La Cena prima, poi dormire

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con Kanako, Rin

21:02 Rin:
  [Centro Konoha] Il sole è calato, e la fame è aumentata. La ragazzina, quindi, ha raccolto quattro spicci in giro per casa, dopo averla sistemata a dovere, e una volta pronta, è uscita. Dall'altro del suo metro e cinquanta e passa, appare come quella che è: una ragazzetta di non più di quattordici anni. La carnagione è pallida, in netto contrasto con il colore degli occhi, grigi come le nuvole più tempestose - ma calmi e sereni nel posarsi su ciò che la circonda. I capelli, mori, le ricadono attorno al viso, muovendosi ad ogni passo. Ai piedi, i soliti vecchi sandali, mentre un paio di pantaloncini grigi le arrivano alle ginocchia. Indossa poi una maglietta bianca dal collo largo, coperta dalla cerniera quasi chiusa di una giacca rossa. Le braccia sono distese lungo i fianchi, nel percorso che da casa la porterà al Centro di Konoha, ed è nel pugno sinistro che sono gelosamente custoditi gli spicci necessari alla cena. Lo sguardo è basso, solo sporadicamente si alza un po', così da essere certa di dove sta mettendo i piedi. E' l'odore del yakisoba a farle definitivamente alzare il volto, così da rendersi conto di essere arrivata. E' un ristorante di strada come tanti, ma ai suoi occhi, in questo momento, è un vero e proprio ristorante di lusso. Dopo aver emesso un sospiro di sollievo, entra, ordina velocemente, molla i soldi sul bancone, e va a sedersi. I gomiti, adesso, appoggiati al tavolo mentre con i palmi delle mani si regge il viso, in attesa.

21:17 Kanako:
  [Centro konoha - Chiosco Yakisoba] E poi ecco che la fame ricomincia con la sua instancabile morsa fastidiosa, cosa che semplicemente la riporta alla strada, alla ricerca di quel quartiere commerciale dove vari ristorantini sono aperti per l’occasione, in una mistura di pietanze da strada più o meno raccomandabili, per quanto la sua attenzione, ad una certa ritorna in uno dei tanti ristorantini di Yakisoba, ma in special modo verso la figura di Rin, quando questa si siede proprio li ad ordinare qualcosa da mettere sotto i denti. Un attimo di esitazione, mentre lo sguardo di lei si stacca da lei, per controllare le sue immeditate vicinanze, come a temere che ci possa essere qualcosa nei dintorni a causarle problemi, per poi cacciare un sospiro sconsolato, avanzando con un passo lento, passo che non si degna di controllare dove i propri scarponi da lavoro calpestano qualcosa, scegliendo di rubare una seggiola senza nemmeno pensarci due volte, glutei che si poggiano sulla seduta, questi fasciati dai suoi soliti jeans corti fino a metà coscia, e la sua immancabile canotta da lavoro grigia cenere, con ora una nuova macchia di terra e sangue, oltre che in un angolino, si sentirà un strano sentore alcolico, ma nulla di realmente importante, trattandosi di una macchietta in un angolo della canotta. < Hoy vecchio, preparami il solito, ma metterci più peperoncino dentro! Quella dell’altra sera non l’ho sentita nemmeno. > E qui non dirà più nulla, limitandosi al lusso di poter pagare quel piatto che già mette a dura prova il suo portafoglio.

21:35 Rin:
  [Centro Konoha - Chiosco Yakisoba] L'attesa dura quanto è giusto che debba durare, e se ci poteva essere pericolo di annoiarsi nel frattempo, svanisce nel momento in cui nota la figura di Kanako. Sia chiaro, non che la riconosca immediatamente. Piuttosto, una volta sentita parlare, si. Ma anche in questo caso non è che le vada incontro - certo che no. La labbra si stringono, e le gambe, da sotto al tavolo, iniziano a penzolare avanti e indietro, come fanno i bambini insomma. Il proprio sguardo è fisso sulla coetanea, ne osserva le movenze e la figura per un breve momento, più o meno fino a quando non si rivolge al cuoco. Quindi distoglie lo sguardo e cambia posizione, appoggiandosi adesso allo schienale della sedia. Sicuramente il vecchio non c'avrà messo più del dovuto, ma a lei è sembrata un'eternità, visto che il suo stomaco non ne vuole proprio sapere di smetterla di lamentarsi. Di fatto, quando le viene servito il yakisoba, gli occhi si sgranano e si drizza improvvisamente. Sfrega le mani fra di loro, con un sorriso compiaciuto stampato in viso, e una volta prese le bacchette, congiunge le mani davanti a sé <Ittadakimaaasu!> e si sta quasi per fiondare sul piatto, ma lo sguardo cade altrove. Cade, appunto, sulla figura poco distante della coetanea, e quindi si ferma. Ripone nuovamente le bacchette, e una mano, per abitudine, va al capo, fra i capelli <Ehm...> si rende conto che non sa come si chiama <...scusami...> che l'intenzione nel tono di voce basterà a far capire a Kanako che si sta rivolgendo a lei? <...se ti va, potremmo mangiare insieme> ancora un po' incerta, in cerca dello sguardo altrui <Sempre meglio che mangiare da soli, no?> il solito sorriso cordiale alla fine.

21:45 Kanako:
  [Centro konoha - Chiosco Yakisoba] Sentirsi osservata per lei è oramai l’ordine del giorno, per quanto in senso negativo, che si tratti per il maleodorante odore che si porta dietro da dopo il lavoro, oppure come in questo caso che la sua maglietta racconta una storia con infinite possibilità di interpretazione, vista una tenue traccia di sangue su uno dei bordi di quest’ultima. Ma non se ne fregherà affatto di tutto ciò, ma anzi, semplicemente si dedicherà completamente a quello che sta andando a ricercare, ovvero del cibo caldo, o meglio: piccante! Ma non ci saranno sorprese particolari quando le arriva il piatto, vedendo quel ben di dio servito fumante, recuperando un paio di bacchette in legno, e mormorando delicatamente il classico “itadakumasu”, prima di prendersi un boccone di quei spaghetti di grano saraceno imbevuti nella salsa di soia, suggendo il tutto in un sol boccone per evitarsi scottature, per poi annuire genuinamente con una certa soddisfazione, mandando giù il boccone. < Era proprio questo che intendevo vecchio rimbambito! Piccante come se dovessi ammazzare qualcuno, questo è lo spirito giusto! > ebbene si, perché quella roba è più rossa che variopinta dalle verdure, ma questi sono dettagli che solo lei riesce a sopportare, con una soglia di sopportazione al piccante assurda. Assurdo anche come abbia bellamente ignorato Rin fin da quel momento, accorgendosi di lei solo quando va a chiederle la sua attenzione. < Tanto sono qua… > ma solo un occhio di riguardo, la farebbe ritornare con l’attenzione verso di lei, o meglio, ai suoi capelli. < Ahn… la tizia con le antenne. > e qui ella non mancherà poi di mollare letteralmente il tutto, recuperando dalla tasca legata alla cinta, quello che nell’effettivo è la borraccia che è stata dimenticata dall’altra. < Questa è tua… non voglio avere sul groppone nulla che non abbia pagato… ma almeno mi è stata utile per pulire la ferita di quella mocciosa… >

22:05 Rin:
  [Centro Konoha - Chiosco Yakisoba] Essere ignorati non è una cosa che sperimenta spesso, ma quando succede, non se la prende mai sul personale. Come adesso, nel vedere l'altra farlo, si dice che magari semplicemente non ha capito che si stava rivolgendo a lei. Riprende le bacchette, e con forse troppa foga eccola prendere il primo boccone, e gustarselo nel masticare e mandar giù. Il sapore della soia e delle verdure le scende in gola ed è un sospiro di sollievo a sfuggirle dalle labbra, gli occhi chiusi. Ci voleva proprio. Sta quasi per prendere un altro boccone, ma ecco che sente Kanako parlare, e non può fare a meno di voltarsi. Contenta di essere riuscita ad attirare l'attenzione altrui, sorvola completamente il commento sulla propria capigliatura, troppo occupata a trasformare il sorriso cordiale in un sorrisone soddisfatto, che mostra anche i denti. Si acciglia un attimo, nel seguire i suoi movimenti, e l'espressione è di leggera confusione nel vedere l'altra tirare fuori la propria borraccia. Ascolta le sue parole in silenzio, il capo che leggermente va a chinarsi di lato. Le sopracciglia si aggrottano, torna eretta nella sua posizione. <Non c'è bisogno che me la ridai> e lo dice con fermezza, in un'espressione che sta volta non contempla sorrisi, ma è soltanto questione di un attimo - perché più fastidioso di prima ritorna <Anzi, è fantastico che vi sia stata utile!> torna quindi con lo sguardo sul proprio piatto, giocandoci un po' con le bacchette. <La moccios- volevo dire quella bambina...> resta con gli spaghetti a mezz'aria, guardandola con la coda dell'occhio <... si era fatta male giocando? Spero stia bene, adesso> ed eccola che prende anche il secondo boccone, gli occhi che nuovamente si chiudono nell'ingoiarlo. <Comunque> e torna diretta verso di lei, addirittura le porge la mano <Mi chiamo Rin>

22:21 Kanako:
  [Centro konoha - Chiosco Yakisoba] Un sopracciglio vien fatto sollevare in una certa nota di dubbio quando l’altra le va a dire che non è necessario restituirle la borraccia che ha abbandonato sul posto, cosa che nell’effettivo, stona con quello che ha appena detto, finendo per far strisciare quella bottiglia quanto possibile vicino al piatto dell’altra. < In ogni caso, non ci faccio nulla con quella, ho già la mia…> insomma, non vuole sentirne minimamente di tenersi qualcosa che non è suo, non andando oltre a quel discorso, come se fosse oramai consolidato che l’altra si debba riprendere ciò che è suo, e solo allora, recupererà le proprie bacchette per ricominciare a mangiare in abbondanza e sazietà, trangugiando grossi bocconi come se non avesse mangiato da giorni, per quanto sia solo la fame a farla mangiare come un animale, aspirando e deglutendo quasi il tutto senza masticare, per quanto sia solo una illusione, visto che per masticare mastica, ma molto poco e velocemente. < Ouaggiande! > e con la bocca pure piena, ci tenterebbe a dire qualcosa, finendo per prendersi una pausa, prima di riprendere a parlare come si deve. < Baggianate! Devo solo capire cosa mi nasconde dietro quella nanerottola… ma che venga puntualmente pestata, questo oramai l’ho capito… devo solo capire cosa ci fanno i familiari con lei per permetterle di prenderle così di santa ragione… anche se ho i miei sospetti su qualcosa di peggio. > e qui ella finirebbe per portare una mazzata letteralmente di proprio pugno, con la mandritta che va ad impattare sul bancone, senza farsi problemi nel provocar rumore e disturbo. < E se scopro qualcosa che mi faccia imbestialire, qualcuno ci perderà tutti i denti e mangerà per il resto della vita con la cannuccia. > e quella sembra una rabbiosa promessa la sua, finendo poi per sbuffare, cercando di scaricare l’adrenalina quanto meglio possibile. < Comunque, Kochiya Kanako… > per quanto poi a quella mano che le viene protesa, ella finirà per scuotere il capo un paio di volte. < Meglio che non ti tocco… già è un miracolo se mi lavo… poi tra sangue e concimi, finiresti di rimanere impestata per bene…>

22:39 Rin:
  [Centro Konoha - Chiosco Yakisoba] Non insiste oltre quando l'altra le avvicina il più possibile al piatto la borraccia, e storcendo le labbra annuisce. <Va beh> per adesso, la lascia lì, che mica le serve a qualcosa. Ricomincia a mangiare anche lei quindi, dandosi qualche attimo fra un boccone e l'altro solo per preparare il successivo. Piano piano sembra starsi riprendendo dalla fame che l'aveva trascinata fino a lì, ma la foga è la solita e l'espressione soddisfatta, anche. A sentire le parole altrui, comunque, riguardo la ragazzina, non può fare a meno di quasi confondersi. Già, perché l'impulso è quello di continuare a mangiare, ma l'attenzione ce l'ha sulla coetantea - insomma, lo sguardo va rapidamente da un punto di interesse all'altro, e quando l'altra sembra aver finito di parlare, esclamerebbe un impastato <On siee forelle quondi?> di pura confusione - cosa l'aveva fatta convincere di questo non si sa. Fatto sta che quando arriva la mazzata di Kanako al tavolo Rin non può fare a meno di trasalire. La borraccia, poi, minaccia quasi di perdere l'equilibrio, ma è con la mano libera che la blocca. Ingoia, finalmente, e si rivolge all'altra dopo un breve sospiro. <Aspetta, aspetta, fammi capire. La bambina non è tua sorella> si, sembra abbastanza chiaro, Rin <e viene malmenata da non si sa chi, non si sa perché> certo, non sta urlando ai quattro venti, ma c'è da dire che non si sta nemmeno sforzando di non farsi notare nel parlare <e tu sospetti dei genitori?> quest'ultimo dire, viene accompagnato da un'espressione inorridita. <E' impossibile! Dei genitori non potrebbero mai fare una cosa del genere!> e lo esclama con convinzione, forse troppa. <Ci dev'essere un'altra spiegazione> e annuisce, più volte, come a confermarselo da sola. Poi, quando arrivano le presentazioni e la propria mano resta a mezz'aria senza riscontro, è sfoggiando un sorriso impacciato che la ritira velocemente <Ma va... tranquilla...> poi il capo si china <Lavori la terra, quindi?>

22:49 Kanako:
  [Centro konoha - Chiosco Yakisoba] A quella frase decisamente insensata al suo orecchio, oltre che ovattata dal yakisoba, ella non si degna nemmeno di tentarci di rispondere, lasciando semplicemente che l’altra si faccia qualche calcolo mentale per quanto riguarda la probabilità che quelle due potessero essere sorelle, cosa che nell’evidenza non c’è alcuna somiglianza, tra capigliatura, e soprattutto per quanto concerne gli occhi. < Su una cosa ci hai azzeccato a pieno, ovvero che non siamo sorelle… e se hai un minimo di occhio… penso che ci arrivi da sola che la nanerottola sia una Hyuga. > e qui ella andrà senza troppi veli su quell’elemento decisamente fin troppo evidente, finendo poi per sospirare, quando l’altra sembra non accettare la teoria della castana, facendo semplicemente spallucce. < Gli Hyuga da sempre sono dei maniaci del perfezionismo. Nobili spregevoli che di nobile non hanno nulla, e non ci pensano due volte a forzare i loro pargoli ad allenarsi per dimostrare la forza del loro Clan… Quindi le botte non dovrebbero essere una novità. Ma quello che mi più preoccupa, è l’atteggiamento della nana… > e qui ella finirebbe semplicemente per squadrare l’altra. < Non so da quale mondo fantastico tu venga, ma è all’ordine del giorno che di scemate del genere, spuntino fuori qua e la e che nessuno intervenga… La piccolina ha paura di farsi toccare, o far vedere anche un sol centimetro della propria pelle… asociale da far schifo… e soprattutto… se potrebbe, preferirebbe morire che tornare a casa… qualcosa mi puzza…e giuro sui Kami che prima poi ne arrivo ad una…perché da sola così non si concia quella… e non così ripetutamente. >

23:06 Rin:
  [Centro Konoha - Chiosco Yakisoba] L'altra parla a ruota libera e lei non può fare a meno di ascoltare, totalmente concentrata nel farlo, e visibilmente confusa nel frattempo. Si, sa chi sono gli Huyga - non in maniera approfondita, ma quantomeno di nome - ma no, per qualche motivo aveva completamente rimosso il ricordo degli occhi bianchi della bambina, finendo quindi per convincersi di una supposizione data solamente dal fatto che quella fosse una bambina sola su un precipizio e Kanako fosse lì con lei e la voleva aiutare. Ha senso secondo? Magari no, fatto sta che alza una mano si alza, ad arrivare fino alla propria fronte, distesa e perpendicolare a quest'ultima, il capo leggermente chinato, neanche si stesse scusando. <Una Hyuga. Giusto.> ripete, fra sé e sé, prima di tornare con lo sguardo sulla coetanea e continuare ad ascoltare in silenzio. Forse in un mondo fantastico ci vive davvero, o magari ha semplicemente deciso che l'avrebbe visto così, il mondo reale. Quando l'altra finirà di parlare, chiuderà gli occhi in un sospiro di rassegnazione. <Sono veramente tarda> pensa, ad alta voce, ma non dà il tempo a Kanako di continuare a parlare, spalancando nuovamente gli occhi e porgendosi col busto in sua direzione. <E tu sei veramente fantastica!> eccolo lì, il sorrisone a trentadue denti <Insomma, non è da tutti preoccuparsi così tanto per qualcuno! Come hai detto tu, spesso nessuno fa niente...> si stringe nelle spalle <invece tu vuoi fare qualcosa eccome! Potrete anche non essere sorelle, ma preoccuparsi di lei in questo modo, guarirla, eccetera> scuote il capo, entusiasta <è davvero come se per lei tu fossi una specie di sorella magg-> lo sguardo si incupisce, all'improvviso. L'espressione sembra congelarsi, anche i movimenti. E' una piega triste a deformare le labbra, adesso. <Maggiore> conclude, distogliendo lo sguardo. <Sorella maggiore, si, quello> e come se nulla fosse successo, eccola fiondarsi nuovamente sul proprio yakisoba, che ormai, come ovvio, sta per terminare.

23:15 Kanako:
  [Centro konoha - Chiosco Yakisoba] Il capo nuovamente tende a reclinarsi a lato, questa volta in maniera decisamente marcata quando l’altra riprende a parlare, cercando in quell’angolazione di trovare qualche soluzione ai pensieri che le passano per la testa, cercando a suo modo di ricavare quanto possibile da quelle parole e da quelle espressioni altrui, finendo semplicemente per sospirare appena, quanto basta per dimostrare che per certi versi, ella sia semplicemente scocciata di ragionarci troppo. < Molto semplicemente… se trovo un moccioso che ha passato i suoi giorni per strada… almeno cerco di rendergli le giornate meno schifose di quelle che lo sono già di base… io su di me ne ho provate un po’ di tutto per sopravvivere… ma voglio evitare che altri nanerottoli passino la mia stessa strada… già ho pestato qualche elemento per questo, e sono pronta a tornare a menare le mani o sfruttare qualsiasi cosa mi capiti a tiro. > insomma, la si può quasi definire una delinquente quando non si sa il suo movente, questo oramai è chiaro. Ma poi si interromperà nel parlare, lasciando che l’altra s’incupisca, senza una replica propria all’inizio, ma semplicemente si divertirà a prendersi il suo tempo per finire il proprio piatto che ha ordinato, concludendo il suo pasto con un lancio delle bacchette sul piatto. < Questa ci voleva… ma comunque non voglio essere la sorella maggiore di nessuno… do solo una mano per avere una spinta in più rispetto a quello che mi è toccato… ma vedo che con te il discorso sorelline sembra essere qualcosa di spinoso… quindi non chiedo perché hai fatto quella faccia da prendere a sberle…> e qui ella si lascerà pure scappare un rutto liberatorio, decisamente poco femminile. < E si, sono una contadina. >

23:33 Rin:
  [Centro Konoha - Chiosco Yakisoba] Non è troppo difficile da interpretare, lei. Passa da un umore all'altro con facilità, cercando sempre di passare da un grosso sorriso, e di liquidare velocemente le sensazioni negative, così da poter tornare la solita Rin fastidiosamente solare. Il pensiero detto ad alta voce poco fa inoltre, calza a pennello, perché mica l'ha capito che l'altra la fissasse in questo modo per comprenderla - ma vah. Non ha nemmeno idea che si possa cercare di fare qualcosa del genere. Ascolta quindi, le parole altrui che ha ancora quel sorrisone stampato, se non fosse che anche questo vacilla a sentire le sue motivazioni. <Beh, resta il fatto che non è una cosa da tutti> dice con convinzione, e anche sta volta, annuendosi un paio di volte <Migliorare le giornate agli altri è una cosa fantastica, soprattutto se non le conosci neanche così bene!> questo poco prima dell'argomento sorelle, si intende. Lì il sorriso sparisce, l'attenzione torna al cibo, e soltanto quando sarà finito, e avrà posato le bacchette, si girerà nuovamente verso Kanako. Resta intendetta al suo dire, riguardo l'argomento spinoso e alla propria -faccia da prendere a sberle-, e stringe le labbra. E' un inchino, adesso, quello che fa, le mani strette ai lati della sedia. <Gomen nasai.> dice quindi, ritornando dritta in modo da poterle rivolgere lo sguardo. La mano fra i capelli, sulla nuca, e il sorriso impacciato <Non avrei dovuto reagire a quel modo. Ti prego di non farci caso.> di educazione ne ha da vendere, questo è sicuro - di acume mentale un po' di meno, ma questo è un altro discorso - ma non si meraviglia né scandalizza per i modi rozzi dell'altra. Fissa il vuoto per qualche istante, poi si stringe nelle spalle <Come la vuoi rigirare la rigiri, per me resti una persona fantastica.> e annuisce.

20:58 Kanako:
  [Chiosco Yakisoba] Che ella possa soffrire di una forma di lunaticismo, questo non sembra minimamente darle fastidio per il momento, visto che le mani sono ancora saldamente ancorate sul bancone di quel chiosco dove ha terminato di consumare la sua tanto agognata cena. Lei di certo non cambierà minimamente espressione, sempre con quel cinismo che persevera di mantenere tanto da far venire l’ulcera a se stessa, figuriamoci ad altri, ma almeno non si è scatenata ancora, ancora ferma, solida, e curiosamente tranquilla. < Quando riesci ad amare te stessa quando oramai non hai nulla da perdere, allora sei in grado di amare il prossimo… ma troppi si mettono dietro alla maschera del benefattore quando non è altro che il becchino che si strofina le mani aspettando la tua rovina. > e non di metterebbe nemmeno molti filtri su come lei vede la società d’oggi, forse troppo drastica, ma questo poco le importa, è la impressione che resta li anche senza argomentare. < Ed ora di cosa ti stai scusando poi… tanto non ci guadagni e non ci guadagno nulla se mi chiedi scusa… è solo sprecare fiato e tempo. > finendo semplicemente per fare spallucce al tutto, come se stesse comunque provando a placare quella sua anche fin troppo repentina irascibilità. < Sarò una persona fantastica… ma non cambierà di certo la mia situazione di merda… >

21:15 Rin:
  [Chiosco Yakisoba] Non capitava da tanto che gli argomenti di una conversazione potessero portarla a reagire a quel modo, forse è stato per quello che non ha avuto la prontezza di evitare di farlo. Come abbiamo giò detto, nascondere le proprie emozioni non è qualcosa che è abituata a fare, quindi sarà anche lecito da parte della coetanea pensare che la Senjuu sia lunatica. Chissà, magari lo è. Con i gomiti appoggiati al bancone del chiosco, ma il viso in direzione altrui, ascolta le sue parole con espressione rilassata, ora, aggrottando anche le sopracciglia. <Tu dici?> chiede, confusa, il capo chinato di lato, i capelli che ricadono sulla sua guancia seguendone la direzione <Io non penso che amare sé stessi ti renda in grado di amare il prossimo> ammette, e si prende un attimo per ragionarci ancora <e non penso nemmeno che sia necessario per essere in grado di voler aiutare gli altri> il ragionamento è diventato troppo complesso, ogni parola viene detta chiaramente più per chiarire sé stessa che la ragazza a cui parla. Sembra si stia concentrando molto, per articolare questi pensieri, e seguire velocemente quelli altrui. Gli occhi si sgranano, poi, e si assottigliano subito dopo. Il capo, adesso, si china di poco. <Ecco...> si stringe nelle spalle, le rivolge un sorriso sereno <...perché sentivo di doverlo fare> semplicemente, senza troppe complicazioni. Un ragionamento lineare: sentiva di farlo, e l'ha fatto. E' questa la risposta che le da, quindi, prima di ridacchiare, piano <Le situazioni brutte restano situazioni brutte in ogni caso> dice, poi continua <se non cerchi una via d'uscita>

21:26 Kanako:
  [Chiosco Yakisoba] Poco alla volta, almeno per quanto riguarda lei, tutto quel modo dell’altra a contestare il suo pensiero, finisce inevitabilmente a portare l’attenzione verso il cuoco che alla fine, le leva di fronte quella scodella e le bacchette dalla quale si è servita. Il tutto patirà di fatti sa quella persona, indicandolo con un dito, senza nemmeno rendersi conto che stia accumulando somme di maleducazioni a non finire. < Vedi il vecchio cuoco? Se non avesse amore per se stesso, e neppure sulla sua cucina… ora ti ritroveresti un piatto immangiabile… o probabilmente qua il negozio nemmeno ci sarebbe. > un esempio classico il suo, partendo da qualche presupposto semplice. < Se non amassi me stessa in maniera egoistica, oggi avrei la testa fracassata da qualche parte, gettandomi dai monti. > e qui semplicemente il tutto finisce per arrivare ad una conclusione in quel pensiero a suo modo complesso. < Se non amassi prima di tutto me stessa… non saprei minimamente come voler anche solo pensare di fare del bene a quelle merde di bambini che si trovano anche peggio di me. Perché so cosa mi piacerebbe… e di conseguenza so cosa fa piacere ad altri… ma se accontentassi solo gli altri e non me stessa… finirei nell’invidia, e consumarmi da quel sentimento.> un pensiero complesso, decisamente complesso, finendo semplicemente per squadrare non poco male la figura li vicino ora. Uno sguardo che permea per diversi secondi, finendo per sospirare. < Te non comprenderai mai tutto questo dalla tua prospettiva di mocciosa sorridente… di vie d’uscita c’è ne sono a bizzeffe… le più facili soprattutto… ma quando merda sei considerata… merda ci resti. E se continuo a lavorare la terra di merda ci puzzo. Potrei anche smetterla di lavorare, è vero, e morire per strada, ma prima di ogni altra cosa, non vorrei bene a me stessa… e di conseguenza… non potrei amare altri. >

21:45 Rin:
  [Chiosco Yakisoba] Rin nota un po' tutto e un po' niente, si limita a fare un accenno d'inchiino all'uomo quando porta via scodella e bacchette, e torna con l'attenzione sulla coetanea, quando ricomincia a parlare. Annuisce, quando le chiede del cuoco, e tutto il ragionamento che ci fa attorno, è abbastanza lineare, quindi lo capisce. E annuisce come per confermarlo. Quando poi sembra appliccare gli stessi passaggi del discorso precedente, ma parlando di sé, lì non ci capisce nulla. Glie lo si legge in faccia, è imbronciata in maniera quasi irritante. E il broncio permane sul viso della ragazzina per tutto il tempo in cui l'altra le parla, continuando ad argomentare il suo parere a riguardo. Poi viene squadrata e il broncio si accentua ancora di più. <Certo che sei proprio strana, Kanako-kun...> borbotta, ed ascolta anche il suo ultimo dire. Sospira, la destrosa che si solleva e si poggia sulla nuca, ma non c'è nessun'espressione impacciata ad accompagnare il gesto sta volta. Piuttosto, un sopracciglio si inarca e le labbra sono strette fra di loro. <Ma insomma... ti ho solo fatto qualche complimento... mica c'era bisogno di reagire così> si lamenta, continuando a guardarla <Non ha senso> si stringe nelle spalle <che tu ti consideri più esperta di me soltanto perché non puzzo di cacca> per quanto il sorriso al momento sia assente, non si lascia andare nei termini, più per abitudine che altro <E poi, non c'ho capito niente quando parlavi dell'invidia e tutto quel discorso lì, ma immagino sarà stato un altro modo di puntualizzare che ho torto> il tono è regolato per quanto la cordialità sembri essere momentaneamente scemata - la mano che era sul, capo, quindi, si poggia nuovamente sul bancone.

21:55 Kanako:
  [Chiosco Yakisoba] Il tutto incomincia a farsi seriamente seccante ed irritante per la castana, quanto le basta, per tenere ancora per un attimo le mani in tasca per così dire, per quanto al limite di sopportazione, lasciando semplicemente che il tutto, finisca semplicemente con un: < Guarda poi da chi viene la predica…soprattutto se mi dai della maschiaccia. > non che sia poi così raro che qualcuno possa anche pensare vagamente che ella possa essere di tutt’altro sesso, ma questi sono dettagli nella quale non ci si mette poi molto ad approfondire. < E comunque… complimenti o no che siano… non portano a nulla. Ne ho sentiti abbastanza da farmi venire il ribrezzo…> per quanto non vada a specificare da chi e di che tipo di complimenti abbia mai ricevuto, non si addentra molto su se stessa. < E non mi considero più esperta di te… di sicuro lo sono nell’ambito agricolo… e per chi abbia imparato a suon di botte a sopravvivere… ma questo non mi fa una esperta più di altri. Solo una che se la cava in quelle poche cose in cui è capace…> e qui lo puntualizzerà come se quella linea di frasi adottate da quella ridente di una ragazza, le abbiano fatto venire i nervi. < Per tutto il resto… se non ci hai capito una ceppa… poco importa… ho solo perso tempo… lo terrò a mente per la prossima volta di andare sul semplice… >

22:10 Rin:
  [Chiosco Yakisoba] <Che?> sgrana gli occhi, al dire della castana <Non ti ho mai dato della maschiaccia!> afferma, con sicurezza, poi si blocca <...o si?> e si metterebbe anche a ragionarsi su, ma il discorso continua ed ha capito che se non cerca di seguirla attentamente, finirà per confondersi, e non è il caso. <I complimenti sono complimenti e basta> direbbe <Si accettano o si respingono, e non penso che i miei ti abbiano fatto venire il ribrezzo, perché non ce ne sarebbe motivo> le mani che si alzano e ruotano con i palmi verso l'alto, come ad evidenziare l'ovvietà della cosa, l'espressione corrucciata. Annuisce, al prossimo dire altrui, e adesso i muscoli del viso sembrano distendersi. L'ombra di un sorrisetto si palesa sulle labbra, le mani che vanno a poggiarsi sulle proprie cosce. <Devo aver frainteso allora> riguardo il sentirsi più esperta eccetera <Ed è vero, di agricoltura non ci capisco nulla...> ammette, il sorrisetto che adesso torna impacciato. Lunatica, forse, per descriverla, potrebbe davvero essere il giusto aggettivo. <Arigatou> cerca il suo sguardo, e se lo dovesse trovare, il sorriso si allargherebbe ancora di più, poi si blocca a ragionare <Ti sto ringraziando per quello che hai detto> specifica, come per anticipare il dire altrui <Sul, ecco, spiegare le cose in maniera più semplice. Mi perdo facilmente, nei discorsi complessi...> e pervasa da un leggero imbarazzo, ridacchia, gli occhi chiusi.

22:19 Kanako:
  [Chiosco Yakisoba] Come l’altra sembra metterci un minimo di dubbio nella frase propria, ella non ci metterà che mezzo secondo a rinfrescarle la memoria con un secco: < Beh, queste orecchie hanno sentito Kanako-Kun. E fino a prova contraria… sarò rozza ma non sono sorda. > e qui ella non metterà più altri paletti per quanto riguarda il dire altrui, soprattutto quando ella riprende ad argomentare sui complimenti, cosa che alla fine, finisce semplicemente per eclissare con uno sguardo verso l’alto, facendo ruotare le orbite altrove, con poca grazia. E poi quel ringraziamento, quel qualcosa che finisce inevitabilmente per vederla come se il tutto, si fosse concluso in maniera fastidiosa, quanto le basta alla fine per azzardare comunque qualcosa di poco elegante, andando ad avvicinare entrambe le proprie mani verso le guance di lei, un tentativo che vorrebbe solo portarla allo scopo di pinzarle e tirarle anche un poco dolorosamente, sgraziatamente se ci riuscisse. < Di solito spiego le cose a suon di sberle quando qualcuno mi fa girare le ovaie… cerca solo di non approfittartene troppo che già in accademia qualcuno le ha prese fin dalla prima lezione. >

22:35 Rin:
  [Chiosco Yakisoba] Come quella le rinfresca la memoria, Rin sgrana gli occhi e si stampa una mano sulla faccia. <Ugh... gomen... non me ne sono resa proprio conto> direbbe, a denti stretti, per poi sospirare rumorosamente - come se non fosse la prima volta che succede. I vari modi di fare altrui, pr quanto possano essere considerati maleducati, non attirano la sua attenzione tanto da farglieli notare, e quindi gran parte del suo dire viene semplicemente lasciato lì. L'azzardo altrui suscita nella Senjuu curiosità, osserva senza reagire le mani che si avvicinano al proprio viso ed è ormai troppo tardi provare ad evitare che le proprie guance vengano tirate. <Ahio> è questa la sua reazione, gli occhi chiusi e la mascella stretta, prima che un occhio dopo l'altro venga nuovamente aperto e il broncio si palesi nuovamente. <Non mi approfitto di un bel niente> sbofonchia, passandosi la destrosa sulla guancia come per cercare di far sparire il prima possibile il lieve dolore. <Aspetta... l'Accademia?> realizza, e adesso gli occhi si sgranano <Sugoi! Potremmo ritrovarci in aula insieme!> e sorride, fastidiosamente, come suo solito. Sembra trasalire, successivamente, nel lanciare un'occhiata verso la strada. <Si è fatto tardi, dattebayo...> Salta giù dalla sedia, afferrando la borraccia che era rimasta abbandonata sul bancone, e le rivolge un'ultima occhiata <Allora, alla prossima, Kanako-chan> ed è un breve inchino che rivolge a lei e successivamente al vecchio cuoco, prima di iniziare a correre lungo le strade, in direzione di casa. [end]

22:42 Kanako:
  [Chiosco Yakisoba] Rimanere quieti e silenziosi alle volte si rivela anche un affare, ma quando si tratta d ignorare letteralmente qualsiasi, o quasi, frase pronunciata dai propri interlocutori, questo sicuro non rientra nella norma del galateo. Difatti, ella per un bel po’ di tempo semplicemente non si azzarderà più a dirne una, quasi come se le parole non fossero minimamente necessarie in nessuno dei contesti che pian piano si stavano eclissando. Ma almeno si limita a respirare, e tirare quelle guance di lei come se fossero gomma da masticare, prima di mollarle senza troppi riti, per quanto una espressione non proprio entusiasta si palesa sul proprio viso nel momento che scopre che anche l’altra, punta a diventare una Kunoichi. Ma nulla di più e nulla di meno andrà ella a dire al riguardo, limitandosi semplicemente a lasciare che l’altra, prenda le sue cose, e passi alla fasi dei saluti, lei limitandosi invece con un breve cenno del capo e nulla di più, lasciandola che ella possa sparire per i vicoli del centro. <Ritrovarci insieme in aula… deve pregare che non ci siano dimostrazioni pratiche… che a quella le spaccherei qualche dente senza un motivo…> e che il cuoco abbia sentito, non le importerà minimamente, semplicemente si lascerà catturare da un sbadiglio, prima di fare anche lei rientro verso la stalla, luogo che la accoglie per la notte // END

Rin e Kanako s'incontrano poco dopo ad un chiosco di Yakisoba per la classica cena neccessaria ( la chat prima era occupata, e abbiamo ripiegato alle mura ). Qualche dibatito di poco conto uscirà fuori da parte di Kanako, oltre che a restituirle la borraccia, prima di consumare il proprio pasto, ed allontanandosi scoprendo che l'altra aspira a diventare una Kunoichi.