Bentornata a casa
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Giocata del 17/01/2019 dalle 15:48 alle 19:03 nella chat "Dojo Hyuga"
La giornata sembra esserle volata dalle spalle non avendo avuto tempo, neppure per un istante, di fermarsi e pensare. Adesso che il sole è tramontato e che l'ora di tornare a casa è arrivata, Kaori inizia ad avvertire una frizzante tensione in fondo allo stomaco. Kouki si sarà sicuramente svegliata e ripresa dagli eventi che l'hanno vista coinvolta negli ultimi tempi ed ora è tempo per loro di parlare e chiarirsi. Kaori sa che sarà difficile ma non può assolutamente tergiversare oltre. Se per lei è difficile vedere sua figlia in quello stato, chissà quanto deve esserlo per la stessa Yakushi? E lei, in qualità di madre, deve essere per lei sostegno e conforto. Inspirando a fondo gonfia il petto d'aria stringendosi la coda che le pende dalla sommità del capo, avviandosi a passo lento verso il dojo ove la piccola è stata lasciata a riposare. Si sente nervosa, preoccupata, ma anche felice. Da quanto tempo non tornava a casa con la consapevolezza che vi avrebbe trovato Kouki ad attenderla? Concentrandosi su questa sensazione di gioia Kaori avanza per i giardini del dojo Hyuga fino a raggiungere l'ingresso dell'edificio. Ripone l'ombrello ad asciugare, si spoglia del suo soprabito e, vestita di un semplice maglione color panna lungo fino alle cosce e di un pantalone elasticizzato nero -le scarpe son state sfilate e riposte all'ingresso come norma, avanza per il corridoio principale del luogo fino a raggiungere le scale. Sale al piano superiore col cuore che le martella nel petto e, espirando, chiude gli occhi fermandosi davanti alla camera ove Kouki dovrebbe attendere. Umettandosi le labbra andrebbe a bussare un paio di volte prima di aprir la porta e far capolino col solo capo all'interno della camera. < E' permesso? > chiederebbe, timidamente, senza però ancora varcare la soglia. Si sente ancora un po’ scossa per quello che le ha riferito Az, degli Uchiha, di quello che potrebbero fare, di quello che forse è stato fatto alla sua mente e poi quella proposta. Si sorregge la testa con le mani, le dita a nascondere il viso pallido e delicato, i lunghi capelli neri e lisci come seta che le ricadono in avanti, sulle spalle, sulla schiena e sul viso. Le dita compiono movimenti piccoli e circolari come a mimare un leggero massaggio per trovare sollievo da quel dannato mal di testa. Tutto quello che credeva essere stata la sua vita potrebbe essere soltanto una menzogna e la verità, a questo punto, le fa un’incredibile paura. Tutte quelle cicatrici che ricoprono il suo corpo, però, potrebbero trovare delle risposte, ora lei ha deciso di assecondare quella richiesta, ma una vocina dentro di lei non sa se sia meglio vivere nella menzogna oppure no. Indossa ancora gli stessi vestiti: un paio di pantaloni attillati, ma elasticizzati, di colore nero, e al di sopra una maglia che le scende morbida lungo i fianchi, di colore blu e a maniche lunghe, più larga dei pantaloni e semplice, senza stampe di alcun tipo. In vita è allacciato il coprifronte di Kusa, in modo che la placca di metallo sia ben visibile e la usa come cintura leggermente più pendente da un lato. Si trova in ginocchio sul letto della stanza dove solitamente riposa, ma non ci rimane a lungo, pian piano si alza e poggia i piedi nudi sul pavimento, si erge dritta con la schiena e le braccia scivolano lungo i fianchi abbandonando, con le mani, la propria testa. Gli occhi ambrati e profondi sono fissi verso il basso, sa che deve andare da sua madre e parlarle, si devono chiarire ad ogni costo, vuole risentire il suo amore e il suo abbraccio contro la pelle della ragazzina. Ne ha bisogno e il cuore batte furioso nel petto come se volesse gridare al mondo quel suo desiderio. Proprio in quel momento sente bussare un paio di volte e di scatto la testa si sposta in modo da far rientrare la porta nella sua visuale. <Si?> domanda poco prima che la porta stessa venga aperta e la testa di sua madre faccia capolino nella stanza, procurando uno sbalzo di pura gioia nel cuore della Yakushi. <Mamma!> il sorriso è sincero quello che si manifesta sul suo viso, ma la preoccupazione nei suoi occhi è palese. Intimidita da quella loro situazione che si è venuta a creare, quasi di imbarazzo e timore, lei farebbe cenno a sua madre di entrare senza alcun problema, ma trattenendosi, per il momento, dal correrle incontro e abbracciarla così forte come vorrebbe. <Puoi entrare! Io… volevo parlare con te di quello che è successo. Magari ora con più calma e con meno ansie.> dato che quando hanno avuto modo di parlare probabilmente la paura di vederla completamente insanguinata potrebbe aver avuto un peso non indifferente. Rimane in piedi, con quel fare timido e impacciato che quasi non le appartiene, un modo di comportarsi che solo una ragazzina che ha dimenticato ogni orrore potrebbe forse avere. La piccola Kouki è effettivamente dietro la stanza e, al vedere la comparsa di Kaori, sembra illuminarsi di gioia. Una gioia però contenuta, timida, che non viene lasciata libera di raggiungere concretamente Kaori come se avesse timore ad avvicinarsi. La cosa porta il cuore della Hyuga a contrarsi dolorosamente in petto ma cerca di non dar a vedere alcun tipo di sensazione negativa sul volto. Sorridendo andrebbe ad entrare richiudendosi la porta alle spalle, lo sguardo tenuto fisso sulla figlia. Non l'ha mai vista così-- leggera. Con uno sguardo così semplice e allegro, con un volto tanto infantile come quello che le sta mostrando adesso. Una parte di lei vorrebbe quasi rallegrarsi di tale visione, ma un'altra è quasi raccapricciata da quello che potrebbe aver portato un tale cambiamento. < Sì, anche io a dire il vero. > si scioglie allora la Consigliera con espressione più morbida, un po' nervosa, andando ad avvicinarsi al letto per battere un paio di volte la mancina sul materasso accanto a sé. < Ti siedi accanto a me? > le proporrebbe con fare speranzoso, desiderosa di sentire finalmente vicina la propria bambina dopo tutto quel tempo passato lontano. Solo a quel punto andrebbe ad espirare per svuotare i polmoni dell'aria raccolta per rivolgerle uno sguardo mortificato. < Mi dispiace per come sono andate le cose l'ultima volta. > principia Kaori volendo scusarsi immediatamente con la povera Yakushi. < Mi dispiace di essere sembrata così fredda e arrabbiata... è solo che avevo avuto una paura folle quando mi sono resa conto che nonostante i mesi ancora non tornavi. E vederti in quelle condizioni mi ha fermato il cuore. > spiega nell'immediato così da rasserenare da subito la figlia o, almeno, provarci. < Ma è ovvio che sono felicissima di averti di nuovo a casa, questo non dubitarlo mai, mh? Mi sei mancata da morire. > le direbbe andando a protendere leggermente le braccia verso di lei per cingerle le spalle e tentare di portarla stretta al proprio cuore se lei le avesse concesso tale gesto. Vorrebbe solamente correre da lei e stringersi contro il suo corpo senza mai più lasciarla andare. Con forza, affetto, amore e disperazione. Le ha fatto molto male, non se ne era resa conto certo, ma è così che è andata, e forse quella è una sorta di punizione. Ora di sicuro sa cosa è giusto fare in caso dovesse allontanarsi di nuovo. Come una bimba in attesa di qualcosa, rimane ferma osservando sua madre entrare nella stanza e rivolgersi a lei con quel viso così rilassato… non c’è nessuna sensazione negativa a turbare i suoi lineamenti e questo solo basta a sollevare di più la piccola Yakushi. Lascia che entri e che si diriga al letto, non ha problemi a stare con lei, nessun problema a saperla vicina, a sentirne le parole, non prova di certo nessun rancore verso di lei. <Ma certo.> non se lo fa ripetere due volte, quell’invito da parte di Kaori a sedersi vicine, le fa intendere ancora di più che la donna non è arrabbiata con lei, non c’è tensione ne irritazione. La vuole vicina. Sorride ancora di più, sentendosi più leggera e spensierata, e veloce si muove per poter raggiungere ancora il letto e sedersi accanto a lei, il più vicino possibile. Le parole di sua madre sono come un dolce torrente di montagna, sono fresche, risananti, l’aiutano a sentirsi sempre meglio e più sollevata. Sua madre non ce l’ha con lei e si scusa per come sono andate le cose l’ultima volta… come aveva potuto immaginare e come le aveva riferito suo padre, la paura e lo shock di averla rivista in quel modo, ferita, ha influenzato sul suo umore. <L’ho capito, non ti devi scusare, okay? Hai avuto paura, e lo posso capire, io per prima non avevo compreso il mio errore… il fatto di averti fatto preoccupare così tanto.> risponde a lei con parole lente e sussurrare, ma sincere fino in fondo. <Ma ora ho capito il dolore che ti ho dato non facendomi più sentire e me ne dispiace davvero molto.> sente le mani di sua madre sulle sue spalle, ed è come se la donna stessa le avesse dato il via a lasciarsi andare completamente, del tutto. La ragazzina infatti si lascerebbe portare verso il cuore di sua madre, ma non solo passivamente… chiude gli occhi e lascia proprio che il peso vada nella sua direzione e cercherebbe di buttarsi letteralmente tra le braccia di sua madre, senza timore e senza timidezza. Le mani si stringerebbero contro il tessuto dei suoi vestiti, e cercherebbe di farsi piccola piccola, agognando quel contatto, desiderando quell’affetto profondo, sperando e pregando che non finisca mai. Il viso affonderebbe nel suo petto, tra le sue vesti e un profondo sospiro verrebbe rilasciato. <Sono… felice che tu sia felice che io sia tornata! Avevo paura di averti fatta troppo arrabbiare e preoccupare.> rimarrebbe a lungo stretta in quel contatto, riaprirebbe ora gli occhi senza guardare nessun punto preciso. <Voglio che tu sappia che ci sono, che posso aiutarti e voglio farlo, per qualsiasi cosa, va bene? Non voglio che tu ti senta sola, è una sensazione orribile.> mormora con le labbra contro il tessuto delle vesti di sua madre, pronunciando quelle parole che nascono sincere e si rifanno a quanto Az le ha detto in proposito. Vuole cercare di capirla fino in fondo per poter agire nei migliori dei modi. <Ecco… poi c’è… l’altro fatto.> allude a Otsuki e alla reazione della donna a riguardo, oltre a quello che Az le ha detto… insomma, vorrebbe toccare anche quell’argomento, ma lo prende con le pinze e ci gira intorno, perché ancora non vuole rischiare di rovinare tutto. In realtà vorrebbe parlare con lei di molte altre cose. Sorride nel vedere sua figlia avvicinarsi a lei, sedersi al suo fianco, vicina come non l'aveva sentita per molto tempo. E' come se un pezzo si fosse andato a riporre in un posto vuoto che aveva avvertito nella sua vita fino a quel momento. Lascia che lei si sistemi al suo fianco e poi si scusa, la rassicura, le dice chiaramente quanto in realtà le sia mancata e quanto sia stata in pensiero per lei. La abbraccia forte avvicinandosela al petto e Kouki la lascia fare andando anzi a ricambiare la stretta abbandonandosi a quel contatto, rincuorando la madre con un tono leggero e genuino che non le ha mai sentito prima. < Diciamo che siamo pari... alla fine io per prima sono sparita senza avvisare molto tempo fa.. anche se sono situazioni un po' diverse alla fine ci siamo preoccupate entrambe per lo stesso motivo. Quindi, insomma... promettiamoci solo che non capiterà più, va bene? > le sorride speranzosa Kaori andando a carezzarle il capo, i capelli lunghi e neri, con la tenerezza ed il trasporto tipici del tocco di una madre. Vuole lasciarsi quel brutto momento alle spalle e concentrarsi invece su ciò che più di tutto la preoccupa e spaventa. Ha paura però a sfiorare l'argomento non sapendo cosa potrebbe scoprire e come dover reagire. Così si limita momentaneamente ad ascoltare la voce di Kouki andare ad offrirle parole di conforto, di affetto, d'amore, schiudendo le rosee per donarle un sorriso amorevole e gentile. < Ascoltami bene Kouki. Per quanto arrabbiata possa mai sembrarti, non smetterò comunque mai di volerti bene, te lo assicuro. > le dice con dolcezza guardandola ora negli occhi, tentando di carezzarle piano il viso con fare delicato, sentendo un calore gentile pervaderla quando la bambina le dice di volerla aiutare. < Ti ringrazio bambina mia. E nemmeno tu sarai più sola. > le dice quasi commossa andando a rafforzare la stretta attorno alle spalle della chuunin fino a quando l'altra non azzarda quel dire titubante. Kaori trattiene il fato sentendo che il momento è arrivato. Deglutisce preoccupata annuendo leggermente col capo mentre cerca di capire come affrontare al meglio la situazione. < Sì. > sospira alla fine con lentezza, con cautela, umettandosi le labbra. < Me ne vuoi parlare? > Ascolta le parole di sua madre e non dice nulla, non la interrompe, mentre lei afferma che in un qualche modo sono pari. La giovane non voleva che tutto si tramutasse in uno scambio di dispetti per chi ha fatto cosa, ma in un certo senso la preoccupazione che è andata a procurare in lei, è la stessa, almeno simile, che la ragazzina ha provato che a sparire nel nulla era stata la madre. Ricorda quel periodo, ma è qualcosa che vuole assolutamente dimenticare in quanto non è dei più rosei. <Si, te lo prometto.> si limita ad affermare alla fine delle sue parole, non volendo rammentare quanto è accaduto e nemmeno perdersi in chiacchiere. Lei ha perdonato sua madre già da tempo per quella sparizione, non ha bisogno di rivangare le cose. La promessa viene scolpita chiaramente nella testa della ragazzina, e sa che anche sua madre ne terrà fede, così come salda è quella promessa tra lei e suo padre Az. E’ un gran sollievo sapere che non verrà lasciata sola o abbandonata anche se sua madre sarà arrabbiata, è labile la sicurezza che prova in questo tipo di legami, paura di essere lasciata perdere come uno straccetto inservibile, una paura che era tangibile quando Fumiko aspettava la bambina, ma che ora sembra essere più contenuta. Si stringerebbe ancora di più a lei sospirando. <Sono felice di sentirtelo dire, ne ho bisogno.> ha bisogno di continue sicurezze e conforto, di sapere che non sarà sola e vuole che questa certezza ce l’abbia anche sua madre. Non ha altro da aggiungere, nessuna delle due sarà più sola, e avranno l’aiuto che cercano e se lo cercando, quando lo cercheranno. Tutto andrà per il meglio, eppure ora deve essere affrontato un discorso diverso, più ostico e complicato. Qualcosa che le impedisce di comprendere appieno sua madre, ma farà del suo meglio. Da come è messa potrebbe riuscire a sentire il respiro di Kaori e il battuto del suo cuore, preoccupazione e paura potrebbero essere i sentimenti che ha suscitato in lei, ma prima di parlare si distaccherebbe da lei quel poco che basta per osservarla in viso. Cerca però di tenere un contatto con le mani, qualsiasi cosa andrà bene, che sia stringere le vesti di Kaori o le sue mani. <Non ho compreso la tua reazione quando ho parlato di Otsuki.> inizia e subito fa una breve pausa per cercare parole migliori, decide di parlare a lei così come ha fatto con Az. <Io ricordo la mia vita, so che Otsuki mi ha creata e poi mi ha allenata, ricordo le sue carezze gentili, le sue lodi, ricordo che è un uomo gentile con me e affettuoso. Non ricordo alcuna cosa che potrebbe definirlo come mostro.> questa è la prima bomba di informazioni, e lei cerca di parlare con tono calmo e preciso, tenendo gli occhi ambrati in quelli perlacei di sua madre cercando di captare le sue espressioni. <Papà… mi ha detto che esistono Uchiha in grado di fare qualsiasi cosa. Lui mi ha detto che io ho affermato cose diverse su Otsuki prima che partissi per Oto, ma non ne ho ricordo.> prende un profondo respiro. <Ora… lui pensa che qualche Uchiha mi abbia fatto qualcosa, che quello che conosco, la mia vita, sia solo una menzogna… io…> inizia a respirare velocemente, il cuore batte molto forte e la testa inizia a pulsare dolorosamente. Una smorfia di dolore e sofferenza si fa strada sul suo viso. <Potrei anche crederci date… tutte queste cicatrici che non so come mi sia fatta…> sussurra sempre più flebilmente, la testa gira, perché vuol dire che tutto verrà stravolto di quello che conosce o crede di conoscere. E qui momentaneamente si ferma, per vedere le reazioni di sua madre, se per caso lei voglia dire qualcosa in merito. Kouki si stringe a lei e nei suoi gesti, nei suoi sguardi, nella sua voce, Kaori vede ed avverte il bisogno sincero e naturale della bambina di avere accanto la sua famiglia. Di sentirsi amata, protetta e voluta qualunque cosa accada. Questa rivelazione scalda Kaori nel profondo portandola a rafforzare la stretta attorno alle spalle della bambina per farle sentire quanto vorrebbe non separarsi mai da lei, quanto tenga alla sua piccola, quanto le è vicina. La ama più di quanto possa riuscire a dimostrare e il calore del suo corpicino stretto al petto la pervade e riempie come un'onda violenta. Chiude gli occhi beandosi di questo momento, della sensazione dell'abbraccio che per troppo tempo le era mancata e abbassando il capo porta le labbra a contatto con i capelli della Yakushi per lasciarle un piccolo e tenero bacio. < Non preoccuparti bambina mia. La mamma ti vuole bene e te ne vorrà sempre. > le ripete ancora in un calmo e dolce sussurro, volendo lasciar modo a quelle parole di attecchire dentro di lei per darle forza e coraggio. Nonché la sicurezza che qualunque cosa accada non avrebbe mai perso la sua famiglia. A meno che per qualche motivo non dovesse tradirli ovviamente, ma è sicura che non sarebbe mai capace di far loro niente del genere. Così rimangono per un lungo momento in silenzio, strette l'una fra le braccia dell'altra, condividendo quell'attimo d'affetto e di vicinanza che a lungo hanno desiderato. Una madre ed una figlia che si nutrono dell'amore e del calore reciproco fino a quando la bambina non va sfiorando quel nuovo argomento che tanto spaventa la giovane Consigliera. Ma Kaori sa che non possono posticipare quel momento ancora a lungo. Riapre gli occhi annuendo e dedica a lei la sua più completa attenzione. Kouki si separa appena dalla donna sciogliendo l'abbraccio ma non i contatti con lei; le sue mani cercano quelle della madre la quale accoglie i suoi piccoli palmi sui propri per andare a richiuderli con le dita. La stringe piano, con dolcezza, per impedirle di allontanarsi ancora da lei, per farle sentire che -soprattutto- Kaori stessa non se ne sarebbe andata. Ascolta quindi il dire della bambina andando lentamente a sgranare gli occhi man mano che la sua voce arriva alle sue orecchie. Sconvolta, basita, ode quel racconto che nulla ha a che vedere con quanto ha sempre saputo. Kouki ha sempre parlato di Otsuki come un mostro che l'ha ferita nei modi peggiori cui avrebbe mai potuto pensare ed ora-- si riferisce a lui come ad un maestro gentile ed affettuoso, un uomo cui fare riferimento e cui essere grata. Le mani della donna si stringono istintivamente su quelle di Kouki non con forza, non per farle male, ma come per impedirle di scivolarle via. La osserva a labbra schiuse, incapace di parlare, col cuore che le trema in petto e la gola secca. Non riesce a dire nulla, boccheggia confusa e Kouki approfitta del silenzio della madre per proseguire con il suo racconto. A quanto pare ha già parlato con Azrael e lui suppone che qualcuno possa aver giocato con la sua testa per modificarne i ricordi. Qualcuno che potrebbe essere un Uchiha. Il pensiero le fa chiudere la bocca portandola a digrignare i denti ed indurire appena lo sguardo. Non è arrabbiata con la sua bambina ma la sola idea che qualcuno possa averle fatto qualcosa del genere la fa inorridire. Kouki aveva faticosamente e dolorosamente accettato quanto Otsuki le aveva fatto. Aveva faticosamente accettato il suo passato ed aveva imparato a vivere convivendo con questo. Adesso Kouki ricorda un passato felice e deve ripercorrere questo duro cammino d'accettazione tutto daccapo. La sola idea la fa impazzire di rabbia. Cerca però di contenersi, di trattenerla, di non esplodere perché al momento chi ha bisogno di aiuto non è lei ma la stessa chuunin. Allenta piano la presa sulle sue mani e abbassa su di lei lo sguardo respirando a fondo, un poco per volta. < Prima della tua partenza quello che avevi raccontato a me ed Azrael era che Otsuki ti aveva maltrattata. Ti aveva ferita e bruciata per insegnarti quello che voleva o per punirti quando sbagliavi. > spiega lentamente, cercando di tenere basso e controllato il tono di voce per non spaventare la figlia. < E- insomma. Le cicatrici corrispondevano a quello che ci avevi raccontato. Segni di fruste, bruciature... > mormora piano sfiorando con estrema cautela le braccia della bambina, quasi avesse timore di farle del male al solo contatto. < Per questo quando sei tornata parlando di Otsuki così tranquillamente mi sono spaventata. Io ti voglio bene e la sola idea di saperti in contatto con qualcuno che ti ha fatto una cosa simile mi terrorizza. > le spiega trattenendo faticosamente la rabbia. La guarda con le labbra strette, le mani a tornare sulle sue, la tensione ad irrigidirle le spalle. < A questo punto è ovvio che a Oto è successo qualcosa. Prima eri spaventata da lui, adesso invece lo ricordi come un maestro affettuoso: molto comodo per Otsuki. > dà in una risatina grondante sarcasmo acido stringendo i denti. < So che gli Uchiha sono famosi per le loro capacità illusorie. Non so se possano effettivamente arrivare a controllare i ricordi di una persona, ma conosco la persona perfetta cui chiedere conferma. > chiosa la donna guardando Kouki negli occhi mortalmente seria. < Ma per quanto io desideri che tu ricordi così da tenerti a distanza da quell'uomo, questa è una scelta che spetta a te fare. > si forza a dirle con estrema fatica. < Se davvero dovessero averti modificato la memoria e se dovesse essere possibile far tornare tutto a com'era, ricorderai un sacco di cose orribili e spaventose. Cose che ora non ricordi, che sono soltanto una orribile storia che ti solletica fastidiosamente la mente. > si ferma grave prendendo una pausa che le costa un certo sforzo. < Cosa preferisci fare? Scoprire se il tuo passato è una felice menzogna o rischiare di rivivere una verità da incubo? > La conferma che entrambi le vorranno sempre bene le dona un gran sollievo, non importa cosa accadrà, cosa farà o dirà, lei rimane comunque loro figlia. Di questo deve esserne sicura e di un qualche tipo di tradimento… bhe, sicuramente non riguarderebbe loro e nemmeno il loro villaggio. Ha promesso di non fare nulla contro Konoha, e intende mantenere tale promessa. Non può invece sopprimere altri tipi di sentimenti ed obiettivi, che non hanno nulla a che fare con la sua famiglia e il villaggio che ora la ospita. Rimane stretta a lei sentendo l’abbraccio caldo ed affettuoso di sua madre, non sa se è proprio il contatto che una madre darebbe ai figli, perché non ha esperienze che possano confermarlo, anche nei suoi ricordi, che siano veri o falsi, sa percepire l’abbraccio di Otsuki come affettuoso, come creatore e maestro, ma nulla che si avvicini a quanto prova nel sentirsi coccolare da Kaori o da Az. Quel sentimento diverso, quella sensazione diversa, deve per forza essere affine a dei genitori. Si scosta da lei e le sorride, trattiene le mani sulle sue e le stringe dolcemente per una sicurezza sua e personale, ma anche per far sentire a sua madre che è tornata e resterà. Man mano che prosegue il suo discorso però riesce a captare i mini segnali che la madre lancia, quel nervosismo, quella rabbia, quella paura. La stretta alle sue mani che si stringe involontariamente. Comprende che quella rabbia non è rivolta a lei, ha compreso che il problema è Otsuki. Ma ora è il turno della donna a parlare e non sono parole facili da accettare per la ragazzina, da sempre abituata ad un altro tipo di scenario. Az e Kaori sembrano sinceri in quello che dicono e non hanno motivo di mentirle, lei sarebbe stata maltrattata e i segni sul suo corpo lo dimostrano, e la sua logica razionale la porta a pensare che Otsuki abbia potuto benissimo ribaltarle la memoria perché forse lei si era opposta e resa ingestibile. Più sente quanto le viene detto, più il suo cuore si stringe, si fa piccolino, ma continua a pulsare talmente forte da procurarle un reale dolore al torace. Il respiro le manca, i polmoni soffrono e la testa dolorosamente gira su se stessa. Il viso, già pallido, sbianca e gli occhi dorati rimangono fissi ed immobili a fissare il volto della madre. Labbra serrate e denti stretti. <Quale persona conosci?> quelle parole l’hanno resa più fredda e carica di dolore, credeva di essersi abituata dopo che glie lo aveva detto suo padre, ma non è vero. Non è facile accettare una simile questione e mai lo sarà. Rigido è tutto il corpo e man mano l’espressione si corruga fra rabbia e dolore. <Anche papà ha detto di conoscere una persona che potrebbe capirlo.> non dice chi è, vuole vedere se entrambi hanno in mente la stessa persona, o se sua madre conosce qualcun altro, così… per valutare, forse testare, per comprendere. Perché l’idea di finire davanti a un Uchiha ad ogni modo la terrorizza e la disgusta, così come il pensiero di esserne caduta vittima. Diffida di coloro che usano le illusioni proprio per questo, per quello che possono provocare e lei non può difendersi. <Mamma.> la fissa negli occhi, più seria, decisamente risentita e sconvolta da quanto ha appena udito, da quanto dolore avverte ma non vuole esprimere questa volta. <Ti piacerebbe che tua figlia viva in una menzogna?> rigira la domanda, quasi in maniera secca. <Anche se sai che ridarmi i ricordi farà male, sarà difficile, potrebbe farmi soffrire… se sai comunque che quella è la cosa migliore, allora hai tutto il diritto di prendere una decisione al mio posto, qual ora io scegliessi male.> prende un profondo respiro ed espira, lentamente. Chiude gli occhi e cerca di riacquistare la propria calma. <E’ quello che fa un genitore, giusto? Cerca di guidare i figli in una via giusta, educarli, farli crescere. Darmi questa scelta non è giusto…> abbassa leggermente il capo. Entrambi le hanno dato il permesso di scegliere rischiando che prenda una scelta sbagliata, perché esiste. Rimanere nella menzogna, per quanto la faccia sentire più felice, non è moralmente giusto per una crescita sana. <Non è giusto che se qualche dannato Uchiha ha manipolato la mia mente, io rimanga sotto il suo giogo, non esiste. E non è quello che i genitori lascerebbero che accada per i propri figli, per quanto essi possano essere abili, forti o maturi.> risolleva lo sguardo, nonostante dentro stia morendo di paura e disgusto, orrore, per quanto l’idea di quei ricordi la spaventi mortalmente, lei sceglie di sorridere a sua madre. Un sorriso piccolo, dolce, amaro certo, ma di qualcuno che ormai ha accettato il peggio. <Io comunque preferisco la verità, sempre e comunque. Vi chiedo solamente… a te e a papà… di starmi vicini, nel caso crollassi.> e stringerebbe la sua presa alle mani di sua madre, come per cercare di tranquillizzarla, di farle capire che intende affrontare tutto perché sa essere la cosa giusta per essere libera. Il pensiero vola rapido a Magnus non appena sente Kouki rivelare l'ipotesi di Azrael che ci sia lo zampino di un Uchiha. E' l'unico membro di tale clan che conosca e di cui, in ogni caso, sente di potersi fidare. In virtù del suo mestiere di psicologo in primo luogo, in virtù del suo conoscerlo di persona in secondo. Abbassa lo sguardo su Kouki quando la piccola le chiede di chi stia parlando e umettandosi nervosamente le labbra va a rispondere in un tono distratto, quasi sovrappensiero mentre la sua mente lavora a mille cercando di pensare a quando e come potrebbe rintracciarlo. < E' un collega di lavoro. E' uno psicologo che ho contattato recentemente per aiutare una persona. Si chiama Magnus ed è un Uchiha. Se il suo clan è capace di qualcosa del genere, lui deve senz'altro saperlo. Andiamo abbastanza d'accordo per cui... spero che si fiderà abbastanza di me da aiutarmi se dovessi chiederglielo. > spiega la donna prima di ascoltare quando Kouki le dice in merito al Nara e quindi schiudere di poco le rosee. < Mh? Forse si riferiva anche lui a Magnus... > azzarda lei non sapendo a chi altri potrebbe aver pensato, stringendosi nelle spalle. L'idea che tutto questo stia accadendo, comunque, la nausea. Tutto sembrava essere diventato più semplice con Kouki... finalmente aveva raggiunto una stabilità tale da aver eliminato le sue altre personalità e aveva ricordato quello che Otsuki le aveva fatto riuscendo ad accettarlo. Aveva trovato un suo spazio, un suo equilibrio... ed ora tutto è di nuovo incerto, malfermo e friabile. La terra le si sgretola sotto i piedi e di conseguenza anche alla stessa Kaori che, questa volta, oltre che a lei deve promettere presenza e aiuto anche alla piccola Harumi. Si sente quasi girare la testa al pensiero di tutte queste minacce che orbitano attorno alla sua famiglia ma cerca di rimanere presente a se stessa senza perdersi d'animo. Ascolta le parole di Kouki ritrovandosi a sospirare pesantemente quando la bambina le dice che quella scelta non spetta a lei. Le lascia il peso di quella decisione che pesa e scava e graffia nel suo animo appesantendole le spalle. Inspira chiudendo gli occhi, cercando un po' di pace e salvezza nel bel mezzo della tempesta che la sta travolgendo, riaprendoli solo dopo poco per osservare la figlia quando questa rafforza la stretta sulle sue mani nel chiederle di rimanerle vicino. Kaori la guarda con un sorriso amaro, ferito, mortificato e ricambiando la stretta annuisce piano, con estrema fatica. < Te lo prometto. > le garantisce con voce bassa, complice, seria, prima di sospirare e sentire la testa leggera, quasi distante. < D'accordo. Se vuoi che siamo noi a scegliere per te... allora faremo il possibile per capire cosa sia successo e sistemare tutto quanto. > capitola, alla fine, con un grande peso a gravarle sul cuore. < E se dovesse essere troppo per te, saremo al tuo fianco per sostenerti ed aiutarti. > Annuisce nel sentire le parole di sua madre in merito a chi potrebbe aiutarla. E’ lo stesso… uomo di cui le ha parlato anche suo padre Az. Magnus, l’esperto medico e Uchiha che potrebbe quindi capire cosa le sia successo e magari aiutarla. <Si, anche lui si riferiva a lui.> trattiene il respiro per qualche secondo e poi espira profondamente. Ha preso la sua scelta accettando la proposta di suo padre, ed accetta una seconda volta scegliendo quando sua madre le chiede di farlo. La ragazzina ha solo preferito dire la sua in merito alle scelte che si danno da fare ai figli, se lei avesse scelto di non ricordare nulla, sarebbe vissuta nella menzogna e ai suoi genitori non sarebbe dovuto andare bene. Ma fortunatamente la ragazzina comprende che la verità, per quanto male possa fare e per quanto potrebbe dilaniarla, è l’unica via e scelta corretta. Sorride alla promessa della madre, ma scuote la testa lentamente mantenendo quelle labbra incurvate verso l’alto in maniera flebile e composta. <No, non volevo dire questo, io ora ho scelto di chiedere a Magnus e ho scelto di ricordare, non dovete fare nulla voi se non, appunto, starmi vicina come vi ho chiesto.> mormora stringendo le mani di sua madre e osservandole. <Il mio discorso era… più generale. Nel senso che voi potete prendere decisioni per me qual ora lo riteniate opportuno, se vedete che sbaglio, che mi metto in un pericolo troppo grande per le mie capacità… okay? Riprendermi, parlarne… queste cose qui. Quello che si fa tra genitori e figli, no?> non intendeva mettere nessun peso nelle menti dei suoi genitori, di sua madre, dato che la scelta l’ha presa e andrà da quell’Uchiha. Sa che sua madre è divisa tra il lasciarle fare quello che la ragazzina ritiene opportuno, in quanto comunque ninja di Kusa, e il fatto che vorrebbe proteggerla, con questo la giovane Yakushi vorrebbe cercare di tranquillizzarla dicendole che se lo riterrà opportuno, potrà avere da ridire sulle scelte della Yakushi. Ne avrebbe diritto in quanto sua madre. Prende un altro respiro, il cuore pesante e la testa dolorante. <Intendo andare da Magnus, parlare con lui e vedere che cosa fare… intendo rimanere qui, aiutarti e starti vicina. Ti darò meno pensieri possibili, ma senza allontanarmi da te. E se servirà, vorrei dare il mio aiuto per quanto sta succedendo a Konoha.> che si ripercuote gravemente sulle spalle di sua madre. <Se vuoi che faccia qualcosa, qualsiasi cosa, per aiutarti, non hai che da dirmelo, okay?> si avvicinerebbe ancora una volta, le lascerebbe le mani per cercare di afferrare dolcemente il viso di sua madre, mani sulle guance, e poi cercherebbe di avvicinarsi a lei, allungandosi per poter raggiungere, con le labbra, la sua fronte. Se ci riuscisse le darebbe un profondo e dolce bacio, come se con quello volesse assorbire ogni dolore, pensiero e peso che potrebbero gravare in lei per via delle diverse situazioni che l’hanno colpita.
Giocata del 22/01/2019 dalle 10:04 alle 15:53 nella chat "Dojo Hyuga"
A quanto pare anche il pensiero di Azrael è volato a Magnus nel momento in cui ha pensato ad un Uchiha cui chiedere aiuto. Per un istante Kaori ha pensato che potesse riferirsi a Katsumi visto che, per quanto ne sa, erano entrambi membri dell'Akatsuki e quindi dovevano sicuramente conoscersi. Ma è da quando l'albino le ha chiesto aiuto a cercare un certo paziente di nome Goryo che non ha più sue notizie e dato l'allontanamento del Nara dall'Alba probabilmente anche Azrael non deve più avere sue notizie. O forse, semplicemente, non ha affatto pensato a lui. Chissà? Non replica in alcun modo lasciando alla figlia la parola. L'ascolta mentre si spiega, mentre continua a parlare e si ritrova a sorridere distante quando la chuunin le dice che se dovessero pensare che lei stia sbagliando, hanno il suo permesso di rimproverarla e dirglielo. La cosa la fa un po' ridere: una figlia che autorizza i genitori a sgridarla. Forse Kaori sta sbagliando tutto. Ma non vuole pensarci ora. Vuole soltanto godersi la sensazione di avere la sua bambina nuovamente a casa, finalmente stretta fra le sue braccia. < D'accordo. Mi sembra un buon compromesso. > sorride piano la Hyuga prima di sentire il corpo della Yakushi scostarsi appena e prenderle le mani. Adesso si guardano negli occhi, l'atmosfera è tesa ma non fra loro. Sono entrambe preoccupate, entrambe travolte da un profondo senso di paura e ansia per quello che potrebbe esser successo alla ragazzina senza che lei ne abbia persino ricordo. Ma sono insieme, l'una stretta all'altra, e niente avrebbe potuto separarle. Non di nuovo. La bambina dice di voler incontrare Magnus, di voler scoprire la verità ed anche di voler fare il possibile per aiutare la sua mamma, per starle vicino e per rendersi utile persino con la situazione di crisi che al momento sta vigendo alla Foglia. < Va bene. Allora ti porteremo da lui. > annuisce la Consigliera guardando Kouki negli occhi, con ferma dolcezza. < Io e papà saremo lì con te, in ogni momento. E insieme vedremo come rimettere tutto a posto. > la conforta carezzandole il dorso della mano con lenti movimenti circolari del pollice. < Per quanto riguarda me... tutto quello che voglio è saperti al sicuro bambina mia. Non c'è niente più di questo che possa rendermi felice. > le sorride, affettuosamente, tentando di stringerla una volta ancora, di poggiare il viso sul suo capo e di chiudere gli occhi con forza per meglio godere della sensazione del corpo della sua bambina fra le braccia. < Sono davvero felice che tu sia di nuovo qui, piccola mia... > sussurrerebbe, alla fine, con tutta la sincerità di cui è capace. Sua madre è lì, e la Yakushi è con sua madre. Ci ha messo un po’ per capire che tutto è possibile anche se non sono legate dal sangue, che può considerarsi comunque sua figlia. Una parte di lei ancora fatica ad accettarlo e per questo motivo ogni tanto ha bisogno di conferme che si ripetono sempre uguali. Non ha mai avuto una madre e non è riuscita a scoprire quale sia la sua biologia, colei che ha donato quella parte del suo dna, ha avuto, da quel che ricorda, sempre Otsuki ha crescerla, ma è innegabile che comunque le siano mancati quei momenti speciali che ci sono tra una madre e un figlio. Qualcosa che Kaori, sua madre, potrà comunque e ancora avere nel caso abbia un bambino tutto suo, da crescere, mentre la Yakushi non potrà mai recuperare un’infanzia del genere. Si stringe a lei, ancora una volta colpita da quei pensieri dolorosi dove quella paura latente si fa sentire e le stringe il cuore, in questo preciso istante è un dolore che quasi supera il fatto che la sua vita sia una bugia. <Bene. Mi sento molto più sollevata ora che abbiamo parlato.> ammette sincera, mentre ora la guarda negli occhi e le stringe le mani, non vorrebbe mai più separarsi da lei, godersi quel momento intimo e solo loro. Lascia che lei le accarezzi il dorso delle mani, le parli e la rincuori, ed è tutto quello che per il momento desidera. <Farò attenzione, per non farti preoccupare.> sorride in maniera delicata, come se non ci fosse più alcun peso su di lei, nessuna paura inerente ai sentimenti della madre. Si lascia abbracciare senza alcun problema e ricambierebbe stringendosi a lei con tutte le sue forze, aggrappandosi ed ascoltando il suono del suo cuore attraverso vestiti e petto. <Ora… bisogna pensare anche al matrimonio.> aggiunge dopo qualche attimo, con calma e titubanza, come se fosse una questione delicata ma vuole solamente portare più gioia in quella stanza, focalizzarsi sulle belle cose insomma. <Sono davvero felice per voi, sai? Sul serio. Come ti senti? Sapete già quando?> in tutto questo non si distaccherebbe ancora dalla madre, ma rimarrebbe abbracciata a lei, occhi socchiusi e respiro tranquillo, rilassato, rimanendo in ascolto sia delle sue parole, sia del battito del suo cuore, un suono davvero rilassante e dolce. Entrambe si privano di un peso enorme dalle spalle. Si sentono più leggere, più tranquille e- più vicine. Si godono quel momento tanto ricercato nel tempo, quella vicinanza che per mesi è mancata ad entrambe e si crogiolano nella consapevolezza che qui, ora, in questo esatto momento, sono finalmente insieme. Madre e Figlia. E tutto va bene. Non importa della guerra che potrebbe star per scoppiare al di fuori, non importa delle morti, dei doveri, delle missioni. Importano solo loro, ora, per un infinito istante sospeso nel tempo. E Kaori si perde in questa dolcezza amara, respinge ogni altro pensiero, ogni paura, ogni preoccupazione. Allontana il timore che prova ogni volta che pensa a sua madre, allontana la paura nei riguardi di Kuricha, tutti i suoi pensieri sono per Kouki e per Kouki soltanto. La tiene stretta a sé sorridendo quando lei le promette di fare attenzione e le confida di sentirsi meglio e le bacia piano i capelli con un gesto lento e gentile. Quando poi la bambina parla del matrimonio la Hyuga sorride ammorbidendo i tratti del viso, si scosta appena da lei e la guarda con espressione innamorata, dolce, le guance rosate per l'emozione del momento. < Sono contenta che la notizia ti abbia rallegrata. > le dice sinceramente andando ora a scostarle qualche ciuffo fuggiasco dal viso con un paio di leggeri cenni delle dita. < Ancora non abbiamo deciso una data. Con questa faccenda dei cultisti in atto abbiamo pensato che non sia esattamente un buon momento... ma penso che appena sistemeremo questa storia ci dedicheremo al matrimonio. In realtà penso che la mamma di Azrael stia già organizzando tutto. > sorride la Hyuga ripensando alla genuina felicità di Kaime alla sola idea del proprio bambino pronto a sposarsi. < Io... sono felice. Non c'è niente che vorrei più al mondo di passare la mia vita con Azrael. Lui è... incredibile. E ti vuole bene e... > si ferma ripensando ad una cosa importante che Kouki probabilmente non conosce. < A proposito. Ricordi la bambina Hyuga che ho ospitato nella vecchia casa poco prima della tua partenza? Harumi? Lei... ha un passato difficile, simile al tuo per certi aspetti. Alla fine è rimasta con noi e... beh, magari potresti parlarle. Sai, conoscervi... sarei tanto felice se andaste d'accordo. > le mormora con dolcezza pensando a quanto sarebbe importante per lei sapere le proprie figlie in buoni rapporti. E poi, per quanto ne sa, nessuna delle due ha propriamente degli amici, perciò forse avrebbero potuto trovare nell'altra una fedele e leale compagna. Effettivamente pensare e mettere in atto un matrimonio ora, con tutte le cose che stanno accadendo, non sembra essere qualcosa di giusto o adeguato… oppure potrebbe essere un buon modo di dare forza e coraggio al villaggio. Una speranza di futuro per tutti, un momento bello che indica quanto Konoha sia forte e destinata a superare ogni difficoltà. La guarda negli occhi, felice di vederla con quel viso rilassato, dolce ed innamorato. E’ felice che sia felice, tutto qui, non chiede nient’altro se non questo e un po’ di amore. <Si… mi ha rallegrata in effetti. Perché tu stai meglio grazie a lui e viceversa. Lui… sono sicura che non ti farà soffrire.> se poi anche lui dovesse rovinare tutto, sarebbe un duro colpo per la Yakushi, perché Az è l’ultima sua speranza di fiducia verso una figura maschile come padre. Non è disposta a farsi illudere e spezzare ancora una volta. <Uhm… mi sento in dovere di dirti…> ma si blocca, in realtà forse non si sente proprio sicura di questo. Parlarle di come ha reagito lei quando Fumiko era rimasta incinta, dirle che probabilmente ora non soffrirebbe come un tempo e non avrebbe desideri omicida verso un infante… forse può aspettare a quando ce ne sarà bisogno. Scuote la testa e sorride, scioccamente, non ha bisogno di dire proprio tutto. <No, nulla.> ritira tutto quanto e si tiene tutto per sé, ascoltando quanto Azrael le voglia bene, tuttavia la frase lasciata in sospeso la spinge a fissare la donna in maniera curiosa, inclinando appena il capo. <E?> le sembrava una cosa importante ma il discorso cambia quasi drasticamente. In un primo momento se ne sente disorientata e poi c’è quella nota quasi storta che viene espressa. Quelle parole scricchiolano e involontariamente le mani si stringono attorno a quelle di sua mamma. <Harumi… si.> ricorda che per un periodo l’avevano ospitata, ma ha avuto modo solo di scambiarci parole veloci di circostanza. Saluti e nient’altro. Prende un profondo respiro senza perdere quel suo sorriso dolce e appena tirato. <Che tipo di passato? In che senso è rimasta con noi?> non più come ospite? Non ha una famiglia? Questo la spaventa. La spaventa perché Harumi è una Hyuga, più di lei ha legami consanguinei con sua madre, lei ha più diritto rispetto alla Yakushi. Ma non vuole cadere in un errore simile, non vuole mostrare questo suo subbuglio interiore, quella paura sempre presente dietro l’angolo. Cerca di rilassare il viso, di esprimere a sua madre un sorriso dolce e cortese, leggermente intristito dalla paura. <Ma si, va bene. Ci parlerò e… andremo d’accordo, se per lei va bene.> sua madre sarebbe felice se loro due andassero d’accordo, e lei vuole che sua madre sia felice. Dunque è quello che farà, si sforzerà e si impegnerà affinchè Harumi diventi qualcuno di importante per la Yakushi. Quella convinzione accentua di più il suo sorriso, lo rende più vero, più sincero, vuole davvero provarci per far felice sua madre. <Non ti devi preoccupare, ci penserò io.> sospira, dopo tutto lei è cresciuta in questi anni, non è più propriamente una bambina, ma un’adolescente, mentre Harumi è ancora una bambina, sola, in un certo senso potrebbe anche capirla e magari prendersene cura come… sorella maggiore? Il pensiero rende la giovane Yakushi un po’ strana, tra l’orrore e il divertito, ma ci deve provare così starà meglio anche lei. Vedere come Kouki abbia imparato col tempo a fidarsi di Azrael la solleva. Aveva paura che dopo quanto accaduto con Raido non si sarebbe più fidata di un uomo, di un presunto 'padre', ma a quanto pare ha trovato la forza di lasciare entrare il Nara nel suo cuore. Si fida di lui e si fida di lasciargli Kaori per le mani, un pensiero tanto tenero e semplice da commuovere la Hyuga. < Ne sono sicura anche io. > le rivela in tutta la sua vulnerabilità, inclinando appena il capo con fare interrogativo quando, poco dopo, Kouki inizia una frase per poi ritrattarla subito dopo. < Mh? > un verso appena abbozzato che esce dalle sue rosee portandola quindi ad umettarsi le rosee e sorriderle. < Puoi dirmi qualunque cosa Kouki, lo sai. > le ricorda continuando a carezzarla. < Quando sarai pronta, ovviamente. > aggiunge non volendo in alcun modo metterle fretta o pressione. Tutto sembra andare per il meglio, l'agitazione, la tensione che fino a quel giorno aveva provato nel pensare alla sua bambina svaniscono sostituiti da una leggerezza quasi inaspettata. Tuttavia nel momento in cui Kaori parla di Harumi, è percepibile un lieve mutamento nell'atmosfera. Kouki continua a sorridere, ma è palese l'ombra che oscura appena i suoi tratti, la sua voce. La Hyuga sorride dolce alla reazione della Yakushi, al modo in cui accetta tutto senza protestare, promettendole che avrebbe fatto come richiesto. < Non devi andarci d'accordo per forza. Non devi sentirti costretta a legare con lei o meno. > le spiega Kaori guardandola dritto negli occhi. < Ho pensato che date le somiglianze fra voi avreste potuto trovarvi bene insieme, perché potete capirvi come nessun altro può fare e questa è una cosa rara e importante, credo. > continua la Hyuga sorridendole. < Tu prova soltanto a.. conoscerla. E se andrete d'accordo ne sarò contenta, altrimenti... beh, continuerò comunque a volervi bene. > la rassicura con dolcezza stringendosi nelle spalle. < Anche lei è stata-- creata, come te. > spiega in risposta alle domande poste dalla Yakushi. < Un uomo l'ha creata per raggiungere un proprio obiettivo e le ha insegnato quello che a lui interessava lei conoscesse. Quando è arrivata qui non ricordava nulla, era sola e disorientata. Adesso ha imparato a vivere a Konoha, è una kunoichi del Villaggio, ma credo che a volte si senta ancora... fuori luogo. > ammette un po' tristemente abbassando lo sguardo. < Sta facendo del suo meglio per andare avanti ma mi sembra che gli unici veri legami che abbia stretto siano quelli con me ed Azrael. > continua con un mezzo sospiro. < Comunque, voglio che tu sappia che io ti vorrò comunque bene a prescindere che voi due andiate d'accordo o meno, intesi? > le dice dopo poco tornando a guardarla con rinnovato affetto. Si fida di Az, tanto quanto si fidava di Raido, anzi… ad essere sinceri si fida ancora di più del Nara perché ha alle spalle l’esperienza dolorosa dell’Oboro. Il rapporto che ha col Nara, con colui che ora considera suo padre, è stretto, si, ma anche molto pericoloso. Perché nel caso qualcosa andasse storto da parte di lui, la Yakushi ne soffrirebbe ancor di più. E’ una grande responsabilità quella del Nara in effetti, ma le cose stanno andando bene e andranno bene, di questo la ragazzina ne è certa. Loro si sposeranno e… si, forse avranno dei bambini loro. A tal proposito lei si blocca, mentre sua madre la sprona a continuare, coi suoi tempi però, ma la Yakushi sente che deve dire qualcosa, sente di dover snocciolare tutta la questione. <Ecco… a proposito di figli. Insomma, voi vi sposerete ed è probabile che forse, magari, avrete dei figli vostri.> la prende un po’ alla larga, così come Az ha fatto con lei col discorso dell’Uchiha. <Io… non ho reagito bene quando Fumiko e Raido hanno avuto la bambina. Mi sono sentita minacciata e ancora adesso mi sento minacciata da pensieri simili, volevo togliere di mezzo quella bambina…> corruga la fronte perché detta così non sembra affatto una rassicurazione come avrebbe voluto. <Ma ora le cose sono diverse. Io sono cresciuta, mi sento meglio e più forte. Il pensiero mi fa ancora paura, ma voglio che tu sappia che nel caso non devi temere una mia reazione, okay?> mette le mani avanti, perché loro sono giovani, si amano, si sposeranno, il pensiero che possano avere dei figli, a meno che non abbiamo impedimenti medici, è palpabile e quasi ovvio. <E’ giusto, è bello… insomma, dei figli vostri… e io non darò di matto, promesso. Anche se doveste amarli di più, so che… sarebbe normale, insomma.> sente il bisogno di affermare questo suo miglioramento rispetto ai tempi con Raido. Quando tentò di castrarlo dalla rabbia, ora non farebbe mai una simile. Vuole rassicurarla, ma allo stesso tempo renderla partecipe sia del suo miglioramento che, però, della sua profonda paura. Persino Harumi avrebbe più legami per via del clan, non vuole provare l’odiosa sensazione di essere messa da parte. E’ sincera, sentiva il bisogno di mettere in chiaro quel suo aspetto, e lo fa col sorriso, così come continua a sorridere quando si passa all’argomento Harumi. Rimane in silenzio, vicina a sua madre, non si allontana ed ascolta la storia della bambina Hyuga. Quello che è successo, e il non metterle fretta in quella circostanza. Si sente rincuorata dal fatto che comunque Kaori le vorrà bene, qualsiasi cosa succeda, basta che almeno la Yakushi ci provi, ci parli. Annuisce, sentendosi più leggera e ammorbidendo il sorriso. Ci sono somiglianze fra lei e la bambina, ma lei rimane comunque una Hyuga ninja di Konoha, molto più vicina a Kaori stessa. <Ci proverò, si… come la devo considerare? Lei… sta con noi nel senso che… insomma. Per te chi è?> quanto impacciata, persino arrossisce per quanto imbarazzo sta provando nel portare una domanda simile. Il balbettio impercettibile che tira fuori solo in momenti come questo. L'argomentazione sollevata da Kouki porta Kaori a riflettere attentamente sull'intera faccenda. Comprende quanto la bambina le rivela e ammette di averci pensato in passato quando aveva immaginato un futuro con Raido e dei figli solo loro. Lei e Azrael sono l'unica famiglia di Kouki ma loro possono comunque creare una famiglia tutta loro della quale la ragazzina non sentirà di far mai realmente parte. E' un po' quello che lei stessa prova quando pensa ad Ai e Ken. Azrael le ha più volte ripetuto che fanno parte dello stesso nucleo, che vuole averla nella vita dei suoi ragazzi anche se hanno già un'altra madre, ma lei si è sempre sentita impossibilitata a sentirsi un familiare per loro. Sorride amaramente quando la bambina termina il suo discorso e, prendendosi qualche attimo per riordinare le idee, espira piano svuotando i polmoni dell'aria dapprima raccolta. < E' un sentimento comprensibile il tuo, Kouki, davvero. > replica alla fine guardando la chuunin con dolcezza. < Provo la stessa cosa nei riguardi dei figli di Azrael. Per quanto lui mi abbia detto di essere parte della famiglia, io non mi sento tale. Mi sento come una estranea fra loro. > le confessa a bassa voce guardandola con una lieve traccia di apprensione. < Perciò so che forse quello che dico potrebbe non essere sufficiente a tranquillizzarti. Ma, davvero... anche se avremo un figlio nostro non ci dimenticheremo di te. Non verrai messa da parte e non ti ameremo di meno. > le dice con fermezza e sincerità cercando di imprimere in quelle parole tutta la sua convinzione e la sua sicurezza. < Rimarrai comunque la nostra piccola Kouki e ti vorremo comunque bene. E non voglio vedere la cosa come un voler più bene all'uno che all'altro... non devo scegliere fra nessuno. E poi... se avrò un figlio tu avrai un fratello. O una sorella. Non è che ci perdi qualcosa, ma è qualcosa in più che non hai mai avuto... no? > le domanda, dolcemente, cercando di mostrarle un altro punto di vista. < Ad ogni modo, quando succederà, sentiti libera di parlarmene così potrò rassicurarti e ricordarti che ti vorrò sempre bene, qualunque cosa accada. > le dice, affettuosamente, carezzando piano la sua mano ancora stretta fra le sue, per poi ritrovarsi ad udire la domanda della bambina e tacere per qualche istante. < Harumi non ha mai avuto una famiglia, proprio come te. E in questi mesi ci siamo presi cura di lei e ci siamo affezionati a lei. E lei a noi. > spiega Kaori con fare cauto, gentile, attenta a come dare la notizia alla Yakushi. < Puoi considerarla... una sorella? > azzarda, timidamente, con un sorriso attento. La guarda negli occhi con uno sguardo… stranito quasi, ma che pian piano si fa sempre più sorpresa fino a sfociare in un timido e amaro sorriso. Sua madre la comprende, capisce perfettamente cosa prova, per via di Ai e Ken, sa quanto faccia male, quanto sia triste e quindi di conseguenza credere senza ombra di dubbio che tutto vada bene. Comprende cosa significhi non sentirsi parte di qualcosa, nonostante tutti le dicano che non è così. Si sente compresa fin nel profondo e questo la porta a sentirsi più leggera, a sentirsi meglio. Stringe le mani della donna e le sorride, ascoltando in silenzio quello che le viene detto… lei lo comprende e crede nella sincera affermazione di sua madre. Perché? Perché dato che si comprendono e hanno gli stessi sentimenti in merito, sa che quanto le dice è la verità. <E’ ovvio… che lui è vostro, perché è il frutto della vostra unione, del vostro amore. Ma mi fido di voi, e credo alle tue parole.> ammette con maggior sicurezza ora, più serena in viso e gli occhi ambrati sembrano mostrare una qualche emozione in merito a un futuro bambino. Il sorriso si allarga e accenna a una piccola risata, tranquilla, sincera, così spontanea da far quasi paura. <Un fratello o una sorella.> quella prospettiva… le piace, perché in un certo senso sembra un preludio a una sorta di tranquillità inconscia, che potrebbe benissimo trasferire anche ad Harumi… forse. Per lei è comunque qualcosa di possibile, ma ancora lontano, avrà tutto il tempo di abituarsi all’idea, tutto il tempo per ritrovare se stessa prima. Già il solo discorso che riguarda la piccola Hyuga, le mette non poca ansia e con calma attende che sua madre le riveli cosa sia la bambina per lei. Il tono è calmo, gentile, le mani accarezzano quelle della Yakushi per poi farle quella specie di rivelazione. <Una sorella. Ho capito, va bene.> sussurra, le labbra riesco a far trapelare solo quello, eppure sente che in qualche modo è come se lei fosse stata sostituita mentre era via. Abbassa il viso così da non mostrare quell’ombra che le passa negli occhi, ma ancora una volta non vuole rovinare nulla e tutto quello che farebbe, sarebbe di tornare a stringersi fra le braccia di Kaori, se possibile, accucciarsi contro il suo petto e sentire lei, e solo per lei, quel dolce abbraccio che per mesi le è mancato. Una risatina leggera scuote il corpo della Hyuga quando sente le parole di Kouki, sentendosi comunque assai più sollevata quando nota il modo in cui la Yakushi vada mostrandosi appena più rilassata dopo aver ascoltato le rassicurazioni della madre. < Beh, ehi, non c'è ancora nessun bambino, quindi non preoccuparti > la rassicura ridacchiando, sebbene la nausea che proprio quella mattina l'aveva colpita le abbia fatto temere tutt'altro. Ma ancora nulla è certo e per ora non vuole dare preoccupazioni alla bambina senza avere una risposta certa in mano. Rimane così, con Kouki stretta fra le braccia a bearsi della sua risatina, dell'espressione che le si dipinge in volto al pensiero di un possibile fratello o di una possibile sorella. E' contenta di pensare che l'idea possa quasi piacerle, se solo ci si fosse abituata e spera con tutta se stessa che se mai dovesse capitare, non si ritrovi a soffrire quella condizione. Anche il discorso su Harumi sembra giungere infine a termine e la Hyuga si ritrova a non replicare altro quando Kouki accetta quella situazione. Si limita a rimanere seduta sul suo letto con la chuunin fra le braccia tentando di cullarla contro il proprio corpo e di poggiare il viso sul suo capo, sui suoi capelli corvini, volendo conservare nella memoria questo momento solo per loro. < Ma adesso non pensiamoci. Adesso pensiamo solo a festeggiare il tuo ritorno... > sussurra a mezza voce, alla fine, volendo lasciare alle spalle ogni timore e preoccupazione per limitarsi a rimanere lì, con Kouki, per recuperare un po' del tempo perduto. [ END ] E’ tutto perfetto in questo momento, niente che possa disturbarle, nulla che possa turbare questa pace ritrovata. Ci sono stati scambi di opinioni e momenti di tensione, è vero, ma tutto si è risolto parlando. Che gran bella cosa la parola, permette di comprendersi a vicenda e fortificare un legame, così come è in grado di distruggerlo. Rimane tra le braccia di sua madre, confortata da quei pensieri, dai suoi gesti, dalle sue parole. L’idea di un bambino è lontana nella mente della Yakushi, e sorride appena sente le prima parole in merito. <Mh.> annuisce lentamente, non volevo disturbare più di tanto la posizione ottenuta in questo momento, stretta nelle sue braccia. Non c’è ancora nessun bambino, dunque è qualcosa che affronterà più avanti nel tempo e questo le da motivo di tranquillità. Ora vuole solo pensare a rimanere con Kaori e basta. Appoggia la testa sul suo petto, ne ascolta il cuore, così calmo e ritmico, tanto dolce da cullare il sonno. E’ felice che stia andando tutto bene, ora non resta che affrontare questo Uchiha e scoprire quanto le è successo, ma non oggi. Oggi non ci vuole più pensare. Oggi sta bene così dov’è e com’è. <Festeggiare?> non ci aveva pensato, ma forse potrebbero davvero fare qualcosa insieme, intende oltre a rimanere a coccolarsi. <Potremmo… poi uscire a mangiare qualcosa? Bere un thè… uhm… non so come si festeggia esattamente.> borbotta imbarazza, ma tutto quello che sa e che vuole, è passare la giornata in santa pace con sua madre. Renderle tutto più leggero, aiutarla, farla sentire bene. Tutto ritornerà al proprio posto e la Yakushi non avrà più nulla da temere… i serpenti, i suoi obiettivi, la sua famiglia, è tutto… perfetto. Si lascia cullare dalle braccia di Kaori, dalla sua presenza e dal suo profumo, in seguito la giornata sarà tutta per loro. [end]