{ Hyuga } - Un nuovo leader, una nuova era

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10:30 Kaori:
 Un tuono romba distante mentre un forte vento freddo sferza tagliente l'aria di questo giorno di fine estate. Kaori non si lascia fermare dal clima avverso e, reggendo l'ombrello con la mancina avanza a passo svelto verso il Dojo Hyuga con la testa ben alta e l'espressione decisa e seria di chi ha un obiettivo da raggiungere e perseguire. I suoi lunghi capelli viola sono legati in una unica treccia al centro della schiena mentre indosso porta un paio di pantaloni di pelle neri ed un corsetto del medesimo colore a stringerle il petto. Una cintura di cuoio le cinge i fianchi mantenendo sulla zona lombare una tasca porta oggetti contenente tonici coagulanti e per il chakra e dei fumogeni mentre alla gola porta il coprifronte di Konoha a protezione della stessa. Stivali al ginocchio color pece e haori bianco aperto sul petto col simbolo del clan Hyuga ricamato fra le scapole completano il suo aspetto. Nascosto alla vista, tuttavia, v'è anche qualcos'altro: un fuuda applicato sul polso destro contenente i fascicoli ed i documenti rinvenuti nei laboratori di Taki. Chakra ben attivo e sguardo deciso ed ecco la Consigliera svoltare un angolo attenta a non colpire alcun passante col proprio ombrello dal telo rosso. Non sorride questa volta, non oggi. Non è cordiale né affabile, solo profondamente concentrata nell'assumere il controllo della situazione che da chissà quanto tempo sta segretamente colpendo le forze Hyuga senza che loro se ne rendano neppure conto. Raggiunti i giardini li attraverserebbe a passo militare raggiungendo i gradini che conducono sulla piccola veranda che circonda la casa, protetta dal tetto spiovente che ne fa da soffitto. Gli Hyuga di guardia la osservano senza osare fermarla: sanno chi è e probabilmente non l'hanno mai vista tanto seria e scura in volto prima d'ora. Kaori andrebbe quindi a richiudere l'ombrello ed infilarlo nell'apposito alloggio fuori dalla struttura, accanto alla porta. Andrebbe quindi ad entrare all'interno dell'edificio e, fermatasi all'esterno della sala comune ecco che andrebbe a sollevare semplicemente una mano per bussare e palesare quindi la propria presenza. [ Chakra: on ]

Il Sole che solitamente solca i cieli di Konoha quest’oggi ha lasciato spazio a grossi banchi di nubi grigiastre, cariche di tempesta. La pioggia s’abbatte violenta sulle strutture, sulle persone e sulle strade, diversi lampi illuminano a tratti il cielo, facendo seguir loro pesanti e ruggenti rombi di tuono. Quel meteo non si addice per nulla al Villaggio della Foglie così come, in effetti, quello stato d’animo non si addice alla Consigliera. Solitamente solare ed affabile si ritrova, quest’oggi, ad esprimere anch’ella nubi di tempesta sul proprio volto. Seria, perentoria e determinata si avvicina al Dojo Hyuga per attraversarne i giardini. Qualche novizio, munito di impermeabile, è intento a svolgere il proprio ruolo di giardinaggio e solleva immediatamente il capo a veder passare un nuovo arrivo per poi rendersi conto di chi, effettivamente, sia quella nuiova presenza, riabbassando il capo e tornando a lavoro più in fretta di prima. Le guardie che proteggono l’entrata provano ad aprir bocca nel vederla, ma lo sguardo scuro e torvo che Kaori ha dipinto negli occhi li porta a richiudere le labbra immediatamente, dandole il profilo per consentirle l’entrata in maniera più che silente e rispettosa. Quando ella solleva la mano per bussare alle porte della sala comune sembra proprio che nessuno sia in procinto di aprirle l’uscio, perlomeno in un primo momento, salvo poi presentarsi un ragazzino dai lunghi capelli neri e dagli occhi perlacei, evidentemente impacciato ed alle prime armi. nel notare chi si celi dall’altro lato delle ante del portone si raddrizza sulla propria schiena, inchinandosi talmente a fondo da toccar quasi col capo a terra < Kaori-san! > Esclama, la voce tradisce la sua giovane età che, volendo esagerare, raggiunge i sedici anni. Attende qualche secondo prima di rialzarsi dal proprio inchino, tenendo sempre e comunque la testa bassa per non risultare irrispettoso nei riguardi della Consigliera < E’ venuta a parlare con Juusan-sama? Posso fare qualcosa per lei? Qualunque cosa, la prego, mi chieda pure ed eseguirò! > Pronuncia, in tono piuttosto squillante ì, come farebbe un bravo soldato dinanzi al proprio generale, in attesa di qualunque genere di ordine. [ Ambient per Kaori ]

11:09 Kaori:
 Ad aprirle la porta non è Juusan ma un ragazzino dai lunghi capelli scuri che Kaori non conosce. E' giovane, educato, la saluta con sorpresa e con profondo rispetto. Il suo inchino è immediato e sentito e la Hyuga si ritrova ad addolcire di poco lo sguardo nel vedere quella giovane fogliolina davanti a sé alle prime prese con un mondo assai più grande di quel che potrebbe mai immaginare. Si ritrova a pensare a come, da un giorno all'altro, quello stesso ragazzino potrebbe sparire dalle loro vite se solo non iniziasse -adesso- a proteggerli con maggior decisione. < Rialzati pure... > il tono di voce esitante lascia chiaramente intendere che la Hyuga stia silenziosamente chiedendo all'altro il proprio nome. Vuole ricordarlo. Vuole ricordarsi di questo giovane e di tutti gli altri che non sono stati protetti a dovere nel corso degli ultimi anni dal loro stesso clan. Vuole che lui, come la piccola Harumi, costituisca il punto di svolta per la storia della loro famiglia. < Sì, ho urgente bisogno di parlare con lui di una faccenda molto importante. > risponde la donna alla domanda del giovane guardandolo dritto negli occhi perlacei, gli stessi che possiede anche lei. < E' dentro per caso? > domanda al suo indirizzo tentando di sollevar lo sguardo per guardare l'interno della stanza alla ricerca del familiare volto del capoclan. < In tal caso devo chiederti di lasciarci soli. Altrimenti... ho bisogno che tu lo vada a chiamare per me, possibilmente. > torna a rivolgersi a lui con voce ferma, sicura ma non per questo sgarbata o perentoria. E' evidente dalla sua serietà che la sua non è esattamente una richiesta, non ha bisogno di essere dura o intimidatoria per lasciar intendere la natura delle proprie intenzioni. Considerato il carattere solitamente mite e cauto della Jonin è facile capire quando non ha tempo da perdere dal solo modo in cui rivolge una semplice richiesta. Niente sorrisi, niente fronzoli e convenevoli, solo dirette e precise indicazioni. Fuori un altro tuono romba forte e lei non si smuove di un millimetro attendendo che il giovane Hyuga risponda alle proprie domande, così da poter quindi decidere come procedere con quella visita. [ Chakra: on ]

Il giovan, alla richiesta della Hyuga di risollevarsi resta un po’ interdetto, palesando come egli sia del tutto estraneo ad una tale cortesia da parte di un superiore. < Kaori-san, io sono Sato Hyuga. > Il suo tono è leggermente incerto, evidentemente non sicuro che quella informazione interessi effettivamente alla Jonin e Consigliera della Foglia. Timidamente alza lo sguardo su di lei, contraccambiando quell’occhiata atta ad incrociare i loro sguardi. Resta silente ad ascoltare le richieste della ragazza ed annuisce prontamente < Sissignora, glielo chiamo immediatamente. Spero solo che non mi sgridi come l’ultima volta che l’ho disturbato nelle sue stanze… > Si gratta il retro della nuca con fare colpevole, salvo rendersi immediatamente conto di star dando informazioni non necessarie e, quindi, avviarsi verso le camere private adibite al capoclan. Passa non più di qualche minuto prima che giunga nella sala comune la figura che Kaori sta cercando, accompagnata dal giovane Sato. Juusan indssa un elegante kimono color crema, legato in vita da una cintura in seta grigio perla. I piedi sono scalzi, come si conviene all’interno delle sale del Dojo ed il giovane Sato sembra assolutamente intimorito dalla figura del proprio capoclan dallo sguardo serio e distaccato. L’espressione dell’uomo si fa ancora più scura nell’incrociare con gli occhi color perla la figura della Jonin. < Va’ via. > Ordina al ragazzino che, per tutta risposta, sobbalza e cammina velocemente e a testa bassa verso l’uscita, oltrepassando la figura della Consigliera rivolgendole, di sottecchi, uno sguardo da cui spicca una scintilla di gratitudine. Rimasti soli nella sala, il capoclan non parla, semplicemente si avvicina al basso tavolino ove anche l’ultima volta i due hanno parlato, poggiandosi sulle proprie ginocchia e poggiandovi le mani coi palmi aperti e le dita rivolte verso l’interno. < Ebbene, Kaori… > La voce è calma, piatta, ma fredda, tipica di chi – proprio come la Consigliera – non è giunto in quella sala per perdere tempo < …niente scorta, oggi? > Domanda, quasi a volerla punzecchiare e redarguire riguardo il loro ultimo incontro, in cui la donna si è presentata con uno scontrosissimo Azrael che oggi, per fortuna, ha deciso di restare a casa. < Cosa sei venuta a fare? > Benché quel che dice possa sembrare ineducato l’intonazione della sua voce non cambia, permanendo assolutamente atona ed attendendo che la Jonin risponda. [ Ambient per kaori ]

11:56 Kaori:
 Sato. Sato. La ragazza annuisce a quell'informazione ripetendo mentalmente il suo nome per un paio di volte prima di procedere con le sue richieste nei suoi riguardi. Il ragazzo, un po' stranito e confuso dal tono di quella conversazione, obbedisce con un rigore quasi militare lasciandosi sfuggire una osservazione che la ragazza accoglie con una leggera sollevata di sopracciglia. < Non lo farà, Sato. > lo rassicura lei assottigliando appena lo sguardo. < Non se gli riferirai che sono stata io a mandarti da lui. > aggiunge poco dopo con tono sicuro, cercando quindi di tranquillizzarlo prima di vederlo allontanarsi. A questo punto, rimasta sola, ecco che andrebbe a varcar le porte della sala per accomodarsi attorno al solito tavolino basso inginocchiandosi sul cuscino adibito a tale scopo. Palmi sulle cosce, dita piegate verso l'interno e schiena perfettamente dritta. Attende in totale silenzio di esser raggiunta dall'uomo e, quando ode il suono di passi in avvicinamento, ecco che va ruotando il capo verso la porta da cui vede entrare sia Juusan che il giovane Sato. I due entrano, si avvicinano al centro della stanza ove lei attende e quindi il capoclan ordina all'altro d'andarsene. Il ragazzo obbedisce con un inchino e supera la Hyuga riservandole una occhiata riconoscente alla quale Kaori risponde con un leggero cenno del capo. < Grazie mille, Sato. > dice con tono fermo, serio, prima che il giovane esca lasciando dunque i due superiori da soli all'interno della stanza adesso chiusa. L'attenzione di Kaori viene interamente calamitata dall'uomo che, dal canto suo, prende posto con la solita distante flemma, rivolgendole quell'iniziale commento quasi canzonatorio che la porta ad alzare ancor più la testa per fissarlo con sguardo deciso. < No. Spero proprio di non doverne aver bisogno in famiglia. > osserva lei, a sua volta, andando nel mentre a staccare dal polso sinistro il fuda per poggiarlo sul tavolo. < Sono venuta a portarti le prove che mi avevi richiesto. > risponde guardandolo fisso negli occhi, andando dunque a concentrarsi -nel contempo- sul chakra che scorre vivo nel suo corpo. Andrebbe a spingerlo lungo il braccio destro passando dalla spalla al gomito, dal gomito al polso e quindi fino alla punta del dito indice e medio che son poste al di sopra del foglietto precedentemente poggiato sul tavolo. Il chakra verrebbe fatto fluire oltre i polpastrelli per andare a riversarsi nella carta e quindi permettere a quanto vi è dentro di venir fuori. Fascicoli e plichi di fogli letti e riletti che vengono quindi spinti sotto gli occhi del capoclan. Non sono tutti, solo i più importanti trovati a Taki, con le informazioni più delicate e scabrose lette fra quelle righe. < Ci sono i nomi degli Hyuga spariti e quello che è stato fatto loro, con anche le date ad indicare che molti di questi si sono verificati anche dopo la questione di Cappuccio Rosso. > principia la ragazza ritraendo la mano e tornando a poggiarla sulla propria coscia. < C'è la prova del collegamento di questo uomo ai piani di Cappuccio Rosso sebbene pare che questo progetto sia differente dal suo e scritto nero su bianco il suo obiettivo di sterminare il clan e di procedere oltre all'intera Konoha dopo di noi. > Il tono rimane calmo, misurato, mentre le iridi color perla non si scostano d'un solo centimetro dal viso altrui. < Sono stati rinvenuti a Taki in un laboratorio che abbiamo provveduto a ripulire e svuotare. Abbiamo ritrovato persino una dei nostri che si era infiltrata oltre un anno fa per cercare di salvare sua sorella. E abbiamo riportato a casa anche un prigioniero che era stato prelevato più di un anno fa e miracolosamente non ancora ucciso. > Si ferma un istante, stringendo le labbra, le mani a chiudersi a pugno sopra le cosce. < Ren Hyuga. Mio fratello. > [ Chakra: on ]

Juusan resta silente a fissare la sua interlocutrice e ad ascoltare quanto lei ha da dire. Non abbassa gli occhi neanche quando la ragazza prende il fuuda e quando utilizza il proprio chakra per liberarne la serie di fascicoli che, a quanto lei gli sta dicendo, contengono le prove che le aveva richiesto riguardo il pericolo che gli Hyuga stanno ancora correndo, assieme a tutto il Villaggio della Foglia. Non li guarda, si limita semplicemente a corrucciare le labbra e a crrugare la fronte, quasi si stesse sforzando di mantenere il proprio sguardo fisso sulla Consigliera. < Credo non sia altro che un folle visionario, come lo era Cappuccio Rosso. > Principia, dando adito a Kaori di pensare che, ancora una volta, non stia prendendo seriamente le di lei parole. < Se questa persona di cui mi stai parlando è un emulo di cappuccio rosso, allora avrà cessato le sue azioni criminali nel momento in cui abbiamo ucciso lui e smantellato il suo laboratorio. Il fatto che quello non fosse l’ultimo covo non costituisce affatto una prova, Kaori. > Il tono è calmo, secco ed il suo sguardo si ostina a non abbassarsi neanche sulle prove che la Hyuga gli ha posto innanzi. Quando le ultime parole escono inevitabilmente dalle rosee della Jonin, rivelando la sua parentela col ragazzo che hanno salvato nel laboratorio di Taki un velo di nervosismo oscura l’espressione solitamente neutra dell’uomo. Le sue labbra hanno un fremito leggero, prima che possa riprendere a parlare < Senti… > Sbotta, alzando un po’ troppo la voce, ma correggendosi immediatamente dopo lo schiarirsi della propria gola, tornando ad assumere la freddezza ed il distacco che gli competono solitamente < Ascolta, Kaori. Io so che questa questione ti ha coinvolto personalmente, so che la tua famiglia è stata colpita, ma non per questo è necessario insistere con così tanta convinzione. La tua non è l’unica famiglia coinvolta e non credo sia il caso di lasciarsi prendere così tato dalle emozioni. E questo appunto riguarda anche il Consigliere. > Termina il proprio discorso, ravviando una lunga ciocca scura dietro l’orecchio, per poi riportare la mano sulla coscia, nella posizione di prima. [ Ambient per Kaori ]

15:53 Kaori:
 Rimane calma, pacata sul posto. Non è venuta qui per combattere né per portare avanti una crociata. E' qui per parlare, per cercare -per assurdo- l'aiuto dell'altro facendo leva sulla semplice e mera logica. Vuole mostrargli la situazione e fargli notare come tutto sia accaduto sotto il suo naso, senza che nulla venisse fatto da parte sua per fermare questa scia di morte e tortura sui loro stessi compagni, amici e parenti. La reazione dell'uomo però intacca lo stato di profonda calma che la Hyuga si è imposta. Non osserva neanche le cartelle che gli vengono mostrate, non ne sfoglia neppure una pagina, quasi non gli interessa darci una occhiata. Le sue parole continuano a negare e rifiutare la possibilità che altro si stia svolgendo sotto i suoi occhi, le parla come fosse una bambina spaventata che vede ovunque lo spettro dei suoi Demoni pronto ad inseguirla. Ma Kaori non ha paura del Demone che vive dentro di lei: ha imparato a conviverci ormai da anni e quasi si compiace della sua compagnia. < Sì. Mi riguarda personalmente. In quanto cavia rapita e torturata e in quanto Hyuga. > acconsente la ragazza stringendo ora le labbra in una unica linea sottile. < E' sorprendente come invece non tocchi te neppure leggermente. La gente che dovrebbe essere sotto la tua responsabilità sparisce, muore e la cosa non ti preoccupa né impensierisce affatto. > osserva Kaori assottigliando ora lo sguardo, delusa. <"La mia principessa è scappata. Devo ritrovarla a costo di radere al suolo le terre ninja. Quel pazzo di Cappuccio Rosso è morto, ma questo non importa.Le sue ricerche sulla purezza degli Hyuga sono imprecise. Le mie no. Le mie riporteranno la Luna in cielo, una volta per tutte. E chi vorrà seguire il culto verrà salvato, chi oserà mettersi sul nostro cammino verrà sterminato. Ne rapirò altri. Rapirò altri Hyuga affinché mi restituiscano la mia bambina". > recita Kaori quasi a memoria dopo aver letto e riletto quelle parole mille e mille volte, a volte persino sognandole di notte. < Non mi sembrano le parole di qualcuno che sta emulando un altro, né di qualcuno che voglia fermarsi. > sibila la Hyuga con lo sguardo a farsi tagliente, gelido. < Quella bambina è la stessa di cui vi ho parlato l'ultima volta. E' la stessa che sto proteggendo e che tengo sotto controllo assieme al Consigliere Azrael. La stessa della quale avete dubitato a più riprese nel nostro ultimo incontro. Metterà il mondo a ferro e fuoco fino a che non l'avrà ritrovata: non siamo in pericolo solo noi. E' un'emergenza che riguarda tutti. Non puoi essere così cieco davanti all'evidenza dei fatti! > La mano della ragazza impatta, violenta, contro la superficie del tavolo con il pugno destro, le dita tanto strette dal far sbiancare le nocche. < Come può interessarti così poco? Non vedi che pericolo stiamo correndo?! Non t'importa niente di tutti gli Hyuga che ha rapito e ucciso fino ad ora? Di tutti quelli che può ancora rapire?! > esclama lei quasi con disperazione sporgendosi sul tavolo. Le labbra schiuse, l'espressione corrucciata, le sopracciglia appena incurvate verso il basso in una chiara nota di sofferenza. < Non voglio farti la guerra. Sono venuta fin qui a chiedere il tuo aiuto. Non ti ritengo una guida affidabile ma non per questo un mio nemico. Sei comunque uno Hyuga come lo è Sato, mio fratello, e chiunque altro là fuori. > Lo fissa dritto negli occhi, la voce si abbassa lentamente di tonalità fino a ridursi ad una specie di supplicante sussurro. < Non costringermi a cambiare opinione su di te. Questo è esattamente il momento in cui dovremmo essere più uniti, Juusan. > termina, la Hyuga, senza mai spostare lo sguardo dal suo, il cuore a contrarsi dolorosamente nel petto nell'interminabile attesa di una risposta da parte dell'altro. [ Chakra: on ]

Il capoclan degli Hyuga la guarda, assorto. Non muta espressione durante nessuna delle parole della Consigliera, limitandosi a sospirare debolmente. Non sembra esasperato, non pare che le parole di kaori lo stiano tediando, sembra semplicemente che ne stia prendendo atto. < Kaori, credimi. Non c'è al mondo uomo che tenga più di me a questo problema. > Ammette, infine, sconfitto. La destra passa sul viso, rivelando una piccola e brevissima espressione di incertezza. Juusan abbassa gli occhi sui fascicoli che Kaori gli ha portato. La mano ricade mollemente sulle cosce tese dalla posizione piegata sul cuscino. < Non ti chiedo comprensione né pietà, ma-- voglio che tu sapppia come effettivamente stanno le cose. > Mormora, lo sguardo puntato su quei fogli che non ha avuto ancora il coraggio di leggere. < Gli Hyuga, tutti gli Hyuga, costituiscono la mia famiglia, ma alcuni di loro condividono con me un legame ancora più stretto, un legame di parentela diretta. Mia sorella Akane, mia nipote Mekura così come anche Daiko... > Le labbra si muovono appena, mentre le mani raccoglono uno di quei plichi perché egli possa sfogliarlo lentamente, scorrendo con le iridi perlacee sulle parole ivi riportate. L'espressione resta imperscrutabile per diversi attimi. L'unico suono a riempire la stanza è il fruscio delle pagine che venngono girate e rigirate. Poi, Juusan passa ad un altro fascicolo, sfogliando anche quello in religioso silenzio. Passa in rassegna mentalmente tutti i nomi di quegli Hyuga su cui sono stati fatti esperimenti, sono state portate avanti torture di ogni genere. < Tu-- cosa credi che possiamo fare? > Domanda, infine, con un filo di voce, come se stesse distintamente sentendo tutto il dolore che ha percepito in quelle pagine. [ Ambient per Kaori ]

16:25 Kaori:
 L'espressione di Juusan non sembra propriamente mutare e così il suo tono non si fa granché diverso da quello usato fino a questo momento. Tuttavia qualcosa cambia nell'uomo davanti alla Consigliera: quella che fino ad ora era parsa indifferenza va leggermente scalfendosi fino a mostrare un velo di quella che par essere incertezza. Juusan è stato per molto tempo un uomo rispettato ed onorato dal clan: la sua nomina è giunta per il volere di chi lo ha scelto come guida e non è certo uomo privo di meriti per quanto riguarda il lavoro svolto per il clan. Kaori ha ancora fiducia, da qualche parte, nel fatto che nonostante il pesante fardello ricaduto sulle sue spalle sappia ancora fare la scelta giusta per la propria famiglia. Ascolta la sua voce stanca, le sue parole e si ritrova ad annuire, alla fine, quando la voce dell'uomo va interrompendosi per dissolversi nel silenzio di questa stanza. < Lo so... > mormora semplicemente la ragazza annuendo piano. Trova quanto mai logica quell'osservazione, se non -meglio ancora, umana. E' totalmente comprensibile quanto egli dice e lei condivide i sentimenti dell'altro ben sapendo che per quanto possa tenere a tutti gli Hyuga il suo pensiero più prossimo sarebbe sempre volato a sua madre, a suo fratello, a Mekura sebbene la ragazza sia sparita senza più darle alcuna informazione, senza più rispondere al suo messaggio. Lascia che Juusan sfogli quelle pagine, quei fascicoli, abbassando il capo quasi in segno di rispetto al dolore che sicuramente l'altro avrebbe provato nello scorrere quella lista di nomi e morti che potrebbe aver conosciuto oppure no nel corso della sua vita e del suo mandato. Attende fino a quando non è lo stesso Juusan a richiederle un parere, inducendola quindi a sollevare il viso e ricercarne lo sguardo. < Credo che dovremmo allertare il clan al fare la massima attenzione. Non tutti, però. Solo gli adulti e chiunque sia almeno genin: non ha senso spaventare i bambini. > dice la ragazza umettandosi le labbra. < Dir loro che c'è un altro fanatico che rapisce gli Hyuga e che quindi è richiesta la massima allerta. Nessuno Hyuga dovrebbe uscire dal Villaggio da solo e i bambini dovrebbero essere tenuti sotto controllo. Se un amico, un parente, un vicino dovesse sparire senza lasciare tracce, sarebbe bene informarci il prima possibile. Se dovesse avvicinarsi qualcuno che predica qualcosa a proposito della Luna e di un culto che abbia a che fare con la Dea Tsukuyomi, informarci o portarceli ancora vivi per interrogarli. > spiega la ragazza con fare serio, la mente a lavorare in fretta per cercare di pensare a tutto ciò che potrebbe possibilmente essere d'aiuto in questa situazione. < Se non dovesse essere sufficiente, richiederei l'aiuto degli ANBU per controllare il Villaggio ed i Confini: Frollo ha detto che non si limiterà soltanto agli Hyuga, non è una responsabilità unicamente nostra. > termina, allora, stancamente, riabbassando lo sguardo su quelle pagine. [ Chakra: on ]

Stremato da quelle emozioni giunte troppo in fretta, Juusan si limita a prendere un profondo sospiro, prima di tornare alla sua consueta neutralità. Non aggiunge nulla a quel che kaori gli dice, limitandosi semplicemente ad annuire, completamente concentrato sullle evuantuali risoluzioni del problema. < Hanno sofferto troppo. > Replica, infine, riferendosi naturalmente a tutti gli Hyuga sotto il proprio comando, che si sono affidati totalmente alla propria guida < E temo che non mi ascolterebbero. Temo che faranno di testa loro, soprattutto i più giovani ed amici e parenti delle persone direttamente coinvolte, mettendosi ancora più in pericolo di quanto non siano. > Prosegue, dando sfoggio del suo lato estramente modesto e riflessivo che, forse, non aveva mai mostrato in precedenza alla sua attuale interlocutrice. < Speravo che fosse finita, speravo che quello che è successo ad Akane e Mekura avesse posto fine a tutto, invece sembra che sia tutto appena iniziato. > Sospira lungamente, socchiudendo le palpebre sugli occhi perlacei, abbozzando un accenno di risata malinconica e rassegnata < So che tu ed Azrael pensate che io non sia più in grado di fare il mio lavoro. E con voi molti altri Hyuga che si sono ritrovati come pecore alo sbaraglio senza il loro pastore. Dovrei accettare, forse, il fatto che mi sia lasciato troppo trasportare da quel che è successo alla mia famiglia. Li ho allontaati tutti, pensando di fare il bene del clan, eppure ho finito per non sentirmi più adatto al mio ruolo. > Scuote debolmente la testa, proseguendo quella serie di confessioni che non aveva avuto modo di esporre a nessuno, essendo rimasto - come ha detto - totalmente solo. < Non voglio che qualcun altro pensi che non mi importa. Se sono rimasto qui è proprio perché mi interessa, proprio perché non ho voluto lavarmene le mani e lasciare tutto alle cure di qualcuno che avrebbe potuto non mostrarsi degno. > Termina, in un ennesimo sospiro greve, scostando quei fascicoli come se non avesse più neanche la forza di guardarli. [ Ambient per Kaori ]

17:10 Kaori:
 Le parole di Juusan questa volta portano il discorso a virare su un piano totalmente differente. Per la prima volta si abbandona ad un giudizio più personale e coinvolto che lo porta a sfogare parte dei propri pensieri e timori alla giovane Hyuga che, silenziosamente, accoglie tali riflessioni con fare meno sospettoso. Rivede in quell'uomo quel lato umano che per troppo tempo aveva smesso di notare in lui iniziando a comprendere meglio ciò che in tutti quei mesi deve essergli corso per la mente. Si umetta le labbra, respira piano per poi guardarlo con espressione comprensiva. < Quello che abbiamo affrontato è stato un vero e proprio incubo, Juusan. > principia lei con voce bassa ma ferma. < Ne siamo usciti tutti sconfitti, nonostante tutto. Hiashi era ossessionato dall'intera faccenda, Mekura si sente ancora colpevole ed io ne sono uscita praticamente a pezzi. Mi sono allontanata per mesi, da sola, per affrontare i miei incubi in proposito ed ancora oggi pensarci mi fa venire i brividi. > si prende una piccola pausa prima di proseguire. < Nessuno si aspettava da te che ne uscissi indenne: anche tu hai sofferto come noi. Tua sorella, i tuoi nipoti, il tuo clan. La tua vita stava andando in pezzi. Ma cercare di convivere da solo con questo ti ha reso più freddo e distante nel momento in cui avevamo più bisogno di te. > Si interrompe con un respiro bruscamente interrotto grattandosi nervosamente un sopracciglio. < Non ti sto dicendo questo come una critica, né per attaccarti, non fraintendermi. E' solo quello che abbiamo inteso esternamente. > si affretta a spiegarsi prima di riprendere. < Scappare da quello che è successo allontanando tutti e scacciando via la possibilità di un nuovo disastro non ti aiuterà a superare quello che è successo. Ed è normale e va bene così perché sei umano. Anche gli Hyuga lo sono anche se qualcuno non ci metterebbe la mano sul fuoco. > Una mezza risatina le uscirebbe per stemperare la tensione, cercando di arrivare all'altro come prima non aveva mai tentato di fare. < Mi dispiace di non aver capito prima cosa stavi affrontando. Ho sbagliato anche io. > sorride amaramente. < Mi sono lasciata accecare dalla rabbia e non ho pensato a quello che *tu* stavi passando. > Si sente mortificata per questo. Ma al momento non è la priorità fra loro. < Hai bisogno di riprenderti Juusan. Di rimettere insieme quello che Cappuccio Rosso ti ha strappato via. La tua famiglia, la tua vita. E ti aiuterò se me lo permetterai. Ma prima abbiamo bisogno del tuo aiuto ancora una volta. Parlerò io con il clan, penserò a come tenere la situazione sotto controllo e deciderò quando sarà il caso di parlarne con il Consiglio ed il Kage avendo a cuore l'interesse del clan quanto quello di Konoha. Ma ci serve la tua esperienza, la tua mente.. > continua lei con tono quasi supplicante. < Per favore, Juusan. Aiutaci. > [ Chakra: on ]

Le emozioni che la Hyuga sta provando sono riflesse in tutto e per tutto nel volto solitamente apatico di Juusan. Passa dalla mortificazione, al ridere alle battutine sulla non-umanità degli Hyuga, sino alla determinazione nel vler risolvere tutto e salvare il clan e Konoha stessa. Non risponde, il capoclan, limitandosi ad alzarsi, non abbandonando mai il volto della Consigliera con i suoi occhi. < E' giunto il momento che io dia davvero una mano alla mia famiglia. > Dichiara, sollevando la mano per evitare che la ragazza possa anche solo pensare di rispondergli ed interromperlo. < Ma io non sono più il volto di questo clan. Non sono più l'uomo adatto a guidarvi. Non solo perché non ho più la vostra fiducia, ma perché non ho più neanche la mia. > Dichiara, lisciando con le mani qualche invisibile peghetta formatasi sul kimono per via della posizione accvacciata. < Sono giunto a quel punto in cui non mi fido più di nessuno, ma tu mi sembri degna quantomeno del beneficio del dubbio. > Abbozza un sorrisetto, lasciando intendere che quella potrebbe essere semplicemente una battutina e non un vero e proprio insulto. < Hai tutte le carte in regola per guidare il clan. Sei forte, determinata, sei già la guida di Konoha e sei stata sfrontata abbastanza da venire a sfidarmi più volte quindi... > Le tende la mano, lasciandola alzarsi ed accompagnandola, invece che all'uscita, verso le proprie stanze. < ...da oggi in poi io le farò da secondo, signora capoclan. Per il momento, la porto alle sue stanze. > Conclude l'uomo, spogliandosi - perlomeno verbalmente - del proprio ruolo ed avviandosi con la Hyuga al piano riservato alla nuova guida del clan degli Hyuga. [ end ]

Kaori Hyuga torna al Dojo del suo clan per un colloquio con Juusan. Egli gli aveva chiesto di fornire le prove dell'imminente pericolo per quanto riguarda la casata e, dopo averlw ricevute ed averle spiegato le motivazioni per cui si è sempre mostrato così indifferente, prende una saggia ed impostante decisione per il bene di tutti gli Hyuga, antenendo così la parola data nel loro precedente incontro.