Cena al chiaro di "Luna"

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11:01 Kaime:
 Il vespro sta conducendo il Sole dietro i monti, emanando una serena luce rossa-arancione che rischiara, per gli ultimi minuti, il villaggio della Foglia. Tale luce, entrando attraverso la finestra aperta posta nella cucina della dimora Ishiba, vissuta dai due fratelli, non sarebbe abbastanza forte da far a meno di una illuminazione artificiale, emanata da un lampadario. La finestra sarebbe aperta, con la leggera brezza che andrebbe a rinfrescare la casa e a far muovere quelle candide e bianche tendine, aperte del tutto e legate, dal corrispondente lato, con nastrino color corda. La giovane ballerina sarebbe proprio in quest'ambiente, intenta a cucinare la cena a quel suo fratellone. Abbigliata con un vestitino verde chiaro, ma dalla cromatura spenta, che andrebbe a cingerla lungo tutto il suo corpo, fino alla metà dei polpacci, un grembiule bianco con, sulla parte corrispondente al suo petto, un grosso e rosso polipo con forchetta e coltello in due degli otto tentacoli, e con semplici calze bianche e spesse alle estremità inferiori, non volendo danneggiare, con eventuali calzature, il ligneo pavimento. I capelli sono legati in uno chignon molto grezzo tramite una matita, trovata sul suolo della sala da pranzo e dalla mina rotta, internamente all'involucro legnoso, in più punti, quindi inutilizzabile per la creazione di opere d'arte da parte del suo Karim. Le mani andrebbero a muoversi rapide, nell'atto di insaporir con soia e peperoncino una piccola coppetta di alghe, antipasto da entrambi molto apprezzato, mentre una larga e alta bistecca sarebbe posta sul fuoco, basso, per permettere una lenta e non completa cottura. La tavola, dietro di lei, sarebbe già stata apparecchiata con uno stile molto diverso: al suo solito posto sarebbe presente solo un bicchiere, un coltello e delle bacchette, mentre al posto del fratello vi sarebbero le medesime cose, sopra una tovaglietta plastificata dove sarebbe onnipresente un tema di pentagramma, degli origami di cigni e farfalle e una brocchetta, sigillata, di saké konohano. Il suo operato starebbe durando da almeno un'ora, avendo cucinato anche tre primi differenti: spaghetti alla piastra con manzo e bambuu, riso alla soia e pezzetti di maiale e una piccola teglia di riso con le polpette, le quali sono sempre state apprezzate dall'artista, anche perchè molto saporite di aglio, per quanto di solito non andrebbe ad apprezzare dei sapori così intensi. L'unica cosa ancora non presente in quel paradiso culinario sarebbe proprio la presenza di quel fratello, la cui voce allevia ogni dolore e fa palpitare il cuore come se battesse solo per la di lui presenza. [chakra off]

11:25 Karitama:
 Il sole starebbe ormai per lasciare il cielo della foglia, andando a nascondere i propri raggi dietro quello stesso monte dove l'artista starebbe ancora portando avanti il proprio esercizio. La macchinetta sarebbe ancora stretta tra le esili estremità della mancina, ormai visibilmente segnate dalla fatica di ore ed ore di lavoro, mentre alla destra del ragazzo vi sarebbero una ventina di fogli in pelle conciata, segno di ogni lavoro portato a termine in tutto il tempo passato ad osservare quel panorama del paese del fuoco. In quella pila disordinata, però, spiccherebbe un foglietto bianco, quello stesso foglio lasciatogli da quel fanatico che durante la giornata lo aveva infastidito con i propri deliri su punizioni divine e lune salvatrici, le solite cazzate da religiosi insomma. Con lo svanire della luce solare, le iridi indaco andrebbero lentamente a sollevarsi dal lavoro ancora incompleto, facendo finalmente render conto all'artista del tempo passato in quella stessa posizione. con un sorriso divertito andrebbe a sciogliere lentamente l'incrocio delle gambe per poi, con l'aiuto anche delle leve superiori, ritrovarsi in piedi sotto quello stesso albero che gli aveva fatto da compagno per l'intera giornata. Recuperando tutti i propri strumenti, dimenticandosi di avere ancora il piccolo volantino, andrebbe finalmente a muovere i propri passi su quell'erba curata per poi riprendere la via di casa. Le leve si muoverebbero rapide e fluide permettendo all'artista, ormai sicuro della strada da percorrere, di raggiungere il proprio nido in pochi minuti. Con tutto l'occorrente recuperato dal monte dei volti stretto sotto il braccio destro, andrebbe a salire i tre scalini che elevano l'abitazione rispetto alla strada per poi colpire delicatamente un paio di volte con le nocche la porta in ciliegio.

11:34 Kaime:
 Il fuoco andrebbe ad esser spento sotto quella bistecca, ma, per evitare che questa si possa raffreddare, un coperchio viene posto al di sopra della griglia, sperando che il fratello torni presto, per evitar che i vapori possano ammorbidire troppo le fibre carnose. Fortunatamente, però, il suo desiderio viene esaudito rapidamente, in quanto il fratello andrebbe, dopo poco meno di due minuti, a bussar alla porta d'ingresso. Asciugandosi le mani velocemente, su uno strofinaccio posto sul banco da lavoro, la giovane andrebbe a precipitarsi alla porta, visino la quale, rannicchiato a mo' di ciambella, vi sarebbe un dormiente Shiro, il quale, sentendo quelle delicate nocche bussare, andrebbe a scodinzolare e guaire, attendendo che il suo padroncino varchi quella soglia. I passi silenti della giovane la porterebbero, dunque, all'uscio, andando a girare il pomello e ritrovarsi di fronte il suo amato...fratellone. La voce andrebbe ad esser rappresentazione dell'espressione facciale: sorriso che andrebbe a rendere radioso quel viso niveo, occhi che si illuminerebbero alla di lui vista e un piccolo saltello, andando a chiosare in seguito <buonasera signor tatuatore> direbbe, andando a cacciare la lingua e a socchiudere gli occhi giusto un attimo, per poi, lasciando la porta aperta, andrebbe a tornare verso la cucina, ma con un fare semplice e non per lasciar Karitama dietro, continuando a verbiare...<tutto bene? divertito sui monti dei volti?> per poi, senza aspettare nemmeno una risposta...< spero tu abbia fame...mi sono lasciata prendere la mano.> direbbe, ridacchiando, andando a portare, sul tavolo, le varie vettovaglie...un po' troppe vettovaglie.