Memories
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Giocata del 10/01/2019 dalle 10:38 alle 19:36 nella chat "Dojo Hyuga"
Gli occhi ambrati della giovane Yakushi s’aprono di scatto passando dal sonno profondo alla veglia nel giro di pochi secondi. Dove si trova? Cos’è successo? Osserva un soffitto che non vedeva da molto tempo. Mesi. Alla fine ce l’ha fatta, non è vero? Ha il terribile dubbio che stia sognando ogni cosa, magari è morta o forse non è mai partita, e se invece si trovasse ancora in quella grotta? No, in effetti quel soffitto non l’ha mai vista ad essere sinceri, quindi cerca di fare mente locale e si ripercorrere tutti i passaggi che sono avvenuti negli ultimi giorni. E’ tornata da Oto, era ferita, non è proprio tornata in realtà, Az è venuta a prenderla. Kaori l’ha curata, lei era arrabbiata, non c’è stata la riunione che pensava e ne è rimasta confusa. Infine ha dormito e finalmente ricorda che è da alcuni giorni che si trova al dojo Hyuga. Rilassa i muscoli del viso e dischiude le labbra in un sospiro. Un intenso stato di rilassamento e torpore inizia a coinvolgere ogni suo singolo muscolo, ogni sua singola cellula, è riuscita a portare a termine il suo obiettivo e ora può riposare e riprendere la sua vita normale in attesa che avvenga qualcos’altro. I lunghi capelli neri e lisci come la seta sono abbandonati sul cuscino, s’aprono come raggi di un sole nero attorno alla sua testa, ciocche lunghissime che devono essere pettinate. Il viso pallido e privo di imperfezioni che accoglie lineamenti giovanili ma che hanno ormai abbandonato i tratti infantili per far spazio alla sua adolescenza. Nonostante la sua crescita anagrafica non spicca certo in altezza e il corpo risulta sempre minuto, al limite del sottopeso. Si mette lentamente aiutandosi con le mani e poi inizia a tastarsi il torso dove aveva quelle brutte ferite, ora pare stare meglio fortunatamente. Una volta in piedi abbandona il pigiama, si lava, e indossa vestiti più comodi e adatti alla giornata, in realtà consistono in un paio di pantaloni attillati, ma elasticizzati, di colore nero, e al di sopra una maglia che le scende morbida lungo i fianchi, colore blu e a maniche lunghe, più larga dei pantaloni e semplice, senza stampe di alcun tipo. In vita si allaccia il coprifronte di Kusa, in modo che la placca di metallo sia ben visibile e la usa come cintura leggermente più pendente da un lato. Coi piedini scalzi e passo lento si dirige poi verso un qualsiasi specchio per iniziare la lunga crociata insieme alla spazzola che la porta a pettinare i lunghi capelli, districando i nodi e nel mentre osserva con aria assorta il proprio riflesso. Non ci vede più Mirako da moltissimo tempo, un po’ le manca ancora, ma sa che ormai è tutto passato, vive in lei ed è una parte di lei. Appoggia la spazzola e continua a guardarsi… forse è il caso di farsi qualche acconciatura? Prova con una treccia, ma la disfa subito. Non le piace. Prova con una coda e con lo chignon, ma non c’è niente che la soddisfi e prima di iniziare a innervosirsi per una simile sciocchezza, abbandona l’idea e lascia i capelli sciolti, con la frangia ormai lunga che le nasconde appena lo sguardo. Un altro sospiro e la mente torna a sua madre Kaori e suo padre Azrael… erano sconvolti, ma non riesce ancora a comprendere la reazione di sua madre per quanto riguarda Otsuki. Mostro. Perché mai dovrebbe essere un mostro colui che l’ha creata e le fa da maestro? Impossibile per lei ricordare che la sua mente è stata cambiata e manipolata da lui e il suo amico, per lei dunque è altrettanto impossibile comprendere il perché di quel ‘mostro’. E’ quello che ora la preoccupa e la confonde, non le permette di rilassarsi come vorrebbe e come si aspetterebbe dopo il raggiungimento di un simile suo obiettivo. Dovrebbe essere solo felice, tutti dovrebbero esserlo, e invece non è così. Perché? Scuote la testa e finalmente uscirebbe dalla stanza, per andare dove non lo sa, ma intanto esce. [Chakra: On] Quella mattina ha visto Azrael svegliarsi persino prima del solito. Come tutti i giorni ha iniziato il proprio corso con gli esercizi fisici e la cura del proprio corpo, salvo poi uscire di buon mattino per recarsi da Ichiraku a prendere un po’ di cose buone da mangiare. Perché? Perché il senso di colpa nei confronti di Kouki non lo abbandona dal momento esatto in cui lei gli ha recriminato di non essere andato a cercarla, di non essersi preoccupato per lei, benché lo stesse facendo per richiesta della stessa Yakushi. Il Dainin non è abituato a prendersi cura delle altre persone. Chi conosce la sua storia sa perfettamente che, nella vita, si è sempre preso cura esclusivamente di se stesso, neanche troppo bene a dir la verità. Ma negli uiltimi tempi, col ritrovamento di Ken e Ai, con la sua nuova relazione con Kaori e con queste nuove responsabilità da prendersi sta cercando di imparare nel più breve tempo possibile e nel miglior modo possibile. È così che dovrebbe comportarsi, no? Eppure sente sempre che qualcosa gli schiaccia il petto, non tanto il peso delle resonsabilità, ma il timore che qualcosa possa andar storto per le persone che ama, che siano amici, familiari o compagne di vita. Dopo aver salutato cordialmente Ichiraku ed aver preso quanto si era prefissato di comperare farebbe una cosa che, in teoria, Kouki gli aveva chiesto di non fare, ma che al momento gli è necessaria. Tramite il sigillo dell’empatia le andrebbe a dare poche semplici direttive “Sto per dislocarmi da te, se sei in compagnia di qualche Hyuga che non sia Kaori ti prego di allontanarti.” Tali sarebbero le sue parole, prima che possa comporre il mezzo sigillo della capra innanzi al petto e liberare il chakra dagli tsubp di tutto il corpo per permeare sia il proprio fisico, sia la busta di carta che reca con sé. Aprirebbe il legame col sigillo dellHiraishin che si trova sulla nuca di Kouki e userebbe il proprio chakra per comparirle davanti, non dietro come lei stessa gli chiese di non fare, e di ricercarla immediatamente con lo sguardo, assicurandosi anche che non vi sia nessuno intorno. Il Dojo Hyuga è un posto molto riservato, esclusivo per i membri del clan. Avesse dovuto raggiungerlo a piedi ci avrebbe messo il doppio, se non il triplo del tempo e non è neanche detto che lo avrebbero fatto passare, in assenza della capoclan. < Buongiorno. > La saluterebbe in tono calmo, pacato, tendendole la mancina con la busta di carta piena di piccoli pacchetti ancora fumanti < Qui ci sono dei dorayaki e qualche biscotto, così puoi fare colazione. > Sul volto gli si distenderebbe un sorriso carico di affetto e serenità. È contento di vederla riprendersi, di rendersi conto che le ferite che l’avevano quasi portata alla mrte giorni prima ora sono soltanto un lontano e sbiadito ricordo. È contento di vedere che, nonostante tutto, la sua bambina sta bene. [ Dislocazione Istantanea | Chakra ON ] Si guarda intorno come se si trovasse in territorio straniero e nemico, vuole evitare contatti troppo prolungati con persone che non conosce e non ha nemmeno molta voglia di parlare, salutare, sforzarsi di essere cordiale con gli sconosciuti. E’ pieno di Hyuga lì dentro probabilmente, che siano venuti ad allenarsi o meno, non le importa, ma lei osserva il corridoio poco fuori dalla stanza per assicurarsi di non essere vista. Le uniche persone che vorrebbe vedere sono i suoi genitori… e si, anche lui, Rasetsu, deve chiarire anche con il rosso e sperare che non le faccia una scenata. Accenna un mezzo sorriso divertito ad immaginare le probabili reazioni di lui, ma è anche possibile che possa essersene fregato, non lo sa. Ad ogni modo sente che deve riprendere in mano la sua vita e ricominciare coi propri doveri, che purtroppo sono tutti a Kusa, un senso di amarezza nel dover ricominciare la sua vita da pendolare ma non può farne a meno. All’improvviso però ecco che la voce di suo padre irrompe nella sua mente, veloce e di colpo, lei non se l’aspettava e sussulta sul posto come fa sempre quando qualcosa di nuovo, o alla quale non è abituata ancora, la prende alla sprovvista. Apprezza che l’abbia avvertita, lo apprezza davvero molto e si guarda con foga intorno non volendo ritrovarsi nel corridoio, quindi rientra in stanza, richiude velocemente la porta alle sue spalle e si pone con la schiena contro di essa. Non teme di ritrovarselo alle spalle, si fida di lui, ma le da un senso di sicurezza. Non appena Az le compare davanti, il viso della Yakushi si distende in un sorriso sollevato e dolce, è felice di vederlo, è felice di essere ancora con loro. I sentimenti verso di loro e i legami creati non sono mutati per fortuna. <Papà.> lo chiama, ha smesso di farsi problemi e ha smesso di accavallare sopra di lui l’immagine di Raido. Basta, non vuole più pensare all’Oboro come tale perché ancora troppo dolore le procura. Si allarga il sorriso, gli occhi si illuminano dando vita a un’espressione degna di una ragazzina senza pensieri e problemi. <Buongiorno, come stai?> distacca la schiena dalla parete e avanza di qualche passo verso di lui, lentamente e con lo sguardo che si alterna dai sacchetti alla figura dell’uomo. Non si arresterebbe di certo e continuerebbe a camminare fino a quando non cercherebbe un contatto diretto con lui, un abbraccio. Allargherebbe le braccia e cercherebbe di stringersi a lui, circondando la sua vita con le sue braccia, ricercando un abbraccio, quell’abbraccio che non ha sentito con sua madre e che tanto vorrebbe anche da lei. Era così distante e non ne capisce il motivo, per questo ora si aggrapperebbe con tutte le sue forze, sembra, alla figura del Nara. Se lui glie lo avesse permesso poi lei si distaccherebbe di qualche passo per osservarlo ancora, il sorriso sempre mantenuto, sempre dolce e felice, forse c’è un lieve cenno di angoscia per via dei suoi pensieri, ma nulla toglie che si sente felice di vederlo. <Grazie, mangi insieme a me?> domanda e intanto gli fa cenno di sedersi pure sul tatami, lei farebbe altrettanto, così da poter essere comodi e tenere i sacchetti lì in mezzo fra loro e se succedesse inizierebbe a guardare all’interno di essi. <Hai… visto la mamma? Come sta?> si sente quasi in difetto a chiedere di lei, come se temesse di ricevere risposte poco gradite come per esempio che sia ancora arrabbiata con lei. [Chakra: On] Non appena le compare davanti viene colpiito dalla reazione assolutamente naturale della piccola Yakushi. Sembra così—normale. Chi ha vissuto dei traumi in passato sa, sa perfettamente, che i suddetti traumi si possono superare, ci si può convivere, ma non si può di certo dimenticare così, tornare ad essere delle persone normali che ignorano le cose più orribili che possano succedere nella vita di un essere umano. Tali pensieri, però, non verrebbero espresse in alcun modo dal volto del Nara che si limiterebbe a sorriderle e ad avvolgerle il braccio libero attorno le esili spalle, accettando di buon grado quell’abbraccio affettuoso. Quando la piccola si distacca il Dainin si scopre desideroso di prendersi cura di lei ancor più di prima. Annuisce quando la Yakushi lo invita a sistemarsi sul tatami e così fa, con le ginocchia poggiate sullo stesso e la busta poggiata tra di loro. < Certo che mangio con te, sto morendo dij fame. > Le risponde, prima di affondare la mancina nella busta per estrarne un biscotto ancora caldo di forno, con la punta coperta da un sottile strato di cioccolato. Prima di ingurgtarlo, però, poserebbe lo sguardo sul volto della bambina, ascoltando le di lei parole ed il modo insicuro e quasi colpevole con cui vengono pronuhnciate. Il tono tranquillo e sereno con cui lo aveva chiamato papà sfuma rapidamente parlando della mamma, di Kaori. Il Nara, tuttavia, non si scompone, limitandosi a inclinare il capo verso la spalla sinistra con un piccolo sorriso ad incurvargli le rosee labbra < Io sto bene. Insomma, sono sempre stressato e in movimento, ma sto bene. Tu, piuttosto, ti sei ripresa? > Le domanda, prendendo poi un morso del proprio biscotto per masticarlo piano e con cura, meditando sulla risposta da dare in relazione alla successiva domanda. Che abbia visto Kaori negli ultimi giorni è quasi sontato, ma dire con certezza come la Hyuga si sente è un po’ più complicato, soprattutto verso una delle persone che, seppur indirettamente, sono causa delle apprensioni della Jonin. < Persino io l’ho vista poco negli ultimi giorni… > Principia, mandando giù il boccone e parlando in tono misuratamente calmo, come si parlerebbe per ammansire una belva spaventata e pronta a mordere per difendersi. < Credo stia soffrendo la solitudine. Con la sparizione di sua madre, la tua assenza e quella di una genin del clan di cui si era presa la responsabilità, beh, sta uscendo un po’ fuori di testa, ecco. > Il sorriso gli si allarga sul viso candido, i denti bianchissimi a venir scoperti dalle rosee in un’espressione colma di affetto non solo per la Yakushi, ma per la stessa Hyuga di cui sta parlando. < E’ un periodo complicato e la mamma ha bisogno di tutto il supporto possibile. È—molto preoccupata per te. Ti ha visto in condizioni che, da medico, ha subito considerato quasi fatali e sa che la tua vicinanza ad Otsuki non è una cosa buona per te. Non può dirti cosa fare, ma allo stesso tempo non sente di poterti lasciar fare cose che lei crede ti mettano in pericoli enormi ed ingestibili, ecco tutto. > Le spiegherebbe, mandando giù l’altra metà del biscotto che reggeva tra le dita, coprendosi la bocca col dorso della mano per evitare di farf cadere qualche briciola a terra. [ Chakra ON ] Anche lei si siede con le ginocchia sul tatami e il sedere sui talloni dei piedi nudi, mostrando le piante dei piedi bruciate ormai da anni al soffitto. Osserva i sacchetti e ci guarda dentro, come una normale bambina curiosa che non abbia mai sentito sulla propria pelle nessun tipo di trauma emotivo o fisico… ma delle domande se le sta facendo. Perché ha tutte quelle cicatrici? Sorride candidamente ad Az quando sente quella prima frase e mangiare insieme a lui le dona una certa felicità che difficilmente può lasciare il suo animo adesso. Osserva il biscotto che egli prende dal sacchetto e gli occhi si illuminano ancora di più, curiosi e attratta da quel che vede. Sembra buono e ha come l’impressione di non essere abituata molto ai biscotti. Infila la mano nel sacchetto ed estrae anche lei lo stesso tipo di dolciume, osservandolo e rigirandolo tra le mani, soffiando appena su di esso per via del calore e semplicemente ne morde la punta di cioccolato e inizia a masticare con calma, attendendo l’esplosione di sapori nella sua bocca. <Sei stressato per quello che sta succedendo qui?> azzarda la domanda dopo che ha ingoiato il pezzetto di biscotto ovviamente, e lo guarda in volto, dritto negli occhi, con espressione dolce ma preoccupata. Lei non conosce molto bene ed approfonditamente la questione, solo quanto le hanno detto i suoi genitori e quanto ha letto sul giornale sotto consiglio di Az, ma ha capito che c’è un problema che riguarda loro e il villaggio. Lei non appartiene a Konoha, ma stando lì non vede perché non dovrebbe dare una mano se capitasse qualcosa. <Si, io mi sento meglio, almeno fisicamente… emotivamente dovrei essere felice, ma non mi sento così.> ammette sincera, per via di quei suoi pensieri. Ad ogni modo riprende a mangiare il biscotto ed ascolta con attenzione tutto quello che le viene detto riguardante Kaori. <Ora vi sposerete, avrà il tuo supporto e la tua vicinanza come marito e famiglia, io sono qui e sono tornata ora. Se ha bisogno di aiuto io ci sono, ma l’ho sentita così distante da me…> si confida con lui nella speranza di poter comprendere meglio e agire anche per il meglio nei confronti di sua madre. Vuole a tutti i costi risolvere la questione. <Io non capisco…> inizia ma si ferma, preferisce finire il suo biscotto, qualche altro piccolo morso, masticare con tutta calma e avere il tempo di riordinare le idee e le parole per poterle esprimere al meglio. Infine appoggia le mani sulle cosce, sul tessuto dei pantaloni, e in un gesto infantile si pulisce su di essi. <Non capisco questa preoccupazione, capisci? Non vedo… il perché, il pericolo. Comprendo invece la paura di avermi vista in quelle condizioni, capisco che si deve essere sentita sopraffatta dalla paura magari… dal pensiero che avrei potuto morire? Però… quello che riguarda il suo pensiero verso Otsuki, non lo capisco.> è dannatamente sincera in quanto dice, la confusione così palese nel suo sguardo e le labbra che si serrano con forza fino a mordicchiarsi il labbro inferiore. Rimane a fissare il sacchetto aperto e questa volta ne pesca un dorayaki. In silenzio se lo rigira tra le mani e lo osserva, l’aria assorta, combattuta ed abbattuta. Ha sbagliato qualcosa, ma non riesce a capire dove e cosa. [Chakra: On] non basterebbero anni di addestramento ANBU per mantenere una facciata così neutrale dinanzi alla propria figlia che parla dell’uomo che l’ha maltrattata per tutta la sua infanzia in quel modo. Per sentire una bambina così piccola soffrire così tanto per la distanza della madre senza battere ciglio. Eppure, Azrael, non muove un singolo muscolo facciale fuori posto. Non risulta freddo, ma comprensivo, affabile e tranquillo, anche mentre nella sua testa si scontrano pensieri e timori. < Oh, io sono nato stressato, piccola. Sono quel genere di persona di grande fama e talento a cui assegnano i lavori più disparati, dalle scartoffie in Magione alle lezioni in ccademia, per finire poi alle missioni S in cui rischio di morire da un momento all’altro. Non è la prima né l’ultima volta che Konoha è sotto attacco o che un cattivone minaccia di uccidermi, non è certo questo che mi butterà giù. > La mano destra si fa spazio nel crine corvino del Nara per ravviarlo all’indietro in un gesto fluido ed assolutamente rilassato. < E per quanto riguarda tua madre… la sposerò e sarò suo marito, ma è anche di famiglia ed amici che ha bisogno. Tutte le persone che ha sempre avuto intorno piano piano sono sparite e lei si è sentita impotente. Si sente ancora impotente, è questo il motivo del suo malessere, capisci? Sei sua figlia e ti vuole bene più che a qualunque altra persona al mondo, persino più che a me. Dalle del tempo, dille come ti ha fatto sentire e senza dubbio saprà eesprimerti tutto quello che non ha saputo dire o fare in Ospedale. > Conclude, prendendo un dorayaki e rigirandoselo nella mancina, soppesando attentamente le informazioni in suo possesso al momento. La paura di averla vista quasi morta può comprenderla, quel che non capisce è l’apprensione verso Otsuki. Come è possibile? Come può non ricordare quanto accaduto per mano sua? Il Nara si concentrerebbe per un istante, collegandosi mentalmente al sigillo dell’empatia che non solo comunica pensieri, ma permette anche di leggere le emozioni della persona alla quale si sceglie di applicarlo. Non direbbe nulla, sarebbe solo una fugace presenza, probabilmente neanche notata, nella mente della Yakushi. Il tempo necessario per comprendere la tremenda verità: Kouki sta dicendo il vero. Non sta nascondendo nulla, non che lo sospettasse, ma non sta neanche cercando di reprimere i ricordi legati allo scienziato. Non sente nulla se non confusione, nei suoi riguardi. E questo non può far altro che confermare le teoria del Nara, teorie di cui Kaori non si è ancora convinta del tutto. < Senti… aiutami a capire bene, perché io non ne so poi così tanto su questo tipo. Parlami di lui, di Otsuki, dimmi tutto quel che ricordi di lui sia quando sei stata ad Oto a cercare i serpenti, sia in qualunque altro momento della tua vita. Così, magari, potrò darti una risposta in merito alle preoccupazioni della mamma, mh? > La domanda uscirebbe dalle sue labbra come la cosa più naturale e semplice possibile, una sincera e curiosa richiesta, invece che una sorta di test per comprendere quanto la mente della Yakushi abbia accesso a delle informazioni che, lui sa, la lascerebbero con emozioni del tutto diverse dalla confusione e dal non capire la preoccupazione dei genitori. [ Chakra ON ] Lo guarda mentre sgranocchia quello che lui le ha portato, le guanciotte che si riempirebbero mentre mastica da un lato all’altro della bocca, e gli occhi grandi, profondi e sinceri che si fissano sul volto del Nara. Lo ascolta e si comporta con lui come se nulla nella sua vita fosse andata male, consapevole di chi sia e cosa sia, consapevole di quanto vuole e deve fare e di quel legame che la tiene collegata a Otsuki. I loro piani, le loro intenzioni, ma nulla che la faccia soffrire. Intanto cerca di capire suo padre e il suo essere stressato, inclina leggermente la testa da un lato facendo ondeggiare i neri capelli, lisci e morbidi, e capta quelle sue parole cercando di leggerne il volto. Lui è disteso, rilassato, è comprensivo e tranquillo. Come lei, a parte la confusione nella quale naviga. <Mh, già, immagino… ed è anche impossibile prendersi una vacanza dallo stress proprio per il ruolo che ricopri.> comprende come lo stress può effettivamente accumularsi. Prego di lavoro e responsabilità, ma impossibilitato a prendersi anche solo una piccola vacanza per rilassarsi del tutto proprio per via dei suoi doveri. Deve essere una cosa normale per un ninja che deve difendere il villaggio, non esistono turni o periodi di vacanze. Sta iniziando a comprenderlo ora. Sapere però che questa nuova minaccia non lo butterà giù è un sollievo, perché istintivamente sa di poter contare su una persona forte e stabile, qualcuno che non si arrenderà mai, che non fugge come… bhe, come l’altro. Ascolta in seguito il dire riguardo a sua madre, di quello che ha bisogno, dell’amore che prova, e lei finisce di mangiare quello che ha tra le mani e poi risponde con tutta calma ma aggrottando appena la fronte, come se stesse cercando di capire qualcosa di estremamente difficile. <Anche io sono la sua famiglia e ora che sono tornata le starò vicino. E… salveremo sua madre, ad ogni costo.> ricorda quel piccolo ma grande dettaglio. <Io però… non sono sparita. Sono partita e l’ho anche avvisata e le ho detto dove andavo. Lei era preoccupata e lo accetto, è anche giusto essendo mia madre… e comprendo che si sia sentita abbattuta perché poi ho fatto l’errore di non farmi sentire più e lei ha avuto mille paure.> ammette di essere stata in parte una causa. <Ma mi sembrava normale, pensavo bastasse avvertirla una volta e basta. Io non sono pratica come voi in queste cose, nel comprendere bene cosa vorrebbe il prossimo. Sto ancora imparando e di sicuro ho imparato da questo errore.> solleva le mani, mostra al padre i palmi come se lo volesse fermare, lei tace e scuote la testa, serena in viso. <Ma non fa niente, di queste cose ne voglio parlare con lei. Voglio chiarirmi. Sono rimasta solo un po’ confusa perché credevo che saremmo stati tutti felici, che fosse… felice di rivedermi e basta. Non ho tenuto in considerazione altro.> sospira e riabbassa le mani posandole sulle gambe, gli occhi anch’essi si abbassano per osservare i sacchetti. <Voglio fare di tutto per non farla sentire più sola, supportarla e per non essere un peso. Me ne sono andata senza chiedere il vostro aiuto proprio perché non volevo essere un peso, ma ho sbagliato.> accenna un piccolo sorriso divertito. <Devo ancora imparare come si fa a essere una figlia.> si prende un altro biscotto, di quelli buoni con la punta di cioccolato, lo guarda ancora per un po’… ha assoluto bisogno di parlare con Kaori, di sentirla ancora vicina a sé come mamma, di confrontarsi e cercare di comprendere come si sente vedendolo coi propri occhi. Combattere quel senso di colpa per aver causato questo a sua madre, seppur involontariamente e agire di conseguenza per andare avanti, insieme. Solleva appena lo sguardo verso suo padre a quella richiesta… non può raccontargli tutto, o forse si? Ma di certo può iniziare partendo dalle cose più semplici. <Otsuki è un genetista, scienziato del clan Yakushi, lui mi ha creata e cresciuta fino circa a… qualche anno fa. Lui è rimasto a Oto per proteggermi mentre io sono andata a Kusa, per stare lontana da chi aveva attaccato il laboratorio dove stavo.> nozioni semplici, ma che già differiscono dalla realtà dei fatti che le hanno fatto dimenticare. <E’ il mio maestro tutto sommato, mi ha fatto conoscere le tecniche del Clan, mi ha aiutato a controllare l’innata. E insieme abbiamo un progetto che consiste nel portarmi a superare Orochimaru.> sembra tutto così semplice e lineare, lei ne parla con tranquillità, non avendo nessun minimo dubbio di quanto ricorda. <A Oto mi ha aiutata coi serpenti, ma solo con un piccolo indizio, tutto il resto l’ho fatto da sola ovviamente.> solleva lo sguardo verso l’alto, sempre stringendo quel biscotto tra le dita. <E’ sempre stato relativamente buono con me. Mi spronava, ed è sempre stato orgoglioso di me.> torna a guardare il biscotto e ne mangia la punta di cioccolato. <Mi dispiace quasi pensare a lui come a un ostacolo futuro però.> borbotta a bocca piena come se stesse parlando del fruttivendolo sotto casa che ha alzato un po’ troppo i prezzi della verdura e della frutta. Si, grata a lui per ciò che ha fatto e per l’aiuto che le da, ma non ci pensa su troppo a volerne la morte per liberarsi di un probabile futuro problema. Ora si concentra ancora ad osservare il biscotto, nella più totale sincerità e ingenuità del momento, anche se lei rimane fissa sul suo obiettivo ultimo, propositi non propriamente rosei data la sua ricerca di potere. [Chakra: On] Il discorso che riguarda Kaori viene immediatamente stopata sul nascere dalla Yakushi che, giustamente, dichiara di voler affrontare quell’intricato discorso con la diretta interessata. Il Dainin non può che annuire comprensivo davanti a questa presa di posizione, ma una cosa sente di dovergliela dire < Siamo tutti contenti che tu sia tornata. > Si limita a dire, senza aggiungere altro per poi avvicinare alle labbra il dorayaki, poggiandolo a fior di labbra per lasciarlo sospeso a mezz’aria quando la ragazzina comincia a parlare di Otsuki. I grandi occhi dorati della Yakushi sono sinceri, ingenui quasi ed il Nara non può che rimanere esterrefatto dalla descrizione fatta di quell’uomo. Pochi mesi prima Kouki gliene aveva parlato come un padre padrone, che ha abusato a più riprese di lei, sia fisicamente che mentalmente, arrivando a marchiarla sia nel corpo che nella mente per il resto della vita. Ora ne è sicuro: le ha fatto qualcosa. Come dirlo, però? Come potrebbe esporre quella teoria anche a lei? Sarebbe giusto rovinarle un momento che dovrebbe essere di felicità? Dopo un istante di stasi riapre le fauci per mordere il dolcetto e masticarlo piano, lentamente, osservando Kouki dritta negli occhi, senza mai abbandonare il suo sguardo. Passa qualche istante prima che il Dainin possa mandare giù il boccone e riprendere a parlare. < Tu sai che Yakushi e Uchiha erano inizialmente nemici giurati? > Comincia, cercando di prendere il discorso alla larga, anche per darsi il tempo di trovare le parole giuste < Più che per la questione Sasuke e Orochimaru credo sia legato alla natura stessa degli Yakushi. I serpenti sono da sempre animali legati all’ammaliamento, all’inganno, ma non hanno effettivi poteri ammaliatori, per la maggior parte. alcune particolari razze fanno oscillare il proprio corpo, lasciando che il sole colpisca le loro scaglie colorate ed incantare le prede. Gli Uchiha, invece, sono geneticamente portati per l’ammaliamento. I loro genjutsu sono tra i più forti che siano mai stati creati nella storia. Sommariamente, loro hanno il potere innato di fare quel che gli Yakushi vorrebbero poter fare per affinità con gli animali con cui condividono il corredo genetico. > Un discorso un po’ complesso, nato dalle molte ricerche che il Nara stesso ha fatto sul clan di Orochimaru, scoprendo quante più curiosità possibili su uno dei clan più sfaccettati e ricchi di storia delle intere Terre Ninja. < Eppure adesso collaborano. Sono stati genetisti Yakushi ad avviare il processo di creazione di cloni Uchiha, per proseguire il loro clan debellando la possibilità di estinguersi del tutto. Quindi adesso voglio farti una domanda… > Si fermerebbe per un istante, sollevando gli occhi al soffitto per prendere un gran sospiro e tornare, poi, con lo sguardo color pece in quello ambrato della ragazzina < …tu sai di cosa può essere capace un Uchiha? > [ Chakra ON ] Sorride sincera e felice al Nara quando le da quella piccola conferma. Sono felici che sia tornata, nonostante la giusta rabbia e la giusta preoccupazione che ha sentito, loro sono comunque felici. E questo potrebbe essere una piccola cosa, quasi insignificante e scontata per tutti, ma per lei è un gran sollievo sentirselo dire. E’ amata da loro, in ogni caso, nulla è cambiato e nulla è scemato, quel legame che hanno creato non è stato corroso per questo. Quindi sorride, sospira e mangia quei biscotti pian piano, facendo più che una colazione. Eppure stanno entrando in un discorso parecchio delicato, dove la piccola Yakushi fa sfoggio di una sicurezza e sincerità, parlando di Otsuki, che sono fuori dalla norma. Lei non può rendersene conto, ma suo padre si. A tal proposito lui non sembra scomporsi, forse per un attimo con quel dorayaki sospeso a mezz’aria, un istante molto fugace prima che lui riprenda la sua calma. Az sceglie di iniziare l’argomento prendendolo alla larga… molto alla larga a dir la verità, ma va a toccare qualcosa che persino la Yakushi sente. Annuisce. <Non sapevo a cosa fosse dovuto, ma ero a conoscenza di questo. Io stessa non sopporto gli Uchiha. Uhm… ma da come mi hai fatto notare penso sia qualcosa collegato all’invidia a questo punto.> ci pensa, ci ragiona, lui ha eviscerato molto bene quella che era una volta la nemesi del suo Clan, che non si riconduce solo e unicamente a un tronfio Sasuke contro un assetato di potere Orochimaru. <Però per quello che mi riguarda, io non sopporto gli Uchiha perché li ritengo troppo pericolosi per me. Non ho difese contro le illusioni ed è un mio punto molto debole, inoltre non sopporto la sensazione che danno, di impotenza. Quindi di conseguenza sono portata a detestare quel Clan, o a esserne diffidente.> si sofferma su questo argomento ancora una volta mentre finisce di masticare il biscotto. Non sopporta che la sua realtà sia stravolta per finta, non sopporta chi gioca con la sua mente. Ironia della sorte. <Credo che però questa cosa valga per chiunque sia portato per le illusioni, anche se non è un Uchiha, ma come hai detto tu, loro sono un po’ il simbolo dello stravolgimento dei sensi.> non le ha proprio chiesto questo, ma lei si è sentita in dovere di dire la sua, in un qualche modo almeno si fa conoscere meglio. Almeno un poco. Non commenta il progetto cloni Uchiha per far rivivere quel Clan, da parte sua li avrebbe lasciati all’estinzione, sarebbero stato un pericolo in meno per lei, dato poi che sono e possono essere così terribilmente potenti. Alla domanda di Az smette di mangiare, sta mangiando troppo in effetti è qualcosa che non ha mai fatto… crede. <Di cosa sono capaci? Bhe… per quanto mi riguarda sono capaci di fare cose che io ritengo terribili per la mente umana. Possono… stravolgere ogni cosa, farti vivere cose inesistenti, insidiare il terrore puro in te, farti sentire impotente, inerme, solo, possono condurti alla morte senza che tu possa reagire, a volte senza nemmeno che tu te ne renda conto.> il viso si indurisce. Non riesce ad essere serena mentre parla di queste cose, di queste sensazioni, chiude quindi gli occhi e scuote la testa, come per allontanarsene. <Perché mi stai dicendo tutto questo?> chiede infine dal nulla, dopo un interminabile silenzio da parte sua, tornando a rilassare il viso e a concentrarsi sul viso altrui. Cosa centra tutto questo con Otsuki e col fatto che sua madre ne sia così preoccupata? La mente solo per un attimo vola a tutte quelle cicatrici che ha sul corpo, cicatrici alcune molto particolari, bruciature e diversi segni, ai quali non riesce a darsi una spiegazione se non conseguenze di allenamenti. Eppure per un attimo non ne è sicura, ma è davvero solo un istante microscopico, perché non ha motivo di dubitare di nulla. Sicuramente non lo avrebbe mai fatto se Az non le avesse parlato di Uchiha ed illusioni. [Chakra: On] Non sa se sta facendo la cosa giusta. Forse arebbe dovuto parlarne in primo luogo con Kaori, ma come avrebbe potuto anche solo sperare di dare la sicurezza, la serenità e la felicità a Kouki, se non fosse stato totalmente sincero con lei? Lo sforzo che sta facendo per controllare il proprio respiro e le reazioni del proprio viso è immane, ma del tutto invisibile. Solo qualcuno che si addentrasse nella testa del Nara potrebbe scorgere le tracce della guerra interiore che lo sta dilaniando, totalmente opposta all’espressione calma ed amorevole di un padre che parla con la propria bambina. Ha bisogno di tempo, di tutto il tempo necessario a trovare le parole giuste. L’esercizio di parlare di qualunque cosa si aggiri attorno all’argomento centrale per prendere tempo ed ammaliare l’ascoltatore lo ha appreso e svolto molteplici volte durante gli interrogatori dove solo alle domande giuste e poste nel giusto tono corrispondono risposte utili o reazioni non distruttive. Non vuole darle affatto l’idea che vi sia effettivamente qualcosa di cui preoccuparsi, al contrario di quanto fatto da Kaori, per questo sta mantenendo un rigore ed una postura che vorrebbero infondere sicurezza, che vorrebbero renderlo una roccia a cui appigliarsi in qualunque momento in cui la Yakushi dovesse sentirsi cadere. < Neanche a me piacciono i genjutsu. In generale detesto tutto ciò che ha a che fare con il controllo mentale, proprio perché mi rendo conto che un genjutser abbastanza talentuoso potrebbe essere l’unica cosa a questo mondo in grado di scalfirmi. Come te, so che sono delle minacce. > Principia, riprendendo il discorso fatto dalla ragazzina, aggiungendo però il proprio punto di vista, maturato in anni di esperienze e anche di amicizie con genjutser, in particolare con membri del clan Uchiha. < Ma c’è un motivo per cui gli Yakushi, in principio, hanno preso parte alla battaglia per evitare la loro estinzione. Un predatore non esiste, senza la sua preda. Il mondo va avanti grazie al conflitto perché in un mondo di pura pace ed armonia tutto è troppo piatto ed equilibrato, nessuno avrebbe iù uno scopo. Io sono grato della consapevolezza che qualcuno potrebbe farmi del male, perché questo mi spinge al miglioramento. Se tu fossi consapevole di non essere contrastabile, di non avere obiettivi da raggiungere… cosa resterebbe di te? > Una domanda retorica, ma fuzionale al fine di far capire alla piccola Kouki come, secondo il Dainin, gira il mondo. Non esiste guerra, senza la pace e quest’ultima non esiste senza una guerra. Si prende una breve pausa per terminare il dolcetto che aveva tra le mani, masticando appena più velocemente di quanto avesse fatto in precedenza, poggiando successivamente i palmi rigidi contro le ginocchia, lasciando sfogare la tensione del momento in una pressione quasi impercettibile delle dita sulla stoffa dei pantaloni neri che accompagnano il suo consueto abbigliamento. < Sono stato guardato negli occhi da molti sharingan. Ho potuto vedere e constatare la loro pericolosità, il loro potere e ho capito che non sta unicamente nel farti vivere cose orribili, prendere i punti deboli dei tuoi affetti dalla tua stessa memoria e volgerteli contro, ma sono anche in grado di… cancellare. Ammansire una persona instillando in lei sentimenti che non prova. Non causa dolore nell’immediato, forse non ne causa affatto, ma costringe la persona vittima delle loro illusioni a seguire delle emozioni non sue. > Ecco qual è il punto di tutto quel discorso. Ecco quel che pensa potrebbe averle fatto Otsuki. Potrebbe aver fatto oscillare le sue scaglie per far cadere Kouki in una trappola da cui nessuno avrebbe avuto scampo, non importa quanto potente o esperta fosse la vittima. < Io non ne sono sicuro, Kouki… ma sta di fatto che io e Kaori sappiamo che Otsuki non è un uomo buono, di cui potersi fidare. E lo sappiamo perché ce lo hai detto tu stessa, prima di partire per Oto. Penso che lui ti abbia fatto—qualcosa. > La voce del Nara tremerebbe a quell’affermazione, vacillerebbe nell’attesa del probabile tracollo di una bambina troppo confusa ed ignara per sapere cosa fare. Quel che gli preme più di tutto, però, è che Kouki sappia che il suo papà e la sua mamma sono lì e che se anche dovesse cadere, ci sarebbero loro ad aiutarla a rialzarsi. [ Chakra ON ] Per la Yakushi non è altro che una normale chiacchierata, nulla di doloroso, mentre mangiano biscotti seduti sul tatami di una stanza del dojo Hyuga. Nient’altro. Solo loro due e quattro chiacchiere, dove si snocciolano pensieri e punti di vista, in questo caso per quanto riguarda gli Uchiha. Non può in alcun modo conoscere le lotte interiori del Nara, di come gli stia dando da pensare e quali preoccupazioni possiede. Lui è una roccia ai suoi occhi ambrati, saldo e tranquillo. Si lascia andare di buon grado in quelle chiacchiere, annuendo di tanto in tanto nel venire a conoscenza che possiedono gli stessi timori e istinti verso le illusioni. Ma poi ascolta quella sua personale visione del mondo, come lei non l’aveva mai presa in considerazione e inizia a pensare, a riflettere, su come potrebbe essere un mondo completamente in pace. Puro. Piatto. Non ci sarebbero guerre e nemmeno nemici, nessuno stimolo a migliorarsi. <Ci si adagerebbe sugli allori.> nessun cambiamento, nessun potenziamento, non avrebbe senso allenarsi o cercare il potere. <Si vivrebbe una vita piatta, senza stimoli, senza nessun motivo per allenarsi e dare di più. Migliorarsi.> non ci sarebbero scontri, combattimenti. Niente di niente, solo pace e amore. Per quanto possa essere bello, e utopico, crede di comprendere perfettamente la visione di suo padre. Corruga la fronte… una volta che avrà superato Orochimaru, perché lo farà, una volta raggiunto il so obiettivo massimo… cosa succederà? <Uhm… capisco la tua visione, credo di condividerla.> afferma un attimo indecisa per via di quel dubbio che le è nato di colpo, senza però volerne parlare con lui. Non vuole pensarci perché ora è tutto quello che ha il suo obiettivo. Al dopo ci penserà poi. Ma quello che segue dopo quella discussione, va ben oltre alla semplice chiacchierata. Sebbene lui non voglia allarmarla è invece proprio quello che fa. Insinua dubbi, molti dubbi e ben più profondi. Le mani rimangono inermi sulle gambe e il viso diventa una maschera di pietra, il viso di una bambola di porcellana, mentre lo sguardo corrucciato e confusa si infrange negli occhi neri del padre. Cosa le sta dicendo? Che un Uchiha può cancellare dati dalla memoria, rigirare ricordi, creare cose nuove, far credere alla vittima di provare sentimenti in reali, che sarebbe capace di far credere alla vittima di vivere una vita totalmente diversa. E’ quello che sta succedendo a lei? Per questo sua madre era sconvolta riguardo a Otsuki? Per questo ora suo padre le sta dicendo che lei stessa aveva detto cose ben diverse su Otsuki prima di partire per Oto? Le mani si stringono sulle gambe e le dita racchiudono il tessuto, stropicciandolo. E la testa? In una pompata di sangue, il cuore porta in circolo quella malattia che la sta corrompendo da troppo tempo ormai, quel gene corrotto che corre nelle sue vene fin nel cervello causandola una dolorosissima fitta di dolore. Gli si chiudono e la mano destra si solleva per andar a sorreggere la testa dolorante. Il cuore pulsa sangue velocemente e sente un dolore sprigionarsi per tutto il corpo. La rabbia inizia a impadronirsi di lei, il gene fa leva sui suoi sentimenti, sulle sue esplosioni emotive, e quella lo è. Az le sta dicendo che quello che crede non è vero, non è mai esistito. E’ come se una persona si svegliasse dopo anni di inganno praticamente, anche se quell’inganno dura relativamente da poco, ma per lei è una vita intera. <No.> sibila, secca e fredda, il tono di voce corroso dal dolore e l’idea di quelle cicatrici… <NO.> ripete, con più convinzione, solo per convincere se stessa. A chi credere? Ora per lei Otsuki non è niente di negativo, non lo è mai stati. Otsuki da una parte e i suoi genitori dall’altra… sono entrambe due parti buone per lei, quindi è difficile ora capire chi le stia davvero mentendo. Alla teoria dell’illusione e quindi Otsuki diventa il negativo, o al fatto che non sa perché i suoi genitori le stiano mentendo? Forse le stanno mentendo perché non vogliono che lei diventi potente, vogliono ostacolarla e quindi la allontanano da Otsuki. Per tenerla al guinzaglio! Entrambe le mani ora vengono portate alla testa, si stringe i capelli e se li tira con forza. <Qualcuno mi sta mentendo! E non so chi!> grida la sua rabbia fomentata dal gene, dalla malattia, qualcosa che non controlla. <Siete voi? Che mi volete far credere che sia tutto falso? Solo per impedirmi di diventare potente!> scatta lo sguardo ad osservare suo padre davanti a lei, con ira, rabbia, confusione e paura. <O è lui? E questo vuol dire che… che ho dimenticato qualcosa di importante, che non esiste niente di quello che ricordo!> come fare per capire chi ha ragione? Fidarsi dei suoi ricordi, o fidarsi di parole pronunciate senza prove? Ma la ragione qui non è più di casa, l’infezione sanguigna che possiede le impedisce di ragionare lucidamente. <Vuoi farmi a pezzi??> eppure con la mente e i ricordi cerca e ricerca in continuazione qualcosa che possa avvalorare la tesi di Az, ma purtroppo non trova ricordo di quel qualcosa che avrebbe dovuto aver subito. [Chakra: On] Ed ecco che la vede sgretolarsi sotto i suoi occhi. Fortunatamente si aspettava una reazione anche peggiore di quella, per cui non si scompone – neanche questa volta – più di tanto. Non è pienamente a conoscenza dell’infezione che sporca il sangue della Yakush, ma sa quando le emozioni possano farti perdere il lume della ragione a causa del suo rapporto di sempre col marchio maledetto che, in sostanza, non è troppo diverso dal modo in cui il battito cardiaco accelerato della ragazzina porta l’infezione a viaggiare più velocemente nel di lei organismo. Prontamente si alza facendo forza sulle punte dei piedi premute contro il tatami per darsi lo slancio e ritrovarsi nel giro di qualche attimo al suo fianco. < Kouki. > La chiamerebbe per assicurarsi che la sua voce le arrivi alle orecchie. < Kouki, a prescindere dalla persona a cui scegli di redere, ora devi ascoltarmi. > La voce sarebbe ferma e decisa, ma in nessun momento aggressiva o di compatimenti, anzi. < Inspira profondamente, conta fino a tre ed espira. > Le darebbe istruzioni, ma mai avanzerebbe una mano a sfiorarla, sapendo che in questo momento la cosa potrebbe farle scattare diversi campanelli di allarme. < Controlla il tuo respiro e controllerai il battito del tuo cuore. Calmati. > Continuerebbe nel tentativo di placare il suo animo tormentato senza aggiungere assolutamente nulla alle proprie argomentazioni, per far sì che lei possa metabolizzare il tutto nel modo giusto, nel modo che non le fa del male, sia fisico che mentale. < Tu sei l’unica ad avere il controllo sul tuo corpo, avanti, concentrati e respira. > Piegherebbe le ginocchia in modo tale da accovacciarsi accanto a lei, abbastanza vicino persino per farsi colpire, se lei ne sentisse la necessità, ma mai troppo vicino da farla sentire oppressa e costretta. Solo se lei si fosse calmata almeno un po’, solo se avesse visto in lei qualche miglioramento, riprenderebbe a parlare. < Mi hai sempre dato ascolto perché hai capito che potevo comprenderti come ti sentivi. Nessuno mi è mai entrato nella mente per modificare la realtà, ma ho vissuto per tutta la vita con consapevolezze he non corrispondevano al vero. Quando poi ho scoperto come stavano realmente le cose, che la realtà era molto peggio di quella che credevo veritiera mi sono sentito come te in questo momento. > Il tono permarrebbe calmo e pacato, proprio per farsi ascoltare, senza tentare di imporre la propria ragione o le proprie convinzioni, ma tentando sempre di far valere i ragionamenti logici che tanto sono cari alla Yakushi. < Io non voglio dirti a chi dare ragione, non voglio che tu creda a me o a Otsuki. Sono solo interessato a farti scoprire la verità, a non farti vivere nel dubbio. Non serve che ti agiti, se ti fiderai di me potrò fare in modo che tu abbia la certezza di sapere a chi affidarti. Senza obblighi o pretese. > Terminerebbe, sperando che questa esca che ha lanciato sia quel che serve per fargli guadagnare l’attenzione della bambina, che così possa quantomeno tornare in sé e riflettere razionalmente sul da farsi. [ Chakra ON ] Il battito accelerato porta con sé un respiro molto affannoso, rantola e il petto si alza e si abbassa velocemente mentre il cervello viene corroso dall’infezione, dal gene corrotto. Inizia ad odiare quella situazione, odiare il suo corpo, odiare quei mostri che l’hanno infettata, odia le illusioni, odia i dubbi e odia sentirsi così. Ora odia anche Otsuki e Az, in questo momento. Lei era felice, stava bene e invece no. C’è qualcosa che non va e lei si sente sempre così piccola e distrutta ogni volta. Si tiene la testa, si tira i capelli, ha urlato e ancora ha voglia di urla tutta la rabbia che sente in corpo, ma suo padre si alza. Abbandona quella sua posizione per andarle di fianco e parlarle. Il tono è fermo, deciso e rassicurante. Cerca di seguirlo, di controllare il cuore, respiri profondi… ma lo sguardo che lancia a suo padre è uno sguardo freddo, carico di rabbia. Quindi ne segue i consigli, consapevole che potrebbero esserle di aiuto, ma pur concedendo tutta la rabbia che ha a lui per il casino in cui l’ha messa. Emotivamente. Certo per lei capire che sia lui nel giusto ora è difficile da comprendere. Respira con calma, almeno ci prova, deve controllare il cuore perché il corpo è suo. Lei ha controllo sul suo corpo. <No, non è vero…! Non ho il controllo con questa cavolo di malattia! Non ce l’ho!!> urla ancora, e tutti i passi avanti fatti con la respirazione vanno a quel paese. Riprende a respirare, ancora e ancora. Respiri lenti e profondi, chiude gli occhi. Sente il rumore del sangue che scorre e rimbomba nelle sue vene, nelle orecchie, irradia il cervello portando veleno. Distacca lentamente le mani dalla testa, insieme a qualche capello, e le porta sulle gambe, lei rimane piegata in avanti, coi le ciocche che le ricadono sul viso e intorno alla testa. Il respiro pur sempre affannoso inizia a calmarsi, lei si prende tutto il tempo e Az glie lo concede dato che tornerà a parlarle solo quando noterà miglioramenti. E lei se lo prende tutto quel tempo. <Si… sempre…> mormora iniziando a cadere quasi in uno stato catatonico come se stesse esaurendo di colpo tutte le sue energie e forze. Si focalizza su di lui, sul fatto che può comprenderla e ha come l’impressione che lui possa comprenderla anche per altro, di più profondo e nascosto che ora non raggiunge con la memoria. Solo sensazioni che la rendono confusa. Ma Az sa anche come parlare con la ragazzina, come prenderla, come indurla a ragionare. Dice qualcosa di giusto, ovvero che non vuole spingerla a credere a niente se non alla verità. Di scatto solleverebbe la testa e si volterebbe verso di lui tentando di afferrare con le sue manine le braccia del Nara. L’espressione che gli regala è stravolta, confusa e allucinata ma nasconde in quegli occhi ambrati la speranza. <Puoi darmi questa certezza? Davvero? Come??> poi la presa andrebbe a farsi più debole e le braccia scivolerebbero via, facendo scorrere le mani via dalle braccia dell’uomo e la testa ricade in basso a guardare il pavimento. <Tutte queste cicatrici… strane cicatrici…> biascica in un sussurro distrutto, la testa continua a pulsare e il dolore ritorna a bussare alla sua porta. [Chakra: On] Resta a guardarla mentre cerca di riprendere il controllo su se stessa così come egli stesso le sta consigliando, finché lei non allunga le mani di scatto afferrandogli con foga le braccia e portandolo a sussultare appena. Pensava che avrebbe potuto colpirlo, ma così non è stato, per fortuna. Non avrebbe mai voluto che gli si ritorcesse contro. Non la sua bambina, non adesso che l’ha appena ritrovata. < Tu pensi di dover eliminare Otsuki perché ti è di ostacolo, è giusto? > Le domanderebbe in un filo di voce, come per accompagnarla lentamente e cullarla nella pace, per poter ragionare meglio assieme. < Io, invece, ti ho proposto di aiutarti in tutte le tue ricerche, nella tua scalata al potere. Ti ho offerto il mio aiuto quando mi hai detto di puntare al marchio maledetto, benché non fossi d’accordo, ti ho offerto il mio aiuto per i serpenti. Io non ti sono mai stato d’intralcio e non ho alcun interessa ad esserlo. Sono uno degli uomini più potenti a questa Terra e non aspetto altro che una sfida, qualcuno che possa aspirare al mio livello. Non ho che da guadagnare da tutto questo, piccola. > Un mormorio basso e costante sarebbero le di lui parole, le labbra appena si muovono ed il petto e la gola vibrano al passaggio di quelle parole assolutamente sincere e veritiere. E poi andrebbe ad affrontare il nocciolo della questione, forse un po’ difficile da argomentare, ma che si presenterebbe come l’unica soluzione papabile. < Il primario di psichiatria di Kusa è un Uchiha. L’ho fatto venire fino a Konoha per curare la salute mentale di Mekura, la madre dei miei figli. Mi fido di lui e sono certo del fatto che non ha interesse nel far male a nessuno dei suoi clienti, men che meno di un mio parente, perché sa che userei le sue viscere per tinteggiare Ichiraku se lo facesse. > Il tono diventa leggermente più alto, mortalmente serio nel pronunciare quelle macabre parole che esprimono solo una piccolissima parte di quel che farebbe a chiunque facesse del male ad uno dei suoi figli, figurarsi la piccola Kouki. < Ti presento una proposta, non sei obbligata ad accettare, ma ti chiedo quantomeno di valutarla. Nessuno meglio di un Uchiha saprebbe riconoscere se è un genjutsu quello che ti blocca e modifica i ricordi. Può controllare se qualcuno è stato nella tua mente, anche senza toccare nulla, se non vuoi, ma darti la certezza che qualcuno c’è stato. Poi, potrai scegliere se risolvere la cosa oppure no. > Proseguirebbe in quella proposta che, sa bene, potrebbe scioccarla in un primo momento, ma che pensa sia l’unica soluzione attuabile. < Se temi che potremmo mentirti ancora, possiamo trovare una sorta di assicurazione che possa impedirci di farti del male. Puoi piazzarmi una carta bomba sulla fronte, se lo desideri. Non c’è cosa che non farei per assicurarmi del tuo bene, Kouki. > E soltanto a questo punto, se non vedesse ritrosie da parte sua, allungherebbe una mano per prendere quella di lei e stringerla forte abbastanza da farle sentire la propria vicinanza, per farle capire che non è da sola, qualunque sia la verità. [ Chakra ON ] Si sente un po’ in un mondo ovattato. Una stanza di ovatta a respirare ovatta, a sedersi sull’ovatta. C’è tanta ovatta intorno a lei che distorce i suoni che sente facendoli sentire così lontani e perduti. La testa ciondola avanti e indietro e anche un po’ ai lati come se stesse cercando di togliersi dell’acqua fastidiosa. Non le piace l’ovatta. Ricorda Otsuki che le pettina i capelli, lo ricorda mentre le rimbocca le coperte, mentre si complimenta con lei, sempre. Eppure non ha ricordo di come si sia fatta quella moltitudine di cicatrici, forse è un dettaglio che è sfuggito, ma che ora torna prepotente in lei. Quello, unita alla reazione di sua madre che si, le sembra tutt’ora veritiera e non recitata, unito a quanto le ha appena detto suo padre… il corpo inizia a tremare, per lei è come se avesse da sempre vissuto quella bella vita. Le braccia dopo aver abbandonato Az, si alzano per andare ad abbracciarsi, si strofina le spalle e sembra volersi fare piccola piccola, muovendo anche la testa per scacciare tutto quel dolore. <Otsuki è… un ostacolo… in quanto appartiene al mio Clan… in quanto mio creatore, anche se io diventassi la più potente nel Clan, lui potrebbe conoscere punti deboli a me sconosciuti.> in un modo o nell’altro Otsuki non avrà salva la vita. <Assorbo tutto quello che posso da lui… e poi… lo butto via.> sussurra in quel lieve sibilo sofferente, mentre si coccola e rimane in ascolto delle parole del Nara. <Tu no, non sei un ostacolo… difendi Konoha, non potresti conoscere miei punti deboli… non fai parte del mio Clan.> ma vuole realmente bene a suo padre tanto quanto ne vuole a Otsuki? No, in cuor suo, dato che i sentimenti non sono stati cancellati, sa che ama più Az di Otsuki. Ama più sua madre e suo padre di Otsuki. Questo perché lo scienziato è un creatore e per quanto ricordi di come l’abbia cresciuta in maniera affettuosa, tra loro c’era più un legame tra maestro e allieva, tra colleghi. Non genitoriale. Altri respiri profondi. Ma poi suo padre va a dire qualcosa che forse non avrebbe dovuto dire, almeno dal punto di vista della Yakushi, perché viene colta ancora da un’insana rabbia. La testa scatta e lo sguardo saetta ancora nelle iridi del Nara, carica di rabbia, affronto e offesa. <Farmi… farmi controllare da un Uchiha!?> ora sembra allibita, lo osserva con le labbra dischiuse e gli occhi increduli. <Ti ho appena detto che detesto che mi si infilino nella testa! Cosa sai di questo qui? E’ affidabile? E se facesse più danni che altro?? E tu poi? E se fossi tu quello che mi sta mentendo?!> scatta in piedi e inizia a camminare avanti a indietro, nervosamente, davanti ad Az, come un animale in cattività in una gabbia, passi veloci e carichi di isteria, mentre le braccia sono rigide lungo i fianchi e i pugni chiusi con forza e ovviamente la testa esplode. Continua in quel modo per lunghi minuti in realtà. <Lui potrebbe dire che sono sotto l’influsso di qualcosa… ma se mi mentisse? Il tutto per far si che io creda a te e non a Otsuki.> cammina ancora, avanti e indietro, rabbia, confusione. <Però… però tu non hai motivo di farmi credere questo… tu sei potente… hai tutto, perché dovresti farmi una cosa simile…> lentamente man mano che cammina sembra che il cervello voglia riprendere a ragionare. <E le cicatrici… il tuo aiuto.> alla fine torna a spegnersi e ricade in ginocchio sul tatami, le mani abbandonate mollemente accanto a sé, col dorso a sfiorare il pavimento e lo sguardo fisso davanti a sé. Si volta lentamente verso di lui, occhi persi in un nulla che solo lei può vedere. <Tu mi vuoi bene. Voi mi volete bene… non mi fareste mai del male, se tu avessi voluto farmi del male o impedirmi di raggiungere i miei obiettivi… mi avresti impedito di andare a Oto, non mi saresti venuto a salvare per portarmi qui e farmi curare.> non avrebbe senso mettere in piedi tutta questa scena da parte di Az e Kaori in effetti. Si passa ora una mano sul viso, stanca, troppo stanca per continuare qualsiasi cosa e sarebbe lei stessa ad avvicinarsi a suo padre per ricercarne un contatto fisico, un abbraccio. Se ci riuscisse appoggerebbe la sua testa sul suo petto, senza più energie. <Va bene… se quello che dovesse succedere dopo questo controllo, mi distruggesse… voi sarete li con me? Tutti e due?> non sarebbe proprio il caso di vedere il ritorno di qualche altra personalità solo perché si potrebbe sentire sopraffatta da tutto quello che potrebbe ricordare, ma vuole anche essere sicura che Az le voglia ancora offrire il suo aiuto in materia di potere. [Chakra: On]
Giocata del 11/01/2019 dalle 16:44 alle 18:03 nella chat "Dojo Hyuga"
Non ha intenzione di sommare anche la propria ansia a quella della Yakushi. È evidente che si senta in estrema difficoltà ed il ruolo del Nara è unicamente quello di sostenerla, magari mettendo anche da parte le proprie esigenze ed i propri pensieri. La cosa che lo rincuora, nonostante tutto, è che comunque la piccola dà qualche segno di voler ragionare e anche credergli. Volta il capo nella direzione che la ragazzina prende quando si alza, seguendola con lo sguardo, ma senza mai alzarsi per troneggiare su una figura fin troppo fragile in questo momento. Lascia che lo sfogo della chuunin gli si riversi addosso e la accetta con un piccolo sorriso che non rivela allegria, ma semplicemente accettazione. Vuole darle l’idea che le sia vicino, accanto, senza mettersi né davanti a lei per ostacolarla, né dietro per lasciarla affrontare il mondo da sola. E dopo un lunghissimo istante di silenzio, quando la vede accasciarsi nuovamente al suolo in ginocchio, riprenderebbe a parlare. < Come ti ho detto, gli ho affidato la madre dei miei figli. Non è più nella mia vita in quanto compagna e non ci tornerà mai, ma la sua salute mentale si riflesse direttamente su quella dei miei figli. Quindi sì, ho tutte le ragioni per fidarmi di lui e per sapere che non ha cattive intenzioni. In più è un estraneo e di conseguenza non ha interesse nel tuo destino. Sarai una cliente, neanche un favore personale, per questo sono sicuro. > Le direbbe, salvo poi notare come lei stessa gli si avvicini per abbracciarlo e allora chiuderebbe la bocca di scatto per cingerla con le proprie braccia e premerle teneramente la testa contro il proprio petto. Chiude le palpebre, inclinando il capo verso il basso come se volesse chiuderla dentro di sé, per avvolgerla e proteggerla completamente. Non serve neanche che glielo chieda: è asslutamente certo di volerle stare vicino. Allo stesso tempo, però, è consapevole del fatto che Kouki ha bisogno della risposta a quella domanda, ha bisogno di esserne sicura. < Nel bene e nel male, io ci sarò sempre. Non posso parlare anche per Kaori, ma sono certo del fatto che anche lei ci sarà per te. sei la nostra bambina e nulla al mondo potrà cambiare questa cosa. > Concluderebbe in tono basso, sincero, quasi commosso mentre continua a tenere gli occhi chiusi e le braccia strette attorno al corpicino tremante della bambina, che mai nella vita gli è sembrata più piccola di così. [ Chakra ON ] E’ stanca e non ha più voglia di sentirsi come in questo momento, confusa e dolorante. No, lei vuole essere felice e soddisfatta, vuole raggiungere ogni suo obiettivo e vuole farlo nella più totale tranquillità. Non è più tempo per lei di spezzarsi in chissà quale personalità, ormai ha trovato il suo equilibrio emotivo e si è fortificata troppo per ricadere in quella che fu una conseguenza infantile ad un trauma. Già, quindi qualcosa c’è stato. Così, accasciata sul tatami, rimane ad ascoltare le parole di suo padre, abbandonata come una bambola, una marionetta, al quale sono stati tagliati i fili di colpo. Quella cascata di capelli neri la ricopre quasi interamente, un guscio protettivo dal mondo esterno o meglio, da quanto Az le ha detto fino a quel momento. <Non mi farà del male…> l’Uchiha, quello psichiatra, chissà come si sarebbe divertito se l’avessero fatta visitare anche prima, quando ce n’era più bisogno con tutte quelle personalità dentro di lei… forse sarebbe potuta risalire al suo trauma passo dopo passo, lentamente, ma al momento la piccola Yakushi non conosce alcun trauma, non ha memoria di niente che le sia successo. <Come si chiama? Hai detto…> si sorregge ancora le testa, che pulsa e gira vorticosamente. <… Hai detto che sta a Kusa, magari l’ho visto anche durante i turni in ospedale…> magari lo conosce, magari ha avuto modo di comprendere da sola che non sia un pericolo, magari avrà modo di fidarsi di più. Ma ora basta, è troppo stanca e dolorante, vuole raggomitolarsi contro il petto di suo padre ed abbracciarlo senza volersi più staccare per molto tempo. Così lui l’accoglie e la racchiude col suo stesso corpo, dandole una sensazione di profonda sicurezza e stabilità, oltre che amore. Un tempo non avrebbe gradito un contatto così profondo, così lungo, o meglio si ma si sarebbe fatta comunque dei piccoli problemi inconsci perché sarebbe stato troppo presto. Non ora però, ora non teme il contatto maschile altrui, non ha quella disgustosa sensazione addosso, quindi affonda in quel corpo maschile ed adulto, si lascia cullare e coccolare, chiude gli occhi e richiama a sé la calma per la propria testa. Stringerebbe le mani attorno alla maglia dell’uomo ed ascolterebbe le conferme delle quali ha sempre bisogno. <Nulla al mondo? Anche se vi sposerete e… magari avrete dei figli vostri?> ha cambiato radicalmente argomento, perché ora ha voglia di parlare di altro, ha bisogno di sentire qualcos’altro che non sia quegli oscuri pensieri che la perseguitano. <Penso che… avere dei figli propri sia molto più bello… perché è tuo, lo educhi e lo cresci come vuoi e magari diventa il preferito perché… tramanda i tuoi geni.> si morde il labbro inferiore e si stringerebbe involontariamente contro il corpo di suo padre. Quel senso di inferiorità che aveva sentito anche ai tempi della figlia di Raido e Fumiko, la loro bambina… temeva di essere messa da parte e ha anche pensato di ucciderla, quella bambina. <Ma tranquilli… per me andrà bene se dovesse succedere, se… sono sicura che sarò sempre la vostra bambina.> ora è più stabile e più equilibrata, sono finiti quei tempi nei quali non sopportava il pensiero di figli legittimi, è cresciuta, è maturata. Però quella paura sempre lì rimane, nessuno glie la potrà togliere tanto facilmente. <Ci andrò.> afferma infine in un piccolo sibilo. <Da quel dottore… devo sapere la verità, tutto, devo ristabilirmi e non avere più dubbi.> non sta seguendo un vero e proprio filo del discorso, ma l’importante è che al momento è tornata ad essere tranquilla tra le braccia del Nara. [Chakra: On] Continua a tenerla stretta tra le braccia, a coccolarla, a darle il proprio calore ed il proprio affetto assolutamente icondizionato. Non importa quanto tempo possa passare, se un gioro o cento anni, non importa che leu non sia biologicamente la sua bambina, tutto quel che gli importa è che Kouki stia bene. < No, non te ne farà. > La rassicura ancora, riguardo l’Uchiha che, pensa, potrebbe mettere a posto tutto. < Attualmente è a Konoha, mi occupo personalmente di dislocarlo avanti e indietro per tenere in piedi il suo studio a Kusa e poi portarlo qui. È stato ingaggiato come criminologo, anche per dare una mano negli interrogatori. Il suo nome è Magnus, credo sia di grado superiore al Jonin, ma non posso esserne sicuro in alcun modo. Ho indagato su di lui, ma non sembra essere un ninja particolarmente d’azione, non ha missioni all’attivo da un po’. Non dovrai incontrarlo espressamente per la visita, puoi conoscerlo e poi decidere, non è un tipo aggressivo o pretenzioso. > Le parla sempre in tono tranquillo, ma stavolta il volto non è affatto neutro, ma assolutamente coinvolto in quell’abbraccio che non vorrebbe mai sciogliere. Il diascorso che segue è molto più ampio di quello che hanno affrontato sino ad ora ed è anhe un discorso che non sente di poter affrontare in questo momento. Non perché non voglia parlarne con lei, ma proprio perché non ci ha mai pensato. Non risponderebbe immediatamente, ma si limiterebbe a fare forza sul suo crpo in modo tale da potersi alzare tenendola in braccio, avanzando qualche passo per sistemarla a letto e sedersi accanto a lei, senza mai cessare il contatto con la Yakushi. < Io non sono figlio biologico di quella che considero mia madre. Eppure lei è la mia mamma. Lei mi ha fatto amare il ramen dij manzo, lei mi ha tirato su e sempre lei è la mia famiglia. La mia vera madre è una stronza che ha abusato di me più volte, quindi—diciamo che non è la genetica a fare una famiglia. > Le sorride caldamente, senza mostrare alcun segno di quella verità piuttosto pesante, ma di cui i due hanno già ampiamente parlato. < Ma di questo penso tu debba parlare con Kaori. Da quando l’hai vista l’ultima volta ha avuto delle strane nausee—non sappiamoa cosa siano legate, non sono io il medico della coppia, ma so che l’eventualità potrebbe esserci, ache solo in futuro. Vorrei che tu ne parlassi con lei, non siamo ancora sicuri e io ne so davvero poco, quindi… parlale sia di questo, sia di Magnus. Lei capirà. > Resterebbe lì, a carezzarle i lunghi capelli corvini scompigliati per la forza delle manine che hanno tentato di strapparli. In silenzio, senza dire molto altro, ma lasciando soltanto che l’assenza di parole possa esprimere l’unico concetto che gli preme esternare: andrà tutto bene. [ if end ] Ricevere più informazioni possibili sull’uomo che dovrà incontrare è senza ombra di dubbio molto di aiuto per la bambina, la quale ha sempre bisogno di sapere per sapere come agire, anche solo per sapere cosa aspettarsi. Non risponde a quelle parole lasciando che sia il silenzio a parlare per lei, accompagnato da quel lieve cenno d’assenso col capo. Ha compreso quanto basta. L’uomo non sembra pericoloso, non ha missioni fatte di recente e non sembra un tipo aggressivo. Persino il nome sembra donarle un certo divertimento per la sua stranezza. <Lo incontrerò e valuterò… se mi sembra affidabile allora gli permetterò di capire se ho qualcosa che non va… e se così sarà, di guarirmi.> qualsiasi cosa abbia nella testa, sperando in cuor suo di non ricevere troppe notizie sconvolgenti in una volta sola. Vedendo le cicatrici, ne teme un bel po’. Ma ora per lei è tempo di assonnarsi, accoccolarsi e rimanere avvinghiata a suo padre come un piccolo koala. Di vipera, di serpe, in questo momento non ha proprio nulla, a stenti sembra persino una kunoichi, un’assassina. Ora è solo una bambina della sua età che si sta godendo un abbraccio. Si lascia prendere in braccio, non si spaventa e nemmeno si scompone, si adagia sul letto senza mai staccarsi dal Nara, e senza, per quanto le potrebbe essere possibile, permettergli di staccarsi da lei. Egoista come lo è sempre stata, ma ha imparato ormai a conviverci. Sorride e scivola sempre più nel sonno mentre lui parla, rabbrividendo però a quel particolare tanto crudo riguardo alla sua madre biologica, colei che gli ha procurato un dolore che un bambino non dovrebbe mai provare. Quel brivido che corre lungo la sua schiena la metta a disagio, la fa rabbrividire, si sente vicino a lui ma non ne comprende il motivo… decide che non ha voglia di pensarci e di soffermarsi su questo, vuole solo rimanere in silenzio e accogliere quelle carezze tanto gentili sul suo capo. <Hai ragione… ne parlerò con lei, capirà. E anche io spero di comprenderla meglio.> anche se a questo punto può già farsi un’idea ben chiara, ovviamente se poniamo il caso che abbiano ragione e che Otsuki sia effettivamente un mostro. Rimane quindi fra le sue braccia fin quando lui vorrà o fin quando non sarà lei a crollare dal sonno, esausta. [end]