

22:33 Tenshi:
 E' sempre stata convinta che le conversazioni, di qualunque tipo, siano dei pendoli che oscillano costantemente, senza fermarsi. Il pendolo che oscilla tra la rosata e la mora ha un andamento frenetico quella sera. Nella sua espansione massima, da un lato, va a toccare la felicità. Dall'altro lato, ecco toccare la nostalgia, velata da un senso di angoscia. E vale per entrambe, lo sa bene la maggiore. Un attimo prima sembravano essere le persone più felici del mondo, un attimo dopo la tristezza sembra abbracciarle in una stretta dolorosa. E le dispiace che quei pensieri le siano venuti in mente proprio adesso. Le dispiace veramente. Un altro sorriso, diverso dai precedenti, quasi forzato, verrebbe rivolto alla cugina. Sembra che adesso la ragazzina stia cercando di migliorare la situazione, di tirarla su. Ed effettivamente, nel suo cuore nasce una gioia nuova: aveva fatto preoccupare la cugina, che sicuramente non meritava tutta quella tristezza da parte della genin. Il sorriso si colorerebbe nel pensare che la mora stia cercando di distrarla. La ascolta, tenendo care quelle parole che sta pronunciando. Sembrano quasi... parole di affetto, anche se all'apparenza non lo sono. < Allora devo assolutamente venire a vederlo > il sorriso s'allargherebbe e l'espressione risulterebbe compiaciuta. Ci è riuscita. La minore è davvero riuscita a far distrarre la maggiore. D'altronde, le piacciono tantissimo i fiori e questa cosa sembra proprio accomunarle. Probabilmente l'amore per la natura è presente nel sangue di tutti i Senjuu. Quanto le piacerebbe conoscere anche gli altri membri del clan, poter parlare con loro, sotto l'ombra del Grande Albero. Lo sguardo verrebbe portato sulla ciotola davanti a lei, mentre uno degli ultimi bocconi verrebbe portato alle labbra. Anche la cugina, durante la conversazione aveva avuto dei momenti di angoscia. Eccolo di nuovo, il pendolo che oscilla frenetico. Come riuscire a fermarlo? Come riuscire a bloccare le emozioni in un unico sentimento? Capire le persone, capire se stessa, è qualcosa che non le riesce per niente. Ci aveva provato, provato e riprovato, ma non ci era mai riuscita. A volte, anche Onosuke era difficile da capire. Eppure, negli ultimi anni, si erano visti quasi ogni giorno. Eppure, lui è proprio il suo ragazzo, la persona che dovrebbe conoscere più di tutti. Il boccone scivolerebbe lungo la gola, pizzicandola leggermente. < Qual è il tuo fiore preferito? >. La guarderebbe, sorridendo. Adesso, la minore potrà notare che il sorriso è quello di sempre, quello sereno e spontaneo. [Chakra off]

23:01 Rin:
  [Ramen Ichiraku] Il ramen finisce in fretta, si potrebbe dire, ed anche l'ultimo boccone viene gustato prima di venir mandato giù. Ripone le bacchette nella ciotola, lasciandosi andare un bel sospiro soddisfatto. Ichiraku, quando non si ha voglia di cucinare, è sempre una garanzia. Adesso che ha finito, è un sorrisone che rivolge al cuoco, in un segno silenzioso di ringraziamento, la pancia piena e la mente leggera. I pensieri, forse, un tantino meno - ma li compensa bene con le sensazioni più che positive che sta provando. E' vero, rispolverare il passato brucia sempre più di quanto vorremmo ammettere, ma lei non si farà ingannare. Dimostrare di essere ancora triste sarebbe una sconfitta, soprattutto davanti alla Genin. Ecco perché, con gli occhi che brillavano, le ha detto del proprio giardino: per alleggerire la situazione. Ci ha provato, sì. Non sapeva bene se la cosa fosse riuscita o meno, né ha pensato a un piano di riserva nel caso il principale fosse fallito - ma beh, a quanto pare è bastato così. La maggiore, adesso, sorride, ed è un sorriso un po' forzato - purtroppo siamo esperti di sorrisi, qui - ma si colora subito dopo. Si allarga. E' incredibile, ma c'è riuscita, e annuisce ancora al suo dire, ricambiando il sorriso. <Sono sicura che ti piacerebbe un sacco> afferma. Che dire, una ragazzetta che vive da sola come lei, a parte qualche lezione in Accademia, ha molto tempo da buttare. Visto che la noia, e il silenzio quando si è annoiati, è qualcosa di semplicemente insopportabile, è sempre bello fare un po' di giardinaggio. Quel che le piace fare cerca sempre di farlo al massimo delle sue capacità. A pensare al proprio giardino, il sorriso si allargherebbe quasi di nascosto, per quello che non dura neanche un attimo. Il ricordo di suo padre che le spiega come piantare i fiori la riscalda, le addolcisce il viso. E' un ricordo bello, quello lì - non tutti, mia cara Tin Tin, possono godere di un ricordo spienserato col proprio vecchio. Ma questo lei lo sa bene: è il motivo per cui non può permettersi di rattristirsi. E' qualcosa di prezioso, di raro, che va preservato come meglio sa fare. Sorridendo. E adesso, alla domanda della maggiore, il broncio pensieroso non può fare a meno di spuntare. Si regge il mento con la mancina, assottigliando gli occhi, e resta ferma in questa posizione per diversi attimi. Poi, dopo aver corrugato la fronte e stretto i denti, la suddetta si rintranerebbe fra i capelli, appoggiando il gomito sul bancone, reggendosi il capo così. <Mi piacciono tutti> si lamenta, poi sembra illuminarsi, e si raddrizza <Però c'è un'aiuola nuova che pianterò fra poco, e ci pianterò degli ume> gesticola nel parlare <Sai, sono dei fiori che sbocciano in inverno, fra la neve> glie lo si legge in faccia che le piace parlarne. Dopotutto, non ha molte opportunità per uscire l'argomento durante una conversazione. Quindi, si rende conto di aver parlato troppo, quindi china la testa di lato - il solito sorriso da bimbetta tropo cresciuta <E il tuo?>

23:43 Tenshi:
  [Chiosco Ichiraku] Anche il ramen della genin finirebbe, mentre porta l'ultimo gustoso boccone alla bocca. 'Sono sicura che ti piacerebbe un sacco'. Sì, le piacerebbe. Le piacerebbe osservarlo con qualcuno che, come lei, ama quel tipo di cose. Con quel qualcuno che era stato così lontano per tutto quel tempo, ma che adesso è così vicino. Le piacerebbe creare nuovi ricordi, avere qualcosa da condividere, per tenere saldo il loro rapporto. Per evitare di essere, nuovamente, due complete sconosciute. Sì, creeranno nuovi ricordi, per rimpiazzare in qualche modo quel vuoto che entrambe hanno dentro. < Verrò, un giorno di questi >. Il tono è sicuro, l'espressione seria. Quell'affermazione è il riassunto di quella sera, che piano volge al termine. Andrà a trovarla, sul serio. Non vuole perderla. Non vuole perdere quel pezzo di sé appena ritrovato. Riporrebbe le bacchette sulla ciotola, ascoltando la risposta della minore. < Ume... > ripete, pensierosa. Fiori che vanno cotrocorrente. Fiori che sbocciano in inverno. Al freddo, tra la neve, dei boccioli rosa fanno capolino. E' quello che ha cercato di fare la rosata per tutto questo tempo, sbocciare, nonostante tutto. Probabilmente, anche per Rin sarà lo stesso. Si vede da come ne parla. Si vede dalla tristezza che porta dentro. < Ti aiuterò a piantarli >. Le sorriderebbe nuovamente. Sarà una delle prime cose che faranno assieme. Dare vita a qualcosa di nuovo, di speciale, da coltivare e curare. E curare le ferite, dell'una e dell'altra. Sbocciare, insieme. < Il mio è la ninfea >. Uno dei pochi fiori acquatici. Particolare anche quello, date le condizioni in cui cresce. La conversazione sembrerebbe volgere al termine. Se ancora Rin avesse qualcosa da aggiungere, la ascolterebbe, per poi alzarsi dal proprio sgabello. < Grazie per il pasto! > si rivolgerebbe adesso al cuoco. < Rin... grazie >. E' un grazie che racchiude tutto quello che è successo. Le parole dette, le lacrime versate, l'abbraccio, le emozioni. E' un grazie spontaneo che arriva dritto dal cuore. Si volterebbe verso l'uscita, facendo qualche passo verso di essa. < Ci vediamo al Dojo allora > direbbe, prima di uscire. Aspetterebbe l'eventuale risposta della cugina, per poi alzare la mano destra ed agitarla, in segno di saluto. Uscirebbe dal chiosco, tornando a casa, con una nuova consapevolezza nel cuore: adesso, ha una famiglia. Il sorriso resterebbe stampato sul suo volto fino al suo arrivo all'appartamento. [Chakra off]

23:44 Tenshi:
 *[Edit][END]

00:08 Rin:
 'Verrò, un giorno di questi' e il tono che le viene rivolto è sicuro, rimarcato dall'espressione seria che la Genin mantiene. Chissà perché, ma per quanto sa che ciò che ha provato fino ad ora non sia stato a senso unico, bensì ricambiato, non avevaper niente dato per scontato questa affermazione. Tin Tin è brava a parlare con gli altri, può risultare parecchio estroversa, anche se spesso a farci caso non lo è per niente. Dire ciò che prova, ciò che desidera, ciò di cui ha bisogno... questo, beh, è tutto un altro paio di maniche. Non è come parlare di fiori e giardini, e nemmeno di terze persone o dire la propria opinione riguardo qualcosa. Si tratta di esporsi. Avrebbe voluto chiederle di venire a trovarla almeno cinque minuti fa, forse nell'esatto momento in cui l'ha riconosciuta. E se vogliamo essere sinceri, vorrebbe chiederle anche molto altro - ma non sarebbe mica cortese, correre così tanto, no? Insomma, non può trattenersi dal sorridere ancora, in maniera frenetica, con gli occhioni scuri che adesso, quasi, a farci attenzione, non sembrano più racchiudere nuvole di tempesta. Sembra che il cielo si sia liberato, e una nota di azzurro riempirebbe le iridi. Deve trattenersi, non può strillare come vorrebbe. Le mani si poggiano sulle proprie gambe, strette a pugni che sembrano quasi tremare, mentre il sorrisone prende una piega più dolce rispetto a prima <Hai.> e poi arriva il discorso sui fiori - gli Ume, dei fiori che nascono solo in inverno, e le ninfee, che sono dei fiori acquatici <Quelle mi mancano> ammette, con una nota di rammarico <ma possiamo sempre rimediare> perché le cose vanno prese con leggerezza. E il tempo è volato, la cena è finita, ed è ora di tornare a casa. Effettivamente, si è fatto più tardi del previsto. La maggiore ringrazia il cuoco e poi la ringrazia. Già, è ora di tornare a casa. Quindi adesso bisogna salutarsi. Prima che la maggiore possa rivolgersi all'uscita, per iniziare a incamminarsi, Rin viene presa dal panico. E quando Rin viene presa dal panico, manda bellamente a quel paese tutti i rigidi insegnamenti e si butta di testa. Beh... letteralmente. Si potrebbe quasi dire che le salta addosso, facendo un gran chiasso col proprio sgabello, per avvolgerle il collo con le braccia e rintanarsi lì <Grazie a te, Tenshi-chan> è un mormorio soffocato dall'abbraccio improvviso, che termina quasi subito dopo - sempre che sia riuscito ad avvenire in primis. 'Ci vediamo al Dojo allora' in piedi, rimasta lì dove era atterrata, la guarda mentre sta per andarsene, e con rinnovato entusiasmo annuirebbe un ennesimo <Hai!> prima di vederla andare via. Anhe lei adesso ringrazia Ichiraku, per poi chinarsi a recuperare l'ombrello. Si incammina verso casa, con un sorrisone stampato in faccia. E' una promessa silenziosa, quella che si sono fatte: proteggere e coltivare un rapporto che avrebbero dovuto creare molto tempo fa. [end]

Rin e Tenshi si incontrano per caso al Chiosco di Ichiraku: due cugine, separate per troppo tempo, che adesso, dopo anni, si rivedono. Le emozioni provate sono forti e qualche lacrima riga il viso di entrambe. Vengono fuori vari discorsi, tra i quali inviti a cena e creare nuovi ricordi. Insomma, le due Senjuu hanno trovato un pezzo di sé che era andato perduto. Un abbraccio improvviso finale, chiude il bellissimo incontro.