Da niente a qualcuno: la rivalsa di Kizuko.

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Giocata di Clan

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09:25 Kizuko:
 E’ sopravvissuta ad un altro giorno e può godersi questa giornata camminando per la via del villaggio che da casa sua la porta verso il centro, lasciando dietro di sé la sua casa il frettolosamente possibile e giungendo nel centro nevralgico di Konoha. Ha i capelli puliti e in ordine dopo tanto tempo e persino il corpo emana un certo profumo di pulito, però per lei essere presentabile non è mai un bene e significa solo che presto dovrà guadagnare qualche soldo per l’alcool del padre. Per questo ha un’espressione stizzita e dai suoi grandi occhi bianchi prevale l’ansia e la rabbia, qualche leggero sbuffo d’aria le scosta qualche ciocca dei corti capelli blu scuri/neri e velocemente raggiunge il centro del villaggio sfociando dalla vietta che stava percorrendo. Una cicatrice attraversa l’occhio sinistro non compromettendole la vista e un’altra cicatrice le ferisce la guancia destra, altri sfregi cicatrizzati sono visibili sugli avambracci e parte delle cosce, braccia e gambe presentano qualche livido ma quello più vistoso è presente sullo zigomo sinistro. Indossa una canotta nera a collo alto e senza maniche e un paio di pantaloncini di jeans, va in giro scalza e con senza altro addosso, cammina ma si ferma quasi subito di fronte alla vetrina di un negozio che vende articoli per bambini e osserva i prodotti mentre diviene sempre più assorta.

09:36 Kaori:
 Lasciare i suoi piccoli a casa è sempre un dispiacere. Nonostante siano ormai cresciuti e siano divenuti due piccoli terremoti, il doverli salutare per andare in Magione a svolgere i propri incarichi porta Kaori a sentire il cuore appesantirsi di dispiacere, esattamente quanto esso si colma di gioia quando -a sera- ritorna a casa e li vede correrle incontro per salutarla. Dato un bacio ad Azrael ed un forte abbraccio ai due figli, Kaori è uscita dalla porta principale per attraversare le vie principali della Foglia diretta al proprio ufficio nella Magione dell'Hokage. I lunghi capelli violacei ondeggiano dietro la sua schiena ad ogni passo in netto contrasto sia con la pelle candida che non l'haori bianco che porta indosso. Esso le ricopre le spalle e ricade dietro di queste come una sorta di mantella fino alle ginocchia, mostrando con orgoglio all'altezza delle scapole, la cucitura del simbolo del clan Hyuga. Al di sotto dell'haori, perfettamente in vista dato che esso è aperto sul davanti, indossa un corsetto nero con scollo a cuore che le fascia addome e fianchi ed una cintura dorata che le circonda il bacino in una linea sottile ed elegante, una tasca porta oggetti ad essere assicurata a questa sul fianco sinistro. Le gambe sono ben fasciate da dei pantaloni elasticizzati neri che ne delineano perfettamente la forma morbida e scattante, terminando infine all'interno di un paio di bassi stivaletti color onice rialzati di pochi centimetri da un tacco non particolarmente alto. Attorno alla gola reca -come sempre- il coprifronte della Foglia da cui non si separa mai mentre gli occhi perlacei sono totalmente privi di trucco. Il chakra arde possente dentro di lei scorrendo come un fiume lungo tutto il suo corpo, pronto ad essere utilizzato in ogni istante. Avanza per la strada principale di Konoha a testa alta, con passo misurato, l'eleganza tipica del suo clan a caratterizzare ogni suo movimento, fino a quando non scorge -poco più avanti- la figura di una bambina a lei familiare. Avvicinandosi man mano scorge sempre maggiori dettagli di quella sagoma, fino a riconoscere in quei lineamenti la piccola Kizuko Hyuga. <Buongiorno Kizuko.> saluta la Dainin fermandosi ad un passo dalla ragazzina con le labbra leggermente incurvate verso l'alto ai loro angoli in quello che par essere un sorriso cortese e delicato. <Come stai oggi?> le domanda percorrendo rapidamente con lo sguardo la forma del suo viso, le varie cicatrici presenti e quel livido scuro che ricopre lo zigomo sinistro. [Chakra: on]

09:55 Kizuko:
 L’immagine riflessa sulla vetrina della mocciosa attira l’attenzione della stessa che si perde a guardare i dettagli del suo viso e del suo corpo non riuscendo a riconoscersi con espressione dubbiosa, triste e arrabbiata, scorgendo ogni minimo dettaglio che la porta a rendersi conto di come si mostra alla gente, sciatta coi vestiti rovinati e sporchi. Non le importa un fico secco comunque e la gente può pensare quello che vuole, lei si ricopre di spine come i ricci e vive la vita che hanno scelto per lei, non guarda i balocchi in vetrina ma se stessa anche se ad occhio esterno può solo sembrare una bambina in cerca di qualche gioco. La voce di una donna interrompe quel nulla che stava facendo e sprona la mocciosa a voltarsi per osservare Kaori Hyuga, la capoclan, oltre che dainin e consigliera del villaggio e dottoressa che un paio di volte l’ha visitata in ospedale. Un sacco di titoli ambulanti, con un bel viso, un bel portamento, pelle in ordine capelli puliti, vestiti molto belli ed eleganti ed è qualcosa di molto lontano da lei. <Si, in effetti è un buon giorno, c’è il sole.> replica al suo solito modo, stizzita, acida e scontrosa. <Sto benissimo, anche se dubito che ti interessi qualcosa.> diffidente verso quella donna tanto distante da lei, che rappresenta un mondo che non sente appartenerle, diventa all’istante un animaletto che si mette subito sulla difensiva. <Devi comprare qualcosa?> indica la vetrina del negozio piena di balocchi ed evita di guardare troppo a lungo negli occhi la donna, rivolgendosi ancora verso la vetrina. <Oppure passeggi?> non parla con interesse e non ha paura di nasconderlo, non le interessa ma si sente obbligata a dire qualcosa, anche se sempre con astio e maleducazione.

10:10 Kaori:
 Osserva attentamente i dettagli che quella figura tanto minuta lascia in vista di sé. Le vesti non propriamente nuove o pulite, le vecchie ferite richiuse e rimarginate, i lividi che qua e là chiazzano la sua pelle altresì diafana e pallida. Ha potuto incontrare personalmente questa bambina solamente un paio di volte in ospedale, Kaori, e tuttavia conosce il suo nome grazie all'attento studio che ormai da anni porta avanti sui membri del proprio clan. Ha perso sua madre durante le vicende del progetto Hyuga puri e da allora vive con suo padre distante dal centro del Villaggio e, soprattutto, dal dojo. La cosa non è così sorprendente a detta sua: comprende bene quanto possano sentirsi traditi dal clan dopo quanto accaduto alla donna. Tuttavia da qualche tempo a questa parte, l'attenzione di Kaori è particolarmente incentrata sulla figura della stessa ragazzina; prima di allora l'aveva vista rare volte e mai ridotta in queste condizioni. Adesso l'idea la mette sull'attenti e la comparsa di lividi sempre più freschi cambia il suo pensiero in merito al suo nucleo familiare. Se fino a quel momento poteva comprendere il desiderio di estraniarsi dal Villaggio, adesso sente che è suo dovere tenere un controllo più stretto sulle condizioni della bambina. <In realtà sono solo di passaggio. Devo andare alla Magione dell'Hokage ma ho pensato che fermarmi a parlare un po' con te valesse la pena di un leggero ritardo.> chiosa, semplicemente, andando a guardarla dall'alto della sua statura per un breve istante prima di riprendere la parola. <Penso che io e te dovremmo parlare, Kizuko.> direbbe con tono leggermente più morbido andando a chinarsi sui talloni per portarsi alla stessa altezza della bambina. <Posso aiutarti. *Voglio* aiutarti. Ma per farlo ho bisogno che tu mi dia una mano.> le dice, lenta, tenendo le iridi color perla fisse in quelle gemelle della deshi. <Qualcuno ti sta facendo del male.> ed il tono con cui lo dice non è interrogativo né incerto: è una semplice constatazione. <E lo fa da diverso tempo ormai. Suppongo sia qualcuno da cui non puoi tenerti lontana.> prosegue, adesso più cauta, prendendo una pausa. <Ma io posso proteggerti, se me ne dai la possibilità.> [Chakra: on]

10:23 Kizuko:
 Guarda la vetrina, i balocchi e il suo riflesso, può anche intravedere il riflesso di Kaori se si impegna ma evita di guardarla direttamente, oltre che a non sopportare il suo sguardo, non ha per niente voglia di farsi venire mal di collo. Si è sempre estraniata dal villaggio e dal clan riducendosi a farsi gli affari suoi così come suo padre le ha sempre detto di fare, è stato qualcosa che è avvenuto per osmosi ritrovandosi schiacciata dalle vicende accadute a lei e alla sua famiglia. Una rabbia che è sempre stata ben compresa anche se non se ne è mai resa conto, non è mai riuscita a vedere molto oltre il suo guscio spinoso. <Oh, che onore.> biascica ironica e stizzita, l’acidume questa mattina straborda e non ha alcuna cura di frenarsi o portare il rispetto che dovrebbe a una figura importante come quella di Kaori, ma le parole che seguono costringono ancora la mocciosa a voltarsi verso la donna che per fortuna si è abbassata al suo livello e almeno il collo è salvo. <Parlare? E di che? Non credo ci sarà mai qualcosa di cui parlare.> sulla difensiva e si chiude cercando di ferire la donna con i suoi immaginari aculei, soprattutto quando ascolta quello che lei continua a dire, la punge sul vivo e va dritta a una verità che la mette troppo a nudo. Abbassa lo sguardo e torna a voltarsi verso la vetrina nel tentativo di nascondere quei segni troppo evidenti, ed è ormai anche troppo tardi dato che Kaori li ha già visti. Un aiuto così diretto nessuno lo aveva mai offerto alla mocciosa e mai si sarebbe aspettata di riceverlo, soprattutto da Kaori. <Credevo che le persone troppo importanti pensassero solo a loro stesse.> fa una piccola smorfia scettica. <Quindi che cosa vuoi in cambio? E in che modo potresti mai proteggermi?> non ci crede ed è ovvio che sta facendo fatica a dare fiducia alle parole di Kaori, difficile per la mocciosa credere in quell’aiuto così incondizionato.

10:42 Kaori:
 Le parole pungenti e sarcastiche della bambina non feriscono la Hyuga ma la portano a sentirsi ancora più dispiaciuta per lei. Le ricorda enormemente Kouki quando l'ha conosciuta per la prima volta. O meglio, Mirako, la sua personalità nata allo scopo di proteggerla dagli orrori che Otsuki le aveva fatto sperimentare. Fredda, strafottente, caustica: un carattere pseudo minaccioso atto a ferire prima di venire ferita. E' triste pensare che la piccola Kizuko abbia dovuto sviluppare una simile mentalità già da ora: a guardarla non può avere più di--dieci, undici anni forse? Cerca di sfuggire allo sguardo della Dainin, cerca di rimanere chiusa nel suo piccolo guscio inaccessibile al mondo, Kaori può vederla virtualmente ringhiare per proteggersi da quello che può farle, ancora, del male. Una breve risatina amara le sfugge dalle rosee quando la bambina puntualizza il suo pensiero circa 'le persone importanti'. <Ci siamo conosciute in ospedale, ricordi?> le domanda con tono calmo, pacato, senza scomporsi particolarmente durante il corso della conversazione. <Questo tipo di lavoro non offre né particolare fama né privilegi. E' solo... la cosa giusta da fare.> le dice annuendo piano ed ascoltando, sul finire, le domande che la ragazzina le pone. <Non desidero nulla in cambio da te, Kizuko. Né da nessun altro, in realtà.> chiarisce con la consueta calma e seraficità nel tono della voce. <Possiamo dire che il mio sia egoismo, se per te è più facile da credere.> prosegue la donna osservando lo sguardo della ragazzina dal riflesso nella vetrina di fronte a loro. <Ho promesso che sotto la mia guida nessuno Hyuga avrebbe più sofferto da solo. A quanto pare potrei aver fallito con te, ma non è troppo tardi. Posso ancora impedire che tutto questo succeda ancora.> Nel dirlo il suo tono si fa leggermente più basso, quasi colpevole, mentre lo sguardo si sofferma sull'evidente livido scuro sul viso della bambina. <Posso tenerti lontana da chi ti fa del male.> risponde poi, poco dopo, alla seconda domanda della ragazzina, andando a quel punto a rialzarsi in piedi ed ergersi in tutta la sua -in realtà- modesta altezza. <Se mi dici chi ti fa questo posso tenerti al sicuro e cercare di parlare con questa persona. Capire perché faccia tutto questo e valutare se offrirgli aiuto od una punizione.> chiosa la donna con tono ora più fermo, lo sguardo a dirigersi sicuro in quello dell'altra -nel caso in cui Kizuko dovesse volgersi a guardarla. <Nessuna bambina della tua età dovrebbe portare certi segni addosso. Nessuno dovrebbe fare una cosa simile. E desidero intervenire perché una cosa simile non si ripeta in futuro.> [Chakra: on]

11:01 Kizuko:
 Ha il ricordo dell’ospedale e di Kaori che le medica le ferite anche se non ricorda quali, ricorda la presenza di suo padre e il suo sguardo, ora tutti quei ricordi sono immersi nel riflesso che ancora sta guardando. Non replica alla puntualizzazione di Kaori perché sa che ha ragione e la mocciosa porta un orgoglio grande quanto una casa nell’ammettere di avere torto. <Non lo so, magari ti gratifica essere importante e dare aiuto agli altri perché devono dipendere da te.> cerca in tutti i modi una scappatoia per avere ragione, ringhiando come un animaletto nella disperata ricerca di un rifugio. Fa spallucce mentre osserva un peluche a forma di coniglio, il tessuto di colore rosa antico, niente di spocchioso o appariscente, in realtà si perde ad osservare quelle lunghe e morbide orecchie che ricadono in avanti. <Tutti vogliono qualcosa in cambio. Kana no però… lei è diversa.> si differenzia da Norita perché è una femmina, i maschi le li sopporta meno, e si differenzia da Kaori perché non vive nell’agio. <Anche Kana è sempre sporca, puzza e vive da sola, lei mi capisce.> replica a Kaori dando per scontato che la donna conosca la ragazza di cui la mocciosa sta parlando, un modo per cercare di deviare il discorso. <No, non hai fallito con me.> non è quella la rabbia che la bambina sente dentro, non è quella principale. <Hai fallito con la mia mamma.> la mano destra va a stringere la stoffa della canotta all’altezza del cuore, l’espressione emana dolore e tristezza, qualcosa di profondo e disperato che l’ha colta all’improvviso. <L’aiuto doveva essere dato alla mia mamma, non di certo deve essere dato a mio padre!> sbotta di colpo e si volta verso Kaori con una furia in volto che in altre circostanze potrebbe far paura. <Non puoi semplicemente parlare con lui! Non puoi pensare di dare aiuto a lui, lui non se lo merita! Non è lui che merita aiuto! Lui sa quello che fa!> e poi osa e cercherebbe di dare uno spintone a Kaori posando le sue mani sulle sue cosce e provando a spingere con tutte le sue forze. <Ma senza di lui sarei completamente sola, perché non ho nessun altro!> se lo fa andare bene nonostante quello che ha evidentemente ammesso, piuttosto che rimanere da sola a vivere nelle stalle come Kana, sopporta.

11:28 Kaori:
 Per avere solo dieci anni è particolarmente sveglia e Kaori questo lo nota da subito. Ha un carattere forte scaturito forse dai maltrattamenti che, evidentemente, subisce da chissà quanto tempo. Alle sue prime parole la Dainin si ritrova a mostrare un sorriso appena accennato, divertito, le labbra a smuoversi solo dopo qualche istante per offrire una risposta che non vuole andare a contraddire, nuovamente, la bambina. <Forse.> replica soltanto stringendosi di poco nelle spalle, ritrovandosi in breve tempo a sentire la voce di Kizuko parlare di qualcuno che Kaori non conosce. Una certa Kana che, a quanto pare, vive sola per Konoha e per questo non è curata e pulita come dovrebbe una bambina della loro età. <Quindi Kana è una tua amica?> le domanda cercando di avvicinarsi ancora di più, mentalmente, alla piccola Hyuga davanti a sé. Ed è solo allora, quindi, che si ritrova a sentire la voce della ragazzina esploderle contro. La sua rabbia, la frustrazione, persino il rancore covato per anni. Incassa tutto, in silenzio, lasciando che la bambina lasci fluire fuori tutti quei sentimenti che per chissà quanto tempo ha lasciato crescere dentro di sé. E Kizuko grida, si sfoga, addirittura tenta di spingerla portando la Consigliera ad osservarla a labbra appena schiuse, l'espressione sorpresa del suo gesto a seguire ogni suo movimento, ogni variazione nel suo sguardo. Ed alla fine, così come è esplosa, la sua furia si blocca di colpo lasciando la bambina evidentemente scossa e Kaori silente ad osservarla. Passerebbe qualche secondo prima che la Hyuga tenti di smuovere le mani per andare a cercare di prendere quelle della deshi nelle proprie; cercherebbe di circondare i suoi dorsi ancora così piccoli con i suoi palmi non troppo più grandi in una presa gentile e calda, che vorrebbe essere rassicurante e di conforto. <Ascoltami bene, Kizuko.> le direbbe la ragazza andando nuovamente a chinarsi sui talloni per tornare di nuovo alla sua altezza. <Ti posso garantire che non sarai sola. Anche se dovessimo trattenere tuo padre> Sente che utilizzare il termine 'arrestare' potrebbe sconvolgere la bambina ancora più del normale in questa particolare situazione. <Non rimarrai da sola. Sei una Hyuga ed in quanto tale avrai sempre una casa, un rifugio sicuro dove andare. Posso far predisporre una stanza per te al Dojo anche adesso. Procurarti nuovi vestiti, dei libri, dei colori... qualsiasi cosa.> spiega la donna fissandola negli occhi con sguardo serio. <Ma non puoi rimanere con lui. Non se questo è quello che rischi.> E a queste parole tenterebbe d'andare a lasciare una delle mani della bambina (se lei in precedenza avesse permesso a Kaori di afferrarle), per posare le dita sul suo viso, vicino al livido scuro che spicca sulla pelle diafana della ragazzina. Un tocco evanescente, leggero, quasi irreale onde evitare di farle male premendo un punto tanto delicato e traumatizzato del suo corpo. <Voglio aiutarti. Voglio darti una vita il più possibile normale, anche se ti abbiamo deluso in passato.> le parla col cuore in mano, con gli occhi carichi di sincerità e di una particolare scintilla difficile da decifrare. Potrebbe dirle di aver subito la stessa identica cosa. Di aver perso suo padre per colpa di Cappuccio Rosso, di averlo visto agire sotto gli effetti del Sigillo e di averlo visto morire davanti ai propri occhi per quello. Di averlo tenuto fra le braccia mentre dalla sua gola il sangue fluiva copioso fino a svuotare il suo corpo. Ma non cerca giustificazioni agli occhi di Kizuko. Se ha bisogno di odiare qualcuno per quello che le è successo, ha tutte le ragioni per farlo, e Kaori può essere quel qualcuno se questo può aiutarla. <Se possiamo rendere sicuro per te il vederlo lo faremo. Non voglio dividerti dalla tua famiglia, se non vuoi. Voglio saperti al sicuro. Darti la possibilità di avere una infanzia normale, una casa sicura. Sapere di non dover temere di incontrarti un giorno in ospedale con chissà quale ferita addosso... non lo meriti. E se nessuno ha combattuto per te prima, allora combatteremo adesso.> le dice, decisa, cercando ora di stringere le mani attorno alle sue, con fermezza. [Chakra: on]

11:49 Kizuko:
 Fa la sostenuta perché non vuole rispondere subito nei confronti di Kana, si guarda le mani e riflette a lungo, ogni tanto sollevando lo sguardo sulla vetrina e quei balocchi. <Kana… si, è amica mia. E’ rude, brusca, ma mi piace.> abbassa lo sguardo sui suoi piedi scalzi, stanno meglio rispetto all’ultima volta. <Ma non è una Hyuga, quindi dubito che riceverà aiuto. Mh… non credo nemmeno che lo accetterebbe, se la sta cavando da sola, sai? Fa la contadina. Lei… guadagnerà qualche soldo e io potrò andare a mangiare e a dormire nella casa che prima o poi avrà.> sembrano fantasie di bambine e per la prima volta si lascia andare a questo tipo di discorsi che sembrano confidenze. Una calma prima della tempesta, poi le repliche della mocciosa si fanno sempre più cariche di rabbia fino a quando Kaori afferra le sue manine, la mocciosa osserva le mani più grandi e calde della donna, sono lisce e perfette. <Al Dojo?> borbotta e solleva lo sguardo dritta negli occhi. <Al Dojo?> ora il tono è più freddo e incredulo. <…> non riesce a dire altro e abbassa ancora gli occhi. <Il clan mi odia e io odio il clan.> è una strana convinzione che forse non arriva nemmeno da lei, dischiude le labbra e sospira. <Sai che… se io conto fino a dieci posso resistere a qualsiasi cosa, e se resisto per quei dieci secondo posso farlo per altri dieci e così via, così posso resistere.> rimane imbambolata con le manine in quelle di Kaori, è un tocco strano e diverso da quello a cui è abituata. <Ricordo che me lo diceva la mamma in quel posto dove mi aveva portata.> scuote la testa. <Quindi posso rimanere anche con papà e sopportare, anche se lo odio, anche se…> mugugna appena e si irrigidisce quando Kaori sfiora il suo volto, provando un’insana paura di ricevere chissà quale colpo. Kaori le sta offrendo un’occasione che forse sarà unica e irripetibile, non sa se fidarsi, non è per niente sicura di accettare anche se ne ha tutte le motivazioni. Replica alla fine a tutte le sue parole: <Tu vorresti aiutarmi. Nessuno mi picchierà più, nessuno mi… toccherà più? Non dovrò più farmi bella per qualcun altro?> la guarda. <Potrei davvero accettare senza rischiare di essere tradita o ferita?>

17:07 Kaori:
 Per la prima volta le parole di Kizuko colpiscono direttamente Kaori, in maniera profonda. Anche un'altra ragazzina è in difficoltà a quanto pare... solo che nessuno le avrebbe offerto aiuto perché al di fuori di un clan prestigioso come il loro. Il pensiero è atroce e rivoltante, ingiusto alle orecchie stesse della donna che, osservando la bambina, ascolta il suo riassunto circa l'amica con un enorme peso a gravarle sul petto. <Magari... se riesco ad aiutare te... potresti essere tu ad aiutare lei.> mormora Kaori con un po' d'incertezza. Non è certa di voler ospitare al dojo qualcuno di esterno al clan, non crede che Juusan e il resto della famiglia potrebbero vedere la cosa di buon occhio, ma magari, se è solo per qualche tempo, potrebbe riuscire a convincerli del contrario. <Vedrò cosa potrò fare per Kana... ma non posso prometterti lo stesso tipo di aiuto che posso promettere a te.> chiarisce da subito volendo essere sincera con la bambina. Vuole fare in modo che abbia motivo di fidarsi di lei e, per farlo, non può mentirle. Deve dimostrarle di non volerle fare del male, di essere innocua per lei; per questo inizia a sfiorarla un po' per volta. Prima le afferra le mani, poi le accarezza il viso. Tocchi leggeri, cauti, atti a mostrarle la sua vicinanza ed il desiderio di starle vicino senza ferirla. <Odiarti? Perché dovremmo?> domanda Kaori con voce bassa, carezzevole, abbozzando un sorriso leggero che le incurva le rosee agli angoli, un'espressione pacata e rassicurante sul viso. Tuttavia sono le parole successive della bambina a cambiare radicalmente l'espressione della Hyuga maggiore. Il modo in cui la piccola spiega quel piccolo trucchetto usato per resistere al dolore le stringe il cuore, le viscere e la gola. Una scossa di rabbia le risale il corpo portandola ad agire d'istinto ed andare ad abbracciare la bambina con foga. La terrebbe stretta al petto, inginocchiata davanti a lei, con una mano che la terrebbe per la schiena e l'altra che si poserebbe dietro i suoi capelli scuri, poco sopra la nuca, come reggendole il cranio. Ad occhi chiusi premerebbe la guancia sinistra contro la sua testolina avvertendo sotto pelle il desiderio profondo di trovare quell'uomo e rompergli ogni osso del corpo. <Mi dispiace. Mi dispiace tanto Kizuko.> le sussurra Kaori con sincera mortificazione, il tono quasi tremante di rabbia trattenuta. <Sarei dovuta farmi avanti molto prima.> E questo è un rimprovero severo verso se stessa. Ha fallito nuovamente, ancora altri Hyuga hanno pagato per la sua mancanza di prontezza. La scosterebbe da sé -se in primo luogo fosse riuscita ad abbracciarla, ovviamente- e la guarderebbe negli occhi con una espressione triste e malinconica, le labbra arricciate in un sorriso di scuse mentre, ancora, cercherebbe le sue manine con le proprie. <Non devi più sopportare niente, capito? Il fatto che tu sia così forte da poter resistere non vuol dire che tu debba farlo. Non è giusto quello che ti è successo. Non sarebbe mai dovuto accadere.> le dice la capoclan tenendo la voce ferma, modulandola di modo tale da renderla sicura e stabile, dovendo essere lei l'ancora per la bambina e non il contrario. <Nessuno ti farà più del male. Non più. Te lo prometto.> le garantisce estremamente seria, una scintilla di viva determinazione nel suo sguardo a far intendere la sincerità delle sue parole. <Non permetterò a nessun altro di ferirti, piccola. Da oggi mi occuperò io di te. Ti porterò personalmente al dojo e lì ti mostrerò la tua stanza. Potrai fare un bel bagno caldo, mangiare qualcosa e poi ti porterò qualche vestito pulito da poter indossare. Le mie figlie sono cresciute, dovrei avere qualche vecchio vestito che posso darti per ora, così poi potrai andare a comprartene qualcuno nuovo di tuo gusto. Ti piacerebbe?> le domanda la donna con dolcezza, una mano che andrebbe ora -lentamente abbastanza da poter essere allontanata se indesiderata- a scostarle un ciuffo di capelli dal viso per lasciarlo libero e scoperto. [Chakra: on]

17:37 Kizuko:
 Mugugna indecisa e abbassa la testa per poi scuoterla appena, mostrando l’indecisione che prova in questo momento nel sentire le parole di Kaori. <Non so se a Kana piacerebbe, è una tosta che vuole fare da sola! A lei non piace la compassione o la pietà.> replica in maniera sicura di questo riuscendo persino ad immaginare le risposte ciniche e brusche della sua amica ad un’offerta del genere, perciò alla fine di quelle parole la mocciosa scuote il capo ma promettendosi mentalmente che ne parlerà a Kana. <Ho capito, ma appunto per questa ragione… anche se non puoi darle lo stesso aiuto non fa niente, non so nemmeno se potrebbe farle piacere.> bofonchia con l’espressione corrucciata così tanto che le sopracciglia sembrano volersi unire al centro della fronte, e quell’argomento viene messo da parte anche subito dalla stessa mocciosa che poi viene sopraffatta da tutte le parole pronunciare da Kaori e alle quale la bambina replica con decisione. <Odiarmi per quello che ha fatto la mia mamma.> non ha dubbi in merito ed è un concetto che suo padre le ha messo in testa fin da subito, radicato in lei come una verità assoluta e certa. La reazione di Kaori alle parole della mocciosa purtroppo non è delle migliori per la mocciosa stessa che si ritrova ad essere stretta al petto incapace di reagire e quindi opporsi e scostarsi, per questo la donna riesce nel suo intento, perché la bambina si irrigidisce a tal punto da pietrificarsi sul posto. Le braccia di Kaori che dovrebbero essere rassicuranti, dolci e ricolme di amore, le sembrano pesanti e pericolose, le mani che le toccano i capelli e la nuca sono per lei un pericolo costante al suo benessere fisico. Si aspetta che arrivi qualcosa di male da quel contatto, e quella paranoia inizia a trasformarsi sempre più in vera e propria paura, se Kaori fosse stata un maschio probabilmente la bambina avrebbe iniziato a urlare ma per fortuna non è così. <Sei mai stata in uno di quei posti dove stava la mia mamma…? Dove facevano del male…> lei non ricorda molto di quel tempo passato in uno dei laboratori dove sua madre l’aveva portata, ma le cose più dolorose sono inevitabilmente impresse nella sua mente. Replica con un filo di voce ma non continua il suo discorso perché viene troppo presa dalle emozioni negative. Chiude gli occhi e li stringe più forte che può, il fiato viene trattenuto e la tensione dei muscoli si traduce in un tremolio sempre più evidente, il viso è contratto in una smorfia di paura avvertendo ogni tocco di Kaori, la quale con la sua mano sulla schiena potrà sentire sotto le dita attraverso la stoffa della canotta, i bitorzoli delle cicatrici sottostanti. <…uno… due… tre… quattro…> molto a bassa voce ma udibile dalla donna per via della vicinanza, inizia a contare quei fatidici dieci secondi e non fa in tempo a finire però, che Kaori si scosta e lei riapre gli occhi di scatto per guardarla negli occhi a labbra serrate. E’ un muro di silenzio intanto che ascolta ogni parola di Kaori e non la interrompe, la sua voce è calma ma decisa, è calda e sincera, eppure c’è sempre una parte di lei che la vuole tenere ben irti gli aculei intorno a lei. <Io…> si morde le labbra cercando di mangiarsi la pelle secca coi denti. <Non lo so, vorrei pensarci… c’è papà, ci sono i suoi amici… e poi magari Kana potrebbe non prenderla bene.> è abbastanza tormentata e indecisa.

18:02 Kaori:
 Kaori annuisce all'iniziale dire della bambina e quindi con fare misurato e per nulla rigido va ad annuire riempiendo i polmoni pieni d'aria. <Allora facciamo così.> chiosa guardando la ragazzina negli occhi con voce serafica. <Parlane con lei. Dato che siete amiche ti starà a sentire e potrà dirti cosa ne pensa in proposito. Se dovesse essere interessata puoi comunicarmelo tu in qualsiasi momento.> propone la Dainin con pazienza e disponibilità, il tempo a trascorrere continuo senza che lei se ne preoccupi troppo: alla Magione possono sopravvivere anche senza di lei, Kizuko invece no. <Puoi trovarmi alla magione dell'Hokage, in ospedale, al dojo Hyuga o all'Accademia ninja. Se non dovessi essere da nessuna di queste parti allora vorrà dire che sono a casa mia con la mia famiglia.> le comunica con tono leggero e gentile abbozzando un sorriso ricolmo di tenerezza alla sola menzione di suo marito e dei suoi bambini. <Io abito nella grande ville nella zona residenziale. Hai presente il chiosco di Ichiraku? Proprio la traversa alle sue spalle. Spesso c'è una tigre che passeggia nel giardino, non puoi sbagliare.> le spiega la donna immaginando quanto debba sembrare strana l'idea di avere una tigre che cammina fuori dalla propria abitazione. Ad ogni modo quanto la piccola Kizuko spiega il motivo per cui il clan dovrebbe odiarla, Kaori si ritrova a schiudere le rosee per un istante solo, presa in contropiede da quella risposta. <Oh tesoro> le verrebbe spontaneo dire con un tuffo al cuore. <Nessuno ce l'ha con te per questo. Tu non hai colpa per quello che ha fatto tua madre.> chiosa dolcemente Kaori senza mai smettere di guardare negli occhi la bambina spaventata. <Qualche tempo fa c'era un'altra Consigliera in Magione, sai? Forse eri troppo piccola per ricordare, sono passati più di tre anni da allora.> principia la donna riflettendoci su. <Lei è figlia della ninja che ha catturato tutti quegli Hyuga per portarli in quei laboratori. Nessuno se l'è presa con lei, però, nel clan. Lei non è sua madre e tu non sei la tua.> le spiega con dolcezza cercando di rassicurarla. <Anche la nuova Hokage stessa è un esempio. Lei è la figlia di un uomo che ha portato la guerra a Konoha eppure adesso è stata nominata Decimo Hokage nonostante tutto.> Spera davvero che fornirle quegli esempi possa aiutarla a realizzare che le colpe della sua mamma non debbano necessariamente ricadere su di lei: non immagina quanto debba essere pesante il fardello di una simile convinzione. Si sente estremamente colpevole nei suoi riguardi e si ritrova ad abbracciarla per cercare di darle un minimo di quell'appoggio e conforto che per anni le è mancato. Tuttavia la bambina non sembra rilassarsi nella sua stretta, anzi; si irrigidisce e rimane immobile fra le sue braccia andando anzi a rivolgerle una domanda che porta la donna ad esitare per un solo istante. <...Sì.> rivela alla fine con un sussurro che le costa molta difficoltà. <Anche io sono stata portata lì.> spiega alla piccola fra le sue braccia ritrovandosi ora a fissare il nulla davanti a sé, lo sguardo a spegnersi e farsi distante nel ricordare il periodo più brutto della sua vita. <E lì ho perso il mio papà. E' morto proprio davanti a me.> La stretta si fa quasi molle attorno al corpo della bambina, il colore par quasi defluire dal viso della Hyuga fino a quando, di sfuggita, non sente la voce della bambina andare a contare. Quel semplice dire la riscuote riportandola di forza al presente e la forza a staccarsi da lei per timore di averle fatto del male o di aver fatto troppo: una bambina trattata da sempre a quel modo non dev'essere particolarmente a suo agio quando si tratta di contatto fisico. <Scusami...> le dice subito, sincera, ripristinando una sorta di distanza di sicurezza fra loro. Quando poi le propone di seguirla al dojo la risposta di Kizuko porta Kaori a stringere appena le labbra, combattuta. <Non posso lasciarti tornare dal tuo papà Kizuko... non sapendo che potrebbe farti di nuovo del male. Non da sola, almeno.> il tono della capoclan è mortificato, di scuse, ma apparentemente irremovibile. <Posso accompagnarti. Oppure se non sei pronta a venire al Dojo posso prenotarti una stanza in una locanda così puoi pensarci da sola per un po'... ma non posso lasciarti da sola con lui. Ti ho promesso che non avrei lasciato che nessuno ti facesse del male proprio poco fa, no?> il sorriso che le rivolge adesso è amaro, triste, consapevole del fatto che la bambina si ritrova ora a dover fare la scelta più difficile possibile. Ma non è sola in questo, Kaori le sarebbe stata vicina per tutto il tempo di cui avrebbe avuto bisogno. [Chakra: on]

18:24 Kizuko:
 Parlare con Kana è un’idea che non le dispiace e inizia a prenderla in considerazione pensando a quali parole usare per spiegare all’amica la situazione, dovrebbe raccontarle tutto ma forse si sta facendo troppi problemi, è probabile che a Kana non importi nulla di tutto quello nonostante l’affetto evidente che provano l’una per l’altra, anche se nascosto da orgoglio e cinismo. <Le parlerò.> replica solo questo a Kaori rafforzando la decisione con il movimento della testa che conferma quanto detto, ora però deve fare qualcosa di difficile: cercare di capire dove viva Kaori. Il chiosco sa dove sia e trovare la strada traversa che sta dietro non deve essere troppo difficile, soprattutto se si tratta di una casa grande con… <Una tigre?> è qualcosa di risaputo forse ma la mocciosa non si era mai soffermata su un dettaglio simile, magari dandolo come inventato, impossibile che una tigre si aggiri per il giardino di una casa. <Cercherò di tenermi tutto a mente.> difficile per una bambina della sua età, però avendo come punto d’appoggio il chiosco non sarà difficile per la mocciosa ricordarsi tutti quei dettagli. Come fatica a ricordare della consigliera di cui sta parlando Kaori anche se non le risulta nuova come cosa, non replica e la lascia finire di parlare mentre l’espressione si fa ancora più corrucciata. <Ma… è perché sono persone importanti. La consigliera era una consigliera e l’Hokage è l’Hokage. Nessuno potrebbe mai odiare delle persone importanti… ma chi vale meno di niente… è diverso.> salda nella sua errata convinzione ma lo sguardo confuso e pensieroso lascia intendere che comunque qualcosa è stato mosso con le parole di Kaori. Quello che smuove più di tutto la mente della mocciosa è la confessione che Kaori le fa mentre la tiene abbracciata, dell’essere stata anche lei in un posto simile e che lì ci abbia perso suo padre. <Va tutto bene.> non ha il controllo sulle parole che dice, in una sorta di trance dove intuisce che qualcosa stia disturbando Kaori, qualcosa che la rende triste ed qualcosa che in parte riesce a capire dato che sono state entrambe nello stesso posto. Una muta comprensione non totale che svela un piccolo tratto del reale carattere della mocciosa, dura fuori ma morbida dentro. Quando Kaori si scosta e si scusa, la mocciosa non replica nulla ed è capace solo di rimanere immobile senza fare altro e lasciando che solamente le mani vengano toccate da quelle della donna. <No.> risponde alla fine con paura. <Se vieni, lui si arrabbia e se vado in una locanda mi possono comunque trovare e sarebbero ancora più arrabbiati, e… e…> le sta sfuggendo il controllo della situazione e si ritrova con le spalle al muro, davanti a lei però non ha un mostro ma c’è una donna pronta ad aiutarla e che le ha promesso di proteggerla e nulla le farà ancora del male, eppure lei ha paura che quel male possa comunque raggiungerla. <Se venissi al dojo… dovrei stare sempre chiusa là… perché per strada mi possono trovare, mi possono pedinare, possono prendermi! A mio padre non piacerebbe…>

18:50 Kaori:
 Alla fine Kaori e Kizuko raggiungono un accordo per quanto riguarda Kana e Kaori, sorridendo leggermente del piccolo successo ottenuto, va a lasciar cadere il discorso trovando inutile l'aggiungere altro in merito. Sorride divertita, però, quando la bambina risulta giustamente sorpresa all'idea di dover cercare una casa con una tigre che si aggira per il suo giardino e scuotendo appena il capo le risponde. <Lo so, è strano. Ma è una lunga storia.> spiega trattenendo una risatina ed annuendo quando la piccola le dice che avrebbe cercato di ricordare tutte quelle informazioni. <Al massimo se non trovi la casa puoi chiedere a qualche passante. Credo che ormai sappiano quasi tutti chi abita in quella casa> Soprattutto se si considera che ci vivono in ben otto persone. Tigre esclusa. La conversazione prosegue e la Hyuga si ritrova a scuotere leggermente il capo davanti alla timida protesta della ragazzina. <Sono diventate importanti dopo. Furaya è diventata Hokage negli ultimi anni, suo padre è stato una minaccia per Konoha quando lei era soltanto una chuunin, credo. Una ninja come tante, al tempo.> le spiega con pazienza e calma, riprendendo poco dopo. <Mentre la Hyuga di cui ti parlavo è diventata Consigliera dopo che lo scontro con quelle persone fosse finito.> ribadisce senza mai scostare da lei lo sguardo, prendendo solo una brevissima pausa prima di aggiungere: <E poi cosa credi? Anche tu sei importante per il Villaggio. Sei una Hyuga: questo è un grande vanto per un ninja di Konoha. Il nostro clan è famoso ovunque ed è molto antico. Veniamo chiamati i "nobili della Foglia", lo sai?> le rivela con tono quasi suadente, cercando di dare un certo tipo di impostazione alla propria voce così da rendere molto più attraente la prospettiva da lei appena mostrata alla bambina. E' solo poco dopo questo scambio di battute che Kaori si ritrova a chiudersi in un breve attimo di silenzio. Ritorna indietro nel tempo, nei laboratori che per anni hanno popolato i suoi incubi più neri. Rivive per qualche istante quel momento e accoglie le parole di Kizuko con genuina sorpresa. Boccheggia per un solo istante prima di richiudere le labbra ed annuire piano. <Sì. Siamo fuori da lì> dice a voce bassa, con tono rassicurante. Tuttavia, se stesse cercando di confortare Kizuko o se stessa, non è esattamente chiaro... Quando le propone, infine, protezione, si ritrova a fare i conti con la paura della ragazzina di essere trovata dal padre e, probabilmente, punita. Kaori sa che deve essere attenta e paziente in questo caso: in quanto medico ha avuto più volte a che fare con pazienti in stato di shock e, in quanto madre, sa quanto un bambino spaventato possa essere fragile. <Può provare ad arrabbiarsi con me. Ma non glielo consiglio.> le sorride appena, con dolcezza, cercando di farle vedere quanto non abbia alcuna paura. <Credimi, Kizuko, se ci sono io non può farti alcun male. Posso fermarlo prima che si arrabbi con me o con te.> le dice con la fermezza nella voce e nello sguardo, cercando di trasmetterle tutta la sicurezza di cui è capace. <E al dojo non saresti prigioniera, ma ospite. Potresti uscire, naturalmente, magari accompagnata così che nessuno ti faccia del male se preferisci.> le dice con cautela andando infine ad inspirare a fondo ed umettarsi le labbra. <Permettimi di accompagnarti a casa, Kizuko. Permettimi di parlare con tuo padre per avvisarlo del fatto che ci prenderemo cura di te. Non vi separeremo se non vorrai. Ma se vorrai vederlo sarai sempre tenuta d'occhio così che se anche provi a toccarti verrebbe fermato prima di farcela. Possiamo decidere insieme cosa fare. Non farò nulla che tu non vorrai, ma dobbiamo fare qualcosa. Non vuoi che ti faccia ancora del male, vero?> Sa che è una domanda crudele da fare, ma non può permetterle di tornare dal mostro che le ha strappato via l'infanzia. <E per quanto riguarda i suoi amici, puoi aiutarmi a punirli. Gli ANBU sono miei cari amici. Mi basterebbe una parola e andrebbero a cercarli adesso stesso se volessi.> la rassicura, ancora, con decisione, ancora chinata davanti a lei per poter essere letteralmente al suo livello, alla sua altezza. <Tu non sei meno di niente, Kizuko... sei una persona importante. E per questo farò di tutto per aiutarti. Te lo prometto.> le sorride, timidamente, porgendole ora, lenta, una mano. Il palmo rivolto all'insù, le dita tenute molli in sua direzione: un invito ad accettarla, un accordo da concludere. [Chakra: on]

19:08 Kizuko:
 La soluzione di chiedere aiuto a qualcuno nel caso non trovi la casa di Kaori è un buon compromesso che la mocciosa accetta, annuisce ma non replica altro a quelle parole, decidendo di far cadere anche quel discorso, convinta che non le serviranno nell’immediato futuro. La mocciosetta si concentra invece sul discorso che viene portato solo successivamente e ha come protagoniste l’Hokage e la Hyuga consigliera, Kaori sta infatti facendo un paziente e ottimo lavoro per far vedere alla bambina la verità dei fatti e non quella sporcizia che suo padre le ha messo negli occhi. L’orgoglio però le impedisce di replicare in alcun modo, né per dire che ha capito e nemmeno per riconoscere la ragione di Kaori, invece fa spallucce e annuisce borbottando qualcosa per far cadere anche quella parte del discorso senza guardare negli occhi Kaori. <Mh, forse.> testarda ma non ha altri argomenti con cui controbattere, si ritrova solo a ridacchiare appena scettica verso se stessa. <Nobili della Foglia? Io non sono affatto nobile… che modo pomposo per definirsi.> lei non si sente nobile e comunque l’astio che ha per il clan non può scompare così, con uno schiocco di dita da un momento all’altro, può ricredersi fortemente grazie a Kaori, per come la vede e per quello che le sta dicendo, ma il suo cinismo e il suo astio ogni tanto trapela anche per quelle piccole frasi. Non sa se Kaori poi la volesse confortare, la mocciosa un po’ ci ha provato con quella piccola frase e non importa se la donna parla a se stessa o a entrambe, ad ogni modo sono parole che le fanno piacere e la portano a riflettere. <Si, siamo fuori. E’ passato.> i morti restano morti, che sia il padre di Kaori o la madre della bambina e quel che conta è il presente e la capoclan le sembra tutto sommato sincera nel voler sistemare le cose ora. Tuttavia ora a Kaori spetta un compito molto delicato e si sa muovere bene lei in questi ambiti, scegliendo le giuste parole da dire e i gesti, la bambina è una bambina e non aveva pensato all’effettiva potenza di Kaori che a confronto suo padre è un bambino. <Non voglio… non voglio che mi faccia ancora male… non voglio che mi tocchi più… non voglio più sentire quella puzza.> abbassa lo sguardo immersa fino alla gola in mille preoccupazioni con la paura che le appesantisce le gambe. <Gli ANBU… loro possono? Se io ti dico chi sono… possono prenderli subito? E loro… non potranno più toccarmi?> questa che sembra una definitiva soluzione a quella che è stata la sua vita fino ad ora, permette alla bambina di fare qualcosa di inaspettato: piangere. Le lacrime sfuggono al suo autocontrollo e porta le manine agli occhi per asciugarseli ma quelle non smettono di scorrere così forte da farle venire il singhiozzo, a maggior ragione quando sente le sue ultime parole. Voleva piangere da tanto tempo ma non le era mai permesso farlo, e ora pare che si siano aperti dei rubinetti. <Mi dispiace tanto…!> perché è quello che succede ai bambini in queste situazioni, si sentono in colpa e si sentono in dovere di scusarsi, e mentre con una mano si stropiccia gli occhi senza riuscire a smettere di piangere, con l’altra mano lentamente va ad afferrare quella di Kaori accettandola.

19:31 Kaori:
 Una risata sincera scaturisce dalle labbra di Kaori al commento schietto della ragazzina. <Hai ragione!> esclama lei lasciando terminare la risata per guardarla comunque con un sorriso gentile sulle rosee. <Un giorno magari potrei raccontarti la storia del nostro clan. Raccontarti come è nato e cambiato nel tempo.> le propone con semplicità, buttando lì quasi casualmente, un ulteriore piccolo passo verso la bambina, verso quel sangue indirettamente comune che possiedono nelle vene. Il Villaggio attorno a loro cambia: il sole cala, la gente inizia ad affollarsi ai lati della via mentre il passeggio serale prende piede. Nessuno pare voler disturbare le due tuttavia solo di tanto in tanto, i passanti lanciano alle due una occhiata interrogativa. Kaori dal canto suo non se ne cura donando alla sola Kizuko le sue totali attenzioni. La bambina si sta poco a poco sciogliendo e l'iniziale diffidenza inizia a mutare in una sorta di silente comprensione e, successivamente, richiesta d'aiuto. Kaori fa del suo meglio per mostrarsi ferma nelle sue intenzioni ma disposta ad attendere i tempi della bambina, consapevole solo del fatto che non avrebbe permesso mai più che il padre della piccola Hyuga l'incontrasse da solo. S'impegna per cercare di conquistarsi anche solo un briciolo di fiducia da parte della bambina e, solo dopo diverso tempo, riesce a vedere la corazza della deshi--sgretolarsi. Poco a poco, una spintarella per volta, quell'armatura si crepa e frantuma, cadendo in pezzi ai loro piedi come terracotta. Kaori sente il cuore stringersi doloroso in petto al sentire le parole della piccola e, annuendo piano, la rassicura ancora una volta. <Mai più. C'è un ANBU molto molto forte che odia le ingiustizie. Soprattutto quando succede qualcosa di brutto ai bambini.> le dice con voce bassa e carezzevole mostrando un sorriso triste, mortificato, che mostra tutta la comprensione di cui la Dainin è capace. <Se dove trovarseli per le mani posso garantirti che fra te e loro, non saresti tu quella a stare peggio.> Non le dice chiaramente che verrebbe fatto loro seriamente del male, ma le fa intendere che la punizione sarebbe stata dura. Dura abbastanza da rendere quello che la bambina ha subito, quasi niente in confronto. Tuttavia non si esprime oltre, non volendo far pesare sulle spalle di Kizuko il peso d'aver messo nei guai qualcun altro: non sta facendo altro che difendersi, che mettersi al sicuro. Alla fine la bambina scoppia in lacrime con una punta di sollievo da parte di Kaori: piangere vuol dire lasciar fuoriuscire il male. Lasciare che quell'acido svanisca piuttosto che permettergli di consumarla dall'interno. Si chiede da quanto tempo stesse trattenendo quei lacrimoni salati e vorrebbe abbracciarla come fatto poco prima. Tuttavia il timore di spaventarla la frena e la porta, semplicemente, a carezzarle i capelli con una mano. <Sei stata bravissima, piccola. Sei stata fortissima...> le sussurrerebbe con voce dolce, comprensiva, così che solo e soltanto lei possa udirla parlare. <Adesso ci penso io a te, mh? Adesso non sei più da sola.> le mormorerebbe piano, lentamente, come una nenia atta ad accompagnare quello sfogo cui, dopo poco, segue un gesto molto importante. Kizuko, lentamente, accetta la mano di Kaori portando la donna a stringere piano il suo palmo con le dita e sospirare di sollievo fra sé e sé. <Va bene> sussurra quasi più fra sé e sé che rivolgendosi alla stessa bambina, espirando a fondo e quindi rimettendosi in piedi senza mai lasciare la presa sulla mano della ragazzina. <Andiamo a casa Kizuko. Andiamo a prendere le tue cose.> le sorriderebbe, con gentilezza, lasciandole il tempo necessario a riprendersi. Solo a quel punto avrebbe seguito la bambina fino a casa pronta ad affrontare la pericolosa presenza di suo padre. [End per entrambe ♥]

Kaori incontra Kizuko al centro di Konoha e scopre sul corpo della bambina nuovi lividi.
Avendola già incontrata in ospedale per varie altre cure, decide di intervenire per il benessere della piccola Hyuga.
Dopo l'iniziale diffidenza di Kizuko le due raggiungono un accordo e, fra lacrime e timori, si dirigono a casa della stessa per affrontare il genitore.