Abbiamo fatto il guaio.

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11:27 Kaori:
 Ogni passo che l'avvicina a casa di Azrael non fa altro che farle battere il cuore più forte. Stringe convulsamente quel pezzo di carta fra le mani, davanti al petto, sorda a qualunque cosa le capiti attorno. Le sembra di camminare ad un metro da terra, di essere totalmente avvolta dall'ovatta. Ogni suono e rumore arriva alla sua mente distante e attutito, ogni cosa nelle immediate vicinanze sembra brillare di colori vivaci e scoppiettanti in maniera irreale. Forse è tutto un sogno. Forse è un genjutsu. Eppure... eppure vuole credere che sia tutto vero. Che per una volta soltanto non sia solo una fiaba inventata per lei dalla sua stessa mente ma qualcosa di tangibile e concreto e reale. Avanza con la mente confusa, i pensieri ingarbugliati ed incapaci di seguire un unico filo logico, coperta da un caldo e pesante sciarpone di lana rossa ed un cappottino bianco-sporco che le si stringe sui fianchi per allargarsi appena e terminare ad altezza cosce. Sotto indossa un maglione color panna dalle maniche larghe e lunghe che però le arriva solo ad altezza ombelico e sotto di esso una maglietta bianca leggera infilata in un paio di pantaloni neri che le arrivano alle caviglie. Un paio di stivaletti imbottiti le proteggono i piedi mentre i lunghi capelli viola sono lasciati liberi dietro la schiena ad ondeggiare ad ogni singolo passo. Fra le mani -guantate- regge un foglio ormai stropicciato e le gote sono rosse per il freddo, la punta del naso quasi comicamente scarlatta. Il respiro si mostra in nuvole di condensa bianca ma lei sembra quasi non avvertire il freddo pungente di questa giornata invernale. Ha bisogno di vedere Azrael. Ha bisogno di vedere il suo fidanzato, il suo futuro marito, il futuro... il solo pensiero le fa contrarre il cuore in petto con straziante dolcezza. Arriva quindi davanti la soglia dell'abitazione che ormai ben conosce e, col cuore in gola, suona al campanello con lo sguardo fisso dinnanzi a sé in attesa di vedere la porta aprirsi ed accoglierla.

11:51 Azrael:
 Quella è stata una mattinata piuttosto tranquilla. Ha fatto tanto buon esercizio, ha mandato diverse copie a fare tutte quelle cose per cui lui è fin troppo pigro. Una in Accademia, una in Magione, persino una in maschera per fare una ronda con gli ANBU. E lui si trova in casa, disteso sulla panca da pesi su cui sfoga tutte quelle emozioni che, se non liberate, lo avvelenerebbero. Indosso non porta null’’altro che un pantalone grigio scuro da tuta. I piedi ed il torso sono lasciati nudi, le mani strette attorno alla sbarra di ferro che regge due pesanti dischi da cinquanta kg ciascuno. Lo sguardo è fisso al soffitto, le labbra appena schiuse per lasciar uscire il respiro in pesanti e regolari fiotti atti ad esorcizzare la fatica. All’interno della casa, invece, tutto brulica, Ai aiuta la madre del Nara con le faccende di casa e il piccolo Ken scorazza per il salone principale brandendo il suo temibilissimo ninjato di legno. Non c’è alcun suono eccessivamente forte, unicamente un basso brusio dovuto alle stoviglie in cucina, qualche gemito di Ken dovuto all’atto di fendere l’aria come stesse effettivamente combattendo con qualcuno. Il piccolo indossa il suo solito pigiamino composto da camicia e pantaloni lunghi di seta nera lucida, forse non propriamente adatta per la stagione, ma – a detta sua – quell’abbigliamento lo fa sentire più simile al suo papà. È proprio il più piccolo in casa che schizza verso la porta nel momento in cui il campanello suona, simulando la tipica corsa ninja con il busto piegato in avanti e le braccia rivolte all’indietro. Giunto davanti la porta, con fare piuttosto circospetto, dà un’occhiata in cucina per ricevere una tacita approvazione dalle donne di casa e, poi, aprire la porta rivelandosi in tutta la sua altezza di un metro e venti appena. Non appena il volto della Hyuga le si palesa davanti il piccolo si esibisce in un sorriso largo e cordiale, di quelli che scoprono i dentini candidi e curati, la testa leggermente piegata verso la spalla sinistra, in un gesto che ricorda spaventosamente quello tipico del Dainin quando è curioso. Le manine del piccolo aprono totalmente l’uscio della dimora per lasciarle lo spazio di entrare << Ciao! >> Esclama candidamente con la voce squillante tipica dei bambini, le mani che le porgono il ninjato per mostrarlo alla nuova arrivata << Ti piace? È la mia arma! >> Saltella sul posto il piccolo, tutto felice ed entuusiasta di ciò che sta mostrando a Kaori, totalmente ignaro del motivo per cui la donna è lì, persino men5re la prende per la manica del cappotto e ltenta di trascinarla dentro a forza, per wuanta forza possa avere un bambino così giovane in confronto ad una Jonin. Il padre, invece, se ne sta nella sua piccola palestra al piano di sopra, sordo e ignaro di qualunque cosa stia succedendo di sotto, continuando a fare i suoi esercizi senza sapere che di lì a poco qualcosa nella sua routine cambierà radicalmente. [ Chakra ON ]

12:07 Kaori:
 Quando la porta si apre Kaori si ritrova a rimanere un attimo spaesata. Ad altezza occhi non vede nessuno davanti a lei ad accoglierla il che la stranisce non poco; così tanto bramosa di incontrare Azrael, proprio non ha pensato che alla porta avrebbe potuto non andare lui. Boccheggiando, un po' confusa, abbassa lo sguardo con un saluto trattenuto all'ultimo fra i denti, ritrovandosi il piccolo Ken sotto gli occhi. Il bambino indossa un pigiama di seta nero apparentemente davvero morbido e fra le sue manine paffute da bimbo stringe un'arma di legno che per lei sarebbe difficile catalogare con un termine più preciso di "spada". < Oh. Ciao Ken. > saluta ammorbidendo i tratti del volto come ogni volta che si ritrova a guardare il figlio di Azrael in volto. Così simile a lui, eppure al tempo stesso tanto diverso. I suoi occhi non conoscono ancora la morte e gli orrori della vita di un ninja. La sua espressione è innocente, leggera, giovane come quella di Azrael potrebbe non essere mai stata. Non oppone la minima resistenza quando il ragazzino la tira dentro casa ma anzi, asseconda il suo fare varcando la soglia e richiudendosi la porta alle spalle con un sorriso divertito. Nemmeno il tempo di aggiungere altro che subito Ken le tende la propria arma con fare estremamente soddisfatto ed entusiasta, saltando sul posto come un piccolo coniglietto felice. Kaori si china sui talloni per arrivare alla sua altezza, il sedere quasi a toccare il pavimento e la schiena dritta appena inclinata in avanti. < Ohhh ma che bella! > esclama lei con un sorriso gentile, l'espressione morbida ed intenerita dall'idea di star passando anche solo un attimo con il piccolo Ken. < Lo sai? Io sono una Jonin eppure le armi non le so usare. Da questo punto di vista possiamo dire che sei più forte di me! > gli fa notare abbassando appena la voce, quasi gli stesse rivelando un segreto importantissimo che nessun altro sia meritevole di sentire. < Il tuo papà dev'essere davvero tanto fiero di te. > aggiungerebbe quindi, poco dopo, aprendosi in un sorriso caldo e amorevole, tentando di carezzare il suo crine ribelle con dolcezza. < A proposito. Come vanno gli occhi? Nessun problema vero? > gli domanda rialzandosi in piedi e sfilandosi i guanti per poggiarli su un vicino mobiletto. Ora che si trova dentro casa sente di essere fin troppo coperta e vorrebbe evitare di iniziare a sudare sotto tutti quegli strati di vestiti. < Sai dirmi se Azrael è in casa, Ken? Avrei bisogno di parlare col papà di una cosa importante. > terminerebbe, dopo aver udito la risposta di Ken, prendendosi ancora qualche attimo per stare con lui invece di lasciarlo lì e andare a cercare il Nara da sola. Per quanto il suo rapporto con lui non potrà mai essere troppo profondo, vuole comunque avvicinarsi a lui, conoscerlo e se possibile stargli accanto se mai dovesse averne bisogno.

13:00 Azrael:
 il piccolo Ken, tutto contento di avere visite e magari anche qualcuno con cui giocare, se ne sta vicino alla Hyuga, attirando anche gli sguardi di Ai e Kaime dalla cucina, che si limitano a salutare la Hyuga con un cortese gesto della mano. Kaime, in particolare, indica con l’indice verso il soffitto, volendo simboleggiare la presenza del Nara al piano superiore, senza interrompere la conversazione tra la Jonin e l’aspirante piccolo ANBU. << Questa spada si chiama ninjato! È più corta di una katana, ma ugualmente affilata ed è l’arma che il Villaggio dà in dotazione alle Forze Speciali! >> Enuncia il bambino, dando grande prova di conoscenza anche di argomenti non propriamente ‘accademici’. << Mi sto allendno ad usarla e papà mi sta dando una mano, ma un giorno voglio imparare anche il ninjutsu. Papà mi ha detto che… tu sei molto brava, è vero? >> La voce gli si affievolisce in quell’ultima domanda, mostrando quasi un certo imbarazzo nel parlare con la donna di argomenti su cui non è fortemente preparato. Quando poi lei gli rivolge la domanda riguardo il suo stato di salute un altro radioso sorriso gli si allarga sul volto mentre annuisce energicamente col capo, lasciando svolazzare davanti al viso i capelli ribelli e scompigliati dalle carezze della donna, sempre ben accette. << Tutto benissimo! Non vedrò mai lontano quanto voi, ma va utto molto bene. >> Si ferma per qualche istante, meditando sulla risposta da dare all’ultima domanda di Kaori, quella che riguarda l’ubicazione del Dainin. Rivolgendo quindi lo sguardo alle scale che portano al piano superiore il piccolo Ken prende una grossa boccata di fiato per poi urlare a pieni olmoni, la voce arrochita dal mutismo che lo ha colpito nei prii anni d’età << Papààààà! C’è Kaori! >> Si siede a terra, poi, per attendere la venuta del Nara che viene interrotto proprio da quel suono così alto cda non poter passare di certo inascoltato. Un’ultima ripetizione viene compita col grosso peso, prima che la sbarra di ferro possa venir riposta nell’apposito alloggio della panca. Si rialza ora, allungando la mancina verso il gancetto che funge da appendiabiti appena di fianco alla porta per raccogliere un asciugamano di spugna nero. Lo passa sui capelli, scompigliandoli disordinatamente prima di farselo passare su una spalla in modo tale che i lembi ricadano sulla scapola sinistra e sul petto, coprendo il segno tribale che gli screzia la pelle diafana. A passo scelto uscirebbe dalla sua piccola palestra personale, avanzando nel corridoio del piano superiore per poi scendere dalla scala che lo porta direttamente all’entrata del salone principale della casa. I muscoli ancora gonfi e tesi per via dell’allenamento lo fanno sembrare pronto a qualche combattimento, ma il fisico asciutto e tonico è leggermente imperlato di sudore che ha tentato di asciugare alla meglio con l’asciugamano. Lo sguardo color pece si punta immediatamente sulla figura di Kaori ed un caldo sorriso gli incurverebbe le rosee mentre s’avvierebbe ad ampie falcate verso la sua compagna e verso il proprio figlio, seduto sul parquet ai loro piedi, intento ad osservare la fattura della sua arma. < Buongiorno. > Una singola parola quella che le verrebbe rivolta dalla voce roca e calda del Dainin, che – come abitudine – si prende sempre qualche istante per carezzare le forme della Hyuga con lo sguardo, restando sempre più sorpreso di quanto lei possa risultargli sorprendentemente bella ogni volta che si incontrano. [ Chakra ON ]

15:32 Kaori:
 Nell'entrare in casa Kaori cattura le attenzioni delle altre inquiline che, affacciandosi dalla cucina, la salutano con un sorriso. Kaori alza lo sguardo prima su Ai e poi su Kaime, ricambiando il gesto, e al vedere i cenni della donna, capisce che Azrael è al piano di sopra. La Hyuga, senza ricorrere alla voce, la ringrazia smuovendo solamente le labbra a mimare un chiaro e lento "Grazie" e poi torna a dedicare a Ken la propria attenzione. Il ragazzino le spiega che la sua arma è una ninjato e che è il tipo di spada che gli ANBU sono soliti usare nei loro compiti. La ragazza si sente smuovere il cuore dall'innocente entusiasmo del ragazzino, dal modo in cui aspiri -senza saperlo- a voler diventare esattamente come il suo papà. Ascolta il suo dire ricordando come un tempo nessuno sapesse che suono avesse la sua voce e nota in un istante tutti i cambiamenti che quell'anno ha portato nelle loro vite. Soprattutto in quella del bambino. Non più mezzo cieco, non più sordo e ora... non più orfano. Sebbene avesse avuto Mekura a prendersi cura di lui negli anni precedenti, adesso Ken ha trovato il suo vero genitore, un uomo nelle cui vene scorra lo stesso sangue e da cui possa imparare l'arte ninja insita nella sua discendenza. Si distrae per un attimo, travolta da queste considerazioni, fin quando Ken -facendosi improvvisamente timido- le pone quella domanda in merito alle sue capacità nelle arti magiche. Kaori allora lo guarda con dolcezza e sorridendo annuisce piano. < E' la mia arte primaria. Le arti magiche sono quelle che riesco a controllare meglio. Ma non bene quanto il tuo papà temo. > ridacchia leggermente. < Ma se un domani dovessi aver bisogno di un consiglio, posso darti volentieri una mano, mh? > si offre, di buon umore, prima di vedere l'altro illuminarsi nel dirle di stare bene e di vedere perfettamente. Si lascia carezzare e questo semplice atto porta Kaori a sentire una ondata di calore che le travolge gli occhi facendole quasi sentire il bisogno di piangere dalla gioia. Si trattiene però andando a sorridergli con candore e sentendolo quindi gridare al padre di scendere. < L'importante è che tu riesca a vedere bene. Quanto lontano... beh, è solo un di più. > gli dice tranquillamente prima di vederlo sedersi ai suoi piedi giocando con la sua ninjato, studiandola con l'attenzione vivace di un bambino. Si perde a scrutarne la semplicità, i lineamenti paffuti del viso, delle mani, la semplicità di ogni gesto. Vorrebbe abbracciarlo, vorrebbe stringerlo forte e dirgli che vorrebbe che lui rimanesse così innocente per tutta la vita, ma si trattiene con fatica. Non è suo figlio e non sarebbe giusto per lei trattarlo come tale. E' solo l'istinto materno che la sta scombussolando. E' solo una questione emozionale che la sta scombussolando facendole provare cose-- inappropriate. Respira continuando a rigirarsi fra le mani il foglio di carta prima di togliersi anche lo sciarpone e ripiegarlo per poggiarlo al di sopra dei guanti, sul mobile. A quel punto dalle scale scende Azrael con i muscoli gonfi e torniti ricoperti di sudore lucido, i capelli scomposti, leggermente umidi, un asciugamano spiegazzato buttato strategicamente sulla spalla a coprire il marchio che decora il suo petto. Kaori si ferma per qualche interminabile attimo ad osservarlo, a scrutare i lineamenti del suo corpo. Alto, magro, ha spalle larghe e mani grandi. Il suo viso ha lineamenti delicati ed eleganti mai appartenuti a Khalux Nara, ma da lui ha ereditato la chioma corvina, lo sguardo attento e pericoloso, persino la barba rada che cresce sul bordo del viso e sul mento. Schiude le rosee inavvertitamente nel rimirare i tratti del suo uomo per poi riscuotersi all'udire il suo saluto. < Buongiorno a te. > saluta quindi, alla fine, con voce bassa e complice prima di umettarsi rapidamente le rosee e deglutire. < Ken mi stava mostrando il suo ninjato. Ha detto che è l'arma che il Villaggio dà alle Forze Speciali e che gli stai insegnando ad usarla. > chiosa la ragazza abbassando lo sguardo verso il ragazzino con tenerezza. < Poi un giorno mi fai vedere come si usa? Se papà ti dà il permesso? > domanda al ragazzino con affetto, rialzando solo allora lo sguardo sul Nara. < Dovrei parlarti di una cosa. Ma forse sarebbe meglio... sai... uh, in un'altra stanza. > direbbe con palese tensione guardandolo dritto negli occhi. Una tensione non preoccupante però, anzi. Un titubare gentile, quasi tenero, che le arrossa le gote e la rende estremamente più vulnerabile e giovane.

16:06 Azrael:
 È sempre sorprendete notare come ogni singolo incontro tra il Nara e la Hyuga sia intenso e travolgente tanto quanto il primo. Forse addirittura di più. Il modo in cui le iridi di perla della Jonin indugiano sul suo corpo portano il Dainin a mostrare il suo consueto sorriso affilato, malizioso, provocatorio. Non immagina minimamente il motivo per cui la ragazza si trovi in casa propria in quel momento, forse ragionandoci potrebbe anche arrivare a svelare l’arcano, non fosse che la di lui attenzione viene immediatamente catturata dal piccolo Ken e dal modo in cui la donna ed il bambino si stanno rapportando. Il piccolo le annuisce allegramente, rispondendo chissà a quale domanda, limitandosi poi a sorridere al padre che si abbassa quel tanto che basta per poter allungare la man destra a compigliargli i capelli scuri. La voce del piccolo risuona ancor prima di quella del padre, per rispondere alla proposta della Hyuga riguardo il potersi insegnare reciprocamente arti in cui sono poco ferrati << Io ti insegno il ninjato e tu mi insegni a fare quella tecnica fortissima che fa papà quando batte le mani! >> Entusiasta al punto tale da far brillare gli occhi del Dainin delle ombre, che si ritrova a scuotere leggermente il capo, ridacchiando sommessamente < Ehi, campione. Io ho finito in palestra, se vuoi puoi andare ad allenarti lì. > E mai lo avesse detto. Senza salutare il piccolo Ken si catapulta carponi sotto le gambe del padre per poi rialzarsi e scattare rapidissimo al piano di sopra, per usare la palestra del padre. Il Nara, adesso, avanza ancora un passo in direzione della donna che ora si mostra più fragile, più imbarazzata e timida. La mancina dell’uomo si solleva per poggiare le falangi affusolate verso la guancia e lo zigomo della donna che ha di fronte in una carezza affettuosa ed appena accennata. Studiatamente lenta, con l’uico obiettivo di sentirla sciogliere tra le proprie mani. < Allora vieni di sopra. > Sembrerebbe quasi un ordine per la quantità di parole utilizzate e per il tono adottato. Secco, deciso, ma allo stesso tempo lento e calmo. La parlantina del Nara, chi lo conosce bene lo sa, può rassomigliare in maniera inquietante a quella di un ipnotista, conferendogli la capacità innata di riuscire ad imporre il proprio volere con chiunque con poche e semplici parole. Una qualità non apprezzabile da tutti, certo, ma assolutamente non vlontaria, figlia soltanto dei moltissimi anni passati a guidare le Forze Speciali, svariai team di ninja, addirittura eserciti interi. Se la donna non avesse deciso di disobbedirgli, dunque, lascerebbe ricadere la mano mollemente lungo il fianco, voltandosi ed avviandosi verso le scale per risalirle senza mai voltarsi, certo del fatto di essere seguito. Raggiungerebbe in breve la propria camera e solo allora si volterebbe a guardarla, aprendole galantemente la porta per farle cenno di entrare. < Prego, futura signora Kazama. > Attenderebbe che lei entri, per poi seguirla e solo allora notare il foglio stropicciato che la donna tiene stretto al petto. < Di—cosa si tratta? > Domanda, infine, sentendo la propria sicurezza vacillare mentre la aggirerebbe per raggiungere il letto e riporvi l’asciugamano nero, senza però ancora sedersi. [ Chakra ON ]

16:29 Kaori:
 Il modo in cui Azrael si china per scompigliare i capelli del figlio porta Kaori ad osservarli in totale venerazione. Con gli occhi brillanti ed una ondata di calore a travolgerla da capo a piedi, rimane silente ad osservare il modo in cui l'altro va a sfiorare la chioma ribelle del bambino così tanto simile alla propria. Istintivamente si ritrova a sorridere ancor più innamorata che mai di quell'uomo, di quel Dio senza pietà capace di annientare eserciti interi con un sol battito di mani, capace della più profonda misericordia, della più delicata tenerezza. Non dice alcunché perdendosi in quell'attimo di riflessione prima di sentire la voce del bambino catturare la sua attenzione. Torna a guardarlo chinandosi nuovamente alla sua altezza, ridacchiando piano quando questi le propone un accordo. < Mi sembra un buon piano. Ma prima aspettiamo che tu finisca l'accademia e poi ne riparliamo, mh? > risponde divertita andando a snudare i denti bianchi, sollevando lo sguardo quando Azrael avvisa il ragazzino di poter andare nella sua palestra se avesse voluto. Il piccolo non se lo lascia ripetere due volte: senza guardarla una seconda volta sfreccia fra le gambe del genitore e poi via, salire le scale verso il piano superiore senza più un suono. Kaori sorride intenerita e si rimette in piedi in tutta la sua altezza. Avverte il tocco della mano del Nara sul viso e come un serpente guidato dalla musica del suo incantatore, schiude le rosee nell'avvertire la lieve pressione della sua mano sulla pelle. Si perde nelle iridi nere di lui, l'osserva stregata annuendo senza un singolo fiato quando questi la invita -neppur troppo gentilmente, a salire di sopra. Kaori lo segue quasi mossa da una forza ignota assai più potente di lei e della sua volontà, quasi stesse seguendo il cammino che i Kami hanno tracciato per lei ancor prima della sua stessa nascita. Si lascia trascinare dal percorso che il filo scarlatto legato alla mano di Azrael ha segnato per lei. Dinnanzi la soglia, il Dainin la esorta ad entrare chiamandola con il proprio cognome, quel nome per lui così tanto importante da riuscire a farla sciogliere al solo suono. Arrivati in camera, Azrael richiude la porta e si avvicina al letto per liberarsi dell'asciugamano precedentemente poggiato sulla spalla. Kaori rimane invece impalata nella stanza, deglutendo, non sapendo bene come uscire il discorso ora che è lì, con lui. Sente la domanda dell'altro e nel farlo si riscuote dai propri pensieri andando a guardarlo quasi disorientata, sperduta, come se stesse annegando nei propri pensieri. < Uh-Ah. Sì. > mormora schiarendosi la voce, mordendosi il labbro inferiore con fare nervoso. Aveva pensato di volergli dare la notizia organizzando qualcosa di significativo e memorabile, ma questa mattina si è svegliata con il bisogno urgente di non lasciar passare neppure un'altra ora senza che lui sapesse; così si è ritrovata a percorrere la strada di casa sua quasi senza pensarci ed ora è qui ad osservarlo con fare stordito. < Ehm. Allora... > principia lei annuendo appena con la testa in un chiaro segno nervoso. < L'altro giorno ho fatto le analisi del sangue, in Ospedale. > decide di dire ben sapendo che l'altro avrebbe capito al volo a quale tipo di analisi si sta riferendo. < E... questi sono i risultati. > aggiunge poco dopo, a bassa voce, porgendo all'altro il foglio che fino a quel momento ha stretto spasmodicamente fra le dita. Glielo porge senza guardarlo negli occhi, nervosamente, ancora frastornata dall'idea di star per dire al proprio futuro marito che sarebbe anche diventato il futuro padre di un loro bambino.

17:03 Azrael:
 Dal momento in cui i due fanno il loro ingresso nella camera da letto del Nara qualcosa cambia nell’atmosfera in cui erano calati solo qualche sitante prima. Se prima potevano godersi la calda alcova familiare o addirittura pensare ad un malizioso proseguimento della giornata, a giudicare dal modo in cui lo sguardo dell’uno aveva indugiato sul corpo dell’altra e viceversa, nel momento in cui si trovano da soli in camera il silenzio piomba gravoso tra di loro e la tensione elettrizza lo spazio che li circonda. I piccoli gesti della Hyuga trasudano nervosismo e preoccupazione per un qualcosa che al Nara non è ancora ben chiaro. Che si tratti di Kouki? Aveva lasciato con la piccola un discorso piuttosto importante in sospeso e, magari, ora si trova qui per parlare delle conseguenze dello stesso. Potrebbe essere un qualcosa di legato al culto, magari ad Harumi. Potrebbero essere mille tra le cose che occupano la vita di due Consiglieri del Villaggio, un Dainin ed una Jonin. e invece, nel momento stesso in cui Kaori inizia a parlare, la consapevolezza dell’argomento in esame colpisce il Nara come uno schiaffo in pieno viso. Gli occhi si sgranano e la bocca si schiude in un’espressione di misto stupore, timore ed un pizzico di perplessità. < Le analisi… > Ripete distrattamente, quasi come potrebbe fare un automa, il giovane che resta immobile ad ascoltare le parole della donna < Quelle analisi. > Prosegue in un mormorio talmente basso da essere appena udibile. Gli occhi, puntati nel vuoto più assoluto fino a quel momento, guizzano in unna direzione specifica non appena la Hyuga gli porge quel foglio stropicciato. Per molte persone quello potrebbe, effettivamente, sembrare solo un foglio, ma per lui – in effetti sarebbe meglio dire per loro – rappresenta una verità che potrebbe sconvolgere le loro vite. Allungherebbe la mancina che non si era reso conto fino a quel momento essere ridotta ad un ammasso di dita tremanti, con dorso e palmo gelidi come il ghiaccio per la tensione, addirittura più pallidi del normale. Cautamente, come se quel semplice foglio potesse morderlo da un momento all’altro, ne raccoglierebbe un angolino per sfilarlo dalle mani della sua futura moglie. Per quanto abbia finito di sollevare ben più del suo peso solo poco tempo prima, quel semplicissimo foglio gli pare gravare diverse tonnellate tra le sue mani, al punto tale da fargli tremare e cedere le gambe, costringendolo a sedersi sul bordo del letto senza la grazia e l’eleganza che accompagnano solitamente i suoi movimenti, ma come se fosse appena stato colpito da qualcosa di abbastanza forte da fargli perdere l’equilibrio. Porterebbe l’altra mano a stringere la parte opposta del foglio, stirandolo tra le dita per eliminare tutte le piccole pieghe che esso ha subito el trasporto tra le mani della Jonin. non sa se lei è così preoccupata perché risultano negative, perché infrangono le speranze che si erano confessati pochi giorni prima o per il contrario. Perché quelle speranze sono, effettivamente, la realtà. La parte che più lo rende teso e nervoso, tuttavia, è che non sa cosa stia lui, in prima persona, sperando attualmente. Le iridi sono puntate sulle scritte che gli paiono improvvisamente come una macchia confusa di inchiostro nero su foglio bianco, costringendolo a stringere le palpebre per mettere a fuoco quell’ammasso confuso di informazioni. Sigle, lettere e numeri sconnessi, che non gli fanno capire granché. La parte che riguarda strettamente i valori di ormoni presenti nel sangue della donna è assolutamente illegibile per un Nara totalmente ignorante in fatto di medicina, ma – essendo un’analisi specifica – proprio sul fondo del foglio è presente l’unica e sola risposta alle domande che lo stanno dilaniando dall’interno. Il labbro inferiore tremerebbe leggermente, gli occhi si riaprirebbero del tutto, mostrando le pozze nere delle iridi quasi totalmente fuse alle pupille, le mani si allentano lasciando cadere scompostamente il foglio sulle cosce del Dainin mentre il capo si gira con spaventosa lentezza in direzione di Kaori, guardandola come se la vedesse, adesso, per la prima volta. Più bella, più raggiante, più completa. La luce che ha sempre visto in lei ora pare risplendere come se stesse guardando direttamente il Sole, fino a fargli bruciare gli occhi lucidi per lo sforzo di fronteggiare un tale splendore. E le poche parole che riesce a fatica a far scivolare fuiori dalle labbra secche e frementi sono lo specchio di tutto ciò che sta riuscendo a pensare in quell’istante, senza che nulla possa interferire con la potenza di quella nuova consapevolezza. < Tu… sei incinta. > [ Chakra ON ]

17:30 Kaori:
 Ci vuole un po' perché Azrael metabolizzi quello di cui Kaori sta parlando. A poco a poco il suo sguardo si fa assente e vitreo, le mani bianchissime e la donna potrebbe scommettere che se solo provasse a toccarle le troverebbe gelide al tatto. Afferra il foglio lentamente, con una delicatezza tale da denotare quella che parrebbe essere paura. Si lascia cadere sul letto con fare spossato mentre la donna rimane immobile sul posto con le mani adesso vuote. L'assenza di quel foglio par quasi dolorosa fra le sue dita, come se avesse appena lasciato andare la conferma stessa che dentro di lei sta crescendo e sviluppandosi una vita. Si tormenta le mani con pochi gesti nervosi, storcendosi le dita, richiudendo le falangi verso i palmi, graffiando la cute pallida con le unghie tenute ordinatamente tagliate in virtù dei suoi doveri di medico. L'osserva sopraffatta da un misto di emozioni che non è perfettamente in grado di definire e riconoscere. Impazienza, felicità, paura, speranza, tensione. Azrael le ha confessato di desiderare avere un figlio con lei. Le ha detto di volerlo, che se anche non fosse stata incinta avrebbero potuto provare e riprovare fino a riuscirci. Ma allora perché si sente ancora così nervosa? Che abbia paura che l'altro, messo di fronte a fatto compiuto, si ritrovi a retrocedere dalla sua decisione? Non proprio. Si fida di lui e ha visto il suo sguardo cambiare ed illuminarsi al semplice avvicinarsi del suo piccolo Ken. Ha visto quanto possa essere amabile ed affettuoso con un figlio e perciò non teme che possa non essere pronto per un altro. Ma la tensione non accenna a diminuire nonostante queste rassicurazioni silenziose e la Hyuga si ritrova a fissarlo mordendosi il labbro inferiore col cuore che le batte violentemente nel petto, nei polsi, nelle orecchie, nelle tempie, nella gola. Le par quasi di non poter respirare mentre i secondi si dilatano fino a rendere quel tempo interminabile. Vede gli occhi di lui muoversi lungo il foglio, restringersi come per leggere meglio e scivolare avidamente fra le righe fino a raggiungere il fondo della carta. Questa cade sulle sue gambe, i suoi occhi si sgranano, il viso si alza a cercare lentamente -meccanicamente- quello della Consigliera. E Kaori l'incontra con un sorriso incerto, il labbro inferiore catturato dall'arcata dentale superiore, le dita intrecciate davanti al petto in maniera bizzarra, nervosa, mentre cerca di leggere nello sguardo di lui una emozione chiara e precisa. Solo dopo un tempo apparentemente senza fine le labbra del Dainin si smuovono e le parole che vengono fuori portano la ragazza a rilasciare la pressione sul labbro inferiore per mostrare un timido ed impacciato sorriso indescrivibilmente candido. Le gote tinte di un rosa vivace, due fossette appena accennate ad apparire ai lati delle rosee e i denti bianchi a far capolino fra le dune rosate della sua bocca. < Sono incinta. > conferma, con un filo di voce, dicendolo per la prima volta in modo chiaro. Questo solo gesto scatena una scarica di adrenalina lungo la spina dorsale come se il solo dirlo ad alta voce lo avesse reso ora, solo adesso, reale. Concreto. < Sono incinta... > ripete come incredula, il sorriso ad allargarsi sul suo volto, lo sguardo a brillare, le mani a sciogliere quell'intreccio nervoso per andare a scivolare verso il proprio ventre, lì dove una vita sta prendendo forma nutrendosi di lei, del suo sangue, del suo amore. Aprirebbe il cappotto solo per lasciarlo aperto addosso e avere più facile e diretto accesso al proprio ventre, coperto solamente da quel maglione color panna che la tiene calda e ben riparata dal freddo invernale. < Stai... bene? > azzarderebbe solo allora, tentennante, guardando Azrael con fare mezzo divertito, mezzo impensierito, mezzo ebbro di gioia.

19:19 Azrael:
 Non sa se sarebbe una buona idea scoppiare a piangere o perdersi nella risata più gioiosa della sua vita. Nel dubbio, per non sbagliarsi, resta imbambolato a fissarla come se non la vedesse nitidamente, con la bocca semiaperta e gli occhi ancora increduli e sgranati. Le mani raccolgono nuovamente il foglio, si volta per volgere lo sguardo al comodino pe riporre i risultati di quelle analisi nel cassetto con assoluta lentezza e studiata calma. Si volta nuovamente per tornare a guardarla negli occhi ed ascoltare la conferma alle di lui parole. < Mh. > Un semplice mugugno, le labbra ora si richiuderebbero, arricciandosi in un’espressione pensosa. < Mh. > Mugugna nuovamente, senza un vero e proprio senso. Sta bene? Gli ha davvero chiesto se sta bene? E quale potrebbe essere la risposta? < Tu sei incinta. > Ripete meccanicamente, aggiungendo tassello dopo tassello pezzi di realtà a quella speranza di cui avevano precedentemente parlato < Di me. > Aggiunge, annuendo debolmente, anche dopo aver asserito l’ovvio. Avanzerebbe un passo verso di lei, abbassando lo sguardo in direzione del ventre della donna, ora coperto unicamente da quel maglioncino color panna, ora che il cappotto è stato aperto. Indugerebbe lì per qualche istante, gli occhi si riempirebbero di luce e gioia, prima di rialzarsi e fissarsi nelle iridi di perla di Kaori. Le labbra si incurvano nel sorriso più radioso e dolce che si sia mai azzardato a fare, le iridi velate da piccole e scintillanti stille di commozione e felicità sotto il fremito delle palpebre. < Avremo un figlio, Kaori. Saremo genitori… > La voce, interrotta da un singulto incontrollato, trema come mai prima di quel giorno. Calde e salate le lacrime inizierebbero a fluire rapide ed implacabili dagli occhi scuri del Dainin mentre lui, travolto da una serie di emozioni che non hanno né forma né nome, istintivamente avvolgerebbe le braccia attorno le spalle della donna per stringerla a sé in un abbraccio che sa di bisogno, amore e protezione. Incontrollate le lacrime continuerebbero a cadere, lasciando la schiena nuda del Nara vittima di piccoli tremiti e spasmi, le mani strette attorno alla stoffa del cappotto della Hyuga – se si fosse lasciata abbracciare – ed il volto affondato nel crine viola scuro della donna che – mai come ora – ama alla follia. Diversi istanti passerebbero prima che Azrael possa riprendere quantomeno il dono della parola, senza però essere ancora in grado di cessare il pianto di pura e semplice gioia < Non sono mai stato così bene in vita mia. > E non importa più nulla, né il culto, né il pericolo imminente, né tantomeno i loro problemi personali, il timore di dire al resto della famiglia quella notizia, pensare a come potrebbero prenderla. Quella che tiene tra le braccia, ora a tutti gli effetti, è parte della sua famiglia. La famiglia composta da lui, Kaori e la vita che le sta crescendo in grembo. [ Chakra ON ]

11:13 Kaori:
 I movimenti del Nara risultano essere quasi meccanici. Recupera il foglio dalle proprie gambe, si alza, si muove piano, adagio e quindi raggiunge il comodino dentro il cui cassetto va riponendo la carta mezza stropicciata. La Hyuga l'osserva immobile, ferma sul posto, analizzando silenziosamente ogni suo movimento con fare attento. Cerca di capire quale emozione stia prendendo possesso di lui in questo momento: panico? Felicità? Terrore? Sicuramente non è tranquillo, ma non è davvero certa di capire quale tipo di sentimento lo stia pervadendo al momento. Forse tutti quanti mescolati assieme. Sarebbe probabile. Plausibile. Nel dubbio non fa nulla, limitandosi a sentirlo ripetere quelle parole come se cercasse di trovare un senso a quel discorso. Le iridi perla della Consigliera si soffermano sulla sua figura, sul suo viso, sulla sua espressione vacua e distante mentre la voce roca del Nara realizza che la donna aspetta un *suo* bambino. Alla fine, dopo vari istanti, il Dainin si avvicina. Muove qualche passo verso di lei, la raggiunge e abbassa lo sguardo sul suo ventre ancora piano e asciutto, rivelando solo in quel momento i suoi veri sentimenti. Le iridi nere luccicano di lacrime mute e trattenute, una luce nuova illumina il suo volto mentre con palpebre tremanti solleva lo sguardo verso quello della Hyuga. La ragazza sorride d'istinto in risposta a quel suo fare, annuendo in silenzio mentre le labbra si allargano verso gli estremi, distaccandosi, mostrando i denti bianchi nella loro quasi totalità. < Sì. > sussurra allora andando a cercare di portare le mani sui bicipiti di lui, avvicinandosi al suo corpo, guardandolo negli occhi. < Aspetto un bambino. > conferma ancora, quasi cercando di ricordarlo a se stessa, di renderlo reale tramite il dirlo ad alta voce. < Il tuo bambino. > specifica poco dopo con dolcezza, notando adesso le lacrime che escono dai suoi occhi, avvertendo le sue braccia stringerla forte in una morsa calda e accogliente. Non le fa male nonostante la forza della sua stretta: la cinge con dolcezza, con premura, quasi come se volesse inglobarla in se stesso e farle da scudo e protezione. L'avvolge con il suo corpo portandola a sentirsi minuscola nel suo abbraccio. Chiude gli occhi perdendosi in quel momento, lasciando scivolare le mani dai suoi bicipiti a dietro la sua schiena, fino a piegare i gomiti per alzare gli avambracci e poggiare le mani sulle sue spalle, da dietro. Si abbandona a quel momento, il più felice della sua vita, sentendo il cuore batterle con forza, gli occhi pizzicare e la voglia di piangere contro il suo petto. Vorrebbe che suo padre fosse lì per dirgli la notizia, vorrebbe che fosse lì per abbracciarlo e sentirgli dire che è fiera di lei. Ricaccia però le lacrime pensando che in fin dei conti, va bene così. Azrael è lì, con lei. La ama, ama la creatura che sta generandosi nel suo corpo e lei ama lui, con tutta se stessa. Con ogni cellula del suo organismo. Ed ama anche il piccolo ammasso di cellule che proprio ora, dentro di lei, si sta nutrendo del suo sangue, del suo ossigeno e della sua carne per prender forma e vita. < Nemmeno io. > rivela lei quando la voce di Azrael spezza il silenzio venutosi a creare fra loro. < Mi sembra di poter scoppiare da un momento all'altro... come se quello che sto provando sia troppo per essere contenuto. > confessa con voce flebile, sottile, il sorriso chiaramente intuibile dal modo in cui la sua voce esce morbida dalle sue labbra.

12:06 Azrael:
 È talmente difficile codificare le molteplici e confuse emozioni che il Nara sta provando in questo momento. Felicità, paura, apprensione, sono solo frammenti della totalità del marasma che gli si annida nel cuore, diffondendosi in tutto il corpo. Un corpo che si stringe e si avvolge attorno a quello della Hyuga, ma anche – simbolicamente – attorno a quella vita che le sta crescendo in grembo. Il pianto prosegue silente per istanti interminabili, prima che il Nara possa effettivamente riprendere il controllo di sé, rialzando il capo e scostando appena la mancina per asciugarsi il volto con il dorso della mano. Riprenderebbe immediatamente a cingerla, spostando però adesso il busto in modo tale da poterla guardare in viso, poggiando la fronte contro la sua e lasciandosi andare in un sorriso che sembrerebbe quasi non poter avere mai fine. < Abbiamo fatto il guaio, eh? > Mormora, ridacchiando appena a quella misera distanza dal voltodi Kaori, il volto della sua futura moglie, della madre di un figlio suo. Il primo figlio di cui potrà godersi ogni singolo istate, fin da quando è stato concepito. < Io non so bene come la cosa debba funzionare, ma—sai già se si tratta di un lui o una lei? Insomma, mi sono tenuto sempre il più lontano possibile da questo genere di cose, ecco… > Biaschica, senza mai riscire a smettere di sorridere. Tutto quel che sa, che poi sono le cose più basilari, è che alcol e fumo soo da evitare in tutto il periodo della gravidanza e questa cosa lo porta a resistere stoicamente all’impulso di aprire la finestra e fumarsi una bella e soddisfacente sigaretta, necessaria in momenti di forte tensione come quello appena trascorso. Le mani, mentre attende una risposta, si sposterebbero dalle sue spalle giù per le braccia, arrivando ai fianchi per poi avviarsi al di sotto del giaccone per poggiarsi sul ventre della Hyuga, carezzandolo debolmente con le dita, come se stesse sfiorando un cimelio di cristallo. Lì, proprio dove sta indugiando con le dita, v’è il frutto del loro amore. La loro futura famiglia. < E’ qui… vero? > Domanderebbe, infine, posando il palmo della mano sinistra dove immagina vi sia l’ombelico della donna, premendo leggermente per sentire i contorni del ventre piatto e tonico della donna che ama. [ Chakra ON ]

14:01 Kaori:
 Una risata smuove appena le rosee della ragazza quando le parole del Nara spezzano il silenzio che era sceso nella stanza. Una risatina bassa, leggera, che la porta a scuotere di poco le spalle piccole, il corpo esile. Lascia che le loro fronti entrino in contatto, che le loro iridi si specchino le une nelle altre in quella dualità di colore che ha sempre fatto da cornice alla loro storia. < Guarda che se scappi a Suna ti faccio riportare a casa dalla Volpe a Nove Code eh! > scherza lei sapendo che l'altro non si sarebbe tirato indietro, non sarebbe fuggito. Vede la felicità nei suoi occhi, nelle lacrime che brillano ancora sulle palpebre inferiori, sulle ciglia scure. Lo vede nel suo sorriso brillante, il più caldo e bello e *vero* che gli abbia mai visto in volto. Lo vede nella tenerezza di ogni suo gesto e movimento, nel modo in cui le chiede timidamente se sa qualcosa sulla vita che le sta crescendo dentro. < Non ancora. Adesso è... un granello di polvere. > spiega lei prendendosi un attimo per pensare ad un paragone adatto alla situazione. < E' un insieme di minuscole cellule che in ogni istante si stanno duplicando. > chiosa lei guardandolo negli occhi, stringendolo forte a sé prima di scostarsi appena nel sentire le mani dell'altro andare a percorrere il suo corpo fino a raggiungere il grembo piatto. La sua mano si ferma sull'addome caldo e le sue dita premono dolcemente sul punto ove è l'ombelico. A quella domanda una luce abbagliante scintilla nelle sue iridi bianche mentre d'istinto fa seguire al gesto di lui il proprio; le sue mani abbandonano la presa sulle sue spalle e s'abbassano a cercare quelle di lui, posandosi sulle sue. < Sì. Da qualche parte, qui dentro... > mormora lei illuminandosi, la voce ridotta ad un sussurro flebile e sottile. < E'... strano sai? Non riesco ancora propriamente a sentirlo, ad un livello fisico, eppure al tempo stesso... lo *sento*. Sento che è qui, che non sono sola. > rivela timidamente, un po' impacciata, inclinando leggermente il capo per meglio osservare lo sguardo amorevole del Dainin. < E sono sicura che lui-- o lei, sentirà noi. Le nostre carezze, il nostro amore... > carezza le mani di Azrael sopra il proprio grembo, stringendo successivamente le labbra con fare nervoso. < Come pensi che la prenderanno Ai e Ken? > domanda, un po' nervosa, ma anche ricolma di speranza ed incanto. < Kouki, quando le ho parlato, mi ha detto che una parte di lei teme che se dovessimo avere un figlio nostro lo preferiremmo a lei. Forse dovresti.. sai, fare lo stesso discorso anche a loro quando glielo comunicheremo. > dice la donna con dolcezza, guardandolo con occhi innamorati.

17:40 Azrael:
 Il Nara, con la mano posta a palmo aperto sul ventre della Hyuga, resta lì fermo ad osservarla, a contemplarla. Ha sentito da qualche parte che le donne incinte sembrano più belle e radiose. Non è che non avesse mai creduto a tutto ciò, ma di certo non ne aveva mai avuto un’esperienza diretta. Adesso, invece, avendo davanti la donna che ama e che aspetta il frutto del loro amore può rendersi conto di quanto lei non gli sia mai sembrata tanto meravigliosa e raggiante. Sorride istintivamente a questo pensiero, con gli occhi ancora lucidi di lacrime di gioia che si accentuano, facendo scintillare le ridi d’onice, nel momento in cui Kaori asserisce che il piccolo li sente. Sente il loro affetto e le loro carezze. Abbasserebbe lo sguardo, a questo punto, spostando la mano dal di lei ventre per poggiarle sui suoi fianchi ed abbassarsi col resto del corpo, poggiando entrambe le ginocchia sul parquet d’ebano scuro. Da quella posizione inginocchiata dovrebbe trovarsi faccia a faccia con il futuro arrivo in famiglia, con lo sguardo che si alza per cercare le iridi di perla della donna. < Quindi dici che mi sente…? > Domanda, estremamente speranzoso e fragile per l’emozione. Volgerebbe nuovamente lo sguardo in direzione del ventre della Jonin, carezzandole debolmente i fianchi con i pollici, prima di lasciarsi totalmente andare ad un gesto che mai e poi mai avrebbe pensato di fare, che si sarebbe considerato pazzo soltanto a pensare. < Ehi, piccolino. > Mormora, evidentemente sul punto di scoppiare nuovamente in lacrime. < Che tu sia un piccolo campione o una bellissima principessa, io-- > Una muta lacrima lo interromperebbe, scivolando silente lungo la distesa diafana che è il volto del Dainin, fino a ricadere a terra, ma senza impedirgli di completare il proprio dire < --insomma, volevo dirti che il tuo papà e la tua mamma ti vogliono già bene e sono tanto contenti del tuo arrivo. > Avrebbe tante, tante altre cose da dire, ma l’emozione gli preme il fondo della gola, impedendogli di proseguire e lasciando che un’altra lacrima cristallina gli abbandoni gli occhi ed il viso. Ora le mani scivolerebbero oltre il bordo del maglione della Hyuga, sollevandolo appena per scoprirne la pelle candida e liscia. Ne metterebbe in mostra l’addome, l’ombelico, in modo tale da potervisi avvicinare e poggiarvi le labbra sopra in un bacio prolungato, ma leggero, che vorrebbe rivolgere sia a lei, alla stessa Kaori, che lo ha reso luomo più felice del mondo, sia a quel piccolo ammasso di cellule in via di sviluppo, per non rendere le sue parole prive di una conferma nei fatti e nei gesti. [ C on ]

17:54 Kaori:
 E trattiene il fiato, sorpresa, quando vede il Nara scivolare sul pavimento. In ginocchio, con le mani a poggiarsi sui fianchi della donna, per trovarsi alla stessa altezza del suo ventre. Kaori lo guarda dall'alto di quella nuova posizione, le mani a portarsi ora ai lati del capo del futuro marito, le dita a carezzare piano, leggermente, il crine corvino. Un sorriso incontrollato, naturale, radioso, le affiora alle rosee quando lui alza il viso per cercare il suo sguardo. Sente gli occhi lucidi, le lacrime affacciarsi intrattenibili sul limitare della rima interna. Annuisce stringendo le labbra, scossa appena da un singhiozzo leggero, le lacrime a cadere nel nulla a quel gesto. Azrael le carezza i fianchi, osserva il suo grembo e a questo rivolge le sue successive parole, portando la Hyuga a sentirsi per un infinito istante-- felice. Senza limitazioni, senza freni, senza ombra di dubbio. Sa che quello è il momento più bello della sua vita. Più del loro primo bacio, più della sera in cui Azrael l'ha chiesta in sposa, più del ritorno di Kouki a casa sana e salva. Questo, *questo* è il culmine massimo della sua felicità. L'uomo che ama che la stringe e che culla assieme a lei il frutto del loro amore. Quella piccola, minuscola futura vita che già cresce dentro di lei. Il sorriso le si allarga, il fiato si spezza e le lacrime scorrono copiose sul volto candido, le gote arrossate dall'emozione del momento. Il Nara le scosta il maglione e se in altre occasioni quel gesto avrebbe potuto provocarle il sorgere di brividi infuocati lungo la schiena, adesso non fa altro che farla sentire avvolta dal calore del suo affetto, legata da catene invisibili a lui, a questo mondo, al concetto stesso di vita ed esistenza. Le bacia l'addome, lì dove sta poco a poco formandosi il loro bambino e Kaori si ritrova, esitante a scoprire i denti bianchi in un sorriso raggiante. < Ciao piccolino... > mormora per la prima volta, emozionata, carezzando nel mentre il capo dell'uomo ai suoi piedi. < Non vediamo l'ora di vederti. Hai una grande, grande famiglia che aspetta solo di conoscerti... > aggiunge piano tirando su col naso, mandando giù il groppo formatisi in gola. < Nel frattempo mamma e papà si prenderanno cura di te, finché non sarai pronto. > chiosa con dolcezza spostando ora lo sguardo su Azrael, perdendosi nei suoi occhi d'onice in quel bellissimo, meraviglioso momento. < Ti amo, Azrael... > si sentirebbe semplicemente di dire con il sorriso più luminoso, felice e innamorato che l'altro potrebbe averle mai visto in volto.

18:22 Azrael:
 il momento che sta vivendo è decisamente meravglioso, di quelli che ricorderà per tutta la vita, al punto tale da far passare tutto in secondo piano, persino la proposta di Kaori di parlare con Ken e Ai per via del nuovo arrivo. Ma adesso hanno molte cose a cui pensare, per quanto lo renda incredibilmente felice sentire anche Kaori parlare al futuro arrivo, comprende che è il momento per lui di rimettersi in piedi e dedicarsi totalmente a lei. < Ad ogni modo, parlerò con Ken e Ai quanto prima. Dirò tutto al resto della famiglia, ma per ora voglio godermi questo momento con te. il nostro momento. > Le sorride candidamente, continuando a sfiorarle la pelle nuda dei fianchi con la punta delle dita, delicatamente, disegnandole piccole scie immaginarie sulla di lei pelle. < Dovrai guidarmi. Io non ho idea di come potrò esserti utile, non so cosa comporti il fatto che ora sei icinta. Sappi solo che sarò a tua completa disposizione, in tutto e per tutto. > Le stringerebbe i fianchi, come per prenderla in braccio in un gesto fatto molte e molte volte, ma—si blocca. Un pensiero lo colpisce e la presa sui suoi fianchi si allenta. Potrebbe essere sbagliato sollevarla così, all’improvviso, e portarla fino al letto sospesa sulla propria spalla. Si limiterebbe, dunque, a prenderle la mano e a condurla verso il materasso, se lei lo concedesse. < Quello che so è che non devo più fumare in tua presenza, che non devi bere e che non farai alcun tipo di sforzo da qui a nove mesi. C’è altro? > Domanda, stendendosi a letto tenendola sempre per mano per farla accomodare accanto a sé tra le coperte scarlatte dello stesso materasso su cui fecero l’amore per la prima volta. Un ricordo dolce, che sembra così vicino ed al tempo stesso incredibilmente lontano. Si avvicinerebbe alle di lei labbra per posarvi un primo bacio, leggero e appena accennato < Ti amo anch’io, Kaori. > Un altro bacio, stavolta più profondo, prolungato, prima di distaccarsi nuovamente e sussurrarle ancora a fior di labbra < Ti amo… > Ancora la bacerebbe, portando la mano a sfiorarle il volto con la mano libera, quella che non stringe le falagi a quelle della Hyuga per poterle carezzare le gote arrossate, baciandola una volta ancora e così continuerà a fare finché non sarà lei stessa a fermarlo.

18:36 Kaori:
 Le sembra giusto. Ci sono tante cose da fare ora che un bambino è in arrivo ma nulla è più importante, per ora, di questo. Loro due. Un momento solo per Azrael e Kaori, solo per il loro amore, solo per la loro felicità. Un momento in cui essere vicini, un momento per condividere quell'emozione che con nessun altro hanno mai provato prima. La ragazza sorride sentendo i teneri movimenti delle dita dell'altro sulla sua pelle e annuisce piano alle sue parole in totale accordo con lui ed il suo pensiero. < Potremmo dirglielo insieme, più tardi, se ti va... Vorrei... insomma, vorrei vedere la reazione di tua madre, sai. > propone lei, timidamente, non sapendo se sia il caso o meno di azzardare tale richiesta visto che forse i ragazzi potrebbero non esserne felici quanto loro. < Ma capisco se vuoi parlarne da solo con Ken e Ai. Insomma, magari potrebbero non esserne proprio entusiasti. > aggiunge subito dopo volendogli lasciare totale scelta su cosa fare da ora in poi. Quindi ascolta le parole dell'altro quando questi le chiede di dirgli cosa fare in questo particolare momento della loro vita. Quando le chiede di guidarlo, di indicargli la via per rendere quei nove mesi il meno complicati e difficili possibili. La donna si sente toccata da quella sua premura e, quando lo vede alzarsi, intreccia le proprie dita alle sue seguendolo fino al letto senza la minima opposizione. < Più o meno direi che ci siamo. > gli dice teneramente quando l'altro fa mostra delle sue conoscenze nell'ambito delle proprie responsabilità per i prossimi tempi. < Per il resto dovresti sapere che il mio umore potrebbe subire repentine alterazioni probabilmente immotivate. Potrei passare dalla rabbia alla felicità al pianto nel giro di una frase perciò mi scuso da ora se dovessi renderti la vita impossibile in futuro. > sorride lei mentre si adagerebbe al fianco dell'altro sul letto, fra le lenzuola cremisi, senza mai abbandonare la sua mano. < E avrò spesso fame. E metterò su tanto peso. E probabilmente andrò in panico perché temerò che non ti piacerò più quando non entrerò nei miei vecchi vestiti... > sussurra ridendo muta contro le sue labbra, prima di sentire quel contatto fra loro metterla a tacere. Azrael le dice di amarla, le carezza il viso e a quel primo bacio se ne sussegue un secondo, un terzo, un quarto, fino a quando la donna non perde il conto e semplicemente si perde in quell'attimo avvertendo il corpo fremere per quella vicinanza tanto bramata. Il respiro s'appesantisce pian piano e rimanendo con le rosee ad un soffio da quelle di Azrael, andrebbe a sussurrare nuove maliziose parole. < E poi... avrò frequenti scariche ormonali. > mormora a fior di labbra guardando il Nara negli occhi, lasciva. < Improvvise... voglie... > aggiunge lasciando scivolare il viso di modo tale da baciargli la linea del mento, la gola, il collo. < ...che ti toccherà soddisfare. > e, nel terminare questo concetto, le labbra della Hyuga si schiuderebbero andando a permettere ai propri denti di afferrare fra loro un lembo di carne e pelle in un morso non particolarmente stretto ma sentito.

19:17 Azrael:
 La proposta di Kaori di dare insieme la notizia lo porta a sorridere nuovamente, addirittura a ridacchiare sommessamente. < Volevo risparmiarti l’irruenza di mia madre, ma se proprio ci tieni… > Lascia la frase sospesa a metà, lasciandone intendere il finale, diventando poi più serio nel parlare della conversazione e del ‘discorsetto’ da fare con i suoi figli. < Ai è grande e Ken è molto sveglio, non credo la prenderanno male e se così dovesse essere… non vedo perché non dovresti essere con me in quel momento. Voglio condividere con te ogni singolo istante di tutto questo. È la *nostra* famiglia, non la mia o la tua. > Si distendono sul letto ed il Nara resta assolutamente attento, prendendo mentalmente nota di quel che lei va discendogli riguardo le cose a cui fare attenzione durante la gravidanza. < Agli sbalzi d’umore sono abituato, ho avuto alcune ex che farebbero impallidire qualunque donna incinta. > Fa spallucce, rivelando quella purtroppo – verità inconfutabile. Senza neanche andare troppo indietro con gli anni potrebbe dire di aver già visto donne passare dall’allegria alla depressione al pianto isterico alla rabbia in meno di un paio di parole. < Per quanto riguarda il cibo, non lo so, magari rapirò di nuovo Ichiraku e te lo incatenerò in camera. > No. Non sta affatto scherzando e Kaori certamente saprà che il dainin ne è più che capace. Ci sarebbe altro che vorrebbe sapere, magari quali alimenti sarebbe meglio farle assumere e quali no o qualche altra sostanza dannosa da farle evitare oltre all’alcol e al fumo, ma l’ultima cosa che gli viene detta, la vicinanza che hanno raggiunto tra quelle lenzuola ed il calore dei baci che si stanno scambiando gli lasciano piacevoli scariche elettriche lung tutta la colonna. La presa delle sue mani si fa più forte sul corpo della Hyuga mentre le di lei labbra si fanno strada sul suo mento, sul suo collo e sulla sua gola, portandolo a schiudere le labbra in un respiro affannoso, un fugace ansimo. < Sai… > La voce, da dolce ed emozionata che era prima, si fa più bassa e roca, distorta dal sorriso affilato in cui muta la di lui espressione nel pronunciare quell’ultima frase < …forse non è così male aver fatto il guaio. > E il resto è storia. [ Zozzone, se sei arrivato fin qui sappi che questa giocata proseguirà in pvt. End. ]

Kaori, ricevuti i risultati delle analisi del sangue, va da Azrael per comunicargli che è incinta.
Fra lacrime, gioia e rassicurazioni, Kaori lo mette al corrente delle modifiche che la gravidanza andrà attuando nel suo atteggiamento...