Un cinghiale, del sangue secco e tante congetture!
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Giocata del 05/08/2019 dalle 14:07 alle 18:25 nella chat "Bosco"
[Bosco] Un cacciatore dev'essere abile a rintracciare la propria preda, seguirla e trovare il momento giusto per eliminarla. Questo è il caso di Jikan, che si trova nella fitta foresta ai piedi dei monti Shukosato con il mero intento di allenare il proprio occhio e la propria capacità di uccidere. In quel caso lo fa con gli animali, con la fauna, ma in uno scenario più reale l'avrebbe fatto con dei ninja, dei disertori, o chiunque abbia una taglia sulla propria testa. Egli indossa una sottile cotta di maglia, coperta da una t-shirt verde oliva. I pantaloni invece sono quelli tipici del villaggio però nella loro variante nera. D'altra parte, come è suo solito fare, non indossa alcun tipo di calzatura. Conscio di doversi preparare a movimenti rapidi e altrettanto celeri manovre di assassinio, inizia a concentrarsi per richiamare il chakra. In posizione eretta, le gambe vengono leggermente divaricate, mentre la mano destra viene portata verso il petto a formare un mezzo sigillo. All'interno, tuttavia, avviene il fulcro del processo, giacché il Chakra richiede la fusione di due importanti energie. La prima, che risiede in ogni cellula del suo corpo, appare vivida, lucente e bianca, prendendo i nome di Yang. La seconda, invece, che trova la sua origine nella mente, è lo Yin, energia spirituale che viene da lui vista come un nero puro e incontaminato. Poco a poco, queste due vengono fatte da lui fluire all'interno del suo corpo. Le percepisce, le sente, mentre attraversano ogni singolo tenketsu presente nel suo organismo, fino ad unirsi. Si toccano, si mescolano, si amalgamano, dando vita alla rottura di un limite, ormai non più percepito. Ecco che ha richiamato il Chakra. Sente i suoi muscoli rinvigorirsi ed è perfettamente conscio di poter compiere sforzi superiori. E' pronto, dunque, a trovare il suo bersaglio. Un coniglio, un cervo o magari un cinghiale, qualsiasi di questi animali andrebbe bene. S'immerge in un cespuglio, manco fosse una piscina, e dal suo interno inizia a muoversi per quell'enorme foresta. I suoi occhi zampillano da destra a sinistra ripetutamente, la mano tasta il terreno in cerca di feci o altri segni. Piano piano il suo volto inizia a sporcarsi di ciò che la natura ha da offrire, come se lui non si fosse già imbrattato gli occhi di carboncino, nero come la pece, eppure così caratteristico per il Kakuzu. Sente dei suoni, vicini a lui, ode un leggero movimento dell'aria, come se un animale stesse annusando qualcosa. In quel momento, dunque, conviene che preparare la sua arma è fondamentale. Le fibre iniziano con violenza a farsi strada, rompendo le cuciture che tengono la sua mano intatta. Con poca forza queste riescono ad uscire alla luce, iniziano a dimenarsi a destra a sinistra, come se si fossero appena svincolate dopo molto tempo e si sentissero libere. Erano pronte all'azione. [Chk On][Innata descrittiva] Oggi è una giornata diversa per la giovane Senjuu. Ha deciso di andare nel bosco al di sotto dei monti Shukosato, per allenarsi con il Mokuton. Aveva l'abitudine di recarsi in quel luogo almeno una volta a settimana. Infatti, è il posto perfetto per lei: circondata dagli alberi, può sentire lo scorrere della vita all'interno di essi. In quel momento, è seduta sotto la protezione di un grande albero dalle foglie larghe. Ha le spalle poggiate contro la corteccia e le gambe lievemente piegate verso il petto, mentre le mani sono poggiate sul suolo, in mezzo a foglie, muschio e terriccio. Indossa una maglia rossa larga, a maniche corte, e dei pantaloni da tuta neri, che le arrivano a metà polpaccio. Ai piedi ha dei semplici sandali neri da ninja. Sulla testa, una fascia nera porta lievemente i lunghi capelli rosa all'indietro, mentre la frangia è lasciata libera sulla fronte. Sulla fascia, vi è, al centro, la placca in metallo, con inciso il simbolo della Foglia. Si tratta dello stesso coprifronte che il suo maestro, Azrael Nara, le aveva consegnato direttamente a casa. Erano passati ben tre anni da allora, ma quel ricordo è ancora vivo nella mente della genin. Non c'è sole, in quella strana giornata d'estate. Sta piovendo, e ogni tanto una goccia scende lieve dalle foglie, raggiungendo il suo corpo. A questo punto, decide che è il momento di cominciare il proprio allenamento. Si era, infatti, già riposata abbastanza. Piega le gambe e discosta leggermente la schiena dalla corteccia dell'albero. Chiude gli occhi e porta al petto le mani, congiungendole in modo da formare il sigillo della Capra. Immaginerebbe due sfere: una rossa, in corrispondenza della fronte, a raffigurare la forza spirituale; una blu, in prossimità del ventre, che simboleggia, invece, la forza fisica. Le farebbe, dunque, ruotare, prima sul proprio asse, per poi spingerle in direzione del petto. Qui, cercherebbe di unirle, andando a formare un'unica sfera, quella del Chakra. Qualora il richiamo fosse riuscito, sentirebbe il Chakra invadere ogni singola cellula del proprio corpo. Apre, quindi gli occhi e torna a poggiare le mani al suolo. Il contatto con la terra, con la vita che scorre dentro di essa, le facilita la ricerca del Doton, elemento che ancora non riesce a padroneggiare completamente. Improvvisamente però, mentre cerca di richiamare il Doton, uno strano fruscio le arriva alle orecchie. Si gira, di scatto. Le è sembrato di sentire un cespuglio che si era mosso. E' un animale? Oppure si tratta di una persona? Si alza, facendo leva sulle proprie gambe, prendendo una posizione di difesa, qualora qualcosa o qualcuno la attaccasse. < C'è qualcuno? > dice, con un tono squillante e sicuro. [ Tentativo richiamo del chakra ][ Chakra 25/25 ] [Bosco] Non è solo. Certo, ci sono gli animali, ma non s'intendono quelli. Non è l'unico in quella foresta. Ne ha la prova quando una voce, dietro di lui, domanda circa la presenza di qualcuno. Dall'interno di quel cespuglio si muove, cerca di fare movimenti lievi così che la preda non si accorga della sua presenza. Con una semplice rotazione del bacino riesce a girarsi, invertendo la posizione delle sue spalle di 180 gradi. Proprio in quel momento può constatare la presenza di un'altra persona: sembra una ragazza, una kunoichi della foglia per essere più precisi. Il coprifronte lucente, sotto le fronde degli alberi, risplendeva nonostante le numerose chiazze d'ombra date dalle foglie. Deve fare in modo che quest'ultima non comprometta i suoi intenti o non si spaventi, altrimenti può dire addio al suo bersaglio. Ecco, a tal proposito, diciamo che non sceglie il migliore dei modi. Esce dal mucchio di rovi con la testa e la mano sinistra, questa, come la destra, era orma interamente tenuta insieme da numerosi filamenti neri. Guardando in sua direzione, porterebbe l'indice, decisamente più allungato e spaventoso per via delle fibre, verso la bocca, per poi mormorare:< Shh. > Non direbbe altro, prima di rigirarsi e focalizzarsi nuovamente su quello che pare essere un cinghiale. Una mamma, piuttosto in carne, le cui corna sono entrambe intatte, seppur giallognole e consumate dagli anni. La testa, in quel momento, non è in una posizione favorevole. Sa che, in caso di un attacco a distanza, rischierebbe di non ucciderla con un solo colpo. Nel mentre, però, sfilerebbe un kunai dalla sua tasca. Assaggia l'affilatura della lama toccandola, appena appena, con la punta del pollice. Qualche secondo di tempo... ed ecco che può colpire. Il muso del cighiale è perpendicolare alla sua posizione. Quindi, lui, con i minimi movimenti porterebbe l'arma poco verso la sua spalla destra, tenendola orizzontalmente. Con un rapido movimento del braccio la scaglierebbe puntando, come bersaglio, la testa di quell'animale. In una manciata di millisecondi il Kunai viaggia in aria e raggiunge il suo bersaglio, conficcandosi trai due occhi. < Woh! > Direbbe, in un esultante affermazione, seppur contenuta per timore di allertare gli altri animali. Esce dal cespuglio e si getta sulla sua preda, ormai eliminata, per osservarla. [Chk On][Innata descrittiva] Di nuovo, sente un fruscio, più lieve stavolta, provenire da un cespuglio proprio davanti a lei. Divarica le gambe e le piega un po', abbassando il proprio baricentro. Le braccia sono portate davanti al petto, in segno di difesa. La sua attenzione è focalizzata su quel cespuglio davanti a lei. Finalmente, vede spuntare qualcosa da quel mucchio di rovi. Si tratta di un capo corvino e... di una mano. Mano che sembrava distaccata dal resto del corpo, collegata ad esso soltanto tramite dei filamenti neri. La giovane Senjuu non crede ai propri occhi, mentre quello che sembra essere un ragazzo dagli occhi ambrati, la invita a fare silenzio. La genin si porta entrambe le mani agli occhi, stropicciandoli. Sta sognando, vero? Si è semplicemente assopita sotto l'albero, no? Allontana le mani, tendendo i pugni stretti davanti al proprio petto. Riapre gli occhi, spalancandoli, quando nota che quel ragazzo con quella strana mano si trova ancora davanti a lei. Non aveva mai visto una persona con fattezze come le sue. < Cosa...? > sussurra, incredula, quasi fra sé e sé. Il tono è interrogativo, stranito. Il ragazzo adesso si è girato a guardare altro. La genin segue la direzione dello sguardo di lui. Entrambi si ritrovano a guardare il cinghiale. E' a quell'animale che il ragazzo sta puntando? Segue la scena con gli occhi cerulei ancora spalancati: il ragazzo tira fuori un kunai dalla tasca, preparandosi a lanciarlo. Ed ecco che l'arma viene adesso lanciata in direzione del cinghiale, colpendolo proprio sulla fronte, in mezzo ai due occhi. Allibita da ciò a cui ha appena assistito, prende una posizione più rilassata, adesso che ha capito che nessuno ha intenzione di attaccarla. La distanza tra le gambe viene accorciata, il baricentro alzato. Il braccio sinistro viene fatto ricadere lungo i fianchi, mentre la mano destra viene portata sul capo. Con la punta delle dita, comincia a grattarsi la testa, in cerca di una spiegazione. Il capo viene inclinato lievemente verso la spalla destra. < Sembri soddisfatto adesso > dice, alla fine, mentre il ragazzo è intento ad osservare la preda appena abbattuta. La mano sinistra viene adesso poggiata sul fianco corrispondente, mentre con gli occhi continua a guardare quello strano ragazzo. [edit: Chakra On] [Bosco] Ora che avevo ucciso quell'animale non può di certo lasciarlo lì. Vigono regole molto ferree sulla caccia della selvaggina e sulla salvaguardia della forse, norme che non può neanche lontanamente sognarsi di sorvolare. Prima di tutto stacca il Kunai dalla sua testa, questo si presenta del tutto insanguinato, di certo non un bel vedere. Ma la carcassa non è l'unica oscenità presente in quel luogo, anche le fibre del Kakuzu fanno la loro brutta figura. Solo in quel momento conviene che è meglio ritrarle, per evitare di inorridire la ragazza. Lei, guardando anche da distante, avrebbe potuto notare mentre queste si ripiegavano su di loro, tornando all'interno della carne di Jikan e ricucendo tutto fino a collegare la mano e le dita al resto del corpo. < Scusa per il brutto spettacolo. > Dice lui, con tono malinconico, come se si sentisse in colpa per averle mostrato parte della sua vera natura. No, uccidere un animale non gli provoca soddisfazione, è costretto a farlo, però, se vuole prepararsi alle persone vere. In un contesto più reale di caccia sicuramente avrebbe agito diversamente, ma non può immaginarsi minimamente quali emozioni proverà nel togliere la vita a qualcuno. < Sei capace di scuoiarlo? > Domanda, voltando il volto per un attimo verso di lei. Poco dopo lo riporta sulla carcassa. Con lo stesso Kunai inizia ad affondare sulla sua carne, cercando di separare la pelle. Non è molto abile, non come un conciatore, di fatti i tagli sono molti approssimativi e imprecisi, parte della pelle viene lentamente tagliata, senza ricavarne nulla di particolarmente utile. Sospira più volte, per via della fatica. Arrotola la pelle e la accosta vicino al cinghiale, lasciandolo lì, per un momento. Si concentra, ora, su quella ragazza. D'altronde ha dimenticato le cortesia. < Sono Jikan, comunque. Del villaggio dell'Erba. > Poi riflette per un attimo sul perché lei si trovasse in quel luogo. A giudicare dal vestiario e anche dall'apparente aspetto apparentemente innocente si sente tranquillo nell'affermare che anche lei sia una Genin. < Sei qui per? > Cerca, come può di pulirsi le mani sporche di sangue sui suoi stessi pantaloni. Forse non la migliore delle idee. In ogni caso, così come è, non si dimostra molto presentabile. Tralasciando le mani, colme di cuciture, il resto del corpo appare del tutto umano. Forse il contorno occhi nero per via del carboncino è un po' insolito, ma non ha nulla di troppo assurdo. [Chk On][Innata descrittiva] Con gli occhi, continua a seguire la scena, che ancora non è del tutto conclusa. Il ragazzo, infatti, stacca il kunai dalla testa della carcassa. Del sangue comincia a sgocciolare dall'arma, mentre quei filamenti neri, che tengono la mano e le dita del giovane attaccate al resto del corpo, prendono a ripiegarsi su se stessi, ricollegando il tutto. La mano e le dita, infatti, vengono accuratamente ricucite da quelle stesse fibre nere, che, fino a poco prima, erano tese a sostenerle. Lei lascia ricadere le braccia lungo i fianchi, inorridita da tutto ciò che i propri occhi hanno appena visto. Cos'erano quelle strane fibre nere? < M-ma no, non preoccuparti > balbetta, abbassando lo sguardo verso il suolo. Cosa avrebbe dovuto dire, se non la frase appena pronunciata? Con il tempo, ha imparato a mantenere la calma e a non farsi prendere dal panico facilmente. Probabilmente, però, se avesse assistito a quella scena solo qualche anno fa, sarebbe scappata con le lacrime al volto. E, invece, è cresciuta. E' maturata. Una cosa è rimasta invariata: la sua gentilezza. Alza gli occhi, quando sente la voce del ragazzo rivolgersi verso di lei. < N-no, mi dispiace >. Proprio in quel momento, mentre lui la sta guardando, nota, attorno ai suoi occhi ambrati, due aloni neri. Non sono delle macchie. E' come se quel colore fosse stato messo lì di proposito. Il ragazzo, poi, si gira, tornando nuovamente sull'animale. Egli inizia a scuoiarlo, in modo abbastanza rozzo, tanto da portare la genin a distogliere nuovamente lo sguardo. I sospiri di lui, le fanno capire che è affaticato, ma quella scena le provoca troppo disgusto e, se lo avesse aiutato, probabilmente il riso bianco che aveva mangiato un'ora fa le sarebbe risalito su per l'esofago e sarebbe venuto fuori. Neanche quella sarebbe stata una scena piacevole, per cui si limita a guardare i propri piedi, mentre il ragazzo, con fatica, finisce di togliere la restante pelle dal cinghiale. Rialza lo sguardo, adesso che il ragazzo si sta presentando. < Io vengo da Konoha. Mi chiamo Tenshi >. Vorrebbe aggiungere 'piacere', ma ciò che ha davanti non è proprio piacevole per gli occhi. < Stavo cercando di allenarmi > fa un mezzo sorriso, per cercare di nascondere il disgusto del momento. Jikan va a pulirsi le mani, coperte del sangue dell'animale, sui pantaloni. La genin cerca di mantenere la calma, mentre il riso bianco, che finora era riuscita a trattenere nello stomaco, cerca di risalire. Fa un lungo respiro e riesce a non far venire tutto fuori. < Quindi... ti piace cacciare? > dice, con tono un po' dubbioso, senza mostrargli l'orrore che prova. Lei è così, trattiene tutto dentro, pur di non dare fastidio agli altri. [Chakra On] [Bosco] Non può che sentirsi in colpa per averle mostrato tutto ciò. Dalle fibre, alla carcassa e al sangue, tutti e tre rasentano il disgusto. Immagina che, spostando il discorso su un altro argomento, ha la possibilità di far sentire la ragazza più a suo agio. < Allenarti? Qui? > Non è la prima persona che incontra i cui intenti sono di migliorarsi e di allenarsi, infatti il suo tono dubbioso si riferisce piuttosto al luogo. Quel territorio non è adatto alle passeggiate, non ci sono le mura di alcun villaggio a proteggere, tanto meno le guardie, è un territorio del tutto neutro, seppur compreso nei confini del Paese del Fuoco. < No, in verità no. > Afferma, rispondendo alla sua domanda. Praticare la caccia, almeno per come la intende lei, non è una delle sue abitudini. Non se ne intende molto di animali, non ha nulla da guadagnarci e preferirebbe lasciarli stare. < Dovevo pur prepararmi in qualche modo... ho pensato che usare gli animali mi avrebbe aiutato. > Così, in parte, è stato, perché l'approccio furtivo c'è ed è giusto, ma va sviluppato, migliorato e coadiuvato da altre discipline. < Mi toccherà farlo con una persona prima o poi. > Una frase generale questa, che però viene detta come se lui sia costretto a farlo. Beh, lo è, perché quello è il suo mestiere, e deve accettarlo. Mentre pronuncia quella frase si avvicina il dito della mano sinistra, ancora parzialmente insanguinato, anche se ormai il liquido cremisi si è seccato, e si dà un paio di colpetti sul suo stesso collo. Non è un caso che abbia mirato alla testa, perché è proprio quello che lui caccia. Le teste, le taglie, deve soddisfare le voci previste dall'incarico perché solo in quel modo può ottenere un guadagno. Dopodiché metterebbe le mani in tasca, per poi avvicinarsi con fare lento e casuale a lei. Non ha nessuna cattiva intenzione, vuole semplicemente poter parlare senza alzare la voce. < Posso aiutarti in qualche modo? In cosa ti stai allenando? > Il suo tono è normale, tranquillo. Da ciò si evince che si tratta comunque di un ragazzino di quindici anni. Ecco, un ragazzino con degli strani filamenti dentro le dita, che uccide le persone come professione, ma è pur sempre una persona. La sua umanità, a cui tiene tanto, non l'ha persa e in quel momento, almeno, non ha intenzione di perderla. [Chk On][Innata descrittiva] [Bosco] Con la mano destra, va a prendere una ciocca rosea fra le dita, cominciando a rigirarla. Lo fa quando è agitata, per cercare di gettare la propria agitazione su qualcos'altro. < Sì, esatto. Mi piacciono la calma e la natura e quindi vengo qui spesso >. Sa che quello potrebbe essere un luogo pericoloso. Ma lei è pur sempre una kunoichi. Un ninja che sta cercando di diventare più forte, senza scappare alle prime difficoltà. Era questo ciò che, anni prima, si era promessa di fare: affilare le unghie. Era stata Kouki a dirglielo, in quel pomeriggio d'estate di tre anni fa. Non dimenticherà mai quell'incontro, perché è ciò che ha dato una svolta alla propria vita. E' ciò che la spinta a chiedere ad Azrael Nara di diventare il suo maestro. Probabilmente, se quell'incontro non fosse avvenuto, lei adesso sarebbe la stessa di un tempo. Ascolta Jikan parlare e, inizialmente non capisce a cosa si stia riferendo. 'Mi toccherà farlo con una persona prima o poi'. Chi è quel ragazzo? E perché deve uccidere delle persone? Lascia andare la ciocca e il braccio le ricade lungo i fianchi. Fa un piccolissimo passo all'indietro, impaurita da quell'affermazione. No, non deve aver paura. Davanti ha solo un ragazzo. Un semplice ragazzo, che, a quanto pare, non vuole farle del male. E, anche se avesse voluto farlo, lei avrebbe dovuto difendersi. Così sarebbe diventata più forte. Fa un lungo respiro, mentre tiene lo sguardo fisso sul giovane, studiandolo. Solo dopo, grazie al gesto contemporaneo alla frase, capisce di cosa stesse parlando. Il suo dito, infatti, va a colpire il collo. La caccia. Le teste. Si sta semplicemente allenando a cacciare le teste. E' un cacciatore di taglie. Decide di non ribattere a quelle affermazioni e fare cadere il discorso lì, dato che non le piace essere insistente con persone che non conosce. Adesso, il ragazzo si avvicina verso di lei. Come ha già notato lei prima, sembra non avere cattive intenzioni, perciò la ragazza si limita semplicemente ad osservarlo e restare ferma dove si trova. < No, stavo semplicemente perfezionando una tecnica >. Di nuovo, un mezzo sorriso compare sul volto della Senjuu. Le mani vanno a congiungersi davanti al ventre e si stringono fra di loro, in un gesto meccanico e naturale, che, in realtà, non nasconde nulla. [Chakra on] [Bosco] Ha il presentimento di averla davvero terrorizzata e ciò non gli sta bene perché di certo non è quello l'effetto che desidera creare nelle persone. < Non voglio... non voglio chiederti di far finta di non aver visto niente. > Anzi, è ben cosciente di aver mostrato una parte di sé che sarebbe dovuta restare celata. < Però... sai, non ci posso fare niente. Ho dovuto accettarlo. > Con questo alza una mano, mostrando per l'ennesima volta le cuciture. Si riferisce chiaramente a quelle fibre e alla mostruosità che vive all'interno del suo corpo. Per fortuna Tenshi non l'ha vista per intero e probabilmente mai la vedrà. < E' tutto per colpa della curiosità. > Afferma, senza aggiungere alcun collegamento, come se volesse dare alle parole la chance di spiegarsi da sole. < Sono curioso, dannatamente curioso. Voglio scoprire... beh, tutto. Questo stesso interesse mi porta verso strade inaspettate. > Probabilmente quello è il riassunto più completo e perfetto del suo modo di fare e della sua attuale vita: uno schiavo della curiosità. Si lascia andare in quel monologo che ha lo scopo di prendere, ancora una volta, coscienza della propria situazione. Eppure non è solo, c'è qualcuno lì con lui, e ha udito questa confessione tanto personale quanto macabra, in un certo senso. Si è sempre raccontato, nei libri e nelle storie, di come l'ostentazione per la scoperta, alimentata dalla curiosità, abbia portati uomini alla morte, o alla presa di decisioni di cui poi si sono pentiti. Questo estremo caso, però, non si applica con Jikan. Al momento lui è piuttosto contento delle scelte che ha preso, forse perché la sua vita non è cambiata più di tanto, così come il suo carattere. D'altra parte sa perfettamente che prima o dopo dovrà affrontare decisioni ben più difficili, con conseguenze molto importanti. < Mi spiace di aver interrotto il tuo allenamento. > Lo sguardo, che fino a quel momento si perdeva nei numerosi ciuffi d'erba che li circondavano, ritorna finalmente sulla carcassa. < C'è un accampamento qui vicino, mi aiuteresti a trasportare il cinghiale fino a lì? > E poi, aggiunge, cercando di farla apparire più come una richiesta che un domanda retorica. < So che è disgustoso ma... non lo posso lasciare qui, altrimenti si rischia di alterare il ciclo di vita. > Concetto, molto importante quello, che forse a Tenshi è familiare. Un ciclo di vita regola i processi che, iniziando dalla nascita, portano alla morte un essere vivente. Si applica per il mondo animale ma anche per quello vegetale. Se lei avesse risposto positivamente, dunque, avrebbe preso il cinghiale da un'estremità, invitandola ad afferrarlo dall'altra, per poi avviarsi in direzione del campo. [Chk On][Innata descrittiva] [Bosco] Lo osserva, lo studia. Nota solo adesso che ai piedi non indossa nulla. Quella cosa la incuriosisce. Magari, in fondo, hanno qualcosa in comune. Infatti, l'unica spiegazione plausibile che la giovane Senjuu riesce a darsi, è che anche Jikan, come lei, ami il contatto diretto con il suolo. Solo che lo esprimevano in modi diversi. A lui piace camminare scalzo, mentre a lei piace toccare con le mani il terriccio, le foglie, il legno. Mentre pensa a queste cose, il ragazzo si sta quasi giustificando per ciò che ha appena fatto. Forse aveva notato il disgusto sul volto di lei? Eppure, aveva cercato di nasconderlo. O forse erano stati i movimenti a tradirla? Sì, forse era proprio così. Non riesce mai a nascondere i propri sentimenti. Probabilmente, non ne sarà mai capace. Il ragazzo, nel suo monologo, alza una mano, mostrandole, ancora una volta le cuciture. Adesso, Jikan ha attirato l'attenzione di lei. Gli occhi cerulei sono fissi a studiare quella mano. Cos'erano quelle fibre nere, che aveva visto poco prima? E come può ricucirsi una mano in quel modo, senza usare ago e filo? Ascolta attentamente le sue parole, mentre continua a guardare incuriosita quelle cicatrici. Quasi non fa più caso al sangue coagulato sulla pelle di lui o al cinghiale appena scuoiato a poca distanza tra loro. Adesso, vuole solamente sapere chi sia quel ragazzo che ha davanti. Quindi, quelle cuciture e quelle fibre erano frutto della curiosità di lui? La genin della Foglia, prende quel discorso in modo serio. Si può notare dalla sua espressione, che adesso non è sorridente, ma estremamente attenta. < Non sempre la curiosità fa del bene > dice alla fine del discorso di Jikan, con tono tranquillo e pacato. Probabilmente lui saprà già che c'è un limite oltre cui non si può andare. Nella storia, molti uomini peccarono di tracotanza e la loro fine non fu delle migliori. Lei glielo sta semplicemente ricordando. < Non preoccuparti, mi fa piacere scambiare due chiacchiere con qualcuno > anche se non si aspettava che quel qualcuno fosse così strano. Ma è proprio quella stranezza di lui ad incuriosirla. Lascia andare, adesso, la presa delle mani, sentendosi, finalmente, a proprio agio, nonostante la situazione in cui si trova. < I-io... > vorrebbe rifiutare quella proposta e andarsene. Ma vuole saperne di più su di lui e, per questo motivo, decide di aiutarlo. Ed il fatto che abbia menzionato il ciclo della vita la incuriosisce ancor di più. Solitamente, non è così curiosa. La sua attenzione, però, viene attratta quando si trova davanti a qualcosa o qualcuno che la colpisce in particolare. < d'accordo. Vuol dire che questo sarà il mio allenamento per oggi >. Si piega il braccio destro, cercando di mostrare quel piccolo bicipite presente, e va a picchiettarlo con la mano sinistra. Si avvicina, dunque alla carcassa, dalla quale fuoriesce l'odore del sangue ancora fresco. Prende un lungo respiro, cercando di allontanare la nausea. Jikan ne prende un'estremità e invita lei a prendere l'altra. E lei fa proprio così: lo afferra e lo solleva. La sensazione della carne appena scuoiata sotto la propria pelle è... disgustosa. Sì, disgustosa. < Pesa > mormora, mentre si avvia verso il campo. [Chakra on] [Bosco - Sentiero] Ah, lo sa bene che quella sua caratteristica è una lama a doppio taglio. Però gli appartiene, fa parte di lui, e la coscienza può sì prepararlo alle situazioni più spiacevoli, ma non può fare a meno di inseguire questa sua curiosità, non ci riesce. < Lo so bene, ma è più forte di me. > Nel frattempo si avvia verso l'accampamento. Dopo una prima tratta proseguono ancora nel fitto della foresta, fino a raggiungere un sentiero battuto. Seguendolo verso nord per un chilometro avrebbero potuto trovare il campo di cui Jikan ha parlato. < Fa schifo, vero? > Si è dimenticato, infatti, un procedimento molto importante. La carcassa di un animale, dopo la sua uccisione, dev'essere drenata di tutto il sangue che c'è all'interno. Spesso si utilizza un albero, a cui si lega una corda per far scendere a penzoloni l'animale in questione. Proprio per via di questa svista l'animale perdeva molto sangue in tutti i ponti. Non sporcarsi sarebbe stato molto difficile per entrambi. < Ah. Non mi aspettavo una cosa del genere. > Afferma dopo che un fiotto di sangue caldo gli bagna la schiena. < Scusa, ancora una volta. > Decide di scusarsi nuovamente, probabilmente perché si sente in colpa di averle fatto fare una cosa simile. < Prima arriviamo e prima possiamo liberarcene. > Non trova una situazione come quella ideale per parlare, ergo mantiene lo sguardo fisso in avanti e cerca di accorciare le distanze il più velocemente possibile con l'accampamento. < Allora, cosa si fa a Konoha? > Domanda più generale di quella non esiste, però suggerisce a una certa curiosità per quel villaggio giacché non vi ha mai messo piede. In verità sono molte le zone che vorrebbe visitare, però al momento non gli è possibile. Deve far combaciare tutto, quindi il modo migliore per viaggiare sono le missioni, che esse siano di caccia o del villaggio non importa. [Chk On][Innata descrittiva]
Giocata del 06/08/2019 dalle 14:15 alle 18:22 nella chat "Bosco"
[Bosco-sentiero] I due avanzano, quindi, nella foresta, fino ad arrivare ad un sentiero, diverso dal precedente. Più avanti, la ragazza può già vedere il campo di cui Jikan parlava poco prima. Intanto, l'animale tra le sue mani, comincia a diventare sempre più viscido. Con l'orrore negli occhi, lo guarda: dalla carcassa, cola molto sangue, che non intende fermarsi. Anche le mani di lei, adesso, sono ricoperte da quel fluido vermiglio. < Eccome se fa schifo > sbotta, con la voce un po' soffocata. Solitamente, la carne non dovrebbe perdere tutto quel sangue. Avrebbe voluto trattenere il respiro per far sì che l'odore del sangue non raggiungesse le sue narici, ma non ci riesce, dato che sta trasportando un animale che, probabilmente, pesa più di lei. Improvvisamente, un flotto di sangue va a bagnare la schiena del giovane. La genin, distoglie lo sguardo alla vista di tutto quel sangue e guarda i ciuffi d'erba lungo il sentiero. La vista del sangue non le da fastidio, ma, quella situazione, è decisamente troppo per lei. < Scuse accettate. Non vedo l'ora di arrivare >. Lo sguardo è sempre fisso sull'erbetta e su qualche fiore qua e là. Intanto, anche la maglia rossa di lei comincia a sporcarsi di sangue. Non bastava sporcarsi solo le mani? Ora toccherà a lei far andare via quella macchia da lì. < No, la maglia no > si lamenta, portando adesso lo sguardo su quella orribile macchia. Intanto, aumentano il passo verso l'accampamento: a lei quella strada verso di esso sembra infinita. Perché mai ha accettato di fare una cosa del genere? Mentre è intenta a lamentarsi fra sé e sé, la sua attenzione viene attirata da Jikan, che le fa una domanda. Non è proprio la situazione adatta a quella domanda, ma decide di farsi forza e rispondere. Almeno, se avesse parlato, avrebbe dimenticato per qualche momento quella puzza nauseante e quella macchia sulla maglia. < Beh, la vita è normale. Facciamo qualche missione, ma niente di che. Ah, da poco è stato eletto il nuovo Hokage >. Guarda davanti a sé, per cercare di capire dove fossero arrivati. < Nel tuo villaggio, invece? > chiede. Non che volesse saperlo veramente, ma almeno quella discussione, in qualche modo, la sta distraendo. [Chakra On] [Bosco - Sentiero] In men che non si dica riescono a raggiungere il tanto desiderato accampamento. Questo, per essere formato da soli cacciatori, è davvero un grande campo. Cinque tende sono piantate al terreno in maniera circolare rispetto a un grande focolare che giace al centro. Sempre nei paraggi, inoltre, si possono trovare numerosi tavoli e bastoncini di legno, i primi con lo scopo di stendere le carcasse e i separare la carne dall'osso, i secondi invece servono ad appendere la piccola selvaggina per drenarla. < Ecco qua, non so cosa farmene, ve la cedo. > Direbbe in direzione di un cacciatore i cui occhi erano puntati su quella carcassa, probabilmente sta già pensando a tutti i suoi possibili utilizzi. Già, perché i veri intenditori avrebbero ricavato dei buoni pezzi di carne dal lombo e dalla fracosta. La carne di cinghiale, in particolare, è buona servita con un po' di grasso, la caratteristica di quest'ultimo è quello di avere dei piccoli peli che, se cotti, aggiungono croccantezza senza compromettere il sapore. "Uh... sì! Grazie, grazie. Certo, non sono i tagli migliori che ho visto, ma almeno qui non andrà sprecato, ragazzi." Direbbe l'uomo, dimostrandosi compiaciuto per la generosa offerta ma deluso per l'imprecisione della lama di Jikan. Beh, non che ci si potesse aspettare oltre, quella sarà forse una delle prime volte che ha scuoiato un animale. < Sarà meglio darci una ripulita. > Direbbe, per poi concentrarsi bene sul suo udito. Non sarebbe servito sforzarsi più di tanto, giacché un piccolo canale di acqua è proprio nei pressi di quel campo. Esso è uno dei tanti rami in cui il fiume principale, che ha origine nei monti di Shukosato, si divide. < Di qua. > Attraverserebbe l'accampamento fino a raggiungere la parte opposta, dove finalmente troverebbe l'acqua. Prima di tutto bagnerebbe le mani, ripulendole da tutto quel sangue secco. Vorrebbe lavare anche la propria maglietta per togliere tutto quel liquido che, dopo un po' finisce per seccarsi e dare fastidio, ma rischierebbe di mostrare la maschera, il suo secondo cuore. Conviene che è meglio, per lui, evitare, ha già mostrato troppo a quella ragazza. < Sì, ho saputo. > La notizia del nuovo Hokage ha fatto, in poco tempo, il giro di tutte le terre ninja. < Non molto, ma non posso davvero parlare. A me non piace stare dietro a quelle mura. Voglio muovermi, voglio mettere piede in nuovi luoghi. > D'altronde, da uno curioso come lui non ci si può aspettare altro. Ciò si ricollega anche ai suoi piedi scalzi, in qualche modo vorrebbe avere un contatto diretto con qualsiasi terreno. Dalla terra secca, all'arenaria, alla sabbia, alla pietra vulcanica, le vorrebbe tastare tutte. < Avendo dei doveri, quello che posso fare è occuparmi degli incarichi che prevedono di andare nei luoghi più remoti. > E poi, aggiunge. < Mi piace il mio mestiere, perché mi fa viaggiare. > Però, pensa, è solo un Genin, e aggirarsi in territori neutrali può essere pericoloso. < Mi capita di... sì, di avere paura. A volte mi capita di spostarmi in terreni avversi, pericolosi. > E cosa fa per rimanere tranquillo? Per avere la forza di continuare? Queste sarebbero le domande più lecite. < Inoshishi. > Il cinghiale? Che abbia a che fare con quella preda? < Quando un cinghiale vede il suo obiettivo, inizia a caricare fino a ché non lo raggiunge. Nulla lo può fermare. Il suo desiderio di caricare, questa sua determinazione, diventa il suo coraggio. > Per un attimo si ferma dal parlare e riflette. Poi, aggiunge, con gli occhi meravigliati e luccicanti. < Ma lui aveva paura, fino a qualche momento prima. Era indifeso. Però il suo obiettivo è lì e vuole caricare. Quindi la paura non gli importa più, passa in secondo piano, in qualche modo. > I suoi occhi sono puntati sulla cristallino e sottile specchio d'acqua. < E' stupefacente. > Conclude in questo modo una piccola storiella, che parla, probabilmente, di ciò che lo motiva, di colui che lo spinge a fare quel che fa, sebbene lui non ne sia convinto o abbia dei timori. [Chk On][Innata descrittiva] Finalmente, quell'accampamento non sembra più una meta lontana. Anzi, in poco tempo, i due ragazzi sono già all'interno di esso. E' un campo molto grande e attrezzato nei minimi dettagli. Jikan cede la preda appena cacciata ad un uomo, che stava poco prima guardando il cinghiale. < Di niente > risponde lei al cacciatore che li sta ringraziando. Poggia, finalmente, la carcassa a terra, per poi stiracchiarsi le braccia e la schiena. Di certo, era stato un buon allenamento per i propri muscoli. Ma, adesso, va a guardarsi le mani e la maglia, piene zeppe di sangue. < Sì, direi di sì > risponde, continuando a guardarsi le mani, sospese a mezz'aria. Segue Jikan, il quale, a quanto pare, aveva percepito lo scorrere di un fiumiciattolo proprio lì vicino. Attraversa, quindi, l'accampamento, seguendo il ragazzo da dietro. Ancora una volta, gli occhi cerulei di lei, vanno a focalizzarsi sulle mani del giovane, ricoperte di sangue e cuciture. Vuole capire perché il corpo di lui funzioni in quel modo, ma per il momento si limita soltanto ad osservare, senza fare domande che potrebbero risultare invadenti. Arrivano, dunque, nei pressi del canale. Si avvicina e si accovaccia accanto alla riva. Per prima cosa, va a ripulirsi le mani e le braccia, dove il sangue si era quasi del tutto seccato. Pulisce e sfrega freneticamente il tutto, per cercare di togliere tutto quel liquido incrostato. Prende poi dell'acqua con le mani e si bagna la faccia, cercando di far andare via la nausea, che ancora la tormenta. < E' per questo che fai il ninja? Per non stare sempre chiuso dentro quelle mura? >. Lo guarda, abbassando le mani, per andare ad immergerle di nuovo nell'acqua fresca. Si siede infine, dato che le gambe quasi non la reggono più, per tutto lo sforzo che ha compiuto, e le piega, incrociandole. Continua a guardarlo, dritto in quegli occhi ambrati. Avranno, più o meno, la stessa età, ma il discorso di lui non sembrerebbe venir fuori dalla mente di un semplice adolescente. Le parole usate sono molto semplici e di facile comprensione. Ma la materia di cui sta parlando è tutt'altro che semplice. Questo, fa tornare l'espressione della genin di nuovo seria. < Io credo che la paura debba essere controllata > distoglie lo sguardo, guardando le mani che ondeggiano nell'acqua. < Da quando sono un ninja, ho imparato a farlo. Come dici tu, l'ho fatto per raggiungere un obiettivo >. Vuole essere più forte. Ancor più di così. Vuole avere il sangue freddo. < Jikan, qual è l'obiettivo della tua vita? >. Continua a guardare l'acqua che viene mossa dalle proprie mani. E' una domanda come le altre, mossa solamente dal fatto di volerne sapere di più su quel ragazzo. [ Chakra on ] [Bosco - Sentiero] L'acqua fresca rinfresca le idee, in qualche modo è purificante, rigenerante. Fa stare bene, soprattutto dopo aver fatto fatica. Lui non può dirsi stanco, non come Tenshi almeno, perché le fibre, che sostituiscono i suoi muscoli, e il chakra gli permettono di compiere sforzi come quelli, se non superiori. < Anche. Poi lo sono diventato sempre per curiosità... e perché devo mantenermi. Affitto, cibo, le solite cose insomma. > Da ciò si può evincere che abita da solo e non con i suoi genitori. Storia lunga quella, e non per forza negativa. I suoi sono entrambi vivi, così presuppone lui, ma risiedono ancora ad Amegakure. Per quel che ne sa, in realtà, potrebbero essersi spostati altrove. < Ognuno si gestisce a modo suo. > Commenta in merito al discorso della paura. Un sentimento come quello, così personale, gode soprattutto della circostanza e della personalità in cui risiede. C'è chi si fa forza e usa la paura come propria arma di difesa, chi invece la usa per alimentare il proprio coraggio. < Io seguo il cinghiale. > E c'è chi... insomma, fa come il cinghiale. Rimane stupito, poi, da una domanda tanto profonda quanto generale posta dalla ragazza. E' sì personale ma non in maniera esagerata, è ciò che si domanda così, per domandare. Gli viene da sorridere, dopo aver detto: < Cosa voler fare da grande, è la domanda che si fa ai bambini. > Quest'affermazione iniziale gli serve per allacciarsi a ciò che avrebbe detto di seguito. < In un rotolo ho letto di una teoria, la piramide della sopravvivenza. > Da lì si evince che abbia passato un bel po' di tempo in biblioteca durante le sue ore libere. Non amava mai stare al chiuso, quel che faceva, di solito, consisteva nel requisire del materiale e poi andarselo a leggere nei prati attorno a Kusagakure. < Questa piramide parte dal basso con le necessità, un obiettivo costante che accomuna tutti. Mangiare, bere, respirare, cose di questo tipo. > Preferisce riassumere, altrimenti il discorso sarebbe da approfondire. < Prosegue con la sensazione di sicurezza al quarto gradino, con il senso di appartenenza e di famiglia al terzo gradino. Il rispetto e l'autocontrollo sono al secondo posto. La realizzazione di sé stessi è al primo gradino, al primo posto. > Si ferma, per un attimo, dal parlare. Cerca di rammentare alcuni dettagli di quanto aveva letto. < E' tipo un ordine di priorità, in basso ci sono le cose fondamentali, in alto, invece quelle che ci riguardano personalmente. > Sorride, per poi dire. < Beh, io non sono proprio convinto che funzioni così. > Non che lui sia nella posizione di criticare una teoria ben pensata come quella, ma d'altronde è solo un ragazzino e quindi tende a pensare a modo suo. < Per me ci sono obiettivi, missioni e visioni. > Questo è il sunto di come vede lui la realtà. < Gli obiettivi sono molti eh. Ce li possiamo creare da soli, ci possono venire dati, potrebbero spuntare fuori dal nulla. Secondo me ci arginano alla realtà. > Parole come quelle usate da lui, soprattutto con quella sicurezza, si leggono soprattutto nei libri e nelle tesi. < Le missioni, che non sono quelle dei villaggi. > Afferma, sorridendo. < Sono punti di riferimento che stabiliamo per giustificare una serie di obiettivi. Questi obiettivi ci possono portare, uno dopo l'altro, a una missione. Entrambi, però, sono molto concreti. Se costruire una casa è la mia missione, procurarmi dei soldi e dei materiali è il mio obiettivo. > Ne manca solo uno da spiegare. < La visione invece è incerta. Forse è da decifrare, forse non la si può ancora vedere, magari bisogna avere una certa età, oppure serve qualcosa che la stimoli a mostrarsi. E' come una stella, è superiore... non so come spiegarla. Sappiamo che c'è ma non come raggiungerla. Forse le missioni, una dopo l'altra, ci porteranno alla visione. > Un ragionamento strano, il suo, che segue una sua logica senza però peccare di sentimento e umanità. Non avrà risposto alla domanda di Tenshi, ma almeno le ha fatto capire che per lui è impossibile vedere il suo obiettivo di vita, che prende il nome di visione. [Chk On][Innata descrittiva] [Bosco-sentiero] Il contatto con l'acqua la fa star bene. Nonostante la macchia sulla sua maglietta, quel contatto le fa piano piano dimenticare il disgusto che poco prima aveva provato. E' il primo elemento del chakra che è riuscita a risvegliare, perciò ha un attaccamento particolare ad essa. E' come se quel canale, quel fiumiciattolo, rappresentasse lo scorrere della vita. Tira fuori le mani dall'acqua e va a togliersi i sandali neri, allungando le gambe e immergendo i piedi nel torrente. I sandali vengono poggiati vicino al suo fianco sinistro e, successivamente, le mani vengono posizionate sul suolo, in corrispondenza dei due fianchi della Senjuu. Poi torna a guardare gli occhi ambrati del ragazzo, che adesso ha cominciato il suo discorso. Probabilmente, tutto quel suo sapere, è frutto di grande studio. Avrà sicuramente passato molte ore sui libri. Lei lo lascia parlare, senza interromperlo. Lo guarda, semplicemente, incuriosita da quelle parole. Alla fine del monologo, capisce che Jikan non ha un vero obiettivo nella vita, o, come la chiama lui, una vera visione. E lo capisce, in fondo. Sono ancora due semplici adolescenti, solo adesso si stanno affacciando al fiorire della vita. < Allora... > fa una breve pausa, guardando di nuovo l'acqua < vivi solo per curiosità? > torna a guardarlo negli occhi, adesso. < Sai, io ho un obiettivo. Non so se si tratta della visione di cui tu parli. So solo che è proprio quest'obiettivo che mi spinge ad andare avanti, che mi spinge a vivere e a non mollare alle prime difficoltà. Quello che voglio dire è... Come si fa a vivere senza seguire una stella? >. E' una domanda profonda, che le è molto cara. In fondo, probabilmente, è la stessa domanda che Kouki le ha posto tre anni fa. Lei conosceva quella stella della propria vita già allora, ma ancora quella luce doveva crescere e maturare dentro di lei. Ed era andata avanti, proprio grazie ad essa. Gli occhi cerulei di lei sono puntati su di lui, sui suoi movimenti, in modo da studiarlo e cercare di capire cosa sta cercando quel ragazzo. [Chakra on] [Bosco - Sentiero] Lentamente il sole stava iniziando a calare e nel giro di un paio d'ore avrebbe fatto capolino all'orizzonte, pronto a lasciare spazio a un clima più freddo. Jikan, dopo un discorso complicato come quello, di certo non si aspetta una risposta altrettanto complessa, ma nemmeno la vuole. D'altronde le sue non sono affatto certezze, è troppo piccolo per averle. Può semplicemente fare delle supposizioni e sperare che questa siano giuste. Si, ha la tendenza ad andare oltre a ciò che viene dato per scontato, ma su certi argomenti preferisce pensare in modo concreto. < No, non vivo per la curiosità. > Risponde immediatamente. Pare che quella ragazza fosse alimentata da un obiettivo unico, uno soltanto, che la sprona a fare quel che fa. Ecco, lui, per sé stesso, non vuole prendere un approccio del genere. < Finché respiro... > Direbbe, trattenendo una risata. E' ben conscio che la ragazza intende la parola vivere nel suo significato più astratto. Successivamente si alzerebbe i piedi e indicherebbe, con il dito indice della mano destra, l'erba ai suoi piedi. < Quest'erba è fortunata, è cresciuta perché il fiume ha bagnato il terreno. Si può dire che viva grazie al fiume. > Con questa premessa vuole riprendere il concetto espresso da lei. < Se il fiume diventasse secco, l'erba morirebbe? > Domanda a cui avrebbe presto risposto. < No, ci penserebbe la pioggia a tenerla in vita. > Se prima il motivo di esistenza era l'acqua del fiume, nello scenario successo viene sostituita dall'acqua piovana. < Si vive anche senza seguire una stella, perché questa diventa un limite, un vincolo. > Cose, queste ultime due, che lui detesta. < Io non ne voglio avere. > Preferisce, quindi, vedere al suo futuro con incertezza piuttosto che con sicurezza, così sarà libero di prendere una strada in base a dove la concretezza della sua vita lo conduce. O anche no. Avrà tutta la libertà di non seguire uno schema, di fare scelte anche contraddittorie. < Ma ognuno vive a modo suo, no? Mi hanno così è giusto. > Gliel'aveva fatto capire, con un discorso che verteva su un'altro concetto, l'Hasukage, qualche giorno prima. < Tenshi, non ti voglio portare via altro tempo. > Dice, spostando lo sguardo dall'erba a lei. < Mi ha fatto... sì, piacere, conoscerti. > Afferma sinceramente, riflettendo a quanto siano preziose, a volte, delle semplici conoscenze. < Allora, ciao. Alla prossima, se ce ne sarà una. > Direbbe, alzando ancora una volta la mano piena di cuciture. Si sarebbe girato e avrebbe percorso il fiume fino a raggiungere il lago in cui sfociava. Il resto della giornata l'avrebbe passato, probabilmente, a muoversi trai cespugli, a cercare tracce, ad allenare la sua abilità di caccia. [END] [Bosco - Sentiero] *Correzione: < Ma ognuno vive a modo suo, no? Mi hanno detto che così è giusto.> [Bosco-sentiero] Continua a guardarlo, mentre il ragazzo cerca di spiegare le proprie motivazioni. Ha un modo tutto suo di vedere le cose. Un modo che la giovane genin, in quel momento, non riesce a capire appieno. Per lei, quell'obiettivo non è un limite, anzi. E' proprio per quell'obiettivo che lei è riuscita a cambiare e diventare la persona che è oggi. Forse, probabilmente, ancora è troppo presto, per lei, per cogliere il significato di quelle parole. Forse, deve maturare ancora per capirlo. O, forse, hanno semplicemente personalità diverse, che li portano a compiere scelte diverse. Ed è proprio così, allora, 'ognuno vive a modo suo'. Lui aveva deciso di vivere così, senza alcun vincolo a tenerlo stretto. Lei, invece, aveva deciso di inseguire una stella. E non sa se un giorno sarebbe riuscita finalmente ad acchiapparla con le mani o, per tutta la vita, l'avrebbe inseguita senza mai riuscire a toccarla. E, allora, se non ci fosse riuscita, quale sarebbe stato il suo motivo di vita? Lei non lo sa. Ma, a quanto pare, Jikan non si era neanche posto il problema. Lo ha semplicemente evitato, scegliendo di vivere in quel modo, senza limiti. E, allora, ripensandoci, non ha tutti i torti. Adesso gli occhi di lui vengono puntati su di lei. < Anche per me è stato un piacere >. Ed è vero. Nonostante si sia ritrovata in una situazione folle, è stato un piacere incontrarlo e ascoltare le sue parole. < Ciao Jikan >. Sorride, alzando una mano e agitandola, in segno di saluto. Lo guarderebbe andare via da lontano. Ognuno ha una storia da raccontare. E la cosa bella del mondo è che quelle storie sono tutte diverse. E' difficile, se non impossibile, trovarne due simili. Ma se anche quelle storie fossero simili, il modo di pensare e di affrontare le cose sarebbe diverso. Sorriderebbe ancora una volta, guardando i propri piedi immersi nell'acqua. Poi prenderebbe i sandali neri tra le mani e si alzerebbe, dirigendosi verso il bosco. Avrebbe fatto ritorno al proprio villaggio così, a piedi nudi. [END]