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11:39 Kaori:
 Dopo aver accompagnato la piccola Kouki al Dojo Hyuga per permetterle di riposare nella sua nuova camera, Kaori si è presa il resto della giornata libera da ogni altro impegno, incapace di dedicare abbastanza concentrazione a qualunque altra cosa. Informato ospedale e Magione di richiedere il suo intervento solo in caso di reale necessità ed urgenza, la ragazza è tornata nella sua vecchia casa alla ricerca di silenzio, pace e quiete. Vederla così vuota è quasi inquietante dopo tanti anni passati lì assieme alla sua famiglia. Persino l'assenza di Asia -attualmente di guardia al dojo Hyuga- rende l'abitazione strana. Si era abituata a vedere la grande tigre aggirarsi per il giardino ed il piano inferiore dell'edificio. La cucina ha ancora i piatti di una colazione mai finita nel lavello, in attesa d'esser lavati, i pavimenti hanno un vago velo di polvere a formarsi sul legno lucido. La stanza ha quel tipico odore di chiuso che la spinge ben presto ad aprire le finestre per far circolare l'aria. Scalza avanza con aria vagamente persa per il soggiorno attraversandolo fino a raggiungere la scala che conduce al piano superiore. Qui va nella sua vecchia camera e osserva la stanza con sguardo distante, inspirando ed espirando ritmicamente quasi per mera inerzia. Si sveste degli abiti che ha avuto indosso quella mattina e indossa un semplice maglione color panna, largo, che la ricopre dalle spalle fino alle cosce, morbido. Le maniche arrivano fino all'altezza dei palmi e le cosce sono coperte da delle calde calze bianche parigine che da sopra le ginocchia vanno a fasciare stinchi e piedi. I capelli sono tenuti legati in una treccia molto allentata che pende fra le sue scapole e il coprifronte viene lasciato sul letto della sua camera assieme agli altri abiti. Vuole stare da sola, vuole nascondersi in quella che era stata la sua casa per non dover più pensare a nulla, per non doversi più occupare di nessuno. Per questo si cambia e si veste comoda, uscendo dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle. Starebbe già per dirigersi verso il piano inferiore quando lo sguardo cade sulla porta della stanza dei suoi genitori. Rimane immobile a fissare lo stipite per qualche attimo prima di avvicinarsi a passo lento e quindi aprire esitante la porta. Si sofferma sulla soglia osservando l'interno della camera, rimasto esattamente come ricordava. Il grande letto perfettamente rifatto, l'armadio chiaro, lo specchio a muro. Il comodino di suo padre regge una foto dell'uomo e delle candele ormai spente giacciono accanto a questa, consunte. Sul comodino di sua madre sono rimasti i suoi occhiali da lettura, un fazzoletto bianco, lo smalto che si era messa qualche tempo prima. Oggetti di uso comune che sembrano attendere il suo ritorno da un momento all'altro. Ma Kaori ha paura che Tomoko non sarebbe più tornata. Che niente in quella casa sarebbe mai più stato lo stesso. Si appoggia con il lato destro del corpo allo stipite interno della porta, rimanendo sulla soglia, stringendosi con le braccia quasi a volersi tenere tutta unita, tutta intera osservando silente la stanza. Rimane lì senza far nulla, senza muoversi, quasi perdendosi nella familiarità di quel luogo e dei ricordi che esso porta con sé.

11:55 Azrael:
 Si sta dirigendo alle cascate dell’epilogo a piedi. La camicia ancora intrisa del sangue rappreso della piccola Kouki, il sentore di disagio ancora fresco nell’aimo del Nara. Ha bisogno di sfogarsi, di rompere rocce, di risalire cascate a piedi, di… Scuote debolmente la testa, fermandosi nel bel mezzo di Konoha, senza badare effettivamente a chiunque stia osservando quello spettro scuro camminare da solo per i vicoletti della Foglia. Ha bisogno di Kaori. È un uomo adulto e come tale deve comportarsi. Se ha qualcosa da dire, deve farlo con lei, non andare a sfogare la propria ira per poi fingere che sia tutto a posto. Ha già usato due volte la Dislocazione oggi, le risorse di chakra scarseggiano, ma ne ha ancora per compiere una sola. Va formando il mezzo sigilodella capra innanzi al petto, prima di richiamare il proprio chakra ed avvolgersi completamente. Se solo pensasse alle cascate potrebbe portarsi lì senza sforzo, ma immediatamente il cervello lo porta a pesare alla sua Kaori. La sua pace. Non dovrebbe volerci più di un attimo prima di trovarsi alle di lei spalle, nella camera dei enitori, naturalmente assenti. Non direbbe nulla, ha egoisticamente bisogno di sentirla quanto più vicina possibile a sé, quel che si limita a fare è allungare la mancina verso la spalla della Hyuga per stringere le proprie falangi attorno al maglioncino caldo e comodo che ora la Jonin indossa per girarla ed avvolgerla in un abbraccio. Saldo, deciso, che non ammette particolari repliche. Farebbe persino forza, se lei tentasse di fuggire, abbastanza per costringerla a restare chiusa in quella morsa. Il viso le affonderebbe tra i capelli, le narici ne inalerebbero a grossi fiotti il profumo familiare. E, lentamente, inizierebbe a sentire tutti i muscoli tesi del proprio corpo sciogliersi. Le braccia, tenutele attorno le spalle, farsi più calde, la schiena contratta tornare rilassata, i tratti del viso ammorbidirsi appena. Avrebbe improvvisamente l’istinto di sedersi, restare poggiato col capo sul di lei ventre e scoppiare a piangere. Non sa neanche perché, non è realmente triste, è soltanto molto scosso. Kouki è tornata, dopo aver rischiato la morte, ma quel che hanno avuto indietro non è la loro bbambina, non del tutto almeno. E lui lo sa, ma sa anche che – se glielo avesse fatto notare – avrebbe rovinato tutto. E poi c’è quel dettaglio. Il costante bisogno della Hyuga di cercare aria, di coprirsi la bocca per evitare il reflusso, cosa che lei ha attribuito ad una brutta indigestione e al nervosismo, ma che sarebbe sciocco non assimilare a qualcosa di più. Eppure, in questo preciso istante, mentre la tiene a forza stretta a sé, null’altro ha importanza se non il calore che i loro corpi si scambiano, i loro odori che si fondono ed il loro amore che, da sempre, li tiene a galla in un mare costantemente in tempesta. [ Dislocazione – Chakra ON, ma pochissimo. ]

12:17 Kaori:
 Non sa esattamente cosa sta facendo lì. Sa che si sta solo facendo del male osservando quelli che, all'effettivo, sono i resti della sua famiglia. Suo fratello è sparito dopo esser stato liberato dalla sua prigionia e lei non ha neppure mai avuto modo di parlargli perché Ren non ha voluto vederla. Suo padre è morto e almeno per quanto riguarda lui è riuscita ad accettare quanto successo grazie ad un lavoro di anni e sofferenza. E sua madre è attualmente scomparsa. Volontariamente reclutata in un covo di fanatici che è loro scopo sterminare. Per un istante, a pensarci, le verrebbe quasi da ridere: la situazione sembra così assurdamente triste che pare impossibile pensare che stia capitando proprio a lei. Ma si sente così tesa e stanca che persino sorridere sembra richiederle uno sforzo esagerato. Non ce la fa. Così rimane lì ad osservare pezzi della sua vita che non avrebbe più riavuto indietro per non pensare a ciò che sta accadendo adesso, a pochi isolati di distanza da lei. Kouki che è tornata e che riposa ma che non le è mai sembrata così distante. Tranquilla, persino felice di essere a casa, ma così diversa da quando l'aveva veduta l'ultima volta. C'era qualcosa nel suo sguardo che Kaori non le aveva mai visto addosso... una tale leggerezza, una tale semplicità, che sembrava quasi non avesse mai sofferto alcun male nella sua vita. L'ombra che aveva sempre avuto dentro sembrava svanita in maniera inspiegabile e sinistra. Dovrebbe essere felice, eppure il modo in cui Kouki pare sinceramente ignara del motivo per cui lei sia tanto preoccupata per via di Otsuki la inorridisce. E poi... e poi c'è quella nausea. Quella fastidiosa sensazione alla gola che le toglie il respiro e che le fa fremere qualcosa nel fondo del petto. Un profondo senso di panico e terrore confuso e misto ad una gioia nascosta, latente. Sensazioni e sentimenti contrastanti che si mescolano alla paura, la rabbia, lo smarrimento che prova per tutto il resto e che la fanno sentire semplicemente debole. Un corpo vuoto in balìa delle onde. Un corpo improvvisamente smosso dalla forza di due mani che ben conosce. Da mani non violente ma decise che vanno a farla voltare per attrarla a loro. Kaori non resiste a quel gesto e si ritrova in un istante avvolta dalle braccia di Azrael, dal suo profumo, dal calore del suo corpo. Le proprie mani scivolano via dai bicipiti opposti, la presa attorno al corpo si scioglie e le braccia vanno a ricadere molli lungo i fianchi per un istante quasi come se non volesse propriamente abbandonarsi a quella stretta. Ma poi... le basta un istante per sentire il bisogno di chiudere gli occhi contro il suo petto e ricercare la sua schiena. Le basta un istante per sentire il bisogno di aggrapparsi a lui con tutte le sue forze, di non lasciarlo più scivolare via da lei. Persa e smarrita, ritrova solo in quel contatto un punto fermo al quale potersi reggere e le sembra di tornare improvvisamente a respirare. Le viene quasi da piangere mentre il calore di lui si diffonde in lei, mentre il suo abbraccio la tiene ferma, bloccata a sé, impedendole di scivolar via da lui. < Pensavo che non ti avrei più rivisto fino a domani > confessa lei in un mormorio soffocato riaprendo lentamente gli occhi, alla fine, rimanendo avvolta dalla sua stretta senza voler in alcun modo muoversi da quel caldo e sicuro cantuccio.

13:04 Azrael:
 Il Nara permane in quell’abbraccio saldo, come una calda e dolce prigionia in cui intendere tenere la sua Kaori, per scongiurare il rischio di farsela scappare. Il respiro rallenta, il battito cardiaco torna ad un ritmo normale, da ansioso e rapido che era in precedenza. La voce tenue della Hyuga lo colpisce come uno schiaffo in pieno volto. Un sospiro si libera flebile dalle di lui labbra, incurvate poi in un piccolo e quasi evanescente sorriso. < E come sarei arrivato fino a domani, senza di te… > Mormora, in una confessione che sa di bisogno, quasi di dipendenza. < Volevo andare ad allenarmi alle Cascate, ma sulla strada ho sentito il bisogno di correre da te. Credo che dovremmo parlare. > Non la guarda negli occhi durante il proprio dire, le palpebre sonos socchiuse mentre il viso affonda nel crine viola scuro della donna che ama. È rassicurante stare così stretti, al punto tale da fargli desiderare di non smettere mai di abbracciarla. < Voglio scusarmi per non averti parlato di quel che ho fatto con Kouki. Ha entrambi i miei sigilli addosso e le ho promesso che li avrei utilizzati solo in caso di estremo bisogno. > Le confessa, inoltre, carezzandole debolmente la linea del collo e della nuca con la punta delle dita. < Non c’era un vero e proprio motivo per tenertelo nascosto, solo che dopo la partenza di Kouki sono successe mille cose e… non ho mai trovato il momento giusto, ecco. > Termina, ben conscio del fatto che potrebbe ritrovarsi un juken in pieno petto da un momento all’altro per quel che ha fatto. Ha sbagliato, ne è consapevole, ma è consapevole anche del fatto che la Hyuga può comprendere quante cose siano passate per la mente del Dainin nell’ultimo periodo. Qualora il suddetto juken non giungesse, il corvino continuerebbe a parlare tenendo la voce bassa, un mormorio cadenzato atto a farli riassare entrambi, a far diffondere gradualmente il calore dell’uno nel corpo dell’altra e viceversa. < Sono preoccupato per lei quanto lo sono per te. Non c’era traccia di preoccupazione mentre parlava di Otsuki, non c’era traccia che mentisse mentre ti chiedeva di spiegarle il motivo della tua rabbia. Si sentiva solo in colpa… e non sapeva perché. > Avere l’empatia su una persona rende facile e quasi totalmente sicuro il comprendere quando una persona sta mentendo, processare quel che sta provando come fossero emozioni proprie, per questo il Dainin ci ha tenuto ad osservare la situazione, a studiare la chuunin. < Vuole ucciderlo, ma non per i motivi che conosciamo noi. > Conclude, infine, continuando ad accarezzarla, salendo con la mancina dalla nuca sin dietro la testa per passare con le unghie a fiorarle la superficie del cuoio capelluto in un lento coccolarla con cui vorrebbe tentare di calmarla, di comprenderla e di sostenerla, come ha intenzione di fare per il resto della sua intera vita. [ Chakra ON ]

16:10 Kaori:
 Rimangono così, stretti l'uno fra le braccia dell'altra, ad abbandonarsi a quell'attimo, a quella vicinanza, a quel calore che si rivela essere benefico per l'animo di entrambi. In silenzio per qualche attimo prima che la Hyuga trovi la forza di dire qualcosa, di spezzare quella quiete densa e fin troppo tesa che le risulta assordante. Azrael non si smuove, rimane stretto attorno a lei, col viso fra i suoi capelli e osserva che, effettivamente, sia il caso per entrambi di parlare di quanto accaduto poco prima in ospedale alla presenza della Yakushi. Kaori sente il cuore contrarsi il petto, l'istinto di fuggire da quella conversazione è forte, ma si trattiene, in parte anche perché impossibilitata a sfuggire materialmente dall'abbraccio del Dainin. < Mhn. > mugugna semplicemente, quasi riluttante, stringendosi ancor più forte a lui, le unghie a scavare nella schiena del Nara stringendo forte il tessuto della camicia. Azrael si scusa. Si scusa di non averle parlato dei sigilli, di averle tenuto nascosto qualcosa che riguardava il rapporto fra lui e la figlia della stessa donna. Kaori stringe appena lo sguardo, ancora in parte risentita di quella scoperta, ma senza essere pervasa dalla rabbia o dal fastidio. Sa che nessuno dei due aveva intenzione di tenerle nascosto nulla e perciò non sente di essere arrabbiata con loro per questo. Un po' triste, sì, ma niente che le pungoli dolorosamente la coscienza, ecco. < Capisco... > mormora semplicemente, respirando piano, col lato destro del viso ancora poggiato contro il suo petto, lo sguardo a rimanere come perso lungo il corridoio deserto che si allunga alla sua sinistra. < Non importa. > espira stancamente svuotando i propri polmoni. Vorrebbe dirgli che si sarebbe sentita più tranquilla se avesse saputo che l'altro poteva avvertire la sua presenza in qualunque momento, almeno per assicurarsi che fosse viva invece che farla macerare nella preoccupazione della sua possibile morte per mesi, ma confida nel fatto che una cosa simile non si ripeterà una seconda volta visto che lo stesso Azrael si è reso conto di doversi scusare della cosa senza che neppure lei avesse avuto bisogno di farglielo presente. Sono tuttavia le successive parole dell'uomo a causare una reazione nella donna. L'altro le spiega cosa ha avvertito in lei tramite il sigillo e Kaori si ritrova a distaccarsi di scatto dal suo petto per fissarlo -bloccata fra le sue braccia- negli occhi con fare basito e stralunato, profondamente smossa e scossa da quanto ode dire da lui. < Che cosa significa questo? Non i motivi che conosciamo noi? > domanda confusa, quasi profondamente infastidita da quella situazione che non riesce davvero a spiegarsi. < Ha sempre detto di volergliela far pagare per quello che le ha fatto e adesso sembra quasi non capire perché io lo odi così tanto! Come se non avesse idea di quello a cui mi stessi riferendo. Improvvisamente ha dimenticato tutto? L'ha perdonato? > domanda con tono quasi di scherno, leggermente folle, stringendo la mascella e le labbra in una linea dura e sottile. < E io che dovrei fare? Lasciarla libera di fare come vuole? Anche se si è quasi fatta ammazzare solo questa mattina? > Una nuova ondata di bile le risale acida la gola bloccandosi in fondo alla bocca, trattenuta a fatica dalla volontà della donna che, arrestando di colpo il suo dire, trattiene il fiato e cerca di mandar giù l'amaro boccone. Sul viso traspare un'espressione disgustata, appena sofferente, mentre inspirando a fondo dal naso cercherebbe di tenere a bada la spiacevole sensazione di nausea che ancora le solletica lo stomaco.

16:54 Azrael:
 La ragazza si abbandona a quell’abbraccio tanto quanto lo sta facendo il Nara. Se continuassero a stare in silenzio potrebbe anche pensare di restare qui per tutto il resto della nottata. Invece quel che vorrebbe fare è parlare con lei, di quel che è successo o anche solo parlare di qualunque altra cosa. Ha solo bisogno di sentire la voce della donna che ama. Lei, però, sembra piuttosto riluttante all’idea, al punto tale da far sentire il dainin quasi in colpa per il fatto che la sta forzando a rimanere tra le di lui braccia. Scosta il capo per poterla guardare negli occhi, per notare la rabbia, quasi la disperazione nell’esporre il proprio parere. Un parere al quale il Dainin non sa esattamente come rispondere. < Neanche io conosco la verità. Ti sto solo dicendo quel che ho sentito. Non potevo farlo davanti a Kouki e sono venuto qui per spiegarti la mia. > Risponde in modo calmo, pacato, piuttosto rassegnato nel pronunciare quelle parole. < Ho visto persone cambiare personalità, compiere azioni per dimenticarle il giorno dopo, dormire per tre anni vittime della propria coscienza… > L’ultimo, naturalmente, è un riferimento a se stesso. < Non mi sorprenderebbe sapere che Otsuki le abbia modificato i ricordi. Un genjutser abbastanza abile ne sarebbe in grado. > In effetti non sa di che cosa sia capace l’uomo, < Kaori, credo che lei sia confusa e spaventata almeno quanto noi. Non sa neanche cosa voglia dire provare emozioni, eppure quando l’hai abbracciata non voleva più staccarsi da te. > Il ricordo un po’ lo turba, lo porta ad abbassare gli occhi per qualche breve istante, a provare un senso di alienazione nei confronti della Yakushi che gli fa bruciare nel petto e nella mente il momento in cui lo ha chiamato papà, facendogli toccare il cielo con un dito, fino a giungere alla più amara delle conclusioni. < Lo so che non sono suo padre, non c’è neanche bisogno che tu me lo dica… e so perfettamente che non ho alcun diritto di dire la mia, ma—trovo che tu debba cercare di capire cosa le è successo. Non è una pazza assassina, eppure sente il bisogno di uccidere un uomo senza sapere effettivamente il perché. Temo che la cosa possa logorarla. Cerca solo di—comprenderla. > Termina, vorrebbe aggiungere altro, ma il volto della Hyuga si distorce in un’espressione di disgusto e fastidio. Un conato. Gli occhi del Nara si sgranano, per un istante il pensiero va al farla sedere sul letto, ma è perfettamente rifatto, intoccato da chissà quanto tempo, e non se la sente di rovinarlo. Potrebbe prenderla in braccio, farla camminare, ma teme che la cosa la farà sentire solo male. Cosa fare? < Questa cosa mi ucciderà… > Mormora, piuttosto ironico e divertito, mentre le mani vanno al petto nel sigillo della scimmia ed il chakra viene richiamato una volta ancora per permettergli di focalizzare la propria attenzione sul letto della Hyuga, nella camera poco distante. Permetterebbe al chakra di avvolgere totalmente la propria figura, per poi passare a quella della ragazza, tirare un profondo sospiro di sollievo e trasportarla su quel morbido materasso senza farle fare alcuno sforzo. Sforzo che invece, per lui, è quasi fatale. Il chakra che ha attualmente a propria disposizione è così poco da portarlo a cadere sul materasso accanto a lei, dopo averla accuratamente poggiata tra le lenzuola, col petto smosso dal fiatone ed il volto persino più pallido del solito. < Ora… mi spieghi cos’è questa dannata indigestione? > [ Chakra 5/130 (giusto per farvi capire quanto è poco) – Dislocazione Istantanea Superiore ]

17:34 Kaori:
 Si ritrova ad abbassare lo sguardo con fare amareggiato durante il discorso di Azrael quando questi prende a dirle la sua su quello che Kaori dovrebbe o non dovrebbe fare in questo momento nei riguardi della Yakushi. Del conforto che fino a poco prima si era impadronito di lei grazie all'abbraccio di Azrael, non restano che frammenti evanescenti mentre lentamente torna a sentirsi sola e distante da tutto. < Non sei suo padre più di quanto io sia sua madre. > mormora mordendosi l'interno della guancia, lasciando intendere come i due abbiano praticamente lo stesso identico ruolo nella vita della bambina, senza che nessuno abbia più importanza dell'altro. < Anzi, apparentemente sei più genitore tu di me per lei in questo momento. > sorride laconica con un mezzo sbuffo sarcastico ad uscire dalle narici mentre scuotendo il capo cercherebbe di allontanare quel pensiero con forza. Non vuole ridursi a questo. Odia l'autocommiserazione ma non riesce a fare altro che sentirsi smarrita in questa circostanza. Kouki è cambiata per l'ennesima volta e di nuovo non sa come dovrebbe prenderla. Prima c'era stata Mirako, poi Heiko, adesso sembra essere la solita Kouki, solo più tranquilla e leggera, dimentica delle sofferenze vissute fino a quel momento nella sua vita. < Pensi che non vorrei capirla? > domanda lei rialzando il viso, sentendo le labbra fremere. < Pensi che non ci stia provando? Ma a me non sembra per niente confusa o spaventata dall'idea di voler uccidere qualcuno, anzi. > chiosa lei fissandolo dritto negli occhi. < A me è sembrata assolutamente a suo agio all'idea di tornare a studiare con Otsuki per poi semplicemente liberarsi di lui, come se fosse normalissimo. La cosa che l'ha sconvolta è che io non fossi d'accordo e che ne fossi turbata, non quello che provava inspiegabilmente per lui. > spiega la donna ciò che l'ha così profondamente turbata. < E questo no, non posso capirlo. Non voglio che mia figlia si ritrovi ad uccidere gente senza chiedersi perché lo sta facendo. Lasciandosi guidare solo da una sensazione. > stringe le labbra, mordendosi l'inferiore. < Sappiamo entrambi che merita di morire. E morirà. Che sia lei ad ucciderlo o io con le mie mani. Ma non accetterò mai che si ritrovi a farlo senza sapere il perché, senza esserne davvero cosciente. E noi non dovremmo assecondare questo suo pensiero per paura di turbarla altrimenti. > espira stancamente prima di venir travolta dall'ennesimo conato, ritrovandosi ben presto a venir avvolta dalle braccia di Azrael e poi-- sulle lenzuola del suo letto. < Cos-- > mormora osservando adesso l'altro gravare, stanco, sul materasso, col fiato corto ed il viso pallido in maniera decisamente poco sana. < Azrael! > esclama subito mettendosi a sedere sul letto per portare una mano sui suoi capelli, l'altra sulla sua spalla, preoccupata. < Dio, sei a pezzi... quante volte l'hai già fatto oggi? > domanda con la voce profondamente intrisa di preoccupato affetto, le dita a scivolare dolci sul suo viso, sul suo capo, per cercare di dargli un minimo di conforto e sollievo a contrastare la spossatezza fisica. < Non dovevi... ce la faccio a camminare, davvero. Sto bene... > lo rassicurerebbe con la voce ora morbida, bassa, mentre tenterebbe di andare a scostarlo per portare il suo capo sulle proprie cosce. < Vieni qui, riposati un po'... > mormorerebbe premurosa, a bassa voce, bloccandosi solo quando il Nara pone quella domanda sulle sue condizioni di salute. Kaori boccheggia per un istante, non sapendo neppure lei cosa rispondere con esattezza. < Non-- non lo so. Cioè, da stamattina sento lo stomaco sottosopra. > spiega semplicemente lei stringendosi nelle spalle. < Potrebbe essere qualcosa che ho mangiato o soltanto lo stress. L'agitazione influisce in mille modi sul corpo di una persona, specialmente di una donna... > dice lei umettandosi le labbra, piano, pensando a come un eccessivo carico di stress possa persino andare ad incidere sul funzionamento del suo orologio biologico. Orologio che è sempre stato puntuale-- finora. < ...Sì, dev'essere lo stress. Lo stress... > boccheggia allora non osando neppure pensare all'alternativa, non in questo esatto momento di crisi e pericolo.

18:33 Azrael:
 il corpo del Dainin se ne sta abbandonato sul materasso, a pensare e ripensare a cosa potrebbe dirle per calmarla, per farle capire il proprio punto di vista, ma per il momento tutto quel che riesce a fare è starsene rannicchiato con la testa sulle cosce della Hyuga, a cercare di regolarizzare il proprio respiro. La spesa di chakra che ha sostenuto non è per nulla indifferente, qualunque altro essere umano sarebbe già morto, se si fosse sottoposto a tutto ciò. Quante altre volte lo ha fatto oggi? Una volta per andare a prendere Kouki, la seconda subito dopo per portarla di corsa in Ospedale, una volta ancora per raggiungere la Hyuga e adesso, per evitare di farla affaticare, preoccupato che potesse succederle qualcosa. Dopo averle contate mentalmente si limiterebbe a sollevare la mancina verso l’alto, ad indicare il numero con le dita < Quattro. > Esclama, stanco, affativato fin quasi allo sfinimento e… fero di se stesso. Si è reso utile e questo lo rende molto felice. Riabbasserebbe il braccio subito dopo, abbandonandosi ad occhi chiusi contro il ventre della Jonin, pronto solo in questo momento a riprendere il discorso. < La rabbia, la frustrazione ed i traumi di uno di noi… > Mormorerebbe, strusciando piano la guancia contro i vestiti della Hyuga < …nel corpo e nella mente di una bambina. Se sono così permissivo nei suoi confronti è perché mi ci rivedo. > Ammette con un filo sottilissimo di voce, mostrando una fragilità senza eguali, che lo renderebbe quasi più giovane di quindici anni tra le braccia della donna che ama. < Quello che volevo dire è proprio che dobbiamo renderla consapevole… ma prima di farlo—dalle la sicurezza che la sua mamma è con lei. Perché sì, tu sei sua madre. E non me ne frega di cosa puoi dire al riguardo, lei deve avere una madre e quella madre devi essere tu… se poi avrà bisogno di una figura maschile, io sarò sempre qui. > Troppo stanco per proseguire in quel discorso, considerando anche che crede di aver detto tutto ciò che poteva esserci su quell’argomento, resta ad occhi chiusi ad ascoltare quanto la ragazza ha da dirgli nei riguardi di quelle strane nausee. La bocca viene stretta in una linea sottile, ma piuttosto morbida, il Nara si protende verso il ventre della donna per sfiorarne la superficie con la punta del naso in un modo tenero ed innocente. < Non mi serve il sigillo dell’ematia per capire che stai cercando di convincerti. > Sorride appena, a fior di labbra, preoccupato per lei, ma sentitamente felice per un innominato ed innominabile motivo. < Potresti vedere un medico. Cioè… un altro medico. > Il sorriso gli si allarga, sfociando in un risolino leggero e gioioso, leggero, di quelli che gli sono tanto mancati in quella giornata così—atipica. [ Chakra ON ]

18:57 Kaori:
 Un sospiro di quelli teneramente rassegnati sfugge alle labbra della Hyuga mentre si sistema così da far meglio riposare il capo del Nara sul proprio grembo. Carezza i suoi capelli ribelli, il viso stanco, guardandolo dall'alto della sua posizione seduta con un mezzo sorriso genuino sulle rosee. < Avrai esaurito tutte le tue energie... non serviva usare tutto quel chakra per muoversi di dieci metri > commenta con un tono morbido e dolce la donna, profondamente toccata dalla premura riservatale dall'uomo nel volerla far distendere senza chiederle il minimo sforzo, solo per un attimo di debolezza. Non importa se i due stanno litigando o se stanno parlando della più delicata missione: se Kaori avesse avuto bisogno di aiuto, Azrael avrebbe interrotto qualunque cosa per sostenerla e proteggerla. La cosa la riempie nuovamente di un calore indefinibile, guidando i lenti gesti delle sue dita fra i suoi capelli. La mano verrebbe mossa lenta, delicata sul suo capo, il tocco sarebbe evanescente, gentile, così come la voce di Azrael uscirebbe bassa e fragile dalle sue labbra. La donna l'ascolta svuotando i polmoni in un lento espirare dalle narici. Capisce il desiderio di lui di non sgridare la bambina per non causarle altro turbamento ed altra sofferenza, lo comprende. Lui meglio di chiunque altro sa cosa ella possa aver provato fin da piccola dopo che l'uomo che avrebbe dovuto essere suo padre e creatore, l'ha maltrattata e torturata. Ma... non vuole che la bambina cresca senza riconoscere bene e male perché ha avuto paura di sgridarla. Non riesce ad essere transigente come Azrael, forse per mancanza di empatia o forse per la troppa paura. < Non le serve solo una madre. Le serve una famiglia. Ha bisogno anche di te. > mormora Kaori cercando di correggere quel modo del Nara di considerare la ragazzina. Continua a parlare come se fosse un estraneo all'interno della loro vita nonostante per Kouki sia già un padre. < Per lei sei suo padre... quello che pensi conta quanto quello che penso io per lei, altrimenti non ti avrebbe mai confidato certi pensieri. > spiega la donna continuando a carezzare i capelli dell'uomo, lentamente e con cura. < Le parlerò quando si sveglierà. Cercherò di capire che è successo... > sospira alla fine non sapendo esattamente quanto riuscirà ad essere tranquilla all'idea di dover scoprire che qualcuno ha giocato con i pensieri della sua bambina. Per ora lascia da parte il pensiero cercando di dedicarsi a qualche riflessione che possa calmarla e rassicurarla. Si ritrova però a dover spiegare ad Azrael come si sente, cosa abbia scatenato quella nausea che da ore la sta infastidendo ed una deliziosa tensione va a scorrerle sottopelle. Una parte di lei continua a dirle che deve trattarsi della troppa tensione di quel periodo che si riflette sul suo fisico, ma un'altra vocina si fa insistente nel ricordarle come sono giorni che si ritrovi in attesa del suo calvario mensile. Anche questa condizione può facilmente essere spiegata dallo stress, eppure le coincidenze sono sottili e singolari, al punto da solleticare la mente di entrambi. Azrael le carezza il ventre con il naso e nel sentirlo parlare Kaori può facilmente avvertire il sorriso che deve stargli storcendo le labbra. Quel pensiero la sorprende portandola ad osservarlo leggermente titubante. < Stai... sorridendo? > domanda in un sussurro cauto assottigliando appena lo sguardo, le rosee leggermente distese verso l'esterno mentre nel petto le sembra di sentire il cuore battere all'impazzata. < Pensavo che la cosa ti avrebbe mandato nel panico. > ammette, sollevata, nel sentire la risatina di Azrael nel parlare -velatamente- della possibile causa del malessere della Jonin.

17:13 Azrael:
 Le energie scarseggiano, ma il Nara non si è mai sentito così vivo. Non sa precisamente per quale motivo, probabilmente si tratta soltanto della vicinanza della Hyuga, ma considerando l’argomento di cui stanno trattando potrebbe essere anche altrove la motivazione. Per quel che riguarda Kouki le riflessioni da fare sono poche. Non stanno parlando di una missione, di un luogo o di un oggetto, ma di una persona che ha una mente, una volontà, un carattere e dei sentimenti. E a cui, entrambi, vogliono bene come fosse biologicamente figlia loro. Il dainin nemmeno sa esattamente cosa lo lega a lei, probabilmente è soltanto la somiglianza tra i due, gli abusi ed i soprusi che hanno subito, il di lei bisogno di una figura genitoriale. < So come ci si sente… quando avevo la sua età avevo bisogno di un padre… non sapevo chi fosse realmente e colui che mi aveva adottato non è mai stato una figura di riferimento positiva per me. Mai. > Principia, restando sempre col capo sulle cosce della donna, strusciando debolmente la guancia contro il maglioncino chiaro che l Jonin porta indosso, per ricercarne calore e conforto. < Lui era il male, per me. Non un pilastro, non un faro, non un padre. Era solo il cancro che più desideravo estirpare dalla mia vita. E quando sono rimasto senza ne ho stupidamente sentito la mancanza. Suppongo che per Kouki sia stato anche peggio, perché non solo ha vissuto la stessa cosa con Otsuki, ma Raido le ha dato la speranza per poi strappargliela via, lasciando un vuoto che io ho paura di non saper colmare, in tutta franchezza. > Non è arrabbiato o dubbioso. Sono riflessioni che lo hanno tenuto sveglio per notti, che lo hanno impegnato per giorni, ma che ormai è pronto ad esporre con il sorriso sulle labbra. È pronto per aprirsi e permettere alla Hyuga di sfiorare le corde del suo cuore, come ha sempre fatto con lei e come sempre farà. Come non ha mai fatto davvero con nessun altro. < Dobbiamo starle vicino. Parlarle. Non so materialmente cosa dobbiamo o possiamo fare, ma so che per lei è difficile anche più che per noi, forse. Quindi—facciamo i genitori al meglio delle nostre possibilità. > Si rigira sul di lei ventra in modo da poterla guardare con la coda dell’occhio, senza staccare il volto da lei < Glielo devo. Lo devo a quel piccolo Azrael che non lo ha mai avuto un padre. > Termina, riaffondando nuovamente il naso nel soffice maglioncino, nella pelle scoperta delle cosce, nel calore del suo ventre. Quello stesso ventre che sta dando tanto da pensare ad entrambi. Una famiglia. Una famiglia tutta loro. Il pensiero di un piccoletto vivace o di una principessina in cui rivedere la timidezza e la dolcezza della madre non lo abbandona dalla prima volta in cui ha fatto quello stesso pensiero settimane, forse mesi prima. Non lo spaventa più. In cuor suo, non lo ammetterà mai, un pochino ci spera. E sì, sta sorridendo. Quado la donna glielo fa notare quella piccola espressione si allarga ancor di più, chiudendo le palpebre e strofinando più energicamente la punta del naso proprio lì. < Sì, sto sorridendo. > Ammette, infine, poggiando debolmente le labbra dove – non ci fosse la stoffa – sarebbe l’ombelico. Un bacio. Piccolo, breve, puro. Un semplice bacio dove, è inutile negare che sia il pensiero muto e recondito di entrambi, potrebbe star nascendo il frutto del loro amore. [ Chakra ON, ma se fosse OFF non cambierebbe nulla. ]

17:43 Kaori:
 Il capo di lui rimane poggiato sulle sue cosce, sul suo ventre, mentre le dita della Hyuga vanno a scivolare fra i suoi capelli carezzando e grattando appena il capo sottostante con fare lento e rilassato. Vorrebbe essergli di conforto nel momento in cui si ritrova ad essere più debole ed esposto, sia a livello fisico che mentale: oltre ad aver praticamente esaurito le sue riserve energetiche, si sta anche aprendo a lei con tutto il cuore, rivelandole pensieri, sentimenti e sensazioni che lo rendono estremamente fragile. Per tutto il tempo, Kaori tace in attento ascolto, limitandosi a guardarlo con affetto dall'alto della sua posizione seduta, le mani a carezzare il suo capo come fosse un bambino del quale prendersi amorevolmente cura. La vicinanza del Nara riesce a calmare parzialmente la tempesta che ha sentito agitarsi dentro di sé per tutta la giornata a causa della notizia portata da Kouki e la porta a respirare ora con più calma, a vedere le cose con meno agitazione. E' ancora decisamente scossa e la paura è ancora tanta, ma sapere di poter affrontare qualunque insidia con Azrael al suo fianco la incoraggia ed aiuta. < Non devi colmare nessun vuoto, è questo il punto. Raido è stato importante per lei e si è preso un pezzo del suo cuore che nessun altro potrà restituirle. > spiega la Hyuga continuando a smuovere le falangi fra i suoi capelli scuri. < Tu non devi sostituirlo, tu hai preso un altro posto nella sua vita che è solo tuo e che nessun altro potrà riempire. Penso che ogni persona lasci una specie di impronta nelle nostre vite e che quindi nessun altro possa prendersi quel cantuccio che loro hanno occupato. > continua Kaori con tono basso, calmo, inclinando appena il capo per meglio guardare il viso di Azrael poggiato contro il suo ventre, la sensazione del suo naso a premere contro il suo corpo attraverso il tessuto del maglione. < Ma come ruolo... se dovesse succederle qualcosa, se dovesse essere triste, avere un problema... non sarebbe da Raido che sentirebbe di voler andare, di voler essere ascoltata o aiutata. E' da te che verrebbe. Ed è questo che fa la differenza e che ti rende suo padre. > sorride appena, morbidamente, cercando di confortare e rassicurare l'altro da quel punto di vista. Per il resto si ritrova a sospirare appena annuendo con fare stanco. < Lo so...è solo che... la sola idea che possa avvicinarsi a lui è insostenibile... > mormora la donna con fare triste, malinconico, turbato. < Ma cercherò di tenere per me questi sentimenti quando sono con lei... hai ragione. > aggiungerebbe, contrita, per poi notare quel dolce sorriso appena comparso sulle rosee del Nara. Il modo in cui la sua espressione si ammorbidisce, si fa gentile, la dolcezza con la quale va baciando il suo ventre come se fosse la cosa più naturale del mondo. Emozionata, tremante, si ritrova a sorridere a sua volta avvertendo vibrare nel fondo del petto un'emozione profonda. < M-ma... sei sicuro? > domanda incapace di trattenersi, di nascondere la genuina estasi che traspare brillante dai suoi occhi color perla. < Cioè, non è che stai cercando di tranquillizzarmi e poi appena riacquisti le energie ti dislochi... che so? A Suna? O nelle spiagge nebbiose di Kiri? > ironizza la donna ridacchiando a fior di labbra, sentendo il cuore batterle forte in petto, quel nodo di tensione provato fino a quel momento in fondo alla gola allentarsi appena. E' da tempo che dentro di sé immagina un futuro in cui lei e Azrael possano essere una vera famiglia, con un figlio tutto loro di cui potersi prendere cura e dietro il quale perdersi donandogli il loro cuore. Da quando si è resa conto che Mekura sarebbe sempre stata la madre dei figli dell'uomo che ama mentre lei sarebbe sempre stata un'esterna. Un'amica, forse, ma non una madre. Non aveva mai pensato, però, che il tutto potesse concretizzarsi così presto, non nel bel mezzo di una crisi. Sa quanto per Azrael sia un argomento delicato e difficile e non avrebbe mai voluto che una cosa simile potesse capitare prima che si sentisse pronto. Vedere però il suo sorriso, le tenere premure che le sta rivolgendo, la porta a realizzare quanto invece desiderasse questo esatto momento. < Stiamo parlando di... cioè, potrei essere-- incinta. > sussurra quasi temendo che dirlo a voce più alta avrebbe potuto terrorizzarlo. Ma ha bisogno di dirlo chiaramente, di dirlo a voce, così da rendere la cosa ancora più reale. Potrebbe... potrebbe davvero. E il pensiero le strappa il sorriso più bello e dolce che abbia mai avuto modo di mostrare in tutta la sua vita.

18:45 Azrael:
 Essere padre. Ultimamente ha avuto molto da pensare attorno questo concetto. Prima di tutto ha avuto a che fare con Ken, con la sua iconsapevolezza iniziale di chi egli fosse realmente, ha auto da recuperare il rapporto con Ai, da cui agli inizi neanche si faceva chiamare ‘papà’, ma preferiva farsi chiamare ‘zio’, magari, o anche solo farsi chiamare per nome. Ha sempre aborrito quel genere di rapporto, non ha mai pensato che sarebbe diventato padre, un giorno. Certo, con una vita sregolata come la sua gli è capitato di temere che qualche vecchia fiamma tornasse all’attacco per mettergli a carico qualche pargoletto, ma la cosa non è mai accaduta per davvero. Aveva persino un piano in caso queste cose. Documenti che attestavano la sua sterilità, naturalmente falsificati ad arte da medici accuratamente minacciati, quando ha appreso la Dislocazione si è segretamente fatto preparare un alloggio a Suna da occupare stabilmente in caso la situazione avesse iniziato a vertere verso la sua paternità. Pensare che, un giorno, avrebbe addirittura desiderato di diventare padre, lo avrebbe fatto ridere come un matto. Adesso, invece, lo fa sentire felice e rilassato. Pensa di essere pronto. Quel che è accaduto con Kouki gliel’ha solo fatto capire ancora meglio. Non ha potuto far altro che considerarla come una figlia, non ha potuto far altro che tentare di contenere la commozione quando lei lo ha considerato come un padre. Non è mai propriamente divenuto tale, però. Non ha mai assistito alla nascita di suo figlio, non ha mai avuto cura di lui o lei qualora dovesse avere delle colichette notturne, non gli ha mai dato da mangiare e non si è mai svegliato nel cuore della notte per sostituire un dentino caduto con qualche moneta. Quel pensiero, il pensiero che proprio a pochi centimetri dal di lui viso possa star nascwndo questa possibilità gli riempie il cuore di una sensazione che non sa bene come definire, ma che neanche sa come trattenere. Si solleva puntellando un gomito sul materasso, sollevando il busto quel tanto che basta per potersi ritrovare occhi negli occhi con la donna che ama. Le iridi buie sono ricolme di sincero affetto e sentito amore, nei riguardi della Hyuga, ma anche di quella prospettiva, dell’idea che lei possa davvero portare in grembo il frutto del rapporto più sincero, profondo ed intimo che abbia mai vissuto. < Sono sicuro. > Le risponde, portando la mano liera a carezzarle dolcemente la guancia, il pollice a sfiorarle lo zigomo. < E se magari questa volta dovesse essere soltanto un’indigestione o eccessivo stress… possiamo sempre provarci seriamente. > Non v’è accenno di malizia in quel che sta dicendo, non v’è cenno di insicurezza alcuna in quelle parole. Ne è certo. Come non è mai stato certo di alcuna cosa nel corso della sua vita. E sentire la donna pronunciare quella parola, che entrambi hanno taciuto fino a quel momento, non indietreggia né arretra neanche di un singolo centimetro, limitandosi ad abbassare la mano che le stava carezzando il viso per sfiorarle il collo, la spalla e scendere lungo il braccio sio a cercare la di lei mano per intrecciare le dita alle sue. < Sì, stiamo parlando del fatto che potresti essere incinta. E del fatto che non fuggirò né a Suna, né a Taki, né da nessun’altra parte. stiamo parlando del fatto che non mi spiacerebbe affatto essere il padre dei tuoi figli e che tu sia la madre dei miei. Ecco di cosa stiamo parlando. > Pronuncia quelle ultime parole in un soffio, un sussurro sottile, ma senza alcun tipo di indecisione, restando con lo sguardo fermo in quello di ei per saggiarne la reazione, per vedere sul suo viso specchiarsi la stessa felicità che riluce sul proprio. [ Chakra ON ]

19:20 Kaori:
 Sa che la loro vita è piuttosto incasinata. Fra i loro numerosi incarichi da ninja, la possibilità di una morte prematura e gli altri figli a cui dover già badare hanno ben poco tempo per godersi una vita tranquilla. Sa che forse, in questo momento, sarebbe meglio godersi la loro relazione un passo per volta, partendo dagli attuali membri della famiglia per passare poi al matrimonio appena deciso ed arrivare solo dopo al pensiero di avere un figlio solo loro. Tuttavia non riesce in alcun modo a scacciare il pensiero che potrebbe star accadendo tutto *adesso*. Vuole bene a Ken ed Ai, ama Kouki e Harumi come fossero davvero figlie sue avendole in parte cresciute nel momento più complesso della loro vita, ma nessuno di loro è effettivamente *suo*. Sui figli di Azrael non ha alcun tipo di potere o controllo: sebbene lui voglia che loro leghino e che si considerino una famiglia unita, Kaori sa perfettamente che ci sono limiti che il loro rapporto non può superare. Non si rivolgeranno mai a lei per un problema o per un brutto sogno, né per una confidenza od un consiglio. Non sarà mai lei la persona dalla quale correranno per dare una bella notizia o per cercare conforto. Hanno già dei genitori e lei è soltanto "la donna di papà". Non l'hanno mai detto chiaramente, ma per questo tipo di cose non c'è bisogno di dirle ad alta voce. Per quanto riguarda le sue bambine, più semplicemente si rattrista al pensiero di non averle mai viste nascere, di non averle cresciute nel periodo più tenero della loro vita. Non ha mai passato la notte a cullarle fra le braccia per farle addormentare, non ha mai dovuto far loro il bagnetto o battere sulla loro schiena per aiutarle a fare il ruttino. Non ha mai sentito la loro prima parola, non le ha mai viste gattonare per casa col rischio che rompessero qualcosa di fragile da una mensola. Piccoli momenti irripetibili e preziosi nella vita di una persona che legano indissolubilmente due esistenze. Il pensiero di poter vivere tutti questi momenti con un figlio che abbia in corpo il suo sangue e quello di Azrael, la rende radiosa. Vorrebbe non mostrarsi così contenta per timore di spingere Azrael verso una scelta non propriamente sua, ma l'altro -stupendola- non appare affatto spaventato o incerto. Alzandosi su un gomito le carezza il viso e la rassicura andando a pronunciare parole che le tolgono brevemente il fiato. Le labbra si schiudono, tremano, e lo sguardo si fa luminoso mentre un sorriso vero e profondo le si apre sul viso. Lascia che le loro dita s'intreccino e che la voce del Nara la culli e accarezzi prima di snudare i denti e liberare una risatina leggera, spensierata, emozionata. < Ken potrebbe avere un fratellino... o una sorellina. > azzarda lei con un risolino delicato prima di espirare piano e quindi abbassare la mano libera verso il proprio ventre, lì ove poco prima giaceva il capo del Dainin. < Credo di star per piangere. > mormora poco dopo cercando di stemperare la tensione, il cuore che batte frenetico nel petto e la sensazione di pizzicore al naso tipica di un possibile pianto. < Ma penso che sia l'emozione del momento, non uno sbalzo ormonale. > ride, allora, rialzando la mano dal grembo per passare la base del palmo sotto gli occhi ad asciugare quelle poche gocce fermatesi all'altezza delle inesistenti occhiaie.

11:40 Azrael:
 Non sa bene, Azrael, quel che sta provando in questo momento. Gioia, apprensione, timore, affetto. Un miscuglio di sensazioni tutte diverse che gli si annidano nel petto, nella mente, che gli permeano l’anima così profondamente da esser certo di non potersi semplicemente distrarsi, non pensarci. Non può e non vuole scappare, non questa volta. E ne era certo mentre le sfiorava il ventre con la punta del naso, ma nel momento in cui la vede sorridere radiosamente, la sente stringergli la mano, non solo può dire di esserne sicuro, ma potrebbe affermare che non è mai stato convinto di qualunque altra cosa nella propria vita oltre a questa istintiva consapevolezza di volerle stare accanto con tutto se stesso. La curva delle labbra della Hyuga contagia le proprie, portandolo a mostrare una sincera contentezza che gli contagia tutti i lineamenti del volto diafano e solitamente duro, severo e persino malinconico a tratti. < Quello… > Mormorerebbe, riferendosi sia con le parole che col proprio sguardo all’espressione di felicità della giovane < …quello è il motivo per cui sono al mondo. La tua felicità è la mia ragione d’essere. > Il tono è basso, pacato, ma pregno di una dolcezza che mai nessuno, il Nara per primo, si aspetterebbe da lui, specie in un momento del genere. E quando la donna fa quella battuta riguardo gli sbalzi ormonali di una eventuale gravidanza il Dainin si ritrova a ridacchiare sommessamente con lei, evitando che qualunque suono troppo forte possa interrompere la magia di quell’attimo, di quella atmosfera. Persino la stanchezza data dall’abuso di chakra gli pare tramutarsi in forza mentre se ne sta sospeso su quel letto a rriflettere la propria immagine nelle iridi di perla della donna che ama. < Credo che dovresti conservare le lacrime per quando la notizia sarà sicura. Non vorrei rischiare di mettermi a piangere con te e poi scoprire che si trattava solo di un brutto virus intestinale. > Scherza, lui, per tentare di alleggerire la situazione, come è da sempre solito fare. < Così, insomma, mentre vai a fare le analisi io posso riarredare il mio attico a Suna, sai, per la mia vita da fuggiasco… > La leggera risatina che aveva esternato prima diventa leggermente più forte, gli smuove il petto portandolo ad abbassare il volto per cercare di trattenerla e lasciarla disperdere qualche istante dopo. < Ho sempre desiderato poter scegliere il nome per un mio eventuale figlio. Insomma, voglio un bene dell’anima a Ken, è il mio piccolino… ma chi gli ha dato quel nome deve aver sicuramente sniffato della sabbia. È veramente osceno. > Insomma, per quanto si stia dimostrando un potenziale buon padre, è pur sempre quel cretino di Azrael Nara e, con le proprie battutine fuori luogo, non manca mai di ricordarlo a tutti. [ Chakra ON ]

12:00 Kaori:
 E quel momento di tensione si trasforma definitivamente in una scena di dolcezza e affetto. La Hyuga si sente estremamente più calma e sollevata quando i due affrontano quell'argomento che da quella mattina le aveva messo un po' in subbuglio l'anima; avevano già parlato della possibilità di poter avere un figlio ma Azrael aveva reso chiaro come ancora non fosse e non si sentisse pronto ad un simile passo. Sì, ha già Ken, ma lui è già abbastanza cresciuto e lui non si è mai occupato del piccolo Nara da neonato. Occuparsi di una nuova vita è un impegno gravoso a cui bisogna dedicare anima e corpo e nessuno avrebbe mai potuto biasimarlo nel non sentirsi ancora pronto a volersene fare carico. Kaori non gli ha mai messo fretta; anche lei, per parte sua, non sa se è pronta o meno ad una simile condizione. Certo l'idea di mettere su famiglia, di farlo con lui, non risulta che come un sogno per lei, ma la paura di non essere capace, di non essere la madre che desidererebbe poter essere per la propria prole un po' la frena e spaventa. Così non hanno più ritirato fuori l'argomento attendendo periodi migliori per parlarne ed ora-- tutto è cambiato. Messi davanti alla concreta possibilità di una gravidanza i due non possono tirarsi indietro. E con la sorpresa di entrambi si scoprono felici e quasi desiderosi di diventare a tutti gli effetti genitori. La paura che provano non li spinge a fuggire, ma a rimanere ancor più stretti l'uno all'altro. E' un timore dolce, delizioso, che li culla e che li sprona a fare del loro meglio per proteggere quella vita che potrebbe star fiorendo nel ventre altrui. E sorridono, felici, commossi, scherzando, chiacchierando, alleggerendo l'atmosfera nonostante la stanchezza che deve star riempiendo il corpo del Nara. Kaori si asciuga le lacrime appena accennate, lo guarda innamorata, radiosa, sentendo le gote tingersi di rosa quando Azrael le dedica quelle prime, meravigliose parole. < E tu sei la ragione della mia felicità. > mormora lei in un sussurro leggero, delicato, senza mai smuovere lo sguardo da quello del Dainin, osservando la sua pelle d'avorio, il nero dei suoi capelli ribelli. < Sai, penso proprio che prima di dirti i risultati delle analisi dovrò farmi insegnare quel jutsu che mi promettesti vari anni fa. > scherza la ragazza snudando i denti bianchi in un sorriso gentile. < Così non c'è luogo al mondo dove non potrò raggiungerti. > E se in parte la cosa possa quasi apparire come una minaccia, dall'altro è sintomo dell'atavico bisogno di lei di sapere che, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo lui sia, lei potrà sempre raggiungerlo e proteggerlo. Alla fine lascia che quella risatina s'esaurisca assieme a quella dell'altro, riprendendo lentamente fiato e quindi umettandosi le labbra secche con un rapido cenno della lingua. < Beh, questo magari è meglio se non lo dici a Ken, eh? > sorride la Hyuga scuotendo il capo con fare divertito al commento ultimo di Azrael, prima di tornare a guardarlo tranquilla e quindi osservarlo in silenzio -in totale adorazione- per una manciata di lunghi istanti. < Posso capirlo. > aggiunge alla fine con voce bassa, morbida, carezzando i capelli ribelli di lui con fare delicato, quasi come quando, dopo l'amplesso, si ritrova a sfiorarli piano per guidarlo lentamente fino alla pace dell'incoscienza. < Appena avremo i risultati delle analisi potremo iniziare a pensarci. Per un lui o per una lei... > sussurra lei con voce leggera, sottile, immaginando già i due seduti sul divano, davanti al camino, intenti a proporre e scartare nomi con le mani intrecciate ed unite al di sopra del suo ventre ancora non pronunciato.

12:39 Azrael:
 è più che lecito che la donna chieda di poter imparare quel che, alla fin fine, fu una promessa che lo stesso Dainin le aveva fattok anni prima. Le promise di insegnarle l’arte della Dislocazione, ma – e il Nara lo ricorda perfettamente – c’era più di questo in ballo. < Beh, prima dovrai affrontarmi e riuscire a colpirmi, ricordi? > Il sorriso gli si allargherebbe sul volto a quel pensiero. Non tanto a riflettere sul fatto che dovrà insegnarle quel jutsu, ma al ricordare i bei tempi andati, quando nessuno dei due avrebbe mai potuto sospettare quel che sarebbe accaduto anni dopo. < Anche se non so quanto possa convenirci uno scontro nelle tue possibili condizioni, ecco. > Queste sono le sue parole, ma quel che pensa il Nara è che la donna sarebbe in grado di colpirlo eccome. Potrebbe addirittura arrivare a batterlo. Insomma, ha potuto avere esperienza sul campo della di lei capacità nell’utilizzare i ninjutsu ad una rapidità che, suo malgrado, non è certo di riuscire ad evitare con semplicità. Non che la cosa lo spaventi, è solo contento del fatto che qualcuno possa costituire per lui una sfida, considerando quanto gli piaccia combattere, ma il suo animo competitivo gli impedisce di esser contento dellla sua quasi certa sconfitta. Tali pensieri, però, non traspaiono affatto dall’espressione arrogante che è sempre solito indossare. Sembra quasi volerla sfidare ancor di più, suggerirle che è certo del fatto che non lo colpirebbe mai e poi mai in uno scontro. Il discorso verte, poi, su altri argomenti, quali l’oggettivo cattivo gusto nel nome del suo bambino, ma quello su cui il Nara si focalizza è quel movimento della lingua della donna che va ad umettarle le labbra. Le iridi color pece si focalizzano sulle rosee altrui che si articolano in parole che vorrebbe ascoltare, ma che costituiscono sempre una tentazione troppo grande perché lui possa restare attento. < Sì—sì, certo… > Biascicherebbe distrattamente, dando evidente prova di non aver assolutamente ascoltato quello che l’altra gli ha detto riguardo la questione degli eventuali nomi da scegliere per il piccolo o la piccola in eventuale arrivo. Invece di risponderle seriamente, come certamente dovrebbe fare, il Dainin si sporgerebbe verso di lei, inclinando il capo in modo da trovar posto nell’incavo tra collo e spalla della giovane, soffermandosi con le labbra a sfiorarle il collo, senza mai effettivamente donarle un reale contatto. < Dimmi… > La voce si farebbe più bassa, roca, il respiro caldo andrebbe a riversarsi sulla pelle della Hyuga come miele rovente e denso < …in teoria tra i sintomi di una donna in stato interessante dovrebbero esserci anche le voglie, giusto? > Le sorriderebbe a fior di pelle, prima di passare la lingua biforcuta in un percorso dalla base della gola fin sotto l’orecchio, dove poserebbe le rosee in un bacio che di casto ed innocente ha poco e nulla. Si spingerebbe verso di lei, cercando di farla stendere sotto di sé col solo peso del proprio corpo, per poi poggiare le mani a palmo aperto sul materasso e guardarla dall’alto, in attesa – se anche lei condividesse gli stessi torbidi pensieri – di concludere in modo consono quella stressante giornata e, eventualmente, di festeggiare. [ if end ]

Azrael raggiunge Kaori a casa sua per chiarire e i due si ritrovano a discutere della possibile gravidanza della Hyuga.
Tra lo sconcerto di entrambi, nessuno dei due è spaventato da quella possibilità... ♥