{Nara} La scoperta dell'Ombra

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Giocata di Clan

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15:03 Furaya:
 E' un nuovo giorno in quel di Konohagakure, soleggiato come la maggior parte dei precedenti, in vista della bella stagione ormai inoltrata. Indossa un pantaloncino di colore nero, arrivante sino a metà cosce, con un paio di sandali ninja del medesimo colore, rinforzati metallicamente e raggiungenti la base delle ginocchia. A coprire l'addome, ha una maglia a rete, tipicamente utilizzata dai Ninja, con un lieve scollo a V, ma niente di veramente eclatante, anche perché se porta una terza di seno è un miracolo per lei. Ovviamente, è rigorosamente nera e non lascia intravedere granché al di sotto. Sulle spalle, è poggiato anche un haori grigio scuro, quasi nero, con il simbolo del Clan Nara, in bianco, tra le scapole. I capelli della giovane son raccolti in una coda di cavallo non molto alta, con il coprifronte posato sulla sommità del capo e legato tramite una cinghia in tessuto di colore grigio scuro. Attorno al collo, porta una fascia rossa, aderente allo stesso, memore d'una storia passata, assieme ad un altro pendaglio con il simbolo del Clan Uchiha. Contro il rispettivo fianco mancino, sorrette tramite una cintura nera attorno alla vita, son presenti due Katane: la prima ha un'elsa bianca e nera e pare in ottimo stato, nel proprio fodero; la seconda, invece, ha l'elsa sfilacciata ed è difficile interpretare di che colore realmente sia il tessuto che la compone. Agganciata attorno alla coscia destra, quindi dal lato opposto delle due Katane, vi è anche una Tasca Porta Kunai e Shuriken con un totale di nove Kunai avvelenati e con carta bomba. Sul gluteo dal medesimo lato, quasi fosse un'armeria vivente, v'è anche una Tasca Porta Oggetti con Tonici di Recupero Chakra, Coagulanti, Fili di Nylon e Fuda. Ulteriori Fuda sono sparsi per il corpo della giovane: due si trovano sui rispettivi polsi, nei quali ha sigillato la Falce e la Zanbato ( rispettivamente, destra e sinistra ed entrambe avvelenate ). Sul petto, infine, ve ne sono almeno un'altra decina, ovviamente nascosti dagli abiti in più parti; stessa cosa per il tatuaggio Anbu sulla spalla destra, coperto persino da una fascia bianca. La cicatrice attorno al collo è invece coperta dalla fascia rossa di proposito. Ha già fin troppe cicatrici: meno ne mostra e meglio è per se stessa. E' visibile solo quella sulla coscia destra, per circa un paio di centimetri in base al totale e alcune sparse per i bicipiti e gli avambracci. Ricordi nefasti di guerre e battaglie. Attualmente la donna si trova all'interno del Dojo d'allenamento per i Nara, al quale s'accede tramite l'esterno da un portone completamente nero, altrimenti dall'interno della Magione previa scala interna. Trattasi di uno stanzone piuttosto vasto, di almeno una ventina di metri, affinché la gente - i conclannati che abbiano o meno attivato l'innata, ma che vivono lì - possano allenarsi e far sì che il Dojo sia il loro punto d'incontro. Ha una forma rettangolare, con le pareti dipinte di un blu notte. Ad ogni parete, è presente il simbolo del Clan Nara disegnato di bianco. Il Dojo stesso è facilmente raggiungibile dall’esterno, tramite un piccolo corridoio che conduce direttamente all’area preposta all’insegnamento dei nuovi entranti nel Clan, ma anche per i più veterani ed esperti. La piccola arena è posta centralmente, circondata da ben quattro colonne, una per ogni angolo. Altre colonne sono invece poste a circa due metri dall’arena centrale, il cui pavimento ha un colore diverso – un bianco spento – rispetto al resto della pavimentazione, la quale è di un bianco perla, affinché l’Ombra possa “vedersi”. Le altre Colonne sembrano sostenere il peso del piano superiore, adibito a Magione per il CapoClan. Ne sono quattro, poste parallelamente alle altre che circondano la piccola Arena. Il Dojo e la Magione son state ricostruite a seguito dell’attacco di Ryota Nara. Inoltre, al suo interno, son ancora presenti delle cimici per tenere la situazione sotto controllo. Alle estremità superiori del Dojo, son presenti delle piccole finestrelle che, oltre a delle torce appese tra le Colonne esterne, donano la luce necessaria a vederne l’interno. Il soffitto è dello stesso colore delle pareti. Sono laterali. Le travi che vi erano in precedenza son state rimosse dopo l’attacco subìto, pertanto il soffitto è come il più classico dei soffitti. Cerca di tener sotto controllo la zona in questione, poiché deve anche occuparsi dei Giovani Nara che quivi si stanno allenando. [ Chk On - Equip On ]

15:31 Raoku:
 Roaku indossa per quella giornata una tunica dalle tinte chiare, di un tono quasi tendente al crema, che sormonta una canotta di rete indossata a pelle lunga fino agli avambracci. Questo comporta che l'indumento sottostante sia comunque visibile, oltre che dal leggero scollo sul petto, anche dalle maniche corte della tunica che non superano il gomito. Gli avambracci sono comunque rivestiti nella parte superiore da un paio di avambracci in cuoio ben allacciati e, nella parte inferiore dell'avambraccio destro, è posizionato un fuuda in cui precedentemente Raoku ha provveduto a sigillare un pugnale kunai. Tre ulteriori fuuda, posizionati ai lati del torace e sul ventre a livello della canotta e dunque nascosti dal tessuto della tunica, contengono invece sigillati al loro interno altrettanti tronchetti pronti per essere utilizzati durante la tecnica della sostituzione. Infine un paio di guanti da shinobi senza dita riveste entrambe le mani presentando una piccola placca protettiva sul dorso di ciascuna. Una fusciacca nera ben allacciata con il lembo libero rivoltato verso l'interno con una sorta di nodo stringe in vita il vestiario che ricopre il busto. Ad essa, dal fianco sinistro ma posizionata verso il retro, è allacciata una borsa portaoggetti che contiene al suo interno (nei vari vani disponibili) una carta bomba arrotolata, un rotolo di filo di nylon ben custodito e un contenitore per medicinali con all'interno uno speciale tonico per rivitalizzare e potenziare il chakra. Pantaloni da shinobi dal tessuto leggero grigio chiaro ma lunghi fin sotto il ginocchio, stretti a livello dei polpacci da delle fasciature che vanno a comporre visivamente come una doppia striatura bianca sul tessuto, fasciano le gambe del neo-genin che culminano con un paio di semplici sandali da shinobi ben allacciati alle caviglie. Intorno alla coscia destra infine appare ben stretto un porta-kunai con all'interno un pugnale kunai nel primo vano, un kunai-bomba allestito con un trancio di filo di nylon nel secondo e infine 3 shuriken pronti all'uso nell'ultimo spazio a disposizione per l'immagazzinamento. Non è che stia andando in battaglia o a compiere una missione: semplicemente, e questo fin dagli ultimi periodi in Accademia, ha deciso di abituarsi quanto più possibile all'equipaggiamento base di un ninja, a tenersi sempre sul chi va là per qualunque evenienza. Il volto del diciassettenne risale con lo sguardo il grande portone del Dojo Nara che si ritrova davanti. Non ne ha mai varcato la soglia in tutta la sua vita, e questo nonostante i suoi nonni materni vivano tutt'ora nei quartieri del clan e sua madre vi sia nata e cresciuta. E, soprattutto, vi sia tornata nelle ultime, fin troppo lunghe settimane. Il simbolo del clan - quello sì, lo riconosce con facilità - capeggia un po' ovunque anche in quell'ingresso, ma non è la maestosità severa della struttura o quel simbolo a caricarlo di una preoccupazione che gli offusca il volto: è l'idea di compiere quel passo che fino ad ora ha sempre visto ripudiato, quasi fosse l'origine e la fonte di ogni male capitato nella sua esistenza. Si lascia andare ad un respirone profondo, gli occhi verdi che si chiudono al mondo come a voler ritrovare una sorta di pace interiore, quindi alzerebbe la mano e - poggiandola sul batacchio - finirebbe con il bussare semplicemente a quel portone interamente nero. Non c'è un alito di vento in quella giornata calda, ennesima avvisaglia della bella stagione già iniziata, eppure non sembra particolarmente accaldato nonostante i lunghi capelli neri raccolti in una morbida coda sul retro della nuca da un laccio che, tuttavia, non sembra riuscire a trattenerli tutti: ciocche talvolta disordinate finiscono per incorniciargli il volto dai tratti marcati e un po' duri, in contrasto forse con quegli occhi dal taglio più morbido e a mandorla (occhi che ha preso dalla madre, d'altro canto). A renderli quasi più ordinati però c'è stavolta la grossa novità, il vero motivo per cui si trova lì quest'oggi: il coprifronte di Konoha starebbe lì dove il suo nome lo vuole, a rivestire la fronte del genin, sorretto da una fascia di colore nero che quasi si fonde perdendosi nel crine del ragazzo e culminando sul retro, completamente nascosta dalla coda che parte appena sopra il legaccio del coprifronte. <Ohayō, sono Raoku Oshiba> si presenterebbe ad un eventuale shinobi accorso all'ingresso, concedendogli un lieve inchino di saluto <sono qui per incontrare Furaya-sama. La sensei mi sta aspettando, se potete riferirle che sono qui ve lo dirà lei stessa...> gli riferirebbe, confidando che la consigliera si ricordi il suo nome e, di pari passo, della promessa che le aveva fatto una volta conquistato il grado di genin e iniziato il suo cammino nel mondo dei ninja. Qualora lo facesse entrare, percorrerebbe dunque il corridoio che dai cancelli esterni conduce al dojo vero e proprio, punto d'incontro di tutti i membri del clan Nara. L'ingresso in quell'androne così ampio sarebbe salutato dall'espressione stupita negli occhi e sul volto dell'Oshiba, le iridi verdi che si perderebbero tra i colonnati, facendosi strada visivamente in quell'ambiente vergato dalla luce che traspira dalle finestrelle superiori. Sparsi nello stanzone, diversi giovani recanti il simbolo del clan sui propri abiti sembrano intenti ad allenarsi, ma Raoku non si sofferma troppo su di loro temendo di risultare sfacciato e scortese. È sulla figura di Furaya invece che ricadrebbe il suo sguardo, riconoscendola quasi immediatamente anche per il crine roseo. <Ohayō, Furaya-sensei> la saluterebbe dunque, avvicinandosi qualora gli fosse permesso ed esibendosi in un rispettoso inchino nei confronti della capoclan <come può vedere, non ha dovuto attendere troppo affinché tenessi fede alla mia parola> le direbbe unicamente, sollevando lo sguardo sul di lei volto e attendendo che quel groppo solido che avverte in questo momento al petto, in qualche modo, trovi non solo una spiegazione ma anche una risoluzione forse definitiva. [Chk Off][Equip.: Guanti shinobi | Vambracci x2 | Fuuda x 4: 3 tronchetti, 1 kunai | Porta-kunai: 1/3 kunai, 1/3 kunai+carta bomba, 3/3 shuriken | Portaoggetti: 1 carta bomba, filo nylon, 1 tonico chk speciale, vuoto]

15:56 Furaya:
 Con gli arti superiori piegati sotto al seno, permane statuaria ed in piedi innanzi ad una delle arene in cui due Nara si stan allenando con le proprie Ombre. < Attenzione al Sigillo, non interrompetelo. > Professa, dal momento che stan ancor muovendo l'ombra, la qual sol quando agganciata può non necessitar obbligatoriamente del sigillo del Ratto. "Sì, Furaya-sama", classica onorificenza che le vien data per via delle cariche ricoperte sia all'interno del Clan che fuori. Lascia che i due se la cavino da soli, mentre una voce giunge alle proprie spalle. Ovviamente, la porta è aperta e non vi sono guardie a tenerla al sicuro. Ergo, Raoku potrà entrare e vedere la presenza della donna. Alcuni, certo, lo squadrano dalla testa ai piedi, non avendolo mai visto prima d'ora all'interno del Quartiere, figurarsi nel Dojo. Non gli vien detto niente, in verità, bensì sarà proprio la Nara ad adocchiarlo, nel sentirsi chiamar dietro le spalle. Si gira in sua direzione, iniziando a muover i passi per poterlo raggiungere. Alla luce del "giorno", può meglio osservar il di lui volto ed i lineamenti che lo caratterizzano. < Oh, beh, sei decisamente più alto di quanto mi ricordassi. > Lei è bassina, un metro e sessantacinque sputati, motivo per il quale è costretta a guardarlo dal basso, sollevando il capo alla ricerca degli altrui occhi. < Benvenuto, comunque. > Distende l'arto destrorso, come se volesse abbracciar tutta la zona all'interno della quale si trovano. Da quel che il ragazzo le ha detto sul Monte dei Volti, non era mai stato all'interno del Quartiere. < Hai avuto problemi a venir qui? > Chiede, piegando appena il capo verso la spalla destrorsa, distendendo le labbra in un sorrisetto amichevole ed incoraggiante. < E vedo anche qualcosa di nuovo ed importante sulla tua fronte. > Il sorriso vien ampliato ulteriormente, poggiando la mano, che finora svolazzata nei dintorni, sul fianco corrispondente alla stessa. < Noto, noto. E sei pronto, dunque, a scoprire le tue vere origini? > La domanda fatidica e cruciale, da un certo punto di vista. Ne attende le parole, senz'altro proferire, sol restando innanzi all'Oshiba con un sorrisetto d'incoraggiamento stampato in pieno volto. [ Chk On - Equip On ]

16:25 Raoku:
 Nonostante non ci fossero guardie a controllo dell'ingresso dei quartieri dei Nara (e d'altronde, perché avrebbero dovuto esserci essendo all'interno del Villaggio?) la struttura così austera, quasi un tempio per il silenzio rispettoso che vi regna nonostante la presenza di shinobi anche intenti ad allenarsi, non manca di sorprendere e affascinare Raoku che solo a passi lenti avrebbe percorso quel corridoio, facendo tesoro di tutto ciò che i suoi occhi sono stati in grado di vedere fin lì. Furaya sta evidentemente tenendo lezione a quei due membri del clan che si stanno allenando in un modo che il giovane non ha mai visto: per quel che riesce a scorgere, non si muovono ma mantengono tutta la propria concentrazione in un unico sigillo. Non si sofferma però troppo, come detto, sulle loro figure, venendo ben presto la sua attenzione catalizzata completamente dalla figura della consigliera. In effetti, quella notte sul Monte dei Volti neppure lui ha potuto appurarne bene ogni caratteristica data l'oscurità che regnava, ma è il colore dei capelli così particolare - oltre alla presenza di quella katana appartenuta un tempo ad uno dei più odiati shinobi che abbiano mai portato il cognome dei Nara - che subito richiama nel genin il ricordo che la Vomitalava gli ha lasciato. Nonostante ciò, la sua osservazione sulla sua altezza un po' lo imbarazza, cogliendolo leggermente alla sprovvista: in effetti, pur notandone a grandi linee la statura della silhouette quella notte, non aveva messo a confronto la propria altezza con quella della donna che, accanto a lui, pare decisamente più bassa. <beh...> ammette lui, cercando di scacciare l'iniziale imbarazzo <mio padre era piuttosto alto, devo aver preso da lui. Comunque io non avevo notato i suoi occhi così azzurri, se è per questo...> le rivela, notando solo adesso quel peculiare colore delle iridi della donna che ben si confà al suo incarnato pallido. Convenevoli a parte, gli occhi dell'Oshiba tornano a spostarsi sull'ambiente circostante mentre la ragazza gli mostra ciò che gli sta intorno <Non mi sarei mai immaginato un ambiente così maestoso e al contempo così spartano...> ammette lui, lasciandosi andare a quel commento a voce bassa, udibile giusto dalla sensei che gli sta accanto <...la prima impressione che ho avuto, superato il portone, è di stare entrando in una specie di tempio> le rivela, esprimendo con sincerità quella sua prima - e forse neppure troppo errata, in fin dei conti - impressione sul Dojo. <Sapevo dove si trovava il quartiere, a grandi linee. Anche se non ci ho mai messo piede fino ad oggi, non ho faticato troppo. Mi è bastato giusto chiedere un paio di indicazioni qua e là per essere sicuro di non sbagliarmi>. In realtà si è fatto spiegare a menadito la strada dalla moglie di Ichiraku a pranzo che con il suo viavai di clienti sa praticamente dov'è ogni posto di Konohagakure no Sato. Le iridi verdi tornano a posarsi sul volto di Furaya, guardandola dall'alto in basso (per ovvi motivi fisici) ma con una scintilla di venerazione nello sguardo che preclude ogni possibile ipotesi di saccenza. Il sorriso di incoraggiamento che nota sul volto di colei che gli ha proposto di essere la sua sensei in qualche modo lo rasserenano dalle nubi di pensieri che da quel pomeriggio, da quando si è ritrovato a far fronte a quella promessa fatta qualche notte addietro, si sono fatti avanti con forza. <Non è stato facile, ma alla fine ce l'ho fatta> le racconta <mi sarebbe piaciuto anche solo sfiorare per una volta l'esaminatore che mi ha messo alla prova, ma credo che la differenza tra il mio livello e il suo fosse schiacciante e non mi lasciasse troppe chances> nell'ammettere questo però Furaya potrà notare che, al ricordo dell'esame pratico, un sorrisetto quasi estatico smuova le labbra del giovane, come quando un bambino particolarmente goloso vede di fronte a sé la merendina di cui è ghiotto pronta per essere ingurgitata. È solo un momento però, prima che l'argomento diventi serio e giunga quella fatidica domanda che Raoku aspettava di sentirsi porre. <...> sospira, le palpebre che calano per un solo istante sugli occhi prima di lasciare trasparire di nuovo lo sguardo del diciassettenne <...ai, sensei. Non so se sono pronto o meno, nè se ne sono degno o ancor di più capace, ma mai come adesso posso ritenermi determinato a scoprirlo> le risponde, il tono pacato e caldo <è stato un po' come ha detto lei, quella notte sul monte: penso di aver capito qualcosa durante il mio esame, qualcosa che mi ha indirizzato verso un primo tratto di strada da percorrere in questo mondo> non entra nei dettagli, non specifica di cosa esattamente si tratti. Forse questa scoperta, riguardandolo intimamente, sente di doverla mantenere unicamente nel proprio io, nella propria consapevolezza. <Il mio nindō però non è cambiato, e se i suoi insegnamenti e gli insegnamenti del clan possono permettermi di diventare uno shinobi migliore> lo sguardo si punta negli occhi della sensei, l'espressione pare ora sicura e ben più determinata di quella notte <allora, Furaya-sensei, sono completamente ai suoi ordini> [Chk off][Equip: vedi sopra]

16:59 Furaya:
 In piedi, con le gambe lievemente divaricate, ne attende il dire senza proferir parola, oltre a quanto già detto finora. In risposta al commento sul colore degli occhi, muove la testa in un cenno affermativo e, rifacendosi alla di lui stessa frase, replica quanto segue: < Beh, mio padre li aveva dello stesso colore. E', probabilmente, l'unica cosa che mi lega a lui oltre all'Innata Nara. > E a quella Yoton, la quale gliel'ha praticamente regalata, facendole un piacere, rischiando però d'ucciderla al termine dell'esperimento. Solleva ed abbassa le spalle, senza distoglier l'attenzione e lo sguardo dal di lui volto, in attesa di sentir altre risposte od affermazioni. < Esternamente, è simile ad un tempio Kenchō-ji, in realtà, per quanto riguarda struttura e architettura. > Spiega con tono conciso, ma al tempo stesso pacato, poiché non ha certo qualcosa da recriminare al giovane né si trovano in Accademia dove deve riprenderlo, nel caso in cui stia sbagliando qualcosa. < Internamente, sì. Lo abbiamo suddiviso in queste sezioni quando lo abbiamo ricostruito. Precedentemente, era molto diverso, molto meno ampio e più angusto. Quando venne distrutto, beh.. > Fa nuovamente spallucce. < ..abbiamo modificato gran parte dell'interno. > Nessuno voleva un tempio identico a quello che Ryota Nara distrusse, bensì son stati contenti del "ringiovanimento" d'una struttura antica e decadente di suo. Nuovamente, è costretta ad accennar col capo in un cenno del tutto affermativo, poiché par che non abbia riscontrato chissà quale problematica evidente per raggiungere il Dojo Nara nel quale adesso si trova. Gli Allievi, dei quali precedentemente si stava occupando la Consigliera, permangono nella loro precedente posizione ad osservar quel che ai loro piedi si muove, ossia la Kagemane. < Tutto sommato, il Quartiere non è molto grande ed il Tempio è forse la struttura più imponente che potresti vedere qui. > Non a caso, le altre son tutte abitazioni, alcune delle quali anche piccoline rispetto alla Magione e al Dojo Nara. < Durante l'Esame Genin, vengono affrontate delle persone che, rispetto all'Allievo alle prime armi, è già oltre. E' naturale che, magari, nei tuoi confronti, egli avesse ben più affinità di te con il combattimento oppure maggior esperienza. Per queste due cose, serve tempo e servono gli allenamenti. > Nessuno, sin da subito, è capace di fare qualsiasi cosa e le di lei parole son sol pronunciate per incentivarlo a dar il meglio di sé, soprattutto ora ch'è uscito dall'Accademia. Volge ad egli le spalle, avvicinandosi all'arena libera, non molto distante dalla loro attuale posizione. < Come prima cosa, credo sia doveroso raccontarti delle gesta di alcuni dei migliori Ninja del nostro Clan. Come penso potrai sapere, come Hokage, ne abbiamo avuti ben due: Shikamaru e Khalux. > Inizia, aspettando ch'egli possa seguirla sin al raggiungimento del suddetto punto precedentemente specificato e, di fatto, visibile. < Per diventare uno dei migliori shinobi, non necessiti soltanto degli insegnamenti di un Ninja esperto, bensì anche della tua completa forza di volontà: la forza di non chinare mai il capo e continuare sino allo stremo, se necessario. > Si volta nuovamente in sua direzione, attendendo or che possa inizialmente rispondere a questo, prima di proferir altro. [ Chk On - Equip On ]

17:34 Raoku:
 Nell'immaginario di Ryota che negli anni si era costruito nella sua mente - non avendolo mai conosciuto di persona ed essendo stato troppo piccolo comunque per ricordarsi bene i suoi tratti caratteristici - non avrebbe mai immaginato che quegli occhi potessero farne parte. La cosa però non sembra sconvolgerlo, d'altra parte Furaya è sua figlia ed è normale che nel suo aspetto ci siano degli elementi che rimandino anche fortemente al traditore del Villaggio. Inspiegabilmente, però, sapere che quello è l'unico tratto fisico che la unisce a Ryota finisce per rassicurarlo ulteriormente, quasi ci sperasse in fondo di non correre il rischio di rivedere nella sensei l'uomo che, seppur indirettamente, ha causato tanto dolore al Villaggio e alla stessa famiglia del diciassettenne. Si perde dunque ad ascoltare con attenzione le parole di Furaya riguardo al Dojo, alle sue caratteristiche architettoniche e alla sua storia. Lo sguardo del giovane genin vagherebbe dunque per quella struttura completamente rinnovata dopo la distruzione apportata - ancora una volta - da Ryota, cercando di comprenderne e di recepirne l'austera bellezza e la sensazione di imperitura solidità che trasmette. <È bellissimo, e in effetti sembra proprio il luogo ideale dove vivere ed allenarsi: la sua maestosità non deriva tanto dall'imponenza, quanto dall'atmosfera che riesce ad imporre> commenta soltanto, facendo seguito a quella rapida spiegazione sul quartiere Nara <in effetti, sensei, era più a questo che mi riferivo quando le ho detto di ciò che ho provato entrando qui. Più che l'architettura, è stata l'atmosfera che ho sentito, questo silenzio, a darmi l'impressione di essere in un luogo con una certa sacralità...> ammette, spiegando forse meglio le proprie sensazioni in merito al luogo in cui si trova. Il racconto del suo esame per il coprifronte non sembra aver sconvolto particolarmente Furaya, che chiaramente è abituata a ben altro livello di imprese e anzi gli ricorda come per migliorarsi serva tempo e costanza negli allenamenti. Raoku, in questo caso, non può far altro che annuire con una certa gravità, il volto serio e consapevole, perfettamente conscio evidentemente che questo debba essere il suo cammino per veder concretizzarsi il suo essere ninja. Intanto la Vomitalava gli volge le spalle e si avvicina all'arena libera, al centro dell'androne e distante solo pochi passi da dove si erano salutati. Raoku dal canto suo la segue, passo passo ed in silenzio, fino a superare quello spiazzo delimitato dalle quattro colonne interne. <Ai, Furaya-sensei. Shikamaru-sama è stato il Kage che ha traghettato il Villaggio dopo il periodo della Quarta Guerra Mondiale dei ninja sconfiggendo Danzou Shimura> cerca di ricordarsi, sforzandosi di far riaffiorare alla mente i ricordi di quelle lezioni di storia e soprattutto di focalizzare il volto dei due importanti Hokage del passato <mentre Khalux-sama è stato il Kage della rinascita del Villaggio e del Paese del Fuoco, ma fu ucciso da Shin Shikyou e dopo la sua morte Konoha passò un periodo molto turbolento senza nessuno a guidarla per diverso tempo...fino alla formazione del primo Consiglio, se non ricordo male> le risponde, senza eccessiva difficoltà: d'altra parte le storie dei grandi ninja del passato hanno popolato gli anni della sua adolescenza, lette di nascosto dalla madre la notte, avvolto nelle coperte del proprio letto. Noterebbe intanto la differenza nella pavimentazione del Dojo, un qualcosa che in effetti - passando dal bianco perlaceo del resto dell'arena al bianco spento di quell'area delimitata - non è difficile che salti all'occhio. Proprio in quel momento, spostando gli occhi sul pavimento per poi rialzarli sulla sensei, nel moto il suo sguardo cadrebbe sui due che continuerebbero ad allenarsi non troppo distanti da loro. È in questo frangente che, involontariamente, Raoku noterebbe il movimento delle loro ombre sulla superficie del pavimento. <Furaya-sensei...è quella la tecnica segreta dei Nara, il controllo dell'ombra?> chiederebbe, a bassa voce, cercando di non disturbare il duo nella loro concentrazione ma evidentemente incuriosito da quella tecnica che la sua stessa madre non è mai stata in grado di gestire. Non per questo però non gli giungono le parole della consigliera in merito alla forza di volontà. <Non sono il tipo da tirarsi indietro, Furaya-sensei> dichiara, il tono sicuro e lo sguardo fermo che torna a posarsi sul volto della venticinquenne <voglio diventare uno shinobi in grado di difendere il Villaggio e di dare il proprio contributo per fare la differenza. Non ho intenzione di arrendermi senza esserci riuscito> le confermerebbe con la stessa fermezza della notte passata sul Monte dei Volti, solo qualche giorno prima. [Chk off][Equip: come sopra]

18:05 Furaya:
 Raggiunto il punto in cui potersi allenare, estraniati dal resto dei ragazzi che, comunque, paion esser al termine del loro allenamento quotidiano, non si perde una sola parola di quelle pronunciate dall'Oshiba. < Una delle regole è proprio garantire una lieta convivenza durante gli allenamenti. Inizialmente, per riuscire a muovere la nostra Ombra, ci vuole impegno, oltre ad una costante concentrazione. Quindi, il silenzio è parte integrante dell'Allenamento, a meno che non bisogni seguire il Giovane Nara che prende confidenza con la sua Kagemane. > Spiega circa le situazioni che ivi vengono viste, svolte e riviste, nonché seguite dalla Consigliera. < La sacralità, diciamo che sì e no è presente. Non siamo un Clan legato ad una ferrea religione: siamo più dediti ad usare il cervello e la nostra intelligenza innata per altre questioni, quali strategie e tattiche. Come penso tu possa immaginare, l'Ombra non può essere usata per attaccare direttamente un nemico poiché visibile. Quando getti il Chakra nella tua Ombra, essa diventa più scura e visibile sotto i piedi e può venir estesa fintantoché riesci a controllarla. > Un Genin medio, solitamente, vi riesce per circa dieci metri, mentre la donna, in quanto Jonin e ninja d'alto rango nel Clan, anche per via dei continui allenamenti ai quali s'è sottoposta, riesce a spingerla sin quasi ai quaranta. < La nostra Hijutsu è specializzata come supporto. Ogni Clan ha il suo punto di forza e quello di debolezza. > Chiosa, scandendo per bene ogni singola parola e senza perdersi in eccessive chiacchiere inutili, le quali rischierebbero soltanto d'annoiare Raoku, anziché risvegliarne l'interesse concreto per il Clan e la sua Storia. < Shin Shikyou uccise Shikamaru Nara, pensando bene di far fuori anche alcuni dei maggiori capi saldi della Konoha di allora. Conseguentemente, un suo fedele alleato, Akahiro Senjuu si professò a capo di Konoha e Khalux Nara, il padre di Azrael Nara.. > Altrettanto famoso quanto il padre e lei stessa. < ..ha attuato una rivolta che buttò il Villaggio in una guerra civile. Certo, la mossa è stata azzardata, ma riuscì a rimuovere la minaccia, conquistando il titolo di Settimo Hokage. La minaccia di Shin sembrava impossibile da interrompere, talmente tanto che riuscì ad assassinare anche Khalux durante uno dei molteplici conflitti, nonostante proprio il Settimo riuscì a ristabilire l'ordine di Konoha a seguito delle violenti guerre precedenti. > La storia è esattamente questo che racconta, del resto, ed ella la riporta esattamente così com'è. < Contro Kuugo, l'Ottavo, io ed Azrael Nara, assieme all'attuale Hokage e a Kyoshiro Senjuu attuammo una rivolta per spodestarlo. Il resto è storia, come si direbbe, ma i punti salienti son proprio questi citati. > Senza includere la narrazione trita e ritrita dell'affronto contro Ryota. < Noi Nara non ce ne stiamo con le mani in mano e, pur possedendo un'Hijutsu di supporto, sappiamo farci valere. > Tra intelletto ed altre doti nascoste. < La Kagemane no Jutsu, esatto. > Rivolge anch'essa il proprio sguardo ai due Allievi, i quali si inchinano l'uno di fronte all'altro, prima di lasciar la stanza, salutando con un cenno anche la Capo Clan. Ella ricambia, tornando rapidamente ad ascoltar quel che Raoku pronuncia in sua direzione. < Allora, comincia con il richiamare il tuo Chakra, se non lo hai ancora fatto. > Lei, ad esempio, lo disattiva sol quando dorme, motivo per il quale è sempre pronta alla difesa e all'attacco, se necessario. Gli cede rapidamente la parola, sorridendogli garbatamente e amichevolmente. [ Chk On - Equip On ]

15:46 Raoku:
 Ascolta con grande attenzione il dire della Vomitalava, cercando di assorbire le sue parole come una spugna ma non in maniera passiva, bensì ragionandovi e cercando di immagazzinarne i concetti nella propria memoria. A quanto pare la conformazione strutturale del Dojo è strettamente legata alla funzionalità degli allenamenti che ivi si svolgono: per dominare e controllare la Kagemane serve innanzi tutto silenzio, ecco spiegato il clima di compostezza e tranquillità degna quasi di un luogo rituale. La sua impressione primaria, alla fine, non era così lontana dalla realtà di quel che accade davvero in quelle sale. Furaya però gli spiega altresì che i Nara non sono gente che resta legata ad un ferreo credo, quanto invece all'utilizzo delle proprie caratteristiche peculiari per elaborare strategie e tattiche. <Ora mi spiego alcune cose...> ammette, non riuscendo a celare del tutto un sorrisetto <...nemmeno io sono il tipo che attacca a testa bassa. Durante gli esami e le esercitazioni all'Accademia spesso i sensei spingevano a far fare ai deshi la prima mossa, ma non mi trovavo granché a mio agio ad agire sull'impronta, senza aver ragionato prima. Per questo di solito ho finito per tentare un offensiva in grado di spingere l'avversario a mostrarmi una qualche apertura, o un metodo di combattimento peculiare su cui potermi basare> sapere che c'è chi della strategia e del ragionamento in battaglia ha fatto un proprio tratto peculiare lo rincuora, in qualche modo vi si sente affine a pelle. E la cosa non può mancare di colpirlo, dato che a lungo - sospinto dalla chiusura quasi totale della madre in merito agli ambienti e alla storia dei Nara - ha creduto di non avere neppure una minima cosa in comune con quel clan. Quando Furaya si mette a parlare delle caratteristiche della Hijutsu l'attenzione di Raoku è, dunque, ormai palesemente catturata. Il labbro inferiore, istintivamente, finisce per essere preda degli incisivi superiori che iniziano, lentamente e quasi con metodo, quella lenta tortura che sembra essere un tic inconfondibile dettato dalla concentrazione dell'Oshiba verso qualcosa che gli interessa particolarmente. Interessamento che non scema neppure - anzi, forse si incentiva - quando Furaya lo introduce alla storia del clan e di quei due personaggi in particolare (Shikamaru e Khalux) che ne hanno portato tanto gloriosamente il nome. Annuisce piano più volte durante quel racconto che risveglia in lui i ricordi delle tante letture fatte, prima e dopo essere entrato all'Accademia. <Capisco> risponde semplicemente, al termine del lungo resoconto della donna <tra l'altro ho avuto il piacere di conoscere Azrael-sama in Accademia, un giorno: è stato lui ad insegnare a me e ai miei compagni la tecnica della moltiplicazione del corpo> le rivela, ricordandosi tra l'altro solo in quel momento dell'invito che il ninja leggendario gli aveva fatto di andare a cena insieme una sera. Non avendolo più rivisto, ancora non c'è stata occasione per incontrarsi: non che Raoku ci avesse davvero sperato, ma d'altronde non avrebbe mai sognato neppure nei suoi sogni più ambiziosi di essere scelto come allievo dalla Vomitalava. Il vedere le ombre dei due allievi Nara compiere gli ultimi, sinuosi movimenti di allenamento prima che questi terminino la tecnica, salutino entrambi - ricambiati anche da Raoku, con educazione - e si allontanino, fa risvegliare in lui la voglia di mettersi alla prova, di riuscirci a sua volta. È una sensazione in tutto e per tutto similare a quella sperimentata durante l'esame per il coprifronte, anche se Furaya questo può solo immaginarlo: nel capire la forza del suo avversario, nel comprendere di essere inferiore ed in buona misura impotente nei suoi confronti, a prenderlo più che la disperazione e la paura era la smania di mettersi in modo sempre maggiore alla prova, a qualunque costo. No, quel che non gli manca di certo è la determinazione. Tant'è che, non appena Furaya richiama la sua attenzione invitandolo con un sorriso a richiamare il proprio chakra, il giovane genin non riesce a trattenersi dal sorriderle fiducioso di rimando, gli occhi verdi fissi negli azzurri della sensei: non un sorriso ingenuo, ma quello di chi davvero brucia dalla voglia di sperimentare le proprie capacità, anche fino al limite. Senza farsi ripetere due volte quell'invito a richiamare a sé la propria energia interiore, compie quello che è diventato una specie di rituale delle sue giornate fin dal giorno in cui ha appreso la metodologia giusta in Accademia. Rapido, andrebbe a comporre con entrambe le mani poste davanti al petto il sigillo della Capra. Compiuto questo gesto, passerebbe a focalizzare i flussi che compongono la sua interiorità energetica: dapprima tenterebbe di raccogliere la propria energia spirituale in quella che - per come se la immagina nella sua mente - assumerebbe le sembianze di una sfera pulsante di colore rosso vivo in corrispondenza della fronte; contemporaneamente andrebbe a radunare tutte le proprie energie fisiche in una seconda sfera di energia, stavolta di un colore blu acceso, condensata all'altezza del ventre. Tenterebbe quindi di imprimere ad entrambe allo stesso tempo un moto circolare e rotatorio intorno all'asse mediano del proprio corpo con il chiaro intento di spingerle ad incontrarsi e a mischiarsi armonicamente l'una nell'altra all'altezza del petto, proprio laddove in precedenza sarebbe andato a comporre il sigillo. Qualora riuscisse a compiere quell'atto di risveglio del chakra, andrebbe a liberare ed espandere quella nuova e ancor più potente fonte di energia in tutto il corpo, fino a raggiungerne ogni arto ed anfratto, godendosi eventualmente quella sensazione di appagamento completo mentre fisico e mente ne uscirebbero ancor più rinvigoriti. [Tentativo impasto chakra][Chk on][Chk: 30/30][Equip. come sopra]

16:14 Furaya:
 Ascolta quel che dall'Oshiba vien detto in risposta alle proprie parole. Non lo interrompe per nessuna ragione, poiché non necessita di farlo. Preferisce dapprima ascoltare e poi replicare a suo modo e a suo tempo. Non distoglie gli occhi dall'altrui viso, muovendo però il capo in un cenno affermativo, anche per fargli comprender che, seppur non stia ancor parlando, lo sta quantomeno ascoltando. < Conoscere delle tecniche, magari anche in base al tuo Elemento del Chakra, è sempre un bene. A volte, può capitare che ci troviamo in situazioni durante le quali non abbiamo un compagno di squadra affidabile oppure siamo stati separati dagli stessi. Ma confido che tu sappia come agire. > Altrimenti, non avrebbe superato l'Esame Pratico per diventare Genin: la motivazione è quanto più ovvia. Il tutto vien esternato con un sorrisetto convinto sulle labbra, riportando ambedue le braccia a piegarsi sotto il di lei seno. < Ah sì? Beh, qui al Quartiere Nara, penso lo vedrai più spesso. > A meno che non abbia altri problemi o lavori altrove, s'intende, esattamente come la Nara. < Ultimamente, ho iniziato anche io a far qualche Lezione in Accademia. > Ammette, giusto per intromettersi nel discorso e dir la propria in merito alla questione. Egli, conseguentemente, attiva correttamente il proprio Chakra. < Bene. > Unisce i palmi delle mani l'uno contro l'altro, con un piccolo "clap". < Come penso avrai immaginato, bisogna mantenere costante il sigillo del Ratto. > Lo forma con le proprie mani dalle dita sottili e le unghie curate, ma non eccessivamente lunghe. < Il Chakra, che hai appena richiamato, deve essere spinto verso i tuoi piedi. Nel normale Rilascio del Chakra, esso si ferma sotto le piante e non prosegue oltre. Contrariamente, devi considerare l'Ombra che hai ai tuoi piedi. > Data la luce presente nella stanza, proveniente dalle finestre e da alcune torce, le quali son sistemate tutt'attorno sulle varie colonne, egli ai piedi avrà un'ombra circolare che ne richiama, solo in parte, alcune fattezze del corpo. < L'Ombra deve essere considerata come una prolungazione del nostro corpo, almeno nel caso di noi Nara. > Affabile, torna a sorridergli. < Quando il tuo Chakra sarà spinto verso di essa, cambierà colore, divenendo più scura. Come vedi, attualmente, riesci a vedere il pavimento attraverso l'ombra, cosa che non accade nel caso della Kagemane. > Spiega, effettuando poi un paio di rapidi passi all'indietro. < L'Hijutsu consiste nel riuscire a trasformare la tua Ombra in qualcosa che si "Muove", mentre il Controllo serve per agganciare la tua Ombra a quella di un altro. > Dovrebbe raggiungere una distanza di circa tre metri, non eccessiva e neppure poca. < Che ne dici di provare a raggiungere la mia? Non la bloccherai, ma s'è vero che sei un Nara, dovresti riuscire a spingerla verso di me. Il flusso di Chakra nell'Ombra è costante quando la muovi, per questo prima parlavo di concentrazione e silenzio. > Conclusa la di lei spiegazione, lascia all'Oshiba l'arduo compito di attuar la fatidica prova per capir s'è davvero un Nara oppure no! [ Chk On ][ L'Hijutsu al lv1 consuma 1 e dura 2/4 ]

16:59 Raoku:
 La conversazione con la Vomitalava è quanto di più stimolante possa esserci. Raoku, ancora una volta, riesce a trovarsi a completo agio con la ragazza nonostante la differenza abissale tra di loro in quanto ad esperienza da shinobi e, soprattutto, in quanto a fama conquistata nel Villaggio. Le rivela di quella particolare modalità di approccio che suo malgrado è stato costretto ad attuare in Accademia durante le esercitazioni, e lei pare capirlo senza distogliere gli occhi da lui ma dedicandogli tutta la sua attenzione. Tant'è che gli risponde con arguzia, senza tralasciare dettagli che potrebbero apparire secondari ma confidando nuovamente nelle capacità dell'Oshiba, a suo modo onorato da tanto interesse da parte del capoclan Nara. Su Azrael si soffermano entrambi poco: Furaya gli garantisce semplicemente che nei quartieri dei Nara lo vedrà certamente di più e avrà modo di rincontrarlo, e Raoku non può non notare come la consigliera dia per scontato che lui sia degno di accedere ai luoghi privati del clan, come se già lo ritenesse in grado di potersi fregiare dell'onore di entrarne a far parte. Il diciassettenne però per ora su questo non sembra intenzionato ad esprimersi, nutrendo forse qualche timore o dubbio sulle proprie reali capacità e memore di quanto abbia pesato sulla vita della madre l'impossibilità di controllare l'Hijutsu tipica dei Nara. <Ah sì?> le risponde, quando lei gli rivela di aver iniziato a tenere qualche lezione in Accademia <come mai ha deciso di farlo, Furaya-sensei? Immagino che come consigliera e capo-clan abbia già il suo bel carico di lavoro per il Villaggio> ipotizza Raoku, prima di esprimersi in un sorriso ironico rivolto alla venticinquenne <Oppure ci sta davvero prendendo gusto ad insegnare e ad avere allievi intorno a lei?> si concede il lusso di quella battuta, salvo poi tornare estremamente serio nel momento in cui necessita di risvegliare il proprio chakra. Va quindi ad impastare la propria energia interiore ed eseguendo nel modo corretto la procedura divenuta ormai sempre più un'abitudine della sua quotidianità in breve avverte quella carica di energia revitalizzante che quasi gli conferisce una sensazione di assoluto appagamento. L'applauso della Vomitalava è un'altra cosa che non si aspettava da una kunoichi del suo livello, e ancora una volta la donna finisce con il sorprenderlo positivamente: avrebbe potuto farlo sentire molto più sulle spine, visto il luogo e il contesto in cui si trovano, invece - e la cosa forse arriva a colpire Raoku più di tutto quanto - si ritrova tanto a suo agio da sentirsi come a casa. Il pensiero di sua madre e dei suoi severi nonni appartenenti al clan non lo sfiora neppure troppo in questo momento, nonostante la loro residenza sia in quel quartiere e lui non abbia ancora fatto visita alla progenitrice (e chissà se la farà a breve): tutta la sua attenzione è rivolta al sigillo composto da Furaya e dalle sue parole che vanno finalmente ad introdurgli il vero potere dei Nara, la Kagemane. Seguendo lo scorrere del suo discorso, gli occhi verdi del genin passano dal seguire il fascio di luce dalla finestrella fino al fissarsi i piedi e l'ombra che li contorna: vacua, di un colore opaco come ogni normalissima ombra, ricalcando la forma del suo corpo in verticale in un ellissi scura con due rigonfiamenti negli archi maggiori e sull'arco minore destro (corrispondenti rispettivamente alla testa e alla coda sporgente e al porta-kunai che sforma lateralmente il suo essere longilineo. La Vomitalava gli spiega tutto il procedimento e la concentrazione che ci si deve imporre per riuscire a controllare la propria ombra come ogni vero Nara dovrebbe essere in grado di fare. Ed è lì che casca l'asino, o almeno è quel che teme Raoku: ora che una kunoichi leggendaria come la gran consigliera di Konoha crede in lui e lo mette alla prova, è inevitabile che la tensione e la paura di deluderne le aspettative spunta, infame, come il coniglio dal cilindro di un prestigiatore di bassa lega. Non scherzava però quando le ha assicurato che ci avrebbe provato e che avrebbe messo tutto sé stesso per migliorarsi come shinobi e capire davvero quale sia la sua strada nel mondo dei ninja, quindi si ripete mentalmente le varie direttive della capoclan mentre questa si allontana da lui di pochi metri, circa 3, prima di iniziare il suo tentativo. <Se sono un vero Nara...> borbotta tra sé, le labbra che si tendono in un sorrisetto un po' nervoso (o forse è solo frutto della concentrazione che già inizia a farsi strada in lui nel ricapitolare quanto serve per riuscire nel controllo dell'ombra) <...sono proprio curioso di scoprirlo pure io...>. Senza ulteriori indugi dunque, andrebbe ad unire le mani all'altezza del petto nel sigillo del Topo. Calandosi in uno stato di concentrazione più profonda di quella che ormai gli serve solo per richiamare a sé il proprio chakra, istintivamente andrebbe anche a chiudere le palpebre sulle iridi verdi, cercando di perdersi nelle sensazioni date unicamente dal proprio chakra interiore e combinando con questo gesto anche una profonda inspirazione seguita da un'altrettanto profonda espirazione atta a regolarizzare il respiro. Solo il moto del diaframma dunque spezzerebbe il silenzio esteriore ed interiore che Raoku cercherebbe di ricreare, provando a immergersi in uno stadio di concentrazione profonda. Tenterebbe dunque - cercando di seguire le direttive della sensei - di focalizzarsi sul proprio flusso e di spingerlo (proprio come nel basilare rilascio del Chakra) verso le piante dei suoi piedi: proverebbe, non sapendo quanto sia il quantitativo esatto di chakra da infondere, a spingerne una misura maggiore rispetto a quello che gli basterebbe per mantenersi attaccato ad una qualche superficie verticale, cercando comunque di rendere il flusso docile e concentrato senza espellerlo in maniera violenta. Arrivato eventualmente a questo punto, si concentrerebbe in quel qualcosa che differenzia la Kagemane da tutto il resto: la percezione della propria ombra come un qualcosa di vivo. Richiamando bene alla propria mente l'immagine della propria ombra, tenterebbe di avvertirla come qualcosa di mobile, di vivo. Per riuscirci proverebbe a focalizzare la propria mente in una nuova concezione della realtà: considerare il proprio corpo e l'ombra da esso proiettata grazie alla luce come un'unica essenza, un tutt'uno senza separazioni. Ancora meglio, provando a spingere la propria concezione di sé stesso un gradino un po' più in là, tenterebbe di concepire l'ombra come un riflesso di sé stesso e, in quanto tale, mobile e pronto a reagire, come un corpo a sé stante con una sua forza, una sua solidità, una sua vita. Un simbionte, ecco un'idea che sembra stuzzicarlo particolarmente: un simbionte che fa parte di sé, un alter ego dipendente dal corpo che lo genera eppure capace di moto proprio, di vita propria, in una mutua esistenza. Non può esistere l'uno se l'altro scompare, il corpo originale imprescindibile dal corpo ombroso. Come se il pavimento fosse il passaggio ad una dimensione in cui comunque c'è vita, e dalla quale comunque trarre un punto di contatto. È attraverso questo punto di contatto tra sé e la sua ombra che Raoku tenterebbe di infondere il chakra, spingendolo ulteriormente fuori dal proprio corpo fisico per raggiunger quell'ombra immateriale che egli genera. Affinché, da immateriale che è, reagisca al chakra di colui cui appartiene e che l'ha generata. Questo, ovviamente, qualora l'Oshiba riesca nel suo tentativo. E soprattutto, se davvero è un Nara: non è però un dubbio questo che gli balena nella mente. Il suo unico pensiero adesso è imprimere a quell'ombra, qualora riesca ad evocare la Kagemane, l'ordine....anzi no, il desiderio di allungarsi fino ad allacciarsi all'ombra di Furaya, davanti a lui: un ordine infatti lo potrebbe dare ad un eventuale sottoposto, invece la propria ombra - qualora davvero si dimostri capace di evocarne il controllo - si convincerebbe a vederla più come un compagno, un amico, un alleato. Ancor di più: una parte di sé espressa in una dimensione che va al di là di quella semplicemente e meramente fisica. [Tentativo Hijutsu Nara][Chk on][Chk: 29/30 (-1 Hijutsu Nara lv.1)][Equip. come sopra][Turno: 2/4]

Tira un D50. Mi son dimenticata~ Buona fortuna!

Raoku tira un D50 e fa 34

18:01 Furaya:
 Solleva ed abbassa le spalle, piegando il capo verso la spalla destra. < In realtà.. > Ridacchia appena. < ..è una proposta che abbiamo fatto all'Hokage: quella di permettere ai Consiglieri di fare una Lezione in Accademia, ogni tanto, giusto per spronare gli Allievi durante il loro percorso Accademico. Da tutti, è stato accolto in maniera positiva. Parlando per mio conto, non mi dispiace far qualcosa anche per l'Accademia. > Specialmente s'è di tanto in tanto e non tutti i giorni. Il di lei tono è assolutamente calmo, pacato. < Potrebbe anche darsi, sai? > Ridacchia al di lui indirizzo, il quale sostiene che, probabilmente, la donna voglia altri Allievi nei dintorni. Potrebbe, non è detto. D'altronde, finora, è stata sempre sommersa di scartoffie, mentre allenare degli Allievi capita sol quando qualcuno le si rivolge in quanto Capo Clan o, come in questo caso, con Raoku. Osserva il ragazzo, incuriosita. Non sa se possa realmente attivare l'Innata, ma ci spera. Sicuramente, non lo caccerà via né lo lascerà andar in quanto Allievo sol perché non è in grado d'attivarla. Tuttavia, aver un Allievo in grado di padroneggiarla, non può che renderla ancor più felice, poiché son della stessa casata, dello stesso Clan. Nel loro Sangue, bene o male, scorre un po' lo stesso gene. Non si intromette nel far del giovane, il quale è desideroso, seppur teso, di scoprir se veramente è in grado di muover la propria Ombra. Lei stessa resta col fiato sospeso, un po' come ogni volta che un neo-Genin vuol riuscir ad attivarla. Ne ha visti tanti, specialmente or ch'è Capo Clan, motivo per il quale non dovrebbe più provar simili emozioni. Contrariamente, n'è investita, dalla testa ai piedi. Si mordicchia l'interno della guancia destra, seguendo man mano i movimenti ch'egli compie. Non gli mette fretta alcuna, poiché necessita di concentrazione, specialmente la prima volta. E' sicura di quanto egli possa esser nervoso, motivo per il quale non proferisce alcuna parola nei di lui riguardi. Ne segue le dita, una per una, in base alla forma che hanno preso nel tenere il sigillo del Ratto. Dopo pochi minuti, istanti che potrebbero esser sembrati più lunghi del dovuto, l'Ombra ai di lui piedi va scurendosi, segno inequivocabile di come sia riuscito ad immetter in essa il quantitativo necessario per poterla, in seguito, muovere. Come preannunciato, il flusso deve esser costante. Non esulta né commette altri movimenti. L'angolo destro delle labbra, quasi senza volerlo e costringendola, si solleva in un sorrisetto bonario, del tutto felice e contento. Come un lieto fine. La di lui Kagemane, successivamente, si muove e si avvicina a quella della Consigliera, del tutto normale e ferma ai suoi piedi. Non vi si allaccia, non la blocca, ma la sfiora. < Non so veramente cosa dire. > Vocifera in un soffio, diretto proprio alla di lui volta. < Son soltanto veramente contenta di accettarti nel Clan Nara a tutti gli effetti. Spero tu rimanga qui, adesso, nel Quartiere. > Gliel'aveva promesso, no? Avvicinandosi in sua direzione, aggirando l'ombra e senza camminarci sopra, distenderebbe l'arto superiore destrorso, con il pugno serrato e le nocche rivolte a Raoku. < Avanti~ > Pugno contro pugno, per siglare la buona riuscita dell'attivazione dell'innata! Un po' innaturale, da parte della Gran Consigliera, ma quest'oggi ben poco le importa degli usi e dei costumi. [ END ]

18:31 Raoku:
 Accetta la rivelazione che in realtà non è un semplice interesse da parte di lei o di Azrael quello di fare lezione all'Accademia, quanto un vero e proprio progetto approvato dall'Hokage per motivare di più i deshi, con una risata cristallina e spontanea. <Beh, direi che è piuttosto funzionale in effetti> ammette, ricordandosi della lezione avuta con lo shinobi leggendario <Azrael-sama ha passato buona parte della lezione a raccontare a me e ai miei compagni della sua amicizia con il Nono e del fatto che entrambi sono partiti dai banchi dell'Accademia proprio come tutti> le spiega <nonostante la lezione fosse incentrata sulla Moltiplicazione, è stata comunque una bella iniezione di fiducia>. E poi, ma questo evita di dirlo, per un giovane deshi incontrarsi a tu per tu con uno degli eroi del Villaggio fa comunque un certo effetto. Poco mancava che qualcuno chiedesse l'autografo. Il tempo delle chiacchiere però è terminato, è arrivato il momento di fare sul serio e di mettersi alla prova. E di scoprire, soprattutto, se il sangue Nara che scorreva - ininfluente - nelle vene di sua madre sia passato e si sia invece risvegliato nelle sue. Al via della Vomitalava, Raoku si appresta a completare il sigillo del Topo e a concentrarsi sul flusso del chakra e sull'ombra che il suo corpo genera, chiudendo addirittura le palpebre per calarsi in uno stato più profondo di meditazione. Il risultato, alla fine, sembra sorprendere lui per primo. Il giovane infatti, amplificando la propria concezione della realtà e di sé stesso all'ombra ai suoi piedi, avverte quasi uno "strappo": non saprebbe come altresì descrivere la sensazione che prova nell'istante in cui la Hijutsu si attiva definitivamente, rendendo improvvisamente più scura l'ombra sotto il diciassettenne e dandogli, di fatto, vita. Per il genin, rimasto a concentrarsi con gli occhi chiusi, la comprensione di qualcosa di diverso non gli verrebbe dall'impatto visivo quanto, invece, proprio dallo "strappo" che avvertirebbe nel flusso del proprio chakra: mantenendolo continuo e lasciandolo fluire nell'ombra come lo potrebbe concentrare in un arto del corpo originale, avvertirebbe infatti come se la stessa ombra chiamasse a sé il chakra. Inspiegabile a parole, un flusso che come in una clessidra oscillante passa da uno all'altro e viceversa, in un rapporto come mutuale anche se, in realtà, per mantenere quel flusso particolare il chakra viene comunque speso e dunque l'ombra è, come immaginato inizialmente da Raoku, come una specie di simbionte vivo. Solo alle prime parole della consigliera il giovane Oshiba aprirebbe gli occhi, notando la propria ombra effettivamente allungatasi fino a lambire i margini di quella di Furaya. Le labbra, involontariamente, si stendono in un sorriso vittorioso e consapevole di ciò che ha appena realizzato: è un Nara, a tutti gli effetti. Ritirerebbe la propria ombra, rilasciando docilmente l'innata, mentre la Vomitalava gli si affiancherebbe porgendogli il pugno in un gesto di complicità. <Non avrei mai immaginato di riuscirci prima di tentare> le rivela intanto Raoku, alzando il braccio destro ed andando a cocciare docilmente il proprio pugno con quello della venticinquenne capoclan <però quando ho lasciato fluire il chakra nell'Ombra, è come se fosse stato tutto...> sembra non riuscire a trovare un termine adatto <...naturale, come se fossi sicuro di quello che stavo facendo> sposta lo sguardo adesso dalla propria ombra, tornata presumibilmente normale, al volto della ragazza accanto a lui, le iridi vedi che ricercano le di lei azzurre <non so se verrò a vivere subito qui, Furaya-sensei. Non so se sono ancora pronto a rivedere mia madre, a sopportarne la reazione, soprattutto...> reazione di cui, evidentemente, ha un po' di timore specialmente rivelandole di aver ormai intrapreso inevitabilmente non solo il cammino di shinobi, a anche quello di Nara all'interno del clan <...e vivendo qui, beh, mi aspetto che mio nonno venga a sapere abbastanza presto della mia entrata nel clan> sorride adesso, una leggera traccia di mestizia sul suo volto ma niente di più <però sicuramente verrò qui ogni giorno, sensei. Ora più che mai muoio dalla voglia di allenarmi e migliorare> le assicura, negli occhi una luce colma di determinazione. [Chk on][Chk 29/30][Equip. come sopra]

18:31 Raoku:
 [END]

Raoku, divenuto Genin, torna a far visita alla donna, la quale lo accoglie festante. Dopo qualche racconto sul Clan, tenta di attivare l'innata, la qual cosa avviene con successo.

Tiro dado: 34/50
Voto CC: 40/50
Totale: 74/100

Niente Exp in quanto è il Clan il premio uWu