Cronache di fuoco e ghiaccio
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Giocata del 18/01/2019 dalle 10:38 alle 12:47 nella chat "Centro di Kusa"
Dopo giorni di cammino, Hakin si trovò al centro di Kusa. <Finalmente!> esclamò nella sua testa. Quì è dove vuole scrivere il suo percorso, "La strada del crepuscolo" come lui la chiama. E' pieno giorno e la città è viva, pieno di gente e mercanti di ogni genere. Nulla a che vedere con il villaggio di Ame, dopo vari squilibri politici e sociali. <Per prima cosa, ho bisogno di qualche yen. Non posso mi permettere di giocare al ladro, quale sono nel mio villaggio.. in pieno giorno, in una città che conosco>. Continuò a camminare e a vagare per le vie mercantili, in cerca di qualcosa, qualcosa che valga la pena di compiere. Quel che fa il giovane Kaiba nel Villaggio dell’Erba rispecchia bene o male il significato del termine “routine”. Viene svegliato di soprassalto dalla sua convivente per un motivo o per un altro, si veste alla rinfusa – spesso mettendo i vestiti al contrario – e quando non resta a casa o esce per svolgere qualche missione, viene mandato a fare la spesa. È questok il caso odierno, i cui la sua personale missione sarebbe in teoria di comprare delle verdure e della carne per i pasti dei prossimi giorni. Missione che, guardandolo, risulta fallita su tutta la linea. Indosso posta una felpa blu oceano, il grande tascone sull’addome regge una serie di caramelle che gli sfuggono dalle tasche e cadono a terra senza neanche che lui se ne accorga. Un paio di pantaloni in tela grigio scuro gli fasciano le gambe ed entrambe le mni sono occupate. In una regge un bastone di legno la cui forma ricorda vagamente un tridente a due punte, mentre l’altra regge una buiusta di stoffa che, invece di recare al suo interno le cose che doveva effettvamente comprare, nasconde varie buste di patatine e dolciumi. Il coprifronte del Villaggio dell’Erba gl brilla innanzi la gola ed un paio di stivali da shinobi color cobalto lo identificano come ninja. Tutto il resto, invece, lo identifica come un goffo bambinone nel corpo di un diciottenne. La mano destra, quella che regge il bastone, si solleva per grattare i capelli argentei, mentre gli occhi color ghiaccio si alzano al cielo che non promette nulla di buono se non nuvole cariche di una tempesta imminente. < Sto dimenticando qualcosa. So che sto dimenticando qualcosa. > Enuncia a voce abbastanza alta da far sembrare che sia solo un povero pazzo che parla da solo < Ma qui sta per piovere e io on ho un ombrello. > Le dita continuano a grattare i folti capelli bianchi per nulla pettinati, mentre lo sguardo si abbassa per cercare, sicuramente invano, un venditore ambulante di ombrelli. Durante il suo cammino, Hakin sente una voce...Una voce maschile, ed abbastanza giovane.
Qualche metro più avanti nota un ragazzo ai suoi occhi strano. Una tasca rigonfia sull'addome, stivali color cobalto e... un coprifronte da ninja. Parla da solo ed a voce alta, alla sua destra impugna quel che sembra un tridentee ma, avvicinandosi, si accorse che era un semplice bastone, ma sicuramente aveva l'aspetto di un arma. La visione di quel bastone bizzarro lo fa gasare, <"Un buon shinobi ha bisogno di un arma.. se solo sapessi usarla."> sussura tra se e se.
<"Sicuramente lui saprà aiutarmi ad orientarmi in questo posto, chissà quanto è forte...">.
Percepisce la brezza nell'aria e qualche nuvola in avvicinamento, sa benissimo che tra non molto inizierà una tempesta. Nel villaggio di Ame erano molto frequenti e, sentendo le urla del ragazzo, si avvicina: < Si, incomincerà a piovere, ma non adesso. Tra un'ora esatta, per l'esattezza. A giudicare da come sei conciato sei pieno di roba da compere, posso darti una mano.. ma ad una condizione> Perso nei suoi interessantissimi pensieri riguardo la spesa che non ha fatto e l’imminente pioggia, una voce maschile cattura la sua attenzione. Gli volge un’occhiata trasparente, limpida, tipica di chi non ha alcun pensiero malevolo in mente. Le iridi innaturalmente chiare si puntano immediatamente sulla figura che gli ha parlato e le labbra si dischiudono in un gran sorriso che mette in mostra la dentatura candida e la felicità del tutto immotivata del Kori. < Oh, tra un’ora! Ho tutto il tempo di tornare a casa allora. > Esclama, dando per scontato che al ragazzino importi qualcosa di quel che l’albino ha da dire. < Sì, una mano mi servirebbe. > Gli risponde, ben sapendo che non ha effettivamente bisogno di una mano per trasportare la grossa busta, ma anche del fatto che la pigrizia gli impone di accettare sempre un aiuto quando esso può risparmiargli del faticoso lavoro che non gli va di portare a termine. < Io sono Kaiba. kaiba Kori. > Si presenta, seppur senza allungare a mano per stringerla al ragazzo appena giunto, essendo entrambe occupate sia dalla busta che dal suo peculiare bastone di rami intrecciati. < Quale sarebbe questa condizione? > Domande, ijnfine, poggiando il fondo del bastone a terra per aiutarsi a mantenere un certo equilibrio e tenendo il braccio carico di spesa flesso per evitare che il troppo peso gli faccia dolere il braccio. <Ci penseremo dopo alla condizione> rispose. <Mi presento, sono Hakin Yoton, del villaggio di Ame>. Hakin conosceva bene il clan Kori. Essi, sono i maestri dell'arte del ghiaccio, la combinazione del chakra tra acqua e vento, arte speculare dell clan Yoton maestri dell'arte della Lava. Suo padre, Jashin Yoton, raccontava spesso della sua battaglia con un uomo del clan Kori. Un uomo formidabile, una vera e propria lotta ad armi pari. Prese le buste cariche di spesa e cominciò a camminare insieme a Kaiba. < Nemmeno tu sei di questo villaggio o sbaglio? Come mai sei quì?>. Non appena il genin del ghiaccio apprende del cognome del cognome del ragazzo co cui sta parlando gli occhi si sgranano diventando due unici blocchi azzurri < Uno Yoton! Aiuto! > Scatta di un passo indietro, lasciando immediatamente la busta al suolo con un tonfo secco e scattando di mezzo metro indietro, afferrando il bastone con entrambe le mani per puntargli la punta biforcuta al petto. < Volevi sciogliermi? EH?! > Le mani tremano impercettibilemnte, ma lo sguardo ed il bastone sarebbero comunque fissi verso il petto del povero e sfortunato Hakin, che non ha nessuna colpa se non quella di aver incontrato un Kori un po’ troppo spaventato dal fuoco e dalla lava < I-io vengo da Kiri. Mio padre era uno Spadaccino della Nebbia e quando Kiri è stata distrutta da una guerra e i miei genitori sono morti combattendo il mio paese è stato spopolato e trasferito qui. Io sono rimasto nella neve per giorni a cercarli, poi mi hanno chiuso in orfanotrofio finché non sono diventato autosufficiente. > La voce è più alta del normale, a causa della paura innata e assolytamente non giustificata di Kaiba, che si nasconde dietro il suo sottile e robusto bastone come se stesse effettivamente reggendo uno spadone leggendario. Quando poi Hakin raccoglie le buste da terra il Kori si ritrova ad indietreggiare di un altro passo, assottigliando lo sguardo con l’inenzione i sembrare molto più minaccioso di quanto in realtà non sia. < Allora adessok te le dico io le condizioni. Non devi attivare l’innata. Non devi bruciare niente. Non devi emanare calore. E NON DEVI ATTIVARE L’INNATA. > Ripete una seconda volta, abbassando solo a questo punto il bastone per tenersi sempre almeno a mezzo metro di distanza da Hakin, tenendolo più e più volte d’occhio per assicurarsi che non si avvicini troppo < E tu invece che ci fai qui? Io penso proprio che gli Yoton non dovrebbero stare nel paese dell’Erba, rischiano di dare fuoco a tutto! > <Calma calma, fiocco di neve-kun!> Dice in tono di scherno, ma vede ormai kaiba sotto un altro aspetto, sicuramente più in guardia, percepisce in te la minaccia ma lo rassicuri: < Non sono quì per fare guerra. Appartengo al clan Yoton, ma non sono un ninja, vorrei tanto diventarlo. Sono quì in cerca di un Accademia Ninja, voglio imparare l'arte della spada, migliorare ciò che il mio clan mi ha donato ed un giorno.. vendicare la morte di chi ha ucciso mio padre, subito dopo la guerra. Vedila così, sono un ladro abbastanza abile, ma non sono quì per prendermi la vita di nessuno. Hai rovinato i miei giochi eh? La mia condizione era proprio quella di estrapolare qualche informazione sul posto, capire come iscriversi all'accademia e... Aspetta! Tuo padre era uno spadaccino della nebbia? Quale delle leggendarie spade brandiva?> Quando il ragazzo riprende a parlare Kaiba si ritrova ad abbassare la guardia. Apprendere che il ragazzo non sia ancora un ninja lo rassicura, fino a farlo addirittura riavvicinare allo Yoton. < Se non sai ancora impastare il chakra va bene. > Dice, improvvisamente meno sull’attenti riguardo Hakin < Non serviva che tu mi dessi una mano per queste informazioni, arrivare all’Accademia è semplice, ti farò vedere la strada da seguire mentre camminiamo. > Prosegue nella passeggiata verso casa assieme al nuovo conoscente, arrivando ad apprendere che il giovane è un ladruncolo, ma che non ha cattive intenzioni < Qualcuna di queste caramelle l’ho rubata. > Fa spallucce a quella ammissione, consapevole ora del fatto che l’altro può comprenderlo, essendo anche lui dedito al rubacchiare, anche se probabilmente non si parla di caramelle. < Mio padre aveva la Samehada. Mi regalò questo bastone dicendomi che un giorno sarebbe diventata una spada leggendaria, ma ora ho capito che voleva solo farmi allenare perché io un giorno prendessi la sua, o anche qualche altra magari. > Lo sguardo azzurro si abbassa sulla strada al pensiero del defunto padre. Un velo di tristezza gli attraversa il volto solitamente sempre sereno e giocoso, ma la cosa non dura più di qualche istante, rendendosi conto di essere giunto ad un crocevia che porta ad alcune delle destinazioni che potrebbero interessare ad Hakin < Se da qui giri a sinistra e prosegui dritto trovi l’Accademia, è troppo grande per non essere notata. Dalla parte opposta invece ci sono alcune sedi dei clan, se non ricordo male c’è ache la sede degli Yoton, dove vengono allenati ad usare la lava e dove so che alcuni Yoton senza casa possono andare a vivere finché non ne trovano una. > Invece di soltare, invece, prosegue dritto sino ad arrivare ad una serie di case residenziali non particolarmente lussuose, voltandosi sempre per assicurarsi di essere seguito da quello che gli sta portando la spesa < Se vuoi puoi prendere un pacco di patatine dalla mia spesa. Non penso tu possa rubarlo perché ti congelerei i piedi prima che tu possa battere ciglio, però posso regalartelo io! > Sorride sorniuone, forse troppo sicuro delle sue possibilità, ma almeno contro un deshi è piuttosto certo di poterselo permettere. All'udire delle sedi del suo stesso clan, Hakin sente il paradossale brivido di freddo nell'essere nel posto giusto al momento giusto. Sorridendo rispose: <Non sarò un ninja, ma so essere un ladro, di certo non mi diletto a qualche caramella nel sopravvivere, potrai anche congelarmi ma saprei sfilarti persino il coprifronte da fermo, ancor prima che te ne renda conto. In ogni caso, non mi interessa il tuo coprifronte me lo guadagnerò da solo. La Samehada... SI dice sia la spada più potente e malvagia tra le sette. Sei fortunato, non mi interessa quella spada, cerco la Mannaia Decapitatrice, è perfetta per il mio scopo.> Nonostante il presunto antagonismo tra i clan, e l'ambizione di poter essere futuri rivali di spada, Hakin sente un enorme senso di gratitudine nei confronti di Kiba, il quale, a fine discorso lo ringrazia. <Grazie mille fiocco di neve, alla prossima. Le patatine tienile tu, oggi mi sento troppo incandescente per mangiare>. Dopo un rapido saluto, Hakin si reca in base alle indicazioni del ninja, presso la sede degli Yoton. <"Prima di iscrivermi, devo saper impastare il chakra, devo diventare più forte">. Kaiba* [end] Essere chiamato fiocco di neve non lo indispettisce più di tanto, anzi. È fiero del proprio clan e gli piacciono i nomignoli, quando non li trova offensivi, quindi non si sente affatto preso in giro. Gli sorride una volta ancora, anche quando Hakin afferma con certezza di potergli sfilare il coprifronte da fermo. < Probabilmente hai ragione… ma io sono maldestro, con me è facile! > Una flebile risatta accompagna quell’ovvietà su se stesso. Il pensiero va immediatamente ad Haran che, invece di congelarlo, lo ridurrebbe alle convulsioni e a schiumare dalla bocca qualora dovesse tentare di rubar loro qualcosa. Ad ogni modo raccoglie di nuovo la sua spesa e si dirige nella zona dove si trova la sua abitazione per rientrare per il pranzo e prendersi, sicuramente, il rimprovero dell’Uchiha per aver portato a casa tutto tranne quello che gli era stato richiesto di comprare per il pranzo, ma non prima di aver rivolto un allegro saluto allo Yoton < Ciao Hakin! spero di ritrovarti presto con il tuo coprifronte! > Urla, mentre il giovane si allontana ed anche il Kpri riprende la sua strada. Sulla spada non ha avuto molto da dire, in fondo la Mannaia non è mai stata nei suoi interessi in quanto la sete di sangue è qualcosa che non gli appartiene, ma chissà, un giorno potrebbe ritrovarsi ad incrociare la propria arma proprio contro quella di quel ragazzo. [ end ]