Tornare a casa; i colori della Foglia ~

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10:54 Harumi:
  [esterno delle mura] Il pensiero è l’ultima cosa che ci rimane quando intorno a noi si arrestano gli stimoli e il silenzio inizia a regnare. Non v’è un vero e proprio silenzio ma la mente umana non recepisce più nulla se non un basso e continuo ronzio. Il tempo sembra fermarsi e il mondo appare rallentano o siamo noi a muoverci a rallentatore mentre il resto del mondo continua la sua vita come se nulla fosse. Trasportata dalla tempesta, dall’acqua che scroscia al suolo rumorosamente e senza pietà, accompagnata da una cacofonia di suoni e rumori di tuoni. Una sinfonia che non arriva alle orecchie della bambina e che allora non può unirsi alla danza che la natura le offre. Sorda per scelta al mondo esterno, ha perso la voce non per sua volontà. E’ così che lei vede il mondo in questo momento, come un ammasso vivente che scorre troppo velocemente per lei, lasciandola indietro e lasciandola a crogiolarsi nei suoi pensieri scortati da quel ronzio. Occhi color bianco perla che a volte sembrano colorarsi di un tenue viola slavato, occhi privi di emozioni e volontà che rimangono imperterriti a fissare il mondo davanti a lei senza che possa fermarlo nemmeno per un istante. Crine bianco e scompigliato che si snoda lungo la schiena, un bianco albino, una cascata che ha perso il suo splendore per colpa della pioggia e dello sporco. La bambina non è in ottime condizioni, la sua pelle rosea è sporca e piccole ferite e taglietti sono concentrati sulle mani e sui piedi nudi. Doveva essere meravigliosamente bianco il vestitino che indossa, ma anch’esso ha perso il suo colore. Un semplice abito bianco, e non è quello di una sposa, senza maniche se non per due spalline sottili, e con una sola nota di colore rossa data dal blando e piccolo fiocco che ne adorna il petto. Bagnato e rovinato. Chiaro segno visibile è una cicatrice che le attraversa verticalmente il petto partendo dal legamento interclavicolare, per poi continuare al di sotto del vestito lungo lo sterno. Il sottile polso destro è circondato da un braccialetto in metallo composto da una catenella sottile che si chiude, da un’estremità all’altra, con una placchetta anch’essa in metallo sulla quale vi è scritto qualcosa. Scossa dai tremori del freddo e del bagnato non stupirebbe nessuno se si fosse presa qualche malanno ma quello che fa è starsene ferma di fronte all’enorme portone in legno e ferro che segna l’entrata, o l’uscita, dal villaggio di Konoha finalmente raggiunto. Per lei è tutto nuovo e sconosciuto ed è difficile capire come agire in questo preciso istante nel quale chi è di guardia dovrebbe notarla.

11:15 Kaori:
 Un tuono roboa distante. Il fulmine screzia l'oscurità di questo cielo buio con crepe d'argento a delinearsi su di una volta oscura. A giudicar dalle luci che avvolgono la Foglia si direbbe notte eppure non è altro che pieno giorno quello che quest'oggi saluta il Villaggio di Konoha. Il tempo non è dei migliori con questa tempesta che imperversa violenta fuori dagli edifici e le case del posto. La pioggia cade scrosciante, gelida, formando piccole pozzanghere e fastidiosi accumuli di fango agli angoli delle strade. Il vento è fresco, nell'aria c'è l'odore pungente e penetrante della terra bagnata mentre allo scroscio dell'acqua che cade si mescola il ringhiare distante di tuoni lontani. Kaori sta recapitando un messaggio da parte della Magione alle guardie all'ingresso del portone principale del Villaggio per indicar loro l'arrivo organizzato di un gruppetto di diplomatici provenienti da varie parti dell'Alleanza in visita da Hitomu. (N.d.R. il Nono e attuale Hokage) Indossa un mantello impermeabile nero con il cappuccio ben tirato sulla testa a coprire gran parte del volto, nonchè i lunghi capelli viola scuro che le scivolano per la schiena al di sotto del manto. La pelle nivea è fresca, le iridi perla tipiche del suo clan a stento visibili sotto il cappuccio mentre gli abiti che ha indosso sono totalmente coperti dalla protezione che ha voluto portare con sé contro la pioggia. Al di sotto del mantello, infatti, la ragazza indossa un paio di stretti pantaloni elasticizzati neri ed un corsetto del medesimo colore abbinato ad un coprispalle color pece. Alla gola è assicurato il coprifronte della Foglia mentre ai piedi calza degli stivali neri poco rialzati e alti fino alle ginocchia. Un'ombra a muoversi per le vie solitarie del Villaggio e che raggiunge il portone d'ingresso ove sostano le guardie di turno a sbadigliare annoiate. Non appena notano la presenza di Kaori, si mettono ben dritti con la schiena eretta, rivolgendole un inchino profondo e rispettoso prima di procedere ad un saluto formale. "Signora Consigliera, buongiorno" salutano entrambi in un unica voce, portando Kaori a ricambiare il saluto con un breve cenno del capo. < Buongiorno a voi. > chiosa con voce tranquilla. < Sono venuta a portarvi un messaggio da parte del Nono. > informa lei scostando i lembi del mantello per passare una missiva -protetta da una opportuna copertura- al primo dei due ninja. Questi afferra il messaggio e mentre va leggendolo assieme al collega Kaori si ritrova a rivolgere loro i propri saluti. < Ritorno alla Magione. Buon-- > inchina il capo e si ferma quando, nel voltarsi, nota una sorta di chiazza bianca all'angolo della sua visuale periferica. Si ferma per ruotare busto e capo verso l'esterno del Villaggio notando quel corpicino bianco e zuppo d'acqua immobile a poca distanza dalla soglia. Una bambina. La ragazza la osserva preoccupata rivolgendosi dunque ai compagni. < Da quanto tempo è lì? > domanda ai due indicandola con un cenno della mancina. "Uh. Da qualche minuto. Sta ferma e basta." chiosa il secondo stringendosi nelle spalle. "La teniamo d'occhio." spiega. Kaori lo fulmina con lo sguardo assottigliando le palpebre. < Magari potresti semplicemente andare da lei a controllare. > dice fra i denti prima d'incamminarsi verso la piccola e studiarne man mano i tratti. Giovane, estremamente giovane. Pelle diafana, piedi nudi, feriti. Probabilmente cammina da tanto. E gli occhi... quegli occhi inconfondibili. < Ehi > la saluterebbe la Hyuga allora fermandosi ad un metro scarso dalla ragazzina, chinandosi sui talloni e scostando appena il cappuccio così da render visibile il volto. < Che ci fai tutta sola qui sotto la pioggia? > le domanderebbe con voce dolce, morbida, mostrando un sorriso cortese sulle rosee sottili. [ Chakra: on ]

11:32 Harumi:
  [esterno delle mura] Un colpo di tosse che viene subito seguito da un altro, ed è l’unica cosa che proviene da quella bambina sperduta. Le spalle si alzano e si abbassano di colpo come il petto, nello sforzo causato dai polmoni e dal diaframma per tossire. Come uno spasmo o un tremore più forte rispetto a quelli che l’attraversano ed è costretta a schiudere appena le labbra per poter inspirare e riprendere fiato. Un leggero fischio è un altro suono che si sente mentre l’aria passa dalla bocca, alla gola e riempie i polmoni. Non vede i ninja di guardia al portone, ne può assaggiare i contorni non ben definiti, ma non presta attenzione a ciò che recepisce con lo sguardo. Nulla e nessuno è in grado di destare il suo interesse e farla smuovere dalla posizione che ha assunto. Il mondo scorre veloce e lei lo osserva come una spettatrice esterna non realmente presente. Si crede un fantasma di passaggio e lentamente va a rendersi conto che qualcosa sta cambiando nel suo campo visivo. Il suo mondo, quello al quale si stava abituando, cambia e muta, portando nuove figure in avvicinamento. Una sola incappucciata, una donna, anche se la bambina sperduta non può in alcun modo vederla, che si avvicina alle guardie e consegna qualcosa. Tutto scivola via e lo sguardo perlato si sposta in maniera impercettibile in un altro punto di quel mondo, senza prestare più alcuna attenzione a quello che sta accadendo. Per questo non è strano che nemmeno si accorga che quella donna, ormai, ha iniziato ad avanzare verso di lei per poi arrestare il passo lieve a poca distanza dalla piccola albina. Gli occhi perlacei sono fissi su di lei ma in realtà ella rientra nel suo campo visivo solo dopo qualche secondo quando avverte la sua voce. Prima non è altro che un suono impercettibile che si unisce al ronzio che sente nella propria mente, ma poi quella voce si distacca dal suono di sottofondo prendendo sempre più forma e colore. Dolce è un suono dolce, morbido e caldo che la induce a focalizzarsi sul suo volto, e quello che vede le provoca la prima reazione umana in assoluto. Sgrana gli occhi e schiude appena le labbra manifestando stupore per quegli occhi così simili ai suoi ed è giunto allora il momento di guardarsi intorno come se non sapesse nemmeno il motivo della sua presenza lì in quel luogo. Impossibilitata a darle una risposta, non conoscendola e non riuscendo in alcun modo ad esprimersi. L’unica altra cosa che fa è sollevare il braccio destro e portare la mano all’occhio destro, coprendoselo, e solo in un secondo momento alza invece il sinistro per andare ad indicare con la mano gli occhi della donna.

09:03 Kaori:
 La bambina par essere sperduta e confusa nel modo in cui semplicemente rimane immobile sul posto, sotto la pioggia, con il suo vestitino bianco ad incollarsi alla pelle candida e quella cicatrice a far capolino da sotto la stoffa bagnata partendo dal principio dello sterno e proseguendo lungo di questo fino a perdersi al di sotto della veste. Che abbia subito un intervento? Magari al cuore? Possibile stando alle proprie conoscenze mediche, tuttavia la cosa può rimanere solamente una ipotesi al momento. E' davvero piccola, uno scricciolo bagnato dai lunghi capelli d'argento che la osserva come se fosse qualcosa di anomalo e strano che non riesce a spiegarsi. E' magrolina ma non pare denutrita. Ha i piedini graffiati, feriti, sporchi: per quanto avrà camminato? Da dove viene questa bambina? Sicuramente non da Konoha considerando che si trova fuori dalle porte e che deve aver camminato a lungo per arrivarci. Ma quegli occhi... non può sbagliare. Sono unici. Esattamente come i propri. Quante domande può sprigionare una bambolina di fine porcellana come quella che ha ora dinnanzi? Kaori la osserva, cerca di mostrarsi gentile, comprensiva e non si scompone nel non ricevere risposta alcuna dalla fanciullina. Rimane in silenzio per pochi istanti, chinata alla sua altezza e con i bordi inferiori del mantello a poggiarsi sul terreno bagnato, prima di vedere la piccola muoversi. Le sue mani vengono portate una a coprir il proprio occhio e l'altra ad indicare quelli di Kaori in un gesto timido e innocente che le fa contrarre dolorosamente il cuore in petto. Non parla. Forse non può. Forse non vuole. Qualunque sia il motivo dev'essere triste per lei. La Hyuga sorride piano, gentilmente, annuendo poco dopo con un movimento lento del capo. < Sì. Sono gli stessi. > le conferma con voce morbida, calda, umettandosi rapidamente le labbra. < Questi occhi sono molto rari e solamente in questo Villaggio è possibile trovarli. > principia la jonin continuando ad osservare la bambina nel tentativo di scrutarne le espressioni. < Ma tu non vieni da Konoha, vero? > domanda lasciando scivolare ora le iridi lungo la sua figura, verso i piedi feriti. < Sembra che tu abbia camminato tanto per arrivare qui. > osserva Kaori tornando ora ad osservarla negli occhi. < Che ne dici? Vogliamo andare al riparo da questa brutta pioggia? Ti offro qualcosa di caldo, mh? > le propone allora rialzandosi, il sorriso gentile rimasto impresso sulle sue rosee mentre la mancina verrebbe fatta scivolare da sotto il mantello verso di lei per offrirle un appoggio, un aiuto, una guida alla quale affidarsi. [ Chakra: on ]

09:26 Harumi:
 Vede il mondo attraversato dai colori più disparati e la donna non fa eccezione, una donna che lei non conosce perché non sa nulla di quel mondo nuovo. Vede il rosso, il viola e il bianco, scie di colori che avvolgono la sconosciuta in una danza eterea che segue il suono che avverte di sottofondo. Dietro di lei c’è del verde chiaro che aleggia mischiandosi insieme a del grigio dovuto allo scrosciare della pioggia. Suoni e colori che si uniscono insieme ai profumi per rendere il mondo della piccola un mondo che solo lei può leggere. Una lettura che non lascia manifestare nessuna emozione su quel viso delicato roseo, sporco e bagnato. Qualcuno deve averle strappato via di dosso i suoi colori e le sue emozioni, lasciandola grigia e spenta in quel mondo colorato che vede dinnanzi a sé. Sentirsene estranee non appartenente, vederlo muoversi mentre si sta immobili incapaci di reagire. Le domande non affollano la sua mente al contrario di quella della donna, rimane solo assordata da quel basso ronzio che continua a sentire. Domande che sembrano nascere solo quando nota gli occhi e solo quando, dopo i suoi semplici gesti, va ad ascoltare quanto la donna sconosciuta afferma. Le braccia lentamente tornano a distendersi ai lati del suo corpo, private di ogni forza di volontà e lasciata lì in attesa, proprio come le marionette senza fili o le bambole senza anima. Nonostante nessuna emozione venga elargita e donata alla sua interlocutrice, gli occhi attenti captano i colori delle sue parole. Rosse e calde, ed ascolta la sua voce farsi più decisa a sovrastare il ronzio. Se per un breve istante crede di aver trovato la sua appartenenza, pensiero nato dal fatto che i suoi occhi solo lì si possono trovare, a Konoha, subito tale certezza viene dissolta al volo. Sabbia che scivola dalle dita senza riuscire a trattenere nemmeno un granello, perché lei non è di Konoha e non conosce quel villaggio, quindi non ne appartiene, quindi è si tratta di un errore. Le labbra della bambina non si schiudono per rispondere a nessuna di quella parola, scegliendo in modo assoluto di rimanere immobile a fissare negli occhi quella donna. Abbassa la testa in un movimento lento per andare ad osservare i propri piedi feriti e sporchi, macchie grigie su uno sfondo verde e in quel momento cerca di ricordare da quanto tempo sta camminando e da dove è arrivata, ma sono domande alle quali non riesce a trovarsi una risposta. La testa si muove ancora tornando eretta nell’ascolto di quelle ultime parole che vengono proposte e a lungo lo sguardo assente viene mantenuto sul viso della donna senza alcuna reazione. Non ha sentito o vuole ignorare di proposito l’invito, solo una di queste due opzioni potrebbero delineare il quadro di quel suo comportamento. In ritardo in seguito ha un’altra reazione e sposta quegli occhi perlacei e violacei in direzione della mano tesa verso di lei. Comprende le emozioni, sa cosa voglia dire il viso della sconosciuta con quel sorriso e quella gentilezza, la mano tesa e l’invito. Affascinata da quei colori eterei che svolazzano intorno ad essa e scossa da un altro brivido finalmente la mano destra si muove ad accettare ed accogliere quella che le è stata offerta. La bambina risulta abbastanza fredda al tatto, come non ci si potrebbe aspettare diversamente da qualcuno fermo sotto la pioggia. Una presa delicata ma decisa è quella che va ad eseguire attorno alla mano della donna. Ancora nessuna parola, alcun cenno se non finalmente quei piedi dolorati che vanno a muoversi per seguire l’altra.

09:47 Kaori:
 Tutto tace attorno a loro in un silenzio tanto assordante da andare persino a coprire il rombo dei tuoni che, dalla distanza, vanno a far tremare la terra. Ogni cosa è buia, umida e scura in questa mattina senza luce e di tanto in tanto un lampo va a rendere ogni cosa bianca, come se andasse a rendere il mondo tutt'attorno una tela bianca e piena di possibilità per una frazione di secondo. La bambina non risponde ad alcuna delle domande o delle parole che Kaori le ha rivolto e si limita a fissarla come se fosse qualcosa di nuovo e sconosciuto da studiare o come se, semplicemente, fosse la prima cosa a palesarsi dinnanzi ai propri occhi e non avesse altro su cui soffermarsi. La Hyuga immagazzina le piccole informazioni che è in grado di assorbire dagli atteggiamenti della bambina e si appunta mentalmente che probabilmente ci sarebbe voluto del tempo perchè questa avesse preso ad esprimersi: o perchè muta e pertanto bisognosa di mezzi esterni per poter comunicare o perchè vittima di un trauma che le ha tolto la parola. La cosa, comunque, non la preoccupa. Per ora la priorità è portarla al sicuro, asciugarla, darle qualcosa che possa scaldarla perchè la manina che va a stringerle le dita è decisamente fredda. Chissà da quanto tempo è, ormai, sotto quella pioggia battente? Il pensiero le spezza il cuore portando Kaori a stringerle con più fermezza la mano e quindi incamminarsi verso l'interno al fianco della bambina alla ricerca del primo chiosco disponibile dove poter trovar riparo. In silenzio muoverebbe le leve inferiori così da avviarsi verso la strada principale del Villaggio puntando ad una piccola struttura qualche metro più avanti, aperta al pubblico. E' un grazioso chioschetto con un paio di tavoli al coperto, accanto a delle enormi vetrate che affacciano sul Villaggio, dove Kaori è andata varie volte a fare colazione con Kouki e che sa essere piuttosto confortevole. Sicuramente perfetto per far sedere la piccolina e farla riposare un po' all'asciutto. Se Harumi l'avesse seguita Kaori avrebbe varcato la soglia del localino assieme a lei sorridendo ai commessi dietro il banco. < Buongiorno. Scusate le nostre condizioni, ma potremmo sederci? > domanda riferendosi all'acqua che gocciola dai loro abiti e le loro vesti fin sul pavimento sottostante. "Signora Consigliera ma certo, certo, si figuri!" esclama una donna uscita da dietro il bancone con un enorme sorriso affettuoso ed emozionato. "La prego si sieda. Le porto subito qualcosa di caldo. Cosa desiderate?" domanda affaccendandosi nell'immediato per rendersi utile e disponibile, portando la Hyuga a sorridere riconoscente e abbassare del tutto il cappuccio del mantello. < Per me va bene una tazza di tè caldo. > principia lei voltandosi poi a cercare lo sguardo della bambina. < E tu? Che ne dici, ti va una bella cioccolata calda? > le domanda, teneramente, sperando che almeno questa volta possa fornirle una risposta anche solo tramite un movimento del capo. [ Chakra: on ]

10:10 Harumi:
 Stretta la mano si incammina insieme alla donna cercando di stare al suo passo, avvicinandosi quanto più le sia permesso al suo fianco. Continua ad osservare il mondo intorno a lei, ora le sembra di iniziare a muoversi più o meno alla stessa velocità anche se è ancora tutto molto etereo ed ovattato intorno a lei. Le guardie le lasciano passare e lei oltrepassa quel portone che ha guardato a lungo ritrovandosi ora, finalmente, in quel preciso luogo. Da lì può iniziare a vedere le vie e le case, inizia a vedere un mondo completamente nuovo che inizia a colorarsi di vari colori, suoni e profumi, andando a zittire in maniera graduale il ronzio che avvertiva fino a pochi attimi prima. I passi vengono portati avanti con cautela, avvertendo il dolore pulsante partire dalle piante dei piedi e risalirle le gambe. Migliaia di impulsi nervosi che mandando lo stesso messaggio di dolore al cervello. A quanto pare non deve camminare molto per fortuna, visto che si dirigono verso un locale non troppo distante dall’entrata e che presenta particolari che attirano la sua attenzione. Un solo particolare al momento è la vetrata enorme, uno specchio verso quel mondo attraverso le quali potrà assaggiare piccoli sprazzi di quel posto prima di immergersi totalmente in esso. Resta al fianco della donna, le stringe la mano in un movimento istintivo quando ella va a relazionarsi con i commessi dietro al bancone del locale. Abbassa il capo ed osserva il proprio vestito sgocciolare, creare una strada di gocce e suoni, una strada lastricata di un tenue colore azzurro che ora si sta raccogliendo sotto i suoi piedi, ma anche sotto ai piedi della donna. Sposta lo sguardo osservando il mantello dai lembi sporchi, anch’esso sgocciola, ma di un colore azzurro più scuro. Riesce solo a dedurre che la donna si chiama Consigliera e che deve essere una persona davvero importante, tutte nozioni che memorizza e cataloga, ma continua ad osservare il pavimento anche mentre si spostano verso il posto a sedere. Rilasciano dell’azzurro dietro di loro, quello chiaro della bambina si mischia a quello più scuro di Consigliera e se si volta indietro, cosa che fa, può notare quell’unico colore unito che non le dispiace. Le segue segnando la loro strada fino a quando non si siedono ai loro posti assegnati. Osserva la donna e questa volta da un cenno di assenso per la cioccolata, osservando poi i commessi, un rapito sguardo, poi torna a guardare verso il basso ma alla ricerca del mantello della donna per andare ad indicarne i lembi sporchi. <Si… è spor…cato.> rilascia finalmente il suono rauco ed estremamente basso della sua voce senza dire più altro, lasciando che i suoni e i colori riempiano la sua testa per poi voltarsi verso le vetrate, alla ricerca di quei piccoli sprazzi di villaggio.

10:31 Kaori:
 La piccola questa volta non rimane totalmente passiva alle domande che Kaori le rivolge ma, anzi, va annuendo all'offerta della Hyuga di prenderle della cioccolata calda portando la ragazza a sentirsi più positiva. Magari sta prendendo coraggio, magari si sta fidando di lei. Magari, semplicemente, aveva abbastanza fame da forzarsi a rispondere. Date le ordinazioni, Kaori si avvia assieme alla bambina verso uno dei due tavoli liberi posti accanto alla grande vetrata. Il tavolo è di un marrone chiaro decorato da un porta fazzoletti d'argento al centro della superficie liscia e omogenea del tavolino. Nel sedersi Kaori si sfila il mantello riponendolo accanto a sè ben piegato e pesante per via dell'acqua accolta e che, dato il tessuto impermeabile, scivola via senza venir assorbito dalla stoffa. Kaori è solo vagamente umida per via della pioggia che è filtrata qua e là da alcune aperture del mantello, ma tutto sommato è perfettamente asciutta. Altro discorso è invece per la bambina che risulta completamente zuppa. Mentre un commesso va pulendo il pavimento passando una pezza bagnata tramite l'apposita mazza, la bambina libera per la prima volta poche timide parole che portano Kaori ad osservarla a labbra schiuse in una espressione sorpresa e stupefatta. < A-ah. > boccheggia presa alla sprovvista seguendo lo sguardo della bambina fino a notare i lembi inferiori del suo mantello leggermente sporchi di fango. < Sì. Ma non importa, quando tornerò a casa potrò pulirlo e sarà di nuovo tutto a posto. > la rassicura con un sorriso gentile, tornando a guardarla. < Io mi chiamo Kaori. > si presenta allora portandosi la mancina al petto per indicarsi. < Kaori Hyuga e sono una dei Consiglieri di Konoha. > le spiega cercando di stabilire con la bambina un iniziale contatto, un qualche tipo di legame che possa portarla a fidarsi di lei e magari concederle di aiutarla. < Tu come ti chiami? > le domanderebbe, cautamente, senza mai dismettere quel sorriso gentile che fin dall'inizio ha sempre mostrato nei riguardi della piccola trovatella. [ Chakra: on ]

10:50 Harumi:
 Si sistema al meglio al tavolo sentendosi sempre più a suo agio avvertendo il caldo, l’asciutto, i colori rilassanti e i bei particolari che rendono quel posto accogliente. Si focalizza per lunghi istanti sul porta tovaglioli osservandone il colore e la forma, per poi passare ai tovaglioli e al resto del tavolo magnificamente elegante. Si dedica poi al suo vestitino sporco e bagnato facendo un rapido confronto e notando ancor di più quanto lei sfiguri in questo mondo. Le mani si alzano e si portano all’altezza del petto, dove vi è la cicatrice ma anche il fiocco rosso ormai moscio e zuppo. Con movimenti impacciati cerca di sistemarsi proprio il fiocchettino cercando di darsi un’apparenza migliore di quanto possa sembrare al momento. Smunta e sciatta. I capelli gocciolano per terra ma la bambina sembra muoversi a rilento e non accenna a fare nulla per asciugarsi o almeno strizzare vestiti e capelli per potersi liberare dell’acqua in eccesso, lasciando che sia il tempo a risolvere tutto per lei. Ora torna a seguire i movimenti della donna che risponde alle sue poche parole riguardo al mantello. La nota sorpresa e presa alla sprovvista, ma il tono e l’espressione tornano presto a farsi sorridenti e dolci, definendola come una persona estremamente calma, gentile e premurosa. Rimane per lo più confusa quando pronuncia di chiamarsi Kaori, e il suo mondo, i suoi colori, si alterano momentaneamente, era sicura del fatto che si chiamasse Consigliera, come aveva sentito, ma a conti fatti si chiama invece in altro modo. Nome e cognome seguiti dalla motivazione di quella parola che l’ha tanto confusa. E’ una consigliera, non era un nome proprio ma questo conferma il suo essere una persona importante all’interno di quella società. I dati si aggiornano e si sistemano e il suo mondo riprende la conformazione giusta, i colori tornano a danzare intorno alla figura di Kaori come se nulla fosse successo. <Har… umi.> parlare le costa un eccessivo sforzo, ma solo perché non lo fa da lungo tempo, ecco perché la voce appare gracchiante. Come Kaori, anche lei va ad indicare la sua persona mentre pronuncia il proprio nome, e detto questo va a distendere i propri muscoli e voltare ancora una volta il viso verso la vetrata. <Non… conosco nulla.> afferma dopo aver passato qualche secondo ad osservare il villaggio oltre al vetro, mentre allunga una mano verso di esso come a voler afferrare qualcosa che i suoi occhi vedono, immergendo la mano in quel colore rosso e verde che si è mischiato davanti a lei.

11:14 Kaori:
 Fuori dalla vetrata il temporale imperversa. Il suono della pioggia è un ronzio distante, di sottofondo, che viene ovattato ed attutito dalle pareti calde che circondano le due ragazze. C'è silenzio, c'è pace in questo posto e l'unico suono udibile è il cozzare di qualche chicchera contro il suo piattino, il fischio di un bollitore che reclama attenzione. Passi di lavoratori instancabili e il respiro delle sole clienti che siedono silenziose ad un tavolo per due. Harumi osserva ogni cosa come se la vedesse per la prima volta: studia il tavolo, il porta tovaglioli, i fazzoletti, la vetrata accanto a sé dalla quale si scorge uno scorcio di Konoha. La strada umida e deserta, le case, qualche negozio vuoto e gli alberi che si ripetono qua e là a donare ossigeno agli abitanti. La pioggia batte furiosa e qualche povero malcapitato corre sotto di questa stringendosi nei propri abiti, tenendo alto un ombrello che non può proteggerli dal vento sferzante. Un altro tuono, un altro lampo. E quel nome. La bambina parla, si presenta e Kaori le sorride felice snudando ora i denti bianchi fra le rosee sottili. < Harumi. E' un bel nome. > le dice sincera mentre la donna di poc'anzi si avvicina al tavolo per poggiare dinnanzi alle due le rispettive ordinazioni. Una tazza di tè fumante per Kaori ed una bella tazza di cioccolata calda per Harumi accompagnata da un piattino contenente qualche biscotto. < Grazie. > sorride la Hyuga infilando la mano nella tasca porta oggetti legata all'altezza dei suoi lombi ed estraendone qualche moneta. < Tenga pure il resto. > aggiungerebbe nel lasciare tali monete nella mano della donna. Questa sorride riconoscente e, con un inchino del capo, si allontana lasciando nuovamente le due alla loro conversazione. La bambina osserva fuori dalla vetrata e quello che dice porta Kaori a seguire il suo sguardo verso l'esterno, verso quella manina poggiata contro il vetro che par quasi voler oltrepassare quella barriera trasparente per sfiorare il Villaggio. < E' la prima volta che vieni a Konoha? > evince quindi Kaori dal dire della bambina tornando a porre ora su di lei il proprio sguardo. < Da dov'è che vieni? I tuoi genitori non sono con te? > le domanda allora cercando di capire qualcosa su quanto sta accadendo alla bambina per ricostruire almeno un quadro generale da cui partire per potersi occupare al meglio di lei. Solo a quel punto, però, si rende conto di star forse facendo troppe domande per una bimba completamente zuppa di pioggia con evidenti difficoltà al dialogo. Si ammorbidisce in un risolino leggero, intenerito, abbassando di poco le spalle. < Scusami. Parlo troppo. > dice dopo poco sistemandosi una ciocca violetta dietro l'orecchio. < Vorrei solo cercare di aiutarti. > [ Chakra: on ]

11:30 Harumi:
 Persone che corrono avanti e indietro per sfuggire al temporale che imperversa, sotto l’acqua battente, sotto i tuoni che squarciano il silenzio e i lampi che illuminano a giorno l’ambiente dilaniando il cielo e ferendolo col loro passare. Case, alberi e la strada piena d’acqua, tutto quello che la bambina può osservare si trova lì ed è anche tutto quello che può afferrare con la propria mano. Fuori è il caos e la velocità, invece dentro a quel locale vi è calma e qualcosa di intimo che le permette di rilassare muscoli e nervi. Torna a guarda Kaori negli occhi senza però essere in grado di manifestare neppure un sorriso o qualsiasi altra emozione, mantenendo lo sguardo fisso e vuoto sulla donna che in definitiva le ha fatto un bel complimento. E’ probabile che la bimba sperduta voglia rispondere, ma all’atto pratico non giunge a quell’obiettivo perché l’arrivo della cameriera le impone di voltarsi verso ella. Osserva la cioccolata fumata, dolce, buona e profumata, insieme ad un piattino con qualche biscotto accuratamente poggiato sopra. Ancora una volta rimane nel suo silenzio senza pronunciar parola di gentilezza o ringraziamento, nonostante sappia cosa sia l’educazione e sappia anche come bisognerebbe comportarsi. Prima di accingersi a bere e mangiare abbassa lo sguardo sulle proprie mani sporche e ferite, non come i piedi ma abbastanza da prendere qualche tovagliolo e iniziare a pulirsi le mani. Con cura quasi maniacale tampona e non sfrega i taglietti che le dita presentano mentre invece cerca di strofinare via lo sporco da sotto le unghie. Alla prima domanda che sente nel mentre che esegue questa operazione, la fanciulla albina annuisce lentamente, ma le successive fanno si che lei si blocchi. Con assoluta calma i tovaglioli usati per pulirsi le mani vengono posati sul tavolo accanto alla cioccolata, lontani per evitare qualche contagio di sporcizia e le mani poi si fermano sul bordo del tavolo. Gli occhi bianchi si soffermano sulla superficie della cioccolata e solo il respiro che si velocizza va ad indicare un sentimento di disagio. <Non… ricordo. E…> ora osserva i biscotti. <… non so… chi sono i miei genitori.> la voce inizia a divenire più fluente anche se rimane una piccola dose di raucedine che le impedisce di manifestarsi nel suo essere fresca ed infantile. La mano destra in seguito viene portata al petto all’altezza del cuore, coprendo in parte anche la cicatrice.

12:05 Kaori:
 Il modo in cui la piccola va pulendosi le mani porta Kaori ad osservarla intenerita. Ha un che di educato e di fragile che le tocca il cuore e che la porta a volersi assicurare che stia bene in ogni modo possibile. Soprattutto è affascinata dai suoi occhi, dal segno incontrovertibile della sua appartenenza al proprio stesso clan e dal motivo per il quale, di fatto, lei non risieda con loro. La osserva notando solo ora i piccoli tagli che si ripetono sulle proprie dita ritrovandosi allora a sorriderle con contentezza: forse qualcosa che può fare per lei c'è. < Aspetta. Dammi le mani, in questo modo. > le dice una volta che la piccola finisce di pulirle, prima che possa andare a poggiarle sui bordi del tavolo. Pone le proprie mani dinnanzi a sé coi palmi all'insù per indicare alla bambina di imitarla e, se lei l'avesse fatto, sarebbe andata a richiamare il chakra medico dentro di sé. Una porzione delle energie fisiche di cui è composto il chakra verrebbe fatta risalire alle mani e spinta oltre gli tsubo per avvolgere i palmi di un alone verdastro tiepido e piacevole. A quel punto li avvicinerebbe al di sopra di quelli di Harumi ad una decina di centimetri di distanza e andrebbe a far fluire il proprio chakra medico verso le sue mani così da avvolgerle e andare a far penetrare l'energia smeraldina verso i taglietti superficiali posti sulla sua cute. Questi dovrebbero rimarginarsi in pochi istanti e svanire come se non fossero mai esistiti non lasciando alle spalle neppure il dolore. < Meglio? > le direbbe con dolcezza ritirando le mani, per poi bere un sorso del proprio the e quindi ascoltare quanto lei le dice poco dopo. L'ascolta attentamente riponendo la tazza sul tavolo dopo aver preso un bel sorso e quindi si lecca le labbra andando ad annuire piano. Una bambina senza memoria. Le ricorda moltissimo la piccola Kouki e la cosa la coinvolge ancor più nella sua storia. < Va bene. Capisco. > chiosa la jonin annuendo piano, riflettendo, notando il modo in cui la mano della bambina vada a tentare di nascondere la cicatrice sul suo petto. < Allora facciamo così. Adesso bevi la tua cioccolata e ti curo i piedi che sembrano farti molto male > principia la Hyuga facendo riferimento alle molteplici escoriazioni e ferite su di questi. < E poi ti porto a casa mia. Ti faccio fare un bagno caldo e ti presto qualche vestito asciutto e poi vediamo cosa fare, okay? > le propone Kaori mantenendo sulle labbra un sorriso cordiale ma rivolgendosi a lei con voce seria e sicura. < Vediamo se riusciamo a scoprire da dove vieni, se qualcuno sa chi sei nei villaggi circostanti, così magari troviamo i tuoi genitori. Va bene? Nel frattempo puoi rimanere con me quanto desideri. > termina la Hyuga lasciando unicamente a lei la scelta su cosa fare. Se seguirla e fidarsi di lei o se invece... beh, seguirla controvoglia e non fidarsi: di sicuro Kaori non avrebbe lasciato una bambina senza memoria da sola a vagare per un Villaggio sconosciuto. [ Mani terapeutiche B: +7 punti salute ] [ Chakra: 110/120 ]

12:31 Harumi:
 Gli occhi rimangono a lungo sul viso dolce della donna trovando in lei la giusta motivazione per darle la sua fiducia. Non crede le farà del male e non pensa che in quel mondo di suoni e colori qualcuno possa davvero avercela con lei. Non ha fatto niente a nessuno, si limita solo ad osservare l’ambiente che evolve intorno a lei, senza ancora prenderne parte e rimanendo statica insieme ai suoi colori. Il rosso e il verde assumono più colore e vivacità intorno al viso della donna che porge le mani al centro del tavolo invitando la bambina a fare lo stesso. Non si schiudono le labbra così da non far passare nemmeno un suono della sua voce e lascia che siano i suoi gesti a parlare per lei. Le mani accettano quell’invito e vanno a posizionarsi davanti a sé con i palmi rivolti verso l’alto e immobile osserva le movenze della donna che va a portare le proprie sopra a quelle più piccole dell’albina. I colori che fino a questo momento solo lei poteva vedere sembrano prendere forma nella realtà attorno le mani della donna. Il verde immaginato vortica e si condensa intorno alle mani, e quel colore verdastro diviene reale, prendendo il posto per il momento del suo colore immaginario. In via del tutto eccezionale questo evento provoca un minuscolo sorriso sulle labbra della bambina e l’espressione che si trasforma lentamente in stupore nel notare che quel colore caldo ed avvolgente ha curato quelle sue piccole ferite. Una magia che ha cancellato dolore e segni, avvenuta col chakra, energia del quale non ha sentito parlare molto a dire la verità e che rimane quindi qualcosa di magico e misterioso nel suo personale mondo di colori. Osserva i palmi guariti mentre gradualmente torna alla sua solita espressione vacua. <Come… hai fatto?> sussurra senza intonazione e melodia, ma decide di iniziare a mangiare e bere nel frattempo che ascolta Kaori parlare. Elegante, etera e sfuggente, ha sicuramente dei modi di fare delicati nonostante pare essere sprovvista di emozioni. Non reagisce in qualche modo particolare alle parole che le vengono dette, ormai il ronzio è cessato e il suono dell’acqua che imperversa e batte sul vetro le sono di aiuto per i suoi colori. Una magica nota di chiaro e freschezza arriva da Kaori ed in ultimo conclude con un cenno di assenso del capo. <Sono… cresciuta con… gente che non conosco.> ricordi sparsi ed annebbiati, volti avvolti in contorni di nuvola e dai lineamenti distorti sommersi da un filo d’acqua. <Qui…> un lampo al di la del vetro e si volta a guardarlo. <…Qui c’è la mia famiglia… da qualche… parte.> non sa dove e non sa chi siano, non sa se esistano ancora e se lei sia la benvenuta, quel che conta però è che accetta di rimanere con quella dolce donna fino a quando non avrà capito come immettersi in quel mondo e muoversi a quella sua stessa velocità.

15:07 Kaori:
 Nel momento in cui le mani della piccola vengono curate dal chakra medico di Kaori, un sorriso si delinea sulle labbra della bambina andando per la prima volta a smorzare l'espressione altresì immutabile sul suo volto. I suoi lineamenti si fanno più dolci, più teneri e le ferite vengono totalmente rigenerate lasciando modo alla Hyuga di sentirsi almeno in parte utile alla bambina misteriosa. Quando ode la sua domanda si ritrova a puntellare i gomiti sul tavolo intrecciando le dita fra loro così da fornire un appoggio al mento, reggendo dunque l'intera testa al di sopra. < Io sono un ninja e quella luce verde che hai visto è il chakra medico che uso per curare le persone ferite. > spiega Kaori con un sorriso gentile osservando a quel punto il fare timido e innocente della piccola in quel suo assaggiare finalmente la cioccolata calda che le è stata portata poco prima. Non dice altro Kaori prendendo a sorseggiare il the a sua volta mentre Harumi mangia qualche biscotto e si riscalda bevendo quella dolce bevanda zuccherina, attendendo che sia la stessa albina a sentirsi pronta per rispondere alle sue parole, alle sue domande. Quanto meno per avere un punto di partenza dal quale partire per poterla aiutare a ritrovare la propria famiglia ed i propri ricordi. Ed è in poco tempo che la bambina va rispondendole pronunciando parole che portano la Hyuga ad aggrottare le sopracciglia confusamente. E' cresciuta con gente che non conosce, non sa chi siano i suoi genitori, ma la sua famiglia è qui a Konoha. Sembra confusa, priva di ricordi utili, ma forse qualcosa la ricorda se sa che la sua famiglia è qui, oppure-- < Harumi. Le persone con le quali sei cresciuta-- > il tono si fa ora serio, il sorriso diviene più teso ma tenta comunque di non farlo scivolare via nel tentativo di non mettere in allarme la ragazzina. < --ti trattavano male? Ti hanno procurato loro quella cicatrice? > chiede indicando sul proprio petto la linea rosata che discende lungo lo sterno della piccola. Inizia a temere che la piccola sia stata rapita e che fosse così piccola da non ricordare neppure chi fossero i suoi genitori. Magari chiunque può averla presa con sé le ha detto di averla presa da Konoha e per questo lei sa che la sua famiglia deve trovarsi al Villaggio. Ora come ora, su due piedi, le sembra l'unica spiegazione plausibile per le informazioni che le ha appena donato. [ Chakra: on ]

15:27 Harumi:
 La cioccolata ha un buon profumo che le ricorda il fuoco, sensazioni di ricercata agiatezza quella dove si può stare davanti ad un camino mentre fuori nevica. I colori che escono dalla tazza insieme al fumo sono mischiati richiamando il marroncino, il nero e il dorato. Riscalda la gola e poi il petto man mano che discende lungo l’esofago per riversarsi nello stomaco, donando calore anche a quest’ultimo organo. Tale calore si irradia in seguito per tutto il corpo, portando una piacevole sensazione di benessere proprio come il gusto. Le papille gustative rinascono al sapore dolce del cioccolato, che ben si sposa con quello dei biscotti. <Ninja.> un sospiro accompagna tale parole dopo aver bevuto e mangiato un altro po’, ed aver ascoltare la risposta gentile e chiara di Kaori in merito alla sua magia. <Perché… lo fai?> si sforza di comunicare con lei e lo fa perché sta instaurando in maniera del tutto arbitraria, un legame proprio con quella donna. Un legame che vuole essere stabile e forte, per non dover rischiare di rimanere immobile e senza voce per il resto della sua vita. Chiude gli occhi portando le mani al petto, lo tocca per poi spostarle in modo da accarezzare il proprio corpo in maniera lieve. <Il Chakra è… si trova qui?> non ne sa molto forse non è mai stata educata come le altre persone nei confronti di quegli argomenti, allora chiede per iniziare ad avere un minimo di idea. Fuori dalla finestra il mondo va avanti veloce insieme alle sue scie e lei vuole stare al passo, vorrebbe trovare il proprio fiore e la propria ragione, trovare dei motivi e delle spiegazioni. Le parole cessano di essere donate per un lungo periodo durante il quale decide di bere la cioccolata e mangiare i biscotti, tenendo lo sguardo sulla strada al di la della vetrata. <Forse.> sa che le sue risposte non sono molto utili e non riesce a ricordare quello che è successo, ma di una cosa può essere sicura ovvero delle sensazioni che si trova a dover vivere. Non sono piacevoli e la mano destra distrattamente va a toccare la propria cicatrice pur non avendo ricordo di quale operazione sia il risultato. <Non era… il mio posto. Non erano persone… come te. Mi facevano paura…> non può dire altro nemmeno se volesse e tutto si conclude con una nota di colori amari e spenti, quelli che aleggiano intorno alla figura della bambina stessa. La mano ora si allontana dal petto e si ferma a mezz’aria davanti a lei, iniziando a muoversi in maniera elegante e sinuosa, seguendo la danza di quei colori eterei che solo lei riesce a vedere. La mano segue il verde e le dita accarezzano il rosso, si porta lontana dal grigio, per poi riavvicinarsi al blu. Una piccola danza e la mano è la sua ballerina, delicata ed elegante ora perfettamente guarita dalle sue ferite.

15:47 Kaori:
 Perchè lo fa? La domanda innocente della bambina porta Kaori a rimuginare sul motivo per cui, ancora oggi, si affanna tanto nel tentativo di rischiare costantemente la propria vita per salvare quella di gente di cui neppure conosce il nome. Gente che semplicemente è nata nel suo Villaggio e che per questo si sente in dovere di proteggere. Ma non è solo questo. Non è una mera questione di "dovere". E' quello che desidera. Poter fare la differenza con le proprie mani affinché altre ragazze, altre madri, altri figli, possano vivere una vita felice e serena grazie ai suoi sforzi. < Perchè è giusto. > risponde lei, semplicemente, stringendosi nelle spalle. < Desidero che la gente del mio Villaggio possa vivere una vita lunga e felice, ma desiderarlo non basta. Perchè questo possa accadere devo fare qualcosa in merito e così... cerco di proteggerla con le mie forze, combattendo. > spiega lei nei termini più semplici e chiari che le vengono in mente, osservando dunque successivamente il moto della mano dell'albina che va a stanziarsi sul proprio corpo, sul petto. Sorride intenerita da tanta genuina innocenza e scuote appena il capo. < Non proprio. Il chakra... come dire... > inizia a mormorare lei umettandosi le labbra rosee. < E' una energia che si trova ovunque dentro di noi una volta che impariamo a richiamarla. E il punto da cui nasce prima di avvolgerci interamente è più o meno-- > si sporge oltre il tavolo per puntare l'indice destro all'altezza del plesso solare della bambina, poco sotto il petto, più o meno nello stesso punto più comunemente noto come "bocca dello stomaco". < --questo qui. > le sorride prima di ritrarre la mano e tornare con la schiena ben dritta sulla sedia. Lascia quindi che Harumi si nutra mentre prende a sorseggiare il proprio the lasciandole il tempo di sentirsi sicura e pronta al passo successivo, senza metterle fretta. Lascia che lei schiuda le labbra per ascoltare quelle risposte che la portano a stringere appena le labbra in una linea dura e sottile, un'espressione poco compiaciuta. < Mh. Mi dispiace che ti facessero sentire così. > chiosa Kaori radunando le idee, rendendosi conto che al momento non può sottoporre la bambina ad un vero interrogatorio. E' ancora bagnata come un pulcino, sicuramente stanca e disorientata e perciò trova ingiusta l'idea di sottoporla ad una sequela infinita di domande. < Adesso però stai tranquilla. Nessuno qui vuole farti del male, mi assicurerò personalmente che questo non accada okay? > le sorride cercando di ignorare quel senso di rigidità alla mascella dovuto alla rabbia che le fa ribollire il sangue nelle vene. Qualcuno ha fatto qualcosa di male a questa bambina, ad una bambina che -ne è sicura- è parte della sua famiglia. Non riesce a tollerarlo. < Te lo prometto. > aggiunge quindi seria, mortalmente seria, guardandola dritta negli occhi prima di sciogliersi in un'ultima domanda. < Prometto che dopo questa domanda ti lascio in pace e ti accompagno a fare un bel bagno caldo e sotto delle comode coperte ma-- ti hanno detto quelle persone che la tua famiglia vive qui? O è un tuo ricordo? > domanda Kaori osservandola, chiedendosi se questa bambina non sia l'ennesima vittima della distrazione di Juusan e del suo voler tenere gli occhi chiusi dinnanzi ai misteriosi fatti che si svolgono all'interno del suo prestigioso clan o se invece non sia semplicemente uno strano ed assurdo casa che questa bambina possieda i suoi stessi perlacei occhi. [ Chakra: on ]

16:04 Harumi:
 Dovere e giustizia hanno due colori completamente diversi, uno è bianco e l’altro è rosso. Concetti semplici ed efficaci che servono a delineare quel nuovo mondo in cui si trova, un metodo come un altro per evitare di sentirsi troppo disorientata. <E la gente degli altri villaggi?> domande lei, osservando la donna con l’espressione vuota e il tono assente. <Non proteggi chi sta fuori?> solo domande per questa bambina incuriosita dall’ambiente che sta iniziando a conoscere, a partire dal chakra, che si trova ad essere una forza magica misteriosa che altro non è che dell’energia che viene richiamata in un punto, il punto in cui nasce, che è la bocca dello stomaco. Osserva la mano gentile della donna che va ad indicarglielo con cura, e poco dopo si porta le mani a quello stesso punto, cercando come se volesse scavare, quella particolare energia. Gli occhi si socchiudono facendo abbassare le palpebre ancora un altro po’, ragionando accuratamente su quello che le è stato spiegato. Altre parole vorrebbero essere donate in merito a questa energia, ma inizia a sentirsi troppo stanca ed affaticata, dato che come di consueto quando l’adrenalina scema, la stanchezza prende il sopravvento e domina il corpo che è stato sottoposto ad un forte stress. <Lo prometti.> ripete flebile alla donna guardandola dritta negli occhi simili ai suoi. <Lo hai promesso.> non si scappa dalle promesse, esse sono sacre ed inviolabili, sanciscono qualcosa di profondo ma soprattutto creano un legame che non dovrebbe mai essere spezzato. Una promessa non si fa tanto per parlare, essa ha il colore verde anche se a volte potrebbe risultare di un rosato appena accennato. L’ultima domanda sancisce la fine di quell’interrogatorio e permette alla bambina albina di poter pensare e desiderare ad un po’ di risposo ora che si sente al sicuro. <Loro hanno detto che mi hanno presa da qui. Io non ricordo…> sposta lo sguardo sul tavolo. <A loro piacevano i miei occhi.> pochi ricordi confusi ma non totalmente cancellati, sono lì che galleggiano nel bianco e nel nero, senza darle modo di soffermarsi sui particolari che li dovrebbero rappresentare.

16:23 Kaori:
 Le domande che escono dalle labbra di Harumi portano Kaori a sorridere con sincera contentezza. Soltanto una mente buona ed un animo gentile si sarebbero preoccupati di pensare alle sorti di altre persone durante quel discorso e questo non fa che accrescere nel cuore di Kaori il desiderio di prendersi cura di quella bambina sperduta. < Anche gli altri Villaggi -quelli più grandi- hanno le loro squadre di ninja che si occupano di proteggere la loro gente e quella dei villaggi più piccoli all'interno dei loro Paesi. > I ninja di Konoha, per esempio, si occupano anche di proteggere gli abitanti di piccoli Villaggi quali Shukosato e i paeselli di passaggio dispersi per la Terra del Fuoco. < Tuttavia Konoha fa parte di una Alleanza assieme ad altri Paesi e perciò in caso di grandi pericoli i nostri ninja possono combattere assieme a quelli dei villaggi alleati per difendere insieme i popoli di tutti. > spiega con parole semplici sorridendole con gentilezza, notando come le sue parole si siano fatte lentamente più sicure, la sua voce meno spezzata, meno debole. Più forte. E' contenta di vedere come poco a poco Harumi vada sentendosi meglio e lascia che finisca il suo pasto prima di porre quelle ultime domande, nonché quell'ultima rassicurazione alla quale crede con tutto il cuore. La bambina sembra aggrapparsi a quella promessa con forza, ripetendo le parole di Kaori così da essere sicura di quanto è appena accaduto. La Hyuga, dal canto suo, annuisce al suo indirizzo volendole confermare una volta ancora quanto già detto. L'avrebbe protetta, è una promessa. E dunque Harumi si concede di crederle, di fidarsi di lei e quando risponde a quegli ultimi quesiti Kaori va stringendo i denti con forza cercando di non mostrare apertamente la rabbia ed il fastidio che la avvolgono e riempiono. Aveva ragione. Harumi è stata rapita, è stata portata via dalla sua famiglia, dal suo clan, strappata da casa sua per via dei suoi occhi, dei suoi geni... L'ennesima vittima di un controllo pressoché blando all'interno di un clan di perfette vedette. Kaori rimane in silenzio per un istante prima di annuire e forzarsi di sorriderle per nascondere la rabbia che le sta montando dentro. < Va bene. D'accordo Harumi, ti ringrazio per avermi risposto. Adesso non pensiamoci più, almeno per ora. > la rassicura per tenere fede a quanto le ha detto poc'anzi. < Finisci pure la tua cioccolata e poi ti faccio vedere casa mia, ti va? > le domanda, gentilmente, cercando di alleggerire l'atmosfera venutasi a creare alla luce di quel racconto. [ Chakra: on ]

16:38 Harumi:
 Una mente buona e un animo gentile oppure una persona che desidera solo portarsi alla pari col mondo che la circonda. Non fa una piega a quelle parole, non venendo meno al proprio essere e mantenendo l’espressione vuota che simula un disinteressamento. Annuisce finendo il suo ultimo biscotto, ma rimane ancora un po’ di cioccolata che vuol assolutamente terminare. <Poi potresti… potresti parlarmi di questo villaggio?> se la famiglia di questa bambina sperduta si trova in questo posto allora lei ne vuole sapere di più, indispensabile diventa il conoscere il mondo circostante. Passato e presente di una realtà alla quale vuole portarsi in pari. A primo impatto sembrerebbe un villaggio buono e pronto all’aiuto del prossimo, composto da persone che non esiterebbero a mettersi in campo per difendere il più debole anche, a detta di Kaori, se questo debole non fa parte del villaggio e non ha nessun altro. La mano afferra la tazza di cioccolata e con tutta calma ne finisce il contenuto fino all’ultima goccia e solo in seguito va a unire le mani in preghiera facendone combaciare i palmi e chiudendo gli occhi. Un lungo silenzio esteriore equilibrato da parole pronunciate solo mentalmente, un ringraziamento profondo e rispettoso verso i kami divini e questa donna che è stata così gentile nell’aiutarla. Gli occhi vengono dischiusi e le mani appoggiate sul tavolo in maniera delicata. <Si. Ho concluso, Kaori-sama, grazie.> un cenno del capo e torna ad osservare la donna cercando di riordinare il proprio bicchiere e il piattino, raccogliendo le briciole con le mano per poterle rimettere su di esso e non lasciarle in giro. Sama è un titolo che si è sentita di dare alla donna che ha deciso di sugellare quella promessa, si addice verso chi, a quanto ha capito, è importante in quel villaggio tanto da essere chiamata consigliera. Un modo eccessivo per ringraziarla, dato che solitamente viene usato per ringraziare i kami anche, ma senza soffermarsi troppo sui titoli, la bambina ora è pronta e ben disposta a seguire Kaori.

16:49 Kaori:
 La timida curiosità di Harumi porta la Hyuga a chiedersi come il mondo debba apparire ai suoi occhi. Tutto dev'essere così nuovo e strano lì, in quel Villaggio dove ha messo piede per la prima volta da che abbia memoria a quanto pare. Un Villaggio dal quale è stata strappata via e di cui non conosce nulla sebbene in origine avrebbe dovuto essere per lei una casa sicura. Kaori annuisce e le sorride con sicurezza. < Certo. Ti racconterò tutto ciò che desideri. > mormora sincera bloccandosi però dall'aggiungere altro. Vorrebbe raccontarle anche del clan, di quella che è la sua enorme famiglia dalle nobili e antichissime origini, tuttavia non vuole uscire l'argomento prima del tempo. Vuole assicurarsi che Harumi sia prima pronta a tale rivelazione e che sia abbastanza stabile da sapere quanto sia prezioso il suo sangue, il suo corpo, i suoi occhi. Lascia che finisca la sua cioccolata ed i biscotti e guarda intenerita il modo in cui ripulisce il tavolo per poi ringraziare per il pasto ricevuto. Kaori le sorride con dolcezza andando a sua volta ad unire i palmi delle mani in posizione giunta dinnanzi al petto e chinare il capo con ossequio. Dunque vede la bambina alzarsi e, al sentire quell'onorifico improvvisamente aggiunto dopo il proprio nome, le rivolge una espressione cordiale. < Oh non preoccuparti piccola, chiamami pure Kaori. > le dice tranquilla, sorridente, alzandosi dal tavolo e afferrando il proprio impermeabile da dove l'aveva poggiato. Aggira il ripiano ove hanno consumato il loro pasto e quindi va dispiegando il mantello tenendolo aperto fra le mani. < Tieni. Indossa questo. Sei già bagnata, ma almeno ti eviterà di prendere altra acqua fino a casa mia. Per fortuna non è lontana da qui. > la invita quindi a farsi mettere addosso quella copertura con tanto di cappuccio calato sulla testolina fradicia di pioggia. Se la bambina avesse acconsentito, Kaori l'avrebbe scortata -mano nella mano- fino all'uscita del locale dove, prendendo un profondo respiro, le avrebbe sorriso con un pizzico di divertimento. < Forza ora, sotto l'acqua! > la esorta ad avanzare pronta a farsi questo bel bagno gelido sotto il temporale in vista del ritorno verso casa. [ END ]

17:04 Harumi:
 Una persona può sentirsi davvero molto felice pur non riuscendo a dimostrarlo esternamente. Poter provare quindi forti emozioni senza però dare modo a chi la circonda di poter comprendere quello che succeda a questa determinata persona. E’ il caso dell’albina bambina che di emozioni finalmente ne prova di positive, riuscendo a sentirsi totalmente a suo agio con quella donna tanto gentile e premurosa, ma è in ogni caso incapace di esprimersi attraverso il viso. Non sorride e non le brillano gli occhi rischiando anche di far si che la gente pensi che lei sia totalmente indifferente, portandola inevitabilmente a stancarsi di lei. Ma ogni tanto succede che queste persone riescano a lasciarsi sfuggire qualcosa, dando modo ad altre persone più sensibili di comprenderle. <Grazie.> chiude gli occhi e muove un cenno del capo per la donna che acconsente a spiegarle di più riguardo quel mondo. Il mondo che sta ancora guardando da una onnipresente vetrata, esterna ad esso anche se immersa. Purtroppo è un peccato che la piccola non si senta più molto in vena di fare domande ed ascoltare, preda inesorabile di quella stanchezza che le sta lambendo il corpo. Intorpidita e con le palpebre pesanti si rialza dal tavolo dopo quella piccola preghiera, posando il peso su quei poveri piedi martoriati ed avvertendo altri impulsi dolorosi partire da essi. Dopo quel periodo di immobilità il dolore appare più forte ed insopportabile, ma nasconde il suo dolore dietro all’espressione che ormai l’accompagna da quando è qui. <Solo Kaori non basterebbe.> flebile risponde a quella premura dimostrando il suo disaccordo nel togliere il titolo dal nome, volevo dimostrarle quanto meglio la sua gratitudine. Ancora una volta è la donna a mostrarsi gentile donandole, per il tragitto, il mantello in modo da non farla inzuppare ulteriormente. Senza dire una sola parola se lo fa mettere senza ulteriori problemi, è umano non volersi bagnare più del necessario e inoltre la sua casa sembra essere vicina. Le tiene la mano e si fa portare senza però essere un peso per lei ed assicurandosi di stare al passo. Piede dopo piede e colore dopo colore. Ora sente la musica di quei colori che danzano insieme attorno alle due figure, la pioggia fa loro da sfondo e il passo deve essere rapido se vogliono bagnarsi il meno possibile. [END]

Kaori si reca alle mura esterne del Villaggio per consegnare un messaggio al termine del suo turno di lavoro.

Harumi non ricorda da quanto tempo è in viaggio, ma alla fine ha raggiunto la sua meta.

Un incontro sotto un temporale incessante che porterà al radicale cambiamento di una vita. Forse di due.


Ci tengo a fare tantissimi complimenti ad Harumi per la sua prima role su BSS. Davvero brava! ;; ♥