Gah ♥

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con Haran, Irou

11:06 Haran:
 Il ritorno a casa è stato scandito dalla voce di Kaiba che canticchiava quella strana canzoncina senza senso sulla cavalla che il team era riuscito a bloccare. Haran ha continuato ad avanzare, un passo per volta, alle spalle dell'albino continuando ad osservare la sua schiena dinnanzi a sé. Dalla sera precedente i due non si sono scambiati una vera e propria parola. Tutta la mattina è passata all'insegna del silenzio e solamente una volta in missione Kaiba aveva osato dir qualcosa per stemperare la tensione: una delle sue freddure alle quali Haran ha finito con l'affezionarsi nel tempo. Da allora però non hanno più propriamente parlato e la cosa ha preso a disturbare la genin non poco. Le fa male quella distanza, quel muto distacco. Le fa male non potersi rivolgere a lui come ha sempre fatto. E le fa male pensare di poterlo aver ferito col suo atteggiamento quando solo la sera prima si erano rivelati quanto fossero importanti l'uno per l'altra, quanto fossero sempre stati la reciproca famiglia in un mondo in cui erano rimasti totalmente soli. Rivuole indietro il suo Kaiba, il suo migliore amico, anche se il loro rapporto dovesse rimanere tale per tutta la vita. Sente lo stomaco rivoltarsi in corpo, la gola chiudersi e la stanchezza di quella notte insonne gravarle sulle spalle. Tuttavia il suo corpo è ben lungi dall'essere fiacco e molle, anzi: è teso e rigido come una corda di violino. Arrivati a casa Haran si richiude la porta alle spalle essendo l'ultima ad entrare e, incapace di trattenere oltre il peso che la logora dall'interno, prende a giocherellare nervosamente con le dita dinnanzi al petto alzando timidamente lo sguardo verso la figura del ragazzo. < Senti Kaiba... > principierebbe, nervosamente, deglutendo il groppo che le si è formato in gola. < Per quanto riguarda-- ehm, ieri. Possiamo parlare? > domanderebbe, spaventata, cercando di mantenere la voce quanto più ferma e sicura possibile, cercando di non mostrare la viva preoccupazione che la sta divorando, il timore di aver per sempre cambiato quello che è stato il loro rapporto in favore di qualcosa di fragile e instabile.

11:33 Irou:
 Ha proseguito la camminata successiva al completamento della missione canticchiando il primo motivetto che gli venisse in mente. Odia il silenzio. Odia non poter esprimere se stesso. Odia non poterlo fare con Haran. La voce scema, stanca di quel costante canticchiare quando i due si avvicinano alla porta e la densa assenza di comunicazione cala di nuovo tra di loro. Non era mai stato così, tutto è iniziato da ieri sera. Da quel bacio. E la cosa peggiore, per cui Kaiba si sente colpevole come un ladro con ancora il bottino stretto tra le braccia è che non riesce a dispiacersene. Non ha la più pallida idea di quanto lo desiderasse prima di farlo, ma è più che convintoche gli è piaciuto. Che vorrebbe rifarlo. Che vorrebbe sentire di nuovo le labbra di Haran sulle proprie. Magari, semplicemente, fa schifo a baciare. Forse è per quello. Ma cosa dovrebbe farci? Era la prima volta che bacia qualcuno. E quel qualcuno non è una persona qualunque. È la sua Haran. Ma ha sbagliato, deve aver sbagliato in qualcosa, un qualcosa che non riese ad individuare, ma che deve esserci per forza. Apre la porta di casa ed entra, non abbastanza coraggioso per girarsi a guardarla. Si dirigerebbe al luogo dove ripongono solitamente gli strumenti ed i soprabiti per appendere portaoggetti, porta kunai e shuriken ed il suo fidato bastone, prima di proseguire verso le stanze della casa. La voce dell’Uchiha, tuttavia, lo paralizza sul posto. Resta fermo, immobile, con gli occhi sbarrati e ricolmi di timore, seppur non rivolti verso di lei. Non vuole parlarne ed al tempo stesso sa che ha bisogno di farlo. Ha paura di sapere dove c’è stato quell’errore, ma non riesce a continuare la propria vita senza saperlo. Riprenderebbe il proprio moto verso la cucina, magari se le prepara del tè o qualche dolcetto potrebbe convincerla a non essere troppo dura con lui. < S-sì, ehm… parlami di tutto quello che vuoi, io—ti ascolto. > Balbetterebbe, insicuro e spaventato dallo spettro di quella conversazione che sta per avviarsi. Ed intanto, per stemperare la tensione, prende a muoversi a scatti nella cucina recuperando un vassoio, una tazza ed un bollitore con cui preparare una bevanda calda ad Haran.

12:00 Haran:
 Kaiba non si volta. Entra in casa, lascia le sue armi, il bastone che ha sempre ritenuto essere in realtà una spada leggendaria e semplicemente si allontana. Haran lo vede di spalle, avverte la pesantezza di quel silenzio così denso ed elettrico e si sente travolgere dalla colpa di aver rovinato tutto, di aver fatto un passo così pericoloso nell'equilibrio della loro amicizia. La sua voce lo ferma, lo immobilizza, tuttavia Kaiba non si volta a guardarla dirigendosi invero verso la cucina dandole però il permesso di parlare. Haran stringe le mani a pugno davanti al petto per farsi forza, non si toglie neppure la cintura con la tasca porta oggetti tanta è l'ansia di risolvere al più presto questa faccenda. Semplicemente si sfila solamente gli stivaletti per avanzare sul pavimento con le sole calze e seguire timidamente i passi del Kori verso la cucina. Deglutisce nervosamente una volta ancora non sapendo bene da dove iniziare. Cosa dovrebbe dirgli? Che non aveva desiderato altro da tutta la vita? Che lo ha capito solo nel momento in cui lo ha sentito così vicino da non poter più allontanarsi da lui? Che è stato il momento più bello che abbia mai vissuto? Che per tutta la notte ha sentito la mancanza del suo abbraccio, delle sue labbra? Che avrebbe voluto voltarsi a cercare il suo petto per tutto il tempo? Come potrebbe dirgli tutto questo quando la sera precedente ha voluto interrompere quel momento per via della colpa nell'aver approfittato della sensibilità altrui? Si sente meschina, si sente totalmente in fallo e questo l'aiuta a capire cosa fare. < Scusami. > dice, semplicemente, di punto in bianco, poco oltre la soglia della cucina, con la schiena poggiata contro il muro, quasi avesse timore di muovere un passo più in là per avvicinarsi a Kaiba. < Mi dispiace per- quello che ho fatto. Non avrei dovuto. > continua abbassando lo sguardo, sentendo il cuore caderle in pezzi nel petto ad ogni nuova parola. < Ieri eri triste e sconvolto e fragile e non avrei dovuto approfittare della tua tristezza in quel modo. > si scusa lei facendo ammenda della sua colpa stringendo le labbra in un fare muto e doloroso. < Mi dispiace davvero, non so cosa mi è preso, non sono riuscita a- > si ferma trattenendo quelle parole che come un torrente si stavano ammassando fra le sue labbra per uscire. Non era riuscita a trattenersi. A fermarsi. Non quando lui era così vicino, non quando la sua fronte era poggiata contro la propria e le loro rosee tanto vicine da poter sentire i suoi respiri sul viso. Si blocca, spaventata, stringendo ancor più le mani al petto, chiudendo ora anche gli occhi, quasi come a volersi preparare alla reazione dell'altro: non è sicura di essere pronta a sentire la sua risposta, di essere pronta a sentirgli dire qualunque cosa. Ma ne ha bisogno. Ha bisogno di parlare con lui, di chiarire, di fare tutto ciò che le è possibile per rimediare al suo gesto fin troppo istintivo.

12:42 Irou:
 Posa il vassoio sul tavolo, col capo chino per evitare di incrociare gli occhi scuri dell’Uchiha. Non riesce a guardarla, non può. Posa la tazza sul vassoio e si avviina al rubinetto col bollitore, con tutta l’intenzione di riempirlo per preparare il tè. Proprio come stava facendo la sera precedente, quando il mondo gli è crollato addosso d’improvviso. Ieri sera… Un giorno per lui indimenticabile. Unok dei più belli della sua vita ed, al contempo, uno dei più brutti. Come può essere possibile? La mancina apre il rubinetto, quando la voce di Haran irrompe nell’udito del Kori, in quella richiesta di scuse. Come se avesse qualcosa da perdonarle. Kaiba chiude gli occhi, string forte le palpebre e, finalmente, si volta. Il bollitore stretto tra le mani, con qualche dito d’acqua a renderlo leggermente più pesante. Gli occhi si aprono lentamente, sollevandosi per osservarla, dopo così tanto tempo. e ha bisogno di dire la prima cosa che gli viene in mente, prima di esplodere in un pianto che sfoghi la tensione accumulata e che è intenzionato ad evitare. Ha bisogno di parlare, di dirle qualcosa, anche di stupido. < Non hai gli occhiali… > Sussurra, posando il bollitore sul vassoio, decidendo che, magari, per il momento deve concentrarsi ed affrontare il timore di quell’argomento. Lei è la sua migliore amica, dannazione. Non può aver paura di parlarle. A piccoli passi andrebbe ad aggirare il tavolo, per porsi di fronte a lei, non abbastanza vicino da toccarla, ma abbastanza per poterla scrutare bene, meglio. < Non- non capisco. > Le parole sarebbero pronunciate in un tono basso, addolorato, ferito. Cosa vogliono dire quelle parole? Che in realtà non voleva davvero che accadesse? Che quel bacio non era desiderato da entrambe le parti in egual modo? < Lo hai fatto solo per—consolarmi? > Domanderebbe, infine. Gli occhi ghiaccio pieni di paura. Una risposta affermativa a quella domanda lo lascerebbe nello sconforto più totale, lo butterebbe giù in un baratro da cui non saprebbe più come uscire. Ma ha bisogno di saperlo. Dalla sera precedente ha appreso una cosa fondamentale: non deve più negarsi la realtà delle cose. Prima o poi la verità arriva, ti colpisce e devi essere pronto ad affrontarla. È valso per la sua famiglia e deve valere anche per Haran. < Puoi dirmelo, non è un problema. Insomma… io sarò sempre il tuo migliore amico, ma almeno- > Una breve pausa, un sospiro rotto che gli interrompe il filo dei pensieri. Sta cercando di crescere, di comportarsi in maniera matura. È così che dovrebbe fare un bravo ometto. Prendersi le proprie responsabilità. Si è lasciato andare, probabilente non capendo che quel bacio non aveva poi tutto quel significato. E, se davvero ha sbagliato, deve pagare ed accettarne le conseguenze.

15:52 Haran:
 Il suo cuore martella forte contro il petto. Kaiba prende un vassoio, lo lascia, apre il rubinetto e intanto la voce di Haran si fa fragile mentre cerca di spiegarsi e al tempo stesso di non esporsi troppo. Vorrebbe dirgli tutto e vorrebbe che non sapesse niente. Vorrebbe rivelargli quanto quel bacio abbia significato per lei: quanto abbia scoperto di averlo atteso e quanto vorrebbe averne un altro ancora. Vorrebbe dirgli quanto quel momento abbia significato per lei, come si sia resa conto di non aver mai avuto occhi che per lui in tutti quegli anni passati fianco a fianco in veste di migliori amici. Vorrebbe dirgli di aver capito solo la sera precedente quanto Kaiba significhi tutto per lei, quanto bisogno abbia di lui. Eppure al tempo stesso teme la sua reazione, teme un suo rifiuto e teme l'allontanarsi della persona per lei più importante: un bacio, un semplice bacio, avrebbe potuto essere dimenticato, no? Ma una dichiarazione? Se lui non avesse provato lo stesso come avrebbe potuto semplicemente ignorare la cosa e andare avanti? Si sarebbe allontanato da lei e in poco tempo lo avrebbe perso. No. Questo non può sopportarlo. Può reggere l'idea di essere stata l'unica ad aver provato un profondo senso di rinascita durante quel bacio, ma non l'idea di perderlo. Non può. Ha paura che lui scopra la verità e che questa possa non essere a suo favore. Ha paura che Kaiba non la ami. Ha paura di soffrire. Ma-- non sta forse soffrendo anche ora, in ogni caso? Sì. Ma almeno lui è con lei. Intanto le sue parole si sono fermate, la frase è rimasta sospesa nel nulla mentre un silenzio assordante li ha circondati. Kaiba dice qualcosa, la sua voce è bassa, incerta, cauta come non lo è mai stata: lui che è sempre stato chiassoso e vitale. Haran rialza di colpo il viso rendendosi conto solo ora di aver agito d'istinto quella mattina. La mancina vola al viso lì dove solitamente si trovavano i suoi occhiali dalla montatura scarlatta, senza trovarli: ha optato per le lenti lei che in genere odia avvicinare troppo le dita agli occhi, solo perchè la sera precedente Kaiba ha rivelato di apprezzarli. Lo ha fatto senza pensare, mossa dal semplice e primitivo desiderio di attrarlo a sé. Subdola. Boccheggia, in difficoltà, vedendolo quindi avvicinarsi ed irrigidendosi tutta d'un tratto. Lo guarda negli occhi incapace adesso di distogliere lo sguardo e quando la domanda di Kaiba arriva la sua risposta è immediata e istintiva: < No! > esclama senza quasi dargli nemmeno il tempo di finire il suo discorso, il cuore a batterle forte in gola, le iridi tremanti a riflettersi in quelle ghiaccio di lui. < No, no, no, niente del genere! > scuote il capo con forza in un profondo segno di dissenso e rifiuto a quella possibilità. Torna a guardarlo sentendosi in difficoltà, sospirando in crisi senza sapere come spiegarsi senza dirgli realmente cosa l'abbia mossa a compiere una simile azione la notte precedente. < Non l'ho fatto per quello. Ma... > si ferma cercando di glissare il vero motivo dietro quel bacio per aggirare il punto. < Quando la gente è triste, a volte, si aggrappa all'affetto che chiunque è disposto a dargli pur di sentirsi meglio. So che... so che non sei così, che non hai mai elemosinato attenzioni da nessuno ma... è stata una giornata orribile. Stavi male e avevo paura che- avresti potuto ricambiare quel.. quel- > arrossisce visibilmente distogliendo solo ora lo sguardo con il cuore in gola a toglierle il respiro. < bacio-- > deglutisce tornando a guardarlo da sotto le lunghe ciglia nere, terribilmente impaurita e imbarazzata. < -solo perchè eri a pezzi... non volevo approfittare di un momento di difficoltà. Non avrei dovuto farlo mentre eri in quelle condizioni, è stato scorretto e mi dispiace, mi dispiace davvero tanto! Ma non pensavo neppure che sarebbe successo... voglio dire, non me ne sono resa conto finché non-- > Il ricordo della sensazione di Kaiba che la spinge sul letto per sistemarsi sopra di lei la travolge come un'ondata di fuoco portandola a sentire il respiro spezzarsi con fare rotto, basso, accorciandole il fiato in gola. Ancora ricorda il suo sguardo scintillante, la forma delle sue spalle mentre si teneva in equilibrio sopra di lei nel buio della sua stanza, la sola luce lunare a bagnare la sua pelle facendola rilucere candida.

17:00 Irou:
 Il cervellino di Kaiba, da sempre votato unicamente al partorire freddure orribili e battute tristi, adesso sta laorando davvero. Forse per la prima volta. Come ha fatto a non accorgersi di quel che priva per Haran? È veramente sicuro di quel che prova per lei? Ha da prendersi un attimo di silenzio per giungere ad una conclusione che sia accettabile. Aveva sei anni, quando l’ha conosciuta. E, all’epoca, non poteva provare nulla per lei se non l’affetto di un amico. Diamine, era a malapena un bambino. Quella stretta di mignolino li ha segnati come amici. E poi? Poi ha passato ogni giorno della sua vita assieme a lei. A proteggerla, a farsi proteggere, a combatere la malignità delle donne che lavorano in quell’orfanotrofio e dei bambini. A convincerla che non è una musona. E poi sono cresciuti. Hanno completato l’accademia insieme, gli esami e si sono ritrovati a vivere assieme. Sono cresciut e con loro è cresciuto il rapporto che hanno stretto con quell’intreccio di dita. Ed in poco tempo non ha potuto più fare a meno di lei. Del suo ascolto, della sua voce, del suo appoggio in tutto. Inseparabili. Uniti. E sì, desiderava quel bacio da chissà quanto tempo. e sì, ne vuole ancora. La voce di Haran spezza i suoi pensieri in un ‘no’ praticamente urlato e ripetuto una serie innumerabile di volte. Non lo ha fatto solo per consolarlo e questo è assodato. Le crede, le crederebbe se gli dicesse che il cielo in realtà non è davvero azzurro, perché non dovrebbe crederle ora? Ma ancora gli sfugge il motivo per cui l’ha fatto. Almeno è certo di non essersi immaginato tutto, cosa che lo ha sfiorato più volte in quella notte insonne. Magari era un sogno, magari un genjutsu. Il fatto che lei stessa abbia fatto riferimento a quel bacio lo rende effettivamente reale. Un piccolo sorriso si forma sulle candide labbra del Kori che va praticamente ad ignorare il ragionamento fatto dall’Uchiha. Il sorriso furbetto di quando Kaiba ha un’idea. Dall’alto delle sue doti di stratega fallito, in effetti, un piano ce l’ha. Annuisce vigorosamente al termine del di lei dire, facendole comprendere che ha capito bene quel che voleva dire, anche se, a conti fatti, non è del tutto vero. Lui sa perché lo ha fatto e non c’entra nulla l’esser tristi o il cercare conforto, ma se Hara vuole credere questo, questo è quel che crederà, per il momento. < Va bene. Forse hai ragione, insomma, non abbiamo pensato bene a quel che stavamo facendo ed è successo. Ma adesso è tutto a posto, no? > Il sorriso si allarga, mostrando i denti bianchi quasi più dell’incarnato niveo e dei capelli argentei. Si volterebbe nuovamente, recuperando il bollitore e lasciando nuovamente l’acqua scorrere al suo interno, prima di posizionarlo sul fornello ed attendere che si scaldi e vada in ebollizione. < Adesso però ci sediamo e beviamo qualcosa, mh? > Le propone, andando poi a recuperare il suo adorato tè freddo dal frigo ed un bicchiere, posizionato anch’esso nel frigo, solo per lui. Se li appoggerebbe sul tavolo e si verserebbe la bibita fresca, decorando il suo bicchiere gelato con la cannuccia a spirale blu. < Sono sempre curioso di sapere cosa fai quando inizi a concentrarti. Insomma, so cos’è un genjutsu, ma sono curioso di sapere cos’è che hai fatto vedere a quel povero cavallino. > Le domande, restando in piedi vicino al fornello acceso in attesa che sia il momento di servire da bere anche alla sua Haran.

17:21 Haran:
 Oh. Haran improvvisamente sembra sciogliersi. La risposta di Kaiba non era esattamente quella che si era aspettata. Cioè, in realtà non sapeva nemmeno lei cosa aspettarsi ma- di sicuro non quello. Lui sembra improvvisamente tranquillo, le sorride, sembra voler gettare alle spalle quel ricordo dandolo per esaurito e passato. Haran non è più tesa né rigida. Il suo viso è totalmente liscio, la fronte priva di qualunque piega o ruga. Lo osserva a labbra schiuse sbattendo semplicemente le ciglia in un paio di colpi confusi. < Ah- uh... > boccheggia lasciando ricadere le mani lungo i fianchi, lentamente, debolmente, osservandolo con fare sorpreso, la tristezza a farsi strada dentro lei rapidamente. E' tutto a posto. Non ci hanno pensato abbastanza. E' successo, pazienza. A Kaiba va bene così. E a lei? A lei va bene così? Per Haran fa male. Dannatamente male. Lei ci ha pensato tutta la notte. Non ha fatto altro che riflettere su quel bacio che come uno schiaffo le ha aperto sotto gli occhi una immensa verità. Ma dopotutto lo aveva già preso in considerazione, no? La possibilità che per Kaiba potesse trattarsi solo di un bacio capitato per caso, qualcosa da lasciarsi alle spalle e a cui non pensare più. Un incidente privo di importanza, un altro ricordo comune nella loro meravigliosa amicizia. E si era detto che le sarebbe andato bene così se avesse potuto mantenere la possibilità di avere ancora il Kori al suo fianco. < ...sì. > Annuisce piano cercando di sorridere, di nascondere dietro quell'espressione pacata il dolore di quell'accettazione. Forse, davvero, lui aveva ricambiato quel bacio incalzato dal momento e non perché lo volesse, perché l'aveva desiderato per tutta la vita. Il ragazzo si volta e va a mettere sul fuoco l'acqua per il té della ragazza che, dal canto suo, quasi inanimata va a prendere posto al tavolo della cucina guidata dall'inerzia, sovrappensiero, sentendosi galleggiare così persa nei propri pensieri. Non ha significato niente. Non ha significato nulla per lui. Stringe le labbra ricacciando indietro quell'improvvisa voglia di piangere che riesce tenacemente a contrastare con la sola forza di volontà, lei che della mente umana ha fatto la propria arte. S'impone controllo e tranquillità -almeno in apparenza- e si concentra sulla proposta di Kaiba mentre lui va a prendere il té freddo dal frigo. < Sì. Mi sembra perfetto. > sorride guardandolo con tutta la spensieratezza di cui è capace in questo momento, attendendo che la sua acqua si scaldi sul fornello. Ascolta la domanda di Kaiba e stringendosi nelle spalle ripensa alla missione appena terminata. < Oh, quello. Nulla di che, in realtà. Prima che colpiste i cavalli le ho mostrato una ondata di fuoco che la stava raggiungendo per spingerla verso l'estremità del recinto. Poi le ho mostrato la scesa della notte e le ho fatto sentire la sensazione della brezza sul manto perchè si addormentasse. > spiega la ragazza come se non avesse poi fatto nulla di che in fin dei conti. < Ohh. Non ci avevo mai pensato prima: potrei farti sentire il calore del fuoco addosso la prossima volta che mi prendi in giro! Così pareggiamo i conti! > cerca di scherzare ben sapendo quanto a Kaiba non piaccia il fuoco e quanto soffra il caldo. Un modo per cercare di scherzare con lui come hanno sempre fatto, per lasciarsi alle spalle per pochi istanti la triste consapevolezza di essere -ai suoi occhi- soltanto la sua migliore amica. < E tu? Come hai colpito il cavallo? Non ho visto nulla colpirlo. > domanda allora, con un mezzo sospiro, per scacciare nuovamente via quel pensiero.

18:31 Irou:
 Dentro la mente del piccolo Kori si affaccia un piano, un piano che gli sembra veramente eccezionale, ma non sta considerando quanto le sue parole stiano distruggendo internamente l’Uchiha. E non solo lei. Anche lui è terrorizzato all’idea che quel bacio fosse solo una cometa passeggera e che non si ripeterà più. Ma non è momento di avere paura, adesso. è momento di sembrare rilassati, tranquilli ed allegri. Come al solito. Il calore del fuoco porta l’acqua a bollire, a raggiungere il picco massimo di temperatura ed allora che, armato di guanto da cucina, prenderebbe il bollitore per riempire la tazza di acqua bollente. Lo poserebbe, adesso e poi prendere una bustina di tè nero dalla credenza, da scartare ed appoggiare dentro la tazza fumante. < Ecco qui. Se non ricordo male è il tuo preferito… Ma ho comprato anche tutti gli altri colori, così da essere sicuro! > Le direbbe, preso dall’entusismo. Ci ha pensato tanto, mentre era al mercato e, alla fine, ha davvero speso buona parte dei suoi risparmi per fare il pieno di qualunque varietà di tè sia presente a Kusa. Sarebbe andato anche a Konoha, non fosse che è convinto che il paese del Fuoco vada davvero a fuoco. Si siederebbe, adesso, stringendo il bicchiere fresco con entrambe le mani ed andando a cingere la cannuccia con le labbra, prendendo una gran quantità di bevanda. È intento ad ascoltare le sue parole, intento ad ascoltarla con tutta la concentrazione di cui dispone. Ha appreso, finalmente, cosa ha fatto vedere a quel cavallo. Fiamme che la avvolgevano, il buio della notte calato su di lei, assieme alla brezza fresca della sera. < Mhmh. > Mugugnerebbe, in tono piuttosto affermativa, continuando a bere il suo amatissimo tè freddo. Si distaccherebbe dalla cannuccia solo nel momento in cui gli viene rivolta una domanda, stringendo le palpebre ed allargandosi in un sorriso gioviale e decisamente fiero della risposta che sta per dare. < Oh, quello? È la potentissima arma di vuoto! Fatta di vento, invisibile ed incredibilmente tagliente! > Specifica, in una spiegazione magari non chiarissima, ma poi rivolgerebbe un occhiolino alla sua migliore amica < Tu puoi farmi sentire caldo… ma poi ti congelo. Ti congelo fortissimo! Ho imparato a controllare la mia innata! > Replicherebbe, piuttosto soddisfatto di quanto sta dicendo, per poi continuare a dedicarsi al suo tè senza mai, assolutamente mai, smettere di puntare gli occhi azzurrissimi in quelli neri di lei. Senza occhiali è così bella. Senza quei vetri spessi può vedere tutte le sfumature dei sui occhi scuri, può vedersi riflesso nel suo sguardo. E vorrebbe dirglielo, vorrebbe renderla partecipe di questi suoi sentimenti, del fatto che è profondamente rapito da lei, ma no. Non è il momento. Non ancora.

18:53 Haran:
 Vedere Kaiba andare a prepararle il té di sua sponte e ricordarsi persino qual è il suo gusto preferito dello stesso, porta la ragazza ad ammorbidire appena lo sguardo e addolcire l'espressione relegando in disparte la malinconia dovuta a quel sentimento palesemente non ricambiato. Sorride senza mostrare la dentatura bianca guardando l'altro con fare tranquillo annuendo semplicemente in risposta alle sue parole. < Sì, ricordi bene. > conferma Haran con voce bassa, pacata, come se nulla fosse mai successo fra loro e fossero soltanto due amici intenti a prendere un té insieme dopo una missione. E non due amici che hanno condiviso, soltanto quella notte, un breve ma indimenticabile bacio. Il primo della sua vita. L'unico che potrebbe mai pensare di avere ora che la sua mente è così piena solo e soltanto di Kaiba. Andrebbe a prendere la tazza bollente osservando il té che va diluendosi nell'acqua scurendone la superficie mentre l'aroma inizia ad invadere la cucina. Va distrattamente ad afferrare il filo che regge la bustina e inizia a smuoverlo pigramente come se questo possa in qualche modo velocizzare l'infusione del té nell'acqua. Kaiba beve un primo sorso del suo té freddo e improvvisamente sembra venir animato di vivo entusiasmo quando Haran gli chiede cosa abbia fatto per atterrare il suo cavallo. Glielo spiega con l'ingenuo entusiasmo di un ragazzino prima di andare a scoccarle un occhiolino che le ruba un battito al cuore. La ragazza ridacchia, rialza lo sguardo e osserva l'amico con espressione tranquilla. < Davvero? Poi mi mostri cosa sai fare? > domanda la genin inclinando il capo verso una spalla, una ciocca di capelli neri a scivolarle dinnanzi al viso sfuggendo via da dietro il suo orecchio. < Io ancora non so nemmeno cosa facciano gli Uchiha o lo Sharingan. Non so nemmeno controllarlo, si attiva da solo quando sono agitata o emozionata. > sbuffa lei abbassando un po' lo sguardo per fissare la propria bevanda ormai praticamente pronta. < Di sicuro so che quando si attiva vedo benissimo però. > osserva, semplicemente, stringendosi nelle spalle per poi abbozzare un breve sorriso. Cerca di essere disinvolta e tranquilla, di sembrare calma come sempre, ma è davvero difficile: reprimere il desiderio di stringerlo a sé, di cercare un qualunque tipo di contatto con lui è inumanamente impossibile. Si sente svuotata delle sue energie ora che sa che il suo sentimento non è ricambiato e che l'altro ci ha già messo una pietra sopra come se fosse tutto finito per lui. Per lei è ancora tutto in atto, per lei quel bacio non è stato un qualcosa di successo e terminato: è stato un inizio, una rivelazione, l'assaggio di qualcosa che ha atteso per tutta la vita e che ora le fa mancare la terra da sotto i piedi.

19:25 Irou:
 È così. È davvero il suo tè preferito. Se n’è ricordato. E la cosa lo rende incredibilmente felice. Talmente felice che deve, *deve* fare una battuta. Gli sta premendo dentro dal fondo della gola e neanche il tè freddo gli permette di mandare giù quel groppo. Si stacca dalla cannuccia e la fissa. La guarda serio in viso ed in volto. Come se fosse davvero una questione di vita o di morte le pone quella domanda. < Sai cosa dice il piumone al materasso, per rassicurarlo? > Il tono di voce è mortalmente serio, così come lo sguardo e l’espressione, in un momento di pausa che dovrebbe creare suspance. < Tranquillo, ti copro io! > La bocca si apre in un’espressione, ora, decisamente scherzosa, in attesa che Haran gli dica qualcosa al riguardo, come fa sempre. Un rimprovero, una rara risata, insomma… qualcosa. In attesa di questo qualcosa, comunque, finirebbe di bere il suo buonissimo tè freddo, prendendo grandi sorsi dalla cannuccia blu. Ed attenderebbe, attenderebbe silente che Haran termini la sua bevanda. Solo a quel punto si alzerebbe, raggiungendo l’Uchiha al suo fianco, in piedi, tendendole la mano destra per aiutarla ad alzarsi < Certo! Andiamo in stanza, ti mostro la mia innata! > Le direbbe. In verità nemmeno lui saprebbe utilizzarla a dovere, ma questo non importa. Non è quello il suo scopo. E nemmeno scoprire i segreti dello Sharingan. È tutto parte del suo geniale piano, un piano che stava prendendo forma in maniera così—no, in effetti si sta muovendo completamente a caso. Assecondato unicamente dal suo istinto e dalla basilare logica che solo un bambino troppo cresciuto come lui potrebbe avere. Se lei avesse preso la mano ben tesa, Kaiba inizierebbe a camminare verso camera propria. Una camera completamente disordinata, dal letto sfatto, con diversi vestiti che sormontano la sedia e la scrivania posti su un lato della camera, appoggiati al muro. Le lascerebbe la mano, una volta giunti lì – se lei non si fosse opposta – per sedersi sul letto e battere la mano sul materasso, per farle cenno di accomodarsi. < Haran… come ti sembro adesso? Secondo te a cosa sto pensando? > Terminerebbe con quella domanda, apparentemente senza senso, ma che in realtà aprirebbe un discorso che gli preme davvero, davvero tanto.

19:43 Haran:
 L'espressione mortalmente seria di Kaiba porta Haran a fissarlo per un istante preoccupata. Ha fatto qualcos'altro di male? Ha detto qualcosa che non doveva? Ormai dopo quello che è successo ha il terrore di fare un altro imperdonabile sbaglio nei riguardi del suo migliore amico. Tuttavia non appena Kaiba apre bocca Haran si ritrova a sentire la sua domanda e le basta un istante soltanto per capire che sta per arrivare una freddura delle sue. Si rilassa immediatamente andando a sentire la risposta che Kaiba le dà un istante più tardi. La ragazza alza gli occhi al cielo abbassando sconsolata il capo in segno di esasperazione prima di sentire la risata salirle alle labbra d'istinto, incontrollata. Le spalle si smuovono, le rosee si schiudono e lei si ritrova ben presto a ridere divertita di quella battuta meno pessima delle sue solite. < Ma io dico: come ti vengono in mente? > chiede ridendo risollevando il viso solo per guardare Kaiba con quell'espressione così leggera e spensierata. Le basta sentire quella sua sciocca battuta per dimenticare solo per un attimo quanto ha rischiato di perdere e un po' sembra che questa burla la aiuti a sentirsi più tranquilla e sollevata. Beve un sorso del suo té non appena la risata termina e quando finisce di sorseggiarlo, Kaiba va alzandosi per raggiungerla e porgerle la sua mano. Haran la guarda e poi sale con lo sguardo a cercare i suoi occhi, boccheggiando per un momento con fare sorpreso. < Uh- sì... va bene. > acconsente timidamente, battendo le palpebre e quindi andando a cercare il palmo di Kaiba con le proprie dita. Poggia la mano sulla sua avvertendo una sorta di scossa elettrica riverberarsi sottopelle al solo contatto; tenterebbe di stringere la presa -non troppo palesemente- per ricercare nuovamente quella vicinanze che nelle ultime ore sentiva di aver perso e quindi lo segue fino alla sua camera che, come sempre, si rivela essere disordinata e caotica. Guarda i vestiti gettati alla rinfusa, le felpe sparse, il letto disfatto e lascia che il ragazzo abbandoni la sua mano per andare ad accomodarsi sul letto di fronte a lei. Le sembra di sentire la mano così vuota e leggera ora che lui ne ha lasciato la presa... Annuisce quando il genin la invita a seguirlo e, sedendosi al suo fianco sul bordo del talamo, va a poggiare le mani ai lati delle proprie cosce ruotando il viso verso quello dell'albino. < Eh? > domanderebbe Haran confusa, interrogativa, non capendo bene la domanda che l'altro le sta ponendo. < Seduto? > chiederebbe in risposta al primo quesito, totalmente confusa, col capo appena inclinato verso la spalla e i capelli neri a pendere oltre di questa, morbidamente. Ma poi quella seconda domanda arriva e Haran si prende qualche attimo di silenzio per osservare l'amico negli occhi. Si perde nel suo sguardo cercando di leggere i suoi pensieri, ma in questo istante quasi le sembra di non conoscerlo. Forse perchè solo adesso si rende conto di quanto Kaiba sia cambiato, di quanto sia cresciuto, di quanto sia molto più di quanto ha sempre creduto. Medita per alcuni istanti, cerca di immaginare cosa l'altro stia pensando, ma alla fine deve arrendersi al più totale disorientamento. < Non lo so. > ammette a bassa voce quasi con fare sconfitto, come se la sua fosse una colpa. < Pensavo volessi mostrarmi la tua innata. Sono confusa. > rivela lei come a volersi giustificare per essersi fatta cogliere impreparata. Assottiglia appena lo sguardo, incuriosita, bisognosa di sapere, senza mai distogliere le iridi da quelle di Kaiba. Lo trova bellissimo. Ripercorre la forma del suo viso, i tratti delle labbra così morbide e gentili, del naso dritto, degli occhi chiarissimi. Studia il modo in cui i ciuffetti di capelli bianchi scivolano sul suo viso, il modo in cui la sua fronte viene coperta da questi nascondendosi sotto la sua chioma d'argento. < A cosa stai pensando? > domanderebbe, allora, con tono serio, forse un po' più di quanto avrebbe voluto.

10:42 Irou:
 La mano di Haran che stringe la propria fa crescere un tumulto piuttosto insolito nel Kori. È strano, semplicemente strano. Bello, ma atipico. Si sono sfiorati più e più volte nel corso della loro vita. Adesso, però, è tutto diverso e la cosa particolare è che vorrebbe non finisse mai. Le loro mani si scostano nel momento in cui entrano in camera, nel caos più totale. Seduti su quel letto Kaiba ascolta le risposte che la sua migliore amica gli dà. Non era quella che si aspettava, ma comunque gli serve per dare il via alla seconda parte del discorso che voleva affrontare. Continua a non comprendere bene i motivi che li hanno portati a quel bacio, solo la sera precedente, ma non gli importa il motivo. Gli interessa soltanto sapere se può accadere di nuovo. Lo desidera così ardentemente, desidera che le loro labbra si sfiorino ancora, che possa nuovamente sentire il calore di quella vicinanza. E, in più, anche lui ha bisogno di capire. Lo spunto di riflessione datogli da Haran non è del tutto insensato. Potrebbe essere, effettivamente, che la scintilla di tutto era stata la paura e la tristezza. Gli eventi traumatici che hanno segnato i due Genin dell’Erba negli ultimi giorni. < Neanche io so a cosa sto pensando… > Le ammette, in un fil di voce. Tenterebbe di allungare la mancina per ricercare nuovamente la mano di Haran e stringerla nella propria, per attirare la di lei attenzioe su di sé. Ha bisogno che lo ascolti, ha bisogno di perdersi in quei due meravigliosi occhi scuri. < Però… so come non mi sento. > Continuerebbe, se lei non si fosse ritratta dal contatto che ha cercato con tanto coraggio di stabilire. Deglutirebbe il pesante groppo che gli ostruisce la gola, prima di proseguire col proprio discorso. Nulla di costruito ma che, in verità, servirebbe soltanto a sfogarsi, ad aprire all’Uchiha il proprio cuore ed il proprio animo, come ha sempre fatto nella loro amicizia di una vita. < Non sono triste. Non sono spaventato. Adesso sto bene, sono nel pieno delle mie facoltà, sono anche riuscito a fare una battuta che ti ha fatto sorridere! > Spiega, rivolgendole un grande e radioso sorriso che gli illuminerebbe anche gli occhi chiarissimi. < Quindi… abbiamo un solo modo per scoprire se quello che è successo ieri è stato un caso oppure no. > Mormorerebbe, piuttosto insicuro, come a chiederle il tacito permesso di continuare. Continuerebbe a guardarla negli occhi, cercando un qualunque indizio che dovrebbe allontanarlo dal suo obiettivo, ma – se ha fatto bene i conti – non dovrebbe trovarne. Ed è a questo punto che si sporgerebbe verso di lei, che la mano si stringerebbe attorno alla sua. Che cautamente avvicinerebbe di nuovo le labbra a quelle di Haran. E lo farebbe, finalmente. Non spinto dal bacio altrui, come la sera precedente, ma di propria iniziativa. E sarebbe lento, dolce, morbido. Come se fosse quello il suo primo bacio, non quel raptus emozionale avuto la sera precedente. Sarebbe speciale, stavolta, sarebbe sentito, voluto più dell’ossigeno stesso per respirare. E sarebbe solo per lei, per la sua Haran.

11:17 Haran:
 Non sa cosa aspettarsi. Quelle domande da parte di Kaiba l'hanno disorientata non poco e il realizzare di non avere idea di cosa l'altro possa star pensando la stordisce lasciandola immobile al suo fianco, col viso incapace di guardare altrove se non nei suoi meravigliosi e limpidi occhi azzurri. Attende che Kaiba smuova le rosee per rispondere eppure un po' ha paura di quello che potrebbe dire. E se magari sta pensando che si sente a disagio con lei? Se sta pensando che adesso tutto è strano e che forse dovrebbero riprendersi i loro spazi per un po'? Il pensiero le stringe la gola ma sa che non può sfuggire da questo confronto. Deve affrontarlo e deve farlo a testa alta. Il ragazzo quindi principia la sua risposta ammettendo di non sapere neppure lui a cosa sta pensando, andando a cercare con cautela la mano di Haran. Una Haran che sembrava quasi non attendere altro e che immediatamente ruota la mano così da tenere il palmo rivolto verso l'alto per meglio accogliere quella di Kaiba. Un gesto istintivo, incontrollato, che la porta ad abbassare appena lo sguardo sulle loro dita, sui loro palmi combacianti. La mano di Kaiba è calda, è accogliente e decisamente più grande della sua. Quel contatto è rigenerante e rassicurante e le fa battere il cuore con forza nel petto. Risolleva il viso a cercare lo sguardo di lui a labbra schiuse, rapita da quel momento che le vortica attorno come una girandola. Lui prosegue e quello che dice va, poco a poco, a privare Haran del peso di quel fardello che le stava gravando sul petto. Le sembra di riuscire a respirare di nuovo, poco per volta, di sentirsi più leggera man mano che il suo migliore amico le rivela di non essere arrabbiato, né triste, né impaurito da quanto è successo fra loro. Il sorriso di lui la porta a sorridere di rimando in maniera meno plateale e luminosa perchè i sorrisi di Kaiba sono sempre i più solari e coinvolgenti a differenza dei suoi che sono sempre più timidi e composti. < Era una battuta carina... > mormora lei stringendosi nelle spalle, con innocenza, snudando appena i denti prima di sentire quell'ultima frase. Una frase che la porta a schiudere ora le labbra e fissarlo dritto negli occhi in un attimo di fremente attesa. No. Non è stato un caso, di questo è sicura. Non per lei, almeno. Sa con certezza che a spingerla in quel momento è stato il semplice e naturale desiderio di Kaiba, di unirsi a lui in quell'atto tanto innocente quanto devastante. Lo ha capito nell'istante stesso in cui le loro labbra si sono sfiorate e i respiri di lui si sono persi in lei. Lo ha capito non appena si è resa conto di cosa volesse dire respirare davvero. Ma Kaiba...? Lui cosa ne ha pensato? Vuole provarci di nuovo, vuole capire cosa quel bacio ha rappresentato per lui. E Haran desidera soltanto quel contatto una volta ancora, perdersi fra i suoi piccoli baci per tornare a respirare di nuovo, solo per un istante di più. Il suo viso si muoverebbe appena per andare ad annuire, i suoi occhi darebbero il proprio consenso mentre, istintivamente, andrebbe a chiudere le palpebre man mano che vede il volto dell'amico avvicinarsi. E poi accade. Le calde labbra di Kaiba si posano sulle proprie e lei sente una ondata di fuoco scintillarle dentro ed investirla da capo a piedi. Sente la gravità svanire ed il proprio corpo galleggiare nell'etere trattenuto soltanto dal bacio che sta scambiando con lui. Ed è fuoco ed è vita ed è pura elettricità quella che la investe scivolandole sotto pelle andando a portare la sua mano a stringersi dentro quella di Kaiba. Tenterebbe d'intrecciare le proprie dita alle sue schiudendo le rosee contro quelle altrui in un bacio appena più profondo, appena più deciso. Un bacio voluto da entrambi, che non conosce fretta né urgenza. E' un bacio che sa di scoperta e di dolcezza e di abbandono. Un bacio dal quale si separa quasi controvoglia un indefinito ammontare di tempo dopo col fiato corto e le labbra umide, calde, ancora pregne del sapore di quelle di Kaiba. < Non... non è stato un caso. L'ho capito nel momento stesso in cui è successo, ieri... > trova la forza di dire non appena quel bacio si scioglie, la fronte poggiata contro quella di lui, lo sguardo basso nel tentativo di cercare il coraggio necessario a rivelargli la verità. Perchè no, non può trattenerla oltre, non più, non dopo- *questo*. < Io- volevo. Solo che non lo sapevo fino a prima che... succedesse. > spiega Haran timidamente, con le guance arrossate ed il fiato corto a librarsi dalle rosee umide. < E quando è successo ho avuto paura che il mattino dopo avresti potuto pentirtene. Che.. magari sul momento, preso dalla tristezza, non ci avessi pensato, ma che oggi avresti potuto non volerlo. E- e... > il cuore le batte tanto forte che quasi le sembra di provar dolore, la paura l'avvolge da capo a piedi nel panico di quella goffa e impacciata dichiarazione che non aveva mai pensato di potergli rivolgere. < Mi sei mancato. E non sono riuscita a chiudere occhio e volevo soltanto chiederti scusa e abbracciarti e cancellare tutto perchè proprio io non posso perderti... > Abbassa ancor di più il capo, quasi lanciandogli contro quella verità, quel sentimento che le preme dentro più dell'aria. < E-- preferirei sopportare tutto questo in silenzio che non essere più tua amica... > ammette, alla fine, quasi esausta dalla forza di quella rivelazione sentendo persino svanire il peso della paura dal suo corpo. L'ha detto. Ormai l'ha detto. E qualunque cosa fosse successa ora non sarebbe più potuta tornare indietro. Tutto ciò che resta è soltanto scoprire quello che Kaiba ha provato con quel bacio e quel che il Kori pensa dei sentimenti maturati nel cuore della ragazza.

17:39 Irou:
 Eccoci qui. Un altro bacio, bello come il primo, se non di più. La prima volta si era lasciato trasportare dall’impeto, ma stavolta è tutto più lento, più dolce. Meno dubbi, meno paure, solo l’incanto di quel contatto tra le labbra dei due migliori amici di una vita. Le rosee di Haran sono morbide, calde. Il suo profumo si sente meglio da quella distanza praticamente inesistente. Le palpebre di Kaiba tremano sugli occhi chiusi, la mano si strige attorno quella dell’Uchiha, le dita si intrecciano con le sue in un contatto così simile a quello che li sancì per la prima volta come migliori amici, ma così diverso ora che sono giunti fino a questo punto. Il respiro tremante del Kori si infrange sul volto dell’altra, le labbra si schiudono gosse contro le sue. Non ha bene idea di come muoversi, di quanto premerle, di quando e come schiuderle. Non è proprio il bacio dei sogni, è più un esplorare reciproco le possibilità di una situazione nuova per entrambi. Un gemito soffocato si libera dalle labbra del Kori, frutto di una sensazione quasi opprimente che gli infiamma tutto il corpo, portandolo ad irrigidirsi, a volerne di più, a volersi unire con lei ancor di più. Poi, tutto finisce. I due si separano per chiarire i dubbi con cui erano entrati in quella stanzetta disordinata. Il respiro del Kori è corto, pesante, il cuore è in tumulto. Un subbuglio quasi doloroso gli fa fremere la cassa toracica, il petto ed il cuore. Le pupille dilatate e gli occhi ancor più chiari del solito, lucidi d’emozione. Le labbra gonfie e leggermente arrossate, pregne ancora del sapore della ragazza, non riescono ad articolarsi da subito per dire qualcosa, portandolo ad un assordante silenzio riempito unicamente dalle di lei parole che, a testa bassa, gli confessa qualcosa di molto importante. E sarebbe stupido, inutile e deleterio non aprirsi a propria volta, confessandole quanto ha sentito e sente ancora nell’animo e nel cuore. < È stato il mio primo bacio-- > Le confessa una cosa che, in verit, era piuttosto ovvia. Lei sarebbe stata la prima a saperlo, qualora un’altra donna avesse avuto l’onore di condividere col Kori quel primo momento così importante e simbolico. < --e non potevo darlo ad altre che a te. > Abbassa anch’egli lo sguardo, trovando la punta dei propri piedi estremamente interessante. < È da un po’ che mi chiedevo perché era diventato tutto così strano, perché non dormivamo più assieme, perché abbracciarci e lasciarci andare stava diventando così difficile e… credo che il motivo sia… questo. > Non lo dice apertamente, ma è piuttosto certo che Haran capirà. È la persona più intelligente che conosca, a più bella, quella che lo capisce meglio, che non ha paura di rincorrerlo con una ciabatta quando fa uno scherzo o una pessima battuta e che lo riempie di gioia quando ride a quelle che gli escono meglio.

17:59 Haran:
 E' quasi dolorosa la sensazione di dividersi da lui ora che le sembra di averlo trovato davvero. Rimangono seduti uno accanto all'altro, coi volti vicini, ma senza più essere uniti da quel tenero bacio mentre l'unico contatto che persiste fra loro è quello fra le rispettive mani. Un intreccio di dita che Haran vorrebbe non dover sciogliere mai più, che le dà forza, sicurezza e coraggio. Incapace di guardarlo negli occhi riesce soltanto ad osservare il modo in cui le loro mani si uniscono cercando di calmare il ritmo del battito cardiaco nel suo petto. Deglutisce silenziosamente, cerca di respirare a fondo ma ha il fiato corto e la voglia di chiedergli un altro bacio ancora. Non lo fa, però. Rimane composta al suo posto, seduta sul letto sfatto del ragazzo, osservando le loro mani unite ed ascoltando quindi ciò che Kaiba sente di doverle dire a seguito della sua impacciata e stentata dichiarazione. Il viso di Haran si alza lentamente, il suo sguardo cerca quello di lui, rendendosi conto solo ora di come quello sia stato -per entrambi, un primo bacio. L'idea di essere stata la sua prima le piace, la stuzzica, la rende felice. Le strappa un sorriso istintivo e tenero e sottile che le arrossa leggermente le gote color pesca. < Ed io non ho mai sentito il bisogno di dare il mio primo bacio a nessuno-- oltre che a te. > ammette a sua volta sbattendo timidamente le ciglia, sentendosi d'un tratto nervosa. Non sa come comportarsi in questa situazione, è tutto così assurdamente strano! E' la prima volta che le riesce difficile stare accanto a Kaiba, che tutto non avviene in maniera naturale e spontanea. E' la prima volta che i due devono ragionare su cosa sta accadendo fra loro e la cosa la rende tesa; le verrebbe quasi meccanico l'istinto di andare a sistemarsi gli occhiali sul viso com'è solita fare quando è nervosa, tuttavia solo quando la mano libera arriva a metà strada si ricorda che non li indossa. A Kaiba piacciono i suoi occhi. E lei- vuole piacergli. Riabbassa la mano abbandonandola a lato del corpo, la gemella ancora stretta nella presa del Kori, udendo quindi la voce di lui andare a spezzare il denso silenzio nella stanza. Lo ascolta, stringe le labbra e quindi annuisce piano lasciando nuovamente calare il silenzio fra loro per pochi istanti. Cosa sarebbe successo se avessero dormito insieme? Sarebbero stati capaci di non cercarsi durante la notte? Di non allungare una mano solo nel tentativo di sfiorare gli altrui capelli, l'altrui pelle? Sarebbero stati capaci di dormire quando prepotente si sarebbe risvegliato il bisogno di osservarsi per tutto il tempo? Haran è certa che non ci sarebbe riuscita. Che proprio come la sera prima si sarebbe ritrovata ad osare, a cercarlo, a tentare di sentirlo attorno a sé. < Cosa... cosa dovremmo fare adesso? > azzarderebbe alla fine Haran sentendosi semplicemente confusa e disorientata da quell'enorme cambiamento nella loro vita, nel loro rapporto. Cercherebbe timidamente il suo sguardo stringendo al contempo la presa sulla sua mano, sentendosi pervasa dal bisogno di sentire una rassicurazione. < Non voglio che le cose fra noi siano strane. Non voglio più aver paura di abbracciarti durante la notte... > ammette lei con voce bassa, flebile, sentendo il cuore contrarsi dolorosamente nel petto man mano che quella deliziosa verità abbandona le sue labbra. < Tu-- cosa vuoi, Kaiba...? > domanderebbe, con una punta di paura, mordendosi il labbro inferiore con fare impacciato, spaventato, sperando che almeno lui abbia idea di cosa adesso sarebbe successo. Perché lei, in tutta franchezza, non lo sa. < Io... so solo che non voglio più lasciarti andare... > rivela, in un soffio, sentendo le ciglia fremere, lo sguardo tremare mentre il cuore minaccia ormai di esploderle nel petto.

18:43 Irou:
 Ne sente la mancanza. Ne sente terribilmente la mancanza. In quel suo silente osservarsi le punte dei piedi vorrebbe soltanto girarsi e baciarla ancora ed ancora. È una sensazione strana, che non gli è mai appartenuta, ma adesso che ha potuto sentire e fare proprio il sapore di Haran vorrebbe non farne mai più a meno. E le domande dell’Uchiha gli arrivano come uno schiaaffo in pieno viso, portandolo ad ammettere l’unica cosa che sia ancora certa nella sua vita. < Io… non ne ho idea. > Non sa cosa fare, non sa che nome dare a quel rapporto, non sa nulla di tutto ciò, ma una cosa la sa e deve dirgliela, perché tenergliela nascosta. < Vorrei solo farlo ancora. > Che è, in parte, anche la risposta all’ultima domanda dell’Uchiha. Cosa vuole Kaiba? la risposta vera e propria arriva nel momento in cui il giovane solleva lo sguardo in quello di lei, entrambi tremanti ed incerti allo stesso modo. < Te. > Ecco quello che vuole. Ecco *chi* vuole. È l’unica cosa di cui ha davvero la certezza. E non capisce quale sia la difficoltà, non capisce perché la ragazza sia così incerta al riguardo. Agli occhi del Kori sembra tutto così semplice. < Haran… ti ho promesso che sarei rimasto e rimarrò. Come prima e più di prima, se vuoi. > Un piccolo sorriso gli incurva le labbra a quell’affermazione. Non se ne può andare. Perché non romperebbe mai la promessa fatta, non col mignolino, di certo. E, ancor più importante, perché non vuole e non può. Il pensiero di allontanarsi da lei non è concepibile, non ha neanche intenzione di tenerlo in considerazione. < Perché hai paura? Insomma… io non me ne vado, tu non te ne vai. Voglio solo che tutto questo continui perché-- > Una breve pausa, in cui la mano si stringe contro quella della Genin < --perché mi rende felice. Perché tu mi rendi felice. Sei come… come un ghiacciolo nel deserto, capisci? Mi fai sentire bene e se non ci fossi ne sentirei ardentemente la mancanza. > Per quanto il paragone possa sembrare sciocco, è abbastanza in linea con il carattere della persona che sta parlando. < Sei tipo… il Fuuton e io sono il Suiton. Capisci? Non ci possiamo separare. Insieme siamo migliori. > La guarda negli occhi, seppur con lo sguardo piuttosto incerto. Non sa se quel che sta dicendo è giusto, non sa se lei la pensa allo stesso modo, ma è deciso a scoprirlo in questo momento, perché oltre non riesce ad andare. Non vuole affrontare altre notti come quella precedente, non altre mattine in silenzio, nel disagio totale del silenzio, dell’impossibilità di comunicare con lei. Non ora che tutto sembra aver preso una svolta che dovrebbe essere bella, piacevole e nuova per entrambi. < Tu… cosa vuoi, Haran? > Le domanderebbe, infine, per assicurarsi che quanto sta dicendo non siano solo parole a vuoto, non sia soltanto emozione sprecata. Che sia ricambiato, che possa renderla felice tanto quanto lei sta facendo con lui.

19:11 Haran:
 E tutto sembra precipitare in un vortice senza nome ad una velocità incalcolabile. La terra si frantuma sotto i loro piedi e quella stanza svanisce non lasciando altro che un caleidoscopio di colori a vorticare impazzito attorno a loro. Haran si sente galleggiare nel nulla. Sente il corpo leggero tanto da poter essere una nuvola e l'unico legame che la tiene incatenata alla terra è la mano di Kaiba accanto a sé. I suoi sguardi incerti, la sua voce esitante, la semplicità con cui ogni parola viene fuori nonostante il momento così nuovo e delicato schiariscono il cielo buio che Haran continuava ad avvertire sopra la propria testa. Ancora una volta, come ha sempre fatto, Kaiba illumina il suo cammino andando a scacciare ogni paura ed ogni timore con forza e prepotenza andando a cullare l'animo spaventato della ragazza con le rassicurazioni di cui aveva bisogno. Vuole baciarla ancora, vuole rimanerle accanto e vuole mantener fede alla promessa che ha sancito l'inizio della loro vita insieme. Non se ne sarebbe andato, non sarebbe fuggito se lei lo avesse desiderato. E non comprende la sua paura che, in questo momento, appare folle ed immotivata persino agli stessi occhi dell'Uchiha. Alla stretta di Kaiba si succede quella di Haran quasi come se le loro mani volessero fondersi in un'unica cosa e lei si ritrova semplicemente a cercare d'alzare quell'intreccio di dita per portarlo al proprio viso. Vorrebbe poggiare la guancia contro il dorso della mano di Kaiba, abbandonarsi a quel contatto chiudendo lentamente gli occhi e beandosi della sensazione di quella impacciata carezza sul suo volto. Permane così mentre la voce del Kori si fa avanti e un sorriso le distende le rosee quando sente quel paragone così ingenuo e tenero e semplice che l'altro le offre per descrivere quello che loro sono sempre stati. Complementari. Riaprirebbe solo a quel punto gli occhi per sentire quella domanda che, impacciata, arriva al suo udito quasi come l'ultimo ostacolo a quella che sarebbe stata -per loro, una nuova vita. Le iridi di Haran cercano quelle di Kaiba e, sorridendo a mezza bocca, la ragazza andrebbe ad avvicinare il viso per cercare di poggiare la fronte contro quella di lui, per guardarlo negli occhi senza che egli abbia alcuna via di fuga. < Kaiba. > mormora piano con voce ferma, calda. < E' tutto ciò che voglio. Di cui ho bisogno. > sussurra ora senza più alcun tipo di paura o imbarazzo. Non ora che i due hanno deciso di prendere il coraggio a due mani ed essere sinceri l'uno con l'altra. Ed è così liberatorio, adesso, essere onesti persino con se stessi, non avere più bisogno di mentire o nascondersi evidenti verità. E ancora, Haran, si sente leggera e felice e libera di andare a cercare con la propria mano il viso di Kaiba per sfiorarne la guancia con la stessa tenerezza dimostrata la sera precedente prima che ogni cosa svanisse. < Avevo paura di aver rovinato quello che c'era fra di noi. Avevo paura che tu non volessi di più. Avevo paura che non lo volessi come lo volevo io. Avevo paura che un tempismo sbagliato avrebbe potuto rovinare la cosa più bella della mia vita. > spiega Haran in risposta alla precedente domanda dell'albino, con tutta la sincerità di cui è capace. < Non ho mai avuto dei genitori. Non ho mai avuto una vita normale o degli amici. Ci sei sempre stato solo e soltanto tu. > mormora lei continuando ad osservarlo negli occhi, la sua mano che andrebbe ora a tentare di sciogliere l'intreccio con le sue dita per lasciare che il palmo di Kaiba -se avesse concesso il movimento precedente fino al suo viso- vada a posarsi sul suo volto mentre la propria mano andrebbe a posarsi sul suo dorso. < Tu mi hai reso felice, Kaiba. Tu mi hai dato tutto... > la voce trema dall'emozione di quel momento mentre le loro labbra permarrebbero -ancora, così vicine da creare un contatto evanescente che fa quasi male. < E non c'è nient'altro che vorrei di più al mondo che continuare a vivere la mia vita assieme a te. > Insieme. Come lo sono sempre stati. Ed è a quel punto che Haran capitolerebbe e, semplicemente, andrebbe a cercare un nuovo bacio. Un bacio che vorrebbe essere ancora diverso dai due sperimentati fino a quel momento. Un bacio che è sicura di volere, un bacio che non ha paura di dare e che vorrebbe soltanto dimostrare tutto il proprio affetto. Un bacio che vorrebbe essere dolce e liberatorio e- impaziente. Quasi come se d'improvviso si chiedesse come abbia potuto farne a meno fino a quel momento, quasi come non volesse perdere un secondo di più senza imprimere nella propria memoria la sensazione delle labbra di Kaiba. Un bacio goffo e un po' affrettato e storto, dove perderebbe qualche respiro, qualche istante solo per soffocare un gemito incontrollato contro le rosee altrui. Un bacio spontaneo, naturale, che sembra aver atteso per tutta la vita.

19:54 Irou:
 Finalmente anche Haran si mostra concorde all’idea di Kaiba, che loro due non si sarebbero separati mai, figurarsi per un evento del genere. Ed il giovane Kori non può che esserne dannatamente felice. Non può che sorridere radiosamente di quanto la ragazza gli ha detto, ma c’è qualcosa che lo turba, di cui non riesce a ccapire il significato. Al momento, però, non ha la forza di domandare. La mano dell’Uchiha sul suo viso lo sconvolge e lo stordisce. Lo lascia a bocca aperta, le labbra schiuse, gonfie e tremanti. La propria mano, ora molle a causa di quella rinnovata vicinanza, lascia scivolare fuori dalla presa quella della ragazza, che gli si posa sul dorso. < Haran… > questo è tutto quello che riesce a dire, prima di capitolare nuovamente in un ennesimo bacio. E chiedersi come abbia fatto a vivere fino a quel momento senza è piuttosto ovvio, per Kaiba. non è soltanto la nuova esperienza ad averlo travolto, ma la persona con cui la sta condividendo. Non sta solo dando un bacio, è Haran colei che sta baciando. E da lì, tutto crolla e smette di avere contorni definiti, smette di aver senso. Un gemito strozzato gli esce dalle labbra, per andare a scontrarsi contro il volto della migliore amica, le sue mani le andrebbero sui fianchi per afferrarli con decisione e portarla a stendersi con lui, su di lui. Tenterebbe di premerla contro di sé, come ad abbracciarla, ma senza avvolgerle realmente le braccia intorno. E ne diventa affamato, bisognoso, diventa quanto mai coinvolto da quell’atto, proprio come è stato la sera precedente. Il respiro gli si affanna e quel bacio si farebbe vorace, se anche Haran lo seguisse in quell’impeto. Solo una pausa verrebbe presa, pur senza mai distaccarsi troppo dal di lei corpo, ben più esile del proprio, per farle un’unica e sola domanda. Per togliersi quel dubbio che lo aveva attanagliato dal termine delle parole della ragazza. < Cosa dovrebbe esserci più di questo…? > Le chiederebbe, la voce rotta dall’emozione e dalla passione generata dal momento. Non ha idea di cosa possa significare avere ‘di più’ da quel legame, ma lei dovrebbe saperlo. Insomma, è lei che lo ha sempre guidato, la sua sicurezza ed il suo faro e, anche stavolta, spera di ottenere quella risposta dalla sua piccola Haran.

09:22 Haran:
 E proprio come la sera precedente, quel bacio evolve e cresce e degenera in una disperata ricerca di vicinanza ed unione e contatto fra loro. Kaiba si abbandona totalmente a quel momento senza pensare, senza farsi alcun tipo di remora su quello che erano stati fino a quel momento e quello che sarebbe potuto cambiare domani: pensa solamente a ciò che stanno vivendo adesso e ricerca i fianchi di Haran con le sue mani per andare a tirarla giù con sé. Si stende sul letto abbandonandosi di schiena al materasso e la trascina sopra il proprio corpo senza mai interrompere quel bacio. Questa volta, però, il gesto improvviso di Kaiba non spaventa Haran, anzi: l'elettrizza. Libera un ansimo sonoro contro le sue labbra mentre la mano che aveva tenuto sul dorso di quella di lui va a schiantarsi sulle lenzuola a lato del viso di Kaiba per fornirle maggior equilibrio non volendo gravare troppo -di peso, sul corpo dell'amico. L'altra mano, quella che aveva tenuto sul suo volto scivola fino a quando le dita non raggiungono il retro del suo capo per incastrarsi fra i suoi capelli in un intensificarsi di quel bacio, esattamente come lo stesso Kaiba aveva fatto solo la sera prima con lei. Un fare istintivo, incontrollato, atto solamente a voler mantenere tale quella inesistente distanza fra loro. Haran è felice. E' creta liquida fra le mani di Kaiba e le sembra di sentire la pelle andare a fuoco laddove le sue dita la stringono sui fianchi. E si perde in quel bacio, smette di pensare anche lei, per la prima volta, non volendo altro che far durare quest'attimo in eterno, con lui. E schiude le rosee col fiato corto contro la bocca del Kori, godendosi quel bacio sempre più urgente ed umido che non le fa paura. Ogni volta che aveva visto qualcuno scambiarsi questo tipo di effusione si era sempre sentita in imbarazzo, come sconvolta dall'idea di fare una cosa simile con qualcun altro, come se fosse per lei semplicemente esagerato. Eppure adesso capisce, adesso comprende cosa significhi desiderare qualcuno e volerne sempre di più. Perdersi totalmente in un gesto che non ha nulla di volgare o rozzo ma che sa di amore e bisogno e affetto. E sa, *sa*, che tutto questo non sarebbe mai accaduto con qualcun altro, che non si sarebbe mai persa così con qualcun altro. E' Kaiba, è lui a permetterle di abbandonarsi così a quel bacio. E' lui a farla sentire leggera e libera ed eterna in quell'attimo di tempo congelato nella storia. Il suo Kaiba. Un Kaiba che alla fine si scosta appena dalle sue labbra per guardarla con occhi carichi di emozione e meraviglia, esattamente come quelli di Haran sono ricolmi di felicità e dolcezza e tenerezza. La sua domanda è ingenua, innocente e la sua voce è irresistibilmente suadente. Haran non l'aveva mai sentito parlare con un tono tanto- coinvolto. E sorride teneramente andando a poggiare il naso contro quello di lui, guardandolo da sotto le lunghe ciglia nere mentre le dita incastrate fra i suoi capelli allenterebbero la presa per andare a carezzare il suo viso. < Più di *questo* niente, credo. > risponde lei mettendo una certa enfasi nel tono, sollevandosi di poco da lui per poterlo meglio guardare negli occhi. < Ma sai- temevo volessi rimanere solamente mio amico invece che- beh, ehm... > un atroce dubbio si affaccia ora nella sua testa: cosa sono loro? Erano, sono e sarebbero rimasti amici per sempre, certo, ma data l'evoluzione del loro rapporto come avrebbe dovuto definirsi? La sua ragazza? Il pensiero le piace ma non può certo deciderlo da sola, ecco. < -beh, questo gli amici non lo fanno, no? E' una cosa da... fidanzati. > Mormora, arrossendo, sentendosi travolta in un istante dall'emozione scaturita dal semplice pronunciare ad alta voce quella parola.

10:58 Irou:
 Sorride, ne sente la vicinanza, percepisce chiaramente il modo in cui le loro labbra si cercano e si ricercano i un ciclo infinito e desideroso. Dopo poco, fortunatamente, i due decidono di separarsi. Non sarebbe riuscito a sopportare oltre quella vicinanza, non cercandone ancora ed ancora ed ancora, fino ad esiti che persino lui non conosce. È pur sempre un ragazzino ingenuo ed inconsapevole i come funziona il modo. È anche per questo che il discorso di Haran muta la di lui espressione in una piuttosto confusa e persa nel vuoto. Non c’è più passione, ma solo un dubbio amletico che lo attanaglia dal più profondo dell’anima. < E per quale assurdo motivo non lo fanno tutti gli amici?! > La voce è più alta, ma non per questo disturbante. Non comprende affatto il motivo per cui tutti gli amici non condividano tra di loro quel momento. Gli occhi color ghiaccio del ragazzo restano fissi in quelli neri dell’amica, alla ricerca di una risposta che abbia senso, per lui. < Cioè… io non pensavo si potesse essere più amici di noi due. > E, poi, arriva quella parola. Certamente sa cosa vuol dire essere fidanzati, non è che fosse convinto che la sua mamma ed il suo papà fossero migliori amici, ma non avrebbe mai pensato che fosse altro che una cosa per adulti. In un certo senso si potrebbe dire che ha sempre confuso l’essere fidanzati con l’essere sposati, in un certo senso. E solo ora che ci sta pensando gli viene in mente la cosa più ovvia da dire. Puntellerebbe i gomiti sul materasso, per alzare leggermente il busto sul materasso e poterla meglio guardare in viso, allargando il proprio sorriso da orecchio ad orecchio, mostrando la dentatura candida e brillante nel sorriso più sincero e luminoso che egli abbia mai potuto fare. < Beh, allora siamo fidanzati, ho deciso. > E’ tutto così semplice nella mente del Kori. Non c’era altra soluzione plausibile. Ad entrambi piace questo tipo di stare assieme? E allora devono farlo. Perché dovrebbe porsi un qualsivoglia problema, il piccolo Kaiba. < E non puoi dire di no, sei tu che mi hai baciato per prima! > La lingua uscirebbe dalle rosee in una scherzosa lingaccia, seguita, però, da un rumore poco rassicurante. L’addome del giovane vibra, ruggisce, in preda alla fame, spezzando quel momento che poteva essere così intimo e bello. Ma Kaiba, come sicuramente Haran saprà, è famoso per il suo rovinare momenti di questo tipo. < H-ho fame. > Balbetta, a metà tra il divertito e l’imbarazzato, abbassando gli occhi da quelli altrui in una buffa ed infantile espressione colpevole. Li rialzerebbe dopo poco, speranzosi ed illuminati da una preghiera che spera tanto venga accolta. < Mi prepari da mangiare? Ti preeeeeeeeeego… > Le chiederebbe, cantilenando quella richiesta proprio come faceva quando era piccolo. Perché, alla fin fine, anche dopo tutto quel che è successo negli ultimi due giorni, Kaiba ed Haran sono sempre gli stessi migliori amici di ua vita. Forse male assortiti, ma che mai e poi mai si separeranno.

11:20 Haran:
 Il sole investe la stanza attraverso la finestra ricordando ai due che è pieno giorno. Così assorti in quel momento, in quell'atto, avevano dimenticato ogni cosa: la stanchezza dovuta ad una notte insonne, la fame dopo aver saltato sia la cena la sera precedente che la colazione quella mattina e il bisogno di mettere in ordine quella camera. La domanda di Kaiba porta Haran a scostarsi piano da lui per mettersi seduta, più comoda, sentendo ormai finito quel momento di passione e bisogno in virtù di uno più tenero e calmo. < Beh perchè non è qualcosa che si vuole fare con tutti, no? Cioè, io non voglio farlo con nessun altro. > spiega Haran grattandosi una guancia per poi portare lo sguardo a cercare quello di Kaiba; la sua espressione è a metà strada fra il preoccupato e il minaccioso. < E tu? > Insomma: se Kaiba andasse a baciare chiunque in segno di amicizia, Haran potrebbe decisamente morirne sul colpo. O potrebbe riempire di botte lui. Dipende. < Non credo che esistano amicizie più forti delle nostre. In orfanotrofio tanti bambini dicevano di essere amici ma poi si facevano i dispetti e sparlavano con gli altri di loro. Noi non lo faremmo mai. > continuerebbe la ragazza andando -se l'altro le avesse permesso di tornare a sedersi accanto a lui- a dondolare le gambe poste oltre il bordo del letto. < Però... cioè, questa è una cosa diversi dall'essere amici. Gli amici si sostengono a vicenda e si aiutano e ridono e scherzano insieme. Ma non senti il bisogno di starci sempre sempre assieme. O di cercare la loro mano solo per toccarli, o di b- baciarli... > tiene lo sguardo basso sui propri piedi dando sfoggio di tutto quello che le è parso di imparare osservando i ragazzi rimasti in orfanotrofio fino a quando se ne sono andati e leggendo numerosi libri e romanzi. Non ha esperienze dirette perciò non ne è sicura, ma è abbastanza certa che quello che ha letto nei libri sia la verità. < Quando senti tutte queste cose vuol dire che... cioè, che vuoi di più dell'amicizia. > mormora timidamente avendo un po' paura all'idea di ammettere di essere innamorata di lui. Insomma: è un cambiamento travolgente ed immenso arrivato troppo in fretta per lei che ama pensare sulle cose mille e mille volte prima di fare qualcosa. Vuole andare piano, con calma, godersi il momento senza lanciarsi fin da subito con parole importanti come 'amore' o 'fidanz--'. La decisione di Kaiba porta Haran a fissarlo di stucco ruotando il capo con un unico movimento secco e deciso. < Eh? > domanda ad occhi sgranati, l'espressione basita. < Ma non puoi deciderlo da solo, non è così che funziona! > esclama con una voce a metà strada fra l'esasperato e il divertito, la felicità che si irradia evidente dalla sua figura mentre si batte una mano sulla fronte scuotendo il capo con rassegnazione. < ! > E il successivo dire del ragazzo non fa altro che farla arrossire visibilmente portandola a fissarlo con espressione imbarazzata. < Non inizierai a vantartene eh?! > Perché, lo sa, in pochi giorni tutto il Villaggio dell'Erba avrebbe saputo che Haran l'ha baciato per prima. Il tenero e divertente momento, però, viene interrotto da un suono gorgogliante e viscerale che porta le iridi dei due ad abbassarsi sull'addome del ragazzo. Effettivamente l'ora è tarda e i due non mangiano da ore. Anche Haran si rende conto di avere fame nel momento stesso in cui realizza che il loro ultimo pasto è stato consumato esattamente il mezzogiorno prima. < In effetti anche io ora che mi ci fai pensare. > mormora lei portandosi una mano allo stomaco vuoto sentendo poco dopo la supplica del ragazzo. E non può fare a meno di sospirare e scuotere la testa rassegnata nel vederlo usare quel tono così infantile e tenero, ben conscia di non essere mai stata capace di dirgli di no quando ricorreva a quella vocina cantilenante e piccola piccola. < Va bene, va bene. Oggi cucino io. > si arrende alzandosi dal letto e sistemandosi la casacca rossa con le mani. < Ma tu apparecchi la tavola e lavi i piatti. > si gira subito verso di lui indicandolo con l'indice della destrorsa, tenendo la mancina poggiata sul fianco. < E se dici no, stasera a letto senza cena. > E questa, signori, è decisamente una minaccia. [ Se END ]

11:57 Irou:
 Anche lui, come l’Uchiha, si sistema seduto sul bordo del letto, ruotando il capo per guardarla e per accogliere le di lei parole. < Anche se volessi… chi vorrebbe darmi un bacio? Tutti dicono che sono insopportabile! > Solleva le sopracciglia e scrolla le spalle, incredulo per quanto riguarda il fatto che tutti lo evitino. Insomma, fosse negli altri lotterebbe per avere la propria compagnia. È così bello, interessante, affacinante e le sue battute sono fantastiche. Sì, insomma, almeno questo è quel che pensa lui. < E comunque non voglio. > Precisa, certo che una mancata accuratezza in quell’affermazione avrebbe potuto costargli una ciabattata in pieno viso. Quando poi Haran gli comunica che non può deciderlo tutto da solo e che non è così che funzionano le cose, nuiovamente le spalle del Kori si alzano e le mani si sollevano coi palmi rivolti verso l’alto. < Ma io non lo so come funziona. E poi ho già deciso. Tu sei la mia fidanzata. > Ripete, scuotendo poi la testa per distrarsi dalla morsa della fame che gli preme sul fondo dello stomaco. < Sì che mi vanterò. La ragazza più bella del mondo mi ha baciato! Solo un pazzo non si vanterebbe. E io non sono pazzo, la mia mamma diceva che ero molto intelligente. > Si alzerebbe, a questo punto, portando le braccia berso l’alto e curvando la schiena in maniera tale da sgranchirsi tutto il corpo, in un rantolo sicuramente poco educato, ma che non riesce proprio a trattenere. < Va bene, tutti i piatti saranno lavati entro la cena. > Un sorriso furbetto gli si forma sul vlto. Non ha la benché miima intenzione di lavare i piatti. Li congelerà tutti. Così almeno saranno puliti. < Però io pensavo che una fidanzata facesse tutto il lavoro in cucina… che vantaggio c’è in questo rapporto? > Domanderebbe, retorico, sbuffando per la noia e per la svogliatezza. Poi, se Haran non gli avesse effettivamente tirato una ciabatta in testa, uscirebbe dalla stanza per andare ad apparecchiare la tavola. E congelare le posate. [ end ]

L'avevo promesso che una role l'avrei chiamata così. E io mantengo sempre le promesse.

Comunque dopo la missione coi cavalli Haran e Kaiba parlano di quanto accaduto la sera precedente e, fra una confessione e un bacio, Kaiba decide che i due stanno insieme.

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