Primo incontro in biblioteca

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16:30 Harumi:
 Dice il saggio: se sei preparato bene, non hai nulla da temere. ~ Per questo motivo la piccola bimba sperduta si trova oggi in Accademia in un luogo ben meglio definito come la biblioteca; ha molto da imparare su un villaggio come Konoha che non ha mai visto prima e nel quale si ritrova da soli pochi giorni, mancando in memoria il mondo precedente nel quale è vissuta. Nel suo personale desiderio di non rimanere indietro e mantenere la promessa fatta a Sanjuro, la principessa si è permessa di utilizzare questo luogo di cultura per studiare la storia di Konoha dalla sua fondazione e non è cosa facile e nemmeno veloce per lei che deve organizzare quanto apprende in piccole dosi. Appare agli occhi altrui come una bambina di altezza pari a 136 centimetri per un peso che si aggira intorno alla trentina, misure giustamente risultanti per la sua giovanissima età. Avvolta in un fresco e bianco vestitino con la sola nota di colore rosso al centro di esso donato da un piccolo e fiacco fiocco e sempre al petto è ben vistosa la cicatrice che percorre tutto il suo sterno in lunghezza. Non ci sono altre note di colori perché anche i sandali indossati sono bianchi e il crine risulta albino quasi argenteo e raccolto in una comoda e sfatta coda alta, dalla quale partono senza logica e freni alcune ciocche ribelli. Persino gli occhi sono bianchi e perlati ma a quanto ha saputo è un degno simbolo del clan al quale non sapeva di appartenere, e non v’è altro da aggiungere su questa piccola creaturina che siede ad un tavolo della biblioteca fra libri e quaderni, concentrando le sue forze nel leggere e prendere appunti, ripassando a bassa voce ciò che la sua mente riesce ad elaborare. Non v’è particolare espressione sul suo viso data la maledizione che la perseguita e le impedisce di dimostrare ciò che prova, relegando tali sentimenti alla di lei psiche e cuore senza permettere loro di sfociare esternamente, risultando una bambina asociale e priva di emozioni ad occhi estranei.

16:47 Raoku:
 Ha terminato le proprie lezioni per quella giornata, ma dopo un pranzo al volo da Ichiraku il diciassettenne ha deciso di non tornare nel proprio appartamento bensì di ripercorrere i propri passi fino in Accademia. Ormai l'edificio che accoglie sogni e speranze degli aspiranti shinobi è diventato una specie di seconda casa per lui, visto il quantitativo di tempo che vi trascorre cercando di completare quanto prima il suo percorso di formazione per arrivare a conquistare il coprifronte della Foglia. Non c'è da sorprendersi quindi nel vederlo varcare le porte della biblioteca: per uno che ha vissuto tutto quel tempo represso tra le mura della propria casa, costretto a mettere da parte il suo sogno di diventare uno shinobi, i libri di suo padre hanno sempre rappresentato una sorta di via d'uscita, di scappatoia per mantenere vivo quel fuoco che sentiva ardergli dentro. E lì, in quell'antro del sapere interno all'Accademia stessa, spesso si sente perfettamente a suo agio a passarci intere ore del suo tempo immerso nella lettura. Purtroppo non sono molti i visitatori quotidiani: perlopiù ninja della sezione di ricerca o studenti troppo vicini agli esami per evitare di mettersi seriamente a studiare, mentre oggi l'ampia biblioteca presenta veramente pochissimi fruitori sparsi e sperduti tra gli alti scaffali. Raoku si presenta come un ragazzo piuttosto alto anche per la sua età, un po' dinoccolato tanto da poter apparire slanciato e magrolino quando invece il suo fisico - soprattutto negli ultimi tempi, da quando ha iniziato gli allenamenti intensivi in vista della preparazione accademica - si sta alquanto temprando. Indossa pantaloncini grigio chiari lunghi appena fin sotto il ginocchio, dal taglio piuttosto sportivo e che ben fasciano le gambe del giovane Oshiba. I lunghi capelli corvini di Raoku legati in una morbida coda sul retro della nuca non aiutano di certo il ragazzo per quel che riguarda il tentativo di resistere alla calura di un'estate che si fa sempre più presente a Konohagakure no Sato, soprattutto a causa delle ciocche ribelli che gli incorniciano il volto dai tratti marcati finendo per dargli un aspetto un po' più confusionario di quello che in realtà è. Il busto è rivestito da una canotta di rete a pelle ricoperta a sua volta da una tunica beige chiaro dal tessuto molto leggero ben stretta in vita da una fascia nera; sandali da shinobi concludono il suo outfit insieme ad un paio di guanti da ninja con una leggera placca rinforzata sul dorso. Superata la soglia d'ingresso, gli occhi del giovane Oshiba vagherebbero in un primo momento ad abbracciare nella sua interezza la vastità della biblioteca, quindi inizia a muovere i propri passi con sicurezza lungo il corridoio principale, come se sapesse con sicurezza dove recarsi. Ed in effetti è così: raggiunto il reparto dedicato alla storia di Konoha, si sofferma per pochi istanti a ricercare un volume in particolare su uno degli scaffali, quindi lo estrae allungando il braccio destro e, dopo aver passato delicatamente i polpastrelli della mano mancina sulla copertina rilegata, si reca verso uno dei tavoli da lettura. È qui che la sua attenzione viene catturata dall'esile figura di Harumi: una bambina che pare quasi avvolta da un'aura di celestiale innocenza, vuoi forse per gli indumenti totalmente bianchi che indossa con quell'unica spruzzata di rosso data dal fiocco, oppure per i capelli dal colore albino, quasi argenteo. Senza neppure rifletterci troppo, è verso il suo tavolo che Raoku si avvicina, incuriosito forse anche dal fatto che una bambina di quell'età sia tanto impegnata a raccogliere informazioni lì in biblioteca. Solo avvicinandosi - e quindi in un secondo momento - andrebbe ad accorgersi della cicatrice sul petto della giovane: un dettaglio che andrebbe ad aggiungersi agli altri nella sua mente. <Ehm...ciao...> esordirebbe, quasi un tantino imbarazzato dal rivolgere la parola a qualcuno lì dentro visto che in tanti giorni passati a studiare ha fatto la conoscenza di pochissimi individui <è libero qui, posso sedermi?> come giustificazione ulteriore, le mostra il libro che porta sottobraccio: Harumi potrà leggerne con facilità il titolo, che rimanda alla ribellione di Ryota Nara e dell'ex Hokage Kuugo Gaito.

17:08 Harumi:
 La lettura sta impegnando la bambina senza lasciarle modo di accorgersi di altri avventori del loco che siano essi altri studenti o sensei, sembra voglia immergersi totalmente nel libro dato che le parole stanno emettendo varie scie di colori che solo lei può percepire, ed esse si librano nell’aria per andare a lambire i suoi bianchi occhi in modo tale che il cervello possa tradurre quei colori nelle parole lette ed immagazzinarle. Ogni tanto le ciocche ribelli e mal tenute dall’elastico le scivolano dolcemente e fluidamente lungo il viso come se già non bastasse la lunga frangia ad esserle di impiccio davanti ai di lei occhi. Seduta composta con la schiena dritta e i piedi che nemmeno arrivano lontanamente a sfiorare il pavimento, provocandole un lieve dolore da pressione alle cosce e fastidi non ben definiti alla schiena che la spingono a sgambettare per cercare di trovare un po’ di sollievo. Come si è detto in precedenza non coglie nel suo campo visivo la figura del moro ragazzo che si avvicina al suo tavolo se non quanto ne sente le parole che verso di lei vengono verbiate. La bambina a tali parole udite si blocca smettendo di leggere e prendere appunti come se fosse stata congelata nel tempo di colpo e senza alcun preavviso, nel mentre che la sua testa inizia ad elaborare le parole udite e sospinge lo sguardo verso l’alto dove poi dovrebbe incrociare il volto dello sconosciuto che le ha donato attenzione. Un movimento lento e quasi si potrebbe definire meccanico quello della bambina si sollevare il volto e puntare lo sguardo apatico su di lui, la maledizione non le permette di esprimere alcunchè con il viso dando l’impressione che non abbia proprio sentito le di lui parole, eppure ecco che le labbra si schiudono ma nulla ne esce. Alla fine da il permesso al ragazzo di sedersi tramite un piccolo cenno d’assenso del capo indicandogli con lo sguardo la sedia posta frontalmente a lei, dove alla fine dovrebbe essersi fermato lui. Eleganti i suoi occhi si soffermano sul libro che le viene mostrano e a leggerne il titolo finalmente un filo di voce viene fatto dono al ragazzo. <Kuugo Gaito era… ottavo Hokage? Era… da dimenticare come Hokage.> ricorda vagamente le parole di Fumiko e le manine si muovono per sfogliare il libro che stava leggendo per ricercare quella parte della storia di Konoha. <Ryota Nara…? Non so… dov’è, chi era?> v’è solo panico dentro di lei, ma la voce è atona e il viso una maschera di cera, unico indice di quello che realmente prova sono forse le dita e le mani che si muovono troppo velocemente e con quello che pare essere nervosismo. Un panico che risale al fatto di non conoscere nulla e che la fa sentire sempre più fuori posto in quel mondo strano e ancora troppo veloce per lei, con troppe nozioni e troppi nomi, e lei che vuole esserne all’altezza per sentirsene parte.

17:29 Raoku:
 Raoku è visibilmente imbarazzato dall'aver turbato con quella sua richiesta di potersi sedere di fronte a lei la lettura così interessata e impegnata di Harumi. Di fatto tentenna pure nel pronunciare quelle poche parole, spostando delicatamente il peso del proprio corpo da un tallone ad un altro mentre attende una risposta che, da parte della giovane albina, si fa attendere parecchio. La reazione della ragazza infatti è ben diversa da quella che si sarebbe potuto aspettare l'Oshiba, gli appare quasi meccanica nei movimenti e quando infine alza quegli occhi cerulei e perlacei sul suo volto - particolare di cui non si era accorto in precedenza, dato che finora l'ha vista solo a capo chino sui libri - il loro colore e la loro apatia lo colgono tanto alla sprovvista da farlo vacillare interiormente, imprimendogli inizialmente un brivido di inquietudine. Come se si trovasse di fronte a qualcosa al di fuori della propria comprensione e concezione. Non parla, Harumi, e il suo mutismo è un'altra componente che lo destabilizza, aumentandone l'imbarazzo sul momento. Una via di fuga da quella condizione gli viene fornita dal lieve cenno del capo con cui, di fatto, gli risponde affermativamente sul potersi sedere lì davanti a lei. Senza farselo ripetere due volte, Raoku andrebbe quindi a scostare la sedia per prendere posto e posare a sua volta il volume preso dallo scaffale della biblioteca sul tavolo antistante, appena discostato dalla marea di libri ed appunti sparsi di Harumi. Sua intenzione era inizialmente quella di sedersi e proseguire quella che evidentemente per lui era una lettura già iniziata nei precedenti giorni passati lì in Accademia, ma la sensazione di avere lo sguardo della bambina addosso a lui non sparisce e lo spinge ad alzare le proprie iridi verdi sul volto diafano della giovanissima di fronte a lui. Ancora una volta si ritroverebbe perciò ad incrociare quegli occhi perlacei che gli rimandano alla memoria quelli di Kaori, la consigliera del Villaggio che ha tenuto la lezione alla sua classe proprio quella mattina. Schiuderebbe quindi le labbra come per iniziare a parlare e porle magari quella domanda che, forse pure scontata, gli risale rapida la gola quand'ecco che è la voce di Harumi a spezzare il silenzio tra di loro anticipando il diciassettenne. <Kuugo...> ancora colto alla sprovvista, dato che non si aspettava di sentire di botto la voce della ragazzina, Raoku finisce ancora una volta per balbettare in modo incoerente <...ehm...sì, è stato un traditore del Villaggio come Ryota...> proverebbe a spiegarle, notando però in quel momento come all'apatia totale del volto di Harumi corrisponda la frenesia delle mani e delle dita, intente a muoversi con una rapidità sorprendente sulle pagine dei libri e quaderni sparsi davanti a sè. <Ehi...tranquilla, non serve che ti agiti...> si alzerebbe quindi appena dalla sedia flettendo semplicemente le ginocchia e facendo pressione sulle piante dei propri piedi, ben piantate a terra data la sua altezza, e senza sforzo eccessivo tenterebbe di allungare la mano destra su quelle esili di Harumi intente nella frenetica ricerca di informazioni. L'intento è quello di fermarla da quella ricerca un po' spasmodica e dettata dal panico, per far ritornare l'attenzione su di sé. Dal canto suo, lo sguardo di Raoku sarebbe fisso sul volto della giovanissima, cercando di captare - probabilmente in modo vano - una reazione che dia risposta di quella sorta di panico appena mostrato. <È normale che tu non sappia di chi si tratta, sarai stata piccolissima. Anche io ero giovanissimo, ho ricordi molto vaghi> ammette, una punta di amarezza riconoscibile adesso nella propria voce <per questo me lo sto studiando, vedi?> e con l'indice mancino andrebbe ad indicarle ancora la copertina del proprio libro, condendo il tutto con un sorriso leggero che andrebbe ad increspargli le labbra <Perché ti sei agitata così tanto? Passi molto tempo qui a studiare?> le chiederebbe, andando a riprendere una posizione più comoda e composta qualora lo scatto impacciato di Harumi si fosse placato in qualche modo. <Io comunque mi chiamo Raoku> si presenta, accorgendosi di non averlo ancora fatto <Raoku Oshiba. Tu invece sei una Huyga, vero? Hai un colore degli occhi molto particolare, mi ricordi Kaori-sama in qualche modo...>.

17:50 Harumi:
 Vagliando il viso del ragazzo coglie il suo imbarazzo e ne conseguono quindi palesi conclusioni sul fatto che sia lei la causa di tale disagio, dopo tutto è perfettamente conscia di apparire inquietante e sono poche le persone che non si lasciano destabilizzare da quella sua apparenza e tentano di cogliere la creaturina che si nasconde al di sotto del suo bozzolo grigio. Dopo aver prodotto tali parole ascolta ancora una volta la voce del ragazzo che le spiega che in effetti ha detto giusto considerando Kuugo come Hokage da dimenticare e probabilmente ha ricordato bene anche il suo essere stato ottavo. Su Ryota invece coglie che sia stato un traditore ma nient’altro e per questo continua la sua spasmodica ricerca per ricercare le giuste informazioni che potrebbero aiutarla a sentirsi meno ignorante in materia e più coinvolta negli eventi passati di tale villaggio. Non sentirebbe nemmeno le parole successive ma il ragazzo sa come attirare l’attenzione della bambina andando a posare le proprie mani su quelle piccole della principessa provocandole un altro irrigidimento di ogni suo muscolo. Non si tratta di paura ma di disagio, lo stesso che sembra guidare il tono usato dal ragazzo per rivolgersi a lei, e una volta fermatasi punta ancora una volta il suo bianco e apatico sguardo in quello più espressivo di lui. Il cuore pompa più sangue dopo aver ricevuto una dose di adrenalina dettata dalle sole parole che le vengono donate e la portano a pensare che quel ragazzo sia riuscito a guardarla oltre. <Mi agito. Come lo hai capito?> in seguito in quel futuro tanto prossimo e vicino ne capta le successive parole che hanno lo scopo di rassicurarla sulla sua ignoranza, dandole modo di comprendere che non è la sola a non conoscere eventi passati e che anche chi è nato e vissuto qui potrebbe essere ignorante in materia. <Io non… ero nemmeno qui. Sono arrivata da poco e volevo… mettermi in pari per riuscire a far parte di questo mondo.> spiega con semplici parole quello che vorrebbe fare senza approfondire l’argomento e senza dare idea di volerlo fare, ma accettando di buon grado le mani del ragazzo sulle sue che sono riuscite a tranquillizzarla, nonostante non si evinca niente di tutto questo dal suo viso e dal suo tono. <Mi sono agitata perché ci sono troppe nozioni che devo memorizzare… per mettermi in pari.> quando lui si scosta per tornare seduto composto, la bambina torna a sfogliare il libro in maniera più calma per tornare al punto dove si trovava prima. <Sono Harumi, la principessa della luna.> si presenta anch’ella senza traccia di superbia nella sua voce e nemmeno di gioco o scherzo, solo crede fermamente in quella presentazione donandogli anche un cenno educato del capo. <La dolce Kaori mi sta ospitando in casa sua, perché non ho nessuno.> potrebbero esistere diverse donne con quel nome ma per la bambina esiste solo lei e l’unica alla quale potrebbe assomigliare per via degli occhi. Non è di molte parole e sembra che voglia solo isolarsi, tutto l’inverso di come in realtà si sente e si sforza di migliorare il suo contatto sociale quindi ricerca nella propria mente qualunque cosa possa pronunciare verso di lui per potergli dimostrare che il ragazzo, Raoku, ha la sua attenzione. <Sei… uno studente dell’Accademia anche tu?> se solo lei potesse dimostrare ciò che sente potrebbe dare a vedere quanto imbarazzo sta provando in questo momento, ma non sa come fare purtroppo.

18:14 Raoku:
 Il suo gesto, forse dettato un po' dall'impulsività del momento, a quanto pare ha fatto effetto: le mani di Harumi finiscono per placare il loro spasmodico cercare nelle pagine di libri ed appunti la risposta a quella domanda su Ryota Nara di cui la piccola non conosceva la risposta, ma non prima che Raoku possa notare l'irrigidimento completo di ogni muscolo della bambina. Per un momento infatti quell'atto, probabilmente altrettanto involontario e dettato dall'istinto della ragazza, gli dà come l'impressione di aver sbagliato qualcosa, di aver commesso un errore tale da averla messa ancora più a disagio di prima anziché tranquillizzarla. È un dubbio che corre veloce come un ombra sul volto dell'Oshiba che difatti tentenna solo per essere poi salvato dalle parole di Harumi che ammette di essersi agitata. <Beh, non era difficile capirlo...> ammette lui, ritraendosi in quel momento per tornare ad assumere una posizione più composta sulla sedia da lui occupata e portando quella stessa mano destra che prima si era posata sulle mani di Harumi dietro alla nuca, appena sotto la coda, a toccare il retro del collo come a volerlo massaggiare per un paio di secondi prima di tornare a posarsi sul tavolo <hai iniziato a sfogliare quei libri come se ci fosse nascosto qualcosa da cui dipende la tua vita, è un comportamento che indica che eri agitata. Anche se devo ammettere che per il resto sei rimasta quasi impassibile> le sorride, come a testimoniarle - e a testimoniare anche a sé stesso - che quella sensazione di inquietudine iniziale si è almeno un po' allentata se non del tutto dissipata di fronte all'incertezza che pare avvertire adesso - ma forse è solo una sua impressione - nella voce di lei. La ascolta infatti con grande attenzione, un po' incuriosito da colei che si è ritrovato ad incontrare in quella biblioteca. <Nella tua famiglia non erano shinobi?> le chiederebbe, sentendola parlare di voler far parte di quel mondo ma senza ipotizzare minimamente (almeno per ora) che voglia significare qualcosa di strano o particolare <non ti preoccupare comunque, non serve imparare ogni dettaglio per metterti in pari> cerca di spiegarle il suo punto di vista, mettendosi più comodo e portando nuovamente le sue iridi verdi, ben più espressive degli occhi di lei, in quei due pozzi pallidi e quasi vacui che coronano il volto di Harumi <mio padre mi diceva sempre che per essere uno shinobi degno di Konoha, la cosa importante è dare tutto sé stesso per il bene superiore del Villaggio. La storia è importante da conoscere per non ripetere certi errori del passato> ammette, giustificando in qualche modo anche il suo interessamento alla materia pur non approfondendo il perché abbia scelto quel libro in particolare <ma anche se non si conoscono tutte le particolarità, per far parte davvero di questo mondo bisogna vivere il proprio presente e renderlo migliore di quello che è venuto prima> un sorriso un po' malinconico si aprirebbe ora sul volto di Raoku, increspandogli mestamente l'angolo destro delle labbra. Non sembra però intenzionato a dilungarsi troppo su quest'argomento, o almeno non spontaneamente. Si passa quindi alle presentazioni, e ancora una volta Harumi riesce a sorprenderlo e a coglierlo in fallo. <Principessa...della luna? Non immaginavo ci fossero principi o alti dignitari qui a Konoha... ma già> ammette, ricordandosi quanto rivelatogli poco prima <hai detto che non sei del Villaggio, che sei arrivata da poco. Da dove vieni allora, se non sono troppo indiscreto a chiedertelo?> è evidentemente mosso dalla semplice curiosità che le poche nozioni apprese su Harumi gli suscitano. Anche lei però sembra incuriosirsi nei suoi riguardi, o quantomeno si esprime con una domanda su di lui. <Sì, esatto, sono un Deshi per ora ma sto completando il corso di studi per sostenere l'esame da Genin. Anche tu stai seguendo le lezioni dell'Accademia allora? Come mai hai deciso di diventare una kunoichi?> lui di fatto, anche se indirettamente, le ha già fornito la propria risposta a questo quesito.

18:27 Harumi:
 Le mani e il corpo hanno fatto per lei ciò che le espressioni facciali non eseguono di sua spontanea volontà e a volte nemmeno involontariamente come ora, mostrando al ragazzo il suo stato di agitazione attraverso le mani e il suo sfogliare i libri alla ricerca di qualcosa di importante. Le manine vengono poste sotto lo sguardo attento della bambina per osservarle nel loro più piccolo particolare tentando di arrivare ad una semplice conclusione. <Gli stati d’animo si leggono attraverso tutto il corpo, non solo dal viso.> questa semplice conclusione palese a tutti tranne che a lei pare arrecarle un certo sollievo e si ricollega a quanto detto dal ragazzo. <Non so esprimere i miei stati d’animo attraverso il viso, gli occhi e la voce. Ma provo sentimenti e li comprendo… volevo avvisarti, così da cercare di relazionarmi al meglio col prossimo, ovvero tu.> ha preferito spiegare se stessa perché ancora non vorrebbe che le persone si facessero un’idea sbagliata su di lei, per quanto non è certo incline a scusarsi per questa maledizione che va oltre al proprio controllo. In seguito lo lascia parlare, non risponde alla domanda sulla famiglia e con attenzione capta tutte le parole che vengono donate a lei a riguardo del padre del ragazzo, la storia e tutto quello che le viene detto fino a quando non conviene che sia meglio rispondere in qualche modo alla penultima domanda che le viene posta. <Non so nulla sulla mia famiglia, sono sola. Non ricordo niente di quello che fu prima di ritrovarmi qui qualche giorno fa. Il mio mondo era oscuro e io ci galleggiavo dentro, stavo bene… mentre questo mondo, il villaggio… è tutto diverso e veloce, pieno di nozioni e cose che non ho mai visto o non ne ho ricordi.> inizia a spiegare in principio prima di continuare. <Voglio diventare una ninja per trovare il mio spazio e il mio posto in questo mondo, perché non posso rimanere immobile e passiva mentre tutto scorre attorno a me. Per trovare me stessa…> l’angolo della bocca si piega lievemente verso l’alto in maniera inconscia, provocandole un debole sorriso che dona al ragazzo senza nemmeno accorgersene. <Quello che per te è venuto prima di ora non è migliore di questo presente? Come vorresti cambiarlo per sentirti parte di questo mondo?> conclude il suo parlare e ora abbraccia col proprio sguardo la figura del ragazzo attendendo, nuovamente apatica, le sue risposte e reazioni.

22:53 Raoku:
  [biblioteca] Harumi sembra arrivare da sola a quella consapevolezza che Raoku non gli aveva espresso a parole: potrà anche non riuscire ad esprimere le emozioni e i suoi stati d'animo attraverso il viso, ma queste finiscono inevitabilmente per manifestarsi attraverso gli altri elementi del suo corpo. La rivelazione dell'apatia della ragazza però, e il fatto che lei ne sia pienamente consapevole, sono nuovamente una fonte di destabilizzazione per l'Oshiba, sempre più incuriosito da quella bambina così particolare. <Non sai esprimere ciò che provi?> ripete, di rimando, alla sua iniziale affermazione con un pizzico di stupore nella voce <beh, è insolito in effetti non riuscire a manifestare le emozioni sul proprio volto, ma non ti devi preoccupare troppo> ammette lui, facendo spallucce come se la cosa non fosse poi un danno così eccessivo allo stringere relazioni: quantomeno non lo è dopo averlo manifestato apertamente, tanto che Raoku riesce ora a giustificare anche la sensazione di inquietudine precedente connettendola a questa problematica particolare di Harumi <alla fine come hai detto, il tuo corpo parla per te. E puoi sempre spiegare a parole quello che provi, se non trovi altro modo> la cosa è in effetti un po' strana, ma anziché inquietarlo inspiegabilmente lo fa sorridere al punto da fargli uscire una piccola e cristallina risata <se ci pensi, per una kunoichi è un bel vantaggio non esprimere le proprie emozioni: se ti troverai mai in battaglia, chi ti affronta non saprà mai cosa stai pensando in quel momento. È qualcosa che ti rende unica, non trovi?> è un modo come un altro di guardare a suo problema in effetti, anche se lui gliel'ha esposta con lo stesso tono di chi spiega la cosa più logica e naturale del mondo. È il suo momento però di ascoltare quanto ha da dire Harumi sulla propria storia che, ancora di più, pare avvolta nel mistero. L'espressione di Raoku torna a farsi seria, ma nient'affatto severa quanto più interessata, come se stesse riflettendo sul racconto della bambina. Il labbro inferiore diventa preda degli incisivi dell'arcata superiore, piegandosi leggermente all'interno della bocca e facendosi mordicchiare non in modo nervoso ma anzi con una continuità quasi metodica. <mmm...quindi non ricordi niente dei tuoi genitori, di come sei nata e di dove vivevi prima di ritrovarti qui a Konoha?> riepiloga brevemente il tutto con quella domanda retorica <è molto strano, potresti aver subito un'amnesia. Non sono un ninja medico, ma è così che credo si dica quando ci si dimenticano dettagli importanti legati al passato della propria vita...> prova ad ipotizzare <...Kaori-sama ha saputo darti qualche spiegazione?> visto che Harumi gli ha rivelato che vive dalla consigliera, è facile ipotizzare che la Hyuga sia perfettamente a conoscenza della sua situazione. <La tua è un'ottima motivazione, comunque> ammette, regalandole un sorriso più aperto stavolta <sono sicuro che ce la farai, da quanto studi si capisce che sei una tipa parecchio determinata> ridacchia adesso, indicando con un gesto eloquente della mano destra la quantità di libri e quaderni accumulata dalla principessa della Luna. Si accorge solo adesso del sorrisetto che è riuscito a scucire alla giovane, e la cosa lo sorprende forse più di tutto quanto gli ha rivelato in precedenza. <Ah, lo vedi?> e punterebbe il dito proprio contro quel debole piegamento delle labbra della ragazza <hai sorriso, stai già migliorando nell'esprimere le tue emozioni> glielo fa notare scherzosamente, ma ha capito che per lei è qualcosa di davvero insolito. Del tutto inaspettata - ancora una volta - arriva infine quella domanda a dir poco a bruciapelo che lo rabbuia un po', facendolo tornare ad assumere un'espressione seria in volto. Stringe le labbra tra loro, le iridi verdi perse in quelle cerulee della ragazza che potrà scorgere da esse una luce alquanto determinata nello sguardo del diciassettenne. <Il passato è stato uno schifo: Konoha ha subito tradimenti, guerre civili...> le racconta quindi, dopo qualche secondo di silenzio, la voce che gli esce quasi un po' roca dalla gola <e ha subito perdite gravissime, vedendo sparso il sangue dei propri difensori da coloro che avevano giurato al pari loro di essere fedeli al Villaggio> la mano destra di Raoku si stringe a pugno, il tessuto del guanto da shinobi che emette un leggero sfrigolio dovuto alla contrazione dell'arto <io non so se riuscirò a cambiare in meglio questo mondo, non ho la superbia di credere francamente di poterne mai avere il potere> ammette, gli occhi fissi in quelli di lei <però questo non è importante. Voglio fare la mia parte per la Foglia, voglio avere la possibilità di aiutare il Villaggio a non rivivere certe tragedie. Magari non sarò io a fare la differenza> ammette, con un pizzico di mestizia riconoscibile nelle sue parole mentre la mano destra torna a distendersi, riallungando le dita sul tavolo <ma forse riuscirò ad essere d'aiuto a colui che la farà, qualora un giorno ce ne fosse bisogno>. La voce gli si incrina fino a spezzarsi, ma gli occhi di Raoku non sembrano tristi quanto, piuttosto, consapevoli.

23:12 Harumi:
 Sposta il peso da una coscia all’altra iniziando a sentire le formichine indolenzirle i piedi, la sia soluzione è quindi quella di alleviare la pressione dalla coscia destra, stando sulla sinistra e quindi piegandosi lievemente verso quella direzione, e poi fare altrettanto con l’altra alternandosi. Non è semplice e alla fine sceglie di cambiare proprio posizione raccogliendo le gambe e intricandole in modo da incrociarle sulla sedia non consapevole di aver scelto una posizione ancor più scomoda per le di lei gambe. <Si, a volte faccio prima a spiegare a parole cosa provo, ho capito che è più semplice anche se faticoso. Non parlo molto.> a meno che non si senta proprio a suo agio, infatti in mezzo ad una classe intera prova ancora difficoltà a sbottonarsi e l’ultima volta lo ha fatto solo perché Kaori era sensei. <Unica.> imita quella sola parola tenendo lo sguardo fisso e lontano ad un ricordo precedente avuto con Sanjuro, il loro primo incontro ai monti in cui lui le ha rivelato che secondo il suo parere la bambina sarebbe speciale. Stessa medesima conferma avuta da quella voce nell’oscurità che l’ha portata a autodefinirsi principessa della Luna. <Si, penso che possa essere un vantaggio. Secondo te provo dolore? Se ti mi facessi del male fisico il mio viso mostrerebbe dolore?> strane ed inquietanti domande lasciando il luogo sicuro della sua bocca per insinuarsi apaticamente nelle orecchie del giovane Raoku, il quale viene costantemente fissano dalla bambina. <Non mi ha spiegato il perché, forse ricorderò col tempo e con calma.> assimila ogni reazione del giovane che ora sembra essersi rilassato maggiormente tanto da lasciarsi andare a risate e sorridi che di riflesso rilassano anche la piccola principessa anche se si ritrova ad essere indicata da lui per quel suo inconsapevole sorriso che non ha però contagiato in alcun modo gli occhi, che rimangono come morti. <Sto cercando di migliorare, è vero. Se mi sforzo posso sorridere e ogni tanto mi riesce bene.> annuisce un paio di volte abbassando poi lo sguardo verso i libri e i suoi quaderni, iniziando a sistemarli mettendoli in ordine per occupare quel tempo passato da lei in silenzio. Raoku si lascia andare a spiegazioni serie riguardo al passato, al villaggio e alle perdite subite ma la principessa non riesce in alcun modo a comprenderlo fino in fondo. <Perché sembra che questo ti colpisca particolarmente?> lo evince dal viso e dal pugno stretto come se la questione lo riguardasse direttamente e la bambina sperduta desidera solo capire. <Il tuo credo è nobile e migliore, hai un legame col villaggio che ti spinge a fare del tuo meglio, al contrario di me. Il mio credo è più egoistico.> riprende a sfogliare il libro cercandone le parole scritte con i propri occhi.

23:41 Raoku:
  [biblioteca] La vede scomporsi un po' sulla propria sedia, ma non si pone particolari domande sul motivo reale del fastidio provato dalla ragazza: dal canto suo, forse proprio graziato dalla propria altezza che gli permette con facilità di mantenere salde a terra le suole dei sandali, non prova alcun fastidio e inoltre il vederla porsi con le gambe incrociate lo porta a concludere (erroneamente) che non sia questo probabilmente il problema. Intanto Harumi gli spiega che, pur spiegando a parole quello che prova, in realtà non rappresenta una reale soluzione per lei dato che solitamente è una tipa taciturna. Raoku annuisce, sogghignando un poco. <Anche io solitamente tendo a farmi gli affari miei, specialmente se sono in mezzo a persone che non conosco: finisco per sentirmi un po' un pesce fuor d'acqua al volte. Il trucco è fregarsene> fa spallucce, sorridendo alla bambina <io sono migliorato parecchio in questo senso proprio grazie alle lezioni all'Accademia: dover fare pratica davanti a tutti mi ha fatto superare spesso dei momenti imbarazzanti> il ricordo delle prime prove pratiche gli riaffiora facilmente alla memoria, mentre continua ad ascoltare Harumi. Gli occhi verdi del giovane continuano a squadrare quel viso impassibile, sbarrandosi però quando la giovanissima Hyuga parla di cambiamenti relativi al dolore fisico. Parole che suonano strane all'orecchio di Raoku, rese ancora più inquietanti forse da quello sguardo pallido e vacuo che non smette di osservarlo. <...Harumi-chan, sappi che non ti farei mai del male soltanto per provarlo> le dice, visibilmente imbarazzato da quella domanda in grado, ancora una volta, di spiazzarlo completamente <se stai parlando per via ipotetica, credo di sì> l'espressione di Raoku ora si fa più seria, meno destabilizzata, quasi ci ragionasse davvero su questo quesito <per quanto ne so, il dolore non è un'emozione ma un qualcosa legato al nostro sistema nervoso. Se non riesci ad esprimere appieno il tuo essere felice o qualche altra emozione, il dolore fisico non credo possa essere affiancato a questo tipo di sensazioni> lo dice con sicurezza, ma è evidente che sta avanzando unicamente delle ipotesi <e comunque, ad ogni modo, provare e manifestare un'emozione sono due cose completamente diverse: potresti anche rimanere impassibile, ma mi hai detto che provi comunque dei sentimenti. Quindi di pari passo, proveresti anche il dolore: avere un volto impassibile, non implica che tu in verità lo sia sul serio>. Annuisce semplicemente poi quando lei gli parla di Kaori e delle spiegazioni che non le ha dato, ma inizialmente non sembra voler aggiungere niente <forse dovresti insistere e chiederglielo: Kaori-sama potrebbe non sapere tutto, ma un ninja del suo livello può aiutarti certamente a ricordare> lo dice convinto, pur senza scendere nei dettagli. Fortunatamente la conversazione si fa anche più scherzosa tra loro, ed entrambi paiono rilassarsi un poco. La lascia quindi rassettare il proprio cumulo di libri ed appunti, e per quanto possibile tenterebbe - qualora lei glielo lasciasse fare - di aiutarla accumulando piccole pile di volumi e fogli in ordine. Questo mentre le parla e le spiega la sua idea sul passato della Foglia. Harumi si dimostra particolarmente acuta nel cogliere le reazioni del diciassettenne, che non può che lasciarsi andare ad un mesto sorrisetto <Beh, mio padre è morto durante l'ultima guerra a Konoha> le spiega, mostrandole poi il libro che aveva preso dallo scaffale <la ribellione di Ryota e Kuugo. Mio padre era nella guarnigione del Villaggio...> la voce stavolta gli si blocca per davvero, prende tempo riposizionando il libro sul tavolo e accarezzandone la rilegatura <...non è finita bene, purtroppo, anche se alla fine la Foglia ha avuto la meglio>. Torna ad alzare lo sguardo su Harumi, le iridi verdi stavolta appena lucide anche se Raoku sembra intenzionato a trattenere qualunque accenno di lacrime. Scuote il capo infine <Non è vero, non c'è niente di egoista nel tuo nindō. Vuoi migliorarti ed inserirti nel mondo del Villaggio, vuoi entrare a farne parte e a sentirti un membro della Foglia: è un obiettivo altrettanto nobile, e sicuramente molto più realistico e concreto del mio> ammette, riconoscendo che forse il suo, più che un obiettivo, è più che altro un ideale. Sospira, lasciandosi andare per un istante con la schiena sulla sedia. <Hai detto che frequenti l'Accademia...quanto ti manca ancora per presentarti agli esami? Magari un domani saremo genin entrambi e finiremo in squadra insieme> le sorride, cercando di cambiare argomento e soprattutto di scacciare quel velo di tristezza che il ricordo del padre sembra aver suscitato in lui.

23:59 Harumi:
 Non parla più e chiude ermeticamente le di lei labbra rimanendo ad ascoltare quanto le viene detto nell’ordine scelto dal ragazzo iniziando quindi dal suo sentirsi fuor d’acqua, un pesce fuor d’acqua e ciò assomiglia vagamente a quel suo sentirsi sopra ad una zattera misera, da sola, nel mezzo di un oceano sconfinato e non saper cosa fare. Purtroppo la bambina non da segnali di stare ascoltando rimanendo immobile senza neppur far segnali con la testa o dire qualcosa, passa candidamente oltre ad ascoltare e seguire i discorsi di Raoku. Non risponde e non da cenni v’è solo il profondo e apatico sguardo bianco fissato negli occhi di lui in maniera così fissa che pare nemmeno sbattere le palpebre. Il ronzio di sottofondo nella sua testa si rende sempre più importante andando quasi a sovrastare le parole del ragazzo che iniziano a perdere di importanza in maniera non del tutto voluta, perché in realtà s’è soffermata al suo rifiuto di farle provare dolore e della spiegazione logica o scientifica o medica non sembra interessarle. <Chiederò.> finalmente la voce torna anche se lontana per dare la giusta conferma a Raoku di stare ascoltando e che non si è persa in qualche sia fantasia di colori, inoltre ricordare le piacerebbe dunque non ha motivo di non chiedere a Kaori un aiuto in merito. <Non so cosa si provi nel perdere un genitore, mi dispiace. Ma concepisco il senso di vuoto e solitudine, la perdita, come io ho perso la voce di mia madre.> non può dire che sia morta ma era il suono che riusciva a cullarla e a farla sentire sicura e protetta oltre che tranquilla, in quel suo mondo antecedente a questo fatto di buio e nient’altro. Un mugolio seguito da un cenno di assenso è l’unica cosa che può donare ora al ragazzo in merito ai propri credo ninja a confronto che forse inizia a ritenere valido grazie alle sue parole, ma non per questo ritiene meno importante il suo solo perché ideale e non concreto, a suo dire. Ignora l’ultima domanda solo perché non può più ignorare lei stessa quel rifiuto fatto e finito che ha ricevuto dal ragazzo quindi porge la mano sul tavolo allungando il braccio e ponendola il più vicino possibile al ragazzo. La mano aperta viene adagiata fermamente sulla superficie del tavolo e gli occhi non si distaccano da lui. <Colpiscila, per favore.> una richiesta gentile che il dolce suono dell’innocenza ma allo stesso tempo la sicurezza e la determinazione di chi sembra sapere cosa stia facendo.

00:16 Raoku:
  [biblioteca] Si accorge facilmente di star parlando molto più lui di lei, soprattutto quando nota la fissità di quelli occhi cerulei che non smettono di fissarlo tornando in qualche modo a metterlo in una certa soggezione. Lo sguardo fermo degli Hyuga sembra trovare in Harumi la sua massima espressione: non c'è dolcezza, non c'è neppure severità. Sembra di osservare due specchi biancastri, uno sguardo fantasma in tutto e per tutto condito da risposte a dir poco frammentarie alle parole del giovane Oshiba. Solo quando si parla della scomparsa del padre di Raoku, a modo suo, Harumi tenta di consolare il ragazzo provando a comprendere il senso di vuoto dovuto alla sua perdita. In realtà ciò che Raoku ha provato e continua a provare è qualcosa di diverso, soprattutto dovuto alla madre, ma questo Harumi non può saperlo e il diciassettenne sembra ben deciso a non tornare sull'argomento, almeno per adesso. Forse fa ancora troppo male, forse non si sente ancora pronto. Perso per un istante nei propri pensieri, mentre cerca di cacciare via dalla propria mente quella sensazione, quell'ombra scura derivante da anni di dolore e repressione, quasi non capisce in un primo momento il gesto di Harumi: vede la manina affusolata della ragazza farsi più vicina alle proprie, ancorate ai bordi del libro sulla ribellione di Ryota, e per un istante quasi si sporge con la mancina verso di lei. Si blocca però, quando arriva quella richiesta, fatta in modo gentile e pacato ma che gli suscita un brivido gelido lungo la schiena. <C-come, Harumi-chan?> solleva le iridi verdi sul volto di lei, gli occhi un po' sbarrati nel sentirle chiedere nuovamente, e stavolta in maniera esplicita, di procurarle del dolore fisico. <Harumi-chan, perché dovrei farti del male? Perché vuoi che ti faccia del male?> glielo chiede, senza affermare il proprio rifiuto nel farlo ma cercando di capire cosa può spingerla a quella determinata richiesta <te l'ho detto, non hai bisogno di provare del dolore fisico. Sei una mia compagnia di Accademia, una Deshi di Konoha. Per me fai già parte del nostro mondo, e non vorrei mai fare del male ad un mio compagno> le mormora, determinato nel pronunciare quelle parole.

00:30 Harumi:
 La fissità dello sguardo della principessa della Luna sembra estraneo a questo mondo ed appartenere ad uno stato fantasma ed etereo della piccola bambina sperduta, la quale non smette di ancorare gli occhi a quello del simpatico e premuroso Raoku. La principessa non comprende ma tenta comunque di far comprendere al ragazzo quello che lei ha provato riguardo ad una perdita ma non può in alcun modo immaginare cosa egli pensi e a che riguardo o chi e se lui non la corregge lei si convince della veridicità delle sue parole e dei suoi pensieri riguardo a quel determinato argomento. Non vede l’oscuro dolore del ragazzo e il suo sguardo fatto d’ombra dietro a quel viso tanto gentile e imperterrita fissa il di lei pensiero a quel rifiuto e al desiderio che cova in corpo riguardo al dolore. La manina viene messa in posizione e la richiesta desta la preoccupazione di Raoku portandolo a rispondere ancora una volta negativamente, rifiutando la sua gentile richiesta ed avanzando domande e motivazioni. <Non so cosa sia il dolore fisico.> risponde unicamente a quei quesiti. <Allora perché non testarlo?> non toglie la mano e si sporge anzi col busto piegandosi appena sopra al tavolo per poter strisciare ancor di più la manina per avvicinarla al ragazzo. <Basta un colpo ben assestato, non ti serberò rancore quindi non farti problemi.> finalmente gli occhi si scostano da lui per vagare intorno a lei e a lui osservando i libri riporti sul tavolo. <Puoi usare un libro. Te lo sto chiedendo per favore, anche se sono una tua compagna.> anche lei appare ben determinata ma pecca di logica donando a lui la mano senza nemmeno pensare che essa possa servirle per essere ninja e frequentare le lezioni, utile mezzo per comporre i sigilli e se venisse messa fuori uso potrebbe pentirsene, ma alla principessa della Luna non sembra saltare all’orecchio questo particolare, continuando ad insistere con lo sguardo affinchè il ragazzo le doni una risposta affermativa. Senza nessuna apparente ragione ora quella sembra la sua massima preoccupazione.

00:47 Raoku:
  [biblioteca] La risposta nella sua semplicità è talmente logica e al tempo stesso fuori da ogni schema di buonsenso che finisce per bloccarlo per diversi secondi, rimanendo di fatto a fissarla in silenzio mentre lei pare quasi invogliarlo ancora di più, sporgendosi sul tavolo e avvicinando ancora un poco l'arto invitandolo a colpirlo senza trattenersi. <Ma...> prova a replicare, eppure le parole gli muoiono in gola. Forse adesso per la prima volta riconosce davvero di trovarsi di fronte ad una vera unicità, una di quelle che capita di incontrare ad una persona su un milione. Harumi non ha scrupoli nel voler sperimentare qualcosa che non ha mai provato, senza pensare alle conseguenze, senza pensare a niente di ciò che potrebbe derivare da quel tipo di dolore. Probabilmente potrebbe pure fratturarle la mano, e lei sarebbe contenta di veder esaudita la sua richiesta. <Non è una questione di serbare o meno rancore, Harumi-chan> prova a spiegarle <sei una ragazza, e sei anche più piccola di me. Oltre a questo sei una studente di Konoha, esattamente come me, e usciti di qui potremmo pure essere compagni di squadra se capitasse l'occasione. Non puoi chiedermi di ferirti solo per darti la prova che avverti il dolore...> la cosa, pur ripetendola, non sembra assumere maggior senso nella propria testa. Eppure la ragazza insiste nel chiedere quel favore, addirittura gli suggerisce di utilizzare un libro come mezzo per procurarle un danno alla mano. Raoku prova in tutti i modi a trovare una scappatoia, consapevole che un rifiuto netto da parte sua rischierebbe solo di ferire Harumi. Oltre che, ovviamente, darle comunque la possibilità di sperimentarlo da sola, magari in maniera eccessiva. <Aspetta, ho un'idea> all'improvviso gli si presenta davanti la soluzione, tanto banale quanto palese, esattamente sotto ai suoi occhi <dammi il braccio, prometto che ti farò avvertire la sensazione del dolore senza farti comunque troppo male. Questo posso riuscire a farlo...> le assicura, aspettando che lei si allunghi un po' di più sul tavolo in modo da porgergli non tanto la mano, quanto l'intero arto. Qualora lei accetti questo invito e faccia quanto suggerito dal ragazzo, Raoku andrebbe ad afferrarle l'avambraccio con la mano destra, tenendolo saldamente nella propria stretta, quindi con la sinistra andrebbe a risalire sopra il gomito, cercando di trovare con i polpastrelli di pollice ed indice quel punto del tricipite dove - in fase di rilassamento - c'è maggiore presenza di carne. Una volta trovato quel punto, proverebbe lì a stringere le carni di Harumi tra le dita, andando a tirare con una discreta forza e a attorcigliare la pelle: un pizzicotto anche abbastanza intenso, quindi, ma di certo non in grado di procurarle una ferita permanente. <Allora, hai sentito niente?> le chiederebbe, rimanendo comunque - come per tutto il procedimento - ben attento a fissarle il volto in attesa di una qualche reazione da parte della giovanissima Hyuga.

01:02 Harumi:
 Lui prova a trovare una scappatoia alla richiesta della bambina ma non pare avere molta fortuna soprattutto perché lei è la prima a non lasciarsi convincere, continuando in quel suo imperterrito fissare nonostante il ragazzo provi a spiegarle che non c’è un briciolo di buon senso in quello che la bambina ha chiesto. Lui non l’allontana dalla sua richiesta ma la spinge a riflettere sulle conseguenze di tale gesto facendo prevalere una certa intelligenza alla fin fine. <La mano non va bene.> mormora delicata ed elegante senza però levare la mano dalla sua posizione ma iniziando invece a pensare quale altra parte del corpo potrebbe tornare utile allo scopo, in modo da poter comunque continuare con le lezioni Accademiche. <Capisco la morale che ti impedisce di aiutarmi in questo, davvero.> a suo modo tenta di rassicurarlo cercando di farsi sentire vicina a lui, ma fallendo probabilmente nel non riuscire ad esprimerlo con il viso e gli occhi sempre fissi e bianchi. <Però…> il dire della principessa si ferma e lei tace nel sentire la soluzione proposta da Raoku, il quale decide di acconsentire alla richiesta avendo però premura di non arrecarle troppi danni e lei si fida lasciando pure che egli le afferri il braccio esile con una mano mentre con la gemella genera un pizzicotto intenso e prolungato, provocandole la torsione della pelle e il suo quasi imminente arrossamento. Durante quel procedimento però il viso della bambina non subirebbe alcun tipo di mutazione ma cosa ancor più importante per lei è ciò che non ha provato dentro di lei, nessun tipo di dolore o sensazione fisica che avrebbe potuto farle ritrarre il braccio o gemere dal dolore. <Niente.> pronunciata la sentenza il braccio verrebbe ritirato e lei si sistemerebbe al meglio sulla sedia riprendendo la propria conformazione e tornando sui libri come se nulla di tutto quello fosse mai successo. <Mi dispiace averti chiesto questo per poi non ottenere alcun risultato.> da un punto di vista però un risultato si è ottenuto eccome: la mancanza di dolore.

01:15 Raoku:
  [biblioteca] Forse anche di fronte alla più folle delle richieste - quella di procurarsi dolore fisico solo per il puro interesse veniale di scoprire se si prova o meno tale sensazione - c'è la possibilità di ragionare con un briciolo di sale in zucca. Anche Harumi conviene infatti che ferirsi la mano è un po' troppo rischioso, soprattutto per i danni collaterale e la lunga degenza necessaria a guarire, tuttavia non recede dal suo intento di tentare quel piccolo e insano esperimento. Fortunatamente una lampadina, un colpo di genio (per così dire), si accende nel cervello di Raoku che le propone l'alternativa di un bel pizzicotto nella carne più molle del braccio. Lei pare accettare e prestarsi a quel tentativo: eppure, nonostante Raoku alla fine si lasci andare e convincere a somministrarle un pizzicotto davvero degno di questo nome, nella principessa della Luna non scatta alcuna reazione. La cosa lascia completamente interdetto il giovane Oshiba, che rimane a dir poco basito di fronte a quello sguardo impassibile che pare inglobarlo interamente, ora che è così vicino al suo volto visto l'allungarsi sul tavolo della ragazza. <...vuoi dirmi davvero che non hai sentito niente, neppure un fastidio a livello fisico?> le chiede, sinceramente stupito stavolta da quanto lui stesso ha appena appurato <voglio dire, magari non l'hai manifestato ma interiormente hai provato qualcosa?> magari potrebbe pure risultare invadente con certe domande, ma se prima prevaleva la preoccupazione all'idea di farle del male, adesso è la completa sorpresa che, in realtà, è proprio come diceva lei: non è solo apatia, è qualcosa di più profondo evidentemente che affligge la ragazza, qualcosa che Raoku - vuoi per ignoranza, vuoi perché non se l'aspettava - non riesce a comprendere. <No, ma figurati...mi dispiace solo per il segno rosso che ti ho lasciato...> mormora indicandole il punto nel braccio dove, sulla pelle diafana, spicca evidente un piccolo ma scuro livido dovuto alla sua stretta. Il tutto mentre lei addirittura si scusa con lui per aver insistito con quella richiesta. Ancora un po' stordito da quella svolta inaspettata, torna a fissarla, incuriosito <Sei preoccupata per il fatto che non hai provato niente? Potresti farti male in maniera seria e nemmeno accorgertene, non è una cosa da sottovalutare. Devi stare particolarmente attenta, Harumi-chan...>.

01:27 Harumi:
 Scuote la testa donando risposta alla domanda che le viene posta correttamente dal ragazzo, e lei scioglie l’intreccio delle gambe tornando a sgambettare in maniera più insistente. Le mani si muovono a raccogliere i propri quaderni e a chiuderli mettendoli da un lato del tavolo insieme alla penna che viene riposta sopra ad essi, invece i libri vengono chiusi e riposti in altre pile dall’altro lato del tavolo. <Non ho provato nulla se non un senso di confusione e forse preoccupazione per questa mancanza.> ammette sincera donando parole sicure al ragazzo che pare invece esternare la di lui preoccupazione insieme alla curiosità e allo stupore che probabilmente anche la principessa stessa cova dentro di sé. Il braccio offeso viene rigirato in modo da mettere sotto inquisizione il segno rosso che le è stato lasciato così da osservarlo con cura attendendo anche una reazione al dolore ritardata, nulla avverrebbe. Le ultime parole di avvertimento possiedono in loro una ragione assai ferrea che portano la piccola a rivolgere ancora lo sguardo perlato verso di lui e soffermarsi su quanto appena sentito, cercando di immaginare eventuali implicazioni che questo potrebbe portare nella sua vita. <Nessun dolore mi porterebbe a resistere di più ed è positivo. Ma mi porta a non comprendere quando una ferita è grave e questo è negativo.> riesce a comprenderlo dopo averci riflettuto a lungo. <Come potrei capire quando una ferita è grave allora? Tu sai perché non ho sentito niente?> pone quelle ultime domande per poi successivamente rinchiudersi nel suo silenzio ed attendere composta delle risposte.

01:38 Raoku:
  [biblioteca] Ciò cui ha assistito ha a dir poco dell'incredibile: Raoku lo sa, e anche un Deshi come lui capisce che c'è qualcosa di profondamente sbagliato o meglio, qualcosa di rotto in Harumi. Una completa analgesia come quella provata dalla ragazzina è qualcosa che va al di là però delle sue conoscenze: non è un ninja midico, non ne sa niente di recettori del dolore danneggiati ed eventuali problemi cerebrali legati a questo. Sembra essere finalmente davvero conscio soltanto del fatto che quella bambina che ha davanti a sé è un piccolo prodigio della natura, sempre che di natura si possa parlare dato che pure Harumi stessa ignora le proprie origini. La ascolta trarre le proprie conclusioni, che poi sono le stesse per le quali la avvertiva di mantenere altissima la soglia di attenzione: ferirsi anche in maniera grave e non avvertire neppure un minimo fastidio può anche portare ad una morte atroce, specialmente individui come loro che hanno imboccato la via per diventare ninja, dunque una vita esposta a particolari e non pochi pericoli oltre che ad occasioni innumerevoli per farsi male a livello fisico e non solo. <Francamente, Harumi-chan, non saprei davvero come aiutarti nello specifico...non mi è mai capitato di conoscere qualcuno con una capacità...> si ferma un istante, accorgendosi che capacità non è proprio il termine giusto <...con una caratteristica simile. Come hai detto, potresti anche subire una ferita molto grave e non ti accorgeresti di niente: il dolore serve a chiunque anche per attivare il proprio istinto di sopravvivenza, a questo punto mi viene da chiedermi se, non sapendo cosa sia il dolore fisico, tu possa comprendere il pericolo stesso di farsi del male> dal tono sembra che Raoku un po' ne dubiti, anche alla luce del fatto che la giovanissima Hyuga ha insistito tanto affinché lui quantomeno tentasse di recarle un danno fisico. <L'unica cosa che posso dirti è che, quando vedi sgorgare il sangue, devi prestare sicuramente tanta attenzione e farti vedere il prima possibile da un ninja medico in modo da fermare l'eventuale emorragia. Di solito le ferite con tanto sangue sono le più gravi e facili da riconoscere> prova ad essere in qualche modo d'aiuto, pur consapevole della propria ignoranza in materia di cure mediche. <Perché non provi a farti visitare in maniera approfondita da un ninja medico della Foglia?> le chiede dunque, proseguendo nel suo ragionamento logico <magari analizzandoti con gli studenti che hanno loro potrebbero capire l'origine di tutto quello che ti sta accadendo, non solo il fatto che non senti dolore> prova a ipotizzare, e solo adesso - perché tornano a posarvisi i suoi occhi verdi - gli torna in mente la cicatrice sullo sterno della bambina <quella cicatrice che hai sul petto, ad esempio: ti ricordi chi o cosa te l'ha provocata e perché, Harumi-chan?> le chiede, indicandogliela a distanza con l'indice della mano destra.

01:52 Harumi:
 Tutto quello non fa altro che aumentare il pensiero forse errato nella sua mente che davvero lei è qualcuno di diverso e da giustamente idolatrare come faceva quella voce sentita nella sua testa, nei suoi ricordi. Era già normale per una bambina sentirsi speciale ma ora si sta andando troppo oltre e la giovane età della principessa e la sua mancata esperienza di vita non la portano a pensare in maniera troppo logica. <Comprendere il pericolo stesso.> riprende le sue parole alla fine di quel lungo discorso cercando di analizzare le sue concezioni di pericolo, di cosa sua pericoloso e di come potrebbe realmente rendersi conto di quando preoccuparsi. <So che il sangue non è cosa positiva e che le ferite in generale non lo sono, quindi sarebbero da evitare armi, ferite, colpi alla mia persona. Persino cadere potrebbe arrecarmi danno senza che io lo sappia, quindi dovrei prestare attenzione a non inciampare e a cadere in modo adeguato.> solo un allenamento mirato potrebbe darle i giusti strumenti per aver cura della sua persona, tuttavia alle sue successive parole la piccola si alza dalla sedia andando a prendere i suoi quaderni e la penna, pronta all’effettivo ad andarsene dal loco. <Non credo mi farò visitare.> un breve ristoro da quel tanto parlare prima di riprendere e cercare di dar voce a quelle emozioni che non riesce ancora ad esprimere. <Ho paura di quello che potrebbero trovare in me. Ho paura che mi impediscano di percorrere questa strada. Quindi ti pregherei di non dire di questo a nessuno, per favore.> anche se atona in un certo senso appare elegante anche in quel piccolo gesto che la vede compiere un piccolo inchino col busto. La manina involontariamente va a toccare delicata la cicatrice al centro del petto accompagnando un cenno negativo quel gesto. <Non ricordo nulla a proposito di questa. Ora… preferirei andare, scusami.> una decisione forse dettata dalla paura delle conseguenze che quella sua insensibilità potrebbe portare in quel mondo di ninja, quindi si assicurerebbe almeno che Raoku le prometta di non dire nulla a nessuno, e poi dopo un altro inchino come saluto se ne va dalla biblioteca con passo sicuro e lento, diretta verso casa da Kaori. [fine]

02:03 Raoku:
  [biblioteca] La ragazzina, nonostante l'apatia esteriore, sembra sinceramente preoccupata dalle conseguenze che potrebbero derivare da questa sua pericolosa quanto mai unica peculiarità di non avvertire il dolore fisico. Un cenno di diniego fa seguito alla proposta di Raoku di farsi visitare da ninja esperti i materia, così come al tentativo del diciassettenne di sapere qualcosa in più su quella misteriosa quanto evidente cicatrice che la bambina ha sul petto. Le parole di Harumi, atone eppure così cariche di apprensione - o almeno è questo che l'Oshiba sembra leggervi - arrivano a toccarlo comunque nel profondo, tanto da spingerlo ad annuire dopo essere rimasto per diversi secondi a fissare quel volto d'angelo ma dalla glaciale impassibilità. <Capisco, Harumi-chan. Anche se fossi in te forse farei comunque in modo di farmi visitare da chi potrebbe davvero darmi delle risposte, puoi fidarti: non ne parlerò con nessuno> le assicura, senza abbassare lo sguardo da quegli occhi cerulei che lo fissano in attesa proprio di quella conferma <se il tuo obiettivo è diventare una kunoichi di Konoha ad ogni costo, per me è già come se tu fossi una mia compagna. Pertanto> e qui le regalerebbe un nuovo sorriso, convinto e rassicurante (almeno nelle intenzioni del ragazzo <conta pure su di me: per quanto mi è possibile, se vorrai, ti aiuterò a riuscirci> suona davvero convinto di ciò, le iridi verdi ferme e sicure mentre porta il pollice della mano destra a puntare direttamente il proprio petto, come a voler rimarcare quanto espresso a parole. Nel vederla pronta ad andare via, si alzerebbe a sua volta dalla sedia e chinerebbe il capo di rimando in segno di saluto <È stato un piacere conoscerti, Harumi-chan. Spero di rivederti presto, magari potrò esserti maggiormente d'aiuto> le propone, guardandola poi andar via dalla biblioteca. Dal canto suo, rimarrebbe per alcuni minuti pensieroso a fissare la copertina del libro inizialmente preso dagli scaffali e oggi nemmeno aperto, quindi si allontanerebbe dal tavolo per le letture con l'intento di rimettere al proprio posto il volume prima di lasciare a sua volta l'edificio dell'Accademia. [END].

Harumi e Raoku si incrociano per la prima volta in biblioteca. Dopo un iniziale imbarazzo, l'Oshiba rimane incuriosito dall'atteggiamento della giovane Hyuga ed entrambi si conoscono meglio entrando in confidenza. Al punto che ad un tratto lei gli propone di fare un esperimento che mette in non poca difficoltà lo stesso Raoku. Il ragazzo alla fine promette di mantenere il segreto riguardo a quanto scoperto su Harumi.