Amnesia e ricordi.

Quest

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09:55 Kaori:
 E' arrivato il giorno della verità. Dopo aver contattato Magnus per chiedergli l'ennesimo favore-- beh, servizio, considerando le somme versate, Kaori è andata da Kouki per rassicurarla su quello che sarebbe successo. Ancora una volta le ha ricordato che lei e Azrael le sarebbero stati al fianco e che qualunque cosa fosse emersa da quell'indagine mentale le avrebbero voluto comunque bene. Oggi, per l'appuntamento in ospedale, ha deciso di indossare una camicia bianca con un paio di bottoni lasciati aperti ed un pantalone a vita alta nero che le fascia le gambe senza aderire perfettamente ad esse. Una cintura di pelle non troppo sottile le cinge i fianchi mentre un cappottino beige le si stringe attorno alla vita allargandosi nuovamente ad altezza cosce. Ai piedi porta un paio di tacchi non molto alti e piuttosto larghi che slanciano la sua figura e le permettono di camminare comodamente. Capelli legati in un alto chignon ed è pronta per andare. La borsa le pende dal braccio e il coprifronte di Konoha è onnipresente attorno alla gola dai tempi del suo diploma. Si affaccia sulla stanza della figlia e, con un sorriso incoraggiante, le mormora un semplice: < Dobbiamo andare. > Se lei l'avesse raggiunta, le avrebbe dedicato un sorriso ricolmo d'affetto e quindi, mano nella mano, si sarebbe incamminata assieme a lei verso l'Ospedale dove dovrebbero avere appuntamento con l'uomo. [ Chakra: on ]

10:03 Kouki:
 Gli occhi ambrati sono rivolti verso il cielo questa mattina, ad osservare le nubi plumbee che riversano al suolo la loro tristezza sotto forma di pioggia. Le è sempre piaciuta la pioggia, la mette di buon umore e la rilassa, per lo meno le sarà di buona compagnia mentre in questa giornata decisa per andare in ospedale insieme a sua madre Kaori. Indossa uno dei suoi kimoni corti dal tessuto celeste e gli ornamenti bianchi, sono motivi floreali che risalgono dal basso in maniera più fitta fino a diradarsi nella zona più alta. Le maniche sono ampie e lunghe fino a coprirle interamente le mani, e la fascia che le chiude il kimono in vita è di un colore bianco e blu, sulla quale c’è il coprifronte di Kusa, col simbolo ben in vista sul davanti. La parte inferiore del corpo è vestita con un paio di pantaloni neri, non troppo attillati ma che le cadono morbidi fino a stringersi sulle caviglie ed infilarsi nelle calzature ninja nere. Non porta armi con sé, né equipaggiamento, ad ogni modo non avrebbe potuto portarne all’interno dell’ospedale. Pelle candida e perfetta quella del viso, lineamenti da adolescenti dolci e delicati, circondati da una cascata corvina liscia come la seta e ben pettinata, tenuta in ordine in modo che le ricopra la schiena e le spalle, con una frangia tagliata il giusto per non coprirle gli occhi gialli. Da’ un ultimo sguardo fuori dalla finestra per darsi ulteriore coraggio, ma alla fine quello che conta è il sorriso di Kaori e le sue parole di vicinanza. Annuisce quando sente le sue parole e si volta in sua direzione per rispondere al suo sorriso con uno proprio di rimando, tenue e timidamente affacciato. <Sono pronta, arrivo.> il cuore le balza nel petto, ma segue la figura della donna fuori casa per avviarsi verso l’ospedale. La mano stretta in quella della donna, e una sensazione di disagio che la riempie all’idea di trovarsi di fronte a un Uchiha. Lo sa e ha capito che non ha nulla da temere, e che in ogni caso sua madre sarebbe lì. Stringe appena la sua mano e prende un profondo respiro, nelle sue priorità la paura è dettata in maggior luogo dall’Uchiha e solo dopo c’è il fatto di recuperare quelli che a quanto pare sarebbero i suoi reali ricordi. <Che tipo è questo Magnus? Lo conosci bene?> domanda cercando di non far trapelare la sua ansia in merito, ma come sempre lei desidera essere al corrente di ogni cosa per sapere come comportarsi.

Le due dolci donzelle si avviano verso l’Ospedale insieme, da brava madre e figlia. La struttura si presenta imponente come al solito, come entrambe le dottoresse potranno ricordarsi sicuramente bene, in quantok loro posto di lavoro. Fuori dalla porta d’ingresso, sotto la pensilina trasparente che li ripara dalla pioggia, attendono due figure maschili. La prima è scusa, ammantata di nero, gli occhi color pece che si puntano immediatamente su Kaori quando ancora ella è in lontananza, sollevando appena il cappuccio per poterla scorgere meglio. Nella mano sinistra, il Nara, regge un ombrello di uo sgargiante rosso acceso, i cui raggi sono ornati da linee argentate. Sotto l’ennesima ed inutile copertura dell’ombrello, data la già sufficiente presenza della pensilina, se ne sta un uomo dalla stessa altezza del Dainin, accentuata dai capelli neri sparati verso l’alto, le punte tinte dello stesso colore dell’ombrello, lo stesso rosso acceso. Gli occhi giallo-dorati osservano divertiti quello che sembra a tutti gli effetti il suo segretario che gli regge l’ombrello con aria particolarmente scocciata. Il corpo del medico è fasciato da un completo composto da pantaloni in pelle rossa ed una camicia di seta argentea che quasi brilla contro le luci del Villaggio o i piccoli spiragli di sole che trapelano tra le nubi. Il camice bianco, decisamente contrastante con l’abbigliamento eccentrico dell’uomo, reca la targhetta “Magnus Bane, primario in Psichiatria”. Non appena le donne si avvicinano, mentre il Nara le segue con lo sguardo implorante di chi sta venendo sfruttato per compiti indesiderati, è proprio il medico che inizia a parlare < Ma che bella giornata! Proprio il meteo perfetto per un bel lavaggio del cervello profumatamente pagato. Mi avvio in ufficio, voi prendetevi il vostro tempo. è al secondo piano, ultima stanza del corridoio, la riconoscerete senz’altro. Azrael, caro, posa l’ombrello all’ingresso prima di entrare. > E, prima di prendere un quantitativo di jutsu offensivi inimmaginabile, si ritira all’interno della struttura. [ Ambient per Kouki, scusate il tempo, sarò più breve ]

10:42 Kaori:
 Kaori regge un ombrello blu notte per tenere se stessa e sua figlia al riparo dal clima impietoso e avanza lentamente verso la ben nota struttura medica facendo attenzione a non entrare in qualche pozzanghera che possa rovinarle le scarpe. Non tanto per una questione estetica ma perché camminare su dei tacchi infangati potrebbe essere non propriamente sicuro e date le sue-- interessanti condizioni, la sicurezza è al momento il suo primo pensiero. Beh, in questo esatto istante, forse il secondo; non riesce a smettere di sentirsi in ansia per quello che Kouki sta per affrontare. Immagina che lei debba sentirsi ancor peggio e per questo evita di palesare il proprio stato d'angoscia ma cerca di mostrarsi sicura e ferma così che la bambina possa affidarsi a lei in caso di cedimenti emotivi di qualsiasi tipo. Alla domanda della piccola si ritrova a volgere verso lei lo sguardo mentre l'Ospedale appare in lontananza alla loro vista. < Non troppo bene. Non a livello personale, almeno. > spiega la donna tornando col viso ben dritto davanti a sé. < Ma è molto bravo nel suo ambito e tanto mi basta per sentirmi sicura di potergli affidare la tua mente. > ammette la Hyuga sorridendole. < Comunque diciamo che è un tipo... come dire, un po'-- > e solo quando ormai pochi metri distanziano le due dall'edificio, diviene facile scorgere le due sagome sotto la pensilina. Una, unica fra tanti, è la ben nota figura nera dell'uomo che ama. L'altra è di un colorato e sfavillante uomo dalla pelle appena più dorata che sembra pronto per recarsi in un night club a turno finito. < --eccentrico, direi. > terminerebbe il suo dire quasi temendo che Kouki possa cambiare improvvisamente idea a questa vista. Si volta quindi verso di lei guardandola fisso. < Ma credimi, è il migliore nel suo campo. Non ti affiderei a nessuno che non sia meritevole della mia fiducia. E nemmeno tuo padre. > tenta di confortarla, prima di avviarsi -assieme a lei se avesse voluto- sotto la pensilina dove richiuderebbe l'ombrello blu per portarlo lungo il fianco. Qui tenterebbe di allungarsi verso il Nara per salutarlo con un rapido e tenero bacio, notando la stizza ben palese nella sua espressione, dedicandogli un sorriso che vorrebbe quasi dire "Resisti", poi volgerebbe verso l'altro lo sguardo. < Magnus. > e a questa parola accompagnerebbe un lieve inchino del capo, in segno di cortese saluto. Questi si congeda rapidamente e quando finalmente li lascia soli, Kaori si ritrova a rivolgersi immediatamente verso Azrael con la stessa fretta di un artificiere che armeggia con un ordigno. < Ah- amore, dai pure qua, ci penso io all'ombrello. Perché non-- uh, dai la mano a Kouki? Così magari la rassicuri un po' prima di entrare nello studio. > tenta lei di calmarlo cercando di prendere dalle sue mani l'ombrello per richiuderlo. Se avessero accettato la sua idea, quindi, li avrebbe seguiti all'interno della struttura per deporre gli oggetti nei relativi alloggi e quindi inspirare a fondo per prepararsi al momento. [ Chakra: on ]

10:53 Kouki:
 Non è esattamente rassicurata dal fatto che sua madre non lo conosca in maniera personale, le interessava sapere qualcosa di lui non a livello professionale, ma giusto per sapere che tipo di persona si sarebbe ritrovata davanti, però è anche ovvio che non si possa conoscere proprio tutti… la ragazzina annuisce e mugugna, sembra incapace al momento di dire una sola parola, perché l’ansia le sta facendo da tappo in gola. Respirare sta diventando difficile e parlare non le riesce perché la testa è persa via, in altri pensieri pregni di panico. Quasi non ha sentito la stessa paura quando si è trovata nella tana dei serpenti. Quasi. <E’ bravo, si.> borbotta guardandosi intorno, attendendo che la donna finisca la frase ma non ci vuole molto per scorgere due figure sotto la pensilina dell’ingresso dell’ospedale, una è ammantata di nero e non appena si toglie il cappuccio non è per nulla difficile capire chi sia, regge un ombrello e dona un senso di sollievo ulteriore saperlo lì anche lui. L’altra figura invece è un uomo dai capelli neri sparati in aria, occhi particolari e vestiti ulteriormente particolari. Diciamo che a prima vista alla giovane Yakushi non piace nulla di quanto sta vedendo. Non le piace lui, non gli piacciono i suoi capelli, non gli piacciono i suoi vestiti. Si, sta parendo un po’ prevenuta solo e unicamente per il cartellino che si legge e che reca nome, cognome, stranamente non Uchiha e il ruolo che ha all’interno dell’ospedale. Si avvicina insieme a sua madre, sempre spinta dalle rassicurazioni di lei, che se non ci fossero sarebbe già corsa via verso un altro luogo. <Ciao.> saluta suo padre Az prima di tutto, un sorriso, teso ma presente, e poi un educato sebbene molto più distaccato <Buongiorno.> nei riguardi dell’altro uomo. Lei non fa nessun inchino e nessun gesto con la testa, rimane immobile e ritta come un palo. Assottiglia lo sguardo, tagliente e freddo, potrebbe trasmettere del veleno solo con la forza della mente mentre osserva l’uomo dire quelle esatte parole. Ma quale lavaggio del cervello? Basta poco a gettarlo il panico addosso e farle compiere involontariamente un passetto indietro, andando a guardare in maniera molto, ma molto scettica sia sua madre che suo padre, non appena rimangono soli. <Uhm… allora…> non sa cosa dire e non sa cosa fare, si sente come una trottolina che gira su se stessa ed alterna lo sguardo tra i due. Nonostante tutto, però, seguirebbe i suoi genitori all’interno della struttura, sentendosi si invasa dall’ansia, ma dato che ha comunque intenzione di andare in fondo alla faccenda, non può certo tirarsi indietro, dunque le basta qualche buona parola e la vicinanza dei suoi genitori, per poter compiere quei passi all’interno della struttura. <Perché non concordiamo una parola di sicurezza? Così tipo… se io dico ravioli al vapore, voi sapete che dovete intervenire?> sta dicendo sciocchezze, ma in qualche modo serve per alimentare la sua sicurezza.

Lo psichiatra, dopo aver rivolto un cortese inchino ed un < Bella come sempre, forse anche di più. > Con conseguente occhiolino alla volta di Kaori, osserva la piccola Kouki e le dona un mezzo sorrisetto. Non le dice nulla, si volta ed entra nell’asettico e candido ospedale. Il Nara, respirando come se avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo, ricambiando il celere bacio della Hyuga. < Io lo so che lo sta facendo solo per farmi incazzare, ma se dovesse esagerare giuro che userò i suoi capelli colorati per decorarmi il comodino. > Pronuncia rapidamente, con la voce velenosa tanto quanto lo sguardo della Yakushi. Le tende la mano per prenderla e starle accanto il più possibile, accompagnandola all’interno dell’Ospedale con la futura moglie al seguito. < Piccola, io so dei tuoi dubbi, ma ti assicuro che al tuo primissimo accenno di dolore o disagio io gli foro il petto con un chidori. > Le dice, sorridendole e abbassandosi per baciarle il dorso della mano mentre sale le rampe di scale che portino tutti e tre sul piano su cui ha sede l’ufficio del dottor Bane < Ravioli al vcvapore andrà benissimo come parola di sicurezza. > Scherza ancora, avanzando nel corridoio fino ad una porta i cui stipiti sono stati verniciati di un verde acido, su cui brillano una serie di glitter dorati. Davanti a quella porta così atipica il Dainin arresta il proprio passo < …non so perché, ma mi sa che è qui dentro. > Scuote la testa con fare estremamente rassegnato, aprendo la porta ed aspettando che le due entrino. L’ufficio, qualora le due fossero entrate, si presenta come un piccolo spazio tranquillo e sobrio, anche troppo per il suo proprietario, una scrivania lucida su cui il medico è seduto ed un lettino imbottito e rivestito di un cuoio dalle sfumature caramello simili a quelle dell’incarnato del medico. < Prego, stenditi lì. > I suoi occhi, adesso, non sono più di quel giallo-dorato atipico, ma di un color rosso vermiglio, più scuro di quello del suo abbigliamento, macchiato da punti scuri che ricordano il disegno di un fiore stilizzato, puntati sulla Yakushi. < Immagino che tu o tua madre abbiate delle domande da farmi. Voglio che mi diciate tutto prima dell’inizio, perché sia tutto chiaro. > Molto più serio e professionale, adesso, il giovanissimo medico attende le dovutte perplessit a cui rispondere prima di partire con la terapia.

11:30 Kaori:
 Nel vedere i timori della sua bambina palesarsi in quel semplice indietreggiare, Kaori si ritrova d'istinto a stringerle più forte la mano nella propria per darle sicurezza e coraggio. Anche Azrael è profondamente turbato dal medico seppur per motivi diversi e la Hyuga si ritrova a respirare a fondo per fare il carico di pazienza e concentrazione. A quanto pare deve riuscire a tenere a bada tutti quanti quest'oggi e la cosa la fa internamente sorridere. Ridacchia del dire di Azrael in merito alla testa del medico sul suo comodino e lascia che lui si affianchi alla Yakushi mentre lei ripone gli ombrelli nel loro alloggio e li segue respirando a fondo, a testa alta. < Non preoccuparti. Naturalmente se dovessi avere bisogno di interrompere o qualunque altra cosa, noi interverremo all'istante. Siamo qui per te piccola. > la rassicura anche la donna poggiando una mano sulla sua spalla, salendo al piano dove l'ufficio dello psichiatra risiede. Si ferma dinnanzi all'uscio notando la vernice fresca e i glitter sparsi sugli stipiti quasi fosse l'ingresso per un altro mondo. Uno molto strano, colorato e sfavillante. Ride piano della battuta dell'uomo e quando questi apre la porta, l'attraversa assieme alla figlia rivolgendogli uno sguardo d'intesa. L'interno è molto più pacato e normale rispetto l'aspetto dell'esterno e, allo stesso modo, anche lo stesso Magnus appare decisamente più serio e deciso. Lo Sharingan è attivo e Kaori scruta lo strano disegno che nero campeggia sull'iride cremisi chiedendosi di cosa possa trattarsi. < Vorrei che tu e Kouki accordaste dei limiti da non superare, che le spiegassi con precisione cosa stai per fare e se ci sono eventuali rischi, se farà male... Vorrei che lei sappia esattamente cosa sta per succedere. > dice la donna stringendo, ancora, le spalle della bambina, protettiva in quel gesto ma calma e ferma nel tono. [ Chakra: on ]

11:37 Kouki:
 Le piacciono le minacce di Az, soprattutto se sono rivolte verso qualcuno che momentaneamente non rientra nelle grazie della Yakushi. Farci delle decorazioni, con quei capelli, le sembra anche poco, ma almeno condivide l’astio che al momento provano per il povero medico, anche se dovuto a fattori diversi. Stringe la mano del padre e insieme a entrambi entra nella struttura. Candida, asettica, insomma la conosce bene sia come medico che come paziente ma oggi è una giornata totalmente diversa dal solito. Sorride, finalmente un po’ più convinta nel sentire le successive parole di suo padre, una minaccia in piena regola che le piace. <Forargli il petto… okay.> ne prende nota, così da essere sicura che quelle esatte parole le diano l’ulteriore sostegno necessario per affrontare l’Uchiha. Manco dovesse affrontarlo in combattimento. Anche la madre ancora la rassicura, deve essere un momento alquanto faticoso, dover stare accanto alla Yakushi paranoica. Sorride verso Kaori, più sicura, più determinata. Ad ogni modo non si fa trascinare anche se la sua reale voglia è pari a zero, ma il desiderio di chiarire tutto quanto rimane comunque più forte, quindi cammina senza pensare a nulla. Il vuoto cosmico nella sua mente e si ritrova ad osservare, nel giro di poco tempo, una porta più che particolare. Gli stipiti sono verniciati di verde e ricoperti di glitter. No, non ce la può fare. <Siamo sicuri?> insomma dei dubbi sulla credibilità di questo dottore vengono a galla, e più i suoi genitori la rassicurano su quanto sia abile, più Magnus ci mette del suo per screditarsi da solo. Almeno agli occhi della ragazzina. Una volta entrati è un attimo notare quegli occhi, perché per prima cosa la ragazzina ricerca la figura dell’uomo per essere sicura di dove si trova e in quello stesso attimo in cui nota gli occhi, rapida come una serpe ella chiude i suoi, scostando il viso di lato e sollevando una mano come per ripararsi dal sole. Non che voglia dire che Magnus sia splendente come il sole, ma sa cosa quegli occhi siano in grado di fare. Il cuore batte a mille e nella sua mente è convinta di essere in mezzo già a mille e più illusioni per quella semplice occhiata. <Esatto, come dice mia madre. Voglio sapere tutto, nei minimi dettagli, cosa andrà a fare, cosa comporterà, come mi sentirò e… voglio essere sicura al cento per cento che non mi spappolerà il cervello.> il tono è inevitabilmente acido, secco, tutto dettato dal timore che prova nel sentirsi nelle mani di qualcun altro. Nel cedere la sua mente. <E sappia che ho una parola di sicurezza. E che i miei genitori interverranno se lei mi farà qualcosa di male.> meglio mettere le cose in chiaro, magari se avesse cattive intenzioni in questo modo verrà desistito. Pare un atteggiamento un po’ infantile quello della ragazzina, ma dopo tutto nonostante ciò che è e come appare, alla fine non può totalmente sopprimere quella sua essenza giovanile. E’ totalmente illogico da parte sua parlare in quel modo, ma si sente tremendamente vulnerabile in questo momento.

Il medico, restando silente alle domande delle due figure femminili presenti nel suo studio, si alza dalla scrivania per avvicinarsi alla piccola Kouki, restando sempre a mezzo metro da lei, senza mai accennare neanche minimamente a toccarla. Sebbene sia ad una distanza di sicurezza questo suo avvicinamento porta in Azrael l’innaturale istinto di avvicinarsi di un passo, fissandolo in cagnesco, pronto a scattare alla prima mossa sbagliata di quello strambo individuo che, però, sembra assolutamente rilassato e ben intenzionato ad aiutare. Le iridi scarlatte si rivolgono per un istante soltanto a Kaori < Attiva il Byakugan. Così puoi tenermi sotto controllo. > La voce calma ed accomodante accompagna anche le sue spiegazioni, rivolte stavolta alla Yakushi < Non ho intenzione di toccare la tua mente senza il tuo permesso. In un primo momento mi limiterò ad osservare, a mostrarti le cose che vedo fin quando necessario. Poi, se dovrò o meno fare qualcosa sarai tu stessa a dirmelo. Non farà alcun male, considerando che sei restia al trattamento ti darà un po’ fastidio, ti darà la sensazione che ci sia qualcosa di estraneo, ma non avvertirai alcun dolore. > Prima di fare qualunque cosa, arrivati a questo punto, attenderebbe che tutte le precauzioni che ha indicato vengano prese e che abbia il bene stare di Kouki, prima che Kaori – se avesse attivato il suo doujutsu – vedrebbe un’onda di chakra partire dalla figura del medico per dirigersi direttamente alla mente della bambina. Kouki, a questo punto, sentirà – come detto – una sensazione strana, di lieve e lontano fastidio, mentre rivive vividamente, come fossero cose che sta vivendo in quel preciso istante, le scene a lei più vicine. Il suo rutorno da Oto, il combattimento con i serpenti ed il morso che l0ha tenuta ferma immobile nella tana per giorni interi, prima dell’arrivo disuo padre. Vedrà la stanza in cui si trova attualmente sfaldarsi, le figure perdere consistenza, rivivendo le scene tutt’attorno a lei, ma senza esserne propriamente partecipe, ma osservandole da lontano, come un osservatore onnisciente.

12:14 Kaori:
 Sia lei che Azrael le si fanno vicini, quasi fossero leoni pronti a scattare al minimo segno di minaccia nei riguardi del loro cucciolo. Kaori sa che non c'è nulla da temere, sa che l'aspetto bizzarro dell'uomo non ha nulla a che vedere con la sua professionalità, eppure sa che quello che sta per accadere potrebbe farle del male. Rivivere di nuovo la verità sepolta nella sua mente potrebbe essere traumatico e lei vuole essere al suo fianco per sostenerla, esattamente come Azrael. Al dire di Magnus Kaori solleva verso lui lo sguardo, sorpresa della sua iniziativa. Ma se la cosa può far star meglio Kouki dandole una ulteriore conferma sul fatto che la situazione verrà tenuta sotto controllo, allora meglio farlo. Annuisce andando a comporre con le mani il sigillo della Tigre per poi riportare, subito dopo, le dita sulle spalle della bambina come in origine. Nel mentre la sua attenzione massima verrebbe riversata sul chakra che le scorre in corpo nel tentativo di entrare quasi in comunione con questo ed arrivare pertanto a divenire una unica cosa col suo flusso. Andrebbe a guidarlo fino a concentrarlo all'altezza degli occhi dove tenterebbe di radunare una quantità sufficiente di chakra a risvegliare l'antico potere del Byakugan presente all'interno dei geni Hyuga nei suoi occhi. Se fosse riuscita nel suo obiettivo, ora dovrebbe essere capace di vedere l'energia cerulea presente nei presenti. < So di potermi fidare, Magnus. Ma in ogni caso, sempre meglio avere qualche precauzione in più. > chiosa la donna rivolgendogli una espressione pacata, mentre l'altro s'appresta a rispondere alle parole della Yakushi. Le spiega tutto, la tranquillizza, la aggiorna su quanto avrebbe provato a breve e solo allora -previo consenso di Kouki- avvia il processo. Kaori dovrebbe vedere il chakra fuoriuscire dalla sua figura per dirigersi in una onda azzurrina verso la testa della sua bambina. Non ha idea di cosa i due stiano vedendo, ma le sembra che tutto sia sotto controllo. "Andrà tutto bene. Non temere." comunicherebbe mentalmente ad Azrael, percependo perfettamente la sua tensione anche senza bisogno di ricorrere all'empatia. Una mano si distaccherebbe dalla spalla della bambina per andare a cercare quella di lui e in un istante tutto le sembra semplicemente giusto. Lei, lui, la piccola Kouki e la vita che le sta crescendo in grembo. La sua famiglia. [ Chakra: on ]

12:19 Kouki:
 Lo vede avvicinarsi solo perché lo sente muoversi e ne vede le gambe, è una cosa stupida, dato che le arti illusorie sfruttando il chakra per andare ad intaccare i nervi altrui, o comunque la mente, non serve sempre un contatto visivo, però è più istintivo di lei non guardarlo in viso. Le distanze vengono mantenute e la ragazzina ovviamente si rifiuta di sdraiarsi in qualsiasi posto e persino sedersi, preferisce rimanere lì, con alle spalle la figura sicura di sua madre e poco lì vicino anche quella di suo padre che avanza. Sa, ne è certa, che entrambi le staranno vicina e che faranno qualsiasi cosa nell’eventualità che l’uomo faccia qualche passo falso. In tutto quel marasma di ansia, si sente comunque sicura. Compie profondi respiri sentendosi sciocca, sentendosi irragionevole, ma apprezza quanto l’uomo va a dire alla Hyuga, per esempio, nell’attivare la sua abilità innata e apprezza anche la spiegazione che le viene data. <Okay, bene. Ho capito.> risponde in modo telegrafico, una parola per volta, rigida come una statuina, non si trova in combattimento, se lo fosse si sentirebbe più sicura perché sarebbe autorizzata a reagire e a difendersi, ma al momento deve stare immobile e lasciarsi fare quello che lui crede sia necessario. In questo caso osservare semplicemente quanto vede nella sua mente e lei insieme a lui, come spettatrice. Inizia ad avvertire infatti quel fastidio da lui accennato, odioso, certo, ma è come quando si ha un leggero mal di testa, solo che ora c’è qualcuno nella sua mente. Non può nascondergli nulla probabilmente e questo le da’ altra ansia, e la stanza inizia a sfaldarsi, perdere le sue forme e le sue linee, persino i presenti, e si ritrova a vivere scene di vita a lei più vicine, quelle più recenti. Quindi il suo ritorno da Oto, la lotta contro i serpenti e i giorni che ha passato immobile in quella tana prima dell’arrivo di suo padre. Sa che lei sta vivendo delle scene passate, come spettatrice, e sa che in questo momento si trova nella stanza con accanto i suoi genitori. Altri profondi respiri e si guarda intorno, osserva quanto accaduto, non può certo intervenire trattandosi di ricordi e vaglia quelle scene come se stesse guardando un film, alla ricerca di qualche falla o di qualcosa di anomalo che possa dar ragione a quanto sostengono Kaori ed Az riguardo la sua memoria e la sua vita.

Le immagini viste dalla bambina iniziano a non avere più un filo logico e cronologico. Se prima ha vissuto il suo scontro coi serpenti, ora vede il suo risveglio quella mattina, la sua chiacchierata con Kaori e Azrael, persino qualche sporadisco sprazzo dell’incontro con Rasetsu. È come se il medico stesse aprendo porte e cassetti della di lei mente per scandagliarne l’interno. Ma per i primi minuti quel che rivede Kouki son solo gli ultimi giorni della di ei vita. Kaori, dal di fiori, vedrà ancor più chakra venire immesso, e la Yakushi inizierà ad andare più indietro. Vedrà le sue ricerche riguardo Manda, il suo arrivo alla stazione. E poi, finalmente, Otsuki. Nel momento in cui la di lui figura compare nella sua mente lo vede sfarfallare, come fosse distorto da qualcosa, come se lo vedesse dietro un velo d’acqua sporca. Magnus, che osserva le scene accanto a lei, inclina la testa verso la spalla destra e poi verso la sinistra. < Mh. > Mugugna, ma nnella realtà non sta affatto parlando, non si muove, resta a fissarla immobile, continuando ad immettere costantemente chakra all’interno della sua mente. < Concentrati su di lui, ho bisogno di vederne di più e tu devi aiutarmi. > Le mormora la voce del medico udibile unicamente nella sua testa. Nella stanza, invece, il Nara stringe le proprie dita attorno la mano più esile e fine della Hyuga, ricercando convulsamente un cenno da lei, qualche rassicurazione. La tensione lo irrigidisce, rende la sua postura incredibilmente meccanica e rigida, come se lo sforzo maggiore fosse proprio lui a farlo < Ho paura di come ne uscirà. Sappiamo entrambi cosa c’è nella sua testa, anche se non lo ricorda… > Sibla, in modo tale da farsi udire unicamente dalla sua donna, troppo concentrato persino per utilizzare l’empatia.

13:39 Kaori:
 Tutto sembra immobile ed immutato nella stanza. Fuori dalla finestra i tuoni ululano distanti, l'acqua picchietta rumorosa contro i vetri delle imposte e il vento fischia forte in un'armonia di suoni a tratti spaventosa, a tratti rilassante. Nessuno muove un singolo muscolo nel piccolo studio mentre lo sguardo del medico permane eternamente fisso in quello della bambina. Persino Kaori e Azrael, dietro Kouki, non osano muoversi quasi in contemplazione di quanto si sta silentemente verificando dinnanzi a loro. Kaori però può ben vedere quell'ondata di energia rafforzarsi, addensarsi nella mente della figlia con maggior insistenza facendole intuire che, probabilmente, son vicini al punto cruciale di quella seduta. Stringe d'istinto la mano del Nara che, dal canto suo, le rivela timidamente i propri timori portando la Hyuga solo a questo punto a voltare verso lui lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi. < E' per questo che siamo qui. Per sostenerla quando sarà tutto finito. > sussurra piano con uno sguardo risoluto, certo, ma che nasconde dietro esso lo stesso identico timore, la stessa gemella preoccupazione. Ritorna a volgere il capo verso la coppia davanti a sé, la sua bambina immobile, la sua mente sotto una lente d'ingrandimento virtuale dietro cui sosta critico l'occhio cremisi di Magnus. < Siamo qui con te bambina mia. Va tutto bene. > le sussurra piano con affetto, carezzandole la spalla, consapevole del fatto che probabilmente non potrà essere udita. Ma poco importa. Forse, inconsciamente, sentirà comunque la sua voce e si sentirà rincuorata dalla sua vicinanza. "Lo ha superato una volta. Può farlo ancora... insieme a noi." aggiunge, mentalmente, alla volta dell'amato. [ Chakra: on ]

13:47 Kouki:
 Rimane a fissare un po’ di scene non collegate tra loro, sprazzi di vita che si sono verificati ultimamente, è come se stesse partendo dagli involucri più esterni per poi insinuarsi sempre più in profondità. Si irrigidisce un momento quando nota la figura di Rasetsu, temendo che il medico possa scoprire cose che non deve assolutamente scoprire, si irrigidisce, un panico fugace di qualche secondo e impossibile da controllare per lei, ma fortunatamente passa oltre. Ora si trova alla stazione, alla sua partenza, ora a far ricerche su Manda. Infine Otsuki. E’ proprio lui, il suo creatore e maestro, quella figura tanto controversa che però sfarfalla nella sua mente come se lo stesse osservando attraverso uno specchio d’acqua. Non capisce la Yakushi, cerca di concentrarsi e corruga la fronte, non ha idea se tali gesti e smorfie le stia facendo anche nella realtà. <Che succede? Perché è così?> domanda in quel momento verso Magnus accanto a lei, ancora non sa se tali parole vengono recepite anche all’esterna, ma intanto cerca di parlare a quella proiezione del medico. Annuisce nel sentire la sua frase e in quell’attimo sembra dimenticare l’ansia e l’astio che prova verso l’Uchiha e il suo potere, perché ora è più concentrata a capire come mai la figura di Otsuki è così distorta. Ora il panico che la prende passa oltre nella sua lista delle priorità, ora teme che i suoi genitori abbiano effettivamente ragione, teme di guardare oltre quei suoi ricordi che ritiene veri. Non sa se può sentire la presenza di sua madre e suo padre, le parole di lei, non ne è consapevole, ma forse a livello inconscio potrebbe darle maggior sicurezza nell’agire. Cerca dunque di concentrarsi su Otsuki, di chiarire i suoi tratti come li ricorda, di togliere quel fastidioso effetto distorsione. Si concentra su quanto crede e ricorda sia la sua vita, quindi tutte quelle scene vissute con lui, gli allenamenti, le sue lodi, il suo modo di pettinarle i capelli, nulla di crudele o orribile, ogni cosa che ricorda e che riguarda Otsuki, cerca di giungere e di concentrarsi meglio che può. Ma dato che a quanto pare se c’è un problema si trova a risalire a quando stava a Oto, ora cerca di aiutare Magnus cercando di ricordare i suoi giorni lì e che coinvolgano Otsuki. Quindi il suo aiuto, il suo vederlo alla sede del Clan, in biblioteca. Cerca di concentrarsi insomma sulla figura dell’uomo come le è stato chiesto. Non sa cosa sta avvenendo nella realtà, intorno a lei, è solo sicura che i suoi genitori ci sono, sa che sono forti, saldi, conscia dei loro timori.

quello che Kouki sente nella propria mente è accessibile unicamente a lei e a Magnus, ma le di lei reazioni sono accessibili a tutti. Le sue espressioni sono perfettamente visibili, e anche le sue parole, sebbene trovino risposta unicamente nella di lei mente, poiché Magnus appare assolutamente immobile e silente. L’unico cambiamento visibile è la stanchezza sul suo viso, nella sua postura che da retta e rilassata si fa sempre più tesa e rannicchiata verso la Yakushi. Lo sforzo che sta compiendo, visibilmente, lo stanca. Kaori può vedere chiaramente il chakra immesso nella bambina aumentare e aumentare in maniera costante e continua. Le rimembranze di Kouki si mostrano come immagini chiare davanti agli occhi suoi e del terapista, Otsuki che l’aiuta nelle ricerche, Otsuki che la ijndirizza alla Tana degli Eredi di Manda. Immagini chiare, realistiche. Un percorso linere che viene condotto a ritrovo, fino alla biblioteca del clan Yakushi, dove entrambi sbattono violentemente contro una porta. L’immagine di un uscio chiuso, immerso nell’oscurità. Kouki e Magnus paiono poggiare i loro piedi su un pavimento che non esiste, stanno stabilmente in piedi nel buio. Miriadi di immagini si affollano nel buio, tutte immagini di un Otsuki sgranato, confuso e di una Kouki felice e serena accanto a lui, il cui voltok è distorto da un alone violaceo che non lascia ben intravedere la sua espressione, i suoi occhi. < Ecco cosa succede. > Dice il giovane medico, allargando le braccia per indicare le immagini, glis spezzoni di ricordi che fluttuano attorno a loro nel buio. < C’è un blocco. Dietro questa porta c’è qualcosa che qualcuno non vuole che tu ricordi. La prima parte del mio lavoro finisce qui, posso uscire dalla tua mente, oppure—posso tentare di aprirla. Solo tu puoi dirmi se vuoi che io tolga questo blocco. È—piuttosto grezzo e raffazzonato, ma ha una buona tenuta, è stato impiegato un Uchiha specializzato in illusioni, senza alcun dubbio, ma non di certo bravo come me. > Per quanto nella mente di Kouki il medico possa sembrare spavaldo, dall’esterno sembra incredibilmente provato, con la mano tremolante che si alza verso il volto di Kouki con una lentezza spaventosa, indice e medio puntati alla fronte della Yakushi, attendendo unicamente un suo segnale per poggiarle e proseguire con la parte più cruciale della terapia.

15:15 Kaori:
 Il chakra immesso nella mente di Kouki aumenta e aumenta e aumenta mentre quello nel corpo di Magnus va via via diminuendo. Lo sforzo che deve star sostenendo per affrontare quella visita dev'essere discreto ma nonostante tutto non un solo lamento lascia le sue labbra. Kaori stringe forte la mano di Azrael e, con le rosee strette in un chiaro segno di tensione, preme la mano sulla spalla della figlia per farle forza. Non può vedere le espressioni del suo viso trovandosi alle sue spalle, ma può avvertire il suo corpo irrigidirsi appena, farsi teso e questo la porta a tentare di rassicurarla come può tramite il contatto fisico che la ragazzina però non può avvertire. Non sa cosa sta avvenendo nella sua mente né può sentire le parole del terapeuta e questo la fa sentire sull'orlo della pazzia. Vorrebbe poter capire che succede, vorrebbe poter chiedere, ma sa che non è il momento di disturbare. Deve lasciare che lui lavori senza problemi o interruzioni, soprattutto considerando la fatica che sembra star accusando. Deglutisce espirando piano, liberando il labbro inferiore dalla forte pressione fino a questo momento esercitata e quindi attende, impensierita, che qualcosa -qualsiasi cosa, accada. [Byakugan IV] [Chakra: 122/130]

15:20 Kouki:
 Non nota la fatica che l’uomo ci sta impiegando, non ha idea di come calcolare tutto questo, non essendo pratica delle illusioni, per lei tutto questo viene eseguito come nulla. Un battito di ciglia. Continua ad osservare ogni cosa, perfetta e lineare, tra lei ed Otsuki nel suo periodo a Oto, ma procedendo a ritroso qualcosa non va. Quel giorno in biblioteca e una porta che si chiude, escludendo lei e il dottore fuori da qualcosa che evidentemente qualcuno non vuol far scoprire. Un blocco bello e buono, un pavimento inesistente, il buio intorno a loro e una porta sulla quale lei poggerebbe le sue mani. Spinge, fa forza, ingenuamente credendo di poter abbattere quella porta con la sua sola forza. Qualcuno ha osato metterle una porta nella testa, l’ha chiusa e ha deciso di estraniarla. Lei, dalla sua stessa mente! La rabbia fomenta, aumenta anche nel guardare tutte quelle immagini, sprazzi di ricordi di una vita tutto sommato felice, ma Otsuki e distorto e il viso della ragazzina contorto da un alone che non lascia intravedere lo sguardo. Stringe i pugni e con forza li farebbe cozzare contro la porta, ricolma d’ira e veleno. Rimane così, appoggiata a quella porta con gli avanbracci, i gomiti piegati e i pugni chiusi, la testa a penzoloni in avanti sibilando e ringhiando una rabbia e un odio profondo che per non essere espressi deve costringersi a mordersi il labbro inferiore, mentre il viso si corruga in un’espressione distorta dalla rabbia. Ascolta quanto l’uomo le dice, lui calmo e pacato, in forze come le appare, spavaldo. Si distacca dalla porta tornando diritta con la schiena e si volta di scatto ad osservarlo negli occhi puntando nello stesso momento il dito indice verso la porta. <Abbattila.> sibila, secca, ora non pensa alla paura di ciò che potrebbe trovare dietro di essa. <C’è una cosa nella mia testa che non dovrebbe esserci e ora tu la elimini dalla mia vista.> sibila, sussurra, gli parla sputando odio e veleno quasi come se fosse colpa di quel povero Magnus, verso il quale l’unica cosa che travisa in lui sono le capacità di fare ciò. Francamente anche se sapesse dello sfinimento dell’uomo, glie lo chiederebbe comunque, sorda e cieca alla sua fatica, solo e unicamente perché colui che ha fatto questo è dello stesso suo clan. Solo perché, lo sa bene e lo ha sempre detto, è egoista. <E’ questo quello che vi piace fare, manipolare la mente altrui con le illusioni, e tu saresti anche più bravo. Chissà che danni potresti combinare.> si, diciamo che la Yakushi non è la paziente più facile con la quale entrare in contatto, capace di avvelenare la mano che tenta di aiutarla. La sua rabbia e il suo sentirsi presa in giro e manipolata non riesce a farla sentire grata nei confronti dell’enorme e importantissimo aiuto che Magnus le sta dando. Povero Magnus.

Diversi istati passano, istanti in cui Azrael e Kaori permangonok silenti a vedere quel che accade, mentre odono la loro bambina parlare, dire quel che sta dicendok a Magnus, sebbene egli le risponda solo internamente. Successivamente alle domande velense e acide della chuunin il volto del medico si contorce in un’espressione di immenso sforzo, il chakra toocca un unico apice di intensità che la Hyuga può notare come essere gran parte della sua riserva e la mano sfiora finalmente la fronte di Kouki. Nella sua mente quel chelei vede è uno psichiatra privok di alcun cenno di fatica, fresco come una rosa, che le risponde punto per punto, senza scomporsi neanche quando la piccola gli rivolge parole di puro astio. < Tuo padre e tua madre hanno poteri che potrebbero mettere in ginocchio il mondo intero, eppure sono asserviti alla giustizia e al bene comune. Io ho il potenziale per piegare a me le menti altrui, ma ho deciso di asservirlo al benessere psicologico dei miei pazienti. Ognuno di noi fa delle scelte , ha delle possibilità e non puoi incolpare me per quel che ti è successo allo stesso modo in cui non puoi incolpare Azrael per ogni singolo ninjutsu lanciato nel mondo. La nostra è un’arte particolare, ma non è cattiva o sbagliata. Lpuso che ne facciamo può renderla tale. > Chiosa, prima di avanzare qualche passo in direzione della porta, mettere la mano sulla maniglia e spigerla fino ad aprirsi, senza sforzo alcuno. Lo spazio in cui si trovano si incrina, milioni di crepe si diramano nell’oscurità, sfaldando le immagini distorte di un’infanzia felice, ma non reale. Quel che vede è uno sharingan, le mani di Otsuki che la tengono ferma per la testa, le corde che la bloccano in quella stanzetta della biblioteca. Le parole di Ostuki, la sua certezza che dopo quel tocco da parte dell’uomo innanzi a lei, l’uomo dalla pelle candida, i lunghi capelli neri e gli occhi rossi, sarebbe stata dalla sua parte. il tono sprezzante in cui l’ha appellata come E-001. Un flebile tocco sulla sua fronte e poi tutto buio. Quel che ne emerge un istante dopo non è altro che lo scorrere incessante di una cascata o di un torrente al di fuiori di una diga rotta. Frustate, sevizie, torture, inganni, sofferenza, delusione ed urla. Ogni singola cicatrice sul suo corpo trova ora una risposta, ua risposta macchiata di sangue e dolore, ognuna di esse porta nuovamente il nome di Otsuki. Il modo in cui il corpicino della biimba era nudo, inerme, assoggettato al volere di un maniaco che la prende con forza e disprezzo, che abusa di lei solo per dimostrare il suo potere ed il suo controllo. E, poi, tutto cessa. Quel che la bambina può vedere ora è la stanza d’ospedale, i suoi genitori ed un Magnus che, distrutto dalla fatica e dallo sforzo, indietreggia per regersi con le mani alla scrivania, prendendo respiri mozzi e affannosi, con lo sharingan spento, la pelle sudata e le mani tremanti. [ Asto giro va prima Kouki, please. ]

16:52 Kouki:
 Sono giuste le parole dell’uomo, sono sagge e veritiere. Tutti quanti riescono a scoprire quale sia il miglior modo per parlare con lei, anche in questo momento usare la fredda logica aiuta. Lei lo guarda sempre come se volesse avvelenarlo da un momento all’altro, ma quel suo fare calmo e sicuro, la porta inevitabilmente a ragionare sulle sue parole. E’ vero, ha ragione, però lei reputa chi usa le illusioni ancor più pericoloso di usa un jutsu. Scuote appena la testa, socchiude gli occhi ed espira lentamente ricercando la sua calma, però il cuore non smette di battere, anzi, aumenta sempre più. Non risponde a Magnus, non intende dire nulla perché è troppo occupata con le sue emozioni per riconoscergli a voce la ragione, semplicemente annuisce ed attende che egli apra la porta. Le mani dolorosamente tenute chiuse, strette, così tanto che le unghie hanno scavato nella pelle, ancor si stringono nel vedere finalmente cosa c’è dall’altra parte. Annaspa desiderosa di conoscere, ogni cosa. Sempre. Ed eccola lì la verità. Il modo in cui l’hanno manipolata, quell’Uchiha in particolar modo e poi riesce finalmente a comprendere la rabbia di sua madre non appena riconosce Otsuki e quale sia stata la sua vita. Ogni cosa si rimette a posto, ogni pezzo, ogni lesione, tutto l’avvolge in pieno come una cascata senza pietà, le riempie i polmoni, la soffoca e l’annega. Annaspa più e più volte nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa di solido e mentre crede di essere sopraffatta mentalmente da quelle immagini e da quei ricordi, tutto cessa e si ritrova nella stanza di ospedale. Il volto trasfigurato dall’ansia e dal dolore, gli occhi gialli spalancati, così come la bocca come se stesse alla disperata ricerca di aria. Il corpo si piega in due e ciondola in avanti, le braccia si portano allo stomaco per trattenere un conato di vomito e le gambe si stringono tra loro. I capelli le ricadono in avanti sul viso e gli occhi sono fissi su un Magnus stremato che a stenti si aggrappa alla scrivania. Ma la ragazzina non riesce a ragionare o a pensare, è solamente sopraffatta da tutto quanto, eppure non emette un suono. La sua voce è bloccata in gola per poi finire con le ginocchia a terra, pervasa da quella sensazione di impotenza e sporcizia. Lentamente si chiude su se stessa, in silenzio, rabbia, odio, dolore, vergogna, non può dire nulla adesso, non può muoversi e non può non pensare ad altro che ucciderlo. [end]

17:01 Kaori:
 Kaori guarda allarmata Azrael quando sente le parole di Kouki. Non sa esattamente a cosa si riferisca, cosa ci sia da abbattere, ma può solo immaginare. Magnus appare sempre più stanco, più provato, le sue riserve d'energia calano drasticamente e la donna deglutisce nervosamente nel vederlo sfiorare con le dita il viso della figlia. Poco a poco Kouki si fa rigida, tesa, la sua pelle più fredda e Kaori sente dentro se stessa che sta succedendo. Adesso, ora, la verità sta distruggendola. Vorrebbe fare qualcosa, vorrebbe cullarla, stringerla, rassicurarla, ma teme che smuoverla adesso possa non essere la mossa migliore. Stringe la sua spalla, la mano di Azrael, sente il cuore batterle dolorosamente in gola. Ed alla fine Magnus arretra stanco, lo Sharingan svanisce e così il Byakugan di Kaori che aggira la figlia per vederla totalmente sbiancata, il viso congestionato dall'orrore. < Kouki. Kouki, bambina mia... siamo qui. Siamo qui... > La vede racchiudersi in se stessa, può solo immaginare l'orrore provato dalla ragazzina e col cuore in tumulto e gli occhi lucidi, si rivolge ad Azrael in un sussurro delicato. < Prendila in braccio. Portiamola a casa... Lasciamole il tempo di calmarsi. > gli mormora piano, immaginando che, quanto meno, sarebbe stato meglio per la piccola riprendersi nella sua camera piuttosto che in quell'estraneo studio in ospedale. Lascia che sia Azrael ad occuparsi di lei ora, forse perché pensa che lo stretto abbraccio di lui possa avvolgerla meglio di quanto possano fare le sue esili braccia, forse perché è certa che l'uomo possa farla sentire molto più al sicuro e protetta di quanto possa fare lei. Lei si sarebbe rannicchiata accanto alla bambina nel suo letto, a casa, carezzandole i capelli fino a che avesse voluto o non si fosse addormentata. Ma prima si volge verso Magnus con l'espressione pallida e stordita di una madre preoccupata. < Grazie... davvero. > mormorerebbe con tutta la sincerità di cui è capace, andando quindi a rivolgergli un sorriso spento e triste prima di seguire la sua famiglia fuori da quel posto, pronta a recuperare l'ombrello e usarlo per coprire Nara e Yakushi fuori dall'ospedale nel tragitto verso casa. [ END ]

Kouki, Kaori ed Azrael si dirigono all'Ospedale di Konoha per permettere allo psichiatra Magnus Bane di togliere dubbi alla Yakushi riguardo quel che le è successo ad Oto con Ostuki. Il risultatok della terapia è lo sblocco della memoria alterata di Kouki, che ora dovrà fronteggiare nuovamente il suo passato ed avere il tanto agognato confrontok finale con il genetista.

Vorrei premiarvi entrambe per la dedizione data in un ambient profondamente semplice e, dato che eravate in due, posso permettermi di darvi questo piccolo premio sotto forma dell'exp minima. See ya.