Tsukihime

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09:39 Kaori:
 Sua madre è uscita e Kouki è dovuta partire per andare a Kusa a svolgere i suoi doveri di kunoichi dell'erba. Kaori è sola a casa con la piccola Harumi ancora addormentata, almeno per quel che ne sa lei. Questa mattina non ha impegni urgenti e ha deciso di passarla con la bambina per cercare di scoprire qualcosa di più su di lei e aiutarla ad ambientarsi meglio al Villaggio. Perciò eccola impegnata ai fornelli per preparare una buona colazione. La tavola è stata apparecchiata con una tovaglia bianca ricamata a mano ed un vaso con le rose bianche che Azrael le ha regalato pochi giorni prima. Due posti sono stati preparati per mangiare, con tovaglioli puliti, piatti splendenti e posate dai manici di plastica colorata. La Hyuga ha i lunghi capelli viola sistemati in una sorta di disordinata crocchia tenuta su da un mollettone per i capelli messo alla bell'e meglio che le dona un'aria casalinga e familiare. Indosso porta una semplice camicia bianca decisamente troppo grande per lei considerando che per lunghezza le arriva alle cosce e che le maniche sono state opportunamente ripiegate più e più volte per arrivarle ai gomiti. Pochi bottoni centrali sono stati chiusi così da darle un'aria meno sciatta ma sotto la camicia è facile intuire come ella indossi semplicemente dell'intimo nero piuttosto semplice. Il seno è in gran parte coperto dal tessuto bianco, mentre i fianchi e la parte superiore delle cosce sono opportunamente nascosti dietro la parte abbottonata della camicia. Scalza canticchia dinnanzi ai fornelli mentre prepara l'impasto per dei soffici muffin. La teglia di silicone con le forme per i pirottini è già stata preparata e a momenti avrebbe dovuto semplicemente versare la miscela cremosa dentro i contenitori di carta e attendere che il forno facesse la magia.

09:48 Harumi:
 Rincorrere i propri sogni non deve essere qualcosa di anormale o difficile o sbagliato, ma solo un misero desiderio per poter cambiare e migliorare la vita che ti appartiene. E’ facile come respirare o battere le ciglia, un movimento di dita e una danza che ti accompagna lungo la linea della vita, quella stessa danza alla quale la bambina sperduta auspica di partecipare, inseguendo il momento esatto per poter essere accompagnata dalla scia di colori che tinteggiano quel mondo intorno a lei. Come quando è arrivata all’ingresso del villaggio anche oggi permane immobile come una statua nel mezzo della camera della casa nella quale è stata accolta. Fissa l’ambiente dinnanzi a lei con i suoi occhi bianchi e perlati, con qualche sfumatura violacea tendente al lilla. Occhi vuoti e privi di ogni volontà padroni di un’espressione che mai riuscirà ora ad esprimere emozioni, incapace di dimostrarle ma non di provarle. In stasi nel suo vestitino bianco e sciatto, dipinto da una nota di colore rosso solo grazie al fiocco piccolo e blando che si trova cucito al petto. Le braccia lungo i fianchi sono immobili se non per le mani che ogni tanto mostrano dei movimenti flebili delle dita mentre cerca di inseguire qualche colore che le passa vicino, che sfiora quel bozzolo grigio nel quale si trova. Quello che vedono gli occhi è la porta di uscita della camera e la sta studiando con troppa attenzione e più del dovuto. Fare un passo e farne un altro è difficile per lei e istintivamente la mano destra s’alza per andare a posarsi sul petto accarezzando la lunga cicatrice che le attraversa lo sterno verticalmente. Ascolta il proprio battito cardiaco, lento e ritmico, tranquillo e piacevole, le ricorda il bip bip tanto amico e il ronzio basso che sente nella testa, sua ombra. Si muove a piedi nudi ed oltrepassa la porta e ancora si ferma per il corridoio, un po’ per volta e lentamente forse riuscirà ad arrivare verso una meta non ben precisata di quella casa. Il crine albino si muove appena ad ogni suo passo, ancora scomposto e mal pettinato decide di compiere altri passi per quella casa.

10:11 Azrael:
 Un nuovo risveglio ha portato il Nara ad aprire gli occhi, quella mattina, con una nuova consapevolezza dentro di sé. Ora è, ufficialmente, il padre del figlio che fu costretto ad abbandonare, ma che ora ha accolto nuovamente nelle proprie braccia. Ha risolto con lui tutti i problemi che si portava dietro da tutta la vita, il difetto all’occhio, il blocco psicologico che gli impediva di parlare e la rivelazione di quel segreto che identifica Azrael come suo genitore. Per questo il Dainin si è alzato di buon grado dal letto, spendendo meno tempo del solito per prepararsi, il che ha limitato il suo consueto sostare in bagno a circa un’oretta e mezza, ed è uscito per andare a comprare una colazione particolare e piena di dolcetti per i suoi bambini e sua madre. Una famigliola felice, ecco cosa ha trovato a tavola, una volta tornato e consegnato il pacchetto. Non ha, tuttavia, mangiato con loro, preferendo una nuova meta per la propria colazione. Ha molte cose da raccontare e da festeggiare con Kaori, che non verrebbe avvisata – e quando mai l’ha fatto – del proprio arrivo. Tra le mani stringe una busta di carta dentro cui sono sistemati abbastanza dorayaki per sfamare un reggimento intero ed una bottiglia di saké. Un po’ atipico per un orario così mattutino, ma per festeggiare un buon vino è d’obbligo. Tenendo la busta nella mano destra, porterebbe la mancina al petto a formare il mezzo sigillo della capra, figurando nella propria mente i contorni di quel sigillo che la Hyuga reca sulla propria nuca. Il chakra viaggerebbe impetuoso in tutto il keirakukei, andando a fluire poi fuori dagli tsubo, per ricoprire uniformemente il proprio corpo e gli oggetti che porta con sé. Lo modellerebbe in maniera tale che nemmeno una singola ansa del proprio vestiario o del proprio organismo nonvenga irradiata da quell’energia e, fatto questo, aprirebbe il legame che ha stabilito con l’Hiraishin marchiato sulla pelle di Kaori. Un battito di ciglia e nulla più, questo basterebbe per portarlo alle di lei spalle, nella sua cucina. Non s’avvede della presenza di altri in quella casa, avendo come unico punto d’interesse la schiena della Hyuga posta di fronte a sé. Indosso porta una camicia di un viola scuro che ricorda vagamente il colore del crine della donna che ama, i cui bottoni sono allacciati fino al collo, ben aderente su busto, addome e braccia. Le gambe sono fasciate in un paio di pantaloni neri che cadono morbidi fino alle caviglie, ove parte l’allaccio delle calzature dal taglio classico, in pelle scura. Il crine corvino e spettinato secondo un ordine che ha richiesto una concentrazione ed un tempo a dir poco infiniti, come ogni mattina, gli incornicia il volto diafano, dai tratti marcati, ma delicati al tempo stesso. Le iridi d’onice brillano al solo incrociare la di lei figura e nel notare in che modo questa è abbigliata. Una camicia, appartenuta proprio al Dainin che ora – a quanto pare – ne ha perso la proprietà, le ricopre il corpo, i capelli scuri raccolti in quel raffazzonato chignon ed i piedi nudi le danno un’aria casalinga, ma al contempo di una bellezza naturale e per nulla artefatta che lo cattura immediatamente, portandolo ad esibirsi in uno dei suoi soliti sorrisi a mezza bocca, affilato e malizioso. < Ehi, buongiorno. > Mormorerebbe dietro di lei, sporgendosi in avanti per avvolgerle i fianchi col braccio sinistro ed allungando il destro a posare la busta ricolma di cibo e saké sul ripiano della cucina, prima di ritrarlo e portarlo assieme al gemello ad avvolgerle i fianchi, aderendo col petto alla sua schiena. Le labbra sosterebbero a qualche millimetro dalla pelle di Kaori, di poco lontano dal sui orecchio < Sono estremamente contento, ho portato del saké e avrei un po’ di cose da festeggiare. Andiamo di sopra prima che tua madre o Kouki mi sentano? > Le domanderebbe, lascivo ed allusivo quanto basta per lasciarle intendere cosa vorrebbe fare e quanto sia pieno di una felicità che solitamente stona col proprio essere buio e tenebroso come la notte. [ Dislocazione Istantanea | Chakra ON ]

10:31 Kaori:
 Il chakra è disattivo e per questo non arriva nitido al suo orecchio il suono dei piccoli passi di Harumi fuori dalla sua stanza al piano superiore. Finendo di mescolare gli ultimi ingredienti con la frusta da cucina e avendo ottenuto una miscela liquida e priva di grumi, Kaori avvicina la teglia con i pirottini di carta già sistemati nelle piccole nicchie e versa il contenuto della ciotola in ognuno di questi tramite l'ausilio di un cucchiaio. L'odore dell'impasto dei muffin dovrebbe riempire la cucina e arrivare rado anche dalla bambina, mescolato al profumo delle scaglie di cioccolata appena estratte dalla confezione per venire messi in ogni pirottino ricolmo di impasto freddo. Una manciata di piccole gocce di cioccolato duro a venir lasciata cadere in ogni muffin terminando dunque la preparazione degli stessi. Kaori smette di canticchiare a mezza voce e ruota il capo verso l'ingresso ad arco della cucina osservando il soggiorno deserto al di là della camera. < Haaaaruuumi. Alzati piccola, la colazione fra poco sarà pronta! > chiama ad alta voce, con dolcezza, sperando di venire udita dalla bambina, tornando quindi, di buon umore, a voltarsi per aprire il forno. Abbassa lo sportello lasciando fuoriuscire una ventata di aria calda e quindi si rialza per afferrare i bordi della teglia in silicone. Ed ecco che proprio allora, con le dita strette attorno le apposite maniglie, Azrael compare. Sente il calore del suo corpo premersi sulla sua schiena, le sue braccia cingerle i fianchi dopo aver depositato una busta sul ripiano della cucina, la vicinanza del suo viso al proprio mentre la saluta con quella voce bassa e roca che tanto ama. Sobbalza appena, sorpresa come sempre da quell'arrivo improvviso e sorride felice abbandonandosi alla stretta del Nara, porgendogli la guancia alla ricerca di un bacio da parte sua. < Buongiorno amore > saluterebbe anche lei allegramente, ridacchiando, andando solo allora a ruotare il capo per salutarlo come si conviene -questa volta, cercando le sue labbra per lasciarci un piccolo e breve bacio. < Siamo di buon umore, mh? > lo pungola lei con tono divertito, sinceramente felice, ben sapendo che l'altro debba sentirsi al settimo cielo dopo la breve conversazione telepatica del giorno precedente. La sua proposta è allettante e porta Kaori a schiudere le labbra tentennando per un istante. < Mhhh. Sarebbe davvero un bel modo di dirci buongiorno ma.. > sollevando la teglia dalla cucina andrebbe a cercare di muoversi così da invitare Azrael a lasciarle modo di chinarsi a sistemare il vassoio all'interno del forno che quindi verrebbe poi richiuso. < Non siamo soli in casa. Ricordi la bambina di cui ti avevo parlato? La piccola Hyuga dispersa? > dice lei tentando ora di ruotare il corpo nella stretta di Azrael così da ritrovarsi petto contro petto, iridi bianche in iridi nere. < --è.. qui. > sorride quasi con fare colpevole. Le loro vite sono decisamente piene di bambini. Troppi bambini. La cosa sta iniziando a sfuggire loro di mano. Si aspetta quasi che da un momento all'altro Azrael fugga lontano prima di venirne travolto. < Dovrebbe arrivare a momenti, in effetti. > riflette Kaori ridacchiando, guardandolo negli occhi con amore e trasporto, le braccia ad alzarsi nel tentativo di andare a circondargli il collo ed intrecciarsi dietro la sua nuca.

10:38 Harumi:
 Giunge alla soglia della cucina dopo un lento vagare senza meta per quella casa ignorando chi possa essere presente in quel preciso istante oltre a Kaori, della quale sente la voce che la chiama, accompagnata da un buon profumo di muffin. Elegante nei suoi movimenti nonostante possa apparire come uno spettro senza vita e senza legami, che si aggira per il mondo alla ricerca della pace. I piedi arrestano il loro lento passo all’ingresso della stanza appena citata e permane nella sua immobilità a fissare un uomo che abbraccia da dietro Kaori. Una scena normale e senza dubbio tenera che ha modo di lasciar intuire alla bambina che vi sia una stretta intimità fra i due. Uomo e donna che stringono un legame affettivo, sono gli elementi principali per formare una nuova vita e dare continuità alla specie umana. Il colore nero e rosso di lui danza perfettamente avvinghiato ai colori di lei, più chiari che vanno dal bianco, al viola e al verde. Alla bambina sperduta piace come quei colori si combinino alla perfezione, equilibrandosi fra loro e formando una danza che tradisce intesa. Come la più piccola delle stalker la bambina li osserva in silenzio mentre parlano fra loro e la donna si muove nella cucina per tentare di sistemare le sue cose, per poi voltarsi verso l’uomo e rimanere petto contro petto con lui. Letteralmente la bambina sperduta è qui ora, sulla soglia della cucina a fissare inespressiva i due adulti scambiarsi effusioni e frasi dolci. Una persona rispettosa si sarebbe voltata e se ne sarebbe andata da un’altra parte per lasciare loro l’intimità oppure avrebbe causato del rumore per far rendere nota la sua presenza, invece la bambina albina rimane in silenzio con le iridi bianche fisse sui due. Inquietante gesto che fa molto spesso, soprattutto se si sveglia la notte e si prende la libertà di andare ad osservare la donna dormire.

10:55 Azrael:
 Tenerla stretta fra le braccia lo… scalda. Sì, ha notato che Kaori è intenta a cucinare. Sì, ha notato che c’è un forno aperto che attende solo quella teglia ricolma di impasto. Ha notato tutto questo, ma nulla ha importanza se non la sua volontà di cercare un minimo di intimità con la ragazza. Intimità che non manca di certo, ma he ogni tanto sarebbe comodo trovare in un letto invece, per dire, nell’ufficio di un Consigliee in Magione. < La donna più bella del mondo ha sorprendentemente deciso di condividere con me la sua vita, ho trovato un allievo promettente, mio figlio parla, vede e, soprattutto, sa di essere mio figlio. > Enuncia, con la voce carica di sincero orgoglio, serenità ed una punta di euforia. < Non sono contento, sono entusiasta! > Esclama, infine, allentando la presa delle mani sui di lei fianchi quel tanto che basta per lasciarla muovere, osservandola nei movimenti finché no se la ritrova nuovamente ferma, occhi negli occhi. Tuttavia le sue parole esprimono l’intenzione di non andare in camera, a causa della presenza di qualcun altro in casa. < Beh, non che la cosa ci abbia mai creato problem-- > S’arresta, quando Kaori termina il proprio dire, annunciando la presenza di un’altra bambina in casa. Una bambina di cui gli aveva parlato, certo, ma che non aveva idea fosse stabilmente in casa sua. < … davvero? > Domanderebbe piuttosto incredulo, sollevando entrambe le sopracciglia ed aggrottando la fronte in un moto di rassegnazione che lo porta ad alzare gli occhi neri al soffitto. < C’era un tempo in cui non volevo avere figli! > Il tono è palesemente divertito in quel dire, non è – naturalmente – arrabbiato per quella piccola, ennesima intromissione nelle loro vite. In fondo ha avuto un’infarinatura della storia della bambina e non sarebbe riuscito a dormire la notte, se non avesse avuto la certezza che si trovava in un posto sicuro, con persone che la tenessero altrettanto al riparo. L’udito fino e sollecitato dal chakra del Dainin avvertirebbero lo scricchiolio del pavimento sotto il peso, seppur esiguo, della bimba, pur estremamente silenziosa per essere così piccola. Tuttavia ai sensi di un Dainin nemmeno un respiro passa inascoltato, lo stesso battere delle palpebre o del cuore, se vi si pone attenzione, può essere colto con un discreto tempismo. È a quel punto che il Nara ritrarrebbe le braccia, andando a sussurrare alla volta di Kaori uno scherzoso e per nulla sincero < Devo dire che un po’ ti odio. > Scuoterebbe il capo, snudando i denti in un candido sorriso che coinvolge persino gli occhi scuri, prima di andare a voltarsi e notarla. Ferma ed immobile lì, intenta a fissarli. Non sembra avere un’aria del tutto normale, ma è più che comprensibile per quanto riguarda una bambina che ha vissuto un quantitativo di traumi ingiusto persino per un adulto. < Buongiorno piccolina. Vieni a sederti? C’è da mangiare. > Direbbe in sua direzione, scostandosi di qualche passo dal corpo di Kaori, affiancandola con le spalle rivolte al piano cottura, in attesa di poter studiare l’atteggiamento di Harumi da gesti ed espressioni. [ Chakra ON ]

11:11 Kaori:
 Non può fare a meno di ridacchiare nel sentire la voce di Azrael carezzarle l'udito. Le sue parole la riempiono di inesprimibile gioia, sinceramente felice di sapere che, finalmente, nella vita del Dainin par essere arrivata un po' di reale pace. Tutto sembra star andando per il meglio in qualche modo e considerando la quantità infinita di traumi ed ingiustizie che ha vissuto per tutta la vita, è anche ora. Kaori va a snudare i denti in un sorriso ricolmo di gioia ed affetto all'udire dell'entusiasmo del Nara e, riposta in forno la teglia, si volta verso di lui per circondargli la nuca con le braccia. < Ed io sono davvero felice per te. > dice la Hyuga tentando di rubargli rapidamente un bacio. < Così Sanjuro è diventato il tuo allievo eh? > domanda Kaori con tono di chi la sa lunga, ridacchiando a fior di labbra. < Ero sicura che ti sarebbe piaciuto. Se non fosse stato un Nara mi sarebbe piaciuto seguirlo personalmente, ma immagino che in queste circostanze tu possa essere un sensei migliore per lui. > Non che se fosse stato un Akimichi non lo sarebbe stato, dopotutto è un Dainin, ma, insomma... < E poi voglio sapere tutto su come Ken ha scoperto la verità. E su come ha parlato. > dice poi impaziente, curiosa, con gli occhi che scintillano di viva felicità nel sapere quanto Azrael profondamente tenesse a che suo figlio finalmente sapesse la verità sulle sue origini. A quel punto tocca a Kaori però dare la novità al Nara il quale capisce che purtroppo non è il momento adatto ai festeggiamenti. Tuttavia il suo buonumore è incrollabile quest'oggi e la notizia non fa altro che farlo sorridere e ridacchiare portandolo a scherzare allegramente con la ragazza. < C'era un tempo in cui probabilmente non mi avresti richiamato dopo avermi buttato giù dalla Cascata dell'epilogo. Eppure... > scherza a sua volta la Hyuga per niente acida o tagliente in quel suo dire, ma sinceramente e semplicemente divertita da quel momento di leggerezza. < E poi non l'ho mica adottata. La ospito solo. Tipo te con Kaime, ecco. > chiarisce facendo spallucce notando solo allora la presenza della piccola Harumi nella cucina. Azrael, nel sentirla, ha portato verso lei lo sguardo catturando l'attenzione di Kaori. La Hyuga vede il Nara scostarsi e quindi nota la piccola ferma sulla soglia della cucina in completo silenzio. < Non è vero, mi ami. > sussurra in risposta al Nara cercando di rifilargli un rapido bacio sulla guancia, sorridendo contro la sua pelle. A quel punto si china sui talloni per sorridere con candore alla bambina, poggiando gli avambracci sulle cosce e tenendo lo sguardo fisso sul visino della piccola. < Buongiorno Harumi. Come stai? Hai dormito bene stanotte? > le chiede premurosa sentendo poi anche il saluto di Azrael, sempre gentile e bendisposto verso i più piccoli e indifesi. Kaori è contenta di avere il suo appoggio in quella situazione e va rialzandosi per portare una mano sul petto del Dainin. < Lui si chiama Azrael. E' un ninja come me, solo molto più forte > lo presenta Kaori con fare cortese e lento. < E' spesso in casa con me quindi se lo trovi in giro non preoccuparti, è normale. > la avverte così da prepararla al futuro. < Vuoi dirgli come ti chiami? > la invita, allora, sperando che la piccola si senta a suo agio anche in sua compagnia.

11:19 Harumi:
 Non conosce Konoha e non ha idea delle persone di spicco che vi vivono, non collegando quindi quell’uomo a nessun nome da lei conosciuto. Non ha memoria di cos’era prima del grande portone di Konoha e non ci aveva mai messo piede, questo fa di lei non una semplice smemorata, ma una bambina che vede per la prima volta quel mondo. Non riesce a captare ogni parola che i due adulti si scambiano, ma questo non le impedisce di fissarli con sguardo vitreo ed abbandonato soprattutto quando entrambi si voltano verso di lei e per primo è l’uomo ad invitarla a sedersi per mangiare. Qualsiasi cosa voglia studiare dalle sue espressioni non troverà altro che nulla cosmico, nessuna espressione viene donata a loro e solamente sposta gli occhi perlati ad osservare la tavola preparata in cui ci sono due posti. Semplici connessioni tra neuroni le fanno intendere che qualcuno non mangerà stamattina, e non sarà lei dato che è stata invitata a farlo. Il dono della parola ora spetta a Kaori e ne ascolta il buongiorno e le semplici domande alle quali va a rispondere con un cenno di assenso del capo. L’uomo viene presentato e come ultima cosa le viene chiesto di presentarsi, nonostante ormai l’uomo conosca il nome della bambina. Gli occhi si spostano da una figura adulta all’altra, senza proferir parola e sentendosi riscaldata dalla voce di Kaori e da quel suo modo dolce di porsi. Una serenità che non viene però mostrata, ma anziché rispondere nell’immediato torna a guardare la tavola apparecchiata per due, ma alla quale lei è stata invitata. Forte di questa convinzione muove il proprio piccolo corpo verso il tavolo con movimenti eleganti e lenti, andando a scegliere uno dei due posti apparecchiati senza seguire una determinata preferenza. Non parla molto e non per scelta, a meno che non si senta proprio a suo agio e allora potrebbe iniziare a donare qualche piccola parola, ma questo non è ancora il momento. Posa il sedere sulla sedia in maniera composta cercando poi di avvicinarsi al tavolo trascinando la sedia con piccoli saltelli faticosi; giunta a conclusione delle sue intenzioni va ad appoggiare le braccia sul tavolo e mantiene lo sguardo dritto davanti a sé, retta con la schiena con fare importante. Lunghi attimi di silenzio prima che finalmente l’albina faccia onore della propria voce, elaborando in ritardo quanto chiesto da Kaori. <Sono Harumi, la principessa della luna.> ormai ha deciso chi vuole essere e non c’è presunzione in lei, non c’è nulla in realtà in quel tono di voce piatto ed infantile. Pronunciate determinate parole attende che il mondo vada avanti ora, che voglia accoglierla oppure no.

11:42 Azrael:
 Le doande di Kaori gli arrivano prontamente all’orecchio, ma il tempo per parlare non è particolarmente adatto per considerazioni troppo lunghe e dettagliate, benché ci sia molto da dire, sia sul suo nuovo allievo, sia su Ken. < Sì, gli ho chiesto di essere il mio pupillo e… l’ho gettato giù dal Monte dei Volti. > Sorriderebbe sornione a quella sua stessa affermazione, ricordando il momento in cui ha quasi ucciso un deshi, salvandolo poco dopo, per fortuna. < E sì, ti racconterò tutto di Ken appena avremo modo, adesso abbiamo un’altra bambina di cui occuparci. > Chiosa brevemente, sottolineando come Harumi sarà un affare di cui dovranno occuparsi entrambi, non la sola Kaori. Una dichiarazione d’appoggio non richiesto, ma che – ne è assolutamente certo – le farà piacere. Si sposta poi accanto alla Hyuga, ricambiando quel fugace sfiorar di labbra e, poi, sorridendo a quel casto bacio sulla propria guancia, che lo porta a socchiudere l’occhio più vicino al punto in cui le morbide rosee della sua amata si poggiano, in un’espressione tenera e rilassata. La bambina è silente, apatica. Per quanto il Nara avrebbe voluto scoprire di più su di lei tramite gesti ed espressioni, l’assenza di queste ultime è addirittura più eloquente. Si tratta, ad una prima occhiata, di una bambina che non è a Konoha da molto, data la totale assenza di riconoscimento nella figura del Dainin, oltre che evidentemente traumatizzata da un qualcosa di ancora nascosto che la porta ad essere così silente, quasi evanescente nel modo di muoversi e di agire. È incredibilmente interessante ed attrae l’attenzione di Azrael in modo quasi magnetico. Non resta, tuttavia, a fissarla, onde evitare di causarle disagio. Scosterebbe immediatamente le iridi scure dal suo volto infantile, ma privo di accezioni emotive, per guardare in direzione della busta di carta, estraendone un singolo dorayaki, restando in piedi, lasciando posto alle due ragazze. < Piacere Harumi. Dato che Kaori mi ha già presentato non mi ripeto. Posso chiederti come mai “principessa della luna”? > Domanderebbe, per capir di più su quella piccola figura, utilizzando le poche informazioni che dà la bambina. [ Chakra ON ]

11:52 Kaori:
 Non può fare a meno di sollevare gli occhi al cielo quando sente il riassunto dell'incontro fra Azrael e Sanjuro scaturire dalle sue labbra. Porta le mani sui fianchi scuotendo leggermente il capo, l'espressione palesemente divertita in quel suo fare. < Ma allora ce l'hai per vizio di lanciare le persone giù da altezze vertiginose! > ridacchia snudando i denti bianchi, due fossette a comparire a lato delle labbra prima di riabbassare il capo e tornare ad osservarlo, annuendo quando Azrael le dice che questo non è il momento migliore e più adatto per raccontarle di Ken. Sicuramente sarà un qualcosa che vorrà raccontarle per bene e, di sicuro, lei vuole sapere tutto fin nei dettagli per poter gioire in maniera totale ed adatta del momento di felicità del suo uomo. Inoltre il modo in cui Azrael dice "occuparci" la porta a sentirsi oltremodo intenerita. Qualunque cosa lei voglia fare o senta il dovere di fare, avrà sempre l'appoggio ed il sostegno del Nara, nonché il suo aiuto. La cosa le è di gran conforto e la porta a sussurrare un semplice ma sincero: < Grazie. > A quel punto è su Harumi che va a vertere tutta la sua attenzione e sul suo visino apatico e distante, su quel suo modo di muoversi in maniera leggera ed evanescente come se non facesse realmente parte del mondo. Per un certo senso, poi, è realmente così: Harumi non è mai stata parte di una vita normale, la sua assenza di ricordi o di una vera famiglia devono portarla a sentirsi totalmente estranea a tutto ciò che ora la circonda e per questo Kaori teme che debba sentirsi piuttosto sola. Cerca di fare il possibile per starle accanto, per aiutarla, ma probabilmente ci vorrà molto tempo prima che la piccola possa effettivamente sentirsi parte di quella nuova esistenza. Harumi va a sedersi con fare lento e metodico, si posiziona al tavolo e si presenta ricorrendo ad un appellativo che Kaori non le aveva mai sentito usare prima. Principessa della luna. Un brivido le risale la colonna portandola a ricordare come gli scopi di Cappuccio Rosso fossero collegati a questa, alla sacra discendenza di Homura venuta proprio dal satellite argenteo. Cerca però di non pensarci mantenendo sul viso un sorriso cordiale e lascia che sia Azrael a parlare un po' con lei, ponendole per altro esattamente la domanda che lei stessa avrebbe voluto porle.

12:00 Harumi:
 La tavola apparecchiata appartiene a quel mondo dentro al quale non riesce ancora ad insinuarsi. L’animo della bambina argentata non risente di tristezza o paura, se non per quel mondo sconosciuto nel quale non riesce a muoversi, si sente invero abbastanza tranquilla e serena, aiutata dai modi di fare di Kaori e dall’altra donna Hyuga che ha incontrato la sera precedente. Le persone hanno colori caldi che danzano alla perfezione su di loro e non fanno altro che essere gentili con lei, amorevoli e dolci. Non possiede nei suoi cassetti della memoria eventi che possano disturbarla, salvo l’ultima cosa che ha sognato. Il silenzio da lei imposto non viene intaccato da nessuno, nessuna voce che osi entrare nel suo mondo sovrastando ciò che più le impone la calma e la tranquillità. Lo sguardo altrui addosso non è un problema fondamentale per lei perché non ci fa caso, lo reputa troppo lontano da lei, sicura che nessun occhio possa realmente vederla avvolta dal suo bozzolo grigio. Una giusta domanda viene posta dall’uomo di nome Azrael, ma la bambina non è certa di voler rispondere a lui e quindi le labbra non vengono schiuse. Non passano secondi, ma minuti di totale silenzio durante i quali nessuno dei presenti osa dire una sola parola. L’attesa è tale che il cervello va in elaborazione di dati e parole, profumi, suoni e colori. Alla fine decide di puntare il proprio sguardo verso Kaori, perché le dona sicurezza, e guardandola risponde alla domanda che però le ha fatto Azrael. <Ho sognato un ricordo.> principia. <Ero ancora nel mio mondo al buio, e stavo bene a galleggiare in quelle tenebre. I colori accompagnavano la mia vita insieme alla voce di mia madre, ritmica e gentile.> chiude le labbra e poi va a descrivere la voce materna: <Bip bip bip.> lenta, cadenzata intanto che si porta inconsciamente una mano al cuore, sotto la cicatrice. <Ma poi è giunta una voce maschile a idolatrarmi. Mi diceva parola di amore, ero voluta, ma mi inquietava il tono che usava.> parole lente e ben scandite. <Fra poco si può uscire. Mia diletta diceva. Attesa e ricercata. Diceva che ero la salvezza, dicevo che ero la principessa della stirpe della luna.> conclude andando ad osservare ora i muffin in forno. <Il tono mi faceva paura, volevo andarmene lontano perché aveva violato il mio mondo sovrastando la voce di mia madre. Però mi piace essere la principessa della luna.> a chi non farebbe piacere essere amato, essere ritenuto speciale e tanto atteso dopo tutto, soprattutto per un bambino. Così conclude quel racconto raffazzonato figlio di ricordi e sogni.

10:18 Azrael:
 Non s'aspettava di certo che la bambina gli avrebbe risposto su una cosa che è evidentemente intima per lei così presto. La sua era una domanda per saggiare la situazione. La piccola si mostra diffidente nei propri confronti, ma estremamente rassicurata dalla presenza di Kaori, il ché è un bene. Non insiste durante quel lungo ed interminabile silenzio da parte della piccola, andando semplicemente a dare un morso al dorayaki che stringe nella mancina. Mastica con calma, lentamente, evitando di fare qualunque tipo di movimento brusco che possa spaventarla. Quel che è interessante, però, è che la bambina non mostra affatto paura, se non nel semplice silenzio. Un'informazione estremamente preziosa che il Nara immagazzina nel proprio cervello senza pensarci due volte. E silente resta anche lui, nell'atto di ascoltare il racconto di Harumi. Distante, parla di sogni, ricordi ed altri mondi. La piccola manina passa sul petto, sfiorando un qualcosa di nascosto alla vista altrui, mentre le labbra emettono un suiono continuo. < Tic... tic... tic... > Involontariamente le labbra mimano il rumore che lo ha accompagnato per anni assieme a Kenbosho. Un suono che era suo unico amico e confidente, oltre he la sua più grande maledizione. Per Azrael era il frutto di artigli che straziavano la propria psiche, ma per la piccola sembra un suono ben diverso, molto più reale. Considerando la zona su cui ha passato le esili falangi, all'altezza del cuore, potrebbe essere un elettrocardiogramma o qualcosa del genere. Quando poi Harumi va completando il racconto di quella rimembranza gli occhi del Nara si sgranano appena, la mascella perde nervo facendogli sgranare leggemente le labbra. < Ti... venerava? > Domanda, visibimente sconvolto da quella prospettiva. Non conosce esattamente quello che è accaduto alla piccola, ma il collegamento alla Luna, al concetto di eredità che lega una persona al corpo astrale gli suona fin troppo familiare. < Cosa... cosa pensi che sia? Ti ha parlato di qualcos'altro? Una divinità o qualcosa del genere? > Istintive quelle parole gli fluiscono dalle labbra, senza considerare che, probabilmente, riceverà di nuovo soltanto silenzio. [ Chakra ON ]

10:37 Kaori:
 Azrael mangia in silenzio accanto a sé mentre la piccola Harumi siede composta al tavolo in un silenzio denso e impenetrabile. Kaori non le mette fretta, non dà segno di volerla forzare a fare qualunque cosa mentre il forno continua a cuocere la colazione che, intanto, riempie la stanza di un profumino delizioso. Alla fine la bambina le rivolge lo sguardo e risponde alla domanda posta da Azrael ricercando però nella Hyuga una ascoltatrice, forse non ancora a suo agio con il Nara. Kaori le sorride con fare gentile, incoraggiante, iniziando ad ascoltare quel suo racconto con attenzione, sentendosi per un attimo rincuorata all'idea che la bambina sia stata con sua madre un tempo. Ma questo sollievo svanisce ben presto nel rendersi conto che la 'madre' di Harumi altro non era che-- un suono. Subito la Hyuga schiude le labbra, boccheggia, avvertendo una fitta dolorosa al petto mentre realizza come quel suono descritto dalla piccola sia somigliante ai segnali acustici tipici di una stanza di terapia intensiva. Monitor e macchinari atti a controllarne le funzioni vitali, a tenerla in vita -magari sedata- per chissà quanto tempo. "No." un pensiero che la repelle, che le fa venire semplicemente voglia di abbracciare la bambina e non lasciarla andare via mai più. Harumi prosegue nel suo raccontare e più informazioni dona ai due, più Kaori si ritrova ad inorridire paralizzandosi sul posto, con le braccia a cadere molli, morte lungo i fianchi. < La stirpe della luna. > mormora lei quasi smorta, pallida, ignorando quasi le domande di Azrael che arrivano al suo orecchio lontane e distanti, una eco confusa e ovattata senza significato alla sua mente. Riesce a pensare solamente al laboratorio, alla cella, al modo in cui non osavano farle del male o toccarla per timore di rovinare il loro preziosissimo pezzo mancante per la ricreazione della discendenza Hyuga com'era all'origine dei tempi. Pura. Incontaminata. Kaori si inginocchia ai piedi della piccola, le mani andrebbero a posarsi sulle sue spalle, mentre con tono quasi disperato, va guardandola negli occhi chiedendole: < Cos'altro ricordi Harumi? Hanno parlato di ripopolare un clan? Ricordi qualche nome? > chiede con urgenza la jonin sentendo il cuore martellarle nel petto. < Homura Otsutsuki ti dice niente? > la serietà nel suo sguardo è palese, così come il panico nella sua voce, la paura nel tono nonché la rabbia a stento trattenuta verso quei folli che -ancora- popolano i suoi incubi peggiori.

10:48 Harumi:
 Conclude il suo racconto posando o sguardo sui muffin racchiusi nel forno lasciando che ancora una volta sia il silenzio a scandire il tempo mutevole che scorre veloce intorno a lei, senza lasciarle un attimo di respiro e costringendola a farsi trasportare come un mero spettro. Tic tic tic, e l’attenzione viene finalmente donata alla figura adulta del moro uomo che non le fa il verso ma produce un suono simile alla voce di sua madre anche se molto diverso invero. Il suono della voce della bambina non viene liberato nemmeno ora al sentire le domande dell’uomo perché non possiede risposte a tali quesiti, preferendo tornare a fissare i muffin nell’attesa della loro cottura. Sicuramente l’albina può essere più chiara e precisa eppur non sembra averne le intenzioni prediligendo quanto ha già spiegato ritenendo che sia abbastanza esaustivo. Non si rende conto che col suo dire ha creato in loro uno shock ancor più terribile in Kaori, quello che per lei non sono altro che ricordi senza molto senso per loro sono qualcosa di più e non la bambina non ci fa caso, perché dovrebbe. L’argomento scivola via dalla sua persona allontanandosi sempre di più e giudicato concluso dalla stessa figuretta argentata la quale concentra la sua attenzione sui muffin e sul profumo delizioso che essi liberano nell’aria. Un colore caramellato e azzurro che riempie i sensi della giovane bimba, che viene costretta però a guardare la dolce Kaori in viso quando quest’ultima le si inginocchia davanti posando le mani delicate sulle sue spalle. Solo ora concepisce ciò che sta accadendo osservando l’ansia, la serietà e il panico dal volto e dalla voce della donna, e dato che la piccola non comprende inizia a riflettere quei sentimenti dentro il proprio animo. Vorrebbe esprimerli sul proprio viso ma non riesce a dare personalità alla propria espressione anche se il muscolo cardiaco inizia a pompare sangue sempre più velocemente. <No.> non ricorda quel nome e non ricorda che si sia parlato di divinità. Si smarrisce in quegli occhi simili ai suoi ma dato che non riesce a togliersi quell’espressione vacua, opta per descrivere a voce ciò che prova. <Mi fate paura.> non combaciano quelle parole con il modo in cui appare eppure il bisogno di esprimersi ora è più vivo che mai. <La Hyuga che per anni abbiamo atteso e aspettato. La nostra promessa di rinascita.> erano i dettagli che mancavo e che si sente costretta a rivelare dato che entrambi richiedono di più.

11:03 Azrael:
 Una breve ombra percorre il volto del Nara a ricevere ancora, come risposta ai propri quesiti, quel diffidente silenzio. In un'altra occasione sarebbe più comprensivo, tenterebbe di guadagnarsi la fiducia della bambina, ma nella sua mente viaggiano fin troppi pensieri spiacevoli per mettersi a giocare al bravo papà. Rabbia e nervosismo vengono inviati alla mente della Hyuga, tramite il sigillo dell'empatia, ma la sua espressione non muta. Permane in una pallida maschera di silenzio e neutralità. Un po' come la piccola bambina dai colori argentei, non osa mutare la propria espressione in moti di qualsivoglia emozione, benché siano presenti nel suo animo. "Questa cazzo di bambina è inutile." Violenti e cinici i propri pensieri vengono esternati, non proprio volontariamente, alla mente di Kaori, in modo che non siano udibili da Harumi. "Ci sta dicendo cose che potrebbero essere ricollegate ad avvenimenti pericolosi, ma non è per niente d'aiuto." Lo sguardo segue la figura di Kaori discendere sino a mettersi in ginocchio dinanzi la bambina. Ne ascolta il dire, ne assimila le perplessità, ritrovandosi piuttosto spiazzato. Non avrebbe mai pensato al collegamento con il progetto degli Hyuga puri, quello di cui ha paura il Nara è un qualcosa di molto più personale. Un peccato che grava sul proprio spirito da anni ed anni, riportato alla luce dalla visione di Kuricha in quello specchio ed adesso dalle parole della bambina. Una piccola Harumi che, stando a quel che dice, prova paura. Una paura non propriamente espressa dal suo viso, ma perfettamente comprensibile considerando le reazioni della jonin e del dainin davanti a quelle rivelazioni. < Se sono io il problema posso andarmene, non ho nulla da fare qui. > Afferma, deciso e vivamente piccato da quella situazione, cercando di nascondere in quella rabbia i sospetti ed i dubbi che gli stanno sovvenendo riguardo il culto della Luna ed il collegamento della bambina ad esso. [ Chakra ON ]

11:18 Kaori:
 I pensieri turbolenti di Azrael arrivano alla mente di Kaori confusi, ovattati dal proprio panico ed in parte anche da quello di lui. Kaori si risveglia quando avverte il tono piccato e violento di lui nel riferirsi alla piccola e sembra quasi ritrovare lucidità in un moto di protezione verso la bambina sperduta e confusa. "Se è stata tenuta sotto macchinari per tutto questo tempo è già un miracolo che possa dirci questo" risponde mentalmente Kaori in risposta al messaggio telepatico del Nara, trattenendosi dal fare mamma chioccia in un momento così delicato e cruciale. "Cerca di non perdere la calma. Non possiamo permetterci di spaventarla più di così. E' già abbastanza confusa di suo, non ha ricordi né legami... non è colpa sua." mormora mentalmente Kaori continuando ad osservare la bambina, sentendo le sue parole, cercando di forzare un sorriso confortante quando la stessa Harumi rivela ai due di essere spaventata dal loro atteggiamento sebbene il suo volto non sembri voler mostrare alcun tipo di emozione particolare. Ripete quelle ultime parole sentite in un momento passato e la ragazza si ritrova a deglutire con la bocca secca dissimulando sul proprio viso il timore che quel discorso le fa rinascere in petto. "E' tornato. In qualche modo--" pensa nel panico, spaventata, scuotendo piano il capo dinnanzi alla piccola. "Ma io l'avevo ucciso..." < Scusaci Harumi. Non volevamo spaventarti. > dice al contempo la Hyuga tentando di risultare calma e accomodante, umettandosi nervosamente le labbra riarse. < E' che forse abbiamo una idea su cosa possa essere successo, su chi possano essere i responsabili... Pensavamo di aver risolto questa faccenda molto tempo fa. > spiega Kaori tentando di risultare conciliante e tranquilla, cercando ora di sollevare una mano per carezzarle il crine argenteo con dolcezza. < Ma tu non devi temere nulla, d'accordo? Adesso ci sono io qui. Non permetterò loro di prenderti. Capito? > le dice con tono convinto, sicuro, guardandola dritta negli occhi prima di sentire la voce di Azrael al suo fianco. La Hyuga si rialza cercando ora il suo sguardo, tentando di leggere nelle sue iridi buie le sue intenzioni, i suoi pensieri. < Non-- sei un problema. Forse Harumi è timida... > azzarda la Hyuga tornando a guardare la bambina, un sorriso nervoso a distenderle le rosee. < I maschietti ti mettono a disagio? > le chiede, allora, cercando di ritornare ad un attimo di calma, almeno per rasserenare la piccola. < Azrael è bravo, non devi preoccuparti di lui, mh? > "Dobbiamo parlare. Il prima possibile. Questa storia... Dio, pensavo di averli sterminati tutti!" si rivolge mentalmente al Nara mentre sul suo viso tenta di non far trapelare neppure un accenno di tutta la frustrazione e la paura che in questo momento sta provando al pensiero di poter essere prossima ad una nuova battaglia, un nuovo conflitto.

11:41 Harumi:
 Osserva Kaori in viso mantenendo il contatto visivo in quella che ormai sta comprendendo essere una situazione scomoda per entrambi gli adulti presenti, senza però capirne la reale ragione dato che per lei sono solo fugaci ricordi e niente altro. Non ricorda altro e quindi anche volendo non potrebbe essere di aiuto per quello che entrambi stanno cercando da lei e non sono altro che connessioni mentali semplici. <Il problema non sei tu, ma le vostre reazioni che io non comprendo. Quello che ho detto erano solo gli unici ricordi che ho al momento… e non capisco perché fanno nascere in voi tali reazioni.> afferma con tono piatto in risposta alle parole verbiate dal moro senza distogliere lo sguardo perlato da quello serio della donna. Non è in grado di esprimersi, ma sa riconoscere le emozioni e i comportamenti, non è stupida ne limitata in quel lato, quindi il fatto che l’uomo parli ed agisca come se fosse irritato lo comprende più che bene, è solo il motivo che non comprende ma è palese che la colpa sia da quanto detto dalla bambina. Conseguenti reazioni a cascate che le chiudono lo stomaco e provocano in lei emozioni discordanti che continuano a rimanere nascoste ai due e che provocano l’alzarsi della bambina albina dalla sedia sulla quale si era seduta. Un movimento lento ed elegante portato dai piedi che si puntano al pavimento e dalle gambe che si distendono verso l’alto, probabilmente sfuggendo alle mani di Kaori poggiate sulle sue spalle intanto che ne ascolta le parole. <Quale faccenda? Io non ho paura. Non so chi sono questi loro… e non ho motivo di pensare che vogliano prendermi, perché non so nulla.> la confusione sembra far agitare i suoi colori come dei vortici sballottandola contro le pareti interne del proprio bozzolo grigio. E’ doloroso ritrovarsi di fronte a così tante reazioni diverse e a una moltitudine di parole incomprensibili che sfociano in una faccenda della quale a quanto pare loro si sono occupati, ma di cui lei non sa nulla. <Non ho paura del tuo ragazzo, non mi ha fatto nulla.> è vero che si sente a disagio però, li ha visti mutare da un momento all’altro e la bambina non se n’è resa conscia rendendo quelle due figure imprevedibili ai suoi occhi. <Non riesco ad esprimere niente come fate voi. Comprendo le emozioni ma non riesco ad esprimerle… non ritengo sia una mia colpa e non chiederò scusa per questo quindi.> compie qualche passo voltando le spalle ai due e dirigendosi verso l’uscio della cucina fermandosi solo una volta raggiunto e donando a loro ancora uno sguardo. Il bozzolo grigio intorno a sé ancora una volta ispessisce le pareti non facendo altro che accentuare quel suo non sentirsi parte di quel loro mondo. <Siete liberi di pensare di me ciò che volete.> non teme il giudizio altrui per il suo modo di essere e cerca solo di comprendere il mondo nel quale si è ritrovata confusa e sperduta. Ha scatenato rabbia in qualcuno per il suo modo di essere o così ha compreso dal dire di entrambi, ma non può giustificare ogni suo gesto o parola o assenza di emozioni. <Però mi scuso per il disturbo.> un delicato ed elegante inchino viene donato andando ad afferrare con le mani i lembi inferiori della gonna del vestito tirandola leggermente intanto che il piede destro viene portato davanti al sinistro e le ginocchia piegate in quella riverenza. Torna a muovere il passo uscendo dalla cucina all’apparenza come se nulla di tutto quello l’abbia segnata minimamente, l’obiettivo è quello di raggiungere la porta di quella casa e solamente uscire.

12:10 Azrael:
 Nessuno sembra comprendere la propria preoccupazione. Sarebbe impensabile, d'altronde, capire cosa gli passa per la testa in questo momento. Non è per il progetto degli Hyuga puri, non è per il silenzio della bambina, nulla di tutto questo lo tangerebbe in questa maniera, sino al farlo diventare una lapide di fredda pietra, capace unicamente di pensare e non di agire. Azrael non è per nulla solito comportarsi in tale modo. Persino le parole di Kaori, espresse nella propria mente, lo riscuotono da quello stato di apparente torpore fisico. Lascia il dolcetto mezzo mangiato sul piano cottura, prima di concentrarsi sulla bambina che, solo ora, sembra propensa a parlare. Non si giustifica e non chiede scusa, palesa unicamente la sua impossibilità di esprimere emozioni < Figurati, non avevamo notato. > Commenta in tono acido e sarcastico, dinanzi a quella dihiarazione da parte della piccola Harumi. Si odierà per il trattamento che sta riservando ad una bamina così piccola in difficoltà, ma non riesce a pensare ad altro che alla possibilità che il suo passato ritorni, che abbia di nuovo a che fare con il culto della Luna, che sia legata a quel peso che porta dentro di sé da tutta la vita. < Se proprio vuoi sapere qualcosa, non hai che da chiedere, ma finché non ricorderai altro no puoi aiutarci e noi non possiamo aiutare te. > Chiosa, freddo ed impassibile anche dinanzi ad una situazione così delicata. Lo sguardo buio s'abbassa, evitando accuratamente di incrociare quello di Kaori, ben conscio di non riuscire a controllare quel che la giovane potrebbe leggere dai suoi profondi occhi neri. Si concentra, più che altro, sull'andar via della bambina, senza scomporsi troppo né far nulla per fermarla. Non è in grado di sostenere ancora quella glacialità dinanzi a lei, che tanto lo sta facendo innervosire non tanto con i suoi comportamenti, quanto più con la sola idea che possa essere collegata al culto di Tsukuyomi. Non ha colpe, la piccola Harumi, l'unica persona che il Nara sta colpevolizzando è se stesso. Per questo resta immobile, silente, a testa bassa mentre la bambina se ne va, lasciandoli da soli. < Se-- se non abbiamo altro da dirci direi che posso andare davvero. > Biascicherebbe a mezza voce, nella vana speranza che Kaori lo lasci davvero andae, magari non notando il subbuglio che gli si sta agitando nel petto. [ Chakra ON ]

12:20 Kaori:
 La reazione di Harumi è inaspettata e improvvisa. Kaori non voleva che la piccola si allarmasse, né che si mostrasse improvvisamente ostile nei loro riguardi quando aveva cercato così disperatamente di confortarla e prometterle sicurezza e riparo sotto la propria ala. La bambina è agitata, nervosa e improvvisamente sembra mostrare con le sue parole la rabbia e la frustrazione verso quella situazione che non è capace di esternare con lo sguardo o le espressioni del viso. La Hyuga schiude le labbra, boccheggia, fissandola con un lieve aggrottar delle sopracciglia che la porta a sbattere rapidamente le palpebre con fare confuso. < Non cerchiamo alcuna scusa da te, Harumi. Non hai-- fatto niente. > dice Kaori sinceramente confusa dalle reazioni della bambina. Azrael s'è mostrato piccato dalla situazione con quell'ultimo commento, ma non nei riguardi della piccola quanto più della situazione che queste rivelazioni potrebbe aver rievocato. Kaori, tuttavia, al di là di un leggero attimo di panico, ha cercato di essere gentile e comprensiva con lei, di mostrarle appoggio e protezione e non sa quale delle sue parole possa averla portata a pensare di dovere delle scuse a qualcuno per il suo modo di essere o di esprimersi. Tuttavia il dire che il Nara adesso le rivolge, porta Kaori a voltarsi per fulminarlo con lo sguardo, non capendo assolutamente cosa lo stia portando a comportarsi a quel modo con la bambina. Non ha idea di cosa gli si stia agitando dentro, né potrebbe capire cosa sta rivivendo all'improvviso. Pensava che il turbamento percepito in lui derivasse dal timore che Cappuccio Rosso possa essere tornato all'attacco, proprio come sta temendo lei, ma quel modo sarcastico e pungente di fare inizia a farle sospettare che ci sia qualcosa di più dietro quelle parole taglienti e quasi di scherno. < Azrael! > lo rimbecca basita, sorpresa, con uno sguardo che sta palesemente chiedendo "Che diavolo fai?". Harumi tuttavia non ha interesse nello scoprirlo e decide semplicemente di non voler rimanere lì. La vede alzarsi, scostarsi dal tocco della Hyuga e quindi congedarsi con fare sbrigativo e distaccato, freddo, ma mai volgare che porta Kaori a chiedersi dove la piccola potrebbe voler andare. < Harumi, mi dispiace, non volevamo ferirti-- > tenterebbe di dirle prima di vederla voltarsi e andare via, diretta fuori da quella stanza verso posti esterni all'abitazione stessa probabilmente. Non cerca di fermarla, non cerca di impedirle di uscire, tuttavia non può permettersi di ripetere l'errore che fu commesso con lei tempo addietro: non l'avrebbe lasciata sola. Concentrandosi sulle energie presenti dentro di sé, Kaori va convogliando all'altezza della mente la propria energia psichica derivante dall'esperienza e dagli studi fatti nel tempo. Al contempo -mediante lo stesso procedimento- richiamerebbe all'altezza del ventre le energie fisiche dovute all'allenamento fisico e alla resistenza del proprio corpo per poi tentare di farle avvicinare tramite un movimento rispettivamente discendente ed ascendente che dovrebbe condurle all'incirca verso il plesso solare ove, per via di un rapido movimento vorticante, le due forze dovrebbero scontrarsi violentemente e quindi fondersi fino a divenire un'unica fiamma azzurra. Richiamato il chakra Kaori andrebbe a comporre i sigilli del bue, del cane, del drago e del cinghiale al fine di visualizzare nella propria mente l'immagine di se stessa. Una figura femminile alta un metro e settanta dai fianchi stretti e le forme generose. Pelle candida, mani piccole dalle dita affusolate e lunghi capelli viola che arrivano all'altezza dei polpacci. Immagina la propria immagine vestita di un corto yukata lilla legato in vita da un obi viola mentre gambe e cosce sarebbero scoperte e prive di veli. Ai piedi visualizzerebbe dei sandali leggeri e sulle spalle l'haori del clan Hyuga a ricoprirle la schiena di un bianco gentile. Il coprifronte della foglia sarebbe presente attorno alla gola come sua abitudine mentre alcuna arma verrebbe visualizzata addosso alla figura. La Hyuga andrebbe dunque a raccogliere una grande quantità di chakra di modo tale da spingerla verso gli tsubo che delineano la sua forma e farla fuoriuscire all'esterno per modellare tramite quest'energia la stessa immagine mentale appena visualizzata. Una volta che avesse plasmato la propria copia tramite il controllo che ha sulla propria energia assicurandosi di soffermarsi anche sui più piccoli dettagli, ecco che andrebbe a rilasciare la tecnica per far comparire al proprio fianco una perfetta copia di se stessa. L'enorme spesa in chakra la porterebbe a sentirsi stanca, indebolita, tanto da doversi poggiare con una mano al tavolo per ricavarne sostegno, respirando a fondo e col fiato corto, nonché col cuore a martellarle nel petto piuttosto affaticato. < Seguila. Ovunque vada, dalla distanza, tienila d'occhio. Non lasciarla mai da sola e se qualcuno di sospetto dovesse osare avvicinarla o toccarla, impediscilo. > ordina alla copia con fare serio, determinato, portando questa ad annuire e quindi ad uscire rapidamente dalla cucina per seguire -silenziosamente- i passi della bambina senza farsi notare da lei. A quel punto, rimasta sola con Azrael, Kaori andrebbe a voltarsi verso di lui per guardarlo con fare serio, preoccupato, tentando di cercare le sue iridi buie con le proprie. < Non ci provare nemmeno. > replica lei col fiatone, stanca, un rivolo di sudore a scivolarle dal lato sinistro del viso. < Cos'era *quello*? > gli domanderebbe senza rabbia o rimprovero ma con il semplice bisogno di capire cosa gli sia preso tutto d'un tratto. < Dobbiamo cercare di guadagnarci la sua fiducia, non spaventarla! Che facciamo se la prendono? > basita, provata, sospira stancamente umettandosi le labbra sottili. < Cosa ti prende, Azrael? > domanderebbe allora tentando di muovere un passo verso di lui, cercando di specchiarsi nei suoi occhi d'onice per leggere dentro essi cosa lo stia logorando a quel modo. < Parlami... > [ Impasto chakra | Moltiplicazione estrema del corpo (100 pt chakra) | Chakra: 20/120 ]

12:28 Harumi:
 Se ne va da quella casa avvolta nel suo silenzio che ha tramutato in quel bozzolo grigio senza più voltarsi indietro o ascoltare quello che le viene detto, perché ormai le parole sono lontane e sovrastate dal ronzio che le riempie la testa. I colori tornano a danzare prepotentemente davanti ai suoi occhi quasi l’accecano e il suo personale scudo incolore impediscono a tali tinte di lambirla ed avvolgerla. Sentendosi diversa e sola in un mondo che non sente appartenerle e non crede nemmeno di riuscire a farne parte a questo punto, arrivando alla conclusione che può benissimo camminarci in mezzo ma senza essere una sua pedina indispensabile. Camminare avanti e cercare di scoprire se stessa senza però essere coinvolta dalle situazioni, desiderando oltremodo ora di poter ritornare al proprio oscuro mondo. Il ronzio la tranquillizza essendo l’ombra della voce di sua madre, inconsapevole che Kaori abbia dato quel determinato ordine ad una copia della sua persona. Non può conoscere i pensieri di quei due adulti e per questo se ne sente intimorita senza aver modo di comprendere se le stiano affibbiando qualche colpa. E’ solo prenda di una confusione senza pari che mischia sentimenti e ricordi dentro la sua testa rendendole impossibile comprendere altro. Esce da quella casa e si allontana dalla dolcezza di Kaori senza in alcun modo dare colpa a lei o a lui di quanto accaduto dato che non riesce a mettere ordine sull’ordine degli eventi accaduti. Non le resta che aggirarsi come uno spettro per quel villaggio attendendo che i colori possano tornare a sfiorarle il corpo. [fine]

12:41 Azrael:
 La voce della Hyuga richiama la sua attenzione, portandolo ad alzare gli occhi di scatto, una vena di rabbia e frustrazione trapela dalla di lui mimica facciale, distorcendogli i muscoli facciali in un chiaro tic nervoso all'occhio sinistro. Schiude le labbra per prendere fiato e prepararsi a risponderle, probabilmente in malomodo, ma la concentrazione che assume gli fa comprendere che sta compiendo qualcosa che è sconsigliabile interrompere. Preferisce, quindi, restare silente e notare il modo in cui la Hyuga crea una perfetta copia di sé, i cui ordini sono piuttosto chiari e precisi. Potrebbe fare lo stesso, in modo da tenere la bambina in una botte di ferro, seguita da un Anbu e dalla stessa Kaori, ma il cervello sta processando talmente tante informazioni che, per il momento, non gli consente di mettere in atto quella tecnica. Quando poi Kaori termina il processo ed anche la copia s'allontana, nuovamente prende a chiedergli spiegazioi in un tono che porta il Nara a chiudersi sulla difensiva. Non è solito agire in quella maniera, ma sentirsi in difetto non è un qualcosa con cui ha avuto spesso a che fare. Sa perfettamente di non essersi comportato bene, certamente farà qualcosa per rimediare a tale errore, ma attualmente deve solo convincersi di star esagerando col pensare che tutto quello che riguarda la bambina abbia a che fare con Kuricha ed il culto di Tsukuyomi stesso. Sarebbe molto più tranquillo se fosse davvero un ultimo alito di vita di Houra, sarebbe molto più facile per lui mostrarsi sbruffone ed arrogante come suo solito, nell'organizzare un piano e nell'assicurarsi che tutti quelli che hanno preso parte a questo progetto spariscano dalla faccia della terra. Ma no, quel sospetto rende il tutto molto più complicato. < Sono un Ninja, non un fottutissimo babysitter! > Esclama a ggran voce, nel disperato tentativo di sviare il disorso da quello che prova, cercando quasi di instillare in Kaori un certo astio nei propri confronti. Istintivamente si volta, dandole le spalle per poggiare i palmi sul piano della cucina, la schiena si muoverebbe a scatti, smossa dal fiato irregolare. < Non-- non è il momento di starmi accanto, ok? Ho-- ho sbagliato a mettermi in mezzo. A stento riesco a badare ai miei figli, figurati se sono in grado di gestire anche una bambina così. > Mormorerebbe a questo punto, del tutto incapace di mostrarsi freddo dinanzi allo sguardo perlaceo della donna che ama. [ Chakra ON ]

13:47 Kaori:
 Se la reazione di Harumi è stata spiazzante ma in qualche modo comprensibile considerando l'incapacità della piccola di adattarsi a quel mondo così nuovo e vasto in un lasso di temo tanto limitato, quella di Azrael è oltremodo inconcepibile per Kaori che si ritrova semplicemente senza parole nell'osservare la sua reazione alle proprie parole. Sbotta alzando il tono, voltandosi, lasciando piombare un silenzio denso e ancora colmo dell'eco della sua voce fra loro che rende improvvisamente la stanza più fredda. Kaori non capisce, è confusa. Non sa come la situazione sia arrivata a questo punto nel giro di pochi istanti, né perchè quanto detto da Harumi possa averlo turbato fino a quel punto. Non crede che sia preoccupazione per lei, non crede che quella reazione dipenda dal timore che Kaori possa essere nuovamente in pericolo se Cappuccio Rosso dovesse essere ancora in attività. C'è qualcosa nei suoi pensieri e nel modo in cui sembra quasi volerla evitare che le lascia scartare quell'ipotesi in un istante. Fosse stato preoccupato per lei probabilmente avrebbe cercato di rassicurarla invece che di allontanarla a quel modo. Ma allora perchè si sta comportando così? La Hyuga è perplessa, confusa e... sì, in parte persino ferita. Sembra sconvolto, agitato, nel modo in cui ricerca appiglio al ripiano della cucina, nel modo in cui le sue spalle s'alzano e abbassano ad indicare un respiro corto e pesante. Ma Kaori, allo stesso modo, è altrettanto turbata e sa di non potersi concedere scenate di nessun tipo in un momento tanto delicato. Ascolta il dire successivo di Azrael ritrovandosi a deglutire silenziosamente un pesante groppo fermatosi in gola. Un groppo che richiama a tutte le sue rassicurazioni e le promesse sul non dover più affrontare nulla con le sue sole forze, alla sua promessa di tirarla fuori dalla cella nella quale Kaori si sente ancora prigioniera. La Hyuga annuisce sentendo la testa pesante, di spalle all'altro, sentendosi la mente ovattata e vuota a seguito di quanto verificatosi nel giro degli ultimi minuti. Il rischio di avere nuovamente Cappuccio Rosso e la sua cricca all'opera, il dover proteggere la piccola Harumi nonostante al momento non sembri desiderare la sua compagnia e la reazione violenta di Azrael a tutto quell'insieme di novità. < Certo. Hai ragione. > conviene Kaori con un tono di voce sorprendentemente calmo, tanto tranquillo e piatto da apparire quasi glaciale sebbene non vi sia traccia di reale freddezza nel suo dire, ma solo di leggero distacco. < Non intendevo farti sentire in alcun modo in obbligo con Harumi. Mi occuperò io di lei e di questa faccenda, tu non c'entri. > Lui e i suoi bambini sono al sicuro, non hanno nulla a che vedere con le mire di distruzione e rinascita del suo clan. L'unica persona che avrebbe dovuto avvisare in quella famiglia è solamente Mekura. < Me ne sono già occupata da sola una volta, posso farlo di nuovo. > replica alla fine adombrandosi un istante soltanto prima di tacere e voltarsi per andare a superare il soggiorno e quindi salire al piano di sopra alla ricerca di qualcosa di più consono da indossare. [ Chakra: 20/120 ]

15:45 Azrael:
 Dopo infiniti attimi di silenzio a seguito delle proprie parole, ecco che Kaori va rispondendogli, mostrandosi d'accordo con la sua volontà di non essere partecipe di tutto quello. Il tono distaccato ed il non tentare della Hyuga di insistere, tuttavia, spezzano qualcosa all'interno dell'animo del Nara che si ritrova a sgranare gli occhi e a serrare la mascella in una mimica tipica di chi sta patendo un grosso ed enorme dolore sia fisico che mentale. La ascolta andar via, i di lei passi riecheggiano nel soggiorno, su per le scale, fino a tornare nelle sue stanze. Immobile, con le mani ancora a stringere il piano cottura e le unghie ad incavarsi sullo stesso, il Nara passa un paio di infiniti minuti a pensare. Kaori non ha la più pallida idea della paura che sta attanagliando il cuore di Azrael. Non le ha mai spiegato quello che gli è successo in passato, nessuno lo sa con precisione se non egli stesso e... lei. Il motivo per cui la notizia di Harumi l'ha tanto sconvolto. Kuricha. Avrebbe voluto parlargliene quando l'ha rivista in quello specchio, durante la missione con Furaya, ma non ha mai trovato il tempo e la forza per farlo. E ora? Ora sta permettendo alla paura di farsi scappare l'unica cosa bella che lo leghi alla vita in questo momento. La sua amata Kaori, con cui non ha mai tenuto segreti, ca cui non ha mai nascosto nulla e che è sempre stata la strada dritta e senza impervie da seguire. No, non può decisamente permetterlo. Si volta, a questo punto, andando a ripercorrere i passi che ha sentito fare alla stessa Hyuga pochi minuti prima. Lentamente, tenendo il capo chino, sino a raggiungere la porta della camera ove ella dovrebbe essere entrata. Non aprirebbe, né paleserebbe la propria presenza in alcun modo, limitandosi ad appoggiare la mancina a palmo aperto sulla porta. "Kaori..." La chiamerebbe, con fare quasi timido ed impacciato, per quanto le parole che le sta rivolgendo siano unicamente mentali. "...mi dispiace. È molto difficile per me, ma... è giusto che ti spieghi." Inizierebbe così, rievocando tutti i ricordi che lo legano a quanto accaduto con la Yakushi. "Kuricha Yakushi, sacerdotessa del culto di Tsukuyomi, credo religioso fermamente convinto nella dea della Luna e nei suoi dettami." Si fermerebbe per un istante, cercando di assorbire e metabolizzare la tristezza e la malinconia che lo legano a quel ricordo tanto prezioso quanto diastruttivo "Credo sia stata... la prima donna per cui io abbia effettivamente perso la testa." Un amaro sorriso gli tingerebbe le rosee e le palpebre cadrebbero pesanti sugli occhi scuri "Venne a Konoha come ospite personale dell'Hokage e mandò me a darle il benvenuto. Come puoi ben intuire, beh, non finì molto bene. Quel che ho vissuto con lei ha avuto un'intensità tale da trascinarci entrambi in un vortice senza fine né via di scampo, finché lei non mi disse di essere fedele ad un culto che faceva dei sacrifici umani la loro principale occupazione." Non serve nemmeno specificare quanto la propria implicazione negli Anbu rendesse la cosa ancor più sbagliata di quanto non lo fosse già. "L'accettai e la coprii, con la promessa che mai e poi mai avrebbe infranto la legge di Konoha o leso in alcun modo alla sicurezza dei konohani e per un po' andò bene così. Facevamo finta di niente, ebbri di quell'ossessione che ci legava l'uno all'altra." La amava? Forse. fForse quel che provava per lei era ancor più distruttivo e travolgente, molto più malato dell'amore stesso. Una follia che, entrambi sapevano, li avrebbe portati a pentirsi amaramente di ogni istante. "Un giorno, mentre eravamo in missione insieme, avemmo il compito di salvare un frate, prete o quel che è... Fui separato dal gruppo dalla mukenin che lo aveva portato via dalla Foglia, mentre Kuricha ed un suo adepto continuavano la missione sulla superficie. Al mio ritorno, però..." Gli occhi si strigerebbero in una grave morsa, le falangi si incurverebbero sul legno della porta, graffiandolo con le unghie "...lo avevano ucciso. Avevano fato fallire la nostra missione e lei aveva infranto la promessa che mi aveva fatto. Lasciai andare il suo adepto, me lo chiese come ultimo desiderio. Quei pazzi fanatici erano come dei figli per lei e... si consegnò, per farsi portare nelle prigioni di Konoha." E da lì Azrael dovette fare una scelta. Una scelta che ancora oggi lo tormenta negli incubi più tormentati. "Se ti sei mai fidato di me, se mi hai amato, Azrael..." Ripeterebbe mentalmente le di lei parole, in quel momento in cui puntò un kunai tra i due, chiedendo al Dainin di abbracciarla, dimostrando di fidarsi ancora di lei. Las lama sarebbe andata da una sola parte. Lei o lui. Se avesse davvero avuto intenzione di feriro avrebbe potuto farlo in quell'istante, guadagnandosi un discreto antaggio nella fuga, invece... il suono del pugnale che le lacera le carne ancora gli riecheggia nella mente. "L'ho assicurata alla giustizia, firmando personalmente la sua condanna a morte. Per il resto del culto non feci nulla. Non andai a cercarli, con la sicurezza che sarebbero morti con lei, senza una guida." Per la paura di dover affrontare ancora ed ancora ed ancora quell'incubo, sentire una volta di troppo il filo di quel kunai trapassarle l'addome. "Capisci, Kaori? Tu hai raso al suolo quelli che hanno lavorato al progetto Hyuga puri, io no. Ho ucciso la donna che amavo per la mia lealtà verso il Villaggio, ma poi-- non sono riuscito ad andare avanti. E se avessi sbagliato? Se fossero tornati? Se quella bambina fosse una prova del fatto che esistono ancora?" Terminerebbe, infine, chiarendo alla Hyuga il motivo di un comportamento così atipico da parte sua. [ Chakra ON ]

16:29 Kaori:
 Gli volta le spalle. Per la prima ed unica volta, semplicemente, si gira e se ne va. Non è un abbandono, non è neppure arrabbiata con lui. Semplicemente non vuole trascinarlo a fondo con sé in una battaglia che non gli compete se lui non desidera prenderne parte. E se lui non vuole farlo, lei non ha altro tempo da perdere per iniziare ad indagare sugli eventi che si stanno verificando fuori da Konoha, chissà dove, collegati al proprio clan. Non sa cosa l'abbia portato a reagire così, ma qualunque cosa sia non avrebbe insistito oltre. Per rispetto nel suo non volerle parlare, dato che non ha voluto rispondere alle sue domande e per il bisogno di sbrigarsi ad iniziare le ricerche d'informazioni per conto del clan e della sicurezza di Harumi. Raggiunge la sua stanza sentendosi tuttavia spezzata, ferita da quel brusco modo di separarsi fra loro in un frangente per lei tanto delicato. Va spogliandosi della camicia che aveva indossato fino a quel momento ritrovandosi ad osservarla fra le proprie mani, ricercando in quel tessuto un'ombra dell'odore solito di Azrael di nicotina e dopobarba. Sospira chiudendo gli occhi, affaticata dalla massiva spesa di chakra e dal timore di quanto appena scoperto per mano di Harumi e si abbandona seduta sul bordo del letto, rigirandosi fra le dita affusolate la camicia bianca. E' allora che avverte la voce di Azrael riempirle la mente con quel tono dimesso che le spezza il cuore. Kaori si fa piccola sul letto, ritira le gambe così da stringere le ginocchia al petto, i piedi a poggiarsi sul bordo del materasso pendendo per le punte nel vuoto. Ascolta la spiegazione che egli le fornisce con il mento poggiato sulle rotule e lo sguardo basso nella stanza buia. In silenzio lascia filtrare ogni parola sentendo una strana sensazione di disagio al pensiero di quella donna senza volto. Il modo in cui parla di lei, in cui descrive l'ossessione che provavano l'uno per l'altra la porta a domandarsi se forse Azrael non abbia amato molta più gente di quanto non fosse noto. La sua fama da donnaiolo è conosciuta a molti eppure di tutte le persone di cui le abbia mai parlato con cui abbia stretto un rapporto sentimentale, nessuna sembra esser stata solamente una storia momentanea destinata a non durare. Yakumo, Mekura, Kuricha... e chissà quanti altri ce ne sono ancora ad aver lasciato un segno tanto profondo nel suo cuore? Kaori stringe le labbra ascoltando, avvertendo un insieme di sensazioni scomode e senza nome aggrapparsi al suo stomaco. Gelosia, compassione, tristezza, affetto. All'istintivo senso di confronto con quella donna non più presente nella sua vita, si contrappone il senso di tristezza per il sentire Azrael così abbattuto, così triste. Così ferito. Le spezza il fiato sentirlo tanto devastato e quando infine ode quel suo ultimo dire, ci vuole poco perchè la ragazza vada rindossando rapidamente la sua camicia, senza neppure riabbottonarla, per aprire la porta e cercarlo. Lo vedrebbe lì, dinnanzi a sé, con il viso distrutto e lo sguardo basso, spezzato da quel racconto e dai ricordi ad esso collegati. La ragazza l'osserva chiedendosi se anche lei sia mai parsa in quello stato dopo aver perduto Raido dal proprio fianco. < Allora sarebbe l'unico indizio che hai per sistemare ciò che non hai terminato al tempo. > gli risponderebbe Kaori con tono basso, fermo, ricercandone lo sguardo. < Non avevo idea di tutto questo. Mi dispiace per quello che hai dovuto affrontare e capisco quanto possa essere doloroso il pensiero che questo particolare pezzo di passato possa star tornando a prenderti... > principia la Hyuga fermandosi, tentando di cercare la sua mano per sfiorarla, per prenderla nella sua e dimostrargli conforto e vicinanza. < Ma non devi affrontarlo da solo. Qualunque tipo di culto sia dietro il passato di Harumi, che siano i discepoli di Cappuccio Rosso e Homura o di Tsukuyomi, possiamo occuparcene insieme. E smettila di dirmi che non dovrei starti vicino ogni volta che ti innervosisci! Quando saremo sposati che farai? Dormirai sul divano per starmi lontano? > Cerca, alla fine, di abbozzare un tono scherzoso e leggero sebbene nei suoi occhi sia evidente la preoccupazione per il Nara e per quanto ha vissuto in passato, espirando piano un sospiro carico di tensione trattenuta. < Posso solo immaginare come ti senti. Quanto sia stato doloroso e difficile ma-- non è per Konoha che l'hai fatto. > prosegue la Hyuga cercandone lo sguardo, inclinando appena il capo verso la spalla sinistra. < Avresti davvero potuto continuare a proteggere ed amare qualcuno che ha ucciso un innocente praticamente davanti a te? Tradendo la tua fiducia...? > domanda Kaori con voce bassa, lieve, schiudendo di poco le rosee. [ Chakra: 20/120 ]

16:54 Azrael:
 Il tempo che passa dietro quella porta chiusa è interminabile. A capo chino, con gli occhi chiusi e la mente a comunicare quei dolorosi ricordi a Kaori, il tempo sembra essersi fermato senza soluzione di continuare a scorrere normalmente. Quando, infine, la porta si apre, il capo del Nara si rialza, cercando imediatamente lo sguardo della Hyuga. La perfetta commistione di nero e bianco lo consola ancor prima che lo facciano le parole della donna che ama. Cerca di consolarlo, di capirlo, di illustrargli la situazione per come è adesso, non per come era prima. < Kaori... > Pronuncerebbe il di lei nome in un moto di venerazione e ddi gratitudine. Le lascerebbe prendere la propria mano sinistra, mentre la destra andrebbe a scorrere leggera al di sotto del lembo bianco della camicia che la ragazza indossa, poggiandosi sul fianco nudo, poco al di sotto della vita sottile. < Non andrò a dormire io sul divano, chiederò a te di farlo, ovviamente. > Un sorriso verrebbe abbozzato a fior di labbra, lasciando che la tensione formatasi tra i due scemi e svanisca a poco a poco < Ho lasciato che uccidesse decine e decine di innocenti. Donne, bambini, anziani e uomini. Sapevo quel che stava facendo e non l'ho fermata, finché teneva fede alla promessa che mi aveva fatto. > Esplicherebbe quel concetto, pur mantenendo la calma e senza mostrarsi ancora sofferente come era stato durante tutto il resto del discorso < Forse è egoista come pensiero, ma quel che mi ha ferito di più è stato sapere che non valevo più delle sue dannate credenze religiose. Oltre al fatto che ho giurato di proteggere Konoha finché il mio cuore batterà. > Abbasserebbe il viso, sino a tentare di poggiare la fronte su quella di Kaori, puntando lo sguardo buio nelle iridi perlacee, lasciandosi andare in un candido e divertito sorriso. < Quindi... quando saremo sposati ti presenterai mezza nuda ogni volta che avremo un problema? > La prende amorevolmente in giro, stringendo le dita sulla sua pelle in un istintivo moto di apprezzamento nei riguardi della Hyuga e del calore che quella vicinanza gli brucia sottopelle, facendogli ribollire il sangue. [ Chakra ON ]

17:35 Kaori:
 Le labbra della jonin si distendono in un sorriso involontario quando Azrael risponde al suo scherzo con la stessa leggerezza nonostante l'estrema difficoltà nell'affrontare una simile situazione. La ragazza alza gli occhi al cielo scuotendo il capo, i denti appena visibili oltre la copertura delle rosee mentre non si scosta affatto dal tocco del Nara sulla sua pelle. Incapaci di starsi lontano quando vicini, incapaci di non cercare in qualunque modo un qualche tipo di contatto. < Ovviamente > ridacchia lei senza vera e propria allegria, ma con quel mesto divertimento derivante dal reciproco sforzo di affrontare fianco a fianco il difficile momento. Alla fine espira e quel brevissimo intermezzo trova fine riportando la conversazione su tematiche ben più serie e ostiche da discutere. Kaori l'ascolta, fa scivolare lentamente il pollice al di sopra del dorso della mano del Nara in un moto circolare e lento, gentile, che voglia andare a confortarlo silenziosamente mentre si apre a lei rivelandole verità che probabilmente deve trovare estremamente difficile riesumare. Stringe le labbra cercando di immaginare un Azrael che lascia passare impunito un atto simile. La morte di innocenti per mano di una persona amata, con l'unica attenuante che non fossero innocenti sotto la sua giurisdizione, provenienti da altri Villaggi. Questo rendeva meno atroce il crimine di questa donna? La risposta dovrebbe portarla a provare qualcosa simile alla repulsione per il Nara, eppure-- eppure in lui vede semplicemente il desiderio di continuare ad amare qualcuno che gli era nocivo. Sapeva quanto fosse sbagliato, sapeva che qualcosa non andava in quell'ossessione per lei, eppure-- non poteva fare a meno di volerla. Di amarla. O di aggrapparsi disperatamente a lei. Azrael si è presentato a lei definendosi un mostro. Le ha mostrato il suo lato più oscuro portandola nella stanzetta segreta della sua casa, mostrandole quei disegni fatti senza alcun tipo di fastidio o disturbo ai danni di uomini morti sotto le sue stesse torture. Possibile che Azrael cercasse in quella donna una sorta di... comprensione? Qualcuno che potesse comprendere il suo lato più distorto e perverso e accettarlo perchè simile al proprio? E' l'unica spiegazione che la Hyuga riesce a darsi per accettare il fatto che Azrael abbia acconsentito ad ignorare le discutibili pratiche della donna che aveva amato. < Come ti faceva sentire? > domanda la Hyuga fissandolo negli occhi, desiderosa di comprenderlo meglio, di conoscere ancora più a fondo l'uomo al quale ha donato il proprio cuore. < Sapere cosa faceva. Capisco che non potevi fermarla per via di quello che provavi per lei ma-- come ti sentivi? > chiede a bassa voce, quasi titubante, temendo di star invadendo un campo forse troppo personale. E poi quella fragile confessione arriva e il suo viso si china a sfiorarle la fronte, mentre la sua destrorsa andrebbe a cercare i suoi capelli per carezzarli teneramente fra le dita. < Fa male rendersi conto di aver donato tutto a qualcuno che non ti ama allo stesso modo. O che non è disposto a fare per te quello che faresti tu. > mormora lei con voce distante, lontana, immaginando quanto debba esser stato doloroso per lui ritrovarsi in quella situazione. < Hai rinnegato i tuoi principi -e doveri da ANBU per lei chiudendo gli occhi davanti a quello che faceva. L'hai coperta finché possibile, fintanto che non avesse toccato qualcosa che ti era a cuore. Ma ha infranto la promessa che ti aveva fatto... > mormora lei stringendo le labbra in una espressione sofferente. < Mi dispiace. > sussurra alla fine, semplicemente, abbassando appena il capo, abbandonando la fronte pesante contro quella di lui. Racchiude in quelle semplici parole il sincero sconforto provato per quella scoperta. Le dispiace per quanto ha dovuto vivere e nascondere, per l'averla dovuta uccidere, per l'aver dovuto affrontare ogni cosa da solo. Le dispiace che si sia portato dietro questo tarlo per anni sentendosi ancora più vicina a lui ora che sa anche di questo lato del suo passato. Riapre gli occhi prima di notare quel tenero sorriso incurvargli le rosee e si ritrova a sorridergli appena quando sente le sue dita stringerle la pelle sul fianco, sotto la camicia aperta, sentendo quelle parole atte a spezzare quell'atmosfera densa e tesa fra loro. < Potrebbe essere una soluzione efficace. > mormora lei sorridendo a sua volta, stringendosi nelle spalle, inspirando a fondo l'odore di lui. < Ma apparentemente sembra funzionare anche adesso che sono la tua ragazza. > chiosa, scherzosa, prima di andare a cercare di schiudere le rosee per infrangere un respiro spezzato contro le labbra di lui. Sono vicine, estremamente vicine, eppure non si spinge più in là, non si sfiorano, non ricerca quel contatto finale. Lascia che le proprie labbra aleggino a ben misera distanza dalle sue in quella fase di aspettativa che precede, solitamente, un'agognata soddisfazione. [ Chakra: 20/120 ]

18:47 Azrael:
 È quanto mai difficile ripensare a tutto quello anche a distanza di anni, certo, ma—avere Kaori accanto, pronta ad eviscerare e comprendere ogni lato di sé e del suo passato lo conforta. Non lo sta giustificando o giudicanzo in alcun modo. Non gli sta rivolgendo parole di circostanza, atte solok a tranquillizzarlo. Sta cercando di comprendere, di capire e diassimilare le sensazioni provate dal Nara quando quell’infausto evento s’è compiuto. Descrivere come si sentiva in quei momento è veramente ostico, non ha mai parlato con nessuno della faccenda, tantomeno con se stesso. < Male, credo. > Principia, con la risposta più ovvia a sfuggirgli dalle labbra senza neanche passare per il filtro della mente. < Cercavo di buttarmi a capofitto nel lavoro, ogni criminale che catturavo mi permetteva di fare ammenda per quelli che non stavo salvando. Tuttavia… a volte non bastava. Certe notti facevo fatica a dormire, tormentato da questi pensieri. > Scuote debolmente il capo a quell’affermazione. < Ma quando ero con lei… non lo so. Non mi sentivo bene, tutt’altro. Mi sentivo solo—migliore. Il fatto che riuscisse a comprendermi mi dava l’impressione che io non fossi l’ultima feccia sulla faccia della terra. > Ecco come si sentiva. Migliore. Meno mostro di quanto non si sentisse solitamente. “Non cerco più quella sensazione. Sei l’unica personal al mondo che desidero. Sei colei che mi ha insegnato ad amare davvero, Kaori.” Le confesserebbe mentalmente, non perché non riesca ad esprimere quel concetto a parole, ma perché è talmente intimo ed irrefrenabile che il pensiero è stato ben più veloce delle parole. Una volta spiegatosi ed aver – si spera – soddisfatto la curiosità della Hyuga, andrebbe a precisare un altro punto molto importante che, forse, in quella giornata è stato poco chiaro. < No ho intenzione di lasciarti da sola. Se fosse per Cappuccio Rosso o per Kuricha in persona, se tu avessi bisogno di qualunque cosa per aiutare Harumi, io ti starò accanto. > E, a quel punto, non ci sarebbero più parole da dire, ma solo gli occhi dei due amanti incatenati tra di loro, le labbra talmente vicine da poterne percepire la consistenza anche senza toccarle. Un resiro rotto si libererebbe dalle sue labbra, andandosi a scontrare contro le rosee di Kaori. Le unghie andrebbero a premere contro la carne nuda della ragazza, segnandone la cute con la propria pressione. E quello che rivelerebbe l’empatia, dimentica della tristezza e della malinconia, in questo momento, è solo il desiderio di concludere quella giornata nel migliore dei modi. Il desiderio. La voglia di amarla nella maniera più pura e naturale che conosce, per scusarsi e ringraziarla del suo semplice esistere, dell’essere nella propria vita, impegnata a renderla migliore. S’allungherebbe, bruciando quell’esigua distanza che intercorre tra i due, socchiudendo le palpebre per posarle un bacio a fior di labbra. Poi un altro ed un altro ancora, sempre più lunghi, più profondi e protratti nel tempo. La spingerebbe all’interno della stanza, scostandosi da quel contatto solo per sussurrarle l’unica cosa che sente urlare ed agitarsi nel proprio petto in quel momento. < Ti amo, Kaori. > E si chiuderebbe la porta alle spalle, ben intenzionato a festeggiare i motivi per cui, all’inizio della giornata, s’è dislocato alle sue spalle. [ se end ]

19:09 Kaori:
 La ragazza annuisce accogliendo quelle intime confessioni ad occhi chiusi, facendone tesoro nel profondo della sua anima, permettendo allo stesso Azrael di liberarsi di un peso che forse per troppo tempo ha portato da solo. Non nasconde come quella verità la faccia sentire sollevata: l'idea di aver compreso abbastanza il Nara da essere riuscita in un certo senso a capire i motivi per i quali si era abbandonato all'amore per quella donna la fanno sentire ancora più vicina al ragazzo e le permettono di comprendere ancora meglio il suo stato d'animo. Gli carezza il crine corvino, sentendosi triste per lui, per il modo in cui si è sentito e si è visto per fin troppo tempo. < Non sei un mostro, Azrael. > gli dice lei, fermamente, andando ora a tentare di afferrare il suo viso con ambo le mani, le dita ben pressate contro le sue gote nel tentativo di sollevargli il viso e lasciar incontrare i loro sguardi. < Mi hai capito? Non. Sei. Un. Mostro. > sillaba nuovamente quasi con durezza, come se volesse ficcargli in mente quelle parole con rabbia. < E neppure Yami lo è. > E per quanto lei sia una ferma sostenitrice delle soluzioni non violente, è sincera. Non approva né condivide i metodi che l'altro adotta nei momenti in cui si concede di essere "Il Sadico", tuttavia può in parte comprenderne le ragioni. La violenza è appagante. Dà una sensazione di potere, di controllo, qualcosa che Azrael per tutta una vita ha sentito mancargli fino a quando non è riuscito a divenire la celebrità che ora è. Non è assetato di sangue in maniera generica, una vittima non è uguale ad un'altra. Non è di morte che ha bisogno, almeno così pensa lei. Non uccide innocenti o persone comuni, solo gli uomini che la giustizia gli pone dinnanzi per una meritata punizione. Non che ritenga che nessuno meriti i tipi di torture che egli è capace di elaborare ma-- persino lei ha provato il desiderio di scoprire quanto dolore può sopportare un uomo prima di non lasciarne che brandelli di sangue e carne morta. Lo guarda fisso negli occhi, vuole che lui sappia quanto sia sincera in quel suo dire e quindi avverte la voce di Azrael riverberarsi nella sua mente. Sorride intenerita, felice di quella rivelazione e non può fare a meno di sentire il cuore esploderle nel petto, un calore gentile e rigenerante investirla ad intervalli irregolari. "Voglio che tu non la provi mai più, quella sensazione. Voglio che tu ti senta totalmente e pienamente accettato. Voglio che tu capisca che persona meravigliosa sei e quanto speciale tu sia per me." pensa di rimando incapace di guardare altrove. "Credevo che dopo Raido non avrei mai più amato, e invece ho scoperto che è con te che ho amato per la prima volta." sorride, teneramente, col cuore a batterle forte in petto, annuendo poi piano al successivo dire del Nara. < Grazie. > sospira Kaori chiudendo gli occhi, lasciandosi travolgere dal senso di stanchezza al pensiero di quanto sarebbe accaduto da quel momento in poi. < L'affronteremo insieme. Chiunque sia il fanatico ad aspettarci dall'altra parte di questa storia. Okay? > propone lei riaprendo gli occhi, guardandolo, abbandonandosi solo allora ad un autentico momento di pace. Occhi negli occhi, l'uno fra le braccia dell'altra, le loro labbra tanto vicine da potersi quasi toccare. Sostano immobili per diversi istanti ove l'impazienza e il desiderio di rassicurarsi a vicenda cresce, aumenta e monta. Ed alla fine è un attimo prima che Azrael annulli quella distanza ricercando un suo bacio. Ed un altro. Ed un altro ancora. E ancora. E in un momento non v'è via di fuga, non v'è ritorno. "Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo Azrael..." I due si chiudono nella stanza abbandonandosi al disperato bisogno di amarsi una volta di più, una volta ancora, per affrontare insieme la prossima sfida che il fato ha posto loro dinnanzi. [ END ]

Azrael va a trovare Kaori e conosce Harumi.
Qui la bambina rivela i ricordi che ha ritrovato la notte precedente facendo scattare nei due due diversi tipi di allarme.

Nella Hyuga il timore che si stia ripresentando il progetto Hyuga puri, nel Nara il timore di un possibile ritorno del culto di Tsukuyomi che anni prima credeva di aver fatto dissolvere con la morte dell'amata Kuricha...