Hey dad ; presentazioni, rivelazioni e progetti.

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16:37 Azrael:
 È una sera placida e tranquilla, di quelle passate a lavorare, ma che non hanno presentato particolari problemi o difficoltà di sorta. Il Nara si è diretto, straordinariamente a piedi, verso la casa di Kaori, recando in mano un mazzo di rose bianche – undici in tutto – al cui centro campeggia un’unica rosa nera. Stringendo il mazzo di fiori tra le mani andrebbe a bruciare le distanze che separano le case dei due amanti per poter richiamare l’attenzione della sua donna. Indosso porta una fresca camicia in cotone nero, nel cui taschino è piegato un fazzoletto di raso bianco che reca cucite le iniziali “A K”. Le gambe sono fasciate in un paio di pantaloni scuri, della medesima tinta della camicia, che scendono morbidi fino alle caviglie, sotto il quale compaiono un paio di scarpe di pelle dal taglio classico ed elegante. I capelli corvini sono perfettamente in disordine, come suo solito, ed il volto è curato e rasato di fresco in modo da risultare privo di qualsivoglia imperfezione. Andrebbe così a bussare all’uscio della Hyuga in una ritmica serie di tre colpi, in attesa che lei vada ad aprirgli, ma non le lascerebbe il tempo di far molto, infatti – tenendo i fiori ben chiusi tra bicipite e costato – andrebbe a comporre il sigillo della scimmia e, successivamente, ad incanalare il proprio chakra per siffonderlo in tutto il proprio corpo, lasciandolo uscire dagli tsubo per ricoprire se stesso e Kaori, verso la quale allungherebbe la mancina, uniformemente, in modo da poter chiudere gli occhi e concentrarsi sulla destinazione. Una distesa piana, calma, quella prateria che il villaggio di Konoha utilizza come cimitero, dinanzi ad una tomba che ha visitato più e più volte. Ornata e decorata di tutti gli orpelli e le sculture che, anche senza leggere l’epitaffio, rimandano a quello che fu il Settimo Hokage. Un uomo che non ha mai avuto la fortua di conoscere, ma che è suo padre. Il suo unico, amato e compianto padre. Solo una volta giunti lì davanti, dopo qualche istante di silenzio, andrebbe a chiosar verso in direzione di Kaori < So che ti aspettavi un appuntamento galante e magari questo luogo non è il massimo, ma c’è una cosa che mi preme fare dal momento stesso in cui sono tornato a Konoha e ti ho incontrata di nuovo. > Le direbbe, la voce bassa, in linea con la sacralità del luogo in cui si trovano ed un mesto sorriso, piccolo ed imbarazzato, dipinto sulle rosee sottili, in attesa di qualunque cosa la Hyuga avrà da dirgli in merito.[ Dislocazione Istantanea Superiore | Chakra ON ]

17:16 Kaori:
 Si osserva allo specchio sollevando una mano per sistemare una ciocca violetta a lato del viso. Dà una rapida pettinata con le dita alla frangia, si liscia le pieghe dell'abito e ruota di poco il busto ed il corpo per rimirare allo specchio il suo aspetto da ogni angolazione. E' nervosa Kaori al pensiero di questa serata. Azrael le ha detto di prepararsi perchè sarebbe venuto a prenderla e dal tono che ha utilizzato la Hyuga ha supposto che l'idea fosse di trascorrere insieme una bella serata. Una serata senza sangue né lavoro di mezzo, per lo meno. Non sa cosa aspettarsi, non le ha detto altro in merito, e per questo Kaori ha passato il pomeriggio a revisionare il suo armadio alla ricerca di qualcosa di adatto da mettere. Avrebbe dovuto indossare un vestito? Qualcosa di semplice e comodo? Un kimono? Abiti pratici per affrontare ogni tipo di difficoltà? Mentre asciugava i lunghi capelli viola nella morbida salvietta bianca dopo il lungo bagno caldo e rigenerante di quel giorno, ha scorso tutti gli abiti appesi nel guardaroba prima di tagliare la testa al toro e optare per qualcosa che avrebbe voluto Azrael le vedesse addosso. Si tratta di un tubino nero con scollo a cuore che le copre il ventre piatto fino a metà coscia, con delle maniche di un nero trasparente che vanno a circondarle il collo alle spalle in uno spacco vertiginoso -di un tessuto simile a velo sottile, che le lascia in trasparenza gran parte della schiena fino ai lombi, mostrando la forma delle scapole e lasciando perfettamente in mostra i sigilli dell'Hiraishin e dell'empatia che lo stesso Nara le ha impresso tempo addietro. Il nero di quest'abito contrasta nettamente col candore della pelle andando a richiamare poi il colore scuro degli stivali scamosciati che, dalle ginocchia, scivolano aderenti fino ai piedi rialzandosi di pochi centimetri grazie ad un tacco sottile ma non troppo alto. V'è qualcosa di elegante e semplice in quell'abito che l'ha sempre colpita e che l'ha convinta, alla fine, ad esser messo per questa occasione. I capelli, invece, sono stati opportunamente pettinati e raccolti dietro la testa in un alto chignon molto stretto dal quale non sfugge neppure una ciocca ribelle, ad eccezione delle due sottili che pendono volutamente ai lati del suo volto. Nervosamente si sistema la frangia, guarda la borsetta poggiata sul letto e avverte il cuore batterle più forte in petto quando il ritmico bussare del ragazzo si riverbera per tutta casa. Kaori inspira e, impaziente, si precipita di sotto stando ben attenta a non capitombolare sui suoi tacchi, arrivando infine sulla soglia d'ingresso. < Buonaser- > Non farebbe neppure in tempo a terminare quel saluto che, sfiorata dalla mano di Azrael, verrebbe risucchiata dall'ormai noto vortice della Dislocazione per ricomparire un istante più tardi-- al cimitero. "Oh-oh." pensa lei sentendosi improvvisamente fuori luogo, ritrovandosi a tentare d'istinto di coprirsi con un braccio, nervosamente, ritenendosi un po' troppo ben vestita ed agghindata per quel luogo. Deve decisamente aver malinterpretato le sue intenzioni. Per fortuna il ragazzo -bello ancora più del solito questa sera, chissà come, avverte il suo disagio e si premura immediatamente di dire qualcosa che porta l'ormai Jonin ad inclinare lievemente il capo verso la spalla sinistra. < Mh? > mugugnerebbe, confusa, sbattendo le ciglia scure. < Di che si tratta? > chiederebbe guardandolo, voltandosi solo ora a vedere dove -di preciso- i due si siano materializzati. Le basta un attimo per riconoscere dalle incisioni sulla lapide di che tomba si tratta. < Oh. > mormorerebbe, poco dopo, rabbuiandosi appena. La tomba di suo padre. Il padre che non ha mai conosciuto. Il Settimo Hokage. Nella mente di Kaori, immediatamente, si delinea la spiegazione per lei più ovvia e naturale del mondo: voleva andare a far visita al genitore mai incontrato e voleva farlo assieme a qualcuno che potesse stargli emotivamente accanto. A suo modo è ugualmente un gesto romantico e galante, qualcosa che la onora nel profondo e che la porta a sfiorare con mano incerta la superficie della lastra di pietra in memoria di quell'uomo. [ Chakra: on ]

17:42 Azrael:
 Una volta giunto nel luogo che aveva mentalmente designato per la dislocazione propria e della Jonin, non può che posare lo sguardo sulla sua amata Kaori. Le iridi buie accarezzano la di lei figura in un moto a dir poco di venerazione e trasporto. Boccheggia un paio di volte, il mazzo di rose stretto nella mancina alla base e poggiato sul palmo della destrorsa più o meno alla metà, avvolto completamente da un velo bianco dalla trama semi trasparente. < Oh-- > Quasi balbetta nell’incontrare la figura di Kaori, bella ancor più del solito che, probabilmente s’aspettava un’uscita in una destinazione un po’ diversa da quella che hanno raggiunto, ma – come le ha confessato – ha bisogno di fare una visita a quel luogo da molto tempo, ormai. < Devo essere in un genjutsu. Non c’è altra spiegazione. Non può esserereale che tu sia così meravigliosa. > Le sussurrerebbe, sporgendosi verso di lei per lasciarle un piccolo bacio a fior di labbra, prima ancora di cominciare qualsivoglia discorso. La mancina andrebbe a ravviare una ciocca corvina dietro l’orecchio, reggendo i fiori nell’altra mano, per poi allungarsi a sfilare l’unica rosa nera del mazzo, lasciando poi le altre a formare una meravigliosa cornucopia bianca di petali. < Ecco—io so che non è il massimo, ma ti prometto che mi farò perdonare, ho già qualche idea, ma prima tieni questo. > Direbbe, allungandole le undici rose bianche avvolte nel velo, così che possa prenderle come regalo ed un po’ come gesto di scuse per l’uscita improvvisata ed inaspettata. Andrebbe, poi, a porsi in piedi dinanzi la tomba del padre, osservandone silenziosamente la lapide, con un sospiro malinconico a librarsi dalle rosee appena schiuse. Si piegherebbe, per lasciarvi davanti il fiore nero, prendendo poi parola verso la tomba del padre defunto. < Ciao papà… > Principierebbe, in uno dei soliti discorsi che fa con quella semplice lastra di pietra, ma che lo hanno sempre aiutato a sentirsi vicino al padre. < …volevo presentarti la mia fidanzata. È stata—appena promossa a Jonin ed è la Consigliera di Konoha. Sono estremamente fiero di lei e… mi spiace presentartela solo ora-- > Le parole si disperdono lente, rotte dal pianto forzatamente trattenuto, ma che si può udire chiaro nel singhiozzo che gli sferza la gola non appena prende una pausa da quel dire. Fa male, incredibilmente male trovarsi lì, ma lo sentiva come necessario. Aveva bisogno di comunicare al padre quanto il figlio fosse felice, quanto si sia innamorato di una donna con la quale vorrebbe addirittura convolare a nozze. < --anche io sono diventato Consigliere, sai? Ogni volta che entro in quell’ufficio immagino… immagino che anche tu ci sia passato prima di-- > Un blocco brusco nel proprio dire, gli occhi a chiudersi di scatto. Non si aspettava di essere così coinvolto, lo ha fatto talmente tante volte senza versare una lacrima, ma forse—forse stare in quel luogo con Kaori, dopo anni di assenza, è un’emozione troppo forte da esser trattenuta. [ Chakra ON ]

18:22 Kaori:
 Il sorriso che le affiora alle labbra è tenero, innocente, mentre un alito di brezza smuove i ciuffetti che dalle tempie discendono fino all'altezza delle clavicole solleticandole la pelle scoperta al di sopra dello scollo. Abbassa timidamente lo sguardo andando a sistemare la ciocca sinistra dietro il relativo orecchio e avverte un calore rassicurante avvolgerla come un tenero abbraccio nel momento in cui avverte la voce di Azrael rivolgerle quei delicati complimenti. < Grazie... > mormora lei in risposta, a bassa voce, quasi col timore nel cuore di oltraggiare la sacralità di quel luogo nel parlare a voce più alta. Risolleva lo sguardo puntando le iridi color perla in quelle nere di lui e asseconda quel tenero, brevissimo bacio sfiorando le labbra del Nara con le proprie. Accoglie meccanicamente il mazzo di rose bianche fra le proprie braccia a seguito del gesto portato dal Nara nell'offrirglielo dopo averne estratto l'unica rosa nera e gli sorride con dolcezza e comprensione scuotendo leggermente il capo, tenendo i fiori al petto quasi in una posa protettiva e materna. < Non c'è nulla di cui debba perdonarti. > gli risponde Kaori con sincerità, convinzione, guardandolo negli occhi con fare serio e deciso. < Non sarà una meta tradizionalmente romantica, ma è un posto importante in cui essere. > chiosa lei con la voce tenuta accuratamente bassa in rispetto del posto attorno a loro. Dunque lo vede chinarsi per posare la rosa nera ai piedi della lapide e per la prima volta avverte la sua voce farsi-- vulnerabile. Lo ha sentito piangere, lo ha sentito chiederle di rimanere con lui prima d'addormentarsi in quei brevi attimi di ingenua innocenza e totale onestà, lo ha sentito perdere il controllo all'idea di poterle fare del male. Ma ora, per la prima volta, avverte nel suo tono il dolore e la malinconia del non aver mai avuto accanto a sé quello che realmente era suo padre. Quel 'ciao papà' le stringe il cuore portandola ad avvertire un pizzicore familiare alla sommità del setto nasale, in mezzo agli occhi umidi. L'ascolta in religioso silenzio, il capo chino come a volersi fare piccola piccola per non essere di troppo in quel delicato momento e quindi lo rialza appena, sorpresa, quando ode il successivo dire di Azrael. Sgrana leggermente gli occhi lucidi, schiude le rosee tremanti, sentendo il cuore nel petto contrarsi dolorosamente ed un fremere gentile riverberarsi nel ventre piatto. "Azrael..." quasi non s'avvede di aver pensato il suo nome, ritrovandosi a sentire la voce di lui interrompersi di colpo, smossa da un pianto malamente trattenuto. L'osserva premurosa, attenta a che lui non abbia bisogno di lei e quindi lo sente continuare il suo discorso aggiornando il padre della sua nuova carica da Consigliere. Il Dainin tuttavia non riesce a terminare il concetto ritrovandosi a chiudere gli occhi di colpo, col fiato mozzo. Kaori se ne sente toccata, ferita e, d'istinto, va inginocchiandosi al suo fianco inchinandosi dinnanzi alla lapida in segno di rispetto ed ossequio. Flette il busto in avanti per quanto la presenza del bouquet di fiori glielo consenta -non volendolo schiacciare o rovinare, e tiene il capo basso per una ragionevole quantità di tempo prima di rialzare il viso e fissare la lapide dinnanzi a sé. < Fin da piccola sono stata cresciuta studiando la storia di Konoha, l'importanza dei clan del Villaggio, degli Hokage che hanno reso la Foglia quella che è oggi. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stata presentata al Settimo. > dalla sua voce pacata, gentile, s'evince facilmente il sorriso che le distende appena le labbra. < E' un piacere fare la vostra conoscenza, Nanadaime. > aggiunge poco dopo chinando nuovamente il capo in segno di saluto, rialzandolo poco dopo per inspirare a fondo l'aria della sera. < Ho studiato molto anche su di voi. Su come siete stato eletto, su quello che avete fatto, su come avete governato. Credevo che foste stato un brav'uomo. Avete riportato la pace in un periodo di conflitto, avete ridato speranza ad una Konoha abbattuta e persa. Ma solo ora mi rendo conto che la vostra opera più importante è proprio qui accanto a me. > Le labbra si distendono maggiormente verso i loro estremi, la voce s'ammorbidisce appena mentre volge il viso verso il Nara. < Azrael è un bravo figlio. > mormora decisa guardandolo negli occhi. < Combatte per ciò in cui crede e soprattutto per il bene del Villaggio che avete tanto amato. E' diventato forte perchè la vita non gli ha dato molta scelta e adesso... adesso è un padre. > Torna ad osservare la lapide snudando piano i denti in un sorriso intenerito. < E' un po' confuso su come fare, non avete potuto mostrargli come si fa. Ma sono sicura che se la caverà benissimo. Voi però-- restategli accanto, mh? > azzarderebbe allora deglutendo piano nell'avvertire il familiare pizzicore del pianto andare a bruciarle il retro degli occhi. < Io gli darò una mano ma voi siete comunque il suo papà. Ha bisogno di avervi vicino, nonostante tutto. Perciò-- beh, impegniamoci per aiutarlo, eh? > rilascerebbe un respiro incerto, prima di inspirare a fondo una grande boccata d'aria e voltarsi verso il ragazzo per cercare timidamente la sua mano da stringere nella propria. Non direbbe nulla, non aggiungerebbe altro, si limita semplicemente a rimanere lì. Seduta accanto a lui, con le dita intrecciate -se concesso- alle sue e pronta a sostenerlo in qualunque momento e frangente. [ Chakra: on ]

18:59 Azrael:
 Permane lì, in quella distesa infinita e decorata solo dalle lapidi degli uomini e delle donne che hanno fatto parte della Foglia prima di loro, immerso nel silenzio più totale della sera, dinanzi al mausoleo che consacra la dipartita di Khalux Nara. In ginocchio, la rosa dai petali bui sistemata accuratamente davanti le proprie gambe, tra il proprio corpo e la fredda pietra tombale, le mani sulle cosce ed il capo chino, gli occhi ben stretti per ricacciare indietro le lacrime. La mente vuota, sgombra, concentrata unicamente sul non mostrarsi eccessivamente fragile. E sì, Kaori lo ha visto in momenti che erano dedicati solo a lei. A letto, rannicchiato sul suo petto ptima di scivolare nel sonno, in preda alla furia e alla frustrazione, incredibilmente felice e dannatamente triste. Ma quello—quello è diverso. Il proprio nome gli risuona nella psiche, pronunciato dalla sottile voce della donna che ama, ma non riesce a dargli il peso necessario e dovuto. Non riece a riaprire gli occhi, a voltarsi verso di lei e a rivolgerle uno dei suoi consueti sorrisi, a dirle che va tutto bene. La mascella si serra per lo sconforto e l’inadeguatezza che ne consegue. Forse ha sbagliato, forse non doveva portarla lì, forse avrebbe dovuto darle un vero e proprio appuntamento. Ha sentito l’atavico bisogno di presentarla ufficialmente a suo padre. Ma che diavolo sta combinando? Non la sta presentando a suo padre, l’ha portata in un cimitero e sta parlando ad una lastra di pietra, come fosse il più pazzo degli schizofrenici. Davanti alla donna che lo vede come un eroe, come un esempio da seguire. Cosa sta combinando? E mentre nella sua testa si susseguono domande e derisioni rivolte a se stesso e a quel che sta facendo, l’aria attorno a lui si muove, qualcosa muta e la presenza di qualcuno o di qualcosa gli si accosta di fianco. La voce di Kaori lo raggiunge serena, pacata, nell’atto di parlare anche lei allo spirito dell’uomo che è stato il più importante nella sua vita, senza nemmeno averlo conosciuto. Le palpebre del Nara si rialzano, guardando fisso il vuoto avanti a sé e, lentamente, il capo ruota per guardarla. Le labbra schiuse, le sopracciglia arcuate verso l’alto, la sorpresa dipinta sul volto, immutata ed immutabile. Sta parlando a suo padre. Non è stranita da quanto il Dainin sta facendo, anzi, lo segue in quello che molti altri considererebbero solo una pazzia quasi infantile. Sta dicendo che anche lei è fiera di lui, che Azrael è parte di quanto di importante il Settimo abbia fatto nel tempo che ha passato in vita. E tanto basta per far tremare il cuore al giovane corvino, i cuoi occhi d’onice si sgranano e si richiudono in una frazione di secondo, occlusi dalle palpebre, in un’espressione di dolore, di tistezza che gli snuda i denti in quella mimica tipica da chi ha appena subito un colpo dalla gravissima entità. Silenzioso si piega fino a terra, la schiena arcuata verso l’alto, il viso quasi a toccar terra. Trema e freme di una serie di singhiozzi che ancora lotta per trattenere, ascoltando il termine del discorso della Hyuga riguardo il suo essere padre, la sua volontà di stargli accanto e la speranza che Khalux stesso – ovunque egli sia – faccia lo stesso. Ed il suo controllo svanisce. Lacrime incontrollate si liberano dalle palpebre, la mano viene lasciata molle in quella di Kaori, abbandonata sul terreno col palmo rivolto verso l’alto, il petto e la schiena attraversati da singhiozzi, lamenti e singulti. Non ha mai pianto così tanto e non è mai stato così liberatorio. Non si è mai permesso un tale sfogo, mai nessuno gli era stato vicino in un momento tanto carico. I denti stretti, la mano libera da quella di Kaori volta col palmo a terra a graffiare il terreno fin quasi a ledergli le falangi. Rammarico e tristezza lo travolgono e si scaricano attraverso quel pianto catartico che si disperde sul terreno ove il padre ha la sua cripta eterna. “Papà…” Persino i suoi pensieri sono inframezzati dalla potenza di quel pianto trattenuto, forse, troppo a lungo. Parole che vorrebbe rivolgere a lui, ma che non riesce a pronunciare per l’intensità delle emozioni che lo scuotono “Papà—papà—mi manchi così tanto…” Suoni si riverberano dal suo corpo in una triste litania, quasi un guaire sommesso, un lento e doloroso singhiozzare che si regolarizza, ma che non dà accenno di volersi fermare. [ Chakra ON ]

19:21 Kaori:
 E' straziante. Semplicemente struggente il modo in cui il corpo di Azrael par racchiudersi in se stesso come una foglia arsa dal fuoco che s'accartoccia morente e ormai secca. La voce di Kaori s'è spenta, non v'è altro da dire, rimane solo il silenzio denso di questa notte stellata ed il pianto soffocato del Dainin che sfugge dalle crepe della sua ostinatezza. Non vuole crollare, non vuole piangere, non vuole cedere. Eppure, semplicemente, non ce la fa. Combatte, ringhia, ansima nel tentativo di aggrapparsi alla sua lucida compostezza eppure è tutto troppo intenso e doloroso perchè possa rimanere indifferente all'ondata di emozioni che lo stanno travolgendo. Chinato sul terreno con le dita che scavano vanamente nel granito sotto di loro mentre l'altra mano rimane abbandonata in quella della Hyuga. Kaori abbassa il capo in segno di rispetto volendo lasciar modo al ragazzo di liberare il proprio dolore senza remore. Eppure i secondi passano, i minuti si susseguono e quel dolore non riesce a rompere gli argini dentro i quali Azrael sta tentando di limitarlo, continuando a trasparire come rivoli d'acqua che schizzano violenti oltre i bordi di un contenitore al suo limite di sopportazione. La ragazza non riesce a sopportare di vedere l'altro in questo stato: può vederlo combattere una battaglia inutile contro dei sentimenti che non può semplicemente battere o controllare e pertanto si decide ad agire. Ripone con cura il mazzo di rose bianche sul pavimento di pietra e ruota il busto verso l'alto nel tentativo di andare a rivolgersi frontalmente verso di lui e quindi porre le mani sul suo dorso. Tenterebbe di forzarlo a sollevare il torso per poi guidarlo contro di sé. Vorrebbe indicargli di abbandonarsi contro il suo petto, il suo corpo per stringerlo in un silenzioso abbraccio che vorrebbe semplicemente donargli conforto. Vorrebbe andare a cingere la sua schiena col braccio sinistro mentre la man destra vorrebbe andare a carezzare i suoi capelli neri con fare premuroso e materno, tenendo il suo viso accanto al proprio, poggiato contro la propria spalla. Terrebbe la testa alta, la schiena ben dritta -Kaori, se l'altro si fosse abbandonato a quell'abbraccio. Si farebbe carico di quel dolore permettendogli di donarglielo e liberarsi, permettendogli di arrendersi per una volta e di deporre le armi. < Va bene, va tutto bene... > sussurrerebbe lei con dolcezza, carezzandolo ancora, lentamente, rimanendo lì con lui per dargli tutta la forza di cui è capace, devastata e distrutta dal vederlo in quelle condizioni, dall'avvertire quei pensieri così dolorosi che le affiorano nella mente. Pensieri così simili a quelli che lei stessa ha rivolto al proprio genitore defunto. < Piangi. Piangi quanto vuoi amore mio. > sussurrerebbe ancora con tono incalzante, carezzevole, volendo farlo sentire libero di abbandonarsi ai propri sentimenti senza controllo alcuno. < Siamo solo io e te. Ti sostengo io. Ti proteggo io per questa notte. Crolla pure quanto desideri... > lo invita a non trattenersi, a non ostacolare quel fiume in piena che è la sua sofferenza. Lei è lì e non se ne sarebbe mai andata. Lei è lì e non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di ferirlo nel suo momento di maggiore fragilità. < Sono qui con te. Non sei da solo. Mai più solo... > sussurrerebbe, alla fine, con la voce ad incrinarsi leggermente nell'avvertire sprigionarsi dentro di sé la consapevolezza di quanto Azrael abbia sofferto in tutti quegli anni per la solitudine. Da solo nella sua mente contro i propri Demoni. Da solo lontano da Konoha. Da solo lontano dai suoi figli. Da solo senza la sua mamma, senza un papà. Da solo come non lo sarebbe mai più stato, fino a quando lei avesse avuto vita... [ Chakra: on ]

09:48 Azrael:
 Ria come fosse ancora il bambino spaventato di anni ed anni prima, in lacrime perché tutto quel che vorrebbe è ippoggio di suo padre non può far altro che continuare e continuare in quel pianto sommesso e disperato, almeno finché non percepisce il movimento di Kaori attorno a lui, poggiarli una mano sul dorso della schiena. Nemmeno ha bisogno che la ragazza lo guidi, semplicemente si solleva da quella posizione, gli occhi ancora chiusi e madidi di lacrime, si abbandona nel di lei abbraccio, lasciando la testa sulla sua spalla. Non tenta più di trattenersi invano, i fremiti che lo stavano scuotendo vanno pian piano semando, grazie soprattutto alla sensazione calda e rassicurante della voce e delle affettuose carezze della donna che ama. Non avrebbe mai pensato di ottenere una reazione simile, né da se stesso né tantomeno da lei. Non perché non fosse in linea col suo carattere, ma perché, semplicemente, non si sarebbe mai aspettato che qualcuno potesse reagire in maniera così naturale davanti allo spettacolo di un uomo che ha fatto la storia e che è più simile ad una eggenda che ad un vero e proprio essere umano, che si apre così intimamente alla tomba del padre mai conosciuto. Le braccia andrebbero a cingere il busto della Hyuga, stringendola al punto tale da comunicare – senza ausilio di parole – quel primordiale bisogno di non essere più solo, di chiederle di non lasciarlo più andare. E, finalmente, si rilassa. Non emette più un suono, calde e salate lacrime gli sfuggono ancora a fiotti dalle palpebre semichiuse, ma non singhiozza più ed un piccolo e mesto sorriso gli incurva dolcemente le rosee. < Bella figura eh? > Domanderebbe a mezza voce, tirando debolmente su col naso < Azrael Nara che piange come un bambino. > Proseguirebbe, distaccandosi dopo qualche breve istante dall’abbraccio della donna che ama, portando la mancina ad asciugare sommariamente gli occhi ed il volto. Porterebbe le iridi buie in quelle di lei, quelle perle in cui specchia il proprio sguardo arrossato e gonfio, ma non più così triste e disperato < Avrei tato voluto che ti conoscesse. Avrei tanto voluto mostrargli che ho accato una donna meravigliosa. Sarebbe stato fiero di me, ne sono sicuro. > Mormora, basso e flebile, ma con una nuova determinazione nel viso, mista ad una punta di felicità e soddisfazione per quel che è diventato < Non doveva essere così, lo so. Ma prima del primo appuntamento ci tenevo davvero tanto a presentarvi. In fondo-- > Incurva le labbra in un sorriso più radioso, che ette addirittura in mostra parte della candida dentatura < --sei pur sempre la mia futura moglie. > Concluderebbe a questo punto, passandosi di nuovo le mani sul volto umido, per asciugare le ultime stille di pianto, prima di tornare con le mani sulle cosce, in ginocchio di fronte a lei. [ Chakra ON ]

10:15 Kaori:
 Lo culla fra le proprie braccia per un tempo che par interminabile. Rimane in silenzio limitandosi a passare le dita fra i capelli scuri mentre Azrael s'aggrappa a lei con una disperazione tale da scioglierle il cuore e farla sentire devastata. Lo ha sempre visto sorridere nonostante le difficoltà, nonostante ciò che la vita lo ha obbligato a fronteggiare. Lo ha sempre visto ridere, scherzare, consolarla, incoraggiarla e combattere con forza e determinazione ogni battaglia, eppure dentro di lui si è sempre nascosto anche tutto questo. Un dolore sconfinato e tanto intimo da essere ignoto persino a se stesso. Un dolore che sa di abbandono, di solitudine, della paura di rimanere di nuovo solo proprio come quando era bambino. E la Hyuga ne rimane spezzata, affranta, non osando dire più alcunché se non tramite i propri gesti e la sua stessa presenza lì accanto a lui. Lo stringe con dolcezza, con tenerezza, nel tentativo di fargli realizzare come non sia più solo, come lei sia effettivamente lì, con lui a tenerlo stretto per non lasciarlo più andare. Accoglie ogni lacrima, ogni singulto, ogni singhiozzo fino a quando, poco a poco, questi non vanno diradandosi. Il suo corpo non viene più scosso da un pianto violento, il suo respiro si calma ed alla fine non resta che il fiato spezzato da quel lungo e intenso sfogo. Rimane immobile a cullarlo ancora in silenzio volendogli dare tutto il tempo di cui ha bisogno per calmarsi fino a quando non è proprio lui a scostare leggermente il capo per sorriderle con fare mesto. Kaori l'osserva scostandogli i ciuffi neri dai lati del viso umido sorridendogli con fare comprensivo e materno, allontanando le mani dal suo corpo per lasciargli modo di asciugarsi gli occhi con i palmi delle mani. < Anche Azrael Nara ha bisogno di crollare ogni tanto. E' giusto così. > mormora lei con voce bassa ma sicura, morbida, tentando allora di sollevare una mano verso il suo volto nel momento in cui i palmi di lui si allontanano da questo. Tenterebbe di passare il pollice sotto il suo occhio sinistro per asciugare una lacrima fuggiasca tramite una leggera carezza del dito sulla sua pelle umida e quindi accoglie il suo sguardo un po' più acceso con espressione gentile. Sorride a quel dire tanto tenero e abbassa leggermente il capo con fare timido e riconoscente. < Sarebbe stato fiero di te per tante cose. Ma in merito a questo... > lo sguardo scivola flemmatico verso la lapide al loro fianco, un sorriso malinconico a delinearsi sulle sue rosee sottili. < ...penso che l'unica cosa di cui gli sarebbe importato è che tu fossi felice. > E di questo ne è più che convinta. Quindi torna a porre su di lui lo sguardo per ascoltare le sue parole e sorridere sinceramente di quanto egli va dicendole richiamando quella battuta che nel tempo si è ripetuta più e più volte fra loro divenendo un caro e dolcissimo ricordo per lei. In realtà ha sempre creduto che questa fosse semplicemente una battuta, che lo facesse per richiamare il ricordo della notte ove tutto è iniziato per loro, tuttavia a volte nasce in lei la speranza che possa essere più di una semplice battuta, di un tenero scherzo. Non ha idea di quanto invero l'altro sia convinto di quel dire. < Guarda che poi ci credo davvero, eh? > ride sommessamente tenendo lo sguardo puntato in quello di lui per poi umettarsi le labbra rosate. < Ad ogni modo non preoccuparti. Hai voluto condividere con me qualcosa di intimo ed importante. E' un grande regalo per me e significa davvero tanto... più di quanto potrebbe significare una cena o una scatola di cioccolatini. > sorride lei con sincerità, con dolcezza, espirando a quel punto piano nel prendere silenziosamente un'altra decisione. Riprendendo il mazzo di fiori bianchi che il giovane ha voluto donarle, Kaori si rialzerebbe in piedi porgendo al giovane la sua mano per invitarlo a seguire il suo esempio. < Vieni con me. > gli direbbe con un sorriso mesto e decisamente malinconico sentendo il cuore batterle forte nel petto. < Voglio mostrarti una cosa. > [ Chakra: on ]

11:15 Azrael:
 qualche altro momento viene preso da Azrael per lasciarsi straziare dal dolore, permettendogli poi di rinascere a nuova vita, con una nuova fermezza nello spirito e nell’animo. La carezza gentile di Kaori sul proprio viso libera il volto da quell’ultima goccia salata, permettendo così al Dainin di tornare sereno come suo solito. Anche Azrael Nara ha bisogno di crollare. < Sì, deve essere proprio così-- > Le risponde, scuotendo debolmente il capo in una quieta rassegnazione < Non è una cosa a cui sono abituato, ma-- > Snuda i denti in un candido e tenero sorriso < --non lo è nemmeno quel che sto vivendo con te. È tutto talmente diverso che devo ancora abituarmi, suppongo. > Resterebbe in quella posizione ancora per un po’, seguendo con lo sguardo i movimenti della Hyuga nello girarsi verso la lapide e rivolgergli quelle ultime e confortanti parole d’affetto < Allora suppongo che dal tuo restarmi accanto dipenda anche la serenità del Settimo. Se è la mia felicità che vuole, vorrà dire che sarai costretta a restare nella mia vita ancora per un bel po’. > Il tono basso, ma non più per il dispiacere, ma unicamente per la situazione e per il luogo in cui si trovano. Solleva il capo, nel vederla alzarsi e sovrastarlo per qualche attimo, tendendogli la mano, lasciando sospeso quel riferimento al loro possibile – e giù deciso, praticamente – matrimonio. Era davvero una battuta? Non lo sa. Non saprebbe dirlo con certezza. Tutto quel che sa è che, con la fede al dito o senza, orma come ora non potrebbe mai e poi mai lasciarla andare. Allunga la mancina a stringere la mano che la Hyuga gli sta porgendo, facendo poi forza sulle gambe per ritrovarsi in posizione eretta, pronto a rispondere con la sua consueta ironia a quanto gli ha appena detto. < E perché dovresti credermi. Io? Sposato? Ti pare? > il volto s’esibirebbe in un moto di gioia e di scherzosa complicità nei di lei riguardi < Io sono il casanova della Foglia, nessuno può mettermi in gabbia! > Pronuncia, in tono quanto mai poco serio e giocoso. Andrebbe poi a chinare il capo sulla sinistra, come fa sempre quando è incuriosito da qualcosa. < Mh? > Mugugna, comunque seguendola ovunque lei voglia condurlo, senza mai smettere di scherzare per esorcizzare il momento che hanno appena vissuto, in un meccanismo di autodifesa che – certamente – Kaori conoscerà più che bene, ormai. < Qui alle Praterie della Memoria? Non ti sembra un po’ macabro? > Ancora scherza, per lasciarsi alle spalle il dolore e la tristezza che gli hanno straziato l’animo per minuti interminabili, come mai gli era successo, da quel che può ricordare al momento. Comunque resta silente, per tornare in linea con la sacralità del luogo, rispettando la volontà di Kaori di mostrargli qualunque cosa voglia. [ Chakra ON ]

12:46 Kaori:
 In pochi minuti il dolore che lo aveva travolto e sconvolto va svanendo sostituito da una calma genuina che l'altro cerca di accentuare ed ostentare col suo consueto atteggiamento spigliato e diretto. Quello che le dice porta Kaori a sorridergli con tenerezza e ad illuminarsi di una gioia profonda ed autentica che le fa tremare il cuore nel petto mentre, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio, va umettandosi le labbra rosate. < Siamo in due. Sembra che io sappia come comportarmi ma-- decisamente no. > ammette lei, timidamente, ridacchiando a mezza voce, rialzando lo sguardo per portarlo ad incontrare quello di Azrael. < Hai sconvolto tutte le certezze che credevo di avere. > chiosa, dolcemente, per poi udire quanto l'altro pronuncia in seguito in merito a ciò che Kaori può o non può fare per rendere felice il Nanadaime allo stesso modo dello stesso Dainin. Le labbra di lei si distendono, lo sguardo s'ammorbidisce e la voce si carica di un affetto denso e ricco di sfumature. < Per tutto il tempo che vorrai. > mormora tentando di esprimere con quelle uniche parole tutto l'amore ed il bisogno che prova nel rimanergli accanto. Il soffocante desiderio di non lasciare mai più il suo fianco, di rimanergli vicino, di condividere con lui qualunque sfida il mondo abbia loro da offrire. Il silenzio cala per qualche attimo prima che i due riprendano la conversazione e, questa volta, v'è una leggerezza nuova a scivolar dalla loro voce che rende il momento meno difficile e delicato. Azrael si è calmato, si è ripreso, e tenta di affrontare quell'esperienza come ha sempre fatto: sorridendo e a testa alta. Quanto dice porta la Hyuga a ridere divertita, a voce moderata, nascondendo dietro le dita le labbra schiuse. < Il giorno del tuo matrimonio sarà lutto per tutto il mondo conosciuto. Donne e uomini di ogni dove verranno ad esprimere il loro dissenso e la loro indignazione. > scherza lei, assieme a lui, cercando di fingere un tono serio e da narratrice, ma che viene inframmezzato da piccole risatine e da sorrisi brillanti ad imperlarle il volto. Si sente felice in questo momento. A ridere e scherzare con lui, così semplicemente, su un passato che l'ha visto protagonista di scandali e storie di ogni tipo considerata la sua fama di inguaribile dongiovanni. Il momento si dilata e si esaurisce e la ragazza, più calma, si rialza invitando Azrael a seguirla. Lui fa lo stesso e, ancora, scherza con lei per ritrovare la pace perduta in quel momento di tristezza portando la giovane a non rispondere. Sorride semplicemente a quel commento facendo strada verso il grande monumento ai caduti che troneggia su tutta la prateria. La lapide più grande e maestosa di tutti in quanto ospita su di sé il nome dei vari guerrieri caduti con onore in battaglia per difendere il Villaggio. Qui si fermerebbe osservando con sguardo assorto la stele per qualche attimo rimanendo in profondo silenzio. < Ehi papà. > principia lei sorridendo, con fare spento. < Questi fiori 'stavolta non sono per te, mi dispiace. E' stata una visita improvvisata. > chiosa stringendosi i fiori al petto, deglutendo. < Sai? Sono diventata Jonin l'altro giorno. Stasera Azrael voleva portarmi fuori per celebrare ma poi ha cambiato idea. E' un tipo per bene anche se non si sarebbe detto qualche tempo fa. > ridacchia ripensando ai commenti che talvolta s'udivano in giro sulla fama da marpione del Dainin. < Prima di portarmi a cena fuori per il nostro primo appuntamento ha voluto-- beh, presentarmi suo padre. Ci credi? Il Settimo. > sorride con fare grigio, vuoto, ridacchiando senza alcuna vera allegria davanti alla stele. < Pensavo... ti sarebbe piaciuto conoscerlo prima eh? Alla mamma è piaciuto anche se continua a dargli del 'voi'. > le labbra tremano appena nell'immaginare come sarebbe stato quell'incontro. Suo padre in casa propria a guardare Azrael negli occhi per stringergli la mano e capire che intenzioni avesse nei riguardi della sua bambina. Sarebbe stato terrificante ma-- avrebbe immediatamente capito, dallo sguardo del Nara, che la sua Kaori era al sicuro. Che era felice. Respira a fondo ruotando il viso verso Azrael, mostrandogli una espressione quanto mai-- spenta. < E' morto quasi due anni fa. Nel laboratorio dove mi avevano-- > la voce viene meno e, deglutendo, riprende con più fermezza. < -portato. > "Rapito." < Vengo a trovarlo ogni settimana. Gli racconto tutto quello che mi succede. > spiega lei carezzando con la mano libera la lapide dinnanzi a sé, fra le cui centinaia di nomi, risiede anche quello di Naru Hyuga. < Gli avevo parlato di te. Ti avrebbe fatto paura. > ride malinconicamente pensandoci per poi espirare stancamente. < Mi manca da morire. > capitola, alla fine, con un pesante sospiro carico di sofferenza. [ Chakra: on ]

13:16 Azrael:
 A passi lenti ed in silenzio i due amanti si recano nella parte della prateria dedicata al grande monumento dedicato a tutti i caduti di Konoha. Una lastra di pietra che reca incisi tutti i nomi degli uomini e delle donne caduti nel proprio Villaggio. Il Nara non ha bene idea di dove la Hyuga vuole andare a parare, ma presto tutto gli si fa più chiaro. < Oh- > Espira, sgranando gli occhi scuri e profondi, ancora leggermente arrossati dal pianto conclusosi da poco. Sentirle nominare il padre gli scatena una dolorosa stretta al cuore, una fitta che lo porta immediatamente a portarsi accanto a lei, imitandone la posizione ed avvolgendola col braccio posto attorno le di lei spalle. Non dice e non pensa nulla, semplicemente la ascolta parlare, lascia che anche lei abbia quel momento di intima confidenza col compianto padre. China il capo, in segno di profondo rispetto, dinanzi tutti i nomi di persone conosciute e sconosciute, ma verso cui prova profondo rispetto. “Sono qui, piccola mia. Sono qui.” L’empatia le comunicherebbe in maniera quasi automatica quanto il Dainin ha intenzione di ricambiare la vicinanza che lei stessa gli ha espresso poco prima. La stringerebbe a sé, offrendole il proprio corpo come appoggio e sostegno, qualora dovesse averne bisogno. Pensare a quel che Kaori ha dovuto passare lo turba profondamente, pungolando la sua curiosità ed, al contempo, la rabbia nei confronti di un passato così ingiusto per una creatura così pura. E quindi andrebbe ad interrompere il proprio attimo di silenzio con parole rivolte al compianto padre della ragazza che ama più di qualunque altra cosa o persona al mondo. < Salve, Signore. > Un breve inchino che durerebbe qualche attimo verrebbe compiuto dopo quel semplicissimo saluto < Io sono Azrael Nara e-- > Curva le labbra in un brevissimo sorriso, ruotando il capo a cercare lo sguardo di Kaori, cercando di infornderle conforto col solo guardarla, con quel tenero e dolce abbraccio < -sono follemente innamorato di sua figlia. > Terminerebbe, andando poi a volgere di nuovo gli occhi verso la grossa lapide comune < È diventata una donna straordinaria. Forte, decisa e determinata. Io—ho fatto tante cose nella mia vita, ma nessuna di queste mi ha reso più fiero che essere scelto da lei. E… > Una breve pausa, le dita andrebbero a carezzare debolmente la spalla della ragazza, come a volerla rendere partecipe di quel discorso, a volersi assicurare che lo stia ascoltando < …volevo ringraziarla per quel che ha fatto, Signore. Se adesso sono felice è anche per merito suo, oltre che della sua bambina. > Terminerebbe, ruotando di nuovo il capo in direzione di Kaori, socchiudendo le palpebre nel percepire in maniera quasi tangibile il dolore che lei prova per la perdita del padre, la sua mancanza ed il dispiacere che la pervadono. < Te la senti di parlarmene? > Non specifica bene di cosa, vorrebbe unicamente esserle d’aiuto, essere una valvola di sfogo per qualunque cosa le stia urlando dentro, in attesa di uscire e di essere ascoltata. [ Chakra ON ]

10:24 Kaori:
 La stretta del braccio di Azrael attorno alle sue spalle è un enorme aiuto per il morale della Hyuga. Essere lì è ogni volta un colpo al cuore, ma per la prima volta non è da sola. Per la prima volta ha portato qualcuno con sé sulla tomba di suo padre, qualcuno che avrebbe davvero tanto voluto presentargli in veste di suo ragazzo. Naru sarebbe stato estremamente fiero di questa scelta da parte di sua figlia, sebbene sarebbe stato in parte impensierito dalla fama di donnaiolo del Dainin. Gli sarebbe tuttavia bastato un attimo per leggere negli occhi del Nara la sua serietà d'intenti e questo lo avrebbe calmato in un istante. Kaori avverte le rassicurazioni di Azrael riverberarsi nella propria mente e se ne sente grata e riconoscente, abbandonandosi a quella stretta ch'egli va rafforzando per tenerla ancorata a sé, per darle forza, sostegno e conforto. Kaori saluta suo padre, gli racconta le ultime novità nella sua vita e sente la voce prossima a rompersi per via del groppo che le si è formato in gola, del pizzicore che le risale il setto nasale andando a bruciarle gli occhi. Si ferma per spiegare ad Azrael cosa sia successo, da quanto tempo quella lapide è tutto ciò che le rimane di suo padre e quindi il Nara va rivolgendo alla stessa la propria attenzione. La Hyuga sorride mestamente a quel fare, si sente toccata della gentilezza del ragazzo, della premura nel voler omaggiare suo padre a quel modo tanto intimo. Si presenta e Kaori dentro di sé sa che probabilmente sta utilizzando le stesse parole che avrebbe usato nel caso in cui lo avesse incontrato di persona, in casa propria. La jonin sorride, le iridi si fanno umide di un pianto a stento trattenuto e la voce svanisce dalle sue labbra, sostituita da un respiro rotto e accelerato. Ogni parola è come un colpo al petto che la porta ad abbassare il capo e piangere silenziosamente come numerose altre volte ha fatto in quello stesso punto. Le manca. A volte le manca come l'aria dai polmoni. Il suo papà, il suo riferimento. L'uomo che sarebbe sempre stato dalla sua parte qualunque cosa fosse successa. L'uomo che avrebbe sempre amato più di ogni altri, l'uomo che fin da quando era bambina era sempre stato solito chiamarla “Hyuga-Hime”. Principessa Hyuga. Non l'avrebbe fatto più, ormai non ha più voce. Le dita di Azrael le carezzano la spalla attraverso il tessuto trasparente della manica dell'abito infondendo calore nel suo corpo, confortando il suo pianto muto e ringraziando per un'ultima volta il padre della ragazza per quanto fatto. Kaori è riconoscente, grata, ma la voce non può uscire dalle sue labbra. Tutto ciò che riesce a fare è singhiozzare ad occhi chiusi con le lacrime che scivolano via dalle ciglia scure e tentare di calmarsi. "Grazie. Grazie..." pensa, semplicemente, prima di andare a riaprire gli occhi ed inspirare a fondo deglutendo faticosamente il groppo che le aveva mozzato il fiato fino a poco prima. Alla domanda di Azrael, Kaori si ritrova a schiudere le rosee osservando persa il vuoto dinnanzi a sé per un tempo indefinito. Rimane silente, quasi in una fase di stasi senza dire una parola, senza muoversi, senza neppure pensare ad alcunché. Immobile, semplicemente, respira con lo sguardo fermo sulla lapide senza vederla davvero. Pare semplicemente assente, come se non fosse realmente lì. < E' iniziato tutto una ventina di anni fa. > principia, inaspettatamente, di punto in bianco. La sua voce è atona, smorta, mentre poco a poco il cuore prende a battere ad un ritmo inquietantemente normale nonostante il forte sforzo emotivo al quale è attualmente sottoposta. < Un fanatico del nostro clan era rimasto indignato dall'idea che così tanti Hyuga avessero contratto matrimoni con gente esterna al clan temendo che questa mescolanza di geni avesse indebolito col tempo il potere e la purezza del nostro Byakugan. Voleva fare qualcosa per cambiare la situazione ed iniziò a lavorare su delle sperimentazioni per poter dare vita ad uno Hyuga incontaminato, puro, dando vita al progetto "Hyuga puri". > Si ferma un istante continuando ad osservare con fare perso la lastra di pietra dinnanzi a sé, indifferente persino al soffio di vento che va scivolandole sulla pelle scoperta del petto, delle cosce, smuovendole i ciuffi di capelli viola che le pendono ai lati del viso. < Parte del clan era della sua idea, altri lo giudicarono un folle e per questo quando Juusan venne messo a capo del clan, questo genetista venne esiliato dal Villaggio e dal dojo, costretto quindi a collaborare segretamente con quelli che divennero poi i suoi seguaci. Doveva agire di nascosto e questo lo portò ben presto ad aver bisogno di alleati potenti all'interno del clan. Così quando sentì che Akane Hyuga aveva lavorato alla creazione di un sigillo capace di controllare un'altra persona sottomettendola alla propria volontà andò da lei. > La facciata di apparente indifferenza e apatia che fino a quel momento aveva accompagnato il discorso va ora sfaldandosi lasciando trapelare da crepe sottili una palese indignazione. < Questo sigillo, una volta apposto, permette a chi lo ha messo di fare della vittima ciò che desidera. Ha il controllo sui suoi ricordi, sui suoi pensieri e può dargli qualunque tipo di ordine. Rende le persone delle marionette, sostanzialmente. > spiega Kaori contraendo appena la mascella, irrigidendo i tratti del viso. < Juusan aveva convinto sua sorella a non completare il jutsu ma questo non era bastato ad impedire che Cappuccio Rosso -così si faceva chiamare quel fanatico, venisse a scoprirne l'esistenza. Così andò da Akane e la rapì. La tenne rinchiusa per un po' e la ricattò. Le spiegò i suoi piani offrendole una scelta: lavorare con lui, per lui e completare quel jutsu oppure lui avrebbe ucciso i suoi figli. > Un attimo di pausa prima di umettarsi le labbra e continuare. < Mekura e Daiko. > Al nominare la ragazza, il volto di Kaori ruota per cercare lo sguardo di Azrael puntando le iridi perla in quelle scure e profonde di lui. < Collaborò con lui per vent'anni, nei momenti in cui lui non la controllava con il sigillo che avevano perfezionato insieme disse che cercava di ordire alle sue spalle per sconfiggerlo, ma francamente ci credo poco.. > Uno sbuffo di scherno, ricolmo di rancore e amarezza esce dalle sue narici mentre deglutendo torna ad osservare la lapide. < Hanno rapito Hyuga per anni portandoli in laboratori segreti dove venivano derubati di ovuli, sperma, occhi per lavorare alla creazione di Hyuga perfetti. Daiko Hyuga è stato ucciso in quel laboratorio da sua madre. > Si ferma mentre un nuovo alito di vento va scuotendole la frangia carezzandole il viso come un tenero amante. < Erano riusciti -a detta loro, a sintetizzare il seme perfetto per la nascita di uno Hyuga puro e senza contaminazioni di geni esterni lavorando con il materiale genetico di Daiko e Hiashi ed a quel punto serviva loro solamente la madre perfetta per generare il loro Hyuga puro. > Abbassa lo sguardo sulle rose bianche che ha strette al petto, quel colore le rimanda in un attimo il ricordo delle pareti della sua cella in quel laboratorio portandola a contrarre i muscoli facciali in una espressione di rabbiosa sofferenza. < Studiarono le linee di sangue del clan e scoprirono il soggetto perfetto per il loro obiettivo finale. > Un sorriso amaro, di scherno, le distorce le labbra portandola a volgere il capo verso Azrael, osservandolo. < Me. > specifica come se la sua espressione non fosse già stata abbastanza esplicativa. < Imposero il sigillo su mio padre e lo usarono per controllarmi per due anni. Lui riferiva mensilmente informazioni su di me, su ogni mio successo, su ogni spostamento. Volevano aspettare che crescessi ma probabilmente la notizia del mio imminente matrimonio con Raido li portò a voler agire immediatamente. Così mi rapirono. > Il ricordo di quel giorno, ancora, la logora dall'interno. Una parte di lei non è ancora riuscita a perdonare Mekura del tutto per quanto accaduto in quella circostanza sebbene abbia deciso di perdonarla. < Raido e Mekura avrebbero dovuto proteggermi, sapevamo che sarebbero venuti a prendermi. Ma Raido partì per fare non so cosa, non so dove, dicendo che sarebbe servito per aiutarmi e lei-- > si ferma espirando, scuotendo il capo. < Ero andata ad allenarmi. Volevo essere pronta in caso di uno scontro, non potevo stare ferma come una bambina troppo debole per poter essere utile. Avevo con me la trasmittente per comunicare con Mekura in qualunque momento e-- Akane mi trovò. Non sarei mai potuta fuggire, in termini di potenza uguagliava Yukio, io ero solo una chuunin... > La voce si affievolisce, il capo s'abbassa. < Cercai di temporeggiare, di ricavare informazioni, sperando che Mekura stesse sentendo tutto dall'altra parte della comunicazione, ma lei non mi rispose. Non disse nulla, non seppi se era lì oppure no. Quando Akane mi prese con sé rimasi prigioniera per un mese senza avere idea se sarei mai uscita da lì oppure no. > Il ricordo le contorce lo stomaco, sente la bile salirle alla gola mentre gli occhi nuovamente pizzicano non di tristezza ma di pura rabbia. < Mio padre morì lì. Nella mia stanza. Akane mi chiuse nel bagno facendo apparire una parete senza porte e dall'altro lato del muro disattivò il sigillo col quale controllava mio padre. Lui si ribellò, cercò di aiutarmi, di proteggermi ma-- lei lo sgozzò. > La sua voce è gelida, secca, meccanica. Il freddo resoconto di una missione lontana da lei. < Eravamo in una stanza antichakra ed eravamo disarmati, tranne lei. Gli passò il suo kunai a fil di gola. E' morto in pochi secondi. Lei se ne andò e fece sparire la parete che mi divideva da lui. Rimasi ad abbracciarlo per ore o forse giorni prima che portassero via il corpo. > Rimasta distesa sul pavimento, immersa nel sangue cremisi di suo padre, lo aveva tenuto stretto a sé senza mai allontanarsi, con le mani imbevute del sangue che aveva tentato di arrestare vanamente. Tace per un lunghissimo momento con l'espressione spenta, nuovamente assente, sentendosi improvvisamente stanca ed insignificante. < A quel punto smisi di oppormi. Non potevo combattere ed ero sola in mano loro. Per quanto ne sapevo nessuno sapeva dove fossi o che fossi stata presa e mio padre era morto. Rimasi in attesa di servire il loro scopo. Mi fecondarono poco tempo dopo e poi Raido venne a salvarmi. > Il pensiero dell'Oboro venuto a prenderla non le smuove più nulla dentro, le fa solo ribollire il sangue nelle vene. < Tornai a casa e organizzammo un attacco al loro tempio principale. Lì incontrai il vero Cappuccio Rosso mentre Hiashi e Mekura hanno combattuto contro Akane. Ero stata vicina tanto così dal piantarmi un kunai nel ventre prima che lui perdesse la ragione. > La mano va d'istinto all'addome dove per un breve periodo di tempo aveva creduto di star nutrendo un figlio indesiderato, ma frutto del suo stesso sangue. Lì, dove avrebbe voluto far affondare la punta di quel pugnale affilato. < Akane l'aveva tradito, noi eravamo dentro il suo covo e stavamo distruggendo ogni cosa. Anni di studio, ricerche, lavoro. Ed io avevo il coltello dalla parte del manico. Letteralmente. > sorride amaramente con fare quasi sinistro prima di fermarsi ed espirare dalle narici sottili. < Alla fine scoprimmo che Cappuccio Rosso non era altro che una larva morente tenuta in vita da chakra e macchinari, confinato nel sottosuolo. > Il ricordo di quel mostro sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua mente, sempre visibile ogni volta che avrebbe calato le palpebre. < L'ho ucciso. Non ho esitato un solo istante. Gli ho strappato lo stomaco, l'intestino, le viscere come un animale. Una morte troppo veloce, forse, per quel che meritava. Ma anche dopo averlo ucciso-- non è cambiato niente. Mio padre era ancora morto, gli avevano comunque strappato la faccia dal volto per metterla su un fantoccio che mi avevano mandato contro, gli Hyuga erano stati comunque decimati. Nessuno sarebbe tornato indietro. E io avevo solo freddato un uomo. > Abbassa lo sguardo a guardare la mano attraverso la quale ha compiuto quel gesto. La mano attraverso la quale ha messo fine ad un lungo incubo. Nonostante sia stata una testa di leone fatta interamente di chakra a scavare con le fauci nel suo corpo, le sembra quasi di poter sentire il sangue viscoso di quell'uomo fra le dita. < Akane è destinata al carcere, i laboratori sono stati distrutti. Ma... tutti quei morti... > lo sguardo s'assottiglia sconfitto, la mano s'abbandona come morta lungo il fianco. < Come può, Juusan, non essersi accorto di nulla? Non essersi accorto della scomparsa di sua *sorella*? Non essersi accorto di come gli Hyuga sparivano? Aveva saputo che Mekura e Hiashi erano stati rapiti, perchè non ha indagato? > Rialza il viso ponendolo sul volto di Azrael con le iridi ricolme di indignazione e sofferenza. < Doveva essere la nostra guida ma non si è neppure accorto che sparivamo a decine sotto il suo controllo. Ed ora... ora c'è questa bambina che è improvvisamente comparsa al Villaggio, rapita da uomini che desideravano i suoi occhi. Non sa chi sono i suoi genitori, sa solo che viene da Konoha. E sto cercando di capire chi sia, quando sia successo tutto per trovare la sua famiglia ma... se anche lei fosse una vittima di Cappuccio Rosso? Se fosse stata presa con la forza dai suoi genitori? Ci sono speranze che siano ancora vivi? E se fosse invece uno dei loro esperimenti sopravvissuta alla rovina? > La voce si fa carica di un sentimento palpabile. Paura, rabbia, indignazione, ribellione, mescolati a determinazione e speranza. < Dovrei portarla da Juusan, lasciare che sia lui ad occuparsi di lei ma... come posso fidarmi ancora di lui? > Kaori sospira scuotendo lentamente il capo per poi dare in una risatina sommessa e malinconica. < Aaah, scusami. Ho parlato decisamente troppo. Non sono sicura che fosse niente che volessi sentire. > Insomma, probabilmente non era esattamente quello che l'altro si sarebbe aspettato da quella serata. Non che nessuno dei due avesse idea di cosa quella serata avrebbe portato in ogni caso. < Comunque questo è quanto. Adesso è finita... So che è finita. > continua lei alzando il viso verso il cielo, lasciandosi carezzare il volto dalla brezza serale. < Eppure a volte è come trovarsi ancora lì, in quella cella. Forse per certi versi non finirà mai davvero. > mormora alla fine chiudendo gli occhi, terminando semplicemente il racconto, spossata e priva di forze. Si sente estremamente piccola in confronto a quanto ha appena raccontato, misera ed insignificante nell'inquietante grandezza di un simile racconto. In parte, però, si sente persino sollevata. Era da un po' che pensava di raccontare ad Azrael ogni cosa. Vuole che lui sappia tutto di lei e questo voleva dire che non poteva nascondergli una parte tanto importante e grande della sua vita. Tuttavia non le sembrava mai di trovare il momento giusto per farlo, ogni volta rimandava ad un'altra occasione, ad una prossima volta. Ed ora eccola qui. Libera di un peso che per molto tempo le ha oppresso cuore e mente, totalmente a nudo sotto lo sguardo attento del Dainin. [ Chakra: on ]

11:45 Azrael:
 Non arresta il proprio dire nei confronti di un uomo a cui non avrebbe detto ulla di diverso, anche se fosse stato lì davanti a loro in carne ed ossa. Può immaginare, anche senza guardarla, che Kaori stia liberando quel muro e malinconico pianto. È comprensibile, nessuno resterebbe indifferente a quella situazione, ma i motivi che vi sono dietro tutto ciò sono sconosciuti al Dainin. Ha sempre voluto chiederglielo, in fondo, avrebbe sempre voluto sapere cosa si nascondesse dietro la prematura sparizione dell’uomo che l’ha cresciuta, ma—semplicemente non era mai il momento adatto. Il silenzio che si crea tra i due è denso, quasi palpabile e porta il Nara a voltarsi verso il suo profilo. Un volto spento, vuoto, fisso sulla lapide che hanno davanti, ma assente. Quasi si preoccupa, Azrael, che stringe la presa attorno il di lei corpo, come per assicurarsi che sia ancora lì con lui, ma, prima che possa schiudere le labbra per chiederle come stia, che può anche non parlare o raccontargli nulla, Kaori interrompe quei lunghi istanti di silenzio. E non è con un “C’era una volta” che comincia quel racconto. Non è una favola, non un aneddoto da raccontare per divertimento. Sin dalle prime parole il Dainin riesce a percepire il peso di quei ricordi, come se non bastasse l’empatia a fargli provare le stesse cose che anche la Hyuga sente dentro. Vent’anni fa. Il Nara, a quel tempo, cominciava a vivere da solo, a raccattarsi il pane per strada, a scoprire di essere portato per la competizione, per il combattimento, scopriva il suo essere sadico, senza sua madre a dirgli che quel che stava facendo era sbagliato. E vent’anni prima di quella discussione, un uomo stava tramando per distruggere un clan che ha sempre costituito la colonna portante di Konoha. Nell’ascoltare il dire di Kaori, Azrael non può che rendersi conto di quanto poco sappia del clan di cui lei fa parte. ne conosce la storia che è scritta sui libri di storia, ne conosce le personalità principali, ma non ha mai letto di un pazzo fanatico che intendeva riportare la purezza nel byakugan e nel clan. Sarebbe stupido ed autodistruttivo, alla lunga si sarebbero generati degli aborti, delle deformità all’interno del pool genetico che lo stesso Cappuccio Rosso ha tentato di mantenere perfetto ed inalterato. Ma anche questo fa capire come fosse un uomo pazzo e privo di una reale logica a guidare i suoi gesti. Non sa nulla di Jussan e di questa Akane Hyuga, il cui nome, però, gli suggerisce qualcosa. Come se l’avesse già sentito da qualche parte. il pensiero di questa dimenticanza, quasi simile ad un deja-vu, lo pungola dal retro del cranio, come la punta di un kunai che pizzica sul cervelletto. Chi è? Perché gli suona così familiare? Ne avrà letto qualcosa in biblioteca e non se ne ricorda? Fuori discussione. Se c’è qualcosa che un Nara sa fare è memorizzare le informazioni che raccoglie volontariamente. Ma ecco che Kaori va pronunciando i nomi dei suoi figli. Mekura e Daiko. Il volto dello shinobi delle ombre si distorce in un’espressione dapprima sorpresa, poi via via sempre più fredda, apatica, distante. Le volte in cui è stato in casa loro… l’ha vista? Ha fatto la sua conoscenza? Quando ha presenziato al matrimonio tra Daiko e Furaya in qualità di testimone lei c’era? Quante volte ha guardato negli occhi l’assassina del padre di Kaori? Quante volte avrebbe potuto impedire che il nome di Naru Hyuga fosse inciso in quella gelida roccia? Domande che si susseguono nella mente del Dainin così come si susseguono le parole della Jonin, intenta a raccontare ciò che è accaduto con lucida freddezza alternata da sprazzi di giustificata rabbia, astio, forse anche odio. Azrael dovrebbe, vorrebbe rincarare la presenza della propria mano sulla sua spalla, ma non ce la fa. Non riesce a muoverla. Lascia andare il braccio mollemente al suolo, sfiorando la schiena della Hyuga fino a capitolare col dorso contro il terreno. Le labbra appena schiuse, le orecchie ben tese a cogliere ogni altra parola della ragazza, ma nessuna espressione attraversa il suo viso. Gli occhi neri non sono quelle profonde pozze scure che la giovane Hyuga è solita vedere, ma esprimono—nulla. Il vuoto. Al sentire del rapimento di Kaori, cosa che – forse più di tutto il resto – gli farebbe stringere e contrarre dolorosamente il cuore nel petto, non muta la mimica facciale del Nara, che si limita semplicemente a richiudere le sottili rosee in una linea dura e priva di qualsivoglia accezione od incrinatura. Non solo sono state le mani della madre di Mekura a costringere Kaori a quell’inferno, ma lei aveva la possibilità di salvarla e… non l’ha fatto. Non c’era. Quel che il Dainin ha dentro in questo momento e che, se volesse ascoltarlo, la sua mente esprimerebbe alla Hyuga tramite l’empatia, è la reazione che vorrebbe avere in merito. Un Azrael in preda all’ira, alla furia, col corpo e col viso deturpati dalle macchie nere tipiche del marchio che gli avvolgono il petto ed il viso, arrivando agli zigomi. Gli occhi totalmente neri, ardenti di un fuoco no dissimile dalle letali fiamme di un Amaterasu. Urla, strepiti e grida a liberarsi dalle fauci spalancate di quello che, se si lasciasse andare ora, sarebbe più un animale che un uomo. Eppure permane fermo in quella posizione. Accanto a lei. Le braccia mollemente abbandonate lungo i fianchi, le mani riverse a terra e le iridi fisse e vuote puntate avanti a sé. Raido non c’era e Mekura non le ha risposto. Le persone incaricate della sua sicurezza non erano lì con lei. Il pensiero è talmente sconvolgente da portarlo a quello stato quasi di incoscienza, in cui è unicamente l’istinto a prendere possesso della sua psiche. Non avesse passato quei tre anni nel deserto di Suna, assieme ad Akendo, benché proprio quest’ultimo ne abbia rimosso i ricordi, probabilmente avrebbe già distrutto le Praterie della Memoria e sarebbe andato a far pagare lo scotto di quanto successo ai diretti interessati, incurante di chi fossero ed accecato dalla rabbia. Invece, senza sapere come né perché, resta immutato nella propria posizione. E troppo tardi, troppo tardi sono arrivati i soccorsi per una ragazza che ancora non aveva potuto constatare quanta cattiveria vi fosse al mondo, trovandosi immersa in qualcosa di troppo grande da sopportare da sola. Non gli importa che sia stato Raido, poi, l’uomo che l’ha portata via da quell’inferno, non gli importa che è a lui che deve la salvezza della donna che ora ha potuto riscoprire ed amare. Semplicemente—l’ha fatto troppo tardi. Forse neanche ci ha provato abbastanza. Volevano utilizzarla come incubatrice, per dar vita ad una progenie che non avrebbe, quasi certamente, rispecchiato l’ideale che avevano formato nella loro mente malata. E persino Azrael si sente colpevole del mancato aiuto che avrebbe voluto e potuto darle, benché fosse impossibilitato a farlo. Ne avesse avuto la possibilità avrebbe dato a ferro e fuoco ogni singolo paese ninja, non importa a quale prezzo, pur di impedire il compimento di quei mostruosi gesti ai danni di colei che hadi fianco. Ed è solo e soltanto lei che ne sta pagando le conseguenze. È lei che ha da piangere sulla tomba del padre di cui ha stretto il cadavere per un tempo interminabile. È lei che dovrà rivedere le pareti di quella cella ogni volta che chiuderà gli occhi. È lei che deve sottostare agli ordini di un uomo che, forse incurante di quanto stesse succedendo, forse troppo preso dalle scartoffie che la carica di capoclan porta con sé, non è stato per nulla d’aiuto in tutto ciò. Non gli basta pensare che ora Cappuccio Rosso non è più di questo mondo, non gli basta sapere se e quanto ha sofferto, non gli importa provare a stimare le vite che Kaori, con quell’omicidio, ha salvato in futuro. Nessuna di queste cose ripagherà mai quel che le è successo. Le palpebre si richiudono sugli occhi neri, il capo s’abbassa come privo di vita e di volontà propria. < Chi compie azioni malvage è considerato malvagio… > Principierebbe, le labbra a muoversi quasi impercettibilmente lasciando uscire una voce ben chiara, ma atona, priva d’emozione alcuna, così come il volto è stato per tutto questo tempo e come è ancora adesso. < …ma chi è consapevole della presenza e della natura del male e non fa nulla per contrastarlo… > Prosegue, dunque, sollevando il capo e riaprendo gli occhi, senza riuscire, tuttavia, a ruotare il capo verso la sua amata. Non perché non voglia o si vergogni di qualcosa, ma perché, semplicemente, si sente distante, immerso nelle tenebre, ove neanche la luce solare potrebbe mai filtrare. < …è il vero mostro. > Concluderebbe, lasciando che passi qualche attimo di silenzio tra le proprie parole e quelle che seguiranno, trovando solo ora la forza di ruotare il viso ed incontrare le perlacee di Kaori. Un piccolo sorriso che non coinvolge né gli occhi né i muscoli facciali circostanti, le verrebbe rivolto, al termine del suo dire. < Non ho intenzione di lasciare più alcun conclannato sotto il controllo di quel mostro. E certamente non gli lascerò quella bambina. > Calmo, pacato ed inquietantemente freddo nel parlare della figura di Juusan. < E tu? > Le domanda, alla fine, senza neppur reclinare il capo o compiere altri gesti che non siano permanere in quel minuto ed apatico sorriso. [ Chakra ON ]

13:06 Kaori:
 Azrael rimane semplicemente in silenzio per tutta la durata del racconto. Non dice una parola, non fiata, quasi non respira mentre il discorso prosegue e la notte avanza. C'è un'atmosfera densa, elettrica fra loro, e la tensione è alta, assecondata dalla voce atona di Kaori che racconta quella che è la sua storia e la storia recente del suo Clan. Una storia di cui nessuno è a conoscenza, che Juusan stesso ha voluto tenere segreta e nascosta perchè non macchiasse l'onore di una famiglia che, per quanto le riguarda, di onorevole ha ormai ben poco. Lui le resta accanto, non la interrompe e d'un tratto il suo braccio scivola via da attorno la sua spalla, ricade mollemente lungo il suo fianco. Azrael è una statua di pietra. Kaori l'osserva di tanto in tanto durante il suo discorso e può avvertire a tratti la furia di lui mescolarsi a quella propria in un vortice di rabbia incandescente simile ad una colonna ascensionale di fiamme oscure. Può sentirlo urlare, ringhiare, distruggere interi universi con la forza della sua rabbia e della sua furia, può sentire dentro se stessa divampare il sentimento che porta allo scatenarsi del sigillo maledetto. E' una sensazione oscura, soverchiante che la divora lacerandole la carne e portandola inevitabilmente a voltarsi verso di lui. Kaori nota sul viso di Azrael apparire quei segni, quelle macchie color pece che risalgono dal petto al viso, fino agli zigomi affilati, contornando un'espressione-- tranquilla. Non v'è ira sul suo volto, non vi sono i tratti congestionati che ci si aspetterebbe di notare su un volto che, dentro di sé, urla e strepita a gran voce. V'è un'espressione di gelida calma, quasi indifferenza mentre osserva dritto dinnanzi a sé senza scomporsi. Kaori è incerta: forse dovrebbe fermarsi, calmarlo prima di proseguire, eppure il ragazzo non dà la minima idea di star perdendo il controllo. E' perfettamente immobile al suo posto e semplicemente ascolta trattenendo ogni suo più violento e sanguinario istinto. La ragazza pertanto prosegue e nota infine come l'altro rimanga al suo fianco in religioso silenzio ascoltando la sua voce e salvando ogni informazione nella sua mente da bravo Nara quale è. E solo quando Kaori termina di parlare che tutto cade in un denso e assordante silenzio inframmezzato soltanto dai loro respiri e dal fruscio scostante della vegetazione circostante nel momento in cui qualche alito di vento va a smuovere le chiome degli alberi che fanno da corona alla prateria. Kaori si sente più leggera e al tempo stesso più pesante e si ritrova alla fine ad udire la voce di Azrael farsi avanti. La voce è chiara ma quasi spenta, priva di inflessioni o sentimenti particolari. La ragazza riapre gli occhi e raddrizza il capo voltandolo ad osservare quello di lui. Ha la testa abbassata, gli occhi chiusi, l'espressione smorta mentre espone il proprio pensiero. Lo fa riaprendo gli occhi ma senza cercare quelli di Kaori che, dal canto suo, si ritrova a respirare piano priva di forze. La jonin non sa cosa dire, forse ha parlato persino troppo e si ritrova a riflettere sul significato reale del concetto espresso dal Dainin prima di vederlo voltare il viso verso di lei. I loro sguardi s'incontrano ed il sorriso distante che lui le rivolge la porta, di riflesso, a ricambiare quel gesto sebbene non vi sia alcuna luce ad illuminare nè le loro labbra né i loro occhi. Ma sono lì, fianco a fianco, a reggere insieme il peso di quella tragedia. Quanto dice infine porta tuttavia la Hyuga a schiudere le rosee per fissarlo leggermente confusa: < Cosa--intendi dire? > domanda lei aggrottando di poco le sopracciglia, sbattendo le palpebre una, due, tre volte prima di umettarsi le labbra riarse. < Il massimo che posso fare è cercare di aiutare quella bambina cercando informazioni su possibili Hyuga in dolce attesa una decina di anni fa sperando di trovare una famiglia che pianga la morte di una figlia ingiustamente sottratta. Ma francamente non ho molte speranze in merito... > sospira lei riabbassando il viso, stringendo le labbra. Teme che la piccola Harumi non abbia più dei genitori dai quali tornare, ma solo una famiglia di cui non conosce alcunché se non -forse- il nome. [ Chakra: on ]

15:46 Azrael:
 Nel cuore di Azrael si agita una rabbia senza eguali, repressa in una maniera talmente magistrale da portarlo, mentalmente, quasi a farsi i complimenti. Per quanto, a detta della Hyuga, il marchio di Raido gli abbia consumato il fisico, allo stesso modo il proprio gli ha consumato la psiche. Questo potere maledetto ha la forza di aumentare a dismisura le capacità dello shinobi che lo porta con sé, indebolendo alla stessa maniera i lati in cui pecca, forse il corpo di Raido non era forte abbastanza per sostenerlo, ma allo stesso modo la mente del Nara vacillava già prima di accettare quel dono e quella maledizione. Eppure, adesso, ci riesce. Riesce a mantenersi calmo e controllato, immobile ed immutato accanto a lei. E le emozioni che lo potrebbero portare alla distruzione di tutto quel che hanno intorno, semplicemente, si riassorbono. Tornano sopite all’interno del suo animo. Un po’ per autocontrollo ed autoconservazione, un po’ perché a pochi centimetri la presenza di Kaori emana un’aura di pace e calma che seda ogni suo istinto più radicato e violento. Un profondo sospiro a labbra schiuse viene preso dal Dainin, assimilando tutto ciò che ha appreso. Un qualcosa che gli era stato anche mostrato, parzialmente e con le dovute omissioni causate dal differente punto di vista, tramite l’empatia che ha con Mekura. Ci ha posto poca attenzione, all’epoca, forse. Forse ha dovuto assimilare troppe cose o, forse, solo ora può effettivamente verificare le conseguenze di quel racconto su una persona, sulla persona a cui tiene di più al mondo. Perché è questo che rappresenta, per lui, Kaori. E per quanto sia difficile, forse anche ingiusto, più di quanto sia mai stata Mekura. < Mi dispiace, Kaori… > Prenderebbe parola in quegli istanti di denso silenzio. Abbassa il capo, ora decisamente meno apatico, ma mostrando una chiara aura di autocommiserazione che non gli è mai appartenuta così tanto. < Io non—non c’ero. Non sapevo quanto fosse grave ciò che ti è accaduto e quanto tu ne stessi pagando ancora oggi le conseguenze. > La mano riprenderebbe la forza necessaria per muoversi, andando a cercare quella di Kaori che gli è più prossima, nel tentativo di intrecciare le dita alle proprie in una stretta calda e rassicurante. < Ti chiedo perdono. Per quello che non ho fatto io e per quello che non hanno fatto tutti gli altri. E ti prometto… > Una breve pausa, mentre il Nara torna con lo sguardo scuro a cercare le iridi della Hyuga, in un legarsi di sguardi serio e quasi solenne < Ti giuro che ti porterò fuori da quella cella. Ti giuro che farò tutto quel che è in mio potere perché tu sia libera dal peso che questa tragedia ti ha lasciato addosso. > Terminerebbe, infine, quella promessa con una dichiarazione atta a rincuorarla, a farle sentire che, adesso, ha qualcuno accanto che la proteggerà e combatterà al di lei fianco in ogni situazione e a qualunque costo. < Io non sono come loro. Non mi farò frenare dalle incertezze, non sarò mai troppo lontano per venire a prenderti e non permetterò mai e poi mai ai miei interessi personali di sovrastare il mio dovere di starti accanto. > Non come ha fatto Mekura, non come ha fatto Raido e non come ha fatto Juusan, in sostanza. La sua domanda riguardo cosa può fare per proteggere quella bambina e per aiutarla ad essere sana e al sicuro lo lasciano un po’ interdetto, inizialmente, le labbra e le sopracciglia corrucciate in un’espressione incredula, come se non fosse quella la domanda che si aspettasse dalla Hyuga. < Cosa puoi fare? > Ripeterebbe, appianando ora i tratti facciali per poi distenderli in un candido e sincero sorriso < Pensi troppo in piccolo, sai? Cosa puoi fare per quella bambina è solo la punta dell’iceberg. Quel che devi chiederti è “Cosa posso fare io, Kaori Hyuga, nuova Jonin della Foglia, per tutto il mio clan?” > Non lo ha detto, ma nella sua mente è piuttosto palese l’intenzione di togliere il mostro che ha preferito insabbiare la storia di Cappuccio Rosso per salvare il nome della sua famiglia, che non ha fatto assolutamente niente per salvare gli Hyuga che gli scomparivano sotto il naso. Insomma, per dare agli Hyuga un Capo Clan degno di questo nome. [ Chakra ON ]

09:42 Kaori:
 Il volto di lei ruota in direzione di quello altrui. Ne scruta l'espressione mesta, mortificata mentre va scusandosi di qualcosa per il quale Kaori non avrebbe mai potuto fargli una colpa. Si scusa per non averla potuta salvare per la negligenza delle persone coinvolte in quella che avrebbe dovuto essere la sua salvaguardia. Si scusa per quanto lei ha dovuto affrontare e subire andando a prenderle la mano, a ricercare le sue dita per intrecciare a queste le proprie. La Hyuga l'ascolta con un sorriso mesto dipinto sulle labbra andando a sostenere lo sguardo determinato e sincero di lui in quel meraviglioso schianto di nero contro bianco, tenebra nella luce. Le promette di non abbandonare il suo fianco, di proteggerla, di non permettere a niente e nessuno di farle ulteriormente del male in futuro. La rassicura come può andando a far fiorire dentro lei una viva consapevolezza: lui non l'avrebbe mai delusa. < Non hai colpe, Azrael. Non potevi sapere cosa stava accadendo, non potevi aiutarmi. Mentre io affrontavo i miei Demoni tu eri alle prese con i tuoi. > mormora delicatamente lei con voce gentile, comprensiva, tentando di confortare il ragazzo da quel gravoso senso di impotenza e colpa che avverte nel suo cuore. < Non sei tu a non essere come loro. E' che nessuno è come te. > sorride allora lei, teneramente, stringendo le dita attorno alle sue in quella dolce presa in mezzo ai loro corpi. < So perfettamente che niente e nessuno sarebbe in grado di impedirti di salvarmi. Dopotutto... > la mano che regge i fiori viene sollevata così da incastrare il bouquet fra avambraccio e spalla e portare l'indice a sfiorarsi la nuca, lì ove il sigillo dell'Hiraishin risiede ormai da diversi mesi. < Potrai sempre comparire alle mie spalle come un fantasma, no? > richiama alla memoria quello scherzo ricorrente fra loro nei primi tempi della loro conoscenza, anni prima. Tempi più sereni, assai diversi, dove lei era solo una genin un po' sprovveduta e lui una leggenda dalle straordinarie ed inspiegabili capacità ninja. Un fantasma, si era definito al tempo scherzosamente. Eppure mai nessuno aveva lasciato un segno tanto tangibile su di lei come lui. Si sente più tranquilla, più rilassata grazie al suo conforto nonostante il breve revival di ricordi non particolarmente felici. E' una ferita ancora aperta, forse non si chiuderà mai del tutto, ma ha imparato a conviverci. Ha imparato a gestire i sentimenti che quei ricordi scatenano e solo poche lacrime sono solite sfuggire al suo autocontrollo quando si immerge in quelle memorie così atroci e laceranti. Tuttavia se il dolore può essere tenuto sotto controllo, lo stesso non vale per la rabbia; quella permane viva e silente sottopelle ogni giorno, ogni volta che il pensiero va a Juusan al suo dovergli obbedienza e fedeltà. Al suo dovergli essere sottoposta quando lui è stato la causa della rovina della sua famiglia. Azrael sembra comprendere bene la sua indignazione e quando va pronunciando quelle parole porta la Hyuga a riflettere senza tuttavia comprendere appieno le sue intenzioni. Kaori non avrebbe permesso che Harumi soffrisse ulteriormente per colpa di quell'uomo, si sarebbe personalmente occupata di lei. Tuttavia... non è esattamente quello che il Dainin intendeva. Azrael continua, si spiega, e quando prosegue in quel suo dire la Hyuga si ritrova a fissarlo dapprima confusa e poi sempre più basita. E' chiaro che Azrael si aspetti una risposta precisa da parte di Kaori la quale, tuttavia, non è affatto convinta di sapere quale essa sia. Non capisce a cosa lui stia mirando fino a quando quello sguardo d'intesa non va a mettere in moto la sua mente. Pensare in grande. Non al singolo. A tutto il clan. Le iridi di lei si sgranano, si dilatano facendosi grandi di stupore mentre le labbra schiuse vanno a mostrare tutto il suo sbigottimento. < No! > esclama quasi senza voce, con un'espressione a metà strada fra lo sconvolto e l'oltraggoato. < No! Ma chi? > chiede scuotendo il capo e fissandolo semplicemente incredula. < *Io?!* > aggiungerebbe rimarcando tale parola con un tono che paia quasi volersi far beffe dell'assurda idea dell'altro. < E'--è-- > boccheggia iniziando a sbattere freneticamente le ciglia, guardando il vuoto davanti a sé come una macchina rotta. < è ridicolo. Non mi ascolteranno mai. > sentenzia sicura fissando il ragazzo con convinzione. < Non posso semplicemente dire loro di seguirmi così, da un giorno all'altro... > Chi mai la seguirebbe? Gli Hyuga sono una casata nobile ed antichissima e, che lei sappia, non è mai stata guidata da una donna. Da una ragazza così giovane per di più. Per quanto armata di buone intenzioni e buona volontà, chi mai avrebbe potuto trovarla più affidabile di un ninja come Juusan Hyuga? Per quanto l'abbia delusa e senta di non poter affidare a lui la propria sicurezza, non potrebbe mai negare la sua forza ed il carisma che l'hanno portato a prendere la guida dell'intera Casata. < Sono contenta che tu creda in me, davvero. Ma stiamo coi piedi per terra. > sorride lei scuotendo il capo, divertita da quella idea. [ Chakra: on ]

12:05 Azrael:
 Un leggero sospiro, aliti di vento che gli smuovono il crine corvino tutt’attorno al volto diafano e, ora, totalmente disteso. Non perdonerà mai nessuno per quel che è accaduto a Kaori, non tanto perché è la sua compagna di vita, quanto più per l’orribile visione di quel che le è rimasto dentro per tutti questi anni. Potrebbe essere una sconosciuta, non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Forse il fatto che sia lei è solo un modo per amplificare le sue sensazioni. In qualche modo, grazie anche all’empatia, comprende appieno quel che lei ha sentito e quello che sente ancora. Non ha mai perso un genitore che amasse tanto quanto lei amava suo padre, ma ha perso sua madre Kaime in carcere, ha ucciso Jun, sentendo la sua vita fluirgli e scorrergli via dalle dita. La stessa mano che ora tiene stretta quella di Kaori. E adesso cosa resta? Indignazione, rabbia, repulsione verso coloro i quali sono stati causa, diretta ed indiretta, del male che ha pervaso le loro vite. Che sia Cappuccio Rosso stesso, Akane Hyuga o anche solo Mekura, Raido e Juusan. In particolare su quell’uomo si convoglia la concentrazione del Nara, perché – per quanto gli riguarda – lui è quello che, più di tutti, ha permesso che tutta quella storia proseguisse ed andasse avanti. E Kaori non ha ben inteso le intenzioni del Dainin dell’ombra. Azrael permane sorridente nel notare le varie emozioni che si affacciano negli occhi e sul viso della Hyuga. Sbigottimento, sorpresa, incredulità e quella nota di sfiducia in se stessa che lo porta a ridacchiare sommessamente, sbuffando l’aria dalle narici. < Quando ti presentasti a me sulle Cascate dell’Epilogo cosa mi dicesti, mh? > Una doma da puramente retorica, che trova immediatamente risposta nella successiva frase di Azrael < Mi dicesti che eri la Special Jonin più forte della Foglia. E ora che sei stata promossa a Jonin? Sei improvvisamente diventata un’incapace? > Un po’ la schernisce, anche e soprattutto per svegliare in lei il desiderio di rivalsa nella sua donna. < Sei Consigliera di Konoha, Hitomu ha piena fiducia in te, sono abbastanza convinto che tu adesso sia la Jonin più forte della Foglia, primaria dell’Ospedale, tiri su giornalmente le leve dell’Accademia. > E csì prosegue, sciorinando tutti i meriti della giovane. Una givane in cui non solo lui, ma tutto il Villaggio ha fiducia e stima. < Tu sai che c’è un problema, tra gli Hyuga. Così come anche lui lo sapeva. E se domani arrivasse un nuovo Cappuccio Rosso? Dormiresti sonni tranquilli sapendo che non ti sei messa alla guida del tuo clan perché temi che nessuno ti segua? > Le lascerebbe adesso la mano per portare nuovamente il braccio attorno alle di lei spalle, proprio come all’inizio di quel tragico racconto. < Guarda che se non lo fai tu andrò io stesso da Juusan. Non so quanto sia conveniente lasciarmi nella stessa staza da solo con lui. > Le labbra si aprirebbero in un sorriso che snuda completamente i denti, radioso e sereno, divertito da quel che sta dicendo, ma allo stesso tempo sicuro e determinato delle sue intenzioni. [ Chakra ON ]

12:25 Kaori:
 L'espressione di Kaori si distorce appena in una sorta di finta espressione offesa e crucciata. Odia quando le viene fatto notare che si sta nascondendo dietro una scusa o una debole giustificazione con la logica. Soprattutto quando le vengono sbattute in faccia le sue stesse parole. Le viene da mostrare quell'espressione assai infantile che quasi la farebbe apparire come una bambina capricciosa, con le sopracciglia leggermente piegate verso l'interno con fare scuro e le guance gonfie attorno alle labbra strette in una linea sottile e teneramente offesa. < Non sono un'incapace. > borbotta compunta, mantenendo quell'espressione infantile, ben consapevole di non esserlo e sapendo bene di cosa può essere capace con le sue sole forze. < Lo dicevo solo per non sfigurare davanti ad > sfila la mano da quella di lui per andare a portare ambo i palmi dinnanzi a sé, all'altezza delle spalle per formare delle immaginarie virgolette tramite la flessione di indice e medio di ambo le mani. < "Azrael Nara Dainin della Foglia." > mormora prima di alzare gli occhi al cielo e sorridere piano, mestamente, espirando alla fine nel tornare ad una espressione più seria ed adatta alla situazione ed alla persona che ha accanto. Ricerca nuovamente la sua mano per tornare ad intrecciare le dita alle sue come fino a poco prima, volendo sentirsi nuovamente perfettamente incastrata a lui e quindi riprende. < So che non sono esattamente l'ultima arrivata, che ho tante responsabilità e che la gente le riconosce e rispetta ma-- > boccheggia un attimo cercando di esprimere al meglio il concetto che è nella sua mente. Ma è complesso. Non sa neppure lei perchè così d'istinto l'idea di essere a capo del clan le risulti così assurda ed impossibile. Forse perchè non ci ha mai pensato davvero, forse perchè aveva sempre pensato che un giorno sarebbe stata Mekura ad esserlo succedendo suo zio, come è sempre stata sua intenzione. Forse perchè, semplicemente, non si è mai vista davvero capace di assumere una posizione di comando diretto su qualcun altro. < --questo non fa necessariamente di me un buon capoclan. Voglio dire... > si ferma senza sapere cosa dire, umettandosi nervosamente le rosee carnose. < --non lo so, in realtà. Non ci ho mai pensato. > ammette alla fine sospirando, abbassando di poco il capo e portando la mancina a grattarsi la fronte con l'unghia del relativo medio. Sapere che Azrael crede così fermamente in lei e nelle sue possibilità la rincuora, la sprona enormemente, tuttavia c'è sempre il timore che parte della convinzione altrui dipenda dal sentimento che li lega. Tuttavia un'altra parte di sé sa anche che Azrael è un Dainin ed uno dei ninja più forti ed esperti che avrebbe mai incontrato in tutta la sua vita: sa che per quanto possa tenere a lei, non tenterebbe di metterla in un ruolo che non sarebbe capace di gestire. Nelle sue mani non v'è solo burocrazia, ma decine e decine di vite. Ascolta le sue parole, il suo ragionamento, riflettendoci attentamente a capo chino, per poi ritrovarsi a sentire la mano di Azrael abbandonare la sua per cingerle le spalle. Quello che le dice a quel punto la porta ad alzare di scatto la testa con fare allarmato, le iridi perla a cercare quelle pece di lui. < No, no, no, va bene! Ci vado! Cioè, ci penso. Davvero, intendo. > si affretta a dire agitata immaginando quanto poco bene potrebbe finire un simile incontro in tali circostanze. Ed è un attimo che l'atmosfera si fa leggera e il sorriso di Azrael diviene pura luce in questa notte senza luna. Kaori sorride a sua volta e libera una risata divertita che scaccia definitivamente via gli ultimi residui di tristezza e paura. < Siamo adorabili, non è vero? > domanda allora lei, al termine del suo riso, andando a smuoversi per portarsi col corpo frontalmente a quello di lui, il capo reclinato all'indietro così da poterlo guardare dal basso, i fiori tenuti stretti al petto da ambo le mani. Il tono è tenero, radioso, mentre gli occhi lucidi non riflettono più lacrime dolorose ma una viva felicità. [ Chakra: on ]

13:11 Azrael:
 Le parole di Kaori dichiarano cose che al Nara sono assolutamente inconcepibili. Non lo sa, non ci ha mai pensato. A cosa non ha mai pensato? A diventare capoclan? A togliere quell’indegno essere dalla posizione di potere in cui, per qualche assurda e strana ragione, si trova? Ad ccupare la stessa posizione di potere e di spicco, portando avanti le sue idee e donandole a tutti gli altri membri della Casata? Non è possibile, non è minimamente possibile, per quel che lo riguarda. Ma vederla assumere quell’espressione infantile, offesa, seppur solo per gioco—è assurdamente tenera. Il capo del Dainin si reclina amabilmente verso la spalla sinistra, intenerito ed incuriosito al tempo stesso del suo atteggiamento. < Per te sono solo Azrael, piccola mia. > Le mormora dolcemente, passando la mano libera su quelle guance gonfie di finta indignazione in un lievissimo sfiorar di nocche. < E non ti dar colpe se sfiguri accanto a me, in fondo sono invincibile. > Lascerebbe che dalle labbra schiuse si liberi una risata sonora, che si diffonderebbe in tutta la Prateria, in piccole, basse e gravi onde a risuonar per tutta la vallata. E continuerbbe a guardarla, ad immergersi nelle sue iridi perlacee ogni volta che può, ricercandone il calore e la stabilità che è capace di donargli con il solo incatenarsi delle loro iridi opposte. < Tu potrai non saperlo, ma io ne sono assolutamente certo. Quel che fa un capoclan non sono né i natali, né la potenza. Il cuore di un capoclan è ciò che lo rende adatto. > E indicherebbe il proprio petto con l’indice della destrorsa, a rafforzare quel concetto così astratto, ma così vero. < Io non sono a capo dei Nara, benché mio padre fosse Khalux. Furaya sta gestendo tutto nel migliore dei modi, nonostante sulla carta non fosse la migliore delle discendenti, in fatto di ereditariertà. > Per quanto sia la figlia di Ryota, insomma, sta facendo un ottimo lavoro, di cui Azrael stesso è fiero e grato da sempre. < Quindi, sorvolando sul fatto che non occupo quel posto perché sono pigro e odio la burocrazia… tu resti la scelta più indicata a guidare gli Hyuga. > Terminerebbe con un tenero sorriso. E quando lei gli confessa che, per evitare incidenti che vedrebbero solo Konoha andare a fuoco e Juusan appeso a fare da pira vivente, il volto di Azrael si tramuta in una mimica quasi dispiaciuta, come se quella risposta non fosse abbastanza. < Tu pensaci. Io farò finta di non ricordarmi dove si trova la Magione Hyuga per evitare di dislocarmi lì fino a… domani? > Domanderebbe, piuttosto retorico, per poi osservarla muoversi, le iridi scure fisse sulle di lei labbra, di cui sente dannatamente la mancanza, al punto tale da fargli perdere la concentrazione su quel che sta dicendo. < Adorabili… sì… > Biascicherebbe, avvicinandosi al di lei viso per poggiare le proprie rosee su quelle altrui in un candido bacio.

17:00 Kaori:
 Le nocche del Nara vanno scivolando sulla gota della Hyuga che, quasi magicamente, si ritrova a far sparire quella buffa smorfia in favore di un sorriso intenerito e più mite. Lo guarda adorante come se stesse ammirando il più meraviglioso dei tramonti o la più tenue alba e quindi abbassa le palpebre ruotando il viso quel tanto che basta per abbandonare il capo contro la carezza della sua mano. < Solo? Come se fosse una cosa da nulla essere te... > Anche senza essere il 'Dainin della Foglia', anche senza essere l'ex Generale ANBU, anche senza essere il figlio del Settimo, Azrael è una sorta di essere mistico e sensazionale già solo per quella che è la sua personalità ed il suo modo di essere uomo. Quanto dice in seguito, poi, non fa che ingrandire il sorriso della ragazza che, riaprendo gli occhi, ride di cuore a quel suo commento così leggero ed- in parte, serio. < Ma soprattutto modesto. > sottolinea lei con tenera ironia, prima di tornare a ridacchiare divertita, lasciando salire la destrorsa piegata a pugno dinnanzi alle labbra così da andare a coprire la visuale dei denti come è educazione e cortesia fare. A quel punto tornano a parlare di argomenti più seri ovvero del prossimo futuro del clan e della guida che questo potrebbe avere e quanto Azrael dice, Kaori sa, è sacrosanto. Non oserebbe mai controbattere, sa che il discorso è sensato e che ha pienamente ragione nel volerlo esporre; tuttavia ancora le sembra assurda l'idea sebbene, man mano che la consideri, inizi a prendere sempre più forma nella sua mente. Forse è lei l'unica a trovare la cosa strana. Forse è solamente il suo pensiero costante di essere inadatta a ruoli di potere che la porta a trovare quella possibilità così distante e fuori luogo. < In effetti, comunque, volevo ugualmente andare da lui in questi giorni. Volevo portarlo a realizzare che ha fatto un'assurdità nell'esiliare Mekura dal clan. Sta cercando di ricorrere al pugno di ferro troppo tardi e nel modo sbagliato. > spiega Kaori con fare meditabondo prima di inspirare a fondo e quindi sospirare. < Ci penser-- > starebbe dicendo ma quanto Azrael le dice in seguito la porta semplicemente a sgranare gli occhi e spalancare le labbra. < E-eh? No, dai! Almeno due giorni! > esclamerebbe agitata cercando di mettere su l'espressione più tenera possibile. < Per favore? > tenterebbe di mormorare con una vocina tenera e melodiosa prima di lasciarsi andare ad una ultima e dolce risata. La serata è stata una continua altalena di emozioni ma ora sembra che tutto stia andando al proprio posto. Sorridono, si ricercano e le loro labbra si trovano in un morbido bacio. Kaori sorride e, scostandosi appena, andrebbe a guardarlo da sotto le lunghe ciglia. < Mh. Quindi... ho conosciuto tuo padre, tu hai conosciuto il mio... diciamo che l'appuntamento è servito al suo scopo...? > azzarderebbe un sorrisino complice nel tentativo d'andare a porre la destrorsa sul suo petto per giocherellare con un dito lungo la striscia di pelle bianca che appare visibile al di sotto dei pochi bottoni sbottonati sotto il colletto. < Pensavo... Potremmo passare alla fine della serata. > sussurrerebbe tentando di rubargli un altro bacio. Rapido, tenero, un ingenuo e quasi evanescente sfiorar di labbra. < Se ti va. > aggiungerebbe, a mezza voce, permanendo dunque a labbra schiuse contro quelle altrui lasciando quel bacio in stasi, così da cedere ad Azrael la scelta: baciarla o scostarsi da lei e portarla ovunque avrebbe voluto. [END]

17:42 Azrael:
 La conversazione prosegue e sembra trovare una fine, sembra aver trovato un punto d’arrivo e di incontro, con la Hyuga che propone una sorta di compromesso. La voce dolce e tenera di Kaori porta il cuore di Azrael a fare una capriola, leggero e pieno di affetto come mai lo ha sentito prima d’ora. Spinto da un moto quasi di commozione si apre in un sorriso accondiscendente < Va bene, vada per un paio di giorni. Ma dovrai tenermi occupato, onde evitare di richiare che io mi ricordi prima la locazione del Dojo Hyuga, mh? > Le mormora, con voce bassa e notevolmente addolcita, rispetto al tono quasi autoritario che aveva tenuto in quella richiesta, che di richiesta aveva ben poco, di farla diventare capoclan. Per quel che riguarda l’intenzione di Kaori di andare a parlare con Juusan per far reintegrare Mekura, non può che stringere le labbra in una linea dura e sottile, ben dissimile dal sorriso tenuto prima di allora. < Sarà uno dei punti da portargli. Vorrei tenere un approccio quanto più diplomatico possibile e, spero, che lui sarà ragionevole ed agisca per il bene del suo clan. > Terminerebbe, prima che possa, poi, poggiare le labbra su quelle piene e morbide della sua amata. Il contatto lo manda a fuoco, a dir poco lo fa ardere nel profondo, portandolo a riaprire gli occhi per mostrare le proprie iridi profondamente più scure, rispetto a quanto ha mostrato sino ad ora. Il respiro si appesantisce lievemente, in maniera quasi impercettibile per chi dista poco più di qualche centimetro, ma per la Hyuga sarà certamente percepibile. < Questo non—non è un appuntamento e… > Si fermerebbe, per controllare il primordiale istinto di ricongiungere le labbra a quelle di lei una seconda, una terza ed una quarta volta. < …insomma, voglio darti un primo appuntamento decente, che sia più tradizional—Oh, al diavolo. > Porterebbe rapidamente le mani al petto, per formare il sigillo della scimmia e, successivamente, richiamare il proprio chakra in maniera tale da ricoprire totalmente il proprio corpo. In tale atto andrebbe a congiungere di nuovo le labbra a quelle di Kaori, cingendole i fianchi con le proprie braccia per abbracciare anche lei con la propria energia vitale. La destinazione sarebbe ben chiara nella propria mente. Una casa dai candidi muri, dipinti con esili rami e fiori di ciliegio, il pavimento in legno scuro, il letto dal corredo rosso scarlatto su cui hanno passato la loro prima notte assieme. E così, in un battito di ciglia, sarebbero giunti lì per completare la serata in maniera degna. [ end ]

Azrael porta Kaori alla prateria della memoria per visitare, con lei, la tomba di suo padre Khalux.
Qui il Nara rivolge un sentito saluto al genitore e gli presenta la ragazza la quale, a sua volta, decide di presentare al Dainin il proprio padre ormai defunto portandolo al monumento dei caduti.

Da qui parte il racconto circa gli eventi che hanno portato alla morte del padre di Kaori e Azrael viene a conoscenza della storia di Cappuccio Rosso in ogni dettaglio. La notizia lo porta a spingere la Hyuga a volersi proporre come nuovo capoclan.