Controlla la tua rabbia, vai in Accademia!

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15:18 Shichigo:
  [???->Monte] Il sole è alto in cielo, raggiante, riscalda tutto il globo terrestre. In cielo gli uccelli svolazzano leggiadri cullati dalle correnti aeree che migrano nell'etere regalando qualche minuto d'assenza di battiti d'ali. Il giovane sta salendo le scale che conducono alla vista panoramica dell'intero villaggio. La mano sinistra viene fatta scivolare sulla ringhiera, accarezzandola, anzi sfiorandola dato che con il battere del sole su quella barra metallica l'ha resa una delle cose più bollenti al momento. Lo sguardo eterocromatico serpeggia sugli scalini mentre qualche ciuffo dei capelli bicolore vengoono spostati involontariamente dall'acconciatura che ricorderebbe un caschetto tagliato corto. Veste un paio di calzari ninja di colore blu, pantaloni corti neri con due tasche laterali, e una maglia di colore bianco con il colletto e i bordi delle maniche di colore rosso. La mano destra, la libera, è messa nella tasca, quasi a riposo. Non spiccica una parola, come normale che sia per la caratterizzazione del carattere dell'Ito. In questo momento terminerebbe la salita approdando quindi su di un suolo nettamente diverso a quello su cui fino ad ora stava camminando. Infatti dal rumore metallico dei passi sulla scala si passerebbe ad udire uno strusciare degno di terra battuta, casomai alzando anche un leggero pulviscolo nell'aria. Ora la sinistra è portata in tasca come d'altronde permarrebbe la gemella. Cammina ancora per un po' per poi voltarsi verso il panorama del villaggio, stupendo. Si è fermato all'altezza della testa del secondo Hokage, quasi come se fosse richiamato dallo stesso colore dei capelli o almeno per metà.

15:30 Harumi:
 Dice il saggio: la paura di non essere all’altezza ci fa salire di un gradino. ~ Gli stessi gradini che la piccola principessa ha salito per raggiungere la cima dei Monti dei Volti, una montagna che abbraccia il villaggio permettendo un’ottima visuale di esso; sulla sua parete sono stati scolpiti i volti degli Hokage che si sono susseguiti in questo mondo ristretto, ognuno portando cambiamenti degni di nota oppure no. Stanzia, la figuretta, all’altezza del volto del terzo Hokage lasciando che il caldo venticello le solletichi il visetto e smuova il crine albino dagli argentei riflessi, ciocche lasciate libere di stagliarsi nell’aria senza un ordine preciso e permettendo alla lunga frangia di coprirle in parte gli occhi. Veste un grazioso vestitino turchese con fini spalline ricadendole lungo il corpo restringendosi all’altezza della vita per poi aprirsi in una gonna che si sofferma ad altezza ginocchia, una tinta semplice e senza disegni accompagnata dal candore dei sandali che porta ai piedi. Lo sguardo bianco e perlato è rivolto verso il villaggio che si vede da lì, occhi bianchi non per cecità o malattia, ma per la caratteristica propria del clan al quale ha capito di appartenere. Espressione come sempre distante e disinteressata non mostra alcuna emozione apparendo apatica nonostante sappia cosa siano le emozioni e riesca a provarle tutte quante, ma la sua maledizione rispecchia il fatto che non riesca solo ad esprimerle, così come non riesce a sentire il dolore fisico. E’ uno scricciolo alto appena 136 centimetri per un peso che si aggira intorno ai 30 chiki il giusto per una bambina della sua età e in questo momento sta stringendo fra le mani un cono gelato che lentamente però si sta sciogliendo creando piccoli rigoli lungo il cono e fra poco raggiungeranno le mani, è intenta a fissare il villaggio da un po’ a quanto pare essendosi dimenticata del gelato che stringe. [Chk: off]

15:43 Shichigo:
  [Monte] Vengono fatti respiri profondi dall'originario di Kiri che nel frattempo farebbe sgusciare la propria mente all'interno dei ricordi che pian piano riaffiorano, come se quasi venissero proiettati dinanzi ai suoi occhi. Infatti proprio se qualcuno lo guardasse in questo momento, parrebbe come sotto effetto di qualche incantesimo, o meglio dire sotto effetto di ipnosi. Ma lo sguardo perso verrebbe subito ritrovato, tornando in se, scrollando la testa prima a destra e poi a sinistra agitando le ciocche di capelli che subito tornerebbero al loro posto. Le labbra si schiudono per far fuoriuscire un flebile soffio d'aria. Successivamente Si volterebbe in direzione della bambina che mantiene il suo gelato e guarda l'orizzonte, non presta molta attenzione a quest'ultima in fatti subito dopo si volterebbe dove prima davano le sue spalle nel ricercare un loco in cui stendersi al fresco. Troverebbe poco e niente, qualche pietra leggermente più alta che donerebbe freschezza al terreno grazie alla sua ombra. Quindi le leve inferiori si muoverebbero in quella direzione con moto tranquillo. Arrivato dinanzi alla pietra si volterebbe nuovamente verso l'orizzonte per poi abbassare il baricentro chinandosi verso il basso e successivamente poggiando le mani a terra si siederebbe. Poggia la schiena sulla parete rocciosa e le mani verrebbero alzate da terra. Dei movimenti secchi vengono fatti per sfregare le mani una all'altra per pulirle dalla polvere. Così porta le mani in alto, poi verso la nuca formando un cuscino con entrambe le mani intrecciate tra di loro. Il capo viene leggermente chinato all'indietro mostrando lo sguardo all'orizzonte. <Hm...> mugugna solamente, ancora assorto in quei pensieri che farebbero accentuare una espressione al quanto contrariata e schifata ai ricordi del padre.

15:53 Harumi:
 Il verde, il marrone, il rosso e il bianco stanno colando su quel povero cono troppo piccolo rispetto ai quattro gusti che si è fatta donare dal gelataio in cambio di pochi spiccioli: la menta, il cioccolato, la fragola e lo yogurt con tanto di panna sopra e biscotto. La graziosa principessa si è isolata dal resto del mondo e forse non ha nemmeno assaggiato ancora il suo gelato ma questa informazione rimarrà un piccolo segreto che mai potrà essere svelato forse. Non parla molto quasi per niente con chi non conosce e mai fa il primo passo con qualcuno come si è ampiamente dimostrato all’Accademia dove si è sentita una naufraga in mezzo all’oceano senza ancore di salvezza, un mutismo selettivo che emerge di tanto in tanto rendendola ancor più spettrale ed evanescente del solito. Si ridesta dai suoi sogni scossa da un brivido e solleva lo sguardo verso il cielo della vana speranza di poter giù vedere la luna, astro del cielo del quale lei ne è la principessa però di giorno i suoi occhi non possono scrutarla e dunque si muove spostandosi dalla sua immobilità degnando di uno sguardo il gelato che si sta sciogliendo. Si volta senza distogliere lo sguardo e portandosi frontalmente al ragazzo che ancora non ha notato per via della sua scarsa attenzione all’ambiente al di fuori del guscio che la protegge. Persa e lontana dal tempo presente osserva lo scorrere lento del tempo tradotto nella discesa di quei rigoli colorati che ora raggiungono le sue mani, ma lei inerte li osserva e ne sente il bagnato e il fresco decidendosi solo dopo qualche minuto di avvicinare il cono alla bocca e leccare via il gelato dalle proprie manine. Un gesto che le permette di intravedere la strana figura di un ragazzo che attira la sua attenzione per via dei capelli bi colore. Le gambette iniziano a muoversi lentamente e lo raggiunge fermandosi dinnanzi a lui continuando a fissarlo in silenzio apparendo ancor più inquietante e serrando ancora il gelato senza più occuparsene, il quale cola sempre di più oltre le sue mani rischiando -da quanto si è avvicinata al ragazzo- di sporcargli i vestiti. [Chk: off]

16:20 Shichigo:
  [Monte] La rabbia, il disgusto. Sono i sentimenti che pian piano affollano la mente del ragazzo fino a riempirla. Le immagini del padre che maltratta la madre, le continue ore di allenamento a cui veniva sottoposto, per il motivo banale che un figlio di un ninja deve per forza diventare un ninja. E lui ci doveva stare a quelle condizioni. Fortuna vuole che quello è solo un ricordo, purtroppo tale definizione riguarda solo quei momenti, il padre non è un ricordo ma una vera e propria minaccia che per ora lo sta cercando in lungo e in largo in tutto il continente ninja. Nel frattempo però, al di fuori della mente del bicolore gli avvenimenti non arrestano il loro moto. Si accorge proprio ora dell'avvicinarsi della ragazzina con quel cono gocciolante. Non se ne frega di essere sporcato, ma non si sa mai chi sia colei che si è appena avvicinata. Le iridi diversamente colorate si dirigono sul corpo della bambina, squadrandola per bene. Si fissa poi sulle iridi altrui pietrificandosi nel vedere quelle iridi di colore opaco. In viso l'espressione cambia in men che non si dica. Gli occhi si sbarrano e la bocca si aprirebbe leggermente. Scuote il capo come se si volesse riprendere dallo shock. A questo punto andrebbe a fissare nuovamente il viso della piccola e quindi andrebbe a chiedere <Ti serve aiuto?> portando a sciogliere il nodo delle mani dietro la nuca e poggiandole a terra divaricando leggermente le gambe prima distese per non incappare in una cascata di gelato sciolto.

16:32 Harumi:
 Riconosce le espressioni che il ragazzo si lascia sfuggire immerso in una nube di pensieri che la principessa non può leggere e comprendere, ma riesce ad averne il sentore dato che il suo delicato avanzare non viene colto all’istante dagli occhi e dalle orecchie di lui. Il gelato continua a gocciolare ma la principessa è concentrata ad osservare i colori che si librano in cielo dal corpo del ragazzo sconosciuto senza riuscire a vederli in maniera nitida, chiaro significato che ella non riesca a comprendere ancora chi sia lo sconosciuto. Alla domanda che però le viene donata solerte e in ritardo dopo essere stata notata, le sue labbra rimangono sigillate a lungo senza far dono della propria voce al ragazzo, osservandolo sistemarsi meglio. Il braccio destro viene portato disteso lungo i fianchi e quella stessa mano che sorregge il gelato, portando quindi il cono a puntare dritto verso il terreno segnando la triste fine di quel dolce che si ritrova a riversarsi sul suolo, forse macchiando appena i vestiti del ragazzo e di sicuro schizzando i di lei piedini. L’altra mano invece si alza e il dito indice si muove ad indicare il viso del ragazzo, un gesto che vuole comprendere gli occhi e i capelli, mettendo la parola chiarezza al fatto che la bambina non stesse più tenendo conto del gelato, dato che non rialza più l’altra mano. <I tuoi capelli… e gli occhi.> entrambi questi tratti si distinguono per due colori diversi che li popolano portando la stranezza agli occhi della bambina la quale la costringe a farsi avanti per avere spiegazioni. La voce viene finalmente donata alle orecchie altrui ma è un tono però atono e senza alcuna inclinazione emotiva apparendo come una bambola di pezza che nemmeno distoglie il suo sguardo fisso in quello altrui. <Ti sei sporcato i capelli di sangue.> così appare ai di lei occhi quella metà diversa dal bianco, così presa da quei particolari futili che sembra non stare nemmeno cogliendo la macchia che copre parte del viso del povero ragazzo che si deve sorbire le parole poco delicate e schiette della principessa. [Chk: off]

16:44 Shichigo:
  [Monte] In un primo momento la ragazza non degnerebbe di parola il konohano che nel frattempo aspetterebbe una risposta alla di lui domanda. Quindi quasi spazientito il ragazzo andrebbe a replicare <Ehi, ci sei? Ti serve aiuto?> chinando il capo leggermente al lato sinistro facendo scorgere per ben poco la macchia epidermica di colore rossiccio. La scruta ancora. Non sembra una normale bambina della sua stessa età. Ha un aria alquanto strana e preoccupante. Le iridi ora si sposterebbero sulla mano con cui mantiene il gelato che si avvicinerebbe ai fianchi portando inevitabilmente a far schiantare il dolce e freddo preparato ai vari gusti. Arrivato al suolo qualche schizzo impatterebbe sulle gambe del ragazzo che andrebbe ad esclamare <K'so!> leggermente sdegnato dalla mancanza di rispetto e forse anche di attenzione nei riguardi dei suoi vestiti. Ma tutto ciò non sorprende ancora il ragazzino, mai quanto le affermazioni che avrebbe da fare la bambina. <E con questo?> i suoi capelli e gli occhi. Beh forse non tutti normalmente nascono con una doppia eterocromia, che già di per sé è una mutazione alquanto rara. <No.> secco, andrebbe a rispondere alla affermazione della piccola e candida bambina. <Non sono sporco di sangue, ci sono nato così...> fa una pausa per poi aggiungere <Se proprio ti interessa, una metà è di mia madre> come se volesse enfatizzare l'appartenere affettuosamente parlando, alla madre <L'altro preferisco non dirtelo...> non focalizzandosi proprio sulle caratteristiche paterne.

16:57 Harumi:
 <Mi dispiace.> mormora delicata con un soffio di voce dopo essersi resa conto del gelato che ha sporcato i vestiti del ragazzo una volta schiantatosi a terra, palesa quindi la sua non intenzione a indispettire lo sconosciuto chinando lentamente la testa in modo da osservare il disastro da lei compiuto. <Me l’ero scordato.> oggi non è molto lucida per via di molti pensieri che hanno deciso di scorrazzare libera nella sua mente senza alcun rispetto per l’attenzione solitamente riportata. E’ distante e seccato, riconosce le emozioni che sta risvegliando in lui però è decisa a soddisfare la sua curiosità. La principessa non può sapere nemmeno cosa significhi la parola eterocromia e non può sapere che sia una mutazione e in cosa consista, dunque per lei è un fatto incredibile e nuovo osservare un ragazzo con due colori per i capelli e per gli occhi soprattutto una volta scoperto che così ci è nato. <Padre.> conclude per lui quella frase che lui ha preferito non dire. <Se una parte è di madre, l’altra è di padre. Sei stato generato da due creatori e sei il loro risultato. Quindi l’altra parte è il padre presumo.> abbassa lo sguardo osservando il terreno brullo. <Un padre che non ti va a genio.> semplici e scontate elaborazioni delle sue celluline grigie non sono altro che risultati di una semplice logica donata dall’agire altrui. <Come hanno fatto a darti delle loro metà uguali?> si porta la mano libera dal gelato al petto dove risiede in vista l’enorme cicatrice che verticalmente le attraversa il petto per tutta la lunghezza dello sterno, facendo capolino da sotto il vestitino solo per il primo pezzo della cicatrice. La mano posata in quel punto accarezza distrattamente con le dita la cicatrice e intanto saggia il pulsare del di lei cuore per assicurarsene la funzionalità. [Chk: off]

17:14 Shichigo:
  [Monte] <Eh!?> come se non si fosse accorto della reazione non proprio consona per una bambina. <Non preoccuparti, spero che tu non l'abbia fatto apposta...> detto ciò andrebbe a pulire con la mano destra qualche schizzo di gelato sulla gamba dello stesso lato. All'unisono proverebbe a farlo sul lato sinistro. Una volta pulito andrebbe ad ascoltare il resto del discorso della bambina alquanto perspicace. Subito l'espressione andrebbe a cambiare in negativo. Le sopracciglia si incuneano al centro, gli occhi si assottigliano e le arcate dentarie si stringono una sull'altra. Come un cane rabbioso quindi andrebbe a ringhiare contro la ragazzina <ROOAAA!> e le mani andrebbero a sollevarsi a mezz'aria per poi allargando le spalle e divaricando le braccia in men che non si dica andrebbe a schiantare due pugni ai lati della roccia che gli offre ancora riparo dai raggi solari. Respira affannato, la vena alle tempie si ingrandisce apportando sempre più sangue ad irrorare il cerebro. <IO NON HO UN PADRE!> grida come un matto, come mai aveva fatto prima. Un vero e proprio istinto bestiale quello che per ora ha preso il sopravvento, ma per poco, dato che proprio in questo momento il buon senso fa aprire gli occhi tutto d'un botto al ragazzo che finalmente si rende conto di quello che ha fatto <Uh!?> fa una pausa allentando i muscoli delle braccia facendole cadere letteralmente lungo i fianchi <Scusami, non ne voglio parlare...> sempre se la ragazzina non si fosse spaventata troppo.

17:27 Harumi:
 Scuote la testa in un delicato gesto negativo rispondendo alla speranza del ragazzo di non averlo sporcato intenzionalmente e il cono rimane capovolto nella mano destra della bambina, la quale ha abbastanza senso civico da non lasciarlo cadere per terra per liberarsene. In seguito alle parole della principessa però il ragazzo ha una reazione strana ed esagerata che si traduce in un picco di rabbia che esplode tutto in un sol colpo. Lo scricciolo dal crine albino si spaventa e solitamente non mostrerebbe tale emozione -come qualunque altra- sul suo viso, ma questa volta il colpo è stato talmente improvviso che le barriere celebrali e psicologiche si infrangono in un sol momento donandole un’espressione spaventata. Gli occhi bianchi si spalancano e le labbra si schiudono senza emettere voce così come i muscoli del corpo si irrigidiscono facendola sussultare. Quello spavento iniziale però svanisce come si scioglie la neve al sole e la piccola principessa si accovaccia accanto a lui per essere più alla sua altezza e una volta lasciato il cono per terra solo per un momento, va a posare le proprie manine sul petto del ragazzo per ascoltarne il cuore probabilmente accelerato. Non spiega quel gesto ma va a donare a lui la sua voce ancora una volta nella maniera più apatica che possiede: <Io non ho creatori, ma non urlo in questo modo.> afferma guardandolo negli occhi di colore diverso uno azzurro e uno grigio. <Ci sono tante cose che non capisco e che mi rendono triste, impaurita o arrabbiata, ma non urlo.> forse vuole arrivare da qualche parte ma non è cosa certa. <Controlla la tua rabbia che ti rende cieco, controllala e usala a tuo vantaggio come energie. Sei un ninja? Puoi usarla in combattimento. Se invece non lo sei ti consiglio questa strada per ritrovare equilibrio… e farla pagare al tuo non padre per qualsiasi cosa ti abbia fatto per arrecarti tanta rabbia.> subito dopo distacca le mani, riprende il suo cono e si rialza riprendendo posizione eretta, eseguendo qualche passo come per allontanarsi dal ragazzo come se non avesse appena detto o fatto nulla. [Chk: off]

17:41 Shichigo:
  [Monte] Il grigio e l'azzurro si dirigono sul corpo della ragazzina che pian piano si avvicina. Gli occhi si spalancano andando a vedere i gesti che portano la candida fanciulla ad avvicinarsi, abbassandosi al suo livello e poggiando le mani sul petto allenato del sedicenne. Un espressione naturalmente sorpresa si palesa sul viso del ragazzo che ascolterebbe le parole dell'altra come se fosse assorto in un incantesimo. <P-perchè!?> è l'unica cosa che per ora gli esce da bocca. <Perchè mi dici queste cose?> non riesce a spiegarsi questo interessamento nei suoi confronti che sia stato proprio il suo comportamento a portare nella fanciulla l'avvicinarsi alla situazione del ragazzo? Chi lo sa, può darsi. Ma dopo quelle parole la ragazzina si sposta di qualche passo e quindi nel frattempo donerebbe al ragazzo maggiore spazio per alzarsi e mettersi anche lui in posizione eretta. Quindi poggia le mani sulle ginocchia che andrebbero ad alzarsi e poi a distendersi in modo tale da portare il corpo in posizione eretta. China il capo verso il basso in direzione della piccola. <Grazie del consiglio...> beh di certo un grosso spunto su come utilizzare tutto questo odio contro la parte paterna. Ma le parole dell'altra lo fanno riflettere <Che significa che non hai creatori? I tuoi genitori sono morti?> domanda in fine in direzione della ragazza che a quanto pare non sembra taciturna come prima.

17:51 Harumi:
 <Non lo so.> risposta sincera e schietta che vorrebbe far arrivare alle orecchie del ragazzo in modo chiaro e preciso. <Non so perché te le ho dette.> si è mossa senza riflettere molto e non vuole nemmeno chiedersi il perché di ogni suo gesto o parola, ha sentito solo l’impulso di mettere le sue manine sul petto altrui per ascoltarne il cuore e poi si è presa il permesso di dirgli quello che pensava. <Spero possano aiutarti. Non si sta bene con tanta rabbia in corpo.> lascia dunque tutto lo spazio che necessita il ragazzo per alzarsi senza interrompere il contatto visivo con lui e lasciandolo libero di esprimersi. Un piccolo inchino verrebbe donato in direzione del ragazzo sconosciuto dopo il suo ringraziamento: le manine afferrano i lembi della gonna del vestitino e mentre tira leggermente in su le ginocchia si piegano con una gamba davanti l’altra, per eseguire quell’inchino molto principesco, delicato ed elegante. <Prego. Io ho frequentato l’Accademia.> torna diritta. <Attendo l’esame finale, ma penso che possa essere una buona scelta seguire questa strada.> parla per se ed eventualmente anche per lui e alla fin fine porta qualche altro piccolo passo ad allontanarsi dal ragazzo. <Non so nulla di loro, non so se li ho e dove sono, se sono vivi o meno, se esistono. Non ho creatori come i tuoi ma da qualche parte devo essere nata, ma forse sono nata dalla Luna.> è seria e non sta esponendo una fantasia infantile intanto che il ditino indica il cielo. <Io sono la principessa della Luna, magari vengo da là.> conclude senza traccia di superbia in lei e in seguito lascia il ragazzo allontanandosi così come era giunta, senza un saluto o una spiegazione si è solo fatto tardi e deve andare, mancando il saluto non per maleducazione ma perché oggi è purtroppo distratta, nel suo piccolo spera però di essere stata di aiuto allo sconosciuto. [fine]

18:00 Shichigo:
  [Monte] Vede l'allontanarsi della ragazzina, ancora di qualche passo rispetto alla sua di posizione. Ascolta le parole dell'altra, quindi andrebbe ad abbassare il capo leggermente come se fosse un po' imbarazzato da ciò che è accaduto. Le mani vengono poste in tasca, a riposo, nascoste. All'inchino dell'altra andrebbe a curvare la schiena in avanti e quindi assieme ad essa porterebbe lo stesso movimento con la testa. Eseguito l'inchino con tutto il rispetto di codesto mondo andrebbe a schiudere le labbra ancora chiuse <Anche io devo iniziare l'accademia...> fa una pausa per poi ritornare in posizione eretta e con molta tranquillità comunicherebbe <Tra pochi giorni avrò la mia prima lezione!> come se stesse promettendo alla bambina che fino ad ora le ha consigliato di andare in accademia per sfogare la sua rabbia nella carriera ninja. Ascolta le parole su i genitori della ragazzina e quindi interrogativo sia nel volto che nel tono di voce andrebbe a dire <La principessa della Luna?> ripetendo le parole uscire dalla bocca dell'altra. Nel frattempo la ragazzina se ne va scomparendo nelle scale mentre il ragazzo andrebbe a poggiare la schiena alla pietra poco distante dal busto. Alza il capo al cielo e ritornerebbe a pensare, questa volta alla provenienza di questa nuova conoscenza.[END]

Come un perfetto slogan pubblicitario, i due ragazzi si incontrano e si scambiano poche parole che scatenato una rabbia cieca nel ragazzo. La bambina cerca di dargli una soluzione spronandolo a controllare e sfogare la sua rabbia in modo più "positivo"!
Piccola e semplice free.