Giocata del 09/10/2018 dalle 15:44 alle 19:35 nella chat "Monte dei Volti di Pietra in Rovina"
[Scala Monte | Metà altezza] Giornata soleggiata in quel di Konoha, il verdino oggi in pieno passeggio, si direbbe approfittare di un passo lento per riposarsi un po da un qualche allenamento di Taijutsu. Vestito sportivo indossa una t-shirt blu sudata, pantaloni blu lunghi fino alle caviglie, sandali ninja color rosso ed un coprifronte verde che quest'oggi verrebbe usato come cintura. Il giovane leniginoso, quest'oggi non manca di sudore a rendere l'accapigliatura verdina più ordinata e andrebbe ponendo gli occhi verdi per puro orientamento, sul monte dei volti e le scale ancora da percorrere per raggiungere la cima. Insomma si può dire che quest'oggi non manchi di attività fisica < q-quasi, ... quasi arrivato, forse è meglio concentrarsi per il chakra > anche nella piena ora del riposo. Nonostante tuttavia un clima di pace da definirsi tale, non c'è tranquillità assoluta senza prima l'impasto del chakra ed i suoi componenti: insomma sarà anche lui quello ingenuo ma potrebbe sempre incontrare un sensei all'improvviso a sgridarlo, come frequente nei tempi dell'accademia ninja. Le mani raggiungerebbero il petto ad altezza del plesso per altro, entrambe andrebbero componendo il sigillo della capra per cercare di raggiungere in seguito un clima di concentrazione interiore ed esteriore, per altro il giovane andrebbe fermandosi a metà delle scale che portano alla cima, prima ancora di potere vantare di spostarsi di qualche effettivo metro. Abbastanza fermo andrebbe a concenrarsi per cercare di richiamare un tipo di energia a lui ben più che congeniale, l'energia fisica in lui risiedente all'interno dello stomaco e che nel suo particolare caso verrebbe richiamata in maggior quantità in quanto incapace di ogni arte magica o illusoria. In seguito andrebbe richiamata l'energia della mente, risiedente ad altezza della fronte e richiamata in quantità minore, abbastanza ne verrebbe richiamata giusto per quanto possa essere a lui necessario per il chakra, in seguito verrebbe mantenuta costante fino al passaggio successivo. Il verde che infatti si direbbe voler dirigere quest'ultima verso il centro, dirigerebbe sia energia mentale che energia fisica ad altezza del plesso, operazione che porterebbe al mescolamento delle due energie diverse ed opposte, fino all'unione delle stesse in una ennesima chiamata chakra. Non che il tentato impasto sia l'unico elemento per raggiungere una momentanea tranquillità, il verdino infatti fifone com'è allennesima potenza non si direbbe mancare di portare un porta Kunai con 6 kunai al suo interno, guanti ninja color rosso con placche protettive sui dorsi, un porta oggetti rosso con nylon conduttore e carta bomba al suo interno, e tanto di tirapugni portati legati ad altezza dei fianchi. Fosse solo più esperto e muscoloso continuerebbe il suo momentaneo tour equipaggiato come in guerra o poco più, e lui è tipo da non aver mai vissuto esperienze dirette del genere. [tentativo impasto] [chk 20/20 (in caso di successo)] [Equip: ogni cosa in inventario (6 kunai, guanti ninja, 2 tirapugni, nylon conduttivo e carta bomba inattiva)] Passi leggeri e delicati vengono mossi dalla piccola Principessa la quale sale senza fretta un gradino per volta quella scalinata che a breve la porta sulla cima del monte sul quale sono scolpiti i volti degli Hokage che ha imparato a riconoscere. L’albino crine screziato d’argento è raccolto morbidamente in una treccia che ricade dietro la sua schiena, lasciando liberi da vincoli solo alcune ciocche più ribelli. La lunga frangia le copre di tanto in tanto gli occhi bianchi e perlacei, dono che le è stato fatto dal lignaggio del di lei sangue a quanto ne può sapere. I sandali bianchi calpestano quel terreno provocando un lieve rumore di terriccio calpestato, candore della bambina che si rispecchia in quel vestitino dai colori bianco e azzurro. Un vestito semplice a mezze maniche ornato da un piccolo e modesto fiocco azzurro che le colora il petto, vistoso è l’inizio della cicatrice che fa capolino dalla scollatura e che nascosta dai vestiti continua percorrendo in lunghezza lo sterno. Altro a coprire il suo minuto, piccolo corpo è una felpa grigia a maniche lunghe tenuta aperta sul davanti, prova di cappuccio; e infine anche il coprifronte di Konoha allacciato al braccio destro. Una volta giunta a destinazione sulla cima del monte si volta ad osservare il panorama che abbraccia l’intero villaggio e lei lo osserva con la sua espressione distante e vuota, infantile e meccanica nei movimenti ora andrebbe a tentare di inondare il di lei corpo con l’energia del chakra per chiudersi in una sorta di benessere generale. Andrebbe allora a ricercare nei cassetti della sua memoria il sigillo della capra e le manine e le dita libere della bambina andrebbero a comporsi cercando di produrlo in maniera ottimale e fedele. Dovrebbe ritrovarsi nel buio della di lei mente e del suo mondo perduto nel quale galleggia priva di ogni legge di gravità, figurerebbe il suo corpo in quel nero pece e proverebbe tranquillità e pace tornando allo stato che per lei rappresenta l’utero della madre. Nero intorno a lei se non fosse per quei due colori che sono rimasti all’interno del suo corpo dalla prima volta che ci ha provato, ovvero il colore blu e il colore bianco che ora andrebbero a raffigurare le due energie che sono presenti nel di lei corpo. La scia blu percorrerebbe la creaturina dall’interno andando a riversarsi nella sua testa in una danza elegante che vedrebbe il colore aggrovigliarsi su se stesso formando una mezza luna di colore blu scuro, espressione dei suoi pensieri e della sua energia psichica. Invece la scia di colore bianco pervaderebbe tutto il suo corpo essendo espressione dell’energia fisica del suo essere ma si concentrerebbe all’addome in linee di bianco che danzerebbero e si attorciglierebbero in tale punto formando una seconda mezza luna. Le due mezze lune se ben ricorda ora dovrebbe essere sospinte entrambe verso il plesso solare dove permanerebbe il sigillo effettuato con le mani, in due movimenti speculari che vedrebbero le due mezze lune vorticare verso il punto prestabilito. Lì la bambina cercherebbe di portarle ad unirsi e miscelarsi ruotando come se si volessero mangiare l’una con l’altra ma alla fine dovrebbero unirsi armoniosamente in un’unica luna piena azzurra, frutto di un blu slavato col bianco. Quella luna piena non dovrebbe essere altro che il chakra che dovrebbe essere quindi stato richiamato con questo processo appena effettuato, per poter brillare e divampare nel piccolo corpo e renderla capace di effettuare cose altrimenti impossibili. Respiro profondo e liberatorio, energia che ricerca ogni volta per stare meglio. [Tentativo per l’impasto del chakra | 4/4][Se Chk: on] Il sole starebbe viaggiando da poco nel cielo della foglia quando un flebile raggio di sole, filtrato da quelle tende mal posizionate, impatterebbe fastidiosamente sulle palpebre ancora celate dell’artista. Le esili estremità di quel corpo slanciato, avvolto dalla solita seta porpora, andrebbero a tentare di coprire quel volto ancora in cerca di sonno che, però, sarebbe ormai stato catapultato dall’empireo al mondo reale. Con uno sbadiglio appena accennato, Karitama andrebbe a far leva sulle braccia per trovarsi in una posizione eretta con il busto. Il sole a sfiorargli le spalle e le estremità inferiori a contatto con il pavimento in ciliegio andrebbero a far provare le prime sensazioni della giornata all’artista, pronto a continuare il proprio studio di quella ‘bibbia’ donatagli da Azrael. Tentando con le prime forze del mattino di mettersi eretto, si avvierebbe verso il bagno per dare inizio a quei rituali mattutini che ormai si ripetono quasi meccanicamente ogni giorno. Liberatosi dalla stoffa e dai resti dell’ennesima notte insonne, tornerebbe in camera per agguantare dal nuovo armadio i primi vestiti disponibili. Presa una camicia di lino nero e un pantalone di stoffa bianco attillato, andrebbe ad indossarli entrambi per poi stringere sulle estremità inferiori un paio di anfibi neri con dettagli candidi. Vestitosi rapidamente e con fiato quasi affaticato, andrebbe a sedere sul letto per dare inizio al richiamo del chakra prima di abbandonare quel nuovo nido. Poste le gambe in un incrocio perfetto e congiungente le mani all’altezza del plesso solare nel sigillo della capra, lascerebbe cadere delicate le palpebre nel tentativo di rallentare, calmare, il respiro e battiti di quel cuore turbato. In quel corpo sentirebbe intrappolate due energie separate ma spinte l’una verso l’altra in un’eterna ricerca di contatto. Un uomo, lungo crine corvino e occhi di un viola tanto profondo da perdercisi, due ali viola trattenute da catene oscure, nere come la pece e forti come il legame che si ha con la vita, nate dal male che intrappola ognuno di noi a quella realtà faticosa e disgustosa che è l’esistenza in un corpo materiale. Un ragazzo che cerca di fuggire invano da quel dolore per essere libero. Dinnanzi a lui una donna, lungo crine dorato e occhi di un azzurro simile a ghiaccio tanto freddo da far raggelare il sangue, sospesa a mezz’aria grazie a due ali, bianche e luminose, simbolo della libertà che risiede nella mente di ognuno di noi. La libertà di sognare e fuggire dal male. Una mano candida a sfiorare il volto distrutto di quel ragazzo, una luce incandescente a rompere la nera prigione, un volto che ora si rivolge verso di lei, ad incrociare quelle gemme l’una nell’altra. Le ali spiegate ora pronte a librare libere, le piume bianche a sfiorarsi con quel viola ora e per sempre. Un abbraccio, un bacio rubato e un lampo blu incandescente. Dalla luce una figura, non più l’una né più l’altro, ma entrambi un una sola cosa, un angelo e un demone ora insieme per dar forza all’ artista che ha voluto raccontare questa storia. L’energia scaturita andrebbe ad invadere il keirakukei fino a raggiungere ognuno dei 361 tsubo di quell’esile corpo. Completata l’opera di impasto, tornerebbe con le suole sul legno cigolante per poi scendere rapidamente le scale e agguantare il librone dalla copertina nera riposto sul tavolino del salotto con la mancina. Posizionato sotto il braccio aprirebbe la porta e si avvierebbe sulla strada battuta diretto al monte dei volti per continuare gli esercizi di disegno sulla pelle conciata. I passi si muoverebbero rapidi per quei vicoli ora un po’ più familiari fino a raggiungere, dopo non poco tempo, la cima di quel monte dove gli abitanti della foglia avevano deciso di celebrare la memoria dei loro Kage. Perso per qualche istante con le iridi su quella città, si accingerebbe a sedere all’ombra di un albero per passare la propria giornata coperto da quelle foglie fruscianti. Posizionati libro, pelle e macchinetta darebbe inizio al proprio lavoro incurante di ciò che lo circonda.Il Sole splende alto nel paese del Fuoco, il Villaggio di Konoha brulica di vita come suo solito e la fine dell’estate porta con séuna leggera rìbrezza fresca che si scontra con le pelli di chiunque ha scelto di andare a fare un giro per le strade della Foglia. Chi per lavoro, chi per burocrazia o chi per semplice diletto. È il caso di tre genin della Foglia. O meglio,tre genin che risiedono nel suddetto Villaggio, in quanto uno di loro, colui che se ne sta seduto sul Monte già da un po’ a disegnare ed ammirare il paesaggio offertogli dal Monte, è appartenente all’Erba. Altri due, nativi invece del posto, salgono le scalinate con calma e tranquillità, lasciando che i loro calzari ticchettino sul metallo freddo di cui sono composti i gradini che si ancorano alla parete rocciosa. Harumi potrà sentire, non con poco disgusto, lo sgradevole olezzo che accompagna Narita, genin particolarmente sudato uscito di fresco dall’Accademia. Anche alle narici dell’Artista verrà trasportato questo odore non proprio rassicurante, segnalando a tutti la presenza gli uni degli altri. Al momento sembrano essere gli unici presenti in loco in quanto nessun rumore particolare ostacola la loro eventuale conversazione, né nessuno si presenta alla loro vista. I tre, comuque, impastano correttamente il loro chakra e, con i loro sensi affinati da tale gesto, potranno sentire chiaramente delle urla provenienti centinaia e centinaia di metri sotto di loro. Certo, non è usuale che una voce si oda a tale distanza, ma l’intonazione è alta e le vibrazioni sonore vengono trasportate dal leggero vento di inizio autunno. Non è nulla di preoccupante, non pare un urlo di rabbia o dolore, semplicemente qualcuno intento ad esternare le proprie emozioni con voce particolarmente sonora. [ Ambient ]
[Scala Monte | Metà altezza] Chiaramente non ha portato con se il deodorante, il verde che quasi sembrerebbe sul punto di salire, trasporterebbe con se ovunque il suo "parfum d'allenamento" o dicesi olezzo. Potrebbe continuare quasi a salire fino alla fine, potrebbe rilassarsi qualche istante e subirsi le sgridate per una mancata doccia nel mentre, ma prima ancora di eventualmente subire o dare retta a prescindere su di un qualche parere a riguardo, il verde inizierebbe a dare orecchio ad una qualche urla al di sotto del monte < AH? C-cosa diamine? Urla? ... No, ed ora tocca riscendere > all'apparenza nulla di preoccupante sembrerebbe, ma ora in quanto Genin chiunque potrebbe sgridarlo di conseguenza in caso di comportamenti alla leggera e ciò implica di conseguenza il dovere di una controllata per pura sicurezza, tanto per non sentirsi in seguito un qualche chunin o superiore. Prima ancora di pensare di riprendere la discesa mano andrebbe al coprifronte verde al momento usato come cintura, le sue mani, sia destra che mancina andrebbero man mano girando in senso anti-orario la sua stessa cintura (o meglio, il suo coprifronte) con uno ed un solo scopo: quello di nascondere il simbolo di Konoha prima della sua discesa. Non è del resto un esperto, non conosce tecniche che vadano oltre quelle accademiche, in caso di discesa sarebbe infatti per lui un vantaggio girare la cintura così da far apparire la stessa una semplice cintura invece del coprifronte che la sostituisce, ed apparire di conseguenza nulla più che un deshi od un cittadino normale. Potrebbe non sembrare, ma in caso le urla aumentino sarebbe per lui più vantagioso venir sottovalutato oltre della nullità che già è, la cosa potrebbe essere utile per socializzare più facilmente o trovarsi d'avanti strategie meno elaborate in caso di violenza. La discesa per altro riprenderebbe, ma solo dopo aver nascosto con il suo semplice stratagemma ciò che lo rende un genin agli occhi altrui, il verde che non può sapere quanto esternato, andrebbe discendendo con lentezza ed attenzione, facendo attenzione a chi eventualmente potrebbe essersi lasciato alle spalle. Nascondigli? Chiaramente zero no? Al momento è per eccellenza lui il puzzone di turno, non gli sarebbe decisamente neanche utile, anche se è ben più probabile che non possa scendere oltre di 40 metri in discesa dalle scale. [ tentativo di capovolgere il coprifronte/cintura (per nascondere la targhetta identificativa) | tentativo discesa] [chk 20/20] [equip: stesso] Il respiro profondo che la bambina compie porta alle di lei narici un odore poco piacevole: la puzza di sudore, tanto inaspettato da donarle un’espressione facciale disgustata. Olezzo pungente che costringere a muovere lo sguardo alla ricerca della fonte, trovando sulla sua strada ben poche persone tra un ragazzo seduto a disegnare e un ragazzino poco più grande di lei dai verdi capelli e principale sospettato dell’odore a veder la maglietta fradicia. Quest’oggi la piccola Principessa della Luna intende passare una giornata tranquilla, all’aria aperta e sotto al sole per godersi il caldo di questa stagione che si sta via via perdendo e trasformando in qualcosa di più freddo e autunnale. Il ragazzino appena avvistato dopo aver fatto capolino dalle scale, eccolo voltarsi e ridiscendere con una scelta di azione che al momento la piccola non comprendere, pur avendo potuto sentire anch’ella l’urlo che è sopraggiunto un centinaio di metri sotto di loro e forse molto più. E’ incuriosita anche se il viso non lo da a vedere, pur tuttavia è anche conscia che si tratta di un semplice urlo di qualcuno che si è alterato un po’ troppo. La bambina non sa prendere una decisione al riguardo <E’ compito di un ninja assicurare l’ordine nel villaggio.> sussurra delicata un ammonimento diretta alla sua stessa persona, un consiglio che dovrebbe essere accettato anche visto il ruolo che ricopre negli anbu, nonostante non sia in servizio in codesto momento. In realtà non ha nessuna voglia di scendere e per quanto possa apparire pigra tenterebbe invece di sfruttare il dono dei suoi occhi anche solo per capire la situazione là sotto anche se consapevole che i suoi occhi potrebbero non arrivare così lontano. Alla memoria richiamerebbe il sigillo della tigre e cercherebbe di effettuarlo con le mani nel miglior modo possibile pe riprodurlo fedelmente così che ogni dito della bambina dovrebbe essere al giusto posto. Tenterebbe di avvertire il chakra dentro di sé e visualizzarlo come un fiume che scorre nel di lei corpo, per poter tentare di muoverlo lungo il sistema circolatorio e gli farebbe raggiungere la zona della testa della piccola albina. Il chakra lì concentrato verrebbe fatto scorrere verso i nervi ottici e i muscoli che risiedono attorno all’organo della vista e cercherebbe di dosare la giusta quantità da poter immettere nei bulbi oculari. Ormai dopo gli allenamenti dovrebbe saper riconoscere e dosare la giusta quantità di chakra che potrebbe andare bene ai propri occhi quindi quanto di esso basterebbe per ricreare due sfere che possano essere uguali per volume al di lei organo della vista, così da poterci stare tranquillamente in essi senza eccedere. I suoi occhi sarebbero dei contenitori mentre il chakra in essi sarebbero la linfa vitale che servirebbe a loro per risplendere in tutta la loro gloria. Cercherebbe dunque di irrorare i propri occhi col chakra per risvegliare ed attivare il Byakugan, operazione che se fosse stata svolta con successo dovrebbe andare a mettere in risalto le vene attorno ai di lei occhi, ingrossandole quasi a dismisura e donandole un’espressione che potrebbe apparire perennemente arrabbiata o minacciosa. La di lei vista inoltre dovrebbe modificarsi a dismisura consentendole un’ampia visuale alla quale ormai si è abituata. Dovrebbe ricevere il dono di una visuale frontale di circa 200 metri attraverso oggetti e persone, e una laterale di circa 30 metri con un angolo di visuale risalente ai 200°. Se fosse riuscita in questo e se non riuscisse a percepire la fonte dell’urlo da quella distanza, allora inizierebbe anche lei a scendere tenendo attiva la sua vista, così magari non sarà costretta a tornare proprio ai piedi del monte se riuscisse a catturare prima eventuali disordini. Non è allarmata, tutt'altro, ma solo curiosa e pigra oggi. [Tentativo per l’attivazione del Byakugan | 2/4][Tentativo inizio discesa | 2/4][Chk: 24/25, meno 1 se attivazione innata riesce] Le estremità della mancina dell’artista andrebbero a tenere stretta la macchinetta, posata delicatamente sulla pelle conciata per permettergli di rappresentare fluidamente la figura stilizzata di una tipica casa Konohana. I minuti passerebbero rapidi accompagnati dal flebile vento che muoverebbe le foglie ancora verdi di quel albero che, probabilmente, avrebbe molte storie da raccontare. I suoni del villaggio e della natura si unirebbero in quell’atmosfera di pace, creando una vera e propria melodia alle orecchie di Karitama che, quasi incurante del tempo passato nella stessa posizione e dei dolori ormai lampanti alla mano impegnata nel disegno, continuerebbe incurante il suo esercizio. In quell'equilibrio, il suono dei passi di qualcuno si unirebbe alla melodia ora un po’ dissonante, portando l’Ishiba a distogliersi per un attimo dalla pelle. Le iridi indaco, coperte in parte da un ciuffo violetto, andrebbero ad alzarsi in direzione delle scale metalliche dalle quali non arriverebbe solo il tintinnio dei passi, ma anche una voce maschile e… uno sgradevolissimo odore. Le iridi andrebbero ad essere celate dalle palpebre sforzate a chiudersi, quasi come se l’odore volesse impedire a quei cristalli di continuare ad osservare il mondo circostante. Quel puzzo andrebbe riempire le narici dell’artista, disgustato e per niente curioso di sapere da dove possa provenire qualcosa di così rivoltante. Le gambe, tenute in un incrocio perfetto fino a quel momento, andrebbero a sciogliersi per poi, con l’aiuto delle leve superiori, portare l’esile corpo dell’ishiba eretto sull’erba. Con una visione completa della zona circostante, andrebbe a notare solo ora la presenza di due ragazzi. Il primo, visibilmente causa di quel olezzo nauseante, starebbe scendendo le scalinate mentre una bambina dai capelli candidi starebbe osservando il villaggio con estrema attenzione. Una serie di domande assalirebbero la mente dell’Ishiba, sicuro che nessuno dei due avesse ancora raggiunto la vetta o provenisse dalla stessa. Perché scendere? Dimenticando qualsiasi domanda, tornerebbe quindi a sedere nella medesima posizione di qualche istante prima per continuare la propria opera. [Chakra On]Come facilmente supponibile già da prima, quelle urla non eranno né di panico né di dolore né tantomeno di rabbia. Era solo un uomo che parlava a voce davvero, davvero alta. Ma non è bastata questa consapevolezza a fermare i giovini genin della Foglia che subito pensano al peggio. Narita comincia la propria discesa, mentre Harumi attiva il proprio byakugan. Karitama, invece, sceglie di alzarsi e… sedersi di nuovo, continuando le proprie attività. Ma ecco cosa vedono le fosche pupille di Harumi, ora adornate col proprio doujutsu: nulla. Il monte è ben più alto di quanto la ragazza può vedere. La scala, proprio mentre i due ragazzi la stanno percorrendo, inizia a vibrare. Non un terremoto, né qualcosa di pericoloso, ma unicamente dei passi. Ed è allora che la Hyuga può notare qualcosa, prima di tutti. Un gruppo di cinque persone, ammantate di nero totalmente, col cappuccio indossato stanno percorrendo la scalinata. I loro volti sono coperti da una bianca maschera di gesso a forma di mezzaluna, che lascia scoperto solo l’occhio destro e metà della bocca, oltre che il naso. In mano tutti recano un libricino nero chiuso, che stringono nella mano destra. Si muovono all’unisono, fermando l’avanzata di Narita. < Salve. > Pronuncia la figura al centro, mentre gli altri si sistemano in fila indiana per percorrere meglio la scalinata < Se posso disturbarla per qualche istante vorrei parlarle di qualcosa. Una storia, la storia di un passato felice e venerabile. > Sentenzia, affiancandolo e riprendendo a salire la scala, sperando che anche lui abbia intenzione di seguirli. La voce, alle orecchie più attente, è assimilabile alla stessa che hanno sentito urlare, dunque nessun pericolo verso cui accorrere. Salgono rapidamente, come tanti piccoli soldatini, rivolgendosi poi ad Harumi. < Salve. Vorrei raccontarle una storia. La storia di un passato felice e venerabile. Ha tempo di ascoltarmi? > Le dice, praticamente utilizzando la stessa formula utilizzata anche con il compagno di villaggio. Saliti sulla cima, inoltre, osserverebbero la figura di Karitama ed il ragazzo che ha parlato fino ad ora fa cenno ad uno dei propri compagni di raggiungerlo. Così egli si avvicina tenendo stretto il proprio libricino tra le mani ed iniziando a ripetere praticamente lo stesso concetto. < Salve. Vorrei raccontarle una storia. La storia di un passato felice e venerabile. Ha tempo di ascoltarmi? > [ Ambient ]
[Scala Monte] Si direbbe scendere il verde, fino a quando un terremoto o qualcosa del genere non si farebbe sentire < un terremoto? AH > non essendo possessore di Byuakugan, o di una qualsiasi capacità sensoriale, ovviamente agli inizi il neo-genin pensa al peggio. Non si direbbe tuttavia volerci molto all'arrivo di gente mascherata < U-uh? ... chi siete? N-non ho fatto nulla di sbagliato vero? > essendo noti gli anbu come gente mascherata agli inizi, basterebbe un salve per portare il verde alle conclusioni più equivoche, ovvero che il taijutsuser si trovi d'avanti il corpo shinobi dai membri ignoti, per un qualche motivo segreto o riservato. Ben evidente che il verdino abbia confuso le maschere bianche per ben altre, quindi non ci vorrebe nulla per ascoltare e fissare con sguardo curioso e forse fino infondo ancora terrorizzato < N-no, non disturba, ... magari mi sono lasciato sfuggire qualcosa sui libri di storia, di che si tratta? > e se il terremoto di poco prima fosse un ninjutsu? E se il gruppo l'abbia raggiunto per fermarlo? E se gli anbu stiano portando avanti una missione segreta nei paraggi? Sempre ammesso che siano veramente anbu .... ma eventuali suoi rapporti di probabili anbu parleranno da ora in poi, o quantomeno di maschere. Non potendo opporsi per mancanza di tecniche efficenti e di esperienza, non sapendo di che storia si tratti, e non avendo inoltre la certezza di chi si trovi d'avanti < P-prego, vi seguo ... > il verde deciderebbe quindi di rimanere educato e silente per seguire il gruppo: un qualcosa di spiegazione sulle urla euforiche dovra pure sentirle una volta seguiti i figuri, forse (?). Può definirsi un bene uanto un male che abbia nascosto il suo grado al momento, eppure appena raggiunta la cima non verrebbe mancato uno sguardo a Karitama e la Hyuga, in modo da tenersi preparato in caso di iniziative anche solo di un membro del gruppo improvvisato. [tentativo ri-salita della scalinata] [chk 20/20] [equip: stesso] Come era prevedibile non vede nulla da lassù, lo aveva immaginato ma la bambina non era allarmata e non lo è ancora, mostrando un’apatica espressione e senza che il suo cuore tumulti per qualcosa che non le ha arrecato altro se non curiosità. Le gambe si muovono lentamente per scendere i gradini ma ad un certo punto si ferma e sospira, scuote la testa e sembra addirittura voltare nuovamente il di lei corpo per ritornare sui propri passi e raggiungere ancora la cima del monte. <Sciocchezze.> la manina si stringe sul corrimano e il chakra inizialmente usato per ravvivare il dono nei suoi occhi verrebbe richiamato in circolo nel suo corpo ponendo la giusta fine alla sua vista. Non si è svegliata col piede giusto però un manipolo di cinque persone si fanno avanti sulle scale fermando dapprima il giovane puzzolente e poi avanzare rivolgendosi anche alla Principessa. Ebbene non appena li nota la mano si stringe ancor di più sul corrimano delle scale, aggrappandosi come se da esso dipendesse la sua stessa vita e solo perché quelle maschere che recano in volto le ricordano spaventosamente l’incisione a mezzaluna sul volto di un ragazzo sconosciuto e sepolto nei di lei ricordi. Quella stessa incisione che lei stessa ha arrecato sul viso di un cadavere, è insomma una sensazione che le procura ansia e preoccupazione ma soprattutto un’intensa curiosità. <Si.> infatti veloce è la risposta che affiora dalle di lei labbra alla domanda che le viene fatta, una formula uguale che viene ripetuta ancora una volta. La bambina si sposterebbe dunque per risalire la scalinata, quei pochi gradini percorsi e tornare sulla cima seguendo le figure incappucciate e mascherate, senza togliere da loro lo sguardo e mantenendo una distanza di sicurezza da loro. I muscoli tesi e l’espressione del viso che non riesce a rimanere apatica, ma tradisce incredulità e una certa apprensione. Non distoglie lo sguardo da loro nemmeno per osservare gli altri presenti ovvero il ragazzino dall’odore sgradevole e il ragazzo intento a disegnare, sa che non è sola però non riesce proprio a levare lo sguardo da quelle figure. [Chk: 24/25] Mentre l'artista starebbe tentando nuovamente di trovare un equilibrio in quel luogo, il suono di altri passi muoverebbe la scala metallica impedendogli di tornare al proprio lavoro. La bambina e lo schifo sembrerebbero raggiungere finalmente la vetta, accompagnati però da un gruppo di strani soggetti mascherati. Rapidamente un uomo tenterebbe di avvicinarglisi staccandosi da quello strano gruppo nel tentativo di rivolgergli la parola, e quindi disturbarlo nuovamente. Per qualche istante, prima che l'uomo possa raggiungerlo, le iridi viaggerebbero rapide sul resto del gruppo e sui due ragazzini praticamente assaliti da un messaggio che sembrerebbe preregistrato, causando nell'artista una leggera risata nervosa e stampandogli sul volto un'espressione infastidita. Il suono di quella voce proveniente dalla maschera raggiungerebbe come il martello sull'incudine la mente dell'artista, risuonando fastidiosa e quasi insopportabile. <Di tempo non ne ho, di voglia neanche, quindi se potessi lasciarmi in pace te ne sarei infinitamente grato. Avete un bel pubblico dall'altro lato, perché perdere tempo con me? Però se ti va posso decorarti la maschera.> chioserebbe il genin dal crine violaceo osservandolo per qualche istante per poi chinare nuovamente il capo nella speranza, probabilmente vana, di essere lasciato in pace. <Smettete di cercare la felicità e fate cadere il velo che vi impone quella maschera.> concluderebbe senza sollevare il capo iniziando a rappresentare su quella pelle conciata una riproduzione della maschera indossata dai ragazzi. [Chakra On]L’uomo che fino ad ora ha parlato con Narita ed Harumi resta a fissare la Hyuga con fare piuttosto interrogativo. La osserva, la squadra, ponendo particolare attenzione alla parte visibile della cicatrice che reca sul petto. Non parla più, lascia che siano gli altri – dato il silenzio – a predicare il proprio verbo. < La storia che nessuno vi ha mai raccontato narra della Dea della Luna. Tsukuyomi. > Il tono di voce è alto a sufficienza da risuonare in tutta la zona < Colei che ha guidato e protetto il genere umano finché essi non si sono dimostrati indegni, cacciando indietro la sua benevolenza. > La convinzione con cui pronuncia le proprie parole enuncia chiaramente il proprio attaccamento al dire che sta uscendo dalle labbra parzialmente coperte < Noi saremo gli unici a salvarci quando la Luna tornerà alta nel cielo. Quando il suo giudizio si abbatterà sugli infedeli e sugli impuri! E solo coloro i quali sceglieranno di seguirci saranno salvi! > La voce continua ad alzarsi, sta praticamente urlando, mentre l’altro continua ad osservare Harumi in prossimità del petto. Le si avvicina di un passo, abbassando leggermente il busto per osservarla più da vicino. < Tu—tu come ti chiami? > La voce è bassa, diversamente da quella del suo collega. Quello che sta parlando con Karitama, invece, viene scacciato in malomodo. < Non la disturberò più, la prego solo di leggere questo volantino. > Ne estrae uno dal libretto che reca con sé, un foglietto lucido che riporta le stesse cose che lo stesso Ishiba ha potuto udire urlate dal gruppetto poco distante. < Oh… no, non puoi decorare la mia maschera. È il simbolo di appartenenza alla parte pura del mondo. Sono un seguace di Tsukuyomi, io e i miei fratelli verremo salvati quando la Dea tornerà e ci porterà con lei, distruggendo gli increduli e gli infedeli. > Risponde pacatamente, restando accanto all’Ishiba, ma non risultando così tanto invadente come gli altri, le cui urla stanno comunque diffondendo la parola anche a Karitama, non abbastanza lontano per scamparne. [ Ambient ]
[Monte] Inutile nella sua inutilità, fifone com'è tra i fifoni, il verde cercherebbe strano ma vero di raggiungere un'aria di normalità e curiosità < a-ah ecco, e giusto per cuiriosità, cosa bisognerebbe fare per dimostrasi degni e puri? > forse non crede più nelle maschere e non gli identifica più come anbu, magari li vede solo per ciò che si rivelano in realtà: dei fanatici. E la differenza tra fanatici e loschi figuri e ben più che sottile, sopratutto quando si tratta di nominare castighi divini e tragedie < un'indegno o impuro cos'è in sostanza? Cos'è che non fa guadagnare i favori di questa dea? > per questo semplice motivo di una quasi obbligatoria neutralità, il nerd andrebbe facendo domande su domande sul culto in questione, culto che se trovato contro in un eventuale futuro potrebbe rivelare ad un curioso ignaro le sue stesse ideologie, fondamentalmente la strategia del momento è solo una: conoscere chi si ha d'avanti. Già, al momento si potrebbe dire che lui sia l'esatto opposto di Karitama, sia per timore che per dovere d'informarsi < P-posso avere un opuscolo? O un q-qualche volantino? Vorrei potermi informare > nonostante al momento sia tutt'altro che interessato, ed anzi forse anche per non dare a vedere la cosa, il verdino sarebbe forse il pimo di persona a chiedere quanto invece al Kusano è stato dato di ripicca. [chk 20/20] [equip: stesso] Riesce a sentire nel di lei animo un disagio profondo che rischia di farsi visibile anche sul viso però la piccola Principessa cerca di ritrovare il controllo dei muscoli facciali per poter tornare a un’espressione priva di ogni emozione. Apatia e distacco mentre uno degli uomini continua a fissarla in maniera assai insistente, tanto che la piccola cercherebbe di intuire dove gli occhi altrui -o meglio l’occhio visibile- stia esattamente puntando. A qualsiasi altra mente potrebbe egli risultare uno di quei maniaci intenti a fissare il petto delle donzelle particolarmente dotate, ma la bambina dagli occhi perlacei non dispone di certe doti dunque non riesce a comprendere cosa egli stia mirando al livello del suo petto. Il fiocco presente sul vestito lo esclude e purtroppo è costretta ad abbassare leggermente lo sguardo su di sé per cercare di capire cos’abbia fuori posto. Lì che spunta v’è solo la cicatrice però non comprende il motivo di tale interesse, dunque torna a fissarlo ascoltando le parole dei fedeli. In sole poche parole vengono pronunciate la parola Luna e la parola Tsukuyomi, dando alla piccola un personale colpo di grazia. Il cuore dietro quella cicatrice -più o meno- perde qualche battito, il fiato le manca ed è costretta a trattenerlo, così come questa volta si sforza di mantenere l’espressione del viso sempre apatica e distante perché nulla la deve tangere di quei discorsi. Per una volta si ritrova a sforzarsi non di esprimere qualcosa, ma di nasconderlo e di solito non ci sarebbero problemi ma quelle parole e quelle persone stanno toccando tasti troppo profondi per lei. Stringe le manine e prende parola, donando la sua voce ai prossimi. <In che modo il genere umano si sarebbe dimostrando indegno? E in che modo questa Luna tornerà alta nel cielo?> con molta moltissima calma le parole scivolano via dalle di lei labbra cercando di mantenere un tono neutro e stabile. Del resto le altre domande di interesse le ha già poste il giovane verdino. Ma l’uomo intento a fissarla le si avvicina di un passo e si piega leggermente in avanti per andarle a porle una piccola e brevissima domanda, alla quale in diverse circostanze avrebbe risposto donando il suo personalissimo titolo onorifico di Principessa della Luna, ma che in questo caso il suo buon senso le impone di non rivelare così a cuor leggero. <Harumi.> fredda e concisa senza aggiungere altro di rilevante a quella domanda. Non rispondere o rifiutarsi di pronunciare un semplice nome sarebbe potuto risultare sospetto e tutto quello che lei vuole è risultare normale, una semplice ascoltatrice. Vorrebbe solamente andarsene da lì, ma ora qualsiasi sua azione potrebbe apparirle quasi sospetta e diviene ben presto paranoica quasi a livello patologico, iniziando a pensare di aver fatto male anche solo ad aver detto il suo nome. [Chk: 24/25] La risposta del 'predicatore' lascerebbe incredulo l'artista che non sperava di riuscire a liberarsi di lui così facilmente. Udita la richiesta, l'Ishiba solleverebbe nuovamente lo sguardo verso quella candida maschera e il volantino. La mancina verrebbe allungata per stringerlo tra indice, medio e pollice e sentire la carta lucida sotto i polpastrelli. La voce degli altri risuonerebbe nell'aria del monte dei volti non lasciando ancora tregua alla mente di quell'artista che, fino a quel momento, aveva trovato la propria pace tra le fronde di quell'albero e l'immensità della foglia. La figura dell'uomo non si sposterebbe da lì, facendo ricredere Karitama sul fatto di essersi liberato dai disturbatori, e riportandolo a sollevare lo sguardo. <Finchè non lo avrò letto non andrai via?> chiederebbe con voce bassa e nervosa. Le iridi viaggerebbero ora sul foglio appena impugnato, leggendo rapidamente tutte quelle parole inutili e fatte solo per portare a sé nuovi adepti pronti a farsi fare il lavaggio del cervello. <Ho letto tutto. Tutto quello che posso fare ora e disegnare su questa carta per darle un vero senso. Vuoi?> e detto questo poserebbe il volantino sul terreno dinnanzi a sé e tornerebbe ad impugnare la macchinetta, pronto a riprendere la propria opera. <Arrivederci> sarebbe l'ultima parola chiosata dalle candide del ragazzo nella speranza di essere liberato. [Chakra On]Il discorso dei seguaci prosegue, rispondendo alle domande poste dal suo di Konoha < Basta accettare in sé il verbo. Avere voglia di essere salvati. Ogni uomo degno riceverà la chiamata. Il nostro compito è unicamente quello di constatare quali persone si mostrano volenterose, in mezzo alla feccia di coloro i quali non credono e non vogliono credere. Bisogna accettare di essere stati solo dei disgustosi sacchi di carne fino a questo momento e spogliarsi di tutti i propri beni, dopodiché il Padre verrà a prendere chi si è dimostrato degno. > Il ragazzo che sta osservando Harumi e che osserva la Hyuga fino a che lei non pronuncia il suo nome. < Ha-Harumi... Principessa... > Balbetta, indietreggiando di un passo, riportandosi dritto sulla propria schiena. L'uomo che sta parlando con Karitama, dopo il suo scortese responso, si limita a compiere un'espressione disgustata, nei limiti che la maschera concede < Siete solo feccia. la Luna vi schiaccerà tutti. > E, nel ritornare assieme al proprio gruppo, incrocia immediatamente lo sguardo di colui che ha riconosciuto la Hyuga < Dobbiamo andare. Il Padre deve saperlo. Il Padre sarà contento. > Sbrigativamente si avvierebbero tutti lungo la scaletta metallica, senza salutare o aggiungere altro, ma semplicemente defilandosi il più velocemente che possono. [ end ]
Le domande poste da lei e che più interessavano la bambina non trovano risposta alcune, nessuna voce soddisfa le di lei orecchie lasciandole un senso di incompletezza. <Ho fatto delle domande anche io.> puntualizza, ma senza lasciar intendere nessun tono particolare, una calma che però viene difficilmente mantenuta alla reazione dell’uomo di fronte a sé. Ne suoi ricordi è sempre stata chiamata Principessa dunque era logico per lei credere che il di lei nome se lo fosse donata da sé, però a quanto pare ha peccato di intelligenza; incauta è stata non avendo i suoi completi ricordi e dunque inconsapevole se sia stata chiamata col suo nome in altre occasioni. Stringe le mani e scuote delicatamente la testa, molte altre persone potrebbero chiamarsi a quel modo e vuole dunque far sorgere anche il minimo dubbio. Tuttavia non parla, non cerca di negare in alcun modo ed è forse il suo desiderio di conoscere se stessa e cosa ci sia dietro di lei, oltre la teca e oltre al buio che ricorda, a guidarla in tal modo. Veloci iniziano a defilarsi giù per la scaletta e istintivamente la bambina muove i suoi passi per andar loro dietro, mossa da chissà quale pensiero conosciuto solo a lei. Si sporge per seguirli con lo sguardo più che può e poi non v’è nulla che la trattenga ancora in quel luogo e si guarda attorno con attenzione per assicurarsi che nessuno di quegli individui ammantati sia rimasto lì. Dunque si avvierebbe il più velocemente possibile lontana da quel luogo, diretta verso casa, senza dire o fare nulla nei confronti degli altri due ragazzi, come macchiata di chissà quale crimine o più semplicemente perché ha fretta e ha altri pensieri per la testa. [fine] [Monte] Il verde ascolta le parole, quasi una sentenza nei propri confronti, quasi gli annunci di un dettame o di un culto ben poco roseo nei confronti, beh... di chiunque. Sarebbe forse un bene informare a riguardo, sarebbe un bene fare rapporto alla magione < S-SUIMASEN, quel volantino è gia scarabocchiato? Se non è così interessa a me > prima il verde andrebbe dirigendosi veloce verso il kusano tuttavia, verso cui fin da subito verrebbe posto il briaccio destro per richiedere quel che ad altri potrebbe essere carta straccia. La sinistra andrebbe poco dopo l'andare degli altri a scoprire il coprifronte fin ora nascosto < Narita, Genin di Konoha, mi serveil foglio per un rapporto in magione > cercando così di chiedere forse un rifiuto, o forse il riassunto di una folle ideologia, da riportare seduta stante. Qualora posto, e qualora ancora in buono stato par ovvio che il verde ne faccia tesoro prima di andarsene; e forse ancora prima, prima di controllare se sia una buona idea farlo. Le parole di un folle son sempre parole per quanto sembrino inutili ad apparenza, il verde nella sua fifa perenne si direbbe volerene fare tesoro, sia mai che "Dea" e "padre" siano altri shinobi o mukenin sotto copertura. [end]