Una stanza bianca. Asettica, vuota ed illuminata solo da tubi di luci al neon che corrono lungo i confini tra le pareti ed il soffitto. Totalmente priva di arredamento fatta eccezione per una gabbia ed uno sgabello. E poi c’è lui. Ren Hyuga. Steso a terra come fosse parte della gabbia stessa. Catene legate alle caviglie, la cui estremità opposta termina all’interno del muro a cui la gabbia è appoggiata. Ai polsi sono agganciate un paio di manette antichakra, in modo che le energie del ragazzo non possano essere in alcun modo richiamate. Le ultime cose che ricordi prima d’essere chiuso lì dentro sono relative al suo semplice girovagare per il mondo. Poi un colpo, po più nulla. Il buio. E quando hai riaperto gli occhi eri già lì, dietro le sbarre e con la compagnia di un vassoio a reggere poco cibo ed un bicchiere d’acqua fresca. Diversi uomini ti hanno osservato, nel tuo indefinito tempo di prigionia, ma nessuno di questi ti ha mai mostrato il suo volto, nessuno ha mai risposto alle tue ovvie domande. Ti hanno maltrattato, fermato con la violenza qualora avessi tentato di scappare. Ma mai nessuno ha detto nulla. Entravano, ti portavano da mangiare, poi – spesso – ti addormentavi ed al tuo risveglio sentivi un profondo torpore diffuso in tutto il corpo, qualche segno sulle braccia di punture o tagli un po’ più profondi, senza che avessero una vera e propria spiegazione. Quel giorno, tuttavia, è cambiato qualcosa. Un urlo squarcia il silenzio, ridestandoti dal dormiveglia in cui eri piombato per l’ennesima volta in quei… giorni? Mesi? Anni di prigionia? Chi può dirlo. E la porta di fronte a te si spalanca con forza, mostrandoti l’unico uomo a volto scoperto che tu abbia mai visto da quando sei in quella dannata gabbia. È avanti con l’etù, magro fino al punto da mostrare un volto piuttosto scavato, i capelli bianchi e gli occhi neri come la più buia delle notti, piccoli ed infidi. Vestito solo con una toga nera lunga, il colletto bianco ed u vistoso cappelli cerimoniale a coprirgli il capo. Sbatte la porta metallica alle sue spalle e ti fissa, fissa il tuo povero corpo abbandonato a terra, ma sveglio e capace di muoverti, se lo volessi. Non dice nulla, ma dal suo respiro, stretto tra i denti serrati, che è piuttosto infastidito, arrabbiato per qualcosa, ma nulla esce dalle sue labbra chiuse in una linea dura. [ Ambient per Ren ]
L’uomo, al notare come l’altro sia sveglio, sgrana gli occhi quasi fino a farli uscire fuori dalle orbite, fusioso. Le sclere iniettate di sangue, le pupille scure che si fanno ancora più buie. < Lei dov’è… > Principia, senza dare assolutamente attenzione alle domande del gemello di Kaori. < La mia principessa… > Continua ancora, ma Ren non ha mai visto altro che persone mascherate e bardate di tutto punto, nessuna principessa, nessuna “lei”. Avanza, arrivando sino allo sgabello che sta davanti alle sbarre. Si muove meccanico, a scatti, evidentemente troppo irritato per mantenersi controllato anche negli spasmi muscolari. < LEI DOV’E’?! > Urla, d’improvviso, dal totale silenzio, prima di calciare la piccola seduta, portandola a schiantarsi contro la parete, spaccandolo in pezzi, separando l’asse di legno su cui ci si siede dai piedin che la reggevano. Torna composto dopo qualche breve istante, prima di prendere un profondo sospiro che gli gonfia lo scarno petto. < Chi sono io… chi sono io. > La mancina solleva il cappello e la destra passa sulla fronte sudata e sui capelli bianchi. Il cappello viene portato al petto, in segno di buona educazione. < Sono stato scortese. Hai ragione. Sei stato trattato male e non voglio che tu mi veda come nemico, Ren. > Compie un breve, inchino, prima di continuare col proprio dire, seppur faticando a mantenere il proprio tono calmo e pacato, evidentemente ancora intriso di rabbia ed odio. < Il nome con cui puoi rivolgerti a me è Frollo. Non altri appellativi, non diminutivi. Frollo. > Ripete, per amor di comprensione reciproca. < Non posso dirti dove sei, ma posso dirti che sei qui per uno scopo più alto. Per la creazione della mia principessa. > Termina, rispondendo a solo poche delle miliardi di domande che potrebbero affacciarsi alla mente del giovane Hyuga. [ Ambient per Ren | Eccolo qui: https://media1.popsugar-assets.com/files/thumbor/x6O96dQopRF_3Hi0_xOeN7QHPmM/fit-in/1024x1024/filters:format_auto-!!-:strip_icc-!!-/2016/10/28/899/n/3019466/72138c05dff72964_frollo/i/Judge-Claude-Frollo.jpg ]
Frollo, dopo essersi rimesso il cappello sul capo, passa all’ascolto di quel che ha detto il giovane Ren. Al sentirlo domandargli della sua principessa le labbra si incurvano in un sorriso malsano, malato, quasi maniacale nella sua sottigliezza ed affilatezza. < Schiavi! > Si volta verso la porta, urlando per richiamare un paio dei soliti uomini che lo Hyuga ha visto infinite ed infinite volte. Vestiti da una lunga toga nera e coperti in volto da una maschera bianca che lascia intravedere solo una piccolissima porzione di volto, a forma di mezzaluna. Entrano dalla porta, chinando il capo alla volta di colui che li ha richiamati. < Portate al nostro ospite del cibo decente e del buon vino. > Lui ordina e gli adepti eseguono, sparendo per diversi minuti dietro la porta metallica. < La mia piccola Harumi… la mia principessa. È per la sua creazione che sei qui. Lei è l’essere perfetto. Colei che riporterà ai fasti la Luna e tutti i suoi seguaci. > Spiega e gli occhi gli si illuminano di una luce d’ammirazione, ma non quella che potrebbe provare un innamorato dinanzi alla sua donna, ma piuttosto un’ossessiva mitizzazione del soggetto di cui sta parlando. Un drogato in astinenza, davanti alla sua prima dose dopo anni. < Ma è scappata. In mia assenza la mia principessa è scappata. E tu… tu non ne sai niente, giusto? > Domanda, perdendo il sorriso e tornando ad un’espressione più dura. Intanto i due figuri di prima portano un vassoio con un ottimo pezzo di carne appena cucinato, di come Ren non ne vedeva da tempo immemore ed un buon bicchiere di risso, diverso dall’acqua di cui si è abbeverato il ragazzo per anni. Lasciano il tutto ai piedi di Frollo, prima che Frollo li mandi via con un semplice gesto della mano. < Oh, tua sorella. Non sai quanto desideriamo vederla, averla qui, ma… nulla di fatto. Probabilmente si è persino dimenticata di te, Ren. > Scosta col piede il vassoio, accostandolo alle sbarre, in maniera da permettergli di allungarsi ed afferrarne il contenuto con le mani, attraverso le sbarre. < Mesi. Sei qui da mesi. Forse un anno o giù di lì. Non so di preciso. Siamo noi la tua famiglia, adesso. > Scuote debolmente il capo, proseguendo con la voce calma e cadenzata < Non vogliamo farti nulla. Abbiamo già fatto tutto quello che ci serviva. Tu, qui, attualmente… sei inutile. > Termina, infine, lasciando che lo Hyuga possa trarre le dovute conclusioni a quanto gli è stato appena riferito. [ Ambient per Ren ]
Le mani smagrite di Ren raccolgono il calice e stanno per suggerne il contenuto, ma il nominare la sorella accende in lui una fiamma nuova, che lo porta a scaraventare la bevanda verso l’uomo che ha osato mettere in mezzo la sua famiglia. Egli non si scosta, lasciando che il vino scarlatto gli macchi le vesti e che il calice si ingranga al suolo in una miriade di scintillanti frammenti. < Io non sono pazzo. Colui il quale non crede nella Luna è pazzo. Tutti voi miseri mortali siete pazzi, poiché non guardate alla vita eterna che aspetta i buoni ed i giusti. > la mano passa sulla nera toga per scacciare il liquido in eccesso di cui è intrisa la stoffa. In uno slancio di forza e coraggio, poi, Ren si lancia verso di lui afferrandolo per il colletto, ma le sue sole energie non basterebbero, da sole, a tirarlo verso le sbarre. Gli viene in soccorso u passo in avanti fatto proprio da Frollo, che lascia ch’egli si sfoghi. < Lo spero, Ren. Spero che lei non si sia dimenticata di te. > Le labbra si allargano in un sorriso da maniaco, che esterna completamente la follia e la convinzione di quell’uomo < Mi manca vederla nuda, distesa su un tavolo di metallo, a disposizione di chiunque voglia farne uso. Che sia per la scienza o per… mero divertimento. > Gracchia una risata, a questo punto, attraversando le sbarre con una mano per poggiarne il palmo sul petto del ragazzo e spingere con tutta la sua forza, scaraventandolo contro la parete alle sue spalle. < E spero per te che tu non appia davvero dov’è la mia principessa, perché se dovessi scoprire che non mi stai dicendo davvero dove sia, domerò la tua indole da animale furioso con la mia frusta, sino a staccarti la pelle dai muscoli ed i muscoli dalle ossa. Tu sei il mio burattino. Lei è l’inizio di un ordine nuovo, di una nuova stirpe. > si allontana di un passo ancora, calcolando accuratamente la distanza per cui a Ren sarà impossibile toccarlo nuovamente, prima di rivolgergli ancora qualche parola < Ora che mi ci fai pensare, però… ho sbagliato. Non sei inutile. Servirai come esca, ti terremo qui, continueremo a sottrarti sangue e corredo genetico finché ci servirà, poi attenderemo che la tua cosiddetta famiglia venga davvero a riprenderti, così potremo avervi entrambi. E sarai costretto a passare la tua vita a vedermi abusare della tua amata sorella o vivere con la consapevolezza che non verrà mai a riprenderti. Ti sembra un buon piano? > Domanda, profondamente ironico, poggiando il piede sulla carne situata nel vassoio e schiacciandola con la suola delle scarpe nere, riducendola in poltiglia < Non meriti neanche del cibo. > Aggiungerebbe, infine, calciando quel che resta di quella carne per farla capitolare nella cella, accanto al corpo di Ren. [ Ambient ]
Le parole e le promesse di Ren vengono accolte da Frollo con una risata acida, alta ed acuta che risuona in tutta la stanza. Ride di gusto, lasciando che lo sputo gli arrivi, nuovamente, sulle vesti, andando a confondersi col viso di cui si era precedentemente macchiato. Lo schernisce e lo sbeffeggia con quel risolino caustico e ricolmo di disprezzo < Sei così divertente… tu e tua sorella non potete nulla contro di noi. Non è stata capace di fermarci neanche con quell’Oboro che si portava dietro. > Riferimenti a fatti che, forse, Ren neanche conosce con esattezza, forse non sa neanche quel che ha comportato la lotta contro Cappuccio Rosso, quante perdite e quanti intrighi, ma que che Frollo aggiunge è ancor di più chiaro ed esplicativo < Tutti hanno pensato che il culto della Luna fosse morto anni or sono, prima ancora che tu e tua sorella foste in grado di reggere un kunai. Ed ancora una volta pensano di averci fermato, ma non è così. La Luna sorgerà di nuovo e tu ne sarai stato uno dei diretti responsabili. > Indietreggia di un passo e di un passo ancora, senza mai voltar le spalle al suo interlocutore < Un ninja molto più potente di te ha avuto la presunzione di eliminarci tutti, uccidendo solo la nostra più alta sacerdotessa, ma era stupido almeno quanto te, se non di più. Noi non siamo delle persone, noi siamo un’unità. Uccidi me e ne arriverà un altro ed un altro ancora. Io sono lo strumento che porterà nuovamente la Luna a sovrastare il mondo. > Un discorso forse sconclusionato, sicuramente non lineare e redatto da una persona che ha evidentemente dei problemi di fanatismo, ma sono le uniche informazioni attualmente in possesso del giovane Ren. Delle informazioni alla fine delle quali un’altra risata si leverà alta dalle labbra di Frollo che, terminato il suo sermone, aprirà la porta e lascerà la Hyuga, di nuovo, da solo. [ end ]